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#Storia della Turchia
gregor-samsung · 8 months
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“ Un giorno cominciò a circolare la notizia che le forze di occupazione americane avrebbero requisito la scuola per gli armeni. Si spandevano pure delle voci secondo le quali sarebbe venuto anche il nostro turno, ma ciò che sarebbe successo di noi nessuno lo sapeva, e presumibilmente a nessuno importava. All'incirca nello stesso periodo avvertimmo anche il primo pallido incanto del nome di Kemal Atatürk, che stava raccogliendo un esercito nella remota Anatolia, e che aveva già costituito un governo nazionalista ad Ankara. La notizia che riguardava gli americani e gli armeni si dimostrò vera, e un giorno vedemmo dal nostro giardino i ragazzi più anziani di Kuleli portare letti, materassi e banchi nei giardini della scuola. Stava iniziando la loro evacuazione. L'odio tra turchi e armeni è noto, ma quel giorno, nella nostra scuola grigia sulla collina, quell'odio fu ancora più intenso. Gli armeni erano fuori di sé, tanto erano orgogliosi di ricevere un riconoscimento dagli americani. Facevano gli spacconi e si pavoneggiavano, e le offese si facevano più frequenti che mai. Quando un mattino sventolò su Kuleli la bandiera americana, gli armeni impazzirono di gioia, e i curdi si scatenarono violentemente. Ne risultò un discreto numero di teste rotte, e il bastone del capitano dovette fare gli straordinari. Poi venne il nostro turno. Un mattino dovemmo radunarci all'ingresso principale, i prefetti più anziani che cercavano di mantenere legge e ordine, e che si rifiutavano di rispondere a tutte le nostre domande. Dovevamo apparire un gruppo burrascoso, là in piedi nelle nostre uniformi malmesse, con le teste rapate e le facce smunte per la cattiva nutrizione. Dal cancello principale entrarono degli ufficiali americani, e con loro un prete armeno e un'americana alta, dal seno piatto e dai severi occhiali dalla montatura di corno. Mi intimidì molto più lei degli ufficiali. Era una vera virago che sembrava sapere sempre quello che fosse meglio per tutti. La osservammo con apprensione. Dapprima si occuparono dei ragazzi più grandi, facendone uscire alcuni dai ranghi; noi, a disagio, ci chiedemmo a cosa preludesse quella separazione. Arrivarono presto a noi, e un interprete gridò: «Tutti gli armeni da questa parte!».
Molti ragazzi fecero un passo avanti, incluso il nostro sergente. Il prete, che sembrava assai spaventoso con la sua barba nera, cominciò a farci delle domande, e la donna prese in mano la situazione, avendo apparentemente deciso che non ci sarebbe stato niente di male se anche lei avesse fatto un po’ di separazione. Ci guardò tutti freddamente come se fossimo tutti così stupidi da non sapere a quale nazionalità appartenessimo. Osservò scrupolosamente le nostre facce, poi spinse altri ragazzi nella parte degli armeni. Quelli che aveva selezionato erano curdi, e non potei fare a meno di domandarmi con curiosità come potesse vedere in loro la nazionalità armena. Guardò anche me con attenzione, ma mi lasciò nella mia fila. La selezione fu completata in fretta, e gli armeni furono messi in una grande sala al di là dell'ingresso. Noi fummo allontanati. .. perché nessuno aveva più bisogno di noi. Corremmo ansiosi in giardino per guardare dalle finestre della stanza nella quale stavano gli armeni. Felici, ci facevano dei gesti con le braccia beffeggiandoci e gridandoci offese. Noi, per non essere da meno, rispondevamo per le rime. Minacciavamo di romper loro la faccia, e il prefetto anziano ci implorò più e più volte di far meno rumore. All'improvviso, al di sopra di tutto quel vocio, sentii chiamare il mio nome, e riconobbi la voce di mio fratello; ma benché lo cercassi dappertutto con lo sguardo, non riuscii a vederlo. La sua voce lamentosa continuava a chiamarmi; mi saltò addosso la paura, e mi feci strada fino alla prima fila dell'assembramento, dicendogli quasi in lacrime che stavo arrivando. Lo vidi a una delle finestre della stanza dov'erano tutti gli armeni, e corsi verso di lui sporgendomi e afferrandogli le piccole mani. Disse con voce isterica: «Mi hanno messo tra gli armeni!». “
Irfan Orga, Una famiglia turca, postfazione di Ateş Orga, traduzione di Luca Merlini, Passigli Editori (collana Narrativa), Firenze, 2007; pp. 239-241.
[ Edizione originale: Portrait of a Turkish Family, Victor Gollancz Ltd., London 1950 ]
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ma-come-mai · 2 months
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Sanzioni flop, mosca cresce 6 volte l’europa
DUE ANNI DI PROPAGANDA E DATI IGNORATI - Crescita, Pil, Borse e banche (non il gas): i numeri sull’economia russa indicano che è ancora lontano l’obiettivo perseguito dall’Unione. Si va verso il 14° pacchetto
DI MARCO MARONI
Con il 13° pacchetto di sanzioni approvato dall’Unione europea ed entrato in vigore ieri, con misure restrittive su altre 1056 persone e 88 entità, il volume delle iniziative messe in campo per frenare l’economia russa e la sua capacità di finanziare la guerra in Ucraina ha raggiunto lo straordinario volume di oltre 19 mila. I bandi all’importazione e all’esportazione, il price cap sui prezzi energetici, la stretta su sistemi di pagamento e intermediari finanziari, il congelamento di beni pubblici (300 miliardi di dollari di riserve valutarie) e privati all’estero, fanno della Russia il Paese più sanzionato al mondo e il più sanzionato della storia. Ma dopo due anni di guerra economica scatenata dai Paesi ai due lati dell’Atlantico, e mentre il presidente Usa Biden studia un ulteriore pacchetto da 500 nuove sanzioni, sembra essere senza precedenti anche lo scostamento tra l’obiettivo che si voleva raggiungere e la realtà dei fatti.
Partiamo dalle macro cifre. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) che nel settembre 2022 stimava un’economia russa in contrazione del 6% per quell’anno e del 3,5% nel 2023, ha dovuto fare un notevole lavoro di revisione: gli ultimi dati pubblicati indicano che nel 2023 il Prodotto interno lordo (Pil) russo è cresciuto del 3%, e la previsione per il 2024 è del +2,6%. La crescita è la migliore di tutti i Paesi dell’area dell’euro, quasi in stagnazione: più 0,5% nel 2023 e una previsione dello 0,9% per quest’anno. Peggio di tutti la Germania; l’economia della cosiddetta locomotiva europea, prima vittima del caro energia e dei cali nell’export, l’anno scorso è entrata in recessione, con un Pil a meno 0,3% che quest’anno potrebbe risalire allo 0,5%. Peggio di Mosca hanno fatto anche gli Stati Uniti, più al riparo dagli effetti delle sanzioni: più 2,5% l’anno scorso e una previsione del 2,1% quest’anno. Riguardo ai mercati finanziari, la Borsa di Mosca ha guadagnato il 27% rispetto a due anni fa, il cambio del rublo ha recuperato le perdite subite, tornando ai livelli del 2021. A sperimentare una crescita da record è il sistema bancario. Grazie alla corsa ai nuovi mutui sussidiati dallo stato e ai finanziamenti per acquistare le attività delle imprese occidentali che lasciano il Paese, le banche russe l’anno scorso hanno fatto profitti per 37 miliardi di dollari, 16 volte quelli dell’anno precedente. I buoni dati economici, insieme a una propaganda che è riuscita a descrivere la guerra come una necessità esistenziale, contribuiscono peraltro al consenso, con la popolarità di Putin ai massimi da sette anni, è all’85% di gradimento.
Ciò che analisti e politici cercano di capire è come mai le sanzioni non sortiscano l’effetto sperato. I motivi sembrano risiedere in una notevole capacità della Russia e dei suoi partner commerciali di aggirare le sanzioni, e in una riconversione nell’economia e nei rapporti finanziari internazionali. Mosca ha spinto su nuovi mercati, alleato cinese innanzitutto. L’anno scorso l’interscambio commerciale tra Cina e Russia è stato di 240 miliardi di dollari, in aumento del 26,3 % sull’anno precedente. A seguire gli scambi in valuta, con la yuan cinese che sta sostituendo il dollaro.
Capitolo importazioni, ambito sensibile per i partner Nato in quanto funzionali anche all’industria degli armamenti. Dopo il brusco arresto nei primi mesi dell’invasione, con le consegne dall’Europa calate del 52%, ora si è tornati ai livelli pre-guerra. È aumentato l’import dai fornitori esistenti, sono stati sostituiti prodotti, fatti accordi con nuovo fornitori e, soprattutto si è seguita la strada delle importazioni parallele. Crescite dell’export si sono registrate dalla Turchia e da una serie di Paesi dell’ex blocco sovietico, come Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirgizistan.
In molti casi questi Paesi fanno da tramite, riesportando in Russia prodotti importati da altri che adottano la politica sanzionatoria. Per avere un’idea di come funziona, basti pensare al boom dei cellulari (i cui chip possono essere usati anche per gli armamenti) in Armenia, dove le importazioni sono decuplicate in valore.
Qualche effetto positivo sembrano invece aver avuto le misure su gas e petrolio, prima voce dell’export russo. Se nell’estate del 2022 i prezzi del gas erano arrivati a 340 euro per Megawattora, una manna per le casse russe impegnate a finanziare la guerra, la quotazione ora è a 23 euro. Mentre il petrolio è sceso dai 120 dollari al barile dell’estate 2022 a 76 dollari. Ma anche qui, Mosca non è stata messa fuori gioco. Prima del price cap, che ha proibito agli importatori occidentali di trattare petrolio russo a più di 60 dollari al barile, il 60% dell’export russo era trasportato da petroliere europee. Oggi gran parte di quel petrolio è trasportato da compagnie con sedi in Paesi non sanzionatori.
Le prossime misure, secondo quanto annunciato da Biden, dovrebbero colpire di più le banche e i loro affari, spesso poco rintracciabili con le imprese che riforniscono la Russia. Ma secondo gli analisti, il rischio qui è di mettere in pericolo la stabilità del sistema finanziario internazionale.
Chi dubita sulla reale ripresa del sistema produttivo russo argomenta che la crescita è dovuta soprattutto alla riconversione di parte della sua economia in un’economia di guerra, non sostenibile sul lungo periodo. Un ragionamento che sembra non considerare che, nella storia, la guerra è ciò che ha fatto fare un balzo in avanti produttivo alle economie in crisi.
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fiorescente · 6 months
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Oggi: ho fatto amicizia con tanti cani e gatti, ho fatto dodicimila passi, ho fatto un giro da sola al museo di storia naturale, sono stata nominata ministra della cultura in Turchia in un progetto di gruppo e sono andata a comprare un dolcetto all'eurospin prima che chiudesse.
Ma soprattutto: oggi abbiamo stabilito l'indice della mia tesi e dal vivo il professore è stato molto carino e mi ha incoraggiata e dato consigli profondi; sono molto contenta.
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diceriadelluntore · 26 days
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Speranze Nascoste
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In seguito a questi avvenimenti, poiché Aliatte non volle consegnare gli Sciti a Ciassare che li richiedeva, scoppiò una guerra fra i Lidi e i Medi che durò per cinque anni, durante i quali più volte i Medi vinsero i Lidi e più volte i Lidi i Medi; e combatterono anche una battaglia di notte. Infatti mentre essi con pari fortuna proseguivano la guerra, nel sesto anno si scontrarono, e nel corso della battaglia il giorno all'improvviso diventò notte. Talete di Mileto aveva predetto agli Ioni questo fenomeno, indicando quello stesso anno in cui effettivamente avvenne. I Lidi e i Medi, quando videro la notte prendere il posto del giorno, cessarono il combattimento e s'adoperarono entrambi perché si facesse fra loro la pace
Erodoto, Storie, 1,74
Erodoto racconta di una eclissi solare totale, come quella avvenuta ieri 8 Aprile 2024. Nella Naturalis Historia, Plinio il Vecchio scrive: Tra i greci il primo di tutti fu Talete di Mileto, che predisse l'eclissi di sole dell'anno quarto della 48a Olimpiade, verificatasi durante il regno di Aliatte, nell’anno 170 dopo la fondazione di Roma.
L'anno 170 dalla fondazione di Roma è il 585-584 a.C. Moderni calcoli hanno dimostrato che non solo Talete aveva ragione, ma fu molto preciso: una eclissi totale solare si verificò il 28 maggio del 584 a.C. Grazie a questo particolare, la battaglia che si svolse nei pressi del fiume Halys (attuale "Kızılırmak", in Turchia) è l'evento bellico più antico di cui conosciamo con precisione la data esatta.
La NASA ha calcolato che l'eclissi si verificò sull'Oceano Atlantico alle coordinate 37°54′N 46°12′W e il percorso della penombra raggiunse l'Anatolia sud-occidentale nelle ore della sera; il fiume Halys è proprio dentro il margine d'errore per il delta-T fornito. Come si vede qui in questo bellissimo grafico
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La striscia blu segnata 0584 May 28 arriva proprio nelle zone della storia erodotea, passando anche per l'Italia centrale.
Che sia una speranza di pace anche oggi!
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abr · 29 days
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La realtà è che il nostro Paese sembra non credere più a nulla, soprattutto a se stesso. Quando leggo le polemiche pro o contro Salvini e chi lo sostiene (sulle Grandi Opere tipo Ponte sullo Stretto ma non solo, ndr) penso al 13 agosto 1898. Quel giorno a Iselle di Trasquera, un paesino sopra Domodossola, brillarono le prime mine per il traforo del Sempione.
(A) quel progetto non ci credeva quasi nessuno salvo chi aveva pensato, progettato, finanziato e voluto un’opera tanto colossale. Si chiamavano Alfred Brandt e Karl Brandau, gli ingegneri che dai due versanti avevano dato il via a un progetto incredibile per quei tempi (...): un tunnel di quasi 20 chilometri (...) che rimase per 76 anni il record del mondo, superata solo negli anni ’80 (...).
Furono impegnati (...) decine di migliaia di operai (...), minatori sardi e toscani, contadini (...), disoccupati, analfabeti e tanti ragazzi. Solo nelle trincee del Carso ritroveremo fianco a fianco uomini così diversi (...). “Rimarranno schiacciati dal peso di oltre 3.500 metri di roccia sovrastante, saranno strappati via dalle correnti calde del sottosuolo e comunque non si può lavorare a 55 gradi!”. Rileggendo i giornali del tempo tutto sembrava impossibile e invece, neppure sette anni dopo, tutto era compiuto.
Alla fine i calcoli manuali dello scavo (...) risultarono perfetti: le due gallerie si ritrovarono esattamente a metà strada, dopo 10 chilometri di buio, con uno scartamento di soli sette centimetri e, su circa 15.000 operai impegnati nei lavori, ne morirono solo 42, un niente rispetto ai 200 del traforo del Gottardo di anni prima. (S)i corse sempre ai ripari organizzando migliori condizioni di vita degli operai che ogni giorno avevano abiti puliti, toilette e aspiratori per ridurre la temperatura (...). Nacque anche un paese, Balmalonesca, per ospitare migliaia di operai e le loro famiglie (...) con case, osterie, la scuola, una chiesa (...).
Scrivo questo pezzo da Dubai, dove trent’anni fa c’era solo sabbia e oggi (si staglia) il grattacielo più alto del mondo. È indigesto agli ecologisti e opera faraonica e inutile? Sta di fatto che l’anno scorso la città più visitata al mondo da turisti non è stata più Parigi ma proprio Dubai (...).
Ormai Europa e Asia sono connessi sul Bosforo senza problemi, così come decine di isole nel mondo. Anche considerando solo i ponti a campata unica (...) costruire il ponte sullo Stretto tra Calabria e Sicilia é nell'ordine delle cose e non ditemi che in Turchia, in Giappone o in Cina non ci siano tsunami e terremoti! (...).
via https://www.ilsussidiario.net/news/ponte-sullo-stretto-il-monito-del-vecchio-sempione-ai-sabotatori-che-ignorano-la-nostra-storia/2686470/
Sempre provinciali siamo stati, ma oggi più di ieri: più sono sinistri ecoambientalisti che si credono moderni, più regressivi ignoranti tutto sentimient' pregiudizi e blablabla impauriti a bocc'aperta diventano. In sintesi, dei Tozzi.
Peccato che i piagnina senza lumi né speranze dilaghino attualmente anche oltre il divide con gli ignoranti a sinistra. In ritardo ma l'han vinta finalmente, la battaglia per l'egemonia culturale: non è questione di contenuti ma di metodo, han reso la mentalità e l'approccio della maggioranza silenziosa che lavora, negativa passiva aggressiva come la loro. Al più fanno i "benaltristi", altro diversivo classico sinistro. Non per caso i figli (=speranza di futuro migliore) non li fa più nessuno.
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crossroad1960 · 4 months
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Dopo avere segnato un gol per la squadra turca dell’Antalyaspor, il giocatore israeliano Sagiv Jehezkel ha mostrato alla curva il polso bendato con sopra una scritta: «100 giorni. 07/10». Aver celebrato la ricorrenza del massacro del 7 ottobre, a Jehezkel costa l’accusa di incitamento all’odio e all’ostilità. Il ministro della Giustizia ha parlato di inqualificabile gesto contrario ai valori della nazione, all’amicizia col popolo palestinese e di esortazione al genocidio – termine che da Harvard all’Aja fino a Istanbul vive una creativa e fiorente stagione. Seguirà il processo ma, su rumoroso sostegno della tifoseria e della pubblica opinione, il presidente dell’Antalyaspor ha risolto il contratto e Jehezkel è rientrato in Israele. Intanto si valuta la posizione dell’unico altro israeliano del campionato turco, Eden Karzev, centrocampista dell’Istanbul Başakşehir, per lo scandalo suscitato da un post su Instagram: «100. Riportiamoli a casa ORA». Sottinteso gli ostaggi. Augurarsene la liberazione è imperdonabile secondo ultras da stadio e no, che sollecitano per Karzev il trattamento giudiziario e sportivo riservato a Jehezkel. Un paio di mesi fa, la squadra tedesca del Mainz aveva licenziato l’attaccante El Ghazi che, quantomeno, riciclava slogan di Hamas e accusava Israele di genocidio, e ovviamente non ne aveva rimediato un’inchiesta penale. Comunque, non un bel precedente. Ma ora che l’ipotesi di genocidio è sdoganata e fatta propria dalla Corte internazionale di giustizia, El Ghazi potrebbe aver qualcosa di ridire. A Jehezkel e Karzev, invece, non resta che scappare a casa o la galera. Una vecchia storia. (Mattia Feltri)
È appena il caso di ricordare che la Turchia è il paese che ha perpetrato il genocidio, quello vero, del popolo armeno, e che perseguita da decenni il popolo curdo, di cui a quanto pare non si preoccupa nessuno dei benpensanti borghesi, forse perché non sono sottomessi ai regimi totalitari religiosi o mafiosi che siano.
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lanavetro · 2 years
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Che cosa conta mi chiedi. Io ti avrei risposto che la cosa più importante è esserci. Non sempre, ma almeno qualche volta, quando serve sul serio. Quando ci fu quella storia della Turchia, ci chiedemmo a che punto stavamo e ci dicemmo che avremmo dovuto capirlo quando saremmo stati vicini. Io non sono mai stato lontano veramente, eppure sembrava sempre impossibile raggiungere te anche ora che sono qui. Adesso però l'ho capito, noi siamo separati come increspature su una costa vuota. Ed ho capito anche questo: io non sono mai stato veramente così tanto importante per te. Mi dispiace aver perso così tanto tempo, aver perso così tanto di me. Se avessi lasciato andare tutto prima, forse, mi sarei risparmiato tanto male che ho fatto e che mi sono fatto. Perché su una cosa avevi ragione, io non sono più come mi hai lasciato. E' contro la mia idea di restare in me, quindi, chi vuoi che io sia?
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dilebe06 · 1 year
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Midnight at Pera Palace: pensieri sparsi
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Inizio anno con il botto.
Siccome sono ancora mezza malata non ho testa per scrivere interi commenti quindi mi limiterò a pensieri sparsi perché comunque ho bisogno di metter "su carta" le mie opinioni.
Midnight At Pera Palace
Questa serie l'ho scelta e l'ho vista appena saputa della sua esistenza per merito di @ili91-efp che ringrazio per avermela fatta conoscere. Nel suo quiz di fine anno - ecco perché lo faccio XD - aveva parlato bene di questa serie e dopo aver letto la trama - da pippe mentali - mi sono convinta a vederlo subito.
Midnight è una di quelle serie che piacciono a me: da cervello acceso. Viaggi nel tempo, misteri, colpi di scena... e su questo frangente non sono rimasta delusa. Devo fare un enorme plauso agli autori della serie per aver incasinato le cose così bene ed in modo così intrigante. Per tutta la visione mi sono posta mille domande ed ho mosso il mio cervello nel tentativo di capire cosa stesse succedendo. E la cosa più piacevole è che tutto torna: nel senso che non ho percepito buchi di trama o forzature, molto facili da trovare visto il tema "viaggio nel tempo". Ottimo lavoro, davvero.
Bellissima l'ambientazione. Ok, siamo in Turchia e quindi è gioco facile. Ma la ricostruzione scenica è stata di altissimo livello, considerando che siamo nel 1900. Costumi, ambiente, usanze..tutto è stato trattato in modo così realistico che è stato davvero un piacere per gli occhi.
La lead. Allora, certe volte la volevo prendere a manganellate in testa per farle venire il buon senso. Certe volte invece l'ho apprezzata per la sua determinazione e coraggio. Vederla ignorare qualsiasi buon consiglio le venisse dato è stato straziante. XD Capito di essere tornata indietro nel tempo ed essere stata avvisata di quali eventi catastrofici potrebbe portare un suo coinvolgimento in qualsiasi cosa, la nostra protagonista anziché esser prudente si butta estasiata su qualsiasi cosa. Parla con gente con cui non deve parlare, gira sfacciatamente in posti dove non deve andare e sti cazzi. E quando verso fine serie deve andare nel 1942 per salvare il suo amato ed il suo compagno di viaggio, nonostante le abbiano detto mille volte di non parlare/interagire/fare cose con le persone, lei appena vede il protagonista maschile...dimentica tutto. Daje di salvataggio, presentazione, storia d'amore. Mi sono messa le mani nei capelli. Vero è che nonostante questi lati più ingenui - chiamiamoli così - la lead ha anche lati positivi. Mi è piaciuta quando difende la figlia dal padre, quando vuole tornare indietro nel tempo per salvare le persone nonostante tutti glielo sconsigliassero, quando spacca vetrine e ruba macchine. La lead ha del suo, dai.
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E poi c'è lui: Humphrey Bogart turco. Affascinante, tormentato, mezzo villain e innamoratissimo. Devo ammettere che per quanto non abbia amato il suo doppiogioco con gli inglesi - perché me lo sentivo nelle ossa che stava mentendo e quindi l'ho trovato prevedibile - ho amato la sua passione per la lead. Il fatto che non l'abbia mai dimenticata e che l'abbia cercata per anni. Realistico ma triste anche il fatto che abbia abbandonato moglie e figlio per la protagonista.
Ma il mio personaggio preferito è stato Ahmed. Ho amato le sue crisi isteriche, le sue preoccupazioni ed il suo modo di parlare. Il fatto poi che lui sia quel figlio abbandonato da Halit genera ancor più pepe nella vicenda. Si capisce il suo rapporto con il padre ed è stato carino vederlo comprendere che alla fine non era l'unico a sapere dell'hotel e che la sua missione fosse solo un pensiero suo. Ma la cosa più bella è stata la sua relazione con la lead: morivo dalle risate ogni volta che c'era da fare qualcosa con la lead di mezzo e lui sembrasse sempre mezzo perplesso. E poi è originale il fatto che i due compagni di viaggio siano così distanti per età.
Ci sono poi tutti i misteri sulla lead? Io e @ili91-efp abbiamo ipotizzato che la lead potesse essere la figlia della lead. O meglio la figlia della figlia di quella a cui la lead ha preso il posto. D'altronde lei e la figlia si rivedono nel 1942 che dovrebbe essere l'anno in cui la protagonista è stata lasciata all'hotel. Ma se fosse vero vorrebbe dire che la figlia sa del potere dell'hotel, del viaggio del tempo. Ma la pippa mentale più grossa per me è la foto che trovano i due viaggiatori del tempo, assieme alla neonata: c'è la capa del bordello con in braccio la bambina e dietro la scritta "salva tua madre". O_O Da farci seghe mentali per giorni.
Infine due parole sulla cameriera innamorata di Halit. Per quanto fosse una stronza ho trovato così probabile e giusta la sua disperazione: l'uomo che ha amato da lungo tempo e che l'ha sposata e con cui ha fatto un figlio la molla dall'oggi al domani per andare appresso alla donna di cui è sempre stato innamorato. Sfido qualsiasi persona a non farsi turbare dalla cosa.
Adesso aspettiamo la seconda stagione, sperando nella sua realizzazione. Io ci spero. Io la vorrei molto. Le domande lasciate aperte sono tante e la serie ha innumerevoli sbocchi di narrazione. Sarebbe un peccato chiudere tutto così.
Voto: 8.1
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nada-khader · 1 year
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Con 612 voli e 80.000 passeggeri, lunedì l'Aeroporto Internazionale del Cairo ha raggiunto un nuovo record di traffico.
Il Ministero dell'Aviazione Civile ha riferito martedì che lunedì sono transitati 612 voli e 82.000 persone all'Aeroporto Internazionale del Cairo (CIA), segnando il giorno più trafficato per i viaggi aerei e gli arrivi dall'apertura dell'aeroporto. 77.000 passeggeri al giorno erano il record precedente, raggiunto il 30 dicembre 2022.
I tassi operativi più elevati per i voli in arrivo e in partenza dalla CIA, così come il numero di passeggeri in arrivo e in partenza, sono stati raggiunti grazie agli sforzi di tutto il personale, ha dichiarato il ministro dell'Aviazione civile Muhammad Abbas Helmy.
Secondo Helmy, "l'aeroporto del Cairo deve affrontare sfide significative per gestire il continuo aumento del traffico aereo e la crescita di passeggeri e voli".
Secondo la strategia di sviluppo globale e la Visione 2030 dell'Egitto, "dobbiamo sostenere i progressi in termini di servizi efficienti e di continua espansione delle infrastrutture per soddisfare la domanda di viaggi e turismo".
L'Egitto, la cui economia dipende principalmente dal turismo, ha recentemente allentato i requisiti per i visti per i visitatori provenienti da Cina, Iran, India, Turchia, Marocco e Algeria, nel tentativo di rilanciare il settore dopo le perdite causate dal COVID-19.
Inoltre, il governo ha dichiarato di prevedere 15 milioni di visitatori in Egitto nel 2023 e che si sta progettando di aumentare la capacità alberghiera per accogliere 25-30 milioni di visitatori entro il 2028.
L'Egitto è un Paese affascinante, ricco di storia e cultura. Sono disponibili diversi tipi di viaggi in Egitto, dalle vacanze economiche ai tour di lusso.
L'Egitto è un luogo ideale per conoscere la storia antica, esplorare le antiche rovine e rilassarsi sulla spiaggia. Le escursioni a terra in Egitto sono un'esperienza indimenticabile che ricorderete per tutta la vita.
Le escursioni a terra ad Alessandria sono un ottimo modo per esplorare la ricca storia e cultura della città. Ci sono molti tour diversi tra cui scegliere, in modo da poterne trovare uno di vostro interesse.
Le escursioni a terra a Port Said offrono una serie di opportunità per esplorare molti siti in Egitto, come le piramidi e i musei del Cairo.
Cairo top Tours offre sistemazioni in spiaggia, tour della città e la possibilità di esplorare i diversi ambienti di Luxor e Hurghada attraverso le nostre escursioni a terra a Safaga.
Le escursioni a terra a Sokhna offriranno una vacanza memorabile nel 2023.
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matapetre · 1 year
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I sambenedettesi ? Erano ji Galiùtte del Piceno !
"Sono così diversi da tutti gli altri delle Marche, da costituire una specie di colonia e di razza a parte. Di fronte al marchigiano quieto, abitudinario, classico, gli abitanti di San Benedetto sono fantastici, violenti, pronti alla rissa, ed hanno anche nel fisico qualcosa di orientale e di saraceno. Quelle caratteristiche di colonia eccentrica, diversa dalla terra che li circonda, proprie in generale dei porti, si scorgono perciò più nella piccola San Benedetto del Tronto che nella grande Ancona." G. Piovene, Viaggio in Italia, Milano, 1957
Lo scrittore Piovene quando ci descrisse nel suo libro "Viaggio in Italia" sapeva bene di che pasta fossimo fatti : eravamo in origine dei 'pirati ', secondo Giulio Cesare, ma in verità eravamo già all'epoca veri uomini di mare !
Ce lo conferma la storia della Roma repubblicana quando Gneo Pompeo Magno, che tutti ricordiamo come Pompeo , venne chiamato in causa dopo l'emanazione nel 67 a.C. della Lex Gabinia conosciuta come anche come Lex de piratis persequendis : la legge contro la pirateria nel Mediterraneo .
C’èra un problema gravissimo per Roma, al quale occorreva dare una immediata soluzione: i pirati hanno ormai nelle loro mani l’intero Mediterraneo, ed hanno messo in pericolo le comunicazioni con i paesi dell’impero. Nemmeno le coste italiane erano più al sicuro, né l’Urbe stessa poteva nascondere qualche apprensione per i suoi rifornimenti di grano.
Pompeo era l'uomo giusto al momento giusto . Nato nel Piceno ed erede di un gran numero di proprietà in loco grazie al padre Pompeo Strabone , anch'egli militare e senatore, raccolse la fiducia del Senato e armò un esercito. Per portare a termine il compito, pare abbia avuto a disposizione 20 legioni, 270 navi e 6000 talenti. Numeri incredibili anche quell'epoca
Fu naturale che l'esercito di marinai venne arruolato nel Piceno , nella terra di origine di Pompeo tanto che i piceni, conosciuti esperti di mare, vennero nominati Giulio Cesare nel poema epico latino Farsaglia , dove preoccupato del potere che aveva raggiunto Pompeo pronunciò la frase :
"An melius fient piratae, Magne, coloni? "
"O meglio i ( tuoi) pirati diverranno (ancora) coloni ?"
La guerra di Pompeo durò solo tre mesi : attaccò distruggendo le roccaforti dei pirati della penisola anatolica soprattutto in Cilicia , regione costiera dell'odierna Turchia che oggi ricordiamo tristemente per gli accadimenti dello spaventoso e recente terremoto , riuscendo a ripulire l'intero bacino orientale, dopo aver già distrutto le flotte dei pirati del nord Africa.
Per la vittoria di Pompeo era stata determinante la scelta dei componenti del suo esercito !
Erano gli abitanti delle coste picene comprese tra il fiume Asis ( Aso) e il fiume Tronto (Truentus) anch'essi provenienti in tempi lontani dalla Cilicia e poi stabilitisi nel Picenum , la futura V regio di Augusto.
Del fatto che i piceni originariamente venissero dal bacino orientale del Mediterraneo , da isole come da Cipro e Creta oltre che dalla Cilicia ,ce lo racconta il poeta Silio Italico descrivendo le popolazioni del piceno come coloro i cui altari fumano sulla costa di Cupra "LITORAE FUMANT ALTARIA CUPRAE " mantenendo nel piceno le medesime tradizioni .
Questi erano ji Galiùtte !
La parola dialettale era intesa come abili navigatori, marinai , accezione intesa poi nel senso più ampio di Popoli del Mare poi rimasta cucita addosso ai nostri avi intesa come veri e propri eredi dei pirati della Cilicia. Per combattere i pirati non c'era stata soluzione che farli combattere dai loro stessi eredi , ji Galiùtte !
In tempi più recenti era frequente che quando le paranze sambenedettesi approdavano lungo le rive nord delle Marche o dell'Abruzzo i pescatori locali erano soliti indicarli così , come anche ricorda Federico Latini detto lu Pelesétte’ :
" Ecco , so' arrivati ji Galiùtte "
Riferendosi ai sambenedettesi e al loro retaggio di 'pirati' di Pompeo , eredi degli antichi navigatori fenici e ciprioti .
#Galiùtte #pirati #Pompeo #guerrepiratiche #sanbenedettodeltronto
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gregor-samsung · 2 years
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“ Fu stabilito che andassi alla scuola pubblica; diversi giorni furono occupati con la preparazione di nuovi vestiti e fu acquistata una cartella di lucida pelle. Hacer faceva vassoi e vassoi di lokma, un dolce pesante e sciropposo, perché trentacinque anni fa era usanza che i nuovi alunni della scuola portassero dolci per gli altri scolari. Fui accompagnato a scuola, tronfio di importanza e di orgoglio, da mio padre. Fummo accolti all'ingresso dallo hoca, un maestro che si mostrava molto severo, o almeno così mi sembrò. In ogni caso mi dette una pacca sulla testa con sufficiente gentilezza, e le mie prime impressioni furono in qualche modo mitigate. Portava una grande barba nera accompagnata da un vestito nero e un sarik posato sulla testa. Lo seguimmo all'interno della scuola, che consisteva in un'unica aula. Non c'erano né cattedra, né sedie, né libri, insomma niente che facesse pensare a normali attività scolastiche. Trenta o quaranta ragazzi erano seduti a gambe incrociate su dei cuscini posati sul pavimento. Anche lo hoca si sedette sul pavimento, ma su un cuscino più grande e separato dai ragazzi. Murat, che lanciò uno sguardo acre allo hoca, portò dentro i vassoi di lokma e lo hoca sbirciò il contenuto dei vassoi, poi prese qualche lokma tra le dita e se lo sparò in bocca. Masticò estasiato, gli occhi sollevati al cielo, quindi ordinò a Murat di posare i vassoi sul pavimento mentre vi disponeva attorno i ragazzi. Mi fu detto di salutare mio padre e di baciargli la mano, cosa che feci sentendomi un po’ a disagio perché non mi piaceva lo hoca e non lo pensavo disposto a spingere più innanzi la sua familiarità. Mi fu assegnato un posto sul pavimento con gli altri e assistetti sconsolato alla partenza di mio padre e di Murat. Fui comunque richiamato presto all'attenzione da un rapido colpetto sulla testa del lungo bastone dello hoca. Quel bastone era lungo circa tre metri, il che permetteva al maestro di castigare qualsiasi ragazzo senza muoversi dal suo cuscino. Di quel giorno non riesco a ricordare neppure una lezione, e sono incline a pensare che non ve ne siano state, salvo occasionali letture dal Corano. Ricordo meglio il mio maligno piacere di quando il bastone dello hoca scendeva sulla testa di un qualche alunno sfortunato. Scendeva di frequente anche sulla mia e, per quanto velocemente cercassi di scansarlo, lo hoca era sempre più svelto di me. Altri ragazzi disobbedienti venivano posti nei vari angoli della stanza e fatti stare in piedi su una gamba sola e con le mani sollevate in aria. Sembravano estremamente buffi, ma cercavo di non dare sfogo alla mia voglia di ridere per paura che lo hoca mi ordinasse di rimanere in piedi nella stessa posizione. Era solito premettere ad ogni suo rimprovero l'invocazione Padişahım Çok Yaşa (lunga vita al mio sultano) e noi dovevamo ripeterla dopo di lui. Quella sera mio padre mi interrogò minuziosamente sulla scuola, dimostrando così di aver sofferto tutto il giorno del dubbio più atroce. Gliela descrissi, e notai l'occhiata che scambiò con la mamma. La nonna era enormemente indignata che quell’hoca ignorante avesse osato picchiare suo nipote. «Ahmet aveva ragione — dichiarò mio padre con fermezza —. Dev'essere mandato alla scuola francese a Gedik Paşa». Così terminò il mio primo e ultimo giorno di scuola pubblica, mentre Inci si lamentava per i vassoi di lokma, che evidentemente considerava fin troppo buoni per essere mangiati dallo hoca e dai suoi alunni. Si presero accordi con il preside della scuola francese, si ordinò per me una elegante uniforme grigia e si inserirono abbecedari e quaderni nella cartella di pelle. Nel settembre del 1914, un mese prima del mio sesto compleanno, cominciai di nuovo la scuola. La scuola francese era totalmente diversa da quella pubblica. Prima di tutto sembrava avere abbondanza di insegnanti e molte aule. Imparai a dire Bonjour, m’sieu’ o Bonjour, mam’selle a seconda del caso e a contare fino a dieci in francese. A scuola feci molti nuovi amici. La maggioranza degli scolari era turca, proveniente dallo stesso strato sociale dal quale provenivo io, ma c'era anche qualche francese e qualche armeno. Presto imparai ad andare a scuola da solo e per strada mi trovavo con gli amici. Ci inchinavamo l'uno all'altro e dicevamo in modo affettato Bonjour, mon ami. Comment allez-vous?, perché questo era il modo di scimmiottare i più grandi e di parlare francese in pubblico, cosa per noi elegantissima e da adulti. “
Irfan Orga, Una famiglia turca, postfazione di Ateş Orga, traduzione di Luca Merlini, Passigli Editori (collana Passigli Narrativa), Firenze, 2007; pp. 58-60.
[ Edizione originale: Portrait of a Turkish Family, Victor Gollancz Ltd., London 1950 ]
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qawmiyya · 7 days
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Rivelata la Verità dietro l'Arresto di Moustafa Khawanda: Una Storia di Ingiustizia e Strumentalizzazione
L'arresto di Moustafa Khawanda, accusato di apologia alla Shoah e propagazione di idee antisemite, ha scosso l'opinione pubblica e generato una serie di articoli sensazionalistici che hanno dipinto un quadro inquietante. Tuttavia, una nuova luce viene ora gettata su questo caso, rivelando una storia di ingiustizia e strumentalizzazione. Khawanda è stato dipinto come un estremista anti-semita, coinvolto in attività di proselitismo islamista e propaganda terroristica. Tuttavia, un'indagine più approfondita su richiesta dei difensori dell'indagato, rivela che molte delle accuse mosse contro di lui sono basate su interpretazioni distorte e manipolazioni dei fatti a partire dall'accusa di antisemitismo.
Moustafa Khawanda, in quanto di origini arabe, rappresenta il 95% del gruppo etnico semita e quindi l'accusa di antisemitismo non ha motivo di esistere.
L'indagato ha chiarito più volte la differenza tra antisemitismo e antisionismo, sottolineando che criticare i crimini commessi da Israele non equivale ad essere antisemiti. È importante ricordare che la critica politica non dovrebbe mai essere confusa con l'odio razziale.
Una delle principali accuse all'indagato Moustafa, riguardava una sua riflessione su Instagram, in cui criticava l'ingiustizia subita dal popolo palestinese e manifestava solidarietà nei confronti della resistenza. Questo è stato frainteso come un appello alla jihad e un incitamento alla violenza, mentre in realtà Khawanda si esprimeva semplicemente contro l'oppressione e per la giustizia.
Le sue storie su Instagram avevano l'obiettivo di fare riflettere, non di incitare alla violenza. La critica era rivolta sull'ipocrisia dei 750.000 riservisti israeliani provenienti da tutto il mondo, richiamati alle armi a compiere il genocidio (che attualmente conta oltre 45.000 vittime civili). La riflessione emersa dalle storie instagram di Moustafa, era sul motivo per il quale 750.000 riservisti siano partiti da tutto il mondo per compiere la mattanza di civili, e sul perchè i palestinesi, oltre a non aver un esercito, non possedevano nessun riservista che potesse difenderli dall'oppressione che va avanti da oltre 1 secolo, dalla colonizzazione inglese. Dalle storie, emerge che preso dalla rabbia per il genocidio in corso, scrisse che la resistenza palestinese è legittima e che se fosse li, avrebbe combattuto con loro.
E' bastato questo per accusare Moustafa di inneggiamento allo Jihad e associazione terroristica internazionale.
Altre accuse riguardavano presunte attività di ricerca su "zone calde" del conflitto israelo-palestinese, che in realtà si rivelano essere ricerche su associazioni umanitarie dopo un terremoto in Turchia e Siria, dimostrando la sua volontà di aiutare chiunque sia nel bisogno, non solo i palestinesi.
Infine, la notizia che avrebbe esultato per stupri commessi dalla resistenza palestinese si è rivelata essere una fake news, distorta per danneggiare ulteriormente la sua reputazione. In quell'occasione, aveva ricondiviso la notizia, scrivendo "la resistenza palestinese è composta da Musulmani che hanno una precisa etica e morale, soprattutto in guerra e figurarsi se si comporterebbero come maiali", aggiungendo la emoji della risata. Questa emoji è stata interpretata come "esultanza".
Questa nuova narrazione getta una luce diversa sull'arresto di Khawanda, mettendo in discussione le premesse su cui si basava l'accusa e sollevando dubbi sulle motivazioni dietro la sua detenzione. È chiaro che Khawanda è stato vittima di una serie di malintesi e manipolazioni.
Mentre la verità viene finalmente alla luce, è importante chiedersi quanti altri casi simili possano essere stati influenzati da narrazioni distorte e manipolazioni dei fatti. È tempo di guardare oltre le apparenze e scavare più a fondo per scoprire la verità dietro le storie che ci vengono presentate.
Moustafa Khawanda deve comunque affrontare un processo penale per fare chiarezza sulla vicenda.
Resta ora da vedere se sarà riparato il danno subito dalla sua reputazione e se le responsabilità per questa ingiustizia saranno messe in luce.
Il professore Piergiorgio Odifreddi, in un intervento di poche settimane fa, ha invitato a riflettere tra la differenza di chi noi (Occidente) definiamo terroristi e chi partigiani.
I partigiani che hanno lottato per la liberazione dell'Italia erano considerati terroristi, Sandro Pertini era considerato terrorista, anche Nelson Mandela che è stato 27 anni in carcere e che poi, come Pertini, è diventato Presidente della repubblica del suo paese, così come Ghandi dopo lunghi anni di carcere per la lotta alla liberazione del proprio paese, è divenuto Presidente con tanto di premi Nobel. Il professore Odifreddi continua dicendo "il partito Herut, che fu fondato da Menachem Begin nel 1947 in Palestina occupata, era un gruppo terroristico dei coloni ebrei che fece saltare il famoso albergo di King David e dove persero la vita 200 morti. Successivamente, quando Begin partì in USA per presentare il suo partito e chiedere legittimità in Palestina, una ventina di ebrei americani, dissero di fare attenzione in quanto fosse un partito che ha le gli stessi metodi, le stesse finalità, si indirizza allo stesso strato sociale del partito nazista e fascista. Ora se queste cose, se qualcuno le ripete oggi e se non si schiera dietro al fatto che tra quei 20 ebrei ci fossero persone come Albert Einstein e Hannah Arendt, difficilmente si possono accusare di essere antisemiti. Bengin, 30 anni dopo fondò il Likud e divenne lui il presidente del consiglio di Israele per vari anni, fece lui l'invasione del Libano con le stragi di Sabr e Shatila, poi arrivò il generale Sharon, quello che fisicamente aveva commesso quelle stragi, poi arrivò Netanyahu e sono 50 anni di storia, di un partito al governo, che è un partito che ha radici terroristiche e nazi-fasciste. Allora se uno accettasse questa realtà, che la maggior parte della società israeliana che vota questo partito che ha queste tendenze, allora forse la cosa sarebbe più chiara, non si può difendere a spada tratta chiunque sia ebreo o chiunque sia israeliano, indipendentemente da ciò che fa, da ciò che pensa, da qual è la sua ideologia. La distinzione che hanno volutamente fare gli israeliani tra antisemitismo e antisionismo, negli anni '70, quando hanno cominciato ad averne bisogno, fu sostenuta da Abbi Eban, che è stato uno dei padri fondatori si Israele e fù ambasciatore dell'ONU, capo della diplomazia e ministro della difesa israeliana, disse che dovevano usare questa strategia, cioè accusare di antisemitismo chiunque critichi la politica di Israele e confonderla così con l'antisionismo. Questa è una cosa che l'ha pagata per 50 anni, anche i nostri presidenti, Mattarella, prima di lui Napolitano, Pertini, Craxi e così via, ogni volta che qualcuno criticava Israele, veniva subito tacciato con la propaganda di antisemitismo. Adesso la cosa si è rivoltata contro Israele, perchè oggi la gente non ha più paura di dire che si è contro Israele perchè vedono cose che non possono essere accettabili, cioè l'ennesimo genocidio con oltre 40.000 civili assassinati. Questo antisionismo è sfociato a macchia d'olio in tutto il mondo e per la prima volta nei campus universitari statunitensi e anche in Italia, che abbiamo visto recentemente, gli studenti di tutte le università italiane che stanno dalla parte della Palestina così da spingere i rettori ad accogliere le richieste di non fare più accordi culturali e universitari con Israele. Ascoltare il ministro degli esteri israeliano dire che l'ONU è un'organizzazione antisemita perchè ha imposto il cessate il fuoco, è imbarazzante e soprattutto grave il fatto che se n'è fregato e ha continuato la mattanza."
Il professore conclude dicendo che in tutto il mondo, alle manifestazioni pro-Palestina, ci sono migliaia di ebrei antisionisti, soprattutto negli USA, e ciò dimostra l'uso che viene fatto strumentale dell'antisemitismo.
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circusfans-italia · 14 days
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CI HA LASCIATO LOREDANA NONES
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CI HA LASCIATO LOREDANA NONES Questa notte all'età di 82 anni circondata dall’affetto dei suoi cari ci ha lasciato Loredana Nones, una delle figure più importanti del circo italiano del secondo dopoguerra. Inizialmente agile in un numero di porté lancé con i fratelli Walter e Guglielmo con diede vita al Trio Nonis, scritturato nei programmi più importanti degli anni Cinquanta (Togni, Palmiri, Schumann), nelle riviste e nei varietà fino alla programma tv “Il Mattatore” di Vittorio Gassman ambientato al Circo Nazionale Orfei che avrebbe cambiato il loro percorso, con l’incontro determinante tra Walter e Moira.    
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  Poi grande direttrice al fianco di suo fratello Walter, conducendo le produzioni colossal parallele al circo di Moira Orfei. Nei primi anni Settanta, infatti, il sontuoso Circus On Ice viene diviso in due unità: il circo tradizionale con gli animali e la pista di segatura e la produzione sul ghiaccio. Da allora le unità produttive in tournée sono due. E Loredana è saldamente alla guida della seconda. In questo luminoso percorso la trionfale tournée in Spagna in società con Angel Cristo, lo spettacolo “Follie sul Ghiaccio” incentrato sul popolarissimo Alighiero Noschese, e tournée in Jugoslavia, Turchia, Grecia. Quando nel 1980 il Circo sul Ghiaccio cessa la sua attività, Walter sviluppa nuovi progetti imprenditoriali affidandone la produzione operativa al team della sorella.
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La prima storica andata del Circo di Mosca dal Papa nel 1982
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L'imponente PalaNones a 8 antenne per il Circo di Mosca a Roma (1987) Assistiamo alle tournée del Circo di Mosca (1982, 1987), alle tournée Italiane di Holiday on Ice (indicativamente dal 1983 al 1988), dei Balletti Piatnitckj dalla Russia (1986), i Cori dell’Armata Rossa (1988), grandi concerti, la gestione di grande sale da spettacolo (quali tra le altre il Palatrussardi di Milano o il Palafenice a Venezia), il Circo sul Ghiaccio di Mosca (1991) e molto altro. Tutte imprese che necessitavano di competenze dirigenziali, esperienza e grande organizzazione.
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“Personalmente ho avuto la fortuna ed il privilegio di conoscere la signora Loredana attraverso una frequentazione molto intensa e arricchente – ricorda con sincera commozione Salvatore Arnieri – le nostre conversazioni finivano sempre su racconti epici delle tournée internazionali: tra successi clamorosi, avventure incredibili, incidenti che avrebbero messo crisi chiunque, ma brillantemente risolti, bilici in fiamme, tendoni spazzati via dal vento e ed episodi rocamboleschi che solo chi ha scritto la storia del circo quotidianamente può aver vissuto in prima persona. Il circo è una attività che non fa sconti e che mette di fronte a sfide durissime. Ma la forza con cui la signora Loredana le ha sapute affrontare ne dimostra lo spessore e l’umanità della sua figura. Trasferiva la profonda vocazione per il suo lavoro, l'orgoglio per i risultati raggiunti e soprattutto per il lavoro incessante che c'era dietro, ma anche tanta nostalgia per quello che è stato: un’epoca straordinaria di cui è stata una grande protagonista. Altrettanto profonda era la sua devozione verso la sua famiglia di cui, fin da giovanissima ha tenuto le redini. Nelle nostre chiacchierate (che porterò con me per sempre come una eredità preziosa) riappariva sempre, in un modo o nell'altro, la figura di Walter a cui lei era legatissima e ha cui ha potuto essere vicina fino all’ultimo”.
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Scrivendo queste righe, con gli occhi umidi, notiamo che la maggior parte delle foto la ritraggono nel periodo artistico, impegnata in evoluzioni eleganti. Per il resto, una donna che non ha mai cercato per sé l’attenzione dei riflettori. Una donna tenace, appassionata ed accogliente che finchè ha potuto si è spesa fino in fondo per lo spettacolo mettendo le sue competenze al servizio dell'impresa del figlio Alessandro che continua nel solco tracciato dalla mamma e dallo zio a portare per il mondo l'eccellenza italiana dell'arte circense. Lascia una testimonianza unica e preziosa di una vita consacrata al circo ed al suo nucleo fondamentale, la famiglia.
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Ai figli Tiziana, Alessandro ed Electra Preisner, al compagno di una vita Ziky, al fratello Massimiliano, ai nipoti e alla famiglia tutta giunga il più sentito cordoglio di tutto il gruppo di Circusfans.
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A cura di Salvatore Arnieri e Dario Duranti Visita le nostre sezioni ARCHIVIO STORICO TOURNEE' Per rimanere sempre aggiornati sulle tappe dei circhi italiani Se questo articolo ti è piaciuto condividilo sui tuoi social utilizzando i bottoni che trovi qui sotto Read the full article
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Monumento alla Repubblica di Piazza Taksim
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Il monumento alla Repubblica presente a Piazza Taksim é opera dello scultore italiano Pietro Canonica. Venne inaugurato l’8 agosto del 1928.
Il monumento, uno dei siti politicamente più importanti di Istanbul, é il luogo dove si svolgono le principali commemorazioni relative alle festività nazionali. 
Il monumento é altro circa 12 metri. Sul primo lato, quello rivolto verso İstiklal Caddesi, vediamo il primo Presidente della Repubblica turca Mustafa Kemal Atatürk con i suoi compagni vestiti in abiti occidentali. Rappresenta la nuova Turchia, moderna, con i suoi leader politici proiettati verso il futuro. Nel gruppo scultoreo sulla destra compare anche İsmet Ínönü, il successore di Atatürk, che alla conferenza di Losanna era stato il negoziatore per conto della delegazione turca. 
Sul secondo lato é invece raffigurato Atatürk in abiti militari e celebra la battaglia del Sakariya, il prodromo della guerra d’indipendenza turca. Evento importantissimo per la Storia della Repubblica di Turchia. 
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Sui laterali del monumento, Pietro Canonica ha voluto inserire due medaglioni bronzei. In uno c’é una donna coperta da un velo. Nel secondo la donna é senza il velo. Praticamente viene simboleggiata l’emancipazione della donna voluta dal nuovo corso di laicizzazione dello stato promosso da Atatürk. 
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Ultima nota interessante, se siete a Roma potete andare a visitare il Museo di Pietro Canonica. Lo scultore italiano in Turchia non ha solo realizzato il monumento alla Repubblica di Piazza Taksim. Infatti sono opere sue 2 monumenti ad Atatürk che si trovano a İzmir e ad Ankara. Nel museo sono presenti i bozzetti preparatori del monumento alla Repubblica. Come questo in foto:
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abr · 2 years
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Ma a voi che caxxo di fastidio vi dà se Svezia e Finlandia entrano nella Nato? Vi tolgono il parcheggio?
https://twitter.com/StefanoPutinati/status/1525574785903869958
A noi nessuno, Stefano. Quello che quelli come te non comprendono, ma dev’essere generazionale, è che ogni cosa che fai HA CONSEGUENZE. 
Se conoscessero la storia, ricorderebbero che il momento in cui il Mondo fu più vicino alla conflagrazione nucleare, fu quando la Russia inviò missili a Cuba, ai confini degli USA. 
Gli Usa di Kennedy GIUSTAMENTE reagirono molto duramente, con un blocco navale. L’accordo che si trovò, dopo molta tensione, fu la rimozione dei missili da Cuba e la contemporanea, segreta rimozione di missili americani dalla Turchia, alle porte della Russia. Il punto è che allora c’eran persone INTELLIGENTI al comando e una opinione pubblica che sapeva cosa vuol dire essere in guerra. 
(Btw, ‘sti fachiri del “che caxxo di fastidio vi dà”, poi son quelli che se il vicino parcheggia male, mandano i figli a rigargli la macchina). 
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newsnoshonline · 1 month
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Guarda dal vivo: la famosa cicogna della Turchia Un’incredibile storia di amicizia tra uomo e cicogna in Turchia Da 13 anni, una straordinaria amicizia tra un pescatore e una maestosa cicogna ha catturato l’attenzione della Turchia. L’uccello, soprannominato Yaren, visita regolarmente la barca di Adem Yilmaz dopo essere migrata verso sud per l’inverno, suscitando l’interesse dei media locali. Una storia affascinante che continua a stupire Recentemente, il governo locale ha installato una webcam 24 ore su 24 per permettere agli appassionati di cicogne di tutto il mondo di osservare Yaren e la sua compagna Nazli. I due uccelli si esibiscono in rituali come pavoneggiarsi, torcere il collo, schioccare
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