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#Seconda Repubblica
gregor-samsung · 1 month
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" Avevamo visto insieme i risultati delle elezioni; eravamo in una casa con un salone molto grande, mangiavamo e bevevamo, eravamo chiassosi, e poi all'improvviso era calato un silenzio molto serio, preoccupatissimo, complicato. Scuotevamo la testa, ma non avevamo il coraggio di dire nulla. E vero che i sondaggi avevano suggerito di stare all'erta, ma ciò che stava accadendo sembrava impossibile a noi che eravamo l'Italia civile e moderna. Ogni tanto, se appariva uno di quelli che avevamo votato, qualcuno urlava un insulto - qualcosa di generico contro la sinistra; era un urlo stonato, in mezzo al silenzio, e veniva accolto con altro silenzio. E allora questa ragazza, che era seduta per terra davanti alla tv, si voltò solo un attimo per afferrare il suo bicchiere di vino rosso, poi disse: «Va bene, che sarà mai, Berlusconi ha vinto le elezioni e governerà, cosa può succedere?»
Quella frase ruppe il tappo del silenzio. Le si scagliarono tutti contro, dicendo che forse non si rendeva conto, elencando cosa aveva fatto Berlusconi fino a quel momento, come si era procurato i soldi, in quali rapporti era stato con Craxi. Il baratro che ci aspettava. E molti dicevano soltanto questa frase, come un mantra: dobbiamo andare via dall'Italia. Cosa ci sarebbe capitato, da quel giorno in poi, non si poteva nemmeno immaginare. Dovevamo andare a vivere in un altro Paese, più civile, più vicino a noi, perché l'Italia era caduta nelle mani di esseri umani che non sapevamo nemmeno che esistessero. Io non dicevo nulla, però continuavo a guardare quella ragazza che ascoltava tutti, diceva si lo so però dai, che sarà mai, e continuava piuttosto serenamente a sorseggiare il suo vino. L'unica impressione che dava era che quel vino le piacesse. Non so perché, e non importa, ma mi si piantarono dentro due sensazioni precise: una maggiore tranquillità verso quello che era appena accaduto, e un innamoramento diverso da tutti quelli che avevo avuto finora; non chiassoso, solido. "
Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti, Einaudi (collana Super ET), 2017 [1ª ed.ne 2013]; pp. 163-164.
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unita2org · 5 months
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PIAZZA FONTANA: anni di strategia della tensione ricostruiti da Scarpinato
guarda su AntimafiaDuemilaTv https://www.youtube.com/watch?v=Pr6gamMlOoQ “Le stragi del ’92 e ’93 sono gli ultimi episodi in ordine di tempo di una sanguinosa guerra del potere e per il potere che è stata combattuta dietro le quinte in Italia sin dall’inizio della Repubblica”. Così il senatore del M5S Roberto Scarpinato, intervenuto al dibattito “Lo Stato Profondo”, organizzato dal Coordinamento…
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fabriziosbardella · 1 year
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I dati ISTAT del censimento delle acque per uso civile relativi al 2020 evidenziano che in italia sprechiamo il 42,2% dell’acqua erogata  #sprecareacqua #acquaerogata #acquedotto #censimentodelleacque #istat #retefognaria #reteidrica #secondarepubblica #fabriziosbardella
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italianiinguerra · 2 years
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Pillole di Seconda Guerra Mondiale: 28 luglio
Pillole di Seconda Guerra Mondiale: 28 luglio
1940 – Fronte orientale. Il Presidente dell’Estonia, Konstantin Päts, viene arrestato e deportato in Russia dai sovietici. 1941 – Estremo oriente. I giapponesi sbarcano in Cocincina, la parte meridionale dell’attuale Vietnam a quei giorni possedimento francese. 1942 – 1943 – Battaglia di Sicilia. Esce in Sicilia il “manifesto separatista”, che chiede agli Alleati di riconoscere l’isola come…
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arcobalengo · 11 months
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La Nato in guerra. Da Draghi a Meloni si corre a compiacere il bellicista Biden.
Di Alessandro Orsini.
L’Italia deve prepararsi a inviare i soldati in Ucraina. Ma è un processo complicato che richiede sei condizioni. In primo luogo, è necessario uno scenario complessivo, o condizione strutturale, che prenderebbe corpo ove la controffensiva ucraina defunga. Zelensky si troverebbe tragicamente indebolito e la Russia potrebbe puntare a Odessa o altrove. Il trambusto nel Pd è legato a questo scenario che conduce a Bonaccini, la seconda condizione per l’ingresso dell’Italia in guerra. Quando richiesto dalla Casa Bianca, Bonaccini dovrà spingere il Pd a votare per l’invio dei soldati. Una prova? È iniziata in Germania e durerà fino al 23 giugno la più grande esercitazione aerea della storia della Nato, la “Air Defender 23”. L’obiettivo dell’esercitazione è la guerra con la Russia. In sintesi, mentre la Nato si organizza per sparare sui russi, Bonaccini fa il suo lavoro per conto di Stoltenberg nel Pd. La terza condizione per l’invio dei soldati italiani è la fornitura ininterrotta di armi avviata da Draghi in base alla strategia dell’ingresso in guerra un passo alla volta. La quarta è l’uso del Pnrr per le munizioni che pone le condizioni necessarie per la trasformazione dell’economia italiana in economia di guerra. La quinta condizione è il giornalismo compiacente. Ai giornalisti è proibito rivolgere a Meloni e Bonaccini l’unica domanda che avrebbe senso fare: “Se richiesto da Biden, lei direbbe sì all’invio dei soldati italiani?”. I giornalisti mainstream fanno le domande importanti a cose fatte per evitare che i cittadini diventino consapevoli dei pericoli. La sesta condizione è la disponibilità di un finto tecnico che sostituisca Meloni nel caso in cui la richiesta dei soldati italiani determini una crisi di governo. Il che conduce al discorso da candidato premier che Draghi ha pronunciato a Boston. In quel discorso di propaganda bellica, Draghi, il tecnico più politico del mondo, ha ripetuto le parole di John Kirby e Biden. La Nato e l’Unione europea – ha spiegato Draghi – devono battersi per la sconfitta della Russia sul campo, senza peraltro spiegare come sconfiggere una super-potenza nucleare. Draghi si è detto contrario a un’attenuazione del conflitto, persino al cessate il fuoco e a ogni soluzione diplomatica. Il discorso di Draghi svolge due funzioni nel processo di costruzione dell’invio dei soldati italiani. La prima è garantire alla Casa Bianca che, se Meloni traballasse, il banchiere sarebbe pronto a prendere il suo posto. Così facendo, Draghi incentiva Giorgia a radicalizzarsi per dare a Biden più certezze, un fenomeno che prende il nome di “outbidding”. Draghi si estremizza e Meloni rilancia. La seconda funzione del discorso di Draghi è spaventare Salvini affinché sappia che, caduta Meloni, perderebbe la sua posizione preminente nel governo. È noto, per bocca di Massimiliano Romeo, capogruppo Lega al Senato, che Salvini è iper-critico verso la linea iper-estremista di Draghi. La morte di Berlusconi, colomba contro i falchi, favorisce la corsa verso la distruzione dell’Ucraina.
Schlein, che proviene dal movimento pacifista, è al centro di questa contesa geopolitica e deve dimostrare di essere una leader. Meloni ha già superato la prova. Quella di Schlein è resa ardua dalla presenza dietro le quinte di Gentiloni, super-falco della Commissione europea, al punto che si parla di lui come presidente del Pd al posto di Bonaccini per rafforzare la componente guerrafondaia contro quella pacifista. Gentiloni non ha smentito la notizia. Vorrebbe diventare presidente della Repubblica. Per accreditarsi, deve dimostrare di essere pronto a calpestare gli interessi nazionali dell’Italia per curare quelli di Biden.
🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist
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ilpianistasultetto · 10 months
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Siccome non m'e' mai piaciuto seguire i pifferi dei "fregnacciari di potere" ma preferisco seguire la mia testa ( che reputo fortemente intelligente), provo a lasciarvi uno specchietto sulle guerre nel mondo (almeno le piu' importanti) dopo la seconda guerra mondiale:
- anni '60 - Usa contro il Vietnam (comunista) e USA contro Cuba (comunista)
- anni 70 - Gli USA organizzano il colpo di stato in Cile contro Allende (comunista) sostituendolo con il macellaio fascista Pinochet. Sempre gli Usa organizzano il colpo di stato in Argentina contro Isabel Peron (comunista) sostituendola con il generale fascista Videla.
- anni '80. Gli Usa invadono Grenada e Panama per paura di una loro saldatura con la Cuba Comunista.
- anni '90 - gli USA e la Nato mettono i loro scaponi sul suolo ex slavo per evitare che la Serbia (comunista) facesse boccone degli altri Stati dell'ex repubblica socialista.
Poi e' stata la volta degli Usa in Iran, Afganistan e in Libia perche' Saddam Hussein, Bin Laden e Gheddafi non erano graditi agli yankiee. (Ve la ricordate quella famosa truffa sulle armi di distruzione di massa iraniane?)
Migliaia e migliaia di morti, migliaia di desaparacidos e centinaia di migliaia di esuli, in 70anni di guerre USA..
E ora i cattivoni sono Putin e Russi?
Per come la vedo io, un gran vaffa a Putin e 10 vaffa a tutti i Presidenti USA degli ultimi 70 anni.. @ilpianistasultetto
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casual-nonbinary · 5 months
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sugli altri social mi sono espressa molto di più a livello politico ultimamente, dalla palestina all'omicidio di giulia. inutile dire che a parte l'impotenza che qualcunə può provare, quello che faccio ora come ora e ricondividere voci più autorevoli in materia.
la mia unica "opinione" è stato riportare lo schifo letto sui giornali, dalla romanticizzazione di quel coglione di filippo al dipingere chi ha occupato Palazzo Nuovo come antisemita (e solo per essere entrata dentro durante l'occupazione una mia foto alla Digos ci sarà sicuro).
questa rabbia, questo desiderio di rovesciare una narrazione così assetata di spostare l'attenzione sui dettagli più assurdi per non mettere in discussione il sistema, questa voglia di prendere uno a uno giornalisti e personalità dubbie chiamate in tv. si sta tutto incanalando verso, io spero, un nuovo sessantotto.
perché serve davvero una rivoluzione culturale. che sia transfemminista, antifascista e comprenda la intersezionalità delle lotte. i "compagni" che non riconosco questo e poi nelle storie fanno mansplaining possono anche stare zitti.
io mi sono quasi alterata col marito di mia madre per questa narrazione del bravo ragazzo (di sto cazzo). mi altero ogni giorno a difendere la Palestina. mi altero a voler provare ragionare con gente incapace di vedere il marcio nel sistema.
ma forse sono solo troppo impregnata di ideologia, in fondo nella seconda repubblica l'ideologia è morta. "ma forse".
per citare i notav: a sarà düra.
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girlscarpia · 2 years
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Girls are daydreaming about going back in time before seconda repubblica kill Berlusc*ni before he has the time to create medi*set
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palmiz · 1 year
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Evoluzione Italica e lucide analisi:
" Gennaio 1993: cattura di Riina.
Era il momento delle stragi, del Britannia, del trattato di Maastricht, della seconda repubblica che ci avrebbe svenduto;
Aprile 2006: arresto di Bernardo Provenzano.
Nello stesso periodo elezione di Clinton negli USA, designazione di Napolitano come capo dello stato, iniziò della globalizzazione;
Gennaio 2023: presa di Matteo Messina Denaro.
A pochi passi dal Mes e del colpo finale al paese.
Quando lo "stato" avanza allo step successivo, occorre un aggiornamento relativo nell'antistato, che di questo stato è il cuore militare. Ed occorre la conseguente cortina fumogena chi svia da decisioni importanti.
Il contorno nauseabondo sono le dichiarazioni, i complimenti, i pellegrinaggi sui luoghi degli eccidi con relative foto è interviste di vittoria dello Stato, quando lo stesso non esiste più.
Ma un popolo decerebrato merita queste pagliacciate, queste parate da autistici indotti.
Risibile poi il resoconto verbale:"Come si chiama lei?" - "Matteo Messina Denaro". Bingo!
Neanche all'asilo. Era in fila per il ticket col numero del CUP.
Ricostruzioni da massa con limitate capacità mentali e zero consapevolezza storica, da Cassibile in avanti.
Raccapriccianti i titoli, le sigle dei TG, il giubilo sui social: la mafia è sconfitta, lo stato reagisce, siamo liberi.
Manca solo sarà tre volte natale e festa tutto il giorno.
La verità ha il coraggio di dirla un giornale spagnolo: "solo in Italia si può festeggiare per una cattura dopo trent'anni di latitanza, con il soggetto che era residente nella provincia di riferimento".
Solo da noi si trasformano le vergogne in trionfi.
Ma un popolo da operetta non merita la verità.
Non né è all'altezza, non né è degno.
E allora musica, ricchi premi e cotillons.
Il paese dei cretini è sempre pronto a festeggiare.
Quando dovrebbe solo piangere. "
Marco Palladino
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Cosa nostra adesso batte cassa...
Mai niente per niente e mai niente per caso.
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Pietro Cappellari
L’INVENZIONE DELL’ANTIFASCISMO
La nascita di un instrumentum regni che impedisce la pacificazione nazionale, genera odio e produce violenza
Nel 1948, con la vittoria della DC e la sconfitta dell’asse PCI-PSI, si conclusero le convulsioni scaturite dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. La ricostruzione nazionale – però – dovette fare i conti con il Movimento Sociale Italiano, pronto a raccogliere i primi successi elettorali e ad impedire nei fatti l’applicazione della XII Disposizione della Costituzione voluta dagli Angloamericani.
Negli anni ’50, poi, si pensò che il contesto politico italiano fosse pronto per superare gli strascichi dell’odio antifascista: ciò sembrò concretizzarsi nel 1960, quando il MSI appoggiò solitario il Governo Tambroni. A questo punto, il PCI e il PSI si mobilitarono massicciamente, inscenando manifestazioni violente in tutta Italia e lanciando un inconsistente allarme sul ritorno del fascismo. In realtà, sobillando la piazza, la sinistra sbarrò la porta alla possibilità di un’apertura a “destra” della DC, costringendola al “compromesso storico”: venne così resuscitata la “epopea” dei Governi dei Comitati di Liberazione Nazionale e venne riscritta la storia della Resistenza, prontamente epurata delle pagine compromettenti e magicamente posta a base fondante della Repubblica Italiana. Il MSI venne definitivamente “ghettizzato” e diventò il bersaglio di un antifascismo militante organizzato e spietato, che porterà alla stagione di sangue degli anni ’70.
Ancora oggi, il sistema ciellenista – completato anche a destra – non smette di utilizzare l’antifascismo in assenza di fascismo come spauracchio per mascherare il proprio fallimento e perpetuare il proprio potere, scatenando allucinanti “cacce alle streghe” e diffondendo un livore inutile e pericoloso. Questo breve saggio, coraggioso e controcorrente, analizza la nascita e la creazione di uno instrumentum regni – quello dell’antifascismo – la cui retorica attesta la bassezza di un dibattito politico stagnante e incapace di proiettarsi in avanti.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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gregor-samsung · 11 months
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“ C'è una parte di Italia, la quasi totalità delle persone che avrebbero dovuto combatterlo sul piano politico e con una proposta alternativa di efficacia maggiore, che ha considerato Berlusconi non il capo di una coalizione opposta alla propria e poi il presidente del Consiglio di questo Paese; ma ha passato anni e anni a parlare di lui come di un essere spregevole, un pagliaccio, un corrotto, perfino un uomo basso (un nano), un puttaniere. Si è persa un'enorme quantità di tempo e di energie a creare formule sarcastiche per il nemico e quelli che aveva intorno. In fondo, la sequela di errori che sono stati commessi nei lunghi anni di dominio di Berlusconi deriva da questa doppia e insostenibile identità che gli si è attribuita: il mostro e il pagliaccio. Insieme. Erano tutti convinti che fossero due definizioni esponenziali, e nessuno ha immaginato che invece avrebbero potuto essere due pesi che si annullavano. Quindi, né l'uno né l'altro. Nessuno lo ha mai considerato un vero mostro, perché il disprezzo e la derisione ne abbassavano i connotati, neutralizzavano il senso della tragedia, lavoravano per renderlo poco credibile. E non si ha timore vero di chi si considera poco credibile. Se non si ha timore vero dell'avversario politico, non si mettono in atto delle strategie concrete, e alternative alla sua, per combatterlo.
Quando è comparso sulla scena, nel 1994, gli elementi per combattere Berlusconi c'erano già tutti: il conflitto di interessi - e soltanto su questo si sarebbe potuta concentrare tutta la discussione democratica; le idee e i programmi, che non solo erano distanti dalla sinistra, ma erano distanti dagli interessi della maggioranza degli italiani. A questo si è in seguito aggiunta la disinvoltura con cui ha fatto alleanze e ha promesso in cambio con leggerezza, per esempio, il federalismo rovinoso che chiedeva la Lega. In più si è aggiunto ancora il modo di pensare alla politica, di fare campagna elettorale e di promettere, che era facilmente contrastabile al confronto con i risultati ottenuti: la pratica del governo è stata mediocre, con leggi che se potevano essere gravi perché fatte ad personam, lo erano ancora di più (e su questo bastava concentrarsi) perché non erano vantaggiose per la comunità. Tutti questi elementi pubblici, politici, sarebbero bastati a fare un'opposizione chiara e senza nessuna collaborazione di qualsiasi tipo; e sarebbero bastati a organizzare una controproposta politica di altra qualità. Non erano questioni soltanto sufficienti; erano questioni decisive della vita democratica di un Paese; non erano concentrate su una persona, ma sulle regole della comunità. Ciò bastava a mettere in piedi una tale quantità di energia oppositiva da poter essere comparata a una rivoluzione. Le energie invece, sono state sbriciolate e spese a interessarsi di altro: atteggiamenti, gesti e modi di vestire e di parlare; e soprattutto processi, gradi di giudizio e condanne; in particolare, su alcuni eventi scandalosi della vita privata. Non ho mai creduto che si potesse lottare per tutte queste cose insieme. Ho pensato sempre che l'energia oppositiva, in un Paese, è limitata, va salvaguardata, va spesa con razionalità e precisione. La dispersione di energie oppositive in tutti quei rivoli sarcastici, pettegoli, intrusivi, ha tolto forza alla sostanza. La concentrazione su stupidaggini è stato il centro energetico del Paese che si è opposto a Berlusconi. L'unica medaglia al valore civile da sfoggiare, in questi anni, è stata quante volte avevi deriso Berlusconi, quante volte avevi riso di Berlusconi; quanti articoli avevi scritto contro di lui, quante volte avevi espresso pubblicamente il tuo odio. Berlusconi su di noi faceva l'effetto di un dittatore all'incontrario: entravi nell'elenco dei sospettati se non parlavi male di lui. Si è ridotto tutto a un esercizio retorico dell'opposizione, dell'estraneità: con ogni probabilità, questo fenomeno ha avuto luogo per combattere la paura della diversità, la paura verso il potere di quest'uomo, con una denigrazione sul piano personale che ne abbassasse il pericolo. Ma l'operazione di dissacrazione del mito ha soprattutto distratto dalla lotta politica, dal centro delle questioni. Dalla costruzione di un'alternativa più efficace che potesse piacere al Paese. “
Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti, Einaudi (collana Super ET), 2017 [1ª ed.ne 2013]; pp. 198-200.
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unita2org · 1 month
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LUCIANO CANFORA: LEZIONI SULLA VERA DEMOCRAZIA CHE E' SOSTANZIALE E NON FORMALE
di Redazione Il passaggio dalla Prima e democratica Repubblica nata dalla lotta di liberazione dal nazifascismo alla seconda, ha determinato una progressiva cessione di potere – grazie alla complicità dei partiti di centrosinistra – in cui “La sovranità appartiene al popolo” come dice la Costituzione, verso una ristrettissima élite economica e politica che ha imposto con una serie di riforme…
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paoloxl · 9 months
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2 agosto 1980 strage alla stazione di Bologna - Osservatorio Repressione
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Il 2 Agosto del 1980 alla stazione del capoluogo emiliano l’esplosione di una bomba fece 85 vittime e 200 feriti. Tre terroristi neofascisti, Mambro, Fioravanti e Ciavardini, sono stati condannati come esecutori materiali. Ma non si conosce ancora chi c’è dietro l’eccidio.
Una strage senza mandanti. E con due degli esecutori materiali della strage condannati in via definitiva, i terroristi neofascisti (appartenenti ai Nar) Valerio Fioravanti e Francesca Mambro
Era il 2 agosto 1980, quando, alle 10.35, esplose alla stazione di Bologna una valigia carica di tritolo. Ottantacinque furono i morti, 200 i feriti, per una delle pagine più buie della storia della Repubblica. E ancora mai del tutto chiarita. Uno schiaffo ai parenti delle vittime dell’attentato, il peggiore per numero di vittime nel nostro Paese.
Lo scoppio, violento, causò il crollo delle strutture sovrastanti le sale d’aspetto di prima e seconda classe dove si trovavano gli uffici dell’azienda di ristorazione Cigar e di circa 30 metri di pensilina. E l’esplosione investì anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario. Un eccidio senza precedenti, con i corpi delle vittime portati in ospedale con gli autobus della linea 37.
All’attentato la città di Bologna rispose trasformandosi in una grande macchina di soccorso e assistenza per le vittime, sopravvissuti e parenti.
Tra le vittime, 77 erano italiane, tre erano di origine tedesca, più due inglesi, uno spagnolo, un francese e un giapponese. Persero la vita anche diversi bambini: la vittima più piccola aveva soltanto tre anni.
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italianiinguerra · 2 years
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Pillole di Seconda Guerra Mondiale: 10 luglio
Pillole di Seconda Guerra Mondiale: 10 luglio
1940 – Nella parte del territorio metropolitano francese non occupato dalle forze dell’Asse viene ufficialmente creata la Repubblica di Vichy sotto la guida del maresciallo di Francia Henri-Philippe-Omer Pétain. 1940 – Battaglia d’Inghilterra: la Luftwaffe, in preparazione dell’operazione Leone Marino, inizia a colpire i convogli inglesi che navigano nella Manica. 1941 – 1941 – 1941 – 1943 –…
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ilfascinodelvago · 1 year
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NON È LA FINE DER MONDO
È l’ultima sintesi dell’anno, quindi ne approfittamo pe fa’ un breve recap delle sfighe de un anno che sembra esse stato ‘na merda ma alla fine è tutta apparenza, niente de veramente grave. >> 
Non se semo annati ai mondiali: è la seconda volta de fila (non era mai successo prima). Oh ma mica è la fine der mondo, se ce impegnamo e ce dice culo, tipo che arrivamo allo spareggio co’ la primavera der Lussemburgo, magari ai prossimi riuscimo pure a qualificacce. >> 
È cascato er Governo Draghi ma tranquilli che 'ns’è fatto gnente! Ar posto suo c’avemo er governo più a destra de tutta la storia de la Repubblica che ar confronto Tambroni sembra un boyscout ma che vuoi che sia, alla fine è normale dialettica democratica. >> 
È schioppata pure la Regina Elisabetta, è la prima volta che a Natale non c’è er discorso suo in TV, perché lei esisteva da prima della TV. Ma noi a Roma avemo inventato un detto fatto apposta pe’ ste occasioni: morto un papa se ne fa un antro. È così da sempre, daje Carlè. >> 
Musk ha buttato ner cesso 44mld pe’ fasse na partita a Twitter e tu stai a piagne perché pe’ na multa in divieto de sosta? Lascià sta che ha fatto così tanti casini che pò esse’ pure che twitter schiatta, semo sopravvissuti alla fine de MySpace, sopravviveremo pure a questo. >> 
I prezzi dell’energia so’ schizzati alle stelle, la gente ormai pur de non accende er riscaldamento se butta sul cachemire che je costa de meno. È aumentato tutto, solo lo stipendio tuo è rimasto quello de trent’anni fa ma va bene così, lo fanno apposta pe fatte sentì giovane. >> 
È finita pure la pandemia, cioè non è che proprio finita, è che se semo rotti er cazzo noi e avemo deciso che mo è “solo un’influenza”, che in fondo de influenza non è mai morto ness… Vabbè il concetto è quello, mo rimane giusto da spiegallo ar virus. >> 
È morta ‘na donna ogni tre giorni ammazzata dar marito o dar compagno, venti lavoratori a settimana per “incidente”, quasi cento suicidi in carcere. Ma è roba che ormai succede tutti l’anni se ancora non te sei abituato è corpa tua, er mondo funziona così non è mica un dramma. >> 
Non semo mai stati così vicini al rischio de guerra nucleare, pare wargames ma ar posto der computer c’è na manica de deficienti. Quelli bravi però dicono che è un bluff, e che er vento tira in per di là e non c’è da preoccupasse. Ar massimo na grattata de cojoni scaramantica. >> 
Il clima è impazzito, la Marmolada s’è sbriciolata, er Po e l’antri fiumi asciuti, luglio era un forno, Natale lo stamo a fa’ coi bermuda, alluvioni e frane avemo perso er conto, i primi sei anni più caldi der secolo stanno tutti tra er 2014 e oggi. Ma non è la fine der mondo. >> 
Er mondo un modo lo trova sempre, lo troverà pure nel 2023. Ar massimo, proprio a volé esse cacacazzi, pò esse che è la fine tua, ma er mondo va avanti pure senza te e me e tutti l’antri, mica sta a guardà er capello. Quindi avanti tranquillo (che lo sai che fine ha fatto).
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goodbearblind · 1 year
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QUATTRO STRONZI
Me lo ricordo quel pomeriggio.
Doveva essere sabato pomeriggio; un sabato pomeriggio di metà anni novanta, con noi poco più che diciottenni che facevamo cose da poco più che diciottenni degli anni novanta: stavamo a casa di chi aveva “casa libera”, bevevamo, fumavamo, cazzeggiavamo.
Non c’erano gli smatphone, né i pc. Non c’era nemmeno internet, né you tube; però in qualche modo -parrà strano- ci divertivamo lo stesso. C’erano le sigarette che facevano ridere, e c’erano le videocassette.
E quel pomeriggio P. aveva tirato fuori una videocassetta tipo “Top 20 punizioni della storia del calcio” e buttati sul divano ci godevamo una serie di prodezze balistiche in bassa definizione, o addirittura in bianco e nero, con un sottofondo di una musichetta improbabile. Ad un certo punto le immagini si fanno sgranate, e una didascalia con pixeloni enormi spiega che siamo ai mondiali del ‘74, partita Brasile – Zaire.
Punizione a favore del Brasile poco fuori area, appena decentrata sulla sinistra. Il 10 del Brasile (che scopriremo poi essere Rivellino) si appresta a calciare; di fronte a lui il muro verde della barriera dello Zaire. L’arbitro fischia, ci aspettiamo tutti l’ennesimo capolavoro che aggira la barriera e si infila nell’angolino. E invece a sorpresa un difensore si stacca dalla barriera, corre come un pazzo sulla palla, la colpisce con ignoranza e la scaglia lontanissimo. I Brasiliani sono increduli, e mentre noi impazziamo sul divano, l’arbitro lo ammonisce.
Abbiamo riso fino alle lacrime, abbiamo rivisto la scena decine di volte, avanti, indietro, a rallentatore, poi una pietosa citofonata della mamma di P. ci ha costretti ad aprire le finestre e ripulire in tuta fretta le tracce del nostro vizioso pomeriggio, per poi salutare la padrona di casa e ritirarci con la coda tra le gambe, ancora sghignazzando per la prodezza dello Zairese.
E nei mesi successivi “l’africano che non sapeva le regole” è stato un leitmotiv di battute e scherzi, poi pian piano la cosa è passata nel dimenticatoio.
Fino a qualche tempo fa, quando nel giocare a tirare le punizioni con mio figlio Fabrizio mi sono ricordato dell’episodio e gliel’ho raccontato, per farlo ridere. Naturalmente -essendo lui un nativo digitale- mi ha chiesto di vedere il video, e in effetti dopo una breve ricerca ho ritrovato su you tube quel filmato che avevo visto l’ultima volta in VHF quasi trent’anni fa.
E insieme al video ho trovato la storia.
La storia della Repubblica Democratica del Congo, che dopo un colpo di stato militare propiziato dalla Cia si è trasformata in Zaire, guidata dal Colonnello Mobutu;
La storia di Mobutu, passato alla Storia come uno dei dittatori più sanguinari e corrotti della tormentata Africa, tanto da assurgere ad emblema del tipico “dittatore africano” e da far definire per la prima volta il suo governo col poco lusinghiero epiteto di “cleptocrazia”, o governo della corruzione;
La storia della prima squadra di calcio dell’Africa nera a partecipare ad un Mondiale di calcio, partita nel 1974 dallo Zaire alla volta della Germania con aspettative propagandistiche da parte del suo dittatore, e sconfitta per 2-0 all’esordio contro la Scozia, e addirittura 9-0 alla seconda partita contro la Jugoslavia, e che alla terza ed ultima partita del girone avrebbe dovuto affrontare il Brasile;
La storia di un jet privato atterrato in Germania con a bordo le guardie private di Mobutu, che hanno preteso un incontro a porte chiuse con la squadra e hanno detto senza mezzi termini ai giocatori che le loro famiglie rimaste in Africa erano ostaggio dell’esercito, e che una sconfitta contro il Brasile per più di 3 a 0 sarebbe costata la vita ai giocatori stessi e ai loro familiari, così come qualunque tentativo di fuga o di denuncia;
La storia di undici uomini terrorizzati che hanno giocato un’intera partita contro i Campioni del Mondo uscenti del Brasile (che per qualificarsi doveva vincere con almeno tre gol di scarto) lottando su ogni palla; undici uomini che con la forza della disperazione sono riusciti a mantenere il punteggio sul tre a zero fino all’85 minuto, quando venne assegnata quella punizione dal limite a Junino;
La storia di Joseph Mwepu Ilunga, numero 2 dello Zaire, che all’85 minuto è in barriera e sa che per salvare la sua vita e quella dei suoi cari da una morte atroce deve resistere per altri cinque minuti, cinque maledetti minuti; e vede sulla palla Rivellino con la maglia del Brasile e il numero 10 sulle spalle, e sa che quel pallone può essere la sua condanna a morte, e ha paura, ha una fottuta paura, e sa che deve fare qualcosa, che Rivellino con i suoi piedini fatati quel pallone non lo deve toccare. E quando sente il fischio dell’arbitro si lancia su quel pallone e lo colpisce con tutta la forza del suo terrore e della sua disperazione, per mandarlo il più lontano possibile.
La storia dei giocatori del Brasile, che da quel gesto apparentemente folle rimangono spiazzati e, ormai qualificati, praticamente smettono di giocare fermando il risultato sul 3-0;
La storia di tutto il mondo che per anni ha riso di Mwepu, l’africano che giocava al Mondiale senza sapere le regole, e che ha celebrato il momento come “la punizione battuta al contrario”
La storia di un giornalista, che nel 2002, dopo la morte di Mobutu e la caduta della dittatura, ha ricostruito l’intera vicenda, rivelando una delle pagine più drammatiche della storia del calcio consumatasi sotto gli occhi ignari di tutto il mondo;
La storia di noi quattro, che eravamo davvero quattro stronzi.
La Storia del mondo, che è fatta dalle storie degli uomini, e in queste trova un senso e un compimento.
Storie drammatiche, ridicole, tragiche, miserabili, nel loro piccolo meravigliose.
#StorieDaCaffè
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