Tumgik
#Matrimonio Puglia - Salento
Trampolieri Matrimonio Lecce
ARTISTI DI STRADA PER MATRIMONISpettacoli per eventi esclusivi e matrimonio con bellissimi trampolieri sposo sposaSe desiderate un matrimonio originale, creativo e magico, e volete assolutamente lasciare senza parole i vostri ospiti, potrete riuscirci solo se proponete loro uno degli spettacoli con i trampolieri in abito da sposi. All-focus Open Circus Puglia propone spettacoli composti da…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
Text
@ig_italia 🇮🇹🤌 italia
• • • • •
#italia #pasta
#Buongiorno ragazzi, dove e quando nasce la pasta?
Per rispondere a questa domanda bisogna partire dal fatto che per lungo tempo il modello alimentare della penisola si basava sul binomio carne–verdura, fino a quando nel 1630 a Napoli, sotto gli Spagnoli durante la grave crisi economica e sociale di quel periodo, vi fu lo svuotamento delle campagne e la concentrazione demografica in città, aumentando la grande carestia e portando la popolazione alla fame. Negli angoli delle strade spuntarono i primi cosiddetti “food track” ovvero i cucina spaghetti, dove la gente poteva sfamarsi.
Sempre all'ombra del Vesuvio, nel 1800, inizia il matrimonio tra spaghetti (o vermicelli) e la salsa al pomodoro, prima infatti la pasta veniva condita con grasso di maiale e formaggio.
Ma forme di pasta le ritroviamo anche nei secoli precedenti, dalle lagane prime sfoglie di pasta lavorate in epoca greco-romana simili a lasagne che venivano farcite con carne e cotte al forno, alla vera rivoluzione della pasta secca nel Medioevo, intorno al 1100, grazie alla tecnica di essiccazione introdotta dagli arabi in Sicilia per poter commercializzare i primi “spaghetti legati” in Liguria e Campania.
Possiamo dire che la pasta secca industriale, nasce in Sicilia grazie agli arabi nel Medioevo, ma piano piano risale la penisola, diventando pietanza di massa a Napoli, per poi essere esportata in tutto il mondo.
Noi ve ne proponiamo dieci a voi la scelta.
1. @angy.r_ a Bari Vecchia
2. @gabriellapozzi a Boccadasse
3. @osteria_da_fortunata_official a Roma
4. @elenamonteleone a Riomaggiore
5. @sciuralella nel Salento (amore passa
6. @ilmiopiattoacolori a Milano
7. @priiscillaguerra a Moncalieri video
8. @midivertoacucinare nel Salento
9. @thegingerwanderlust a Roma
10. @angi_polkadot in Puglia
#ig_italia #mediterraneo
2 notes · View notes
Text
Roberto Bolle testimone di nozze tra étoile della Scala, in Salento
I primi ballerini del Teatro alla Scala di Milano si sono sposati in Puglia, paese di origine delle sposa. Un matrimonio da sogno celebrato nella basilica di Santa Caterina D’Alessandria di Galatina. I festeggiamenti con parenti e amici, tra una taranta e un tango tra gli sposi, sono invece avvenuti alla Masseria di San Lorenzo, una location del’500 a pochi chilometri da Lecce. Testimone di nozze…
View On WordPress
0 notes
corallorosso · 4 years
Photo
Tumblr media
Leggo che in soli due giorni: a Torino hanno scoperto una discoteca che faceva entrare di soppiatto la gente, facendola ballare senza mascherina, e parliamo di 60 persone; in Salento addirittura anche peggio: serata in discoteca con 400 persone, un battaglione quasi; in provincia di Napoli hanno organizzato un matrimonio con 120 invitati (più cantante neomelodico). Allora io vi voglio dir questo: voi vi credete furbi. E non c’entra la stanchezza, l’essersi rotti le scatole. Perché tanta gente la fame l’ha fatta e la fa davvero anche oggi e le ca**te che fate voi non le fa. È che pensate di essere al di sopra degli altri, e vi credete dritti, furbi, astuti come volpi a fare cose del genere. Allora quando per colpa di gente come voi si tornerà tutti chiusi, voglio vedere cosa farete. Cosa faranno i 400 ragazzi e ragazze di quella discoteca in Puglia, quando per la crisi quel lavoretto che oggi fanno per mantenersi farà loro un bel ciaone; voglio vedere cosa diranno i tre esercenti (discoteche e ristorante per matrimonio), quando e se si dovrà richiudere e si ritroveranno senza clienti. Voglio vedere con la vostra furbizia cosa farete. Di certo il diritto di lamentarvi lo avrete perso, poco ma sicuro. L. Cecchi
8 notes · View notes
Photo
Tumblr media
Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/02/22/la-letteratura-di-viaggio-e-viaggiatori-stranieri-in-puglia-fra-settecento-e-ottocento/
La letteratura di viaggio e viaggiatori stranieri in Puglia fra Settecento e Ottocento
DUE INGLESI ED UN TEDESCO
di Paolo Vincenti
Gli inglesi e il tedesco del titolo sono tre viaggiatori che nei secoli scorsi hanno raggiunto le nostre contrade. Ora, la letteratura di viaggio è un campo sterminato e anche sui viaggiatori stranieri in Puglia fra Settecento e Ottocento vi è una bibliografia talmente vasta che non appesantirò questo articolo, riportandola.
Mi sia concesso solo fare una brevissima introduzione su quell’importante fenomeno che va sotto il nome di “Grand Tour”, e poi mi intratterrò sui tre personaggi che, dei tanti, mi sembrano fra i più interessanti. Il Grand Tour è un fenomeno culturale tipicamente settecentesco.
Con questa espressione si è soliti definire il viaggio di istruzione e di formazione, ma anche di divertimento e di svago, che le élites europee intraprendono attraverso l’Europa fra Settecento e Ottocento. Protagonisti indiscussi del Grand Tour sono i giovani che hanno appena concluso gli studi, e in generale quegli intellettuali che specie nel Romanticismo erano imbevuti di cultura classica e dunque desideravano venire in Italia, come dire alla fonte di quella enorme ricchezza culturale che dal nostro Paese si era irradiata in tutta Europa.
Per i rampolli dell’aristocrazia francese, inglese, tedesca, pieni di cultura libresca ma poco pratici del mondo e degli uomini, il viaggio in Italia si presentava come un’esperienza irrinunciabile, certo indispensabile al fine di perfezionare la propria educazione. Essi vedevano nell’Italia la culla dell’arte e per esteso della civiltà mediterranea, grazie alla storia gloriosa di Roma, a sua volta tributaria della Grecia. E così si mettono in viaggio non solo i giovani, ma anche diplomatici, filosofi, collezionisti, romanzieri, poeti, artisti. Ciò dà origine ad una sterminata produzione, epistolari, diari, reportages di viaggio, romanzi, poesie, e non solo di carattere letterario ma anche artistico, pensiamo al famoso “Voyage pittoresque ou description du Royaume de Naples et de Sicile”, in cinque volumi, che realizzò l’abate francese Richard de Saint-Non tra il 1778 e il 1787, su incarico degli editori Richard e Labord.
Uno dei primi viaggiatori inglesi ad arrivare in terra salentina è Crauford Tait Ramage,1803-1878. Egli dimorava a Napoli come precettore dei figli del console Henry Lushington e, nel 1828, intraprese il suo viaggio nelle province meridionali, visitando il Salento. Rimane affascinato dalla bellezza di Otranto, poiché egli, come moltissimi inglesi dell’epoca, associava il nome di Otranto al romanzo di Horace Walpole ( il quale però non era mai stato ad Otranto)[1].
Nella sua opera “The nooks ad by-ways of Italy”, presso l’Editore Howell, Liverpool, del 1868[2], egli annota tutto quello che vede, catturato dall’irresistibile fascino dei nostri paesi e paesini, e per questo osserva anche la vita quotidiana, gli usi e le abitudini della nostra gente, anche se non sempre si dimostra preciso ed attento, come sottolinea Carlo Stasi a proposito del suo passaggio nel Capo di Leuca[3].
Il suo libro, dedicato al Generale Carlo Filangeri, è un resoconto di viaggio, sotto forma di lettere scritte ad un parente. Le lettere che riguardano la Puglia vanno dalla XXIII alla XXIX.
Come spiega bene il sottotitolo dell’opera, “Vagando in cerca dei suoi antichi resti e delle moderne superstizioni”, il Ramage, pur essendo spirito illuminista, è attirato dalle stranezze, o per meglio dire è attirato dalla suggestione che queste stranezze sembrano esercitare sul nostro popolo. Egli, che si professa materialista, e in effetti è uno storico serio e puntiglioso, trova grande meraviglia e interesse antropologico nel notare la creduloneria, le supersitizioni, l’ignoranza che allignano fra i salentini. Si ferma di fronte al fenomeno delle tarantate, che fa discendere dai culti orgiastici della dea Cibele. Tuttavia, ama la bellezza classica di questi posti. Infatti rimane molto colpito da Lecce e dalla sua architettura barocca, anche se, come già Swinburne, non apprezza la Chiesa di Santa Croce.
Anche il grande poeta Henry Swinburne, infatti, venne nel Regno delle Due Sicilie e visitò la Puglia da Foggia fino a Lecce. Nel suo libro “Travels in the Two Sicilies” del 1783, passa in rassegna tutte le città e i paesi che visita. Parla delle donne che danzano sfrenatamente delle danze bacchiche, a Brindisi, e che egli crede morsicate dalle tarantole, e parla anche di Lecce. Di particolare interesse, il suo disappunto di fronte al barocco leccese e a quello che ne è il monumento simbolo, la Chiesa di Santa Croce, che derubrica a pessimo esempio di commistione fra stili diversi. Lo Swinburne detesta la città di Lecce e la sua architettura, d’accordo in questo con un altro celebre intellettuale, il Riedesel, che è il secondo protagonista del nostro pezzo.
Il tedesco Johann Hermann von Riedesel, barone di Eisenbach, 1740-1785, è un appassionato archeologo che vuole descrivere ai suoi connazionali le antichità classiche dell’Italia. Il suo libro, “Un viaggiatore tedesco in Puglia nella seconda metà del sec. XVIII. Lettere di J.H.Riedesel a J.J.Winckelmann”, è, come dice il titolo, un’opera epistolare, diretta al famoso archeologo Winckelmann[4].
Diplomatico e ministro prussiano, Riedesel aveva conosciuto a Roma e frequentato il Winckelmann, il quale gli aveva fatto da guida nella esplorazione dei monumenti della città. Infatti, e non potrebbe essere diversamente, nella descrizione che il Riedesel fa dell’Italia Meridionale, in particolare della Regione salentina, si avverte l’influenza del Winckelmann. Come detto, in fatto di architettura egli non ama lo stile barocco, che definisce “il più detestabile”, mentre apprezza molto la semplicità delle architetture mediterranee e in particolare delle pajare e dei muretti a secco. “Non restano però estranee al tedesco, acuto osservatore di uomini e cose, la vita economica e quella sociale delle contrade visitate”, come scrive Enzo Panareo[5].
Il suo libro divenne un punto di riferimento in Germania e fu molto letto, anche da Goethe, che lo elogia nella sua opera “Viaggio in Italia”, in cui sostiene di portarlo sempre con sé, come un breviario o un talismano, tale l’influenza che quel volume, per la puntigliosità e l’esattezza delle notizie, esercitava sugli intellettuali.
Janet Ross ,1842-1927, giornalista, storica e autrice di libri di cucina, arriva nel Salento nel 1888. Memorabile il suo incontro con Sigismondo Castromediano, che le racconta la storia della sua vita. Janet Ross pubblicò nel 1889 in Inghilterra le sue relazioni di viaggio in Puglia, in “La terra di Manfredi, principe di Taranto e re di Sicilia. Escursioni in zone remote dell’Italia Meridionale”, successivamente tradotto e pubblicato in Italia col titolo “La terra di Manfredi”[6].
Un racconto davvero interessante, fra lo storico-artistico e l’antropologico, impreziosito dai disegni di Carlo Orsi, compagno di viaggio della Ross, e ripubblicato ancora nel 1978 in Italia col titolo “La Puglia nell’800 (La terra di Manfredi)”.[7] Bisogna dire che la figura del Re Manfredi, come tutti gli Svevi, suggestionava fortemente la viaggiatrice inglese. Nella mentalità dei britannici, infatti, questa era una dinastia eroica, avendo lottato contro il papato.
Nei luoghi visitati – nell’ordine: Trani, Andria, Castel del Monte, Barletta, Bari, Taranto, Oria, Manduria, Lecce, Galatina, Otranto, Foggia, Lucera, Manfredonia, Montesantangelo, Benevento – , la Ross cerca le antiche vestigia di una civiltà, quella appula, ricca di gloriose tradizioni.
Determinante fu il suo incontro con Giacomo Lacaita. Come scrive Nicola De Donno, recensendo il libro curato da Vittorio Zacchino, “L’autrice, che era stata a Firenze, la capitale italiana degli inglesi, ed in Puglia anche l’anno precedente, ci informa che non avrebbe composto il suo libro senza l’incoraggiamento di Giacomo Lacaita, o meglio di sir James Lacaita, come sempre lo chiama. A Leucaspide, presso Taranto, che era la residenza di campagna dei Lacaita, ella rimase ospite per alcuni giorni e di lì il Lacaita le preparò escursioni ed in alcune l’accompagnò, le dette consigli e le suggerì riferimenti culturali. Egli era, al tempo del viaggio, senatore del regno d’Italia ed aveva settantacinque anni.
Nativo di Manduria, laureato in giurisprudenza a Napoli ed introdotto nella buona società cosmopolita della capitale dalla principessa di Leporano, di cui suo padre era stato amministratore, fu impiegato come legale dal consolato inglese, ove strinse relazioni importanti, fece da guida al Gladstone nella sua famosa visita a Napoli, ebbe, probabilmente per ciò, noie dalla polizia borbonica. Riuscì, nonostante tutto, ad ottenere da Ferdinando II un passaporto per l’Inghilterra nel 1851 e non tornò più a Napoli. A Londra fece un nobile matrimonio che gli aprì molte porte, si convertì all’anglicanesimo e naturalizzò, ebbe incarichi presso diplomatici.
E’ quasi certo che venne agganciato dalla diplomazia segreta di Cavour; da vecchio si vantò, a nostro giudizio poco credibilmente, di avere scongiurato lui che l’Inghilterra nel ’60 impedisse a Garibaldi di passare lo stretto e invadere la Calabria e tutto il Napoletano. Dopo l’unità tornò in Italia, fu candidato governativo alla Camera, si riconverti al cattolicesimo e venne fatto senatore.
Acquistò la tenuta di Leucaspide, la restaurò e vi si stabilì. Grandi e piccoli personaggi passavano dalla masseria, la quale divenne un nodo significativo di quei legami post-risorgimentali fra la buona società inglese e il turismo in Italia, di cui il viaggio della Ross fu una manifestazione.
In questo filone si inserisce anche, nel libro, l’incontro a Lecce con il Castromediano e la scoperta che questi era stato assistito in Inghilterra, quando evase dalla nave che lo deportava in America, dalla nonna della Ross. (Il racconto di galera che gli mette in bocca non è però originale: è una parafrasi dell’articolo Da Procida a Montefusco, che il Castromediano stampò nella strenna « Lecce 1881 » dell’editore Giuseppe Spacciante).
Il libro riporta molte annotazioni etniche e demografiche, sull’abbigliamento, su usi e costumi dei pugliesi, sulle fiere e i pellegrinaggi, le superstizioni soprattutto, i riti pasquali, le danze e i canti, ecc. Parla della pizzica pizzica facendo delle descrizioni puntuali ma anche coinvolgenti, nel puro spirito romantico da cui questa viaggiatrice era sostenuta”[8].
Janet Ross è una studiosa davvero attenta. Il contributo demo etno antropologico del suo libro è rilevante, perché ella, nella nostra Terra d’Otranto, annota tutto, fiabe, racconti popolari, superstizioni, riti magici, riporta tre canzoni, “Riccio Riccio”, “Larilà” e “La Gallipolina”, e poi si sofferma sul fenomeno del tarantismo, distinguendo fra “tarantismo secco ” e “tarantismo umido”, sottolineando per il primo l’importanza della presenza dei colori e per il secondo l’importanza dell’acqua nel cerimoniale.
Molto belle e coinvolgenti le descrizioni del ballo della pizzica pizzica che fa alla masseria Leucaspide con i lavoranti di Sir Lacaita. Una personalità davvero interessante, insomma. La Ross, corrispondente del Times, grande viaggiatrice, nel 1867, insieme al marito Henry Ross, un ricco banchiere, si stabilì in Toscana, dove continuò la sua carriera di scrittrice.
In Puglia, ella trova un mondo che non pensava potesse esistere, e se ne innamora. Ecco perché riesce a rendere con tanta efficacia usi e costumi della gente dell’antica Terra d’Otranto.
  [1] Vasta la letteratura su Horarce Walpole, 1717-1797, e sulla sua opera “Il castello di Otranto”, primo romanzo gotico della storia.
[2] Pubblicata in Italia col titolo “Viaggio nel regno delle due Sicilie”, a cura di Edith Clay, traduzione di Elena Lante Rospigliosi, Roma, De Luca Editore, 1966, e poi anche in Crauford Tait Ramage, Vagando in cerca dei suoi antichi resti e delle moderne superstizioni, contenuto in Angela Cecere, “Viaggiatori inglesi in Puglia nel Settecento”, Fasano, Schena, 1989, pp. 37 e segg., e successivamente in Angela Cecere, La Puglia nei diari di viaggio di H. Swinburne, Crauford Tait Ramage, Norman Douglas, contenuto in “Annali della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Bari”, Terza serie, 1989 -90/X, Fasano, 1993, p. 63.
  [3] Carlo Stasi, Uno straniero dal nome strano ed un contadino dall’aspetto sveglio, in “Annu novu Salve vecchiu”, n.9 , Edizioni Vantaggio, Galatina, Editrice Salentina, 1995, pp.72-76.
[4] Johann Hermann von Riedesel ,“Un viaggiatore tedesco in Puglia nella seconda metà del sec. XVIII. Lettere di J.H.Riedesel a J.J.Winckelmann”, Prefazione e note di Luigi Correra, Martina Franca, Editrice Apulia, 1913, poi ristampata in Tommaso Pedio, “Nella Puglia del 700 (Lettera a J.J. Winckelmann)”, Cavallino, Capone, 1979
[5] Enzo Panareo, Viaggiatori in Salento, in “Rassegna trimestrale della Banca agricola popolare di Matino e Lecce”, a.V, n.2, Matino, giugno 1979, p.54.
[6] Janet Ross, “La terra di Manfredi”, Vecchi Editore, 1899.
[7] “La Puglia nell’800 (La terra di Manfredi)”, a cura di Vittorio Zacchino, Cavallino, Capone Editore, 1978.
[8] Nicola De Donno, “La Puglia nell’800 (La terra di Manfredi)”, in “Sallentum”, Anno I, n.1, sett.-dic. 1978, Galatina, Editrice Salentina, 1978, p.138.
3 notes · View notes
giancarlonicoli · 3 years
Link
3 ago 2021 17:54
MONTE DEI DEMOCRATICI DI SIENA – I GROVIGLI, I DISEGNI E LE LITI DELLA SINISTRA SU MPS: L’ISTITUTO È SEMPRE STATO TELE-GUIDATO DALLA POLITICA, PRIMA DAL PCI, POI DAL PDS E INFINE DAL PD – LA FOTO DI MUSSARI E AMATO CHE GUARDANO IL PALIO DALLA FINESTRA, L’ACQUISTO DI BANCA 121 NEL COLLEGIO DI D’ALEMA, IL DISASTRO ANTONVENETA, LA NOMINA DI PROFUMO E L’EX MINISTRO DELL’ECONOMIA PADOAN, DIVENTATO PRESIDENTE DI UNICREDIT (CHE ORA SI VUOLE PAPPARE SIENA…) – IL SINDACO DE MOSSI: "CITTÀ NON RIMANGA SUPINA. NON SIAMO AL SUPERMERCATO"
-
1 - MPS: SINDACO SIENA,NON SIAMO SUPERMERCATO,CITTÀ NON SUPINA
(ANSA) - SIENA, 03 AGO - "Non siamo al supermercato, respingo fortemente l'idea che questa città rimanga supina di fronte a qualsiasi decisione". Così il sindaco di Siena Luigi De Mossi su Mps durante un incontro con i giornalisti. "Gli uomini Monte hanno fatto grande questa città e hanno diritto di non essere rottamati" ha aggiunto De Mossi. (ANSA).
2 - IL GROVIGLIO DI SINISTRA CHE HA PORTATO MPS IN GINOCCHIO DA ORCEL
Camilla Conti per "la Verità"
C'è una foto che rappresenta il simbolo di quel «groviglio armonioso» che per decenni ha stretto Siena. Dietro a una finestra della Fondazione Mps, in quello scatto ormai ingiallito dal tempo, ci sono tre persone che osservano la corsa del Palio: Giuseppe Mussari, già asceso dalla Fondazione al vertice del Monte grazie a un accordo politico fra esponenti della Margherita e dell'allora Pci; Giuliano Amato (ex premier oggi giudice e vicepresidente della Corte costituzionale); e l'ex sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi.
Ricordi di gruppo, quando la sinistra aveva la sua banca con vista su piazza del Campo. E quando le lotte interne ai Ds determinavano le mosse del risiko. All'inizio del 2000, Mps compra Banca 121, la banca del Salento, nel cuore della Puglia, collegio di Massimo D'Alema, e la paga 2.500 miliardi di vecchie lire.
A guidare Banca 121 c'era Vincenzo De Bustis, considerato vicino al «líder Maximo» e diventato poi direttore generale dello stesso Monte (e poi anche ad della Popolare di Bari). Ma a creare fratture tra le correnti è il fidanzamento fra il Monte e la romana Bnl, che avrebbe dovuto portare a una fusione saltata almeno un paio di volte.
La prima è nell'estate del 2000, quando le nozze fra Siena e Roma vengono sponsorizzate dall'allora presidente Ds, D'Alema, con il placet del governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio. Altre pressioni arrivano anche da Vincenzo Visco, in quel periodo ministro del Tesoro, e da Amato.
 Il matrimonio con Bnl, però, salta per lo stop di Walter Veltroni (allora sindaco di Roma e antagonista di D'Alema dentro al nascente Pd), con il sostegno dei prodiani. Poco dopo scoppierà la calda estate delle scalate bancarie e Bnl finirà nel mirino delle coop rosse capitanate dall'allora patron di Unipol, Giovanni Consorte: il 31 dicembre 2005 Il Giornale pubblicherà stralci di un'intercettazione fra lui e Piero Fassino, allora segretario dei Ds, in cui quest' ultimo gli chiedeva: «E allora siamo padroni di una banca?».
È anche l'estate dei «furbetti del quartierino» (copyright Stefano Ricucci), capitanati da Gianpiero Fiorani e che tenteranno, invano, di mettere le mani su Antonveneta. Da quelle scalate si sfila il Monte, che però due anni dopo comprerà proprio la banca padovana. L'inizio della fine, Il «peccato originale» della crisi del Monte. Accompagnato in quel novembre del 2007, dal plauso unanime degli esponenti in casa Ds-Pd. Galvanizzati dall'ingresso nell'alta finanza.
Nomi e cognomi finiti nei faldoni delle inchieste giudiziarie. Prima quella del 2010 sulla privatizzazione dell'aeroporto di Ampugnano e poi quelle uscite nel 2013 sull'inchiesta Antonveneta. Gabriello Mancini, ex presidente della fondazione, nel luglio 2012 ai magistrati senesi racconta della spartizione di poltrone: «La mia nomina, come quella dell'avvocato Mussari alla guida della banca, fu decisa dai maggiorenti della politica locale e regionale e condivisa dai vertici della politica nazionale».
L'ex sindaco di Siena nonché ex deputato inquadrato nell'area dalemiana dei Ds, Ceccuzzi, cita un colloquio con Fassino, che disse «di fare scelte oculate per il bene della banca e del territorio».
E con D'Alema lo stesso Ceccuzzi parla della nomina di Alessandro Profumo: «Nell'autunno del 2011 pensammo di cambiare direttore generale e ci rivolgemmo anche ad Alessandro Profumo, che però rifiutò lasciando la porta aperta a una sua possibile nomina alla presidenza.
Con il passare dei mesi la situazione diventava sempre più difficile e mi rivolsi a Massimo D'Alema. Naturalmente lo invitai a contattare Profumo per fare pressioni perché accettasse l'offerta».
L'incontro ravvicinato con D'Alema si svolse in piazza Farnese, a Roma, nella sede di Italianieuropei. Eppure qualche mese prima, il 24 gennaio del 2013, lo stesso D'Alema aveva dichiarato: «Il Monte dei Paschi non è mai stato un punto di riferimento del nostro partito».
D'Alema, Veltroni e anche Matteo Renzi. Che a Repubblica, nel luglio del 2016, ammette: «Su Mps, non prendiamoci in giro: le responsabilità di una parte politica della sinistra, romana e senese, sono enormi». Già, non prendiamoci in giro. Tre anni prima l'ex sindaco di Siena, Bruno Valentini, aveva mandato un sms a Renzi: «Allora procedo così su Mps?».
A raccontarlo è lo stesso Renzi il primo settembre del 2013, quando è ancora sindaco di Firenze, sul palco della festa democratica di Genova: «Ieri mi ha mandato un messaggino, "Matteo, allora vado a dritto sulle nomine, okay?". E io gli ho risposto: "Bruno ma che c'entro io con le nomine del Monte Paschi". Perché la politica non deve mettere bocca in queste cose».
È lo stesso Renzi che poi da premier, nel luglio 2016, avrebbe incontrato a pranzo il gran capo di Jp Morgan, Jamie Dimon, per fargli risanare il Monte già scassato. In questi giorni Renzi ha consigliato a Enrico Letta, candidato alle suppletive di ottobre, di «fare una chiamata a Scaramelli che in quel collegio ha preso il 7,5%», riferendosi al maggiorente senese di Italia viva, Stefano Scaramelli, nonché vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana.
Qualche anno fa lo stesso Scaramelli, ex sindaco di Chiusi, racconta in un'intervista a una radio della città di una riunione avvenuta nel 2011 in cui si era deciso che la fondazione avrebbe coperto l'aumento di capitale per l'acquisto di Antonveneta: presenti tutti gli organi del partito e il presidente della Fondazione Mps, Gabriello Mancini, decisero (Scaramelli dice di essere stato contrario) sull'aumento di capitale della banca.
Abbiamo raccontato i grovigli del passato che il Pd, così preoccupato ora per i destini di Siena, sembra aver dimenticato con un processo di rimozione kafkiano. Ma se oggi siamo arrivati alla trattativa tra Unicredit e il Mef è anche per la strategia assai più recente e dunque difficile da omettere con amnesie improvvise.
Il «pacchetto» proposto ad Andrea Orcel è stato infatti impostato da un dalemiano di ferro come l'ex ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri. Che a settembre 2020 assicurava: «Una grande banca come Mps va rilanciata, non spezzettata». E nel frattempo spingeva per la soluzione Unicredit con Pier Carlo Padoan presidente, che avrebbe potuto chiudere un cerchio aperto tanti anni fa.
0 notes
novalistream · 4 years
Photo
Tumblr media
Leggo che in soli due giorni: a Torino hanno scoperto una discoteca che faceva entrare di soppiatto la gente, facendola ballare senza mascherina, e parliamo di 60 persone; in Salento addirittura anche peggio: serata in discoteca con 400 persone, un battaglione quasi; in provincia di Napoli hanno organizzato un matrimonio con 120 invitati (più cantante neomelodico). Allora io vi voglio dir questo: voi vi credete furbi. E non c’entra la stanchezza, l’essersi rotti le scatole. Perché tanta gente la fame l’ha fatta e la fa davvero anche oggi e le ca**te che fate voi non le fa. È che pensate di essere al di sopra degli altri, e vi credete dritti, furbi, astuti come volpi a fare cose del genere. Allora quando per colpa di gente come voi si tornerà tutti chiusi, voglio vedere cosa farete. Cosa faranno i 400 ragazzi e ragazze di quella discoteca in Puglia, quando per la crisi quel lavoretto che oggi fanno per mantenersi farà loro un bel ciaone; voglio vedere cosa diranno i tre esercenti (discoteche e ristorante per matrimonio), quando e se si dovrà richiudere e si ritroveranno senza clienti. Voglio vedere con la vostra furbizia cosa farete. Di certo il diritto di lamentarvi lo avrete perso, poco ma sicuro. L. Cecchi
0 notes
freedomtripitaly · 4 years
Photo
Tumblr media
Incantevole terra di mare, sole, pittoreschi borghi, città d’arte e splendide coste, la Puglia conserva intatta la sua bellezza e attrae come sempre numerose sfilate di vip nazionali e internazionali. Dopo aver affascinato David e Victoria Beckham con i figli nell’estate 2019 e aver conquistato Federica Panicucci e il compagno imprenditore Marco Bacini, è adesso la volta di Mara Venier che, secondo le indiscrezioni, avrebbe scelto la zona tra Capitolo di Monopoli e Savelletri di Fasano per il suo matrimonio bis con il marito Nicola Carraro. I due, sposati a Roma nel 2006, hanno da sempre in progetto di rinnovare le loro promesse nell’incanto delle coste pugliesi e agosto 2020 potrebbe essere il momento giusto. Il mare cristallino dell’Alto Salento, quindi, e in particolare le lunghe e ampie distese di Capitolo, imperdibile tratto di costa a sud di Monopoli, sarebbero lo scenario perfetto. Il litorale di Capitolo, caratterizzato da lunghe spiagge di sabbia fine e da un mare talmente limpido da fregiarsi sia della Bandiera Blu che delle 3 Vele di Legambiente, è l’ideale per chi desidera vivere una vacanza all’insegna del turismo balneare e del divertimento. Non a caso la zona è considerata come il regno della movida notturna del sud est barese. Innumerevoli sono infatti i locali, le discoteche e gli stabilimenti balneari aperti giorno e notte dove scatenarsi al ritmo della musica e poi sorseggiare un cocktail ammirando le onde dopo il tramonto. Molti sono anche i resort esclusivi frequentati dai vip per la loro estate pugliese. Per Mara e famiglia sarebbe pronta una villa spettacolare, ribattezzata “Villa dei Limoni”, nel complesso turistico della Puglia chic, a poca distanza dal centro di Monopoli. Monopoli, “la città delle cento contrade”, regala uno splendido centro storico di origine medievale che merita ben più di una visita: il cinquecentesco Castello di Carlo V, il Palazzo Martinelli affacciato sul mare, il pittoresco Porto Vecchio e la Cattedrale sono solo alcune delle tappe da non perdere durante un soggiorno nella bellissima cittadina pugliese. Ma anche Ostuni non è certo da meno, meta quest’anno dell’ex velina Federica Nargi con il compagno Alessandro Matri e le figlie. Ostuni, la bianca città del Salento, è un vero gioiello della Puglia che sa come ammaliare con le case che si arrampicano sui fianchi del colle e danno vita a un borgo di stradine tortuose, piazzette, vicoli e corti. Non c’è che dire: la Puglia ha un fascino da sogno. Monopoli @iStock https://ift.tt/3g1tity I vip amano la Puglia: destinazione ideale per matrimoni e vacanze Incantevole terra di mare, sole, pittoreschi borghi, città d’arte e splendide coste, la Puglia conserva intatta la sua bellezza e attrae come sempre numerose sfilate di vip nazionali e internazionali. Dopo aver affascinato David e Victoria Beckham con i figli nell’estate 2019 e aver conquistato Federica Panicucci e il compagno imprenditore Marco Bacini, è adesso la volta di Mara Venier che, secondo le indiscrezioni, avrebbe scelto la zona tra Capitolo di Monopoli e Savelletri di Fasano per il suo matrimonio bis con il marito Nicola Carraro. I due, sposati a Roma nel 2006, hanno da sempre in progetto di rinnovare le loro promesse nell’incanto delle coste pugliesi e agosto 2020 potrebbe essere il momento giusto. Il mare cristallino dell’Alto Salento, quindi, e in particolare le lunghe e ampie distese di Capitolo, imperdibile tratto di costa a sud di Monopoli, sarebbero lo scenario perfetto. Il litorale di Capitolo, caratterizzato da lunghe spiagge di sabbia fine e da un mare talmente limpido da fregiarsi sia della Bandiera Blu che delle 3 Vele di Legambiente, è l’ideale per chi desidera vivere una vacanza all’insegna del turismo balneare e del divertimento. Non a caso la zona è considerata come il regno della movida notturna del sud est barese. Innumerevoli sono infatti i locali, le discoteche e gli stabilimenti balneari aperti giorno e notte dove scatenarsi al ritmo della musica e poi sorseggiare un cocktail ammirando le onde dopo il tramonto. Molti sono anche i resort esclusivi frequentati dai vip per la loro estate pugliese. Per Mara e famiglia sarebbe pronta una villa spettacolare, ribattezzata “Villa dei Limoni”, nel complesso turistico della Puglia chic, a poca distanza dal centro di Monopoli. Monopoli, “la città delle cento contrade”, regala uno splendido centro storico di origine medievale che merita ben più di una visita: il cinquecentesco Castello di Carlo V, il Palazzo Martinelli affacciato sul mare, il pittoresco Porto Vecchio e la Cattedrale sono solo alcune delle tappe da non perdere durante un soggiorno nella bellissima cittadina pugliese. Ma anche Ostuni non è certo da meno, meta quest’anno dell’ex velina Federica Nargi con il compagno Alessandro Matri e le figlie. Ostuni, la bianca città del Salento, è un vero gioiello della Puglia che sa come ammaliare con le case che si arrampicano sui fianchi del colle e danno vita a un borgo di stradine tortuose, piazzette, vicoli e corti. Non c’è che dire: la Puglia ha un fascino da sogno. Monopoli @iStock Per chi desidera scoprire dove i vip trascorrono le vacanze o progettano il matrimonio, la Puglia questa estate è il luogo perfetto.
0 notes
Photo
Tumblr media
Site inspection in a lovely venue in Salento, full of Xmas decorations, perfect for a winter wedding in Puglia 😍🎉🎶🥂🍾🎄☃️❄️ • • • • • #francescagramegnamusic #wedding #weddinginspirations #apulia #boda #apuliawedding #matrimonio #masseria #bride #luxurywedding #weddingmusic #hochzeit #justmarried #weddings #luxuryweddings #luxuryevents #weddingday #bodas #weddinginspo #instawedding #brides #casamento #weddingideas #weareinpuglia #weddingdetails #destinationwedding #marriage #mariage (at Chiostro dei Domenicani - Dimora storica) https://www.instagram.com/p/B65zZ-tq3QI/?igshid=mvs29x58cmdy
0 notes
ultimenotiziepuglia · 5 years
Text
0 notes
Text
«Un matrimonio da favola»: spunti e consigli per il tuo matrimonio country chic!
Sposarsi in Puglia
La Puglia, grazie alla forte diversificazione territoriale dalla quale è contraddistinta, è considerata una delle regioni più belle d’Italia, in grado di offrire dal Gargano al Salento, dalle Murge alla Valle d’Itria, scenari davvero unici e spettacolari. I borghi, le cattedrali, il mare, le spiagge, l’arte barocca, la natura incontaminata, il buon cibo, sono solo alcuni dei motivi che spingono ogni anno milioni di turisti a scegliere la Puglia come meta per le proprie vacanze. Si registra, infatti, ogni anno una forte affluenza di visitatori provenienti da ogni parte del mondo e in ogni periodo dell’anno.Non solo, la regione, oltre ad essere una delle mete per le vacanze più gettonate, rappresenta una delle location più adatte ed apprezzate per organizzare un matrimonio in Puglia. Tra le città più ambite troviamo Otranto, Santa Maria di Leuca, Ostuni, Vieste, Gallipoli, Polignano a Mare, Lecce, e molte altre.
Le dieci puntate trasmesse in tutto il mondo, hanno sicuramente contribuito a favorire il settore del wedding in Puglia e a far conoscere ulteriormente le città e le bellezze di questa meravigliosa terra. Sposarsi in Puglia in Masseria Una delle nuove tendenze degli ultimi anni in fatto di matrimoni, è sicuramente quella di sposarsi in masseria in Puglia. Le masserie sono costruzioni in pietra tipiche del Sud Italia e in particolare della regione Puglia. Queste imponenti edifici rurali, in passato fungevano da aziende agricole all’interno delle quali vivevano insieme i proprietari ed i contadini con le loro famiglie. Non solo, all’interno delle masserie erano previsti spazi per l’allevamento del bestiame, stalle, cortili, forni, pozzi, depositi per gli attrezzi ed aree di lavoro per produrre e conservare i prodotti locali. Alcune di queste masserie, essendo di proprietà di famiglie più nobili, erano dunque munite di cinte murarie e torri difensive. Nel corso del tempo la vita dei contadini mutò e le masserie furono progressivamente abbandonate. È solo da pochi anni che ne è stato riscoperto il loro valore il loro antico fascino. Moltissime masserie sono state così restaurate, conservando la struttura originaria, ed adibite ad hotel, ristoranti, agriturismi, B&B e location per matrimoni. Matrimoni country chic in Puglia E se da una parta vi è la tendenza di sposarsi in Puglia scegliendo per il proprio ricevimento vecchie masserie, ruderi e casolari, dall’altra, per restare in tema, si prediligono in matrimoni country chic. Questo stile si sposa perfettamente con gli scenari tipici della regione, tra trulli, campagne, natura campestre ed ulivi secolari. Il matrimono country chic in Puglia, rappresenta un giusto compromesso fra l’eleganza e il rustico, l’antico ed il moderno.
Questo tipo di nozze si ispira proprio alla campagna, ricorda i toni dei materiali grezzi come il legno, la juta e la tela e si accosta perfettamente con tutte le tonalità del verde e dei fiori di campagna. Una delle ultime tendenze in fatto di colori è quello di prediligere il color lavanda.
Anche la mise en place deve ovviamente essere in linea con il tema delle campagne pugliesi come ad esempio:
tavoli utilizzati
tovaglie di lino o di cotone
piatti di porcellana bianca,
sedie in paglia
centrotavola con fiori di campo
barattoli di vetro con sali, piante aromatiche e spezie come segnaposti
LEGGI ANCHE: Bomboniere gastronomiche per matrimonio: l'olio pugliese diventa un ricordo indelebile!
Restando in tema di spezie ed erbe aromatiche, quest’ultime si adattano perfettamente allo stile country chic. Vengono infatti utilizzate per realizzare bomboniere da donare agli invitati, come segnaposto oppure per decorare inviti e partecipazioni di nozze.
Ma non solo oltre a spezie ed erbe aromatiche sono di tendenza anche sali, the, tisane spezie, pepi, ognuno dei quali, disponibili in diverse varianti. Un modo per donare al vostro matrimonio un tocco di originalità. Per tutti coloro che hanno una buona manualità ed amano tutto ciò che è homemade, possono acquistare spezie, tisane, Sali o pepi in bustine da diversi formati. Ancora, se non avete a disposizione molto tempo potrete trovare segnaposti e bomboniere artigianali e già completi. Io personalmente, che ho la passione per tutto ciò che è fatto a mano, ma anche per te e spezie, navigando in rete ho scoperto l’esistenza di spezie inimmaginabili provenienti da ogni parte del mondo, ma anche caffè aromatizzati thè e odori davvero molto gustosi. Come scegliere la vostra location country chic in Puglia Se desiderate organizzare un matrimonio a tema country chic in Puglia, il primo passo da fare è la scelta della location giusta. Molte strutture alberghiere per accontentare i propri clienti, adottano questo stile a volte in maniera un po’ forzata. Come ho già sottolineato, le location più adatte per questa tipologia di tema sono casolari e masserie. Soprattutto in Salento, vi sono moltissime strutture che organizzano matrimoni in questo stile. Assicuratevi che vi siano vasti spazi all’aperto circondati da alberi prati e natura, mura rustiche ed elementi che riprendono la struttura originale. Vi consiglio, inoltre, di organizzare il vostro ricevimento all’aperto e nelle ore serali, per creare un’atmosfera ancora più avvolgente e romantica. Emozioni e sensazioni si fonderanno insieme nella natura più profonda delle campagne pugliesi.
via Blogger https://ift.tt/31iS4hx
0 notes
Trampolieri Matrimonio Lecce
ARTISTI DI STRADA PER MATRIMONISpettacoli per eventi esclusivi e matrimonio con bellissimi trampolieri sposo sposaSe desiderate un matrimonio originale, creativo e magico, e volete assolutamente lasciare senza parole i vostri ospiti, potrete riuscirci solo se proponete loro uno degli spettacoli con i trampolieri in abito da sposi. All-focus Open Circus Puglia propone spettacoli composti da…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
@ig_italia 🇮🇹 italia
• • • • •
#italia #pasta
#Buongiorno ragazzi, dove e quando nasce la pasta?
Per rispondere a questa domanda bisogna partire dal fatto che per lungo tempo il modello alimentare della penisola si basava sul binomio carne–verdura, fino a quando nel 1630 a Napoli, sotto gli Spagnoli durante la grave crisi economica e sociale di quel periodo, vi fu lo svuotamento delle campagne e la concentrazione demografica in città, aumentando la grande carestia e portando la popolazione alla fame. Negli angoli delle strade spuntarono i primi cosiddetti “food track” ovvero i cucina spaghetti, dove la gente poteva sfamarsi.
Sempre all'ombra del Vesuvio, nel 1800, inizia il matrimonio tra spaghetti (o vermicelli) e la salsa al pomodoro, prima infatti la pasta veniva condita con grasso di maiale e formaggio.
Ma forme di pasta le ritroviamo anche nei secoli precedenti, dalle lagane prime sfoglie di pasta lavorate in epoca greco-romana simili a lasagne che venivano farcite con carne e cotte al forno, alla vera rivoluzione della pasta secca nel Medioevo, intorno al 1100, grazie alla tecnica di essiccazione introdotta dagli arabi in Sicilia per poter commercializzare i primi “spaghetti legati” in Liguria e Campania.
Possiamo dire che la pasta secca industriale, nasce in Sicilia grazie agli arabi nel Medioevo, ma piano piano risale la penisola, diventando pietanza di massa a Napoli, per poi essere esportata in tutto il mondo.
Noi ve ne proponiamo dieci a voi la scelta.
1. @angy.r_ a Bari Vecchia
2. @gabriellapozzi a Boccadasse
3. @osteria_da_fortunata_official a Roma
4. @elenamonteleone a Riomaggiore
5. @sciuralella nel Salento (amore passa
6. @ilmiopiattoacolori a Milano
7. @priiscillaguerra a Moncalieri video
8. @midivertoacucinare nel Salento
9. @thegingerwanderlust a Roma
10. @angi_polkadot in Puglia
#ig_italia #mediterraneo
3 notes · View notes
masseriapapone · 5 years
Photo
Tumblr media
Tanti auguri a Vanessa e Francesco che ieri hanno coronato il loro sogno d'amore convolando a nozze. Hanno scelto le nostre bottiglie personalizzate di olio extravergine d'oliva come bomboniera per il loro matrimonio. Siamo felicissimi di partecipare alla loro gioia in una giornata così importante e siamo sicuri che i loro ospiti siano rimasti soddisfatti di ricevere un prodotto tipico della nostra regione. #bombonieragastronomica #bombonieramatrimonio #vanessaefrancesco #olioextraverginedioliva #olioevo #matrimoniopugliese #puglia #bottigliepersonalizzate (presso Salento) https://www.instagram.com/p/BwmLTV2l1W2/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1mxkzgynm2o4r
0 notes
Photo
Tumblr media
Nuovo post su https://is.gd/PwKocM
Francavilla Fontana, città mariana per vocazione. Gli Imperiali e la chiesa di Santa Maria delle Grazie
1. Chiesa di Santa Maria delle Grazie (XVII secolo) (Foto di Alessandro Rodia)
  di Mirko Belfiore
Francavilla Fontana, città mariana per vocazione, contava ben nove luoghi di culto dedicati alla Vergine: chiese, complessi conventuali, santuari o piccole cappelle rurali, sparse fra il centro abitato e l’agro circostante. La constatazione di così numerosi siti religiosi dedicati a questa forma di devozione non deve risultare eccessivo, se si vanno a rintracciare tutte le chiavi di lettura di un contesto storico e antropologico così eterogeneo.
Il punto di partenza è sicuramente rappresentato dal mito fondativo, radicatosi fin dai primi anni del XIV secolo. Esso si basa su una tradizione che affonda le sue origini nel “miracoloso” rinvenimento di un’icona bizantina raffigurante la Vergine Odighítria (colei che conduce) e che sempre secondo la tradizione venne ritrovata in una chiesa diruta, durante una battuta di caccia a cui prese parte Filippo I d’Angiò principe di Taranto (14 settembre 1310).
Il culto di questa specifica iconografia cristiana ebbe molta fortuna in Puglia fin dai tempi della dominazione bizantina e in particolar modo fra la Valle d’Itria e il Salento. Questa affermazione è suffragata dalle molte analogie che la leggenda francavillese possiede con altri miti fondativi dell’area (es. Madonna della Scala di Massafra e la Vergine di Cerrate) ma deve essere comunque letta insieme a quella strategia di ripopolamento con fini giurisdizionali, di difesa e fiscali, voluta dalla dinastia angioina e volta a circoscrivere in aree più logisticamente accessibili, tutte quelle comunità “disperse” nei casali disseminati lungo l’Ager Uritanus.
Un disegno feudale ben orchestrato che venne realizzato tramite l’azione congiunta di due manovre politiche: da una parte, creando una narrazione leggendaria “in serie” che potesse fare da richiamo e spingere le popolazioni interessate a spostarsi verso il nuovo centro, dall’altra garantendo alle stesse una sequela di esenzioni in materia fiscale con l’aggiunta di concessioni e privilegi, da qui il toponimo “Franca-Villa”.
La sintesi architettonica di tutto questo processo è sicuramente da ricollegare nelle linee e nei volumi della Collegiata del Santissimo Rosario (modificata in quelle che erano le forme tardomedievali con gli stilemi baroccheggianti allora in voga, perché ricostruita dopo il terremoto del 1743), dove ancora oggi si conserva la succitata icona bizantina che, seppur controversa dal punto di vista storico-artistico, rimane sicuramente l’emblema principe della profonda devozione mariana del popolo francavillese e di quel lungo processo insediativo poc’anzi accennato.
Da non dimenticare l’apporto e il ruolo che ebbero gli ordini mendicanti nella costruzione di alcune strutture ancora oggi riscontrabili nel tessuto urbano, come i Frati francescani e i Padri carmelitani. Essi ubicarono le loro rispettive “case” fuori le mura cinquecentesche e fondarono con l’apporto feudale e il sostegno della popolazione due importanti complessi conventuali: Santa Maria del Carmine e Maria Santissima della Croce.
A tutto ciò, infine, dobbiamo aggiungere come fosse pratica diffusa invocare l’intercessione della Madre di Dio contro ogni tipo di calamità. Anche in questo caso non mancano gli esempi nelle comunità circostanti, una fra tutte Taranto, dove la Vergine venne eletta a patrona della città dopo i terremoti del 1710 e del 1743.
A Francavilla, la comunità innalzò piccoli siti devozionali come manifestazione religiosa e segno di fede, realizzati o sul luogo dell’accadimento stesso o in aree extramoenia che poi finirono per essere inglobate nel centro abitato in espansione: la chiesa di Santa Maria dei Grani, posta sulla strada per Villa Castelli, la chiesetta della Madonna degli Ulivi, sita nell’antico quartiere di Casalvetere e la piccola cappella della Madonna della Neve, incastonata nel centro storico. A conclusione di questo breve excursus trovo interessante menzionare un edificio che, oltre a sottolineare il rapporto fra la famiglia feudale degli Imperiali e il culto della Vergine, rappresenta un unicum architettonico poco approfondito fra quelli presenti: la chiesa di Santa Maria delle Grazie.
2. Madonna della Fontana (Icona bizantina, XIV secolo, affresco, Francavilla Fontana, chiesa Matrice).
  Il suo nome è legato a uno dei tanti eventi “miracolosi” che costellano la storia dell’abitato francavillese e che trova come protagonista un membro di quella dinastia feudale di origine genovese che per più di due secoli governò la città e l’area circostante: Aurelia Imperiali.
Nacque nel 1646 dal matrimonio fra Brigida Grimaldi e Michele II, primo principe di Francavilla e quarto marchese di Oria, e venne data in sposa a solo 16 anni (1662) all’ottavo duca di Martina Franca, Petraccone V Caracciolo, esponente di una delle più importanti dinastie nobiliari del Meridione.
Quest’unione matrimoniale presenta i classici connotati di un vero e proprio disegno dinastico, volto a stringere legami non solo di sangue ma anche di borsa con le famiglie più prestigiose del Vicereame napoletano. Parte di quella cospicua componente genovese radicatasi nel Mezzogiorno d’Italia, il casato degli Imperiali seppe ritagliarsi un ruolo di forza in un dei mercati fra i più prolifici del Sistema Imperiale spagnolo, anche legando i propri interessi a dinastie potenti e influenti come i Caracciolo, che potevano favorire un più rapido inserimento nel substrato sociale regnicolo.
Gli stessi Caracciolo avevano dignità di nobiltà fra i Sedili di Napoli (Seggio di Capuana), organo amministrativo a cui anche la famiglia Imperiali assurse autonomamente il 4 gennaio del 1743. Il raggiungimento di questo traguardo sociale decretò il compimento di un altro disegno di integrazione che li vide protagonisti nel Sud Italia fin dalla seconda metà del XVI secolo, evento quest’ultimo, suggellato dal trasferimento dei principi Michele IV ed Eleonora Borghese nella capitale partenopea. Al contempo non dimentichiamo che queste nozze portarono una boccata di ossigeno agli stessi Duchi di Martina Franca, i quali ricevettero in dote una cospicua somma (60.000 ducati), reimpiegata in buona parte per coprire i numerosi debiti contratti con l’acquisto del feudo di Mottola.
A differenza delle altre leggende cittadine, che in maniera diffusa vanno a comporre la genesi di alcuni degli eventi e degli edifici più rilevanti di Francavilla, la narrazione che vede protagonista la principessina Aurelia rimane una delle vulgate fra le più enigmatiche.
Poco dopo aver lasciato la città, la carrozza che conduceva lei e il suo seguito venne ostacolata lungo il suo percorso da un terreno paludoso particolarmente insidioso; Ed è proprio in questo frangente che la leggenda si fonde con il misticismo, perché solo grazie all’intercessione della Vergine Maria, il gruppo di viaggiatori poté scampare da morte certa visto il gravoso pericolo accorso. Che verità e mito vadano a confondersi con la visione fortemente cristiana della quotidianità dell’epoca, questo non deve sorprenderci, visto che molti sono quegli elementi che possono far presupporre come questa piccola “epopea” possa essere stata creata ad hoc come possibile tentativo di “santificazione” di un’area ben precisa. Il sito dell’accadimento miracoloso si ricollega indubbiamente al luogo dove oggi sorge l’edificio, posto lungo una delle vie di comunicazione che portano all’insediamento di Ceglie Messapica (Viale delle Grazie) e a meno di un chilometro da una delle porte di accesso delle mura settecentesche (Porta Cappuccini o Porta Nuova), il tutto inserito lungo la direttrice che conduce a Martina Franca.
Per quanto riguarda il contesto temporale, grazie a una serie di disegni conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli e di probabile mano dello scultore francavillese Carlo Francesco Centonze, possiamo inserire il tutto in un lasso di tempo compreso fra la prima metà e la seconda metà del XVII secolo, nella fattispecie tra il 1649 e il 1662. Ciò comunque non dissipa i dubbi sulle suddette tempistiche, visto che tra la possibile fase costruttiva e la narrazione stessa i tempi non coincidono, dal momento che alla prima data rilevata (1649) Aurelia non aveva che solo 3 anni.
Bisogna aggiungere poi che dall’analisi dei suddetti prospetti, i dubbi che essi non siano dei veri e propri progetti ma dei rilievi di qualcosa di già esistente, aumentano inevitabilmente gli interrogativi in materia. Ragionando in maniera del tutto ipotetica, possiamo provare a dire che o il mito si sia sviluppato successivamente all’edificazione della struttura o che lo stesso nasca e si perda fra i meandri della tradizione cittadina come parte di quel gruppo di racconti difficilmente verificabili.
Se invece vogliamo rintracciare elementi a sostegno della veridicità della narrazione possiamo constatare alcuni dati fattuali. In primis, le croniche difficoltà che i viaggi dell’epoca erano soliti avere, il fatto che la stessa Aurelia si recò frequentemente a Martina Franca o viceversa a Francavilla in visita ai suoi familiari e infine, che l’area in cui l’edificio si posiziona presenta tutte le caratteristiche morfologiche dei terreni argillosi, condizione quest’ultima che viene avvalorata non solo dall’idrografia dell’agro francavillese, particolarmente ricca di falde acquifere, ma anche dalla presenza del Canale Reale, posto a pochi km dal luogo preso in esame e che all’epoca contava su di una portata sicuramente più consistente di quella attuale.
Tutto questo discorso storico-dinastico, seppure molto interessante, non può distogliere dal forte fascino che questo piccolo gioiello architettonico alimenta, se valutiamo anche il contesto feudale e artistico in cui esso si generò. A sostegno della commissione artistica voluta da Casa Imperiali, possiamo evidenziare di come il Centonze, scultore e progettista molto attivo in Terra d’Otranto, lo si possa ricollegare anche alle famose vedute a “volo d’uccello” realizzate nel 1643, sempre su commissione di Michele II, e che ritraggono le Terre di Francavilla, Oria e Casalnuovo, documentazione quest’ultima che conferma ulteriormente l’attività dell’artista presso la corte feudale.
Ciò che stupisce più di tutti è sicuramente la struttura, un’inedita pianta ottagonale sviluppata su due livelli, su cui poggia l’elegante cupola, chiusa in alto da un sobrio lanternino cieco. L’ampio tamburo si posiziona su di un basamento leggermente aggettante, da cui si dipana un piccolo ballatoio perimetrato da una ringhiera in metallo. Due eleganti scalinate poste sul lato sud mettono in collegamento l’edificio con il piano strada. A questo livello si aprono le quattro aperture con arcate a tutto sesto che in maniera simmetrica si raccordano con la serie di portali posti al primo piano, racchiusi fra eleganti cornici quadrangolari con motivi alla greca. A rendere il complesso meno compatto contribuiscono sia le quattro nicchie contenenti statue di santi che le quattro monofore strombate, decorazioni che con la loro semplicità regalano armoniosità al prospetto.
Nella ricostruzione della genesi costruttiva del plesso bisogna tenere a mente di come il progettista o i progettisti, tennero sicuramente in considerazione l’opera di Sebastiano Serlio: “I Sette libri dell’architettura” (XV secolo). Questo trattato di architettura ebbe molta risonanza all’epoca e grazia alla sua ampia tiratura a stampa, ebbe la capacità di diffondere con uno stile pratico e facilmente assimilabile oltre che gli schemi della tradizione classica anche gli elementi di novità portati dalla moderna architettura quattro-cinquecentesca, risultando molto utile nel reperire tipi di strutture non molto diffuse in determinate regioni. Seppur interessante per la comprensione dei motivi che portarono alla costruzione di questo edificio, bisogna sicuramente ridimensionare l’ipotesi dello studioso Giorgio Martucci, il quale ipotizza l’utilizzo di questa struttura come mausoleo dove raccogliere le spoglie dei defunti di Casa Imperiali.
Ciò non può trovare riscontro, visto che le fonti d’archivio attestano con certezza di come l’antica chiesa dei Padri francescani conventuali (poi intitolata a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori) ospitasse la cappella di Sant’Antonio, oggi non più identificabile ma che durante il governo feudale, accolse alcune importanti figure come: Michele II (morto nel 1664), Andrea I (1678), Michele III (1738) con sua moglie Irene Delfina Simiana, e Michele IV (1782).
A ciò dobbiamo aggiungere di come altri luoghi situati lontani dai feudi atavici, divennero l’ultima dimora di altri componenti: Andrea II (1734, Santuario dei Padri agostiniani a Pianezza, Torino), Davide I (1575, Abbazia di San Benigno, Genova, oggi scomparsa) e i Cardinali Lorenzo (1673), Giuseppe Renato (1737) (Chiesa di Sant’Agostino, Roma) e Cosimo (1764) (chiesa di Santa Cecilia in Trastevere, Roma).
3. Palazzo ducale di Martina Franca (XVII secolo)
3. Palazzo ducale di Martina Franca (XVII secolo)
  Lo studio qui intrapreso vuole essere punto di partenza per un’analisi più approfondita del tempio religioso in questione, con lo scopo di fare un po’ di luce su alcuni dei quesiti ancora esistenti, uno su tutti la scelta costruttiva che ha portato all’utilizzo della pianta ottagonale. Questo tipo di configurazione architettonica si inserisce nel nugolo di quegli edifici a pianta centrale tanto diffusi in Italia, ma che in un’area come quella salentina presenta una certa unicità, ancor di più se osserviamo un territorio come la Terra d’Otranto.
A noi francavillesi, che fra i tanti capolavori del nostro cospicuo patrimonio artistico abbiamo ereditato anche quest’insolito quanto straordinario edificio, non rimane che perseguire l’importante compito di salvaguardia e valorizzazione che ci aspetta.
L’obiettivo che ci dobbiamo prefiggere non deve rimanere esulato solo al riappropriarsi di un bene culturale così importante, ma deve diventare uno degli elementi imprescindibili dell’offerta turistica locale, la quale potrà avvalersi della fruizione di questa struttura per poter meglio spiegare come Francavilla divenne vero centro pulsante di tutta la Terra d’Otranto, punto di incontro fra le province del Nord e del Sud della Puglia e sede di una delle corti fra le più vivaci di tutto il Regno di Napoli.
4. Prospetto_ pianta datata 1649_ particolare delle scalinate (Carlo Francesco Centonze, XVII secolo, Napoli, Archivio di Stato).
  APPENDICE DOCUMENTARIA
Archivio di Stato di Napoli (=ASN), Allodiali, I serie, Inventario delle carte del già “Archivio de Stati Allodiali esistenti in detto archivio”, f. 42, cc. 16,18,26.
BIBLIOGRAFIA
D. Balestra, Gli Imperiali di Francavilla. Ascesa di una famiglia genovese in età moderna, Edipuglia, Bari 2017.
L. Petracca, Un borgo nuovo angioino di terra d’Otranto: Francavilla Fontana (sec. XIV-XV), Congedo editore, Galatina 2017.
V. Basile, Gli Imperiali in terra d’Otranto. Architettura e trasformazione urbane a Manduria, Francavilla Fontana e Oria tra XVI e XVIII secolo, Congedo editore, Galatina 2008.
F. Clavica, R. Jurlaro, Francavilla Fontana, Mondadori Electa, Milano 2007.
S. Serlio (Autore), F. P. Fiore (a cura di), L’architettura: i libri 1º e 7º. Extraordinario nelle prime edizioni, Edizioni il Polifilo, Milano 2001.
G.D. Oltrona Visconti, Imperialis Familia, con la collab. di G Di Groppello, Piacenza 1999.
V. Ribezzi Petrosillo, F. Clavica, M. Cazzato (a cura di), Guida di Francavilla Fontana. La città degli Imperiali, Congedo editore, Galatina 1995.
G. Martucci, Carte topografiche di Francavilla Fontana, Oria e Casalnuovo del 1643 e documenti cartografici del principato Imperiali del secolo XVII, S.E.F., Francavilla Fontana 1986.
E. Male, L’arte religiosa nel ‘600: Italia, Francia, Spagna, Jaca book, Milano 1984.
R. Colapietra, I genovesi in Puglia nel ‘500 e 600’, in “Archivio Storico Pugliese”, Bari (XXXV) 1982.
M. Manieri Elia, Architettura barocca, in “La puglia tra barocco e rococò”, Electa, Milano 1982.
A. Foscarini, Armerista e notiziario delle Famiglie nobili, notabili e feudatarie di Terra D’Otranto (oggi province di Lecce, Brindisi e Taranto) estinte e viventi, edizioni A. Forni, Bologna 1971.
L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, editori Vincenzo Manfredi e Giovanni de Bonis, Napoli 1797-1805, ristampa anastatica Bologna 1969-1971, libro IV.
D. Gallo, Origine e vicende della città di Massafra, Off.na Cromotipografica Aldina, Napoli 1914.
H. Delhaye, S. I. Bollandis, Le leggende agiografiche, Firenze 1910.
P. Palumbo, Storia di Francavilla Fontana, Lecce 1869, ristampa anastatica, ed. Arnaldo Forni, Bari 1901.
0 notes
salentipico-blog · 7 years
Text
La Torre Matta di Otranto ospita Visioni del Sud. Fotografie di Giuseppe Palumbo, una mostra-laboratorio itinerante promossa da Istituto di Culture Mediterranee (ICM) che mira a far conoscere e valorizzare l’archivio fotografico di Giuseppe Palumbo, grande intellettuale e studioso di inizi Novecento, autore di una collezione di oltre 1700 immagini, donata dall’autore al Museo Sigismondo Castromediano di Lecce. Un’opera monumentale, dallo scorso anno oggetto di esplorazione, studio e rielaborazione da parte del laboratorio creativo Big Sur, a cui si deve l’ideazione del progetto espositivo all’interno del suggestivo spazio architettonico del torrione otrantino.
#gallery-0-4 { margin: auto; } #gallery-0-4 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 50%; } #gallery-0-4 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-4 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
  Le installazioni fotografiche, che abitano gli ambienti della fortificazione sul mare, sono un’occasione per immergersi nell’immaginario di Giuseppe Palumbo, uomo di lettere e d’azione come dimostra la sua prolifica attività divulgativa. All’interno della mostra ricca di metapercorsi e approfondimenti, un focus specifico e dedicato all’installazione Sedici scatti luminosi, frutto di una ricerca accurata di immagini pescate nel mare magnum di immagini prodotte da Giuseppe Palumbo in cinquant’anni di infaticabile attività. Sedici su millesettecentoquaranta, tra le immagini più riuscite per composizione, varietà dei soggetti, a testimonianza del Salento della prima metà del Novecento e della sensibilità artistica di un autore dall’occhio attento, che mirava sempre a tutelare i beni comuni e della filosofia che muoveva la sua fotocamera. L’installazione rappresenta un approccio giocoso e non formale di intervento e valorizzazione degli archivi storici. Un incontro tra la pratica meccanica e chimica della fotografia di ieri e l’elaborazione cromatica digitale di oggi. Quasi un matrimonio pop, celebrato dal gusto personale dei curatori della mostra.
La mostra intende offrire un punto di vista originale sull’opera del fotografo-scrittore: una scelta che mira alla re-interpretazione e ri-elaborazione del prezioso patrimonio archivistico tanto nella colorazione delle immagini e nell’utilizzo di lightbox, quanto nel progetto espositivo che sfrutta la suggestiva visione zenitale offerta dal doppio volume della Torre Matta e suggerisce un nuovo sguardo su un archivio “aperto” e, come nel desiderio dello stesso fotografo, destinato alla fruizione pubblica.
Visioni del Sud ospita negli spazi della Torre Matta l’installazione Archivi di luce di Maurizio Buttazzo, realizzata con oggetti polimaterici e di recupero che si innestano alle immagini fotografiche dell’Archivio Palumbo. Completano la mostra laboratori, attività espositive e bikescape, realizzati in collaborazione con artisti, fotografi, musicisti e realtà culturali attente ai temi sociali e ambientali, espressione della volontà di fare luce su ulteriori aspetti che investono la poliedrica figura di Palumbo, che fu sempre un attento custode dei beni comuni profondamente innamorato della sua terra.
Una volta alla settimana, per tutta l’estate, con l’ORA MATTA di Visioni del Sud, i visitatori della mostra potranno immergersi nello spazio ritrovato della Torre Matta di Otranto e degustare, oltre alle immagini di Giuseppe Palumbo, anche vini e specialità locali.
Visioni del Sud  un progetto di Istituto di Culture Mediterranee, Big Sur, Associazione Cinema del reale e OfficinaVisioni, sostenuta da Regione Puglia, Unione Europea, Comune di Otranto in collaborazione con l’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia di Roma, i Comuni di Corigliano d’Otranto e Calimera e con il patrocinio del Distretto Produttivo Puglia Creativa.
  INFO
BIGLIETTI
acquistabili presso il bookshop
della Torre Matta e presso la biglietteria del Castello di Otranto
ORARI
Maggio / Settembre / Ottobre
ore 10.00 / 19.00
Giugno / Luglio / Agosto
ore 10.00 / 24.00
INTERO: 5 €
RIDOTTO: 3 €
per gruppi composti da almeno
10 persone, per bambini e ragazzi da 6 a 14 anni,  scolaresche, possessori Otranto Card
GRATUITO: minori di 18 anni in visita con i genitori, 0-6 anni, disabili e un accompagnatore, guida turistica con patentino (con gruppo), giornalisti accreditati
INFO
cell. 347.1040009
0836 210094
“Visioni del Sud” nella Torre Matta di Otranto La Torre Matta di Otranto ospita Visioni del Sud. Fotografie di Giuseppe Palumbo, una mostra-laboratorio itinerante promossa da Istituto di Culture Mediterranee (ICM) che mira a far conoscere e valorizzare l’archivio fotografico di Giuseppe Palumbo, grande intellettuale e studioso di inizi Novecento, autore di una collezione di oltre 1700 immagini, donata dall’autore al Museo Sigismondo Castromediano di Lecce.
0 notes