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#Maglia da calcio economica
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L'inizio del campionato di Serie A, tutti ai blocchi di partenza...
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L'inizio del campionato di Serie A: oggi avrà inizio la nuova stagione footbolistica italiana. Un inizio ben più anticipato del solito visto che (udite, udite) nel mese di dicembre avrà inizio il mundial qatariota. Un tour de force dove gli atleti italiani (nonostante non siano riusciti a qualificarsi) dovranno sudare le proverbiali 7 camicie (o per meglio dire maglie) per arrivare ai mondiali footbolisitici in Qatar. L'inizio del campionato di Serie A, le prime due della "scorsa classe" Il Milan (che in effetti è la squadra che durante il calciomercato ancora non concluso cambiata meno) ha aspettato tutti i suoi big per esprimersi al meglio ma soprattutto confermando d'essere la squadra più solida e compatta del campionato. Le prime ’Luci a San Siro’ di Vecchioniana memoria si accendono per la sfida contro l'Udinese. La Beneamata (come una volta veniva definita la squadra neroazzurra milanese) fino ad oggi non sembra aver convinto più di tanto ed inizierà il campionato col morale non alle stelle. Problemi difensivi ed un centrocampo che dopo la partenza di Perisic sembra indebolito visto che il tedesco Gosens non convince ancora. Tutt’altro discorso per l’attacco con la ritrovata coppia Lukaku – Lautaro che ritorna a funzionare. Questo, almeno, sembra uscire come verdetto dalle tante amichevoli estive interiste. Le romane Un giusto momento di riflessione per entrambe che come avevamo precedentemente detto più volte: il tutto è legato alla capacità dei loro allenatori di dare un anima alle loro squadre. Senza dubbio lo Special One Mourinho con gli arrivi della Joya Dybala e dell'olandese Wijnaldum potrebbero innestare la quinta marcia anche se giocatore argentino permangono quei dubbi di integrità fisica che sono molto pesanti. Si parte leggeri con la gara contro i granata della Salernitana. Sulla sponda laziale, la domanda che attanaglia i pensieri biancocelesti è: il non più comandante riuscirà ad esprimere quel Sarrismo napoletano che qualche stagione fa fece innamorare tutti i footbolisti del mondo? Prima risposta domenica contro il Bologna del ritrovato Mihajlović in panchina. Le outsider? Le due outsider Fiorentina ed Atalanta tra alti e bassi sicuramente daranno molto fastidio in questo campionato non convenzionale e stravolto ancora una volta da un mondiale Qatariota e che tanti danni procurerà alle nostre squadre . Sottolineiamo con la matita rossa il bel 3 per gli organizzatori non pensanti del “Mundial”. Napoli e Juventus Il buon caro Ferragosto vedranno impegnate la squadra partenopea e quella bianconera. La Juve, vecchia signora arsenico e merletti, ha vissuto una estate pimpante con gli acquisti di Pogba (e ci chiediamo ancora: minestrina riscaldata o ritorno del figliol prodigo?), Bremer in difesa, Di Maria sulla fascia e l'ultimo arrivato dalla Serbia Kostic. Questa campagna acquisti la mette in pole per lo scudetto? L'unico neo al momento rimane Allegri che sembra non avere idee chiare di gioco. Una estate non ancora finita di gioia e dolore, invece, per i tifosi Partenopei, ad oggi, visto che le partenze illustri di Insigne, Koulibaly, Mertens, Ospina ed ormai anche Ruiz non possono non destare qualche perplessità di natura tecnica ed ambientale. Il tifoso napoletano tanto deriso e insultato sugli stadi italioti stavolta mal digerisce la cura dimagrante economica di Don Aurelio. Come detto più volte: il tifoso vuole vincere, vuole la maglia sudata ed onorata sempre. Il tifoso che ha avuto quello che nessun al mondo a mai avuto: Diego, il Dio del calcio, vuole che tutti i calciatori rimangano a vita nel Napoli. Ne fa di un fatto affettivo, il tifoso è così prendere o lasciare. Si aspettano buone nuove dal calciomercato che in questa stagione "strana" tra inizi anticipati e mundial qatariota vedrà il calciomercato concludersi addirittura in quel di settembre. Ad Maiora! Read the full article
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skypasta70 · 2 years
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andyleonly-blog · 5 years
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Prospettive belghe: la prima battaglia del calcio
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Il 10 ottobre inizierà il Gruppo I delle qualificazioni per la Coppa Europa 2020 e i giganti europei Belgio giocheranno contro il debole San Marino in casa.
Mano nella mano:
Le due squadre hanno giocato l'una contro l'altra sette volte nella storia: la squadra belga ha vinto tutte e sette le partite, in queste sette partite il Belgio ha segnato 37 gol e perso 3 gol, il che è un vantaggio assoluto. L'ultima volta che le due squadre hanno giocato l'una contro l'altra è stata nei preliminari europei il 6 settembre, quando il Belgio ha battuto il San Marino 4-0 in trasferta.
Punti salienti del gioco:
Aspetto 1: La battaglia del Belgio
Nei primi sei turni delle qualificazioni per la Coppa Europa 2020, il Belgio ha vinto 6 vittorie consecutive e attualmente 18 punti al primo posto nel gruppo. Il Belgio ha 11 punti in più rispetto al Kazakistan, che è al terzo posto. Pertanto, se questo round di competizione contro San Marino vince, i punti del Belgio raggiungeranno 21 punti, dopo i 7 round, almeno 11 punti in più rispetto alla terza squadra, si qualificheranno anche per il gruppo che si qualificherà nel terzo round della partita, diventando la prima promozione. La squadra in Coppa Europa.
Aspetto 2: finali mondiali di calcio
Nelle ultime classifiche FIFA, la squadra nazionale belga si è classificata al primo posto, mentre San Marino si è classificata al primo posto in fondo. Questo matchup è anche la prima battaglia del calcio mondiale. Va notato che San Marino ha giocato 132 partite nei preliminari europei, ma non ha vinto una vittoria: questa partita deve affrontare il potente Belgio, la vittoria di San Marino è semplicemente una fantasia.
Aspetto 3: Azar continua a segnare gol?
Azar si è trasferito al Real Madrid nella nuova stagione, ma è stato battuto per diverse partite. Dopo che la ripresa è tornata, anche il suo spettacolo è stato un po 'depresso. Tuttavia, nella Liga appena conclusa, Azar ha superato l'omaggio e ha segnato il primo gol dopo l'inizio della nuova stagione. Questo round di competizione contro San Marino, la forza dell'avversario è debole, è anche una buona opportunità per Azar di trovare lo stato.
Discorso pre-partita:
Martinez: "Azar è una persona molto calma. In ogni caso, Azar può distruggere la difesa dell'avversario a livello offensivo. Peso eccessivo? Il suo talento non ha nulla a che fare con il suo peso. Kurtova lo fa Un po 'ansioso, è un giocatore che sognava di giocare per il Real Madrid da quando era bambino. Sta per iniziare un'era nel Real Madrid. Credo che sia il miglior portiere del mondo ".
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tommynicker-blog · 5 years
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Ufficiale: Schweinsteiger annuncia la pensione
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Il 7 ottobre, Schweinsteiger, ex nazionale tedesco e attualmente impegnato nella Chicago Flame, ha annunciato il suo ritiro dopo la fine della stagione.
Schweinsteiger ha scritto sul suo tweet personale: "È ora (ritiro annunciato), voglio ringraziare te e la mia squadra: Bayern Monaco, Manchester United, Chicago Flame e la nazionale tedesca, ovviamente Grazie a Ivanovic, grazie alla mia famiglia per il loro supporto, grazie! ”Schweinsteiger è accompagnato da quattro foto, ognuna delle quali è dedicata alla carriera di Schweinsteiger. I punti salienti delle quattro squadre sono stati il ​​fatto di aver vinto la Coppa del mondo con la Germania nel 2014, la Bayern Champions League nel 2013, la Coppa d'Inghilterra al Manchester United nel 2016 e la sua foto con la squadra di Chicago Flame. . Dopo che Schweinsteiger ha annunciato il suo ritiro, la Fiamma di Chicago gli ha reso omaggio su Twitter ufficiale: "Sarai sempre una leggenda!"
Il 35enne Schweinsteiger ha debuttato nel Bayern Monaco, nel 2002 è salito alla prima squadra del Bayern Monaco e ha aiutato il Bayern a vincere 8 titoli della Bundesliga, 7 Coppe tedesche, 2 Supercoppe tedesche e 1 Champions League. Campione, 1 Coppa del Mondo e 1 Supercoppa europea. Nel luglio 2015, Schweinsteiger si è trasferito al Manchester United e nella stagione 2015-2016, Schweinsteiger ha aiutato il Manchester United a vincere la Coppa d'Inghilterra. Nella stagione 2016-2017, Schweinsteiger ha seguito il Manchester United. Vinci l'Inghilterra League Cup e l'Europa League.
Nel maggio 2017, Schweinsteiger ha lasciato l'Europa e si è unito alla squadra americana della Major League a Chicago, e finora Schweinsteiger ha giocato 92 volte per conto della Chicago Flame e segnato 8 gol. Schweinsteiger ha eseguito il suo primo spettacolo nella squadra nazionale tedesca nel giugno 2004 e ha giocato un totale di 121 volte per la squadra nazionale tedesca, segnando 24 gol. Nell'estate del 2014, Schweinsteiger ha aiutato la squadra tedesca a vincere la Coppa del Mondo in Brasile e ha vinto la Coppa del Mondo.
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eltanguerowsm · 2 years
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Le 15 maglie più belle di WSM
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DESIGN | articolo di Mikalic - 9 dicembre 2021 Dopo avervi fatto sanguinare gli occhi con la classifica delle 10 MAGLIE PIÙ BRUTTE DELLA STORIA DI WSM, è giunto il momento di dare visibilità a chi invece ha mostrato buon gusto nel disegnare la maglia perfetta, mescolando una buona dose di stile, sobrietà ed eleganza in una manciata di pixel. Abbiamo selezionato così le 15 maglie più belle di WSM. * * * Esiste un codice delle maglie da calcio condiviso da tutti gli appassionati del genere. Ogni sfumatura è un messaggio diverso, ma spesso chiaro, inequivocabile. Superano anche il tifo, per diventare una dichiarazione universale di condivisione. Negli ultimi tempi, anche molti utenti su WSM trattano il lancio delle nuove divise alla stregua degli acquisti più importanti. La personalizzazione di questo aspetto ha molti punti in comune con un colpo di mercato – l’eccitazione per le cose nuove, l’attesa per ciò che verrà svelato, l’idea che sta ripartendo un’altra stagione – ma nel caso delle maglie da calcio c’è qualcosa in più: la possibilità di comunicare la propria identità, i propri valori, le proprie radici. Anche su WSM le società di calcio si comportano da veri e propri brand perché lo sono in pieno, e quindi quello che vestono è anche quello che vendono. E se quello che vestono piace, il club ne guadagnerà sotto ogni punto di vista. La maglia diventa un elemento di forte riconoscibilità da cui far valere il proprio buon nome a tutto il resto della comunità. Parlare di maglie da calcio significa, perciò, parlare dei club stessi: la loro veste è la loro identità. Ci sono squadre che, per prestigio e forza economica, partono “avvantaggiate”: godono di una maggiore audience, hanno dalla loro un blasone e firmano contratti milionari con i migliori giocatori del momento. Ma a volte non basta, e ci sono anche “piccole” capaci di fare passi in avanti sotto questo profilo ed essere in grado di far parlare di sé anche per questi aspetti secondari del gioco. Quella che segue è una selezione delle migliori quindici maglie attualmente in giro su WSM, a livello mondiale: ecco chi ha saputo declinare tutti i concetti di cui abbiamo discusso in design stilisticamente efficaci e fedeli agli originali. #15: JEF UNITED (GIAPPONE)
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Smuoviamo subito le acque: si parte dai kit di una squadra asiatica attualmente bot, il JEF United Ichihara Chiba, club della J-League giapponese. Completini davvero molto dettagliati e bellissime colorazioni richiamano alla perfezione quelli reali grazie a un mix stilistico molto affascinante. #14: WERDER BREMA (GERMANIA)
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Quella del Werder Brema è una delle maglie più iconiche del gioco, che porta inevitabilmente alla memoria la gestione di lunga data del suo storico allenatore: Roby Dax, più di un istituzione in Germania. Al momento la squadra è bot e ultima in seconda divisione ma le sue maglie sono quelle più ricercate dai collezionisti tedeschi. #13: TIROL (AUSTRIA)
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Altra piccola rarità per gli amanti dei completini fatti bene: la squadra è il Fußballclub Tirol Innsbruck, che nella realtà non esiste più dal 2002 (sostituito dal Fußballclub Wacker Innsbruck) e su WSM galleggia invece nelle acque della seconda divisione austriaca. Un lavoro certosino per quanto riguarda i kit, che risultano molto elaborati e stilisticamente perfetti nella loro realizzazione. #12: SPORTING LISBONA (PORTOGALLO)
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Altri completini piuttosto celebri sono quelli dello Sporting Lisbona, società portoghese sempre molto attiva dal punto di vista del design, anche grazie a un team creativo di assoluto livello e sempre al passo con i tempi. Modelli che si diversificano anche in base alle competizioni, rimarcano allo stesso tempo un'identità forte grazie ai colori a bande orizzontali conosciuti in tutto il mondo, il bianco e il verde. #11: CAGLIARI (ITALIA)
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Sbarchiamo in Italia, dove il Cagliari ci offre una delle maglie più belle di tutta la Serie A. Semplice ma allo stesso tempo molto curata nei particolari è la prima maglia, che presenta la classica doppia banda larga rossa e blu. Più impegnativo invece il kit trasferta a linee verticali, che riporta fedelmente le textures del 'Casteddu' della real life. Coerenza stilistica niente male per un club in grande crescita, non solo a livello di brand, sotto la gestione Holly. #10: MOREIRENSE (PORTOGALLO)
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I quadrettoni biancoverdi, le rifiniture dorate, la trama tono su tono: la maglia home del Moreirense è una piccola chicca per gli appassionati del calcio lusitano e non solo. Il rinnovamento totale del club con sede a Moreira de Cónegos è avvenuto grazie alla nuova gestione di Copertinese, utente storico del Portogallo tornato da queste parti per rilanciarsi. Il secondo kit è decisamente più audace nei colori, con il verde fluo che accende i pantaloncini e contrasta alla perfezione la semplicità della maglietta, ricca comunque di particolari. #9: RACING CLUB (ARGENTINA)
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Una delle maglie più iconiche d'Argentina è sicuramente quella del Racing di Avellaneda. Entrambi i kit sono disegnati con maestria e riportano fedelmente l'identità, i colori, la passione e il design caratteristico del club della provincia di Buenos Aires. #8: AMERICA (MESSICO)
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Restiamo in Sudamerica e facciamo visita al Club América, squadra messicana tra le più amate e riconosciute in tutto il mondo. Entrambi i kit sono un esempio riuscito di come fare le cose per bene, senza strafare: un design pulito e convincente, il color crema che si sposa perfettamente con i richiami blu nella prima maglia, la trama blu con i particolari rossi nel secondo completino. Efficace, accattivante e sicuramente molto distintivo. #7: KAWASAKI FRONTALE (GIAPPONE)
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Si ritorna in Giappone, dove ci aspetta il Kawasaki Frontale, altra società bot della J-League giapponese. Entrambi i modelli sono un risultato decisamente positivo di come personalizzare al meglio il proprio club con finiture dettagliatissime. Interessante la scelta dei laccetti visibili sui pantaloncini. #6: CELTIC (SCOZIA)
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La maglia di una delle due fazioni di quella che in Scozia viene definita Old Firm - ovvero la rivalità tra i Celtic che rappresentano la comunità cattolica di Glasgow e i Rangers, che invece rappresentano quella protestante - è praticamente rimasta invariata nel corso degli anni, mantenendo una bellezza e un fascino mistico che è diventato unico nel suo genere. La sua leggendaria immutabilità la rende a tutti gli effetti un baluardo storico del calcio scozzese. La maglia home è rifinita con l'arancione, che impreziosisce il bordo delle maniche e dei pantaloncini. Più trasgressiva la maglia away, con la scelta vincente del giallo-nero. #5: VASCO DA GAMA (BRASILE)
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Una delle maglie più ricercate del Brasileirão è quella del Vasco da Gama, che si presenta completamente nera con la classica banda diagonale bianca dove campeggia la croce rossa di Malta. Nella parte sinistra spicca invece il simbolo della Umbro, storico sponsor tecnico del club. Il pantaloncino è nero e pieno di particolari, mentre i calzettoni sono neri con rifiniture bianche. Su entrambi i completini sono presenti infinite croci di malta che caratterizzano in modo inequivocabilmente la tradizione e il legame del club al Portogallo. Il Vasco è infatti un club seguitissimo da tutti gli emigranti di origine portoghese. #4: LILLE (FRANCIA)
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Altra preziosità rara per gli amanti delle magliette è la proposta del Lille, che esibisce i suoi modelli richiamando le maglie Umbro della stagione 2012/13. La prima maglia è rossa con inserto triangolare blu navy che asseconda la forma del colletto. Pantaloncini completamente blu e calzettoni blu con una fascia orizzontale rossa. La maglia da trasferta è bianca con inserto rosso e colletto a V con righine tono su tono. Pantaloncini bianchi e calzettoni che ricalcano quelli della divisa home, con il bianco al posto del blu. Segno distintivo del club è lo storico sponsor "Partouche" a centro maglia, che caratterizza fortemente entrambi i modelli. #3: GREMIO (BRASILE)
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Saliamo sul podio per omaggiare i brasiliani di Porto Alegre del Gremio, una delle squadre più seguite di tutto il Sudamerica. La maglia casalinga presenta le consuete tinte tricolori tipiche del Gremio, con l’azzurro, il bianco e il nero. La divisa away è bianca con una grafica ben curata a strisce orizzontali celesti e nere. Entrambi i modelli richiamano il design Kappa. #2: BOAVISTA (PORTOGALLO)
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La tradizionale maglia a scacchi bianconeri, abilmente ridisegnata da Raptus - uno dei massimi esperti del settore -, colloca il Boavista tra i top club di questa speciale classifica. Facendo riferimento ai completini della stagione 2020/21, le maglie mettono in risalto tutta la forza di un brand con pochi eguali su WSM. «Ha venduto quattro volte di più di qualsiasi altra maglia del Boavista», ha detto il direttore commerciale delle panteras. La maglia home è classica, accuratamente definita attorno allo sponsor di colore giallo ocra che prende la parte centrale. Più semplice la maglia da trasferta, quasi completamente bianca con dettagli neri. Comunica un’eleganza immediata. #1: MILAN (ITALIA)
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Altro maestro indiscusso del kit designer è Johnmcf, che ripropone su WSM le maglie del Milan della stagione 2012/13, un mix tra gusto vintage e maestria grafica. E' un diavolo con le strisce più larghe e il colletto bianco, che fa riferimento allo stile Puma di quegli anni. La seconda maglia richiama la divisa degli anni ’50, con la banda orizzontale rossonera al centro: pochi fronzoli, tanta sostanza, una maglia che fa un figurone pure indossata come capo casual. Un lavoro perfetto che mette in risalto i dettagli giusti e, di conseguenza, merita tutto l’apprezzamento degli appassionati. __________
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biopoliticanavile · 3 years
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capitolo 2
IL LATO IN OMBRA DELLA COLLINA
Tra le esperienze da non perdere nella Lonely Planet di Bologna c’è una gita sui colli bolognesi. Citando il ritornello di 50 Special di Cesare Cremonini, i colli vengono descritti come luogo di svago ed evasione dalla vita urbana, residenza della borghesia cittadina, e dove respirare aria più pulita. La pianura Padana è infatti una delle porzioni di territorio più inquinate d’Europa e l’Italia il paese europeo con più morti collegati all’esposizione di PM2,5, ozono e diossido di azoto. I colli bolognesi si manifestano come simbolo delle disuguaglianze ecologiche della nostra società. Le caratteristiche morfologiche, quanto quelle ecologiche, economiche, e culturali, rendono le colline che si affacciano su Bologna tanto naturali quanto artificiali. Questa ibridazione la ritroviamo in altre colline presenti all’interno della maglia urbana.
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Nel 1460 il Palazzo Bentivoglio venne concluso nel lusso più maestoso. Largo 30 metri su Via Zamboni, si spingeva in profondità per circa 140 metri, con quasi 250 stanze. La sua realizzazione fu uno degli avvenimenti più importanti per l’affermazione del primato della famiglia sulla città. Nel 1507, dopo circa 50 anni di potere, il Palazzo fu saccheggiato e distrutto da una sommossa popolare, dopo che la cittadinanza aveva in larga parte perso la fiducia nella famiglia, responsabile di non aver saputo gestire la diplomazia e le violenze che ne erano conseguite. La famiglia Bentivoglio fu esiliata ma i detriti del loro Palazzo vennero ammassati poco distanti formando una collina che non venne mai più spostata. I detriti, da allora, hanno partecipato alla vita urbana a tutti gli effetti, nascondendosi, trasformandosi, fino a diventare nel 1975 il Giardino del Guasto.
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Se la collina del Giardino del Guasto ci racconta dell’esilio di una famiglia, un’altra collina ci racconta dell’affermazione di potere di altre famiglie. A partire dal 1511, dall’ultima distruzione della fortezza Galliera, vennero ammassati nell’area adiacente i detriti della fortezza insieme agli scavi per la costruzione delle fondamenta dei nuovi Palazzi senatori (Palazzo Davia Bargellini, Palazzo Bocchi, Palazzo Pepoli Nuovo, Palazzo Fantuzzi, Palazzo Bentivoglio). Gli scavi e i detriti, come nel caso dei detriti di Palazzo Bentivoglio, non furono spostati e nel 1662 diventarono ufficialmente i Giardini della Montagnola.
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Un’altra montagna di detriti, per la precisione 1 Milione di m3, ci racconta di un’altra affermazione di potere, quella dei processi di integrazione europea. Parliamo dei detriti dello scavo per la realizzazione della stazione ad alta velocità di Bologna, il cui cantiere è stato aperto nel 2008. La realizzazione della stazione assieme al potenziamento della linea ferroviaria nazionale rientra all’interno del progetto di realizzazione delle reti transeuropee dei trasporti TEN-T, “un progetto d'infrastrutture di trasporto integrate previste per sostenere il mercato unico, garantire la libera circolazione delle merci e delle persone e rafforzare la crescita, l'occupazione e la competitività dell'Unione europea”. Le trasformazioni che coinvolgono oggi il Navile sono strettamente legate alla riuscita di quello che è stato definito “uno dei più grandi scavi urbani a cielo aperto d’Europa”.
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Tra le più grandi difficoltà che lo scavo doveva affrontare era quello di evitare crolli ai binari ed abitazioni presenti nel perimetro dello scavo. Questo, assieme alle notevoli dimensioni dello scavo, ha richiesto l’utilizzo di soluzioni costruttive specifiche. Il costruttore, la Astaldi Spa, ha adottato la tecnica di consolidamento CSM (cutter soil mixing) a terreni fini coesivi. La tecnologia, sviluppata nel 2003 dalla tedesca Bauer Maschinen GmbH, è stata fondamentale per la realizzazione del progetto grazie alla sua capacità di effettuare scavi sviluppando poche vibrazioni e quindi evitare il dissesto del terreno circostante. Tale lavorazione ha rappresentato all’epoca l’intervento massivo più esteso al mondo.
Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza dislocare i detriti lontano dal luogo di estrazione, senza la possibilità di creare altre due colline artificiali nei pressi della Cava Pigna 2 e della Cava Corticella, cave esaurite, poco distanti dal parco dei laghetti di Corticella, parco creato negli anni ’80 sui resti di una cava esaurita.
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La città moderna ha trovato il modo di potenziare la capacità di modificazione del proprio territorio, ma allontanando e nascondendo i residui dei suoi processi, e contemporaneamente variando la propria composizione sociale. I detriti, come i Bentivoglio, vengono esiliati, proibendogli la capacità di contribuire alla vita urbana.  
L’8 giugno 2013 viene inaugurata la stazione dell’Alta Velocità sotterranea di Bologna. Nella realizzazione di questa infrastruttura si manifesta in modo molto chiaro l’ambiguità del progetto politico e sociale che la città contemporanea promuove. Per far posto alla stazione sono stati mobilitati un milione di metri cubi di terra (equivalenti circa a 2 campi da calcio riempiti di 300 Torri degli Asinelli) ma questi sono stati allontanati nelle cave della periferia urbana. Come la collina del Guasto è stata sotto gli occhi dei cittadini per secoli rendendo la collettività costantemente responsabile del suo utilizzo e delle sue trasformazioni, al contrario l’allontanamento dei detriti dello scavo della stazione AV rende questo processo di responsabilizzazione molto più complesso. L’allontanamento delle componenti non funzionali al progetto urbano e politico non rende i cittadini consapevoli delle conseguenze del progresso, restituendoci questo come automatico, non problematico e non conflittuale.
Il progetto realizzato non è tuttavia il progetto originale, vincitore del bando firmato dall’architetto giapponese Arata Isozaki, Arup e M+P & partners. 
Gran parte della struttura sopraelevata non viene realizzata a causa della crisi economica del 2008, così come gli spazi di accoglienza e commerciali previsti. Del progetto originale rimane un approssimativo sistema di mobilità ma nessuna delle qualità architettoniche previste dal progetto trova spazio in una realizzazione senza dubbio arida, brutale ed insignificante.  Se il progetto della nuova stazione di Bologna doveva rappresentare la porta di accesso alla città ed il definitivo voltare pagina dall’attentato del 1980, nulla di tutto questo vi si ritrova oggi. 
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L’11 Dicembre 2013 le fermate dei treni ad alta velocità della tratta Bologna-Venezia vengono spostate ai binari sotterranei. In questo modo il nodo ferroviario di Bologna diventa il primo in Italia ad avere il traffico delle linee ad alta velocità completamente separato da quello delle linee convenzionali. Le due “stazioni”, quella sopraelevata, che ospita i binari della linea a bassa velocità (nazionale/regionale), e quella sotterranea, che accoglie i binari della linea ad alta velocità (nazionale/europea), viaggiano separate ed in parallelo, operando come dei sistemi di smistamento dei flussi di persone in base al loro potere economico. Questa divisione ha un impatto notevole sulle due porzioni di città limitrofe alla stazione storica e alla nuova stazione dell’Alta Velocità che si affaccia su Via De’ Carracci.
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Tra le finalità che aveva il progetto della nuova stazione di Bologna c’era la ricucitura del tessuto urbano tra il centro storico ed il quartiere Navile. Per adempiere a questo è stato creato un attraversamento pedonale sotterraneo, il cui utilizzo è vincolato agli orari di apertura della stazione. La ricucitura non ha portato ad un collegamento efficace tra le due porzioni urbane una volta distinte, non le ha omogeneizzate, ma ha semplicemente creato un nuovo tipo di disuguaglianza. 
Osservando la struttura della stazione, si può notare come il flusso di utenti della linea dei treni convenzionali, utilizzato principalmente da pendolari, lavoratori o studenti, e da immigrati per spostarsi tra città alla ricerca di opportunità lavorative, sia favorito ad indirizzarsi verso il centro storico. Testimone di questa relazione è la localizzazione dell’associazione UNIVERSO che si è posizionata proprio in corrispondenza dell’uscita dalla stazione storica, all’interno di Porta Galliera. L’associazione ha, tra le altre, la finalità di creare un ponte tra gli immigrati e la realtà bolognese, sia per quanto riguarda l'integrazione nel tessuto sociale, che la fruizione di servizi per l'immigrazione.
Dall’altro lato, chi utilizza la linea dell’alta velocità, la linea monorotaia del people mover di collegamento all’aeroporto ed il passaggio carrabile sotterraneo, ha un accesso privilegiato al quartiere Navile. Uscendo dalla stazione dell’alta velocità, quello che si incontra è il Palazzo degli uffici comunali, Palazzo Bonaccorso e la piazza Liber Paradisus, nome rispettivamente del Podestà di Bologna che redasse il Liber Paradisus, il documento che abolì la schiavitù in città, nel 1257, modificando lo status di diritti di una parte della popolazione per poter ampliare il bacino di individui tassabili.
Così come un libro diventa attivatore dell’eliminazione di una forma di segregazione sociale, così la struttura della stazione partecipa attivamente alla separazione di due flussi di persone, costruendo una forma di distinzione di natura economica e, conseguentemente, due modelli urbani distinti.
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giancarlonicoli · 4 years
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Diventa l' esempio finale che i sentimenti nel calcio sono una questione di prezzo, non esiste l' amore, non esiste la fedeltà. Se anche la gente cominciasse a capire la legittimità un po' sporca di questa etica, si potrebbe portare finalmente il calcio tra le cose reali. E divertirsi, anche tanto, cambiare umore per lui, senza dargli però in mano niente delle cose profonde della nostra vita.
31 ago 2020 09:52
MESSI HA GIA’ SCELTO: VUOLE ANDARE AL CITY – LEO NON SI PRESENTA ALLE VISITE MEDICHE MA LA LIGA SPAGNOLA SI SCHIERA CON IL BARCELLONA SULLA CLAUSOLA RESCISSORIA DA 700 MILIONI - SCONCERTI: "MESSI FA IL RIBELLE PERCHÉ DEVE FAR CAPIRE IN FRETTA AL BARCA CHE LA LORO STORIA NON PUÒ RIAPRIRSI E L'UNICA SOLUZIONE È UN ACCORDO E UN POTENTE INDENNIZZO DAL CITY. L'ESEMPIO FINALE CHE I SENTIMENTI NEL CALCIO SONO UNA QUESTIONE DI PREZZO, NON ESISTE L'AMORE, NON ESISTE LA FEDELTÀ..."
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Mario Sconcerti per il Corriere della Sera
Non vorrei uccidere troppe speranze, ma non c' è mercato su Messi. Ha già scelto.
Nessun giocatore al mondo e tantomeno il più ricco, romperebbe con la sua società senza avere già un altro ingaggio. L' altra squadra è il Manchester City, che per adesso non dice niente ma nemmeno smentisce.
A conferma della propria colpa. Messi sta adesso alzando la voce in modo sguaiato, non perché speri realmente di potersene andare a zero lire. Questo è quasi impossibile, glielo ha detto chiaramente anche la Liga spagnola, cioè la depositaria dei contratti, proprio ieri.
C' era una data per farlo, è stata largamente superata, quella strada è chiusa, almeno nei tempi brevi di un calciatore. Messi fa il ribelle perché deve far capire in fretta al Barcellona che la loro storia non può riaprirsi e l' unica soluzione accettabile per tutti è trovare un accordo col City, vendere Messi a un prezzo reale di mercato versando un potente indennizzo a chi è costretto a cedere.
Qualcosa che sia tra i cento milioni pagati dalla Juve per Ronaldo e i 222 pagati dal Psg per Neymar.
Questa è la situazione reale. Non ci sono tavoli aperti, la direzione di Messi è già definita. È una storia però ad alta concentrazione emotiva, difficile che tutti i protagonisti restino freddi. Il Barcellona ha già cambiato condotta, dalla disperazione è passato alla linea dura. La gente dallo stupore all' odore di scandalo. Messi invece alza sempre più i toni voglioso di lasciarsi solo fiamme alle spalle.
Il City è l' unico immobile, non ha danno, aspetta di sapere la cifra accettabile che dovrà pagare. Per esperienza so che quando un giocatore vuole andar via, ci riesce sempre. La storia di Messi in Catalogna, 21 anni, era però unica.
Diventa l' esempio finale che i sentimenti nel calcio sono una questione di prezzo, non esiste l' amore, non esiste la fedeltà. Se anche la gente cominciasse a capire la legittimità un po' sporca di questa etica, si potrebbe portare finalmente il calcio tra le cose reali. E divertirsi, anche tanto, cambiare umore per lui, senza dargli però in mano niente delle cose profonde della nostra vita.
MESSI DRIBBLA IL BARCELLONA
Stefano Agresti per il Corriere della Sera
La battaglia tra Messi e il Barcellona è sempre più aspra. Leo va avanti a testa bassa per la propria strada, benché nei giorni scorsi abbia cercato una mediazione attraverso il padre. Convocato per le 10.15 alla Ciutat Esportiva per sottoporsi al tampone, l' argentino non si è presentato, al contrario di tutti gli altri suoi compagni di squadra (compresi gli epurati Vidal e Suarez, amico fraterno della Pulce).
Un atto dirompente, benché prevedibile. Ma la presa di posizione più importante della domenica arriva dalla Lega spagnola, la quale si schiera pubblicamente dalla parte del club catalano: secondo l' organismo presieduto da Tebas, Messi non può liberarsi dal Barcellona se non dietro il pagamento della clausola rescissoria di 700 milioni; per questo non concederà alcun transfer al giocatore se prima non avrà versato quella cifra mostruosa.
Eppure proprio ieri in Spagna si era diffusa la voce che nel contratto attuale tra il giocatore e il club non fosse prevista alcuna clausola rescissoria, che sarebbe già scaduta.
La Lega spagnola descrive una realtà opposta: «In relazione alle diverse interpretazioni (alcune in contrasto tra di loro) pubblicate nei giorni scorsi e relative alla situazione contrattuale di Messi con il Barcellona, la Liga ritiene opportuno chiarire, dopo avere visionato il contratto, che: il contratto è in vigore e prevede una "clausola risolutiva" applicabile nel caso in cui Messi decida di sollecitare la risoluzione unilaterale anticipata del contratto;
la Liga non effettuerà la procedura di visto per la partenza del giocatore dalla Federazione se non avrà prima pagato l' importo di tale clausola». Non basterà questo a frenare i sogni di Manchester City (soprattutto), Psg e Inter, perché gli avvocati di Leo nei giorni scorsi hanno chiesto alla Fifa un Cti, un certificato provvisorio di trasferimento. E la questione sarà riproposta alla stessa Fifa entro breve.
Il caos si fa ogni giorno più acceso, insomma. Messi ha intravisto la possibilità di trovare una via d' uscita offrendo al Barcellona l' opportunità di avere una contropartita economica in cambio del suo addio, ma il presidente Bartomeu ha opposto un netto rifiuto.
Tutto lascia pensare che la volontà della Pulce sia quella di andare al City per poter lavorare di nuovo con Guardiola, però occorre trovare una strada. Ci proveranno Bartomeu e il papà di Messi, magari mercoledì, per quel giorno è previsto un incontro. Anche se è quasi impossibile trovare un accordo con il Barcellona, la contrapposizione di idee è netta. Si arriverà a uno scontro legale.
Intanto è sceso in campo anche Alberto Fernandez, presidente dell' Argentina, il quale auspica che Messi possa tornare a casa dopo vent' anni trascorsi in Europa: «Leo è nei cuori del nostro popolo, che purtroppo non l' ha mai visto giocare nella squadra in cui è nato. Speriamo che regali a tutti i suoi connazionali la gioia di vederlo in campo con la maglia del Newell' s Old Boys». Fernandez è tifoso dell' Argentinos Juniors, ma Messi gli va bene anche come avversario. E sperare non costa nulla.
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maglia inter milan 1997-1998 seconda
Tra le tante maglie retrò, abbiamo finalmente scelto una maglia retrò bella ed economica da presentare a tutti.
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Dai un'occhiata a questa maglia retro milanese del 1997/98. A differenza del design tradizionale, è viola con spesse strisce nere, ma c'è una striscia blu più spessa sulle maniche. Inoltre, sappiamo tutti che la tradizionale maglia retrò utilizza un collo a polo, quindi Milano non fa eccezione. La maglia ha anche aggiunto la stampa del logo della squadra dell'Inter, questo design è molto raro.
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Per ulteriori maglie calcio 2020 o maglie calico retro inter milan, visitare www.calciopocoprezzo.com.
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sportpeople · 6 years
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Gli ultras sono spesso nostalgici. È una tendenza che non mi piace tanto, perché rimpiangere, o peggio ancora affermare, come sento alcune volte fare a vecchi ultras che: «Gli ultras nel 2018 non ci sono più», è riduttivo ed è falso.
Era diverso prima, su questo non ci sono dubbi, ma gli spalti che abbiamo adesso sono anche il risultato di quello che non abbiamo fatto o che non abbiamo voluto combattere. Perché tutti noi rinunciamo a certe cose, per comfort, per stanchezza o per qualsiasi altro motivo. Difatti il nostro mondo è pur sempre uno specchio seppur deformante della società. I giovani di oggi, che vanno in curva con l’iphone, che assumono certi atteggiamenti o che stanno a casa a guardare la partita su Sky sono il risultato di quest’epoca consumistica e noi gli chiediamo di essere ultras come prima? Un po’ troppo facile senza assumersi l’onere dell’educazione e del lavoro…
Ma lascio queste considerazioni per fare comunque un tuffo nel passato. Perché anch’io alla fine sono come tutti e sento la nostalgia. Vorrei rivivere i derby della fine degli anni ’80 e ’90, quando allo stadio, in Italia, gli ultras davano lezione al mondo intero per il tifo. Ma come fare questo e tornare nel passato? È abbastanza semplice, perché la modernità ha forse tanti difetti, ma ci permette di diminuire le distanze e i tempi per viaggiare: basta andare su Internet e prenotare un volo per il Maghreb. Di più, abbiamo la fortuna di avere un passaporto di prima classe, che ci permette di fare senza problemi il viaggio verso il versante meridionale del Mediterraneo, che nella direzione opposta non è così facile per chi non possiede un maledetto passaporto europeo.
Il Nord Africa mi affascina, devo essere sincero: per quelli che non mi hanno mai letto, mi permetto di darvi un piccolo consiglio e di guardare i miei servizi sulla Tunisia (Stade Tunisien-Gabes, Club Africain-Gasfa e Esperance Tunis-Stade Tunisien) e l’Algeria (Mouloudia Club d’Oran-USM Alger e Mouloudia Club Alger-USMA). Forse sono di parte, ma andare in questi paesi mi ricorda spesso che il Mediterraneo è, o dovrebbe essere un tratto d’unione tra popoli molti simili e non una barriera mortale. Questa fascinazione deriva da tante cose e mi servirebbe più tempo e spazio per spiegare la mia visione. Ma una cosa è certa, se vado spesso in questi paesi è per prima cosa, per vivere il tifo ultras che si è sviluppato negli ultimi quindici anni nel Maghreb. Assomiglia molto a quello italiano dagli anni ’80-’90 e sembra veramente di fare un bel viaggio nel tempo. La passione del calcio in questi paesi è pazzesca e si nota nel quotidiano e nei piccoli dettagli che questa volta vado a vivere in prima persona a Casablanca.
La mia destinazione è questa città mitica, dove non fu girato il lungometraggio che l’ha resa famosa nel mondo intero. Comunque, una frase del film di Michael Curtiz, con i famosi interpreti Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, si dimostra ancora veritiera 76 anni dopo: «Se cercate l’avventura, venite ad incontrarla qui».
Arrivo alla vigilia della partita, mentre lascio il Nord Europa con temperature bassissime. Qui in febbraio ci sono 16 gradi con un bel sole. Ma non ho tempo per perdermi in considerazioni sul meteo perché ancora non so come aprire il mio “sesamo”. Per chi non lo sapesse, i vostri cari corrispondenti, che lavorano per la gloria e ci rimettono pure soldi, hanno un’unica ossessione: avere questo maledetto accredito! Ovviamente ho mandato una valanga di mail e domande ufficiali alla società del Wydad Casablanca, che non mi ha mai degnato di una risposta. Allora non mi resta che prendere un taxi per lo stadio Mohammed II.
Arrivato lì, trovo una struttura piuttosto vetusta dall’esterno ma affascinante, che assomiglia un po’ alle costruzioni dei paesi ex-socialisti. Edificato nel 1955 come stadio Marcel Cerdan, fu rinnovato due volte, nel 1983 per i giochi del Mediterraneo, e nel 2000 per la candidatura del Marocco alla Coppa del Mondo. Quando entro sulle gradinate, mi colpisce la bellissima struttura, moderna e funzionale allo stesso tempo. Ovviamente non c’è quasi nessuno attorno a me, questo è il bello dei paesi seri, dove nessuno mi dice niente o peggio mi impone di comprare un biglietto carissimo per visitare un monumento di dominio pubblico. Il silenzio assordante è perturbato solo dalle gesta dei giardinieri che si occupano del terreno di gioco, come se fosse un tappeto persiano del 14° secolo.
Sotto i distinti trovo l’ufficio del Wydad e ci sono una ventina di colleghi marocchini che sembravano aspettarmi come il Santo Graal. Per fortuna, dopo un po’ di discussioni, arrivo a convincere l’addetto stampa che devo essere in campo e qui chiudo la prima tappa della mia maratona. Nel taxi di ritorno, l’autista mi chiede il perché della mia presenza in Marocco, quando gli dico che è per il derby di Casablanca, mi risponde: «Peccato, domani non vedrai scenografie bellissime da parte delle curve». Secondo punto positivo, qua la gente comune conosce le dinamiche di stadio e di questi ragazzi che fanno vivere gli spalti, difatti l’autista si ferma pure per permettermi di fotografare uno dei tanti murales che ci sono in giro per la capitale economica del Marocco.
Casablanca non è una meta turistica, e questa per me è una fortuna. Devo essere sincero, non ho grande piacere ad essere con i miei connazionali che vengono in Marocco e si comportano in un modo che mi ricorda una forma di post-colonialismo. Casablanca è una città tremenda, non particolarmente bella, anche se alcuni suoi posti sono da visitare. Qua c’è sempre rumore, traffico, smog, una marea di gente che non ti calcola di striscio, poveri e ricchi, gente di tutto il Marocco ma anche di tutta l’Africa, venuta qui per tentare l’avventura e sperare in una vita migliore. È la città bianca, come suggerisce il suo nome, Dar el Beida in arabo. Ma la metropoli possiede un lato molto nero, come il film «Casanegra» di Nour-Eddine Lakhmar l’aveva soprannominata. Le tensioni politiche e sociali sembrano costantemente in procinto di esplodere in un’onda di violenza come aveva fatto vedere l’ultimo film di Nabil Ayouche, «Razzia». Ma con il derby in arrivo domani, Casablanca sembra molto tranquilla alla vigilia dell’incontro.
Quando mi sveglio all’indomani, capisco che c’è tensione nel aria. Il derby di Casablanca non riguarda solo la città, ma un intero paese. Perché il Raja e il Wydad sono le due squadre più popolari del Marocco. Fondato nel 1937, il Wydad (che significa «amore» o «affezione» in arabo) fu una società sportiva di nuoto, per permettere a musulmani e ebrei di potere accedere alle piscine della città. All’epoca il Marocco era un protettorato francese, questo significava semplicemente che i francesi decidevano di tutto ed erano cittadini di prima categoria rispetto ai locali. Il Wydad è dunque un simbolo di lotta contro il colonialismo e fu difatti la prima società sportiva marocchina. Nel 1939 nacque la sua sezione di calcio e dentro confluiranno tanti partigiani dell’indipendenza del Marocco che lotteranno in prima persona per essa. La società biancorossa, con l’aiuto di giocatori bravissimi, diventa in breve tempo la più titolata del paese, tanto che oggi dispone nella sua bacheca di ben 19 scudetti, 9 coppe del Marocco e 2 Champions League africane. Alcuni dicono che il Wydad è la squadra della Casablanca per bene, anche se oggi, nel 2018, sarebbe difficile analizzare la tifoseria biancorossa unicamente sotto il profilo socio-economico.
Il Raja, come il Widad, non fu creato come squadra di calcio in origine, ma come una compagnia di teatro. Nel 1949, la sezione calcio vede la luce nel quartiere popolare di Derb Sultan. I tifosi biancoverdi devono aspettare il 1988 per festeggiare la conquista del primo scudetto. Nel 1996, la fusione con l’Olympique di Casablanca, porta il Raja a dominare i campi di calcio del Regno: i giocatori con l’aquila biancoverde vinceranno 7 degli 8 scudetti dal 1996 al 2004. Oggi la società dispone di 11 scudetti, 8 coppa del Re e due Champions League Africane. Devo aggiungere che le due squadre usano lo stesso stadio per i loro incontri casalinghi, lo stadio Mohammed V.
La partita è alle ore 15.00 e arrivo nel quartiere Marif un’ora prima. La zona, borghese è diversa del centro della città ed è presidiata da un numero incredibile di agenti delle forze dell’ordine. Le due tifoserie son separate: dietro la curva Nord è zona dei biancorossi, dietro la curva sud è zona biancoverde. Le due tifoserie son rivali e qua non vige alcun patto di non aggressione, per questo ci sono già controlli e prefiltraggi ad un chilometro dallo stadio. Per arrivare presso l’impianto devo passare due altri prefiltraggi. C’è pochisima gente attorno allo stadio, solo poliziotti a cavallo e gli ultimi tifosi in arrivo.
Quando metto piede sugli spalti manca mezz’ora alla partita. Il colpo d’occhio è spettacolare: alla mia sinistra c’è un’onda rossa, alla mia destra invece è un mare verde. Come capirò a breve, la maggiore parte dei “curvaioli” va allo stadio con la maglia della squadra e l’effetto visivo è davvero bellissimo.
Entro sul campo senza problemi e noto un numero incredibile di fotografi. Fa capire come l’evento sportivo sia importante per il paese. Subito noto che non ci sono striscioni nelle due curve, segnale chiaro della repressione che stanno vivendo gli ultras marocchini. Perché anche qui la mano dello Stato ha colpito la «meglio gioventù» dopo alcuni eventi particolari. Alcuni di natura violenta, come quello che ha visto due tifosi del Raja perdere la vita nel 2016, che hanno convinto lo Stato marocchino a rinunciare al dialogo per seguire la via più facile della repressione. Il numero di poliziotti è davvero esagerato, tra militari, polizia in divisa e in borghese. Ma dalla primavera del 2016 le attività dei gruppi ultras sono proibite in Marocco, anche se nei fatti i diversi gruppi hanno continuato a tifare, rinunciando però alle scenografie e alcuni gruppi ai loro striscioni.
Decido di fare un primo giro sotto le due curve e vedo simboli palestinesi. Questa causa, popolare in alcune curve italiane, è qua molto sentita e tutte le tifoserie del paese portano bandiere e fanno slogan per la Palestina. Quasi tutti i ragazzi che suonano i tamburi dal lato Wydad, hanno una maglia bianca della nazionale palestinese. Anche in curva sud, cuore pulsante del tifo biancoverde, ci sono anche varie bandiere palestinesi. Nella curva si sente un boato seguito da canti: il loro leader, Skwadra, capo della tifoseria e ex-Green Boys, è appena uscito da due anni di galera, dopo scontri interni alla tifoseria biancoverde. Questi scontri cruenti, durante una partita, tra «Ultras Eagles» e «Green Boys» hanno causato la morte di due giovani ragazzi il 19 marzo 2016. Non entro nella dinamica dettagliata dei fatti, ma ci sono tante zone d’ombre su questi scontri, tanto che durante il processo, il capo ultras riceverà il sostegno degli «Ultras Eagles». Oggi l’ascia di guerra tra i due gruppi sembra sepolta e si nota, perché non ci sarà traccia alcuna di rivalità, ma una bell’unione del tifo verde.
Ultimo dettaglio importante, i distinti presentono spazi vuoti: qua ci sono due categorie di biglietti, i VIP per la gradinata ed i biglietti normali per i distinti e le curve. Non a caso le porte tra i distinti e le curve son aperte, ma nei distinti c’è una «no mans land», una zona cuscinetto per evitare che le due tifoserie vengano a contatto. La metà dei distinti che accoglie i verdi è più piena di quella parte che riceve i rossi.
Un po’ prima delle ore 15.00, le due squadre entrano in campo, precedute dalla bandiera rosso-verde del Marocco. Poi è il momento del inno nazionale, che è tradizione qui per tutti gli incontri di Botola (il nome della serie A marocchina). E in questo momento che le due curve tirano fuori i loro striscioni: visto che le attività degli ultras sono illegali, i gruppi li entrano di nascosto.
Decido di cominciare la partita sotto la curva nord, la casa del tifo Wydadi. Il movimento ultras in Marocco ha fatto i primi passi nel 2005. Il primo gruppo in assoluto, ad avere messo uno striscione allo stadio, furano gli Ultras Askary nell’ottobre 2005, poi alcune settimane dopo lo scenario si ripeterà a Casablanca, sia per i ragazzi del Raja con i «Green Boys» che per i loro rivali del Wydad con i «Winners».
In curva Nord c’è un solo gruppo, i Winners, che hanno decine di sezione in tutta Casablanca, ma anche in tutto il resto del paese ed anche fuori dei confini nazionali. Si vede che son organizzatissimi, si capisce quando i due lanciacori cominciano a lanciare i cori senza megafono: qua tutto si fa a voce e funziona benissimo. La curva è occupata al 90% da aderenti ai Winners e appena i coristi fanno un gesto o intonano un coro, la curva risponde immediatamente. Bellissimo, rimango seriamente stupito dai veri boati dei biancorossi.
Sulla ringhiera c’è un piccolo striscione con la scritta «Ultras» in bianco su sfondo nero. Sembra che quello principale non sia riuscito ad entrare di nascosto ed hanno optato per questo modello ridotto. Accanto c’è il simbolo del gruppo, la testa di un «Fedayn» con un fazzoletto ed un berretto rosso. Infine ci sono cinque stendardi ai lati dello striscione principale scritti in italiano, in francese ed in arabo. Quello in arabo è contro la repressione, mentre in francese si può leggere il famoso «Libertà per gli ultras» ed in italiano uno slogan del gruppo, «Uomini d’onore».
Ottima scelta la mia di cominciare la partita sotto la curva nord, perché i Winners organizzano una piccola scenografia. Vengono alzate centinaia di sciarpe «made in ultras» di colore rosso, nero o bianco. La polizia ne ha sequestrate altre centinaia al prefiltraggio, come avrò modo di vedere io stesso all’uscita. Su queste sciarpe, i «Winners» hanno scritto diversi slogan in arabo, contro il calcio moderno, che gli ultras non possono essere proibiti oltre ad un classico «Ultras liberi» in italiano. I due lanciacori son posizionati nella parte medio bassa della curva, mentre al centro si trova un’«orchestra» composta da tre grancasse e tre tamburi. La cosa incredibile è che sembrano sospesi nell’aria, ma zoomando capisco che durante tutta la partita saranno tenuti sulle spalle da dei volontari!
Il tifo è bellissimo e mi affascina, anche se non capisco l’arabo. Le due curve son spettacolare ed anche se son sotto la curva nord, ogni tanto sento i boati della curva opposta. Dopo un quarto d’ora decido di spostarmi presso la tifoseria biancoverde. Gli stadi con la pista d’atletica hanno il grossissimo vantaggio per i fotografi di poter girare tranquillamente durante la partita. Arrivato sotto di loro, noto tre striscioni: quello degli storici «Green Boys», quello degli «Ultras Eagles» ed infine quello di «Derb Sultan», nome del rione omonimo dove fu fondato il Raja. Alcuni ragazzi mi dicono che questo ultimo striscione rappresenta più un “super club” di tifosi che un vero e proprio gruppo ultras. Comunque, la triade che anima il tifo biancoverde ci sa fare e si vede. Come in tutti i derby che si rispettino, spuntano i primi striscioni offensivi, gli ultras biancoverdi ne tirano fuori uno con cui accusano i rivali di essere favoriti, sul piano sportivo, dai piani alti del calcio africano.
La partita sul campo è tesa e i giocatori non si risparmiano. Ma è il Wydad, al ventesimo, che approfitta per segnare il primo goal. La metà dello stadio esplode letteralmente, mentre una ventina di fumogeni e torce son accese in curva nord, ma anche una in tribuna! Geniale quello che ha avuto questa idea! I fumogeni son formalmente vietati qui, ma quando vengono accesi, nessuno rischia qualcosa.
Sui gradoni il derby continua e i verdi tirano fuori un altro striscione contro i cugini. In francese, la seconda lingua del paese, anche se l’inglese prende sempre più piede nel Marocco globalizzato. Lo striscione riporta: «Onorate lo shabbat, non accendete fuochi»; in Marocco, per “fuochi” si intendono le torce e nello specifico, i cugini del Wydad, vengono paragonati agli ebrei. Lo shabat (sabato, stesso giorno in cui si gioca questa partita) per chi non lo sapesse, è il giorno festivo degli ebrei, durante il quale gli ebrei tradizionalisti non possono accendere la luce.
Appena lo striscione polemico degli «Ultras Eagles» viene buttato nel fosso di fronte alla curva, devo girarmi verso la curva dei rivali che tira fuori quattro grandi striscioni di stoffa in inglese: «Sarebbe meglio lasciarci per conto nostro», « Non abbiamo bisogno di una polizia del pensiero», «Non abbiamo bisogno d’educazione», « Distruggiamo le regole». Per chi non è appassionato di musica, le frasi son citate dalla famosissima canzone dei Pink Floyd, «Another brick in the wall». Ancora una volta la creatività degli ultras mi lascia a bocca aperta, questa presa di posizione chiara e forte indirizzata nemmeno tanto velatamente al governo marocchino che ha proibito le attività degli ultras. Nello stesso momento in cui i Winners fanno vedere questi quattro striscioni, le sciarpe della coreografia vengono nuovamente tese verso l’alto e l’effetto è notevole. Spettacolo rilevante non solo per il movimento ultras marocchino, ma tranquillamente paragonabile a quanto avviene nel resto del mondo ultras in generale. Creatività e anticonformismo, due parole chiave esplicative del lato più bello degli ultras.
Cinque minuti dopo questa messa in scena, è la curva del Raja a offrire un altro spettacolo: una semi sciarpata-sbandierata che coinvolge tutta la curva sud, ma anche parte dei distinti e della tribuna. Uno spettacolo non solo per gli occhi ma anche per le orecchie, perché qua si canta anche, e forte! Contemporaneamente, la curva del Wydad decide di tirare fuori uno striscione contro i rivali in arabo. Anche i Winners toccano l’argomento sportivo ed accusano i verdi di essere favoriti dagli arbitri, ricordando che il Raja ha assorbito un’altra squadra che ha contribuito al suo dominio sul campo. Appena lo striscione cade nel fossato, i giocatori in verde segnano il gol del pareggio. Delirio per metà del pubblico, occasione perfetta per accendere altre torce.
Il tifo continua, ma per i fotografi non c’è riposo. I Winners tirano fuori l’ennesimo striscione offensivo contro i dirimpettai. Scritto in inglese, è anche piuttosto pesante perché accusa i rivali di essere collusi con le autorità. C’è scritto: «Le puttane vendono il loro culo», le cui iniziali formano l’eloquente acronimo “BASTA”. I verdi non perdono tempo e rispondano con un altro striscione offensivo in arabo del gruppo «Derb Sultan».
Il primo tempo finisce e ho l’impressione di aver fatto un maratona. Sono stanco e felice dopo un primo tempo di alto livello, dopo il quale auguro davvero a tutti voi di vivere simili emozioni sugli spalti. Ho appena avuto il tempo di trovare un bagno e una bottiglia d’acqua, che torno sulla pista per questo secondo tempo. Noto che anche i tifosi in sedie a rotelle son divisi in due parti diversi, alla mia sinistra quelli del Wydad ed alla mia destra quelli del Raja, tutti, ovviamente con i colori sociali addosso!
In curva sud si nota uno stendardo col famoso slogan anti-polizia che ritrae il logo dei Fedayn Napoli, che tutti hanno ripreso: il segnale di divieto da cui spunta una mano che ferma il braccio del poliziotto armato di manganello. Tanti ragazzi in prima linea, sia in curva sud che in curva nord, portano una maschera o si nascondono: un amico mi spiega che alcuni sono ricercati della polizia o devono stare attenti a non farsi vedere in mezzo agli ultras per non avere ripercussioni con il proprio lavoro. Altro striscione offensivo dei verdi ed è interessante vedere questa prassi tipica dei derby italiani, in cui non ci si limita a copiare una certa attitudine ma la si alimenta di specificità propria grazie a messaggi ricercati che sono esposti, ovviamente, senza permesso delle autorità.
Cinque grancasse e due tamburi in curva Sud, la sede del tifo verde, sono posizionati in particolare a centro curva, come avviene per i rivali. Il loro livello tecnico ha anche nel loro caso del professionale, con un ritmo sempre bello e piacevole da ascoltare, oltre che fondamentale per coordinare ed accompagnare i canti. Per alcuni ultras non servono a niente, ma credo che questo strumento “old school” sia utilissimo quando ben utilizzato, e qui lo si nota benissimo.
Le due curve non si risparmiano, sia a livello di canti, che sono sempre ad alti livelli, che con i messaggi. Poi al 59°, un ragazzo in curva sud decide di accendere un fumogeno. È solo, ma il fumo verde si distingue benissimo, poi dopo un minuto altri seguono il suo esempio e in pochi secondi tutta la curva si accende. Un centinaio di torce, fumogeni, barattoli vengono accesi in tutta la curva sud e lo spettacolo è stupendo, tanto che tutti i fotografi smettono di guardare la partita per immortalare questo show pirotecnico. L’indomani, alcuni giornali lo inseriranno nelle pagine sportive per illustrare questo derby. Nella stessa fase, gli «Ultras Eagles» decidono di esibire una ventina di due aste che, visto che le aste sono proibite, vengono tenuti a mano. Si nota anche uno stendardo contro la polizia.
La curva del Wydad non dimentica gli “amati” cugini e esibisce uno striscione metà in francese e metà in italiano per dire che gli ultras del Raja hanno poco valore. Poi ancora altri messaggi in arabo sono esposti dalle due curve e al minuto 81, la curva del Wydad decide di tirare fuori i suoi di fumogeni, peccato solo che la curva nord abbia il vento alle spalle e lo spettacolo ha meno effetto rispetto a quello dei “cugini”. In trenta secondi tutto il fumo si riversa sul campo, tanto che l’arbitro è pure costretto a sospendere la partita per alcuni secondi ed un poliziotto, in servizio sotto la curva nord, svanisce venendo del tutto fumo denso.
Il tifo, anche sotto il fumo continua quando rimangono ormai pochi minuti alla fine della partita. Un “Winners” decide di accendere un fumogeno a barattolo arancione che crea una suggestiva coltre di fumo, poi altri messaggi contro i rivali, sia dei verdi che dei rossi ed infine gli ultimi minuti della partita, a cui l’arbitro aggiunge altri sei minuti di recupero. Ne approfitta il Raja che segna il goal della vittoria. La curva sud sembra crollare, mentre il popolo rosso non crede ai suoi occhi. Finisce così, per la grande gioa dei verdi, alcuni dei quali entrano in campo ad abbracciare i loro beniamini o farsi un selfie con loro. Per 5 minuti, i giocatori del Raja ringraziano il loro pubblico. Appena rientrano negli spogliatoio, gli ultras ripiegano i loro striscioni e li nascondono in mezzo alla folla, per uscire.
La mia partita finisce qua, sono stanchissimo, ho vissuto con un’intensità fortissima questo derby in cui fare il fotografo può essere molto difficile avendo due tifoserie così belle davanti agli occhi: hai sempre paura di fare la scelta sbagliata o di perderti uno striscione dalla parte opposta rispetto a quella in cui stai scattando. Ma alla fine, questa sana droga che è il tifo mi ha dato tanti stimoli. Sicuramente, il Nord Africa sta contribuendo al futuro del movimento ultras ed al suo rinnovamento.
Sébastien Louis
Wydad Casablanca-Raja Casablanca: we don’t need no education Gli ultras sono spesso nostalgici. È una tendenza che non mi piace tanto, perché rimpiangere, o peggio ancora affermare, come sento alcune volte fare a vecchi ultras che: «Gli ultras nel 2018 non ci sono più», è riduttivo ed è falso.
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calciomaglie-blog · 6 years
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Bale si è allenato con i giocatori del Real Madrid venerdì
Il campionato spagnolo di calcio 15 ° turno, il Real Madrid sarà a casa contro il rivale Siviglia. Bale è una sorpresa per il reggimento bianco durante il suo allenamento di venerdì, anche se ha difficoltà a entrare nella grande lista. Questa stagione Bale League ha giocato solo 5 volte, la UEFA Champions League ha giocato solo in 2 partite, la maggior parte delle volte a letto per recuperare. Maglie Calcio Bambino Poco Prezzo hanno una maglia da calcio nazionale diversa. Al momento della Coppa del Re di fronte a Fuenlabrada, E Bale ha terminato la partita, ma il giorno dopo sentirà il disagio. Dopo questo infortunio, Bale ha finalmente iniziato a praticare con la squadra, ma la sua data di ritorno è ancora sconosciuta. Bale ha subito ripetutamente infortuni dopo essersi unito al Real Madrid. Secondo i dati, ha giocato solo il 63% della squadra. Bale ha giocato solo 20 partite per il Real Madrid dal suo infortunio alla caviglia lo scorso 22 novembre. Quel grave infortunio alla caviglia ha lasciato la campana continuamente assente dalle 17 gare. Ha di nuovo subito un altro infortunio quando alla fine è tornato e ha perso altre due partite.Maglia calcio bambino Bale, sostieni la tua squadra fino in fondo durante il gioco. In questo corso di formazione, Ballejo era assente, ma sono comparsi i due team Manu Hernando. In assenza di Ramos, Vallejo e Valannes, questo giovane sarà il giocatore indispensabile per il Real Madrid di fronte a Siviglia. Bale nell'estate del 2013 per unirsi al Real Madrid, la sua quota di trasferimento raggiunge 1. 07 miliardi di euro, è la squadra del Real Madrid nella storia dei giocatori più costosi. Zidane ha dichiarato: "Bale è di per sé una buona condizione fisica, in teoria, non dovrebbe subire così tante ferite, ma unirsi al Real Madrid dopo un infortunio al muscolo soleo lo preoccupa da molto tempo, i nostri medici stanno anche cercando di trovare dei motivi per aiutare la sua riabilitazione. Mi piacerebbe pensare più ai benefici che agli aspetti negativi. In questo momento siamo più disposti a dare energia al trasferimento di campana, perché è un giocatore molto importante. "Maglia calcio bambino personalizzata, offri la maglietta più economica, la velocità di consegna più veloce.
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paoloxl · 7 years
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Si avvicinano i mondiali di Russia e Qatar. Come è evidente non si tratterà in alcun modo di due eventi semplicemente sportivi. Riteniamo perciò importante aprire uno spazio di discussione su un tema che, con ogni probabilità, risulterà sempre più importante nel prossimo futuro. Il ruolo geopolitico del calcio La passione per la squadra del cuore, la tensione degli ultimi minuti di una partita che si chiude in zona cesarini, le polemiche del giorno dopo, le moviole, i pali, gli sfottò… il calcio è sicuramente tutto questo, eppure, ormai sembra impossibile negarlo, oltre al campo e a quello che si muove attorno ad esso il mondo del calcio è diventato molto di più. La trasformazione dell’universo calcistico è ormai qualcosa di talmente conclamato che ricordarlo risulta quasi superfluo, stucchevole. Tuttavia questa osservazione non vuole essere in alcun modo un rimpianto di quantomeno dubbi bei tempi andati o uno sfogo contro l’insopportabile calcio moderno, quanto piuttosto l’inesorabile, per quanto scontato, punto di inizio di una riflessione. Rendersi conto di quanto e come il mondo del calcio si sia trasformato nel corso degli ultimi decenni rappresenta infatti il primo passo da compiere nella direzione di un’interpretazione il più possibile realistica delle complesse partite economiche, politiche e sociali che si giocano attorno allo sport più seguito al mondo. A partire dagli anni ’90, il mondo del calcio è stato investito da un processo di profonda trasformazione tuttora in corso di svolgimento. Le forze motrici di questa profonda modificazione, a costo di un’eccessiva schematizzazione, possono essere ricondotte essenzialmente a tre fattori fondamentali: 1)    Il ruolo delle aziende televisive, che hanno accresciuto il proprio interesse nella diffusione dello spettacolo calcistico 2)    2 La liberalizzazione del commercio dei calciatori, che ha contribuito a innalzare il giro d’affari attorno alle società calcistiche 3)    3 La finanziarizzazione delle società calcistiche, che ha consentito una serie di trasformazioni negli assetti proprietari e nelle strategie economiche dei principali club. Questi tre fattori hanno senza dubbio innescato un processo gravido di conseguenze prima di tutto per le squadre di club. In primo luogo, e questo sembra essere la cosa più evidente, la struttura finanziaria dei principali club europei si è trasformata notevolmente. Da forme societarie orientate fondamentalmente alla gestione sportiva, che rappresentava anche il fulcro dell’attività economica, quasi esclusivamente connessa alla vendita dei biglietti per la partita settimanale, si è arrivati a forme essenzialmente legate alla gestione economica, in cui le principali voci di guadagno sono rappresentate dagli introiti per diritti televisivi, sponsor e dalle varie strategie di commercializzazione del marchio. Investitori si interessano a rilevare club delle principali leghe europee non solo per il prestigio che ciò assicura, ma anche per la possibilità di ottenere vantaggi derivanti da possibilità di costruzione di impianti e centri sportivi, di ridisegnare i luoghi circostanti questi impianti con centri commerciali e cosi via. Lo sbilanciamento in direzione del peso delle attività finanziarie delle squadre a discapito delle problematiche più direttamente di tipo tecnico e sportivo ha generato una situazione nuova. Si è infatti, come inevitabile, allargata decisamente la forbice tra alcuni grandi club, principalmente europei, le cui disponibilità finanziarie hanno consentito un’organizzazione gestionale in grado di essere a passo coi tempi, e una miriade di piccoli club il cui ruolo non può che risultare sempre più marginale. Altra significativa conseguenza risulta essere stato l’ingresso prepotente di alcuni nuovi attori extraeuropei che per motivi differenti, essenzialmente economici o d’immagine, hanno acquisito un peso sempre maggiore. L’internazionalizzaz¬ione e il peso economico hanno perciò reso il calcio un elemento sempre più importante all’interno della politica globale. La delicatissima partita connessa ai prossimi mondiali, cominciata fin dalla scelta dei paesi organizzatori, attorno alla quale come è noto si è consumato il più grande scandalo ai vertici del calcio mondiale, culminato con l’epurazione dei vertici della Fifa, va inserita proprio all’interno di questo scenario. Proprio per queste ragioni, non può in alcun modo essere trascurata l’importanza del fatto che i prossimi mondiali si terranno al confine, pratico e simbolico, di due degli scenari geopolitici più delicati di questi anni, cioè il medio Oriente (Qatar 2022) e l’estremo Oriente d’Europa (Russia 2018). La Russia alla viglia dei mondiali Come si accennava precedentemente, la scelta di assegnare alla Federazione Russa l’onere di organizzare i mondiali di calcio del 2018 ha suscitato non poco scompiglio. Il timore infatti che, nel pieno del tentativo di isolamento della Russia da parte dei paesi Nato sia stata presa una tale decisione ha destato reazioni molto vive da più parti, in particolare negli USA. Allo sconcerto, come noto, sono seguiti i fatti, e nel giro di poco tempo un’operazione di intelligence anti corruzione promossa dall’FBI ha portato alla rimozione di tutti i principali vertici della federcalcio mondiale. Queste circostanza, oltre al più marginale ma simbolicamente rilevante fatto che tra i candidati all’assegnazione dei mondiali vi erano proprio gli Usa, serve da primo indicatore per comprendere quanto sia rilevante lo sfondo di scontro tra Russia e paesi Nato in relazione ai mondiali del 2018. Proprio per questa ragione la Federazione Russa sa benissimo che i mondiali del 2018 rivestono una fondamentale importanza strategica. A questo proposito la partita sembra dipanarsi su due binari strettamente connessi: da una parte sul piano economico, dall’altra su quello di prestigio politico. Dal punto di vista economico l’importanza dell’evento è a dir poco scontata, soprattutto in un momento di difficoltà dell’economia Russa, ostacolata da problemi strutturali e dal tentativo di isolamento economico e politico messo in atto dall’Occidente. Sotto questo aspetto particolare attenzione dovrà essere prestata alla questione degli stadi: se da un lato infatti la costruzione di questi ultimi, eseguita per altro con il massiccio apporto di manodopera a bassissimo costo, può rappresentare una massiccia occasione di introito per i vari soggetti coinvolti, lo stato attuale di ritardo con cui si sta attuando il processo di costruzione dei nuovi impianti non può che destare una certa preoccupazione per gli organizzatori. Altro tema rilevante riguarda le possibilità di introiti connessi ai diritti televisivi; a questo proposito, il fatto che solo una delle cinque nazioni più popolose al mondo, esclusi due pezzi da 90 come gli Usa e la Cina, abbia la possibilità di inviare la propria delegazione può rappresentare una fonte di rischio, ancorché probabilmente arginabile. Altrettanto importante è senza dubbio la sfida sul piano politico. E’ infatti ormai diverso tempo che alcune personalità decisamente rilevanti delle èlite economiche e politiche della Federazione hanno deciso di investire nel calcio come strumento di propaganda e legittimazione. I passi da gigante compiuti dalle principali squadre russe, oltre al potere crescente di alcune squadre estere a proprietà russa, ne sono certo una dimostrazione. Tanto più importante sarà per i russi organizzare una manifestazione impeccabile, in cui poter mostrare le proprie capacità tecniche ed organizzative e in cui rilanciare la propria immagine sul piano internazionale. Il Qatar e il sogno mondiale Più lontani in prospettiva temporale, ma già all’oggi carichi di conseguenze per la politica internazionale, sono i mondiali di Qatar 2022. Sono o, conviene all’oggi dire, potrebbero essere, dato che benché l’assegnazione al paese del golfo sia stata ufficializzata, non sono pochi i dubbi sulla realizzabilità del progetto. Ma procediamo con ordine. Il Qatar, paese sicuramente atipico nello scenario mediorientale, ha costruito negli ultimi decenni la sua politica globale per mezzo di una delicata e accurata rete di soft power e politica della mediazione. All’interno di questa politica hanno giocato sicuramente un ruolo importante le strategie di investimento delle elites economiche del paese e la tv nazionale Al Jazeera, emittente di spicco nel mondo arabo. A partire dal 2010 circa a questa elementi se ne sono aggiunti due, particolarmente significativi: l’ingresso prepotente nel mondo dello sport e del turismo. Per quel che riguarda in particolare il mondo del calcio l’acquisto del PSG e l’acquisizione da parte di Al Jazeera dei diritti televisivi della Ligue 1, assieme ad altre operazioni di marketing, hanno rappresentato i due momenti decisivi. Il fatto che il Qatar stia procedendo nella direzione di un inserimento nel business del calcio fa senza dubbio di questo paese un ottimo candidato ad ospitare un’edizione del Campionato del Mondo, sia in relazione ai propri affari, che in relazione ai possibili affari di diversi altri attori. La candidatura del Qatar tuttavia è fortemente sgradita ai propri rivali geopolitici nell’area del Golfo, nei confronti dei quali negli ultimi mesi il paese candidato ad ospitare i Mondiali del 2022 si è trovato in pesante conflitto. Il tentativo deciso di isolamento del Qatar da parte dei paesi vicini, che ha già avuto conseguenze rilevanti, tra cui in primo luogo l’embargo economico – che per altro ha avuto come elemento simbolico eclatante il divieto per i cittadini sauditi di indossare la maglia del Barcellona a sponsor qatariota – è senza dubbio una prima fonte di preoccupazione in relazione alla possibilità di organizzazione dei Mondiali. La risposta del mondo del Qatar sotto questo profilo, pur simbolicamente elevata, cioè la dimostrazione di forza connessa all’acquisto a prezzi straordinari della stella Neymar, potrebbe non essere sufficiente e già ha comportato nuovi problemi, di cui la revoca proprio degli accordi tra Qatar Airwais e Barcellona FC. Altro elemento scottante che ha per altro destato una serie di proteste in seno alla comunità internazionale, riguarda le pessime condizioni di lavoro nel paese del Golfo, dove l’iper-sfruttamento è all’ordine del giorno e l’esercizio delle funzioni sindacali praticamente proibito. Questo potrebbe essere uno dei moventi per revocare l’assegnazione dei Mondiali del 2022, decisione che avrebbe un impatto enorme e che potrebbe portare a reazioni imprevedibili sull’economia pallonara globale. Le condizioni oscene in cui versano milioni di uomini che lavorano dietro le quinte del mondo del calcio, oltre al significato politico che può avere, in paesi in cui il disagio sociale è elevato, investire pioggie di miliardi per manifestazioni come i Mondiali di calcio e i grandi eventi come le rassegne olimpiche, rappresentano contraddizioni cruciali nell’economia dei grandi eventi. Se in Brasile, forse il paese in cui il calcio è più amato, è stato possibile organizzare tra 2014 e 2016 forti momenti di contrapposizione sociale, nulla impedisce che anche in merito alle prossime rassegne possano svilupparsi movimenti che portino le sofferenze vissute dai subalterni sul palcoscenico grande spettacolo del calcio mondiale. Nelle prossime settimane torneremo con nuovi articoli e ragionamenti sul tema.. da InfoAut
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Calcio estivo: ritiri, partitelle e mercato
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Calcio estivo tra sudore, caldo e voglia di pallone per un rapido e veloce sguardo sui primi ritiri e verdetti delle squadre di serie A. Le milanesi L’Internazionale (o Beneamata come una volta veniva definita la squadra milanese) fino ad oggi non sembra aver convinto più di tanto. I suoi problemi difensivi se non risolve la grana Skriniar non trova sbocco ed anche il centrocampo dopo la partenza di Perisic sembra indebolito visto che il croato, ad ora, non sembra essere stato adeguatamente sostituito. Tutt'altro discorso per l’attacco con la ritrovata coppia Lukaku - Lautaro che ritorna a funzionare. Questo, almeno, sembra uscire come verdetto dalla Francia. Il Milan (che in effetti è quella che ha cambiato meno) aspetta tutti i suoi big per esprimersi al meglio ma soprattutto rimane, al momento, la squadra più solida e compatta del campionato. Aspettiamo le prime ’Luci a San Siro’ di Vecchioniana memoria per esprimere un giudizio di merito. Al momento una sufficienza piena per entrambe si può dare senza nessuna difficoltà. Le torinesi La Juve, vecchia signora arsenico e merletti , sembra al momento quella messa meglio con gli acquisti di Pogba (minestrina riscaldata o ritorno del figliol prodigo?), Bremer in difesa ed Di Maria sulla fascia. Sicuramente questa campagna acquisti la mette in pole per lo scudetto. Unico neo al momento è Allegri che sembra non avere idee chiare di gioco. Voto 7 Il Toro vecchio cuore granata (passione perenne degli sportivi italiani degli anni belli che furono splendidi e nefasti) al momento sembra un po' indebolito dalle partenze ed il suo nerboruto allenatore Juric non dà segnali incoraggianti. Un 5 di stima per il vecchio cuore Toro. Le romane Anche qui c'è un momento di riflessione per entrambe che come avevamo precedentemente detto: il tutto è legato alla capacità dei loro allenatori di dare un anima alle loro squadre. Senza dubbio lo Special One Mourinho con l’arrivo della Joya Dybala potrebbe innestare la quinta marcia ma sul giocatore argentino i dubbi di integrità fisica sono molto pesanti. Sulla sponda laziale, il non più comandante non riesce ad esprimere quel Sarrismo napoletano che qualche stagione fa fece innamorare tutti i footbolisti del mondo. Anche qui una sufficienza per entrambe con un mezzo voto in più per lo Special One. Fiorentina ed Atalanta Le due outsider Fiorentina ed Atalanta tra alti e bassi sicuramente daranno molto fastidio in questo campionato non convenzionale e stravolto ancora una volta da un mondiale Qatariota e che tanti danni procurerà alle nostre squadre . Un voto tra il 5 e mezzo ed il 6 per entrambe ma soprattutto un bel 3 per gli organizzatori non pensanti del "Mundial". Il Napoli Gioia e dolore per i tifosi Partenopei, ad oggi, visto che le partenze illustri di Insigne, Koulibaly, Mertens e Ospina non possono non destare qualche perplessità di natura tecnica ed ambientale. Il tifoso napoletano tanto deriso e insultato sugli stadi italioti stavolta mal digerisce la cura dimagrante economica di Don Aurelio. Vuole vincere, vuole la maglia sudata ed onorata sempre. Il tifoso che ha avuto quello che nessun al mondo a mai avuto: Diego, il Dio del calcio, vuole che tutti i calciatori rimangano a vita nel Napoli. Ne fa di un fatto affettivo, il tifoso è così prendere o lasciare. Invece di altra pasta sono fatti i nostri eroi pallonari che giocano per soldi e basta ed allora ci chiediamo se fa bene Don Aurelio a scegliere i ’Pallonari’ in base alle esigenze economiche senza far rischiare alla società un nuovo default. Visti i risultati fin ora ottenuti diremmo un "Nì" perché se è vero che la solidità economica viene prima di ogni cosa, il calcio da sempre vive di sogni e passione mischiati al "Vil denaro". Entrando, poi, nel dato tecnico, conquesto nuovo ciclo si è chiuso definitivamente quello di Benitez e Sarri. Il nuovo ciclo porta qualche spiraglio di novità assieme ovviamente a qualche dubbio coreano che solo Spalettone potrà dirimere. Un 7 di incoraggiamento anche se 6 e 1/2 sarebbe stato più giusto. Vogliamo, però, osare e sperare che non solo il vil denaro conti. Sine pecunia cantantur misset. Foto di SeppH da Pixabay Read the full article
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tmnotizie · 7 years
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SAN BENEDETTO – “Un paio di mesi fa sono entrato nello spogliatoio e ho detto ai nostri ragazzi che credevo molto in quello che andavamo a fare, in che cosa credevo e quali erano le mie intenzioni. E’ una mentalità che mi ha trasmesso il presidente Fedeli e che qui a San Benedetto è diventata più coinvolgente, tanto da puntare, sin da subito, in questo anno tra i professionisti, ai playoff”. Testi e musica del diggi della Samb Andrea Gianni nel corso della cena allo chalet ristorante Noa con gli sponsor del club del Riviera delle Palme.
“Vogliamo onorare i playoff e vincerli- ha aggiunto- vogliamo onorare lo stemma che portiamo sul petto e siamo orgogliosi di indossare i colori rossoblù. Dovesse accadere, ne saremo tutti quanti a gioire perchè nessun risultato poteva essere raggunto in questa stagione senza l’apporto dei nostri sponsor. Non si scende in campo la domenica e basta. La stagione si prepara dal giorno dopo in cui termina quella precedente e senza un attimo di tregua. Senza il nostro sponsor che in cambio merce ci dà la possibilità di passare la quotidianità, senza il nostro sponsor che con enormi sacrifici economici ci dà la possibilità di prendere quel giocatore in più oppure senza quel nostro sponsor che vede il proprio fatturato di imprenditore diminuire ma nello stesso tempo trova la risorsa economica ed il modo di essere orgoglioso dei colori rossoblù noi non potremmo raggiungere alcun tipo di risultato. Sapere che tutta una città è a fianco della Sambenedetttese nel bene e nel male, nei momenti bui e nei mometi giusto è nostro motivo di vanto”.
“Credo -ha proseguito nella sua analisil’avv. Andrea Gianni- di poter tracciare un bilancio assolutamente positivo in questo biennio. Vincere un campionato con 5 giornate di anticipo, seppur interregionale ma con le sue dovute difficoltà al primo anno di patron Fedeli, è motivo di orgoglio, così come festeggiare in casa contro la Jesina, fare 7500 spettatori, godere della vittoria e tornare finalmente nei professionisti. La Samb non è una neopromossa, ha una sua storia, rappresenta un’identità, una città, il calcio. Non può essere considerata neopromossa ma tra le società professionistiche più importanti a livello italiano. Credo che la Lega Pro le sia un pò stretta per quello che rappresenta la città, i suoi tifosi e ciò che si aspettano i suoi supporters. Abbiano una delle tifosrie più belle d’Italia, abbiamo un popolo rossoblù che ci segue, ci osanna e ci sprona e quando non si attiva i nostri giocatori ne risentono. Quando, domenica scorsa, sul nostro 1-1 è arrivata la notizia che il Gubbio pareggiava 2-2, la curva ha iniziato a cantare e la Samb ha segnato. Ciò vuol dire che la squadra ha bisogno del supporto e del calore dei nostri tifosi, che sono di necessaria importanza ai fini dei risultati agonistici. Per questo esorto tutti a venirci incontro, ad essere tutti uniti, a remare tutti dalla stessa direzione già da sabato. Piero, William ed Ilenia mi aggiornano costantemente sulla vendita dei biglietti contro il Gubbio. Sono stati staccati oltre 700 tagliandi e questa per me è già una vittoria. Tutti i calciatori sono decisi ad onorare la maglia che indossano. Se sanno e capiscono cosa vuol dire la Samb, lo scudetto che portano in petto e l’importanza della piazza allora sono da Samb. See non meritano di essere della Samb possono anche andare a casa”.
Ed infine l’avv. Gianni si è rivolto agli sponsor presenti in sala. “Vi ringrazio e spero che tutti quanti siate dei nostri anche per il prossimo anno e che riusciate a fare uno sforzo maggiore – ha concluso il diggi rossoblù – la Samb è a vostra completa disposizione. Noi siamo al servizio a della Samb e non voi. La Samb è dei tifosi della Samb e della città di San Benedetto. Noi siamo qui per il bene della Samb e vogliamo tutti vincere e, qualora ci fossero dei problemi, vi invito a risolverli nel migliore dei modi grazie al nostro efficiente Ufficio Marketing. Nonostante il momento drammatico a livello economico che il nostro paese sta attraversando, vi ringrazio ancora per gli sforzi che fate e mi auguro che ci siano più serate e momenti di questo tipo. Io sono a vostra completa disposizione. Grazie a tutti quanti voi per essere qui riuniti”.
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andyleonly-blog · 5 years
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Granit Xhaka risponde alle critiche di Patrice Evra secondo cui l'Arsenal è "mentalmente debole"
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Granit Xhaka ha reagito ai critici dell'Arsenal, tra cui Patrice Evra, insistendo sul fatto che la loro convinzione che i Gunners siano mentalmente deboli lontano da casa è ampiamente importante.
La squadra di Unai Emery ha perso la possibilità di raggiungere il terzo posto nella classifica della Premier League lunedì, quando è stata battuta per 1-0 dallo Sheffield United. i fallimenti erano di nuovo in vista. Lo spettacolo ha suscitato critiche familiari sulla mentalità dell'Arsenal, con l'ex terzino sinistro del Manchester United Patrice Evra che ha descritto i Gunners come "bambini" nel Monday Night Football.
Xhaka ha detto Maglia da calcio dell'Arsenal economica dopo la partita: "Dobbiamo smettere di tori mentali [forza] *** come questo. Per me, è lo stesso sia che giochi a casa o fuori casa - devi vincere e mostrare un grande personaggio e un buon gioco e di non trovare sempre la stessa scusa ".
Rispondendo ai commenti di Evra, ha aggiunto: "Molte persone parlano troppo. Non è la prima volta che parla di noi.
"Ho molto rispetto per lui perché è stato un grande giocatore ma devi stare attento a quello che dici. Ma non è solo lui - molte persone parlano molto di tori *** su di noi. È sempre il stesso.
"Per me è strano perché si trovavano nella nostra stessa situazione, erano anche giocatori. A volte è buono e a volte non è sempre buono ma ogni settimana parlano tori *** in questo modo ogni settimana.
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tommynicker-blog · 5 years
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Preliminari europei - Portogallo 3-0 Lussemburgo
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L'11 ottobre, il 7 ° turno del Gruppo B delle qualificazioni per la Coppa Europa 2020 ha inaugurato una battaglia mirata, con il campione portoghese in carica che gioca contro il Lussemburgo. Nel primo tempo Bernardo Silva ha segnato un goal, nel secondo tempo Cristiano Ronaldo e Geddes hanno segnato 1 goal ciascuno e il Portogallo ha sconfitto il Lussemburgo per 3-0.
Le due squadre hanno giocato 15 volte nella competizione internazionale di livello A. La squadra portoghese ha ottenuto 13 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta, ha segnato 46 goal e perso 7 goal. In casa, il record della Legione giurassica è ancora più brillante, con un totale di 7 partite contro il Lussemburgo per raggiungere una vittoria totale, segnando 26 gol senza perdere 1 gol. Poiché la squadra portoghese aveva precedentemente partecipato alle semifinali e alle finali dell'Unione europea, la squadra portoghese giocherà contro il Lussemburgo due volte nel turno successivo. Prima della partita, la squadra portoghese era al secondo posto nel primo turno con 8 punti e il Lussemburgo al 5 ° nell'ultimo turno.
Al 2 ° minuto, Ronaldo ha ricevuto un passaggio da Moutinho e il piede sinistro ha volato davanti all'area di rigore per sollevare la palla. Al 5 ° minuto, Felix ha ricevuto un passaggio da C Ronaldo prima dell'area riservata e ha colpito il piede destro per bloccare il difensore. Al 9 ° minuto, Barrero riceve un cartellino giallo per aver fatto un fallo sul fallo. Al 13 ° minuto, Ronaldo ha segnato la palla nella zona d'attacco, mentre il piede sinistro di Felix davanti all'area di rigore è stato confiscato dal portiere lussemburghese. Al 15 ', Bernardo Silva manda un passaggio, Felix colpisce il piede sinistro nel mezzo dell'area riservata, la palla strofina la colonna di destra e vola fuori dalla linea di fondo. Al 16 ° minuto, la squadra portoghese ha preso il comando superando lo stallo, e Bernardo Silva ha effettuato un tiro di sinistro nell'area riservata, 1-0.
Al 23 ° minuto, Ronaldo ha ricevuto un passaggio da Bernardo Silva e il lato sinistro dell'area di rigore ha colpito la porta ed è stato salvato dal portiere. Al 25 ° minuto, Bernardo Silva è stato messo a terra, l'arbitro ha concesso un calcio di punizione, C Ronaldo ha preso il piede destro e ha lanciato la palla. Al 26 ° minuto, Tiro ha colpito il piede sinistro nell'area riservata e il piede sinistro ha colpito la porta, il Lussemburgo ha terminato il primo tiro. Al 28 ° minuto, Bernardo Silva ha ricevuto un goal da Felix e ha segnato il goal con un piede destro davanti all'area di rigore.
Al 34 ° minuto, Tiro colpisce la costola sinistra in area di rigore e viene salvato da Patricio. Al 38 ° minuto, Danilo Pereira ha ricevuto una palla da Bernardo Silva prima dell'area di rigore e ha colpito il piede destro al difensore. Dopo 1 minuto, Semedo segna la palla sulla destra, C Ronaldo colpisce il piede destro davanti all'area di rigore e viene bloccato dal difensore. Nella prima metà della partita non ci sono stati tempi di interruzione e, a intervalli regolari, l'arbitro ha fischiato il fischio dell'intervallo e, durante l'intervallo, la squadra portoghese ha temporaneamente guidato 1-0.
Nella ripresa, la partita è stata sostituita e la squadra lussemburghese è stata sostituita, Shinani ha sostituito Bonat. Al 49 ° minuto, Bernardo Silva colpisce il piede sinistro davanti all'area riservata e viene salvato dal portiere. Al 51 ° minuto, Felix ha guidato la palla e C Ronaldo Road ha colpito di nuovo il piede destro ed è stato risolto dal portiere del Lussemburgo. Dopo 1 minuto, Cristiano Ronaldo manda la palla in area di rigore, l'altro difensore calpesta il fallo di destro di C Ronaldo, ma l'arbitro non assegna un rigore. Al 59 ° minuto, Moutinho ha segnato un calcio d'angolo e Ruben Diaz ha segnato un colpo di testa in area di rigore.
Al 65 ° minuto, la squadra portoghese ha ampliato il punteggio, il difensore del Lussemburgo ha giocato nella zona di difesa, C Ronaldo ha preso la palla e si è precipitato in palla, e la parte sinistra dell'area di rigore ha colpito il piede destro, 2-0.
Al 71 ° minuto, Gersson Rodriguez ha protestato contro il rigore dell'arbitro e ha ricevuto un cartellino giallo. Al 75 ° minuto, il difensore del Lussemburgo ha calciato da dietro C Ronaldo ma l'arbitro non ha assegnato un rigore. Al 77 ° minuto, Geddes ha suonato per Bernardo Silva.
All'85 ° minuto, Moutinho ha effettuato un lungo passaggio nella zona di difesa, mentre Ronaldo è caduto in una doppia squadra di tre persone nell'arco dell'area riservata e il suo destro ha sparato e mancato. All'88 ° minuto, Felix è stato sostituito da Joao Mario, il Lussemburgo ha effettuato la terza sostituzione, e Vincent Tire è stato sostituito da Benxi. All'89 ° minuto, la squadra portoghese ha sigillato la vittoria, e Geddes ha sparato proprio nell'area riservata e il tiro del piede destro, 3-0.
Nel secondo tempo il tempo è stato di 3 minuti, da allora le due parti non hanno realizzato alcun risultato e alla fine il Portogallo ha sconfitto il Lussemburgo per 3-0.
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tepasport · 7 years
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Tantissimi auguri al mitico Giuseppe Savoldi (Gorlago, 21 gennaio 1947) Tra i centravanti italiani più prolifici della sua generazione, in Serie A ha collezionato 405 presenze segnando 168 reti, ponendolo in quindicesima posizione nella classifica marcatori all time del massimo campionato italiano. Capocannoniere della Serie A 1972-1973, e per 3 volte della Coppa Italia (1969-1970, 1973-1974 e 1977-1978), vanta il primato dell'attaccante che più volte (12) è riuscito a presenziare nella top ten dei marcatori della massima serie italiana. Esordì in Serie A, oggi Serie A TIM, nel 1965, diciottenne, con la maglia dell' Atalanta Bergamasca Calcio. Fa il suo debutto a livello professionistico il 29 agosto in Coppa Italia, segnando anche un gol contro il Vicenza. L'esordio in massima serie risale invece al 5 settembre successivo, in Atalanta-Fiorentina (1-1), prima giornata del campionato 1965-1966: in questa partita il tecnico degli orobici Puricelli lo schiera come ala sinistra, ruolo che Savoldi ricopre anche nella successiva giornata di campionato, chiusa con un pareggio a reti bianche contro la Juventus. Successivamente Puricelli (che sarà esonerato dopo cinque giornate) lo mette da parte, e anche con il suo sostituto Stefano Angeleri Savoldi continua a giocare principalmente nelle giovanili bergamasche; torna in prima squadra il 24 ottobre, giocando come mezzala in Atalanta-Lazio (0-0). Il 30 gennaio 1966 Angeleri schiera per la prima volta Savoldi nel suo ruolo naturale di centravanti, nella partita pareggiata per 1-1 sul campo della Juve: si tratta dell'ultima presenza del giovane attaccante bergamasco, che rivedrà il campo solo nei mesi di maggio e giugno nella Coppa Rappan, durante la quale gioca 2 partite e segna anche una doppietta, il 25 giugno 1966 nella partita vinta per 6-1 contro il Racing Strasburgo. Chiude quindi il suo primo anno da professionista con 9 presenze totali (4 in campionato, 3 in Coppa Italia e due nella Rappan) e 3 gol (uno in Coppa Italia e due nella Rappan). Nella stagione 1966-1967 Savoldi viene schierato con maggiore continuità da Angeleri, e il 9 ottobre 1966 segna il suo primo gol in carriera in Serie A, nella partita vinta per 3-1 sul campo della Lazio. Il 20 ottobre Savoldi, impiegato regolarmente come centravanti fino a fine stagione, segna la sua prima doppietta in massima serie, regalando alla squadra bergamasca un successo per 2-1 nel derby contro il Brescia; segna poi altri due gol in campionato, entrambi nel girone di ritorno: il primo contro il Lecco il 12 marzo 1967 e il secondo (il quinto stagionale) all'ultima giornata di campionato in Foggia-Atalanta (4-1). Nel suo secondo campionato in prima squadra Savoldi fa registrare un bilancio di 27 presenze (26 in campionato e una in Coppa Italia) con 5 reti. Nonostante le offerte ricevute da varie squadre di Serie A, rimane all'Atalanta anche nella stagione 1967-1968, nella quale oltre a giocare una partita in Coppa Italia e due contro l'Austria Vienna in Mitropa (competizione in cui segna anche una rete, il 15 novembre 1968 nella sfida di andata vinta dai bergamaschi per 2-1 a Vienna) si conferma come centravanti titolare del club orobico, scendendo in campo in 27 delle 30 partite di campionato, nel corso delle quali mette anche a segno un totale di 12 reti, chiudendo per la prima volta in carriera in doppia cifra e confermandosi come uno dei giovani emergenti del campionato. Nell'estate del 1968 viene ceduto a titolo definitivo al Bologna Fc 1909, in cambio dell'attaccante brasiliano Sergio Clerici e di un conguaglio di 175 milioni di lire. Milita con profitto, dal punto di vista realizzativo, nelle file della squadra felsinea sino al 1975, sollevando due Coppe Italia nel 1970, anno in cui si fregia anche della Coppa di Lega Italo-Inglese, e nel 1974. I successi nella coppa nazionale arrivano entrambi col trionfo di Savoldi nelle relative classifiche marcatori, e sono inframezzati nel 1972-1973 dall'affermazione anche come capocannoniere della massima serie, con 17 reti, a pari merito con Gianni Rivera e Paolo Pulici. Proprio coi bolognesi è suo malgrado protagonista di un fatto passato alla storia del calcio italiano: durante una trasferta ad Ascoli Piceno nella stagione 1974-1975, Savoldi realizza un gol regolare ma non convalidato per l'intervento di un raccattapalle, Domenico Citeroni, che da dietro la rete respinge volontariamente la palla in campo dopo che la stessa aveva già varcato la linea di porta, ingannando così l'arbitro. Mette a referto un totale di 140 gol in maglia rossoblù, che ne fanno il quarto marcatore assoluto nella storia dei bolognesi dietro ai soli Angelo Schiavio, Carlo Reguzzoni ed Ezio Pascutti nonché, con 17 reti, il miglior goleador degli emiliani nelle coppe europee, a pari merito con Reguzzoni e Harald Nielsen. A luglio 1975 il Bologna cedette Savoldi all' SSC Napoli per la cifra di un miliardo e quattrocento milioni più la cessione di Sergio Clerici e la metà del cartellino di Rosario Rampanti (fino ad allora in comproprietà tra Napoli e Torino), valutati nel complesso 600 milioni, da cui anche l'appellativo di Mister due miliardi che Savoldi si guadagnò. Tale operazione, la più costosa mai portata a termine nel mondo del calcio professionistico fino ad allora, fu aspramente contestata anche nello stesso capoluogo partenopeo, in un periodo di grave crisi economica e recessione che diede adito ai rappresentanti sindacali di argomentare che con metà della cifra spesa sarebbe stato possibile rimborsare ai netturbini della città gli stipendi arretrati loro dovuti dal Comune di Napoli; tuttavia la passione sportiva dei napoletani prevalse sulle istanze sociali della città e la società registrò, grazie all'acquisto di Savoldi, 75 000 abbonamenti entro la fine dell'agosto successivo con conseguenti tre miliardi di lire di incasso. Nei quattro anni trascorsi sotto al Vesuvio sigla 77 gol complessivi, vincendo nel 1976 un'altra Coppa Italia e una nuova Coppa Italo-Inglese; realizza inoltre due quaterne, in un Napoli-Foggia 5-0 di campionato e in un Napoli-Juventus 5-0 di Coppa Italia del 1978, edizione che lo vide prevalere come miglior marcatore grazie a uno score di 12 reti, primato dell'epoca superato 11 stagioni più tardi da Gianluca Vialli nel 1988-89. Nel 1979 torna da capitano a Bologna dove, al termine della stagione, risulta coinvolto nello scandalo del Totonero venendo squalificato per tre anni e mezzo. Dopo uno sconto di pena di due anni concesso dalla Federcalcio, ritorna in campo per un'annata con la squadra dei suoi esordi, l'Atalanta, nel campionato di Serie B 1982-1983. A fine torneo, dopo aver segnato 1 gol in 16 presenze, dà l'addio al calcio giocato. Comprendendo anche la sua prima parentesi con gli orobici, gioca un totale di 83 partite con la maglia nerazzurra, realizzando 22 gol ...
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