Mallrats Film Review
The 1995 comedy Mallrats is distributed by Gramercy Pictures and Universal Pictures. Some of its stars include Shannen Doherty as Rene, Jeremy London as T.S. Quint, Jason Lee as Brodie Bruce, Clare Forlani as Brandi Svenning, and Ben Affleck as Shannon Hamilton. The music is composed by Ira Newborn (Ferris Bueller's Day Off). The director is Kevin Smith (Clerks).
The story is about two boys in their early twenties, T.S. and Brodie. T.S.'s girlfriend Brandi has just broken up with him, as Brodie's girlfriend Rene has with him. T.S. is angry because Brandi volunteered to be on her father's game show "Truth or Date". Rene broke up with Brodie because of his lack of direction in life. T.S. goes to Brodie's house and together they both head to the local mall to try to forget their pain. They soon discover that Brandi's father's game show is to air right in that mall. Brodie employs the services of Jay and Silent Bob to sabotage the stage. Rene is also at the mall with a new boyfriend, Shannon Hamilton, who works at the "Fashionable Male" store in the mall and hates Brodie. T.S. and Brodie wander through the mall trying to figure out what happened with their "significant others".
Throughout Mallrats, there are many recurring jokes. One is T.S. and Brodie's friend Willam who spends all his time trying to see a sailboat in a "Magic Eye" poster at the mall. Everyone else can walk by and see it right away, which frustrates Willam. Kids go by and say they see the schooner. Willam says it's a sailboat, but the kid says a schooner is a sailboat. He responds by saying, "YOU KNOW WHAT? THERE IS NO EASTER BUNNY! OVER THERE, THAT'S JUST A GUY IN A SUIT!" Later on, Stan Lee walks past and sees the boat. Willam finally screams and kicks over the poster stand.
Another recurring joke is with Silent Bob and Batman. Silent Bob dresses up like Batman and flies through the air to knock over the game show stage. Instead he goes head first into the women's dressing room. Some time later, Jay and Silent Bob are cornered by some security guards. Silent Bob just happens to be wearing a Batman belt. He shoots his rope gun at an overhang and the both of them escape. Also, Silent Bob hangs upside down in a scene later in the film. Whether the last one was done to reference Batman on purpose is unclear, but if it isn't, it is an incredible coincidence.
Brodie Bruce is, by far, the most interesting character in the entire film. He is a directionless layabout who is obsessed with comicbook superhero sexual organs. He is quite immature for his age and loves to play Sega hockey video games. Brodie tries quite hard not to show how hurt he is when Rene rejects him, unlike T.S. who spends most of the movie trying to figure out how to win Brandi back. The mall is his second home. Shannon Hamilton calls him a "mallrat" because he never buys anything. He just hangs out there.
To wrap, Mallrats has a very specific target audience, high school to college age. If you are not in that target audience, you'll probably brodys.com think this movie is one of the worst ever made. If you are in it, you'll laugh your a** off!
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“Ho meno ricordi che se avessi sei mesi di vita”: le lettere di Beckett, Eliot, Auden, Golding, Sylvia Plath all’editore Faber (che compie 90 anni, tra grandi glorie e clamorosi rifiuti)
C’era una volta un’era in cui fare l’editore significava usare la testa e non essere proni al denaro. Pardon, I’m sorry, c’era un tempo in cui, in zona editoriale, si pensava che si potevano fare i soldi con la testa. Fare l’editore, insomma, significava più che altro imporre un pensiero, una cultura. C’è sempre questo aspetto ‘aggressivo’ nel fare editoria che se te lo scordi, sei scordato al mondo. Penso, ad esempio, all’azione editoriale di Elio Vittorini, di Cesare Pavese, infine di Italo Calvino che – con testa fina – hanno fatto delle scelte, determinando cosa si dovesse leggere e cosa no. Adelphi, in parte, con altro stile, fa ancora così – il resto è il privilegio dei piccoli e medi editori di talento – nei grandi è come fare zapping: le cose belle ci sono, ma manca la testa, cioè il fatidico ‘progetto editoriale’. Faber & Faber, che nasce esattamente 90 anni fa, quando Geoffrey Faber – un parente ecclesiastico, Father Frederick William, esperto nella compilazione di inni, e una vaga vena poetica presto abortita – si sgancia da Sir Maurice Gwyer, con cui, quattro anni prima, aveva creato la Faber and Gwyer, ha fondato una certa cultura letteraria in England. Per capire. In UK la Faber & Faber è una autorità come l’Ovetto Kinder, la Ferrari e il Colosseo (in ordine di priorità) da noi. In particolare, pubblicare con Faber significa entrare nell’olimpo dei poeti, partecipare alle olimpiadi della letteratura mondiale. Merito di Thomas S. Eliot, lo sappiamo. Che con Faber cominciò a lavorare dal 1925 – grazie alle buone premesse poste per lui dall’insigne letterato Charles Whibley – imponendo la sua visione letteraria. Che – nel bene e nel male – ha fatto storia. Il nipote di Faber, Tony, ha appena pubblicato – per Faber, ovviamente – Faber & Faber: The Untold Story. Il testo è mirabile perché, spulciando tra gli archivi dell’editore più noto nel mondo anglofono, vengono fuori appunti, note, lettere intriganti. Insomma, il ‘dietro le quinte’ di una mente editoriale, il fuoco del progetto editoriale. Ecco alcune lettere emblematiche. (d.b.)
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Geoffrey Faber a T.S. Eliot, 28 maggio 1925
Sono fiero di avere La terra desolata. Non credere che sia irriguardoso se ti dico che mi sono eccitato a strappi. Sei oscuro, e lo sai! Di una oscurità che Meredith nei suoi punti più sconcertanti è un raggio sereno al tuo confronto. Mi chiedo se sai quanto sei difficile. In alternativa, mi domando se sia io particolarmente stupido.
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T.S. Eliot a Wystan H. Auden, 9 settembre 1927
Devi perdonarmi se ho tenuto così a lungo le tue poesie, ma sono lento quando devo decidere. Non credo che ciò che mi hai mandato sia adatto, ma devo seguire con interesse il tuo lavoro. Sono troppo impegnato per darti un giudizio critico dettagliato, ma quando vieni a Londra, potresti farmelo sapere, io sarei felice di incontrati e parlarne di persona.
Il rifiuto fu temporaneo e non preoccupò molto Auden, che scrisse a Christopher Isherwood: “Una riserva da parte di Eliot. Nel complesso, la trovo gratificante”.
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T.S. Eliot a Eric Blair [George Orwell], 19 febbraio 1932
Perdonami se ho conservato il manoscritto. Lo abbiamo trovato di grande interesse, ma non ci pare possibile pubblicarlo. Decisamente troppo breve, costruito in modo troppo approssimativo, gli episodi di Francia e Inghilterra si dividono in due parti che hanno poche connessioni tra loro.
Si tratta di “Senza un soldo a Parigi e Londra”, poi pubblicato, nel 1933, da Victor Gollacz.
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W.H. Auden a Bennett Cerf [il suo editore americano], novembre 1936
Faber si è inventata un titolo delirante mentre ero via senza dirmi nulla. Sembra l’opera di una scrittrice vegetariana. Ti prego di intitolare la versione americana On This Island.
Auden era in Islanda, introvabile. Eliot decise di intitolare il suo secondo volume di poesie, “Look, Stranger!”, traendo spunto da un verso della raccolta.
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T.S. Eliot a George Orwell, 13 luglio 1944
So che volevi un rapido giudizio su La fattoria degli animali; ma il minimo è avere l’opinione di due lettori, e questo non si può ottenere in meno di una settimana. L’altro lettore è d’accordo con me sul fatto che si tratta di un lavoro raffinato; la favola è gestita con abilità, la narrazione è interessante – un risultato che pochi, da Gulliver in qua, credo abbiano raggiunto in questo genere specifico. Il problema è che non pensiamo sia questo il punto di vista coretto per criticare la situazione politica di oggi. […] Sono dispiaciuto perché chiunque pubblichi questo lavoro, avrà certamente l’interesse a pubblicare il prossimo: ho grande considerazione del tuo lavoro, costruito su una buona scrittura e su una integrità fondamentale.
Rifiutando “La fattoria degli animali”, sostanzialmente perché ‘maleducato’ verso i sovietici, allora alleati agli inglesi, Eliot si precludeva la possibilità di leggere “1984”.
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William Golding a Faber & Faber, 14 settembre 1953
Invio il manoscritto del mio romanzo, “Strangers from Within”, che potrebbe essere definito come una interpretazione allegorica della situazione attuale. Spero interessi per la pubblicazione.
Il lettore di Faber legge il testo. I suoi commenti sono scritti a mano, in alto a sinistra, sulla lettera di presentazione: “Fantasia assurda e poco interessante sull’esplosione di una bomba atomica nelle colonie. Un gruppo di bambini sbarca in una giungla prossima alla Nuova Guinea. Noiosa spazzatura. Inutile. Rifiutare”.
Charles Monteith, che affiancava Thomas S. Eliot alla direzione letteraria della Faber, e fu protagonista di alcuni dei grandi successi della casa editrice, si portò il manoscritto con sé, sul treno. Vi trovò qualcosa di interessante, oltre il giudizio del lettore. Nel 1953 risponde a Golding che “il suo manoscritto ci interessa, vorrei parlarne con lei”. Un delicato lavoro editoriale, esteso soprattutto al titolo, che diventa “Lord of the Flies”, porta alla pubblicazione del libro che consentirà a Golding il Nobel per la letteratura. Il 20 maggio 1954 così scrive Monteith a Golding: “Ho appena finito di leggere le prove del ‘Signore delle Mosche’. Sono ancora più entusiasta della prima volta che l’ho letto. Ormai l’ho letto quattro o cinque volte, e il mio parere è condiviso da altri in redazione. Alcuni, dopo la lettura, hanno avuto gli incubi. Che libro fantastico!”.
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Charles Monteith a Samuel Beckett, 16 febbraio 1956
Mi perdoni se la disturbo ancora ma forse le farà piacere sapere che Waiting for Godot sta avendo molto successo. Il libro vende molto, interessa, fa scaturire ampio dibattito. A proposito, mi chiedo se abbia mai pensato di scrivere un libro di memorie. Se lo ha fatto, sarei lieto ci considerasse tra i suoi lettori in vista di una pubblicazione.
Samuel Beckett a Charles Monteith, 27 febbraio 1956
Sono felice per ‘Godot’. Il mio unico rimpianto è che è incompleto. Qualche passaggio andrebbe riscritto, mi pare insignificante. Quanto alle mie memorie, le vedo improbabili. Ho meno ricordi che se avessi sei mesi di vita.
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Charles Monteith a “Mr Eliot”, 9 aprile 1957
The Hawk in the Rain: Ted Hughes.
Hai voglia di dare un’occhiata a questo? Devo confessare che il nome di Ted Hughes mi era del tutto sconosciuto prima dell’arrivo di queste poesie; è un giovane autore inglese le cui poesie sono state pubblicate per lo più negli Stati Uniti. Questo libro ha vinto un concorso sponsorizzato dal New York Poetry Centre e giudicato da Auden, Spender, Marianne Moore. La qualità mi pare irregolare, ma penso che alcune poesie siano buone per farci un libro. Forse basterebbe una lettera di incoraggiamento.
T.S. Eliot a Charles Monteith, più tardi, lo stesso giorno
Direi che dovremmo accaparrarci questo tipo. Discutiamone. TSE
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Sylvia Plath ad Aurelia Plath, 24 giugno 1960
Ieri sera io e Ted a una festa alla Faber in onore di Auden. Ho bevuto champagne adornata dagli apprezzamenti che si fanno a una casalinga in serata libera, che odora di latte e pannolini. Durante la festa, Charles Monteith mi ha fatto segno di entrare nella sala. Ted era in piedi, di fianco a T.S. Eliot, a W.H. Auden, a Louis MacNeice; Stephen Spender era dall’altro lato. “Tre generazioni di poeti Faber”, ha esclamato Charles, “Magnifico!”. Ovviamente, ero immensamente orgogliosa. Devo dire che Ted era molto a suo agio tra quei grandi.
Nel 1965 la Faber pubblicherà “Ariel”, il secondo libro di poesie della Plath. Purtroppo, lei si era suicidata due anni prima.
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ThatMan on Fatman 5-18 - Show 200 with Jeremy London
Guest: Jeremy Londomn - The man who played T.S. Quint in MallRats himself is Our Guest!!! And we are so honored to have him on our 200 episode of the show. Thanks for sticking with us for 200 shows!!!
Show Credits:
Wayne Foundation Announcement featuring Kevin Conroy is used with permission from Jamie Walton (Co-Founder of the Wayne Foundation)
“Adult Language & Conversation Warning” - Provided & Performed by @TheScoobyDoom
“Go Get ‘em ThatMan” clip from SModcast 237 - Guy LaPointe Hunts the Maple Syrup Gang and is used with permission from Kevin Smith @ThatKevinSmith - Yet another reason, we love you SIR!
ThatMan on Fatman Theme - guitar by Stephen Holden and vocal & lyrics by Scott Holden
Closing Theme - Psilocybin - by Keith Zuccolo & Scott Holden ©1996 - is used with permission and performed by:
Joe Decker - Bass Guitar
Scott Holden - Lead Vocal
Chris Pennie - Drums
Keith Zuccolo - Electric Guitar
Produced by ThatMan Productions LLC - ©2018 - All Rights Reserved - visit thatmanonfatman.com
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