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#Le divoratrici
princessofmistake · 2 years
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L’ansia era un’entità amorfa e invisibile, eppure solida e compiuta. Era come una specie di sudario. Come una gabbia di immobilismo che mi circondava. Descriverla era impossibile, e ciò nonostante non mi toglievo la sua descrizione dalla testa. Era come entrare in una stanza e dimenticare perché l’avevi fatto. Come stare lì lì per dire la parola che hai sulla punta della lingua. Non andava mai via, la minaccia costante di una fine e al tempo stesso un tirarla per le lunghe: la lancetta di un orologio colta tra un secondo e l’altro, quasi pronta a scattare. […] Era una spessa lastra di insicurezza e un cappio di indecisione. Il grado di operatività di una consapevolezza atroce che richiedeva continue valutazioni e aggiustamenti. Cogliere l’aria che tira nella stanza. Tenere d’occhio chi c’è nella stanza. […] Io mi consegnai all’ansia mani e piedi.
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diceriadelluntore · 10 months
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Aggettivi Perversi
@popolodipekino​ mi ha scritto un commento al post dell’altro giorno sulla briciola di mascuotto che assomigliava alla Sicilia chiedendosi se esista, da Trinacria, l’aggettivo: probabilmente il suo trinacre è sbagliato, e dovrebbe essere trinacrio la forma corretta. 
Ma colgo l’occasione per spendere due parole sul leggendario simbolo dell’altrettanto leggendaria  (e da me tanto amata) isola del Mediterraneo.
Trinacria vuol dire “dai tre promontori”, e deriva dal greco τρεῖς (tre) e ἄκρα (promontorio). C’è un chiaro riferimento alla forma triangolare dell’isola. Molti invece pensarono che fosse derivante da  ‛tris' e ‛nacros', cioè dai tre monti  Peloro, Pachino e Lilibeo, ma questo è un errore etimo-filologico.
Fu Omero che fa dire ad Ulisse, al cospetto della maga Circe, che dopo aver attraversato Scilla e Cariddi allora incontro ti verran le belle / spiagge della Trinacria isola dove / pasce il gregge del Sol, pasce l’armento (Libro XII, vv 165-166).
La Trinacria, in quanto araldo, è rappresentata da una testa gorgonica, con serpenti intrecciati a delle spighe al posto dei capelli, da cui partono a raggiera tre gambe piegate, sottoposte a due ali laterali; figura che prende il nome di Triscele dall’aggettivo greco triskelés (tri e skélos), letteralmente con tre gambe. Le tre gambe rappresentano i tre punti estremi dell’Isola: Capo Peloro conosciuto anche come Punta del Faro in direzione Nord-Est, Capo Passero in direzione Sud e Capo Lilibeo noto anche come Capo Boeo in direzione Ovest.
Sulle spighe di grano, basta dire che sin dal tempo dei Romani, la Sicilia è nutrix plebis Romanae, letteralmente «nutrice della plebe romana», in quanto primo produttore di grano anche in tempo imperiale.
Sulle Gorgoni, il mito è molto itneressante: figlie di Forco e di Ceto, abitavano nell'estremo occidente del mondo conosciuto dai greci, o il Giardino delle Esperidi (che corrisponde più o meno all’attuale Mauritania) oppure in un’oasi della Libia. Nella maggior parte dei miti sono tre: Steno, Euriale e Medusa, tutte e tre dal corpo mostruoso, dalla forza selvaggia e divoratrici di uomini. Avevano tutte serpi per capelli, artigli di leone alle mani, il corpo di bronzo e lo sguardo pietrificante. Steno e Euriale erano immortali, Medusa no.
Steno rappresentava la perversione morale, Euriale la perversione sessuale, Medusa la perversione intellettuale, e delle tre è la più famosa per lo scontro con Perseo, che la decapitò.
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Esiste una specie di coralli che per le ramificazioni tipiche che ricordano i capelli di serpenti delle mitologiche sorelle, vengono chiamati Gorgonia (in foto sopra).
Cosa può scatenare una briciola di pane.
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libriaco · 2 years
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Fa caldo
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Dice il dr. Louis Watteau, a proposito di questo quadro, La liseuse de romans [1853] (La lettrice di romanzi) del pittore belga Antoine Wiertz, nel suo “Catalogue raisonné du Musée Wiertz – 1865″ (pagg. 181-182) [la traduzione è mia]:
Questa giovane donna, che legge un libro nel silenzio della notte, è uno splendido modello di bellezza plastica. Sotto la pelle dorata e vellutata di questa bella ragazza s’indovinano tutti i fremiti d’una carne giovane ed esuberante. Si sente anche il veleno della lettura che le s’infiltra poco a poco nelle vene e quell’aria di languore e di rilassamento che le pervade tutto l’essere, quasi uno stimolo lungo la spina dorsale. Senza dubbio è arrivata ad un punto interessante del libro perché i seni sembrano gonfiarsi d’umori ardenti mentre gli occhi fan cadere lacrime d’emozione.
Che bella descrizione dell’emozione della lettura! E il critico non fa neppure notare che la ragazza è nuda; è vero che a metà ottocento si trovavano quadri ben più espliciti, di Gustave Courbet, per esempio.
Nel quadro, seminascosto dall’oscurità, sulla sinistra, un diavolo fa scivolare altri libri perché ‘corrompano’ la mente della lettrice; anche in questo caso si tratta di romanzi d’evasione. Sulla copertina del più vicino, quello che la mano del demone spinge avanti, si legge : “ANTONY - DRAME PAR A. DUMAS”. Antony è un drammone romantico in cinque atti che Alexandre Dumas mise in scena nel 1831, e in cui ci sono tutti temi ‘classici’ del genere: l’amore, il tradimento, l’onore difeso e la morte; un giovane ex amante e una infelice moglie e madre ne sono i protagonisti.
Di Wiertz si è occupato, più volte, Walter Benjamin, parlando di arte e di fotografia.
Benjamin scrisse anche un piccolo saggio illustrato, Dienstmàdchenromane des neunzehnten jahrhunderts [1929] (I romanzi delle cameriere nel diciannovesimo secolo) che ci riporta al tema dell'immagine di questo post. Nel suo breve testo il critico tedesco suggerisce di spostare l’attenzione dai libretti dozzinali venduti dai colporteur (venditori ambulanti) nelle fiere di paese o per le strade delle città, di solito non classificati come letteratura, e di focalizzarci sulle condizioni delle donne di classi molto umili, vere ‘divoratrici’ di centoni letterari, e sugli effetti che tali letture causavano loro.
Augurandosi che si cominci a fare un’analisi attenta della ‘chimica’ di questo ‘cibo’, Benjamin riconosce che è nei sogni che hanno le radici i soggetti dei romanzoni popolari.
Un ringraziamento all'amico S. Fuchs che mi ha permesso di riutilizzare un suo post di una dozzina di anni fa, sforbiciandolo qua e là.
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ballata · 2 years
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Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aereoplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.
F. T. Marinetti, Fondazione e Manifesto del futurismo. Pubblicato dal “Figaro” di Parigi il 20 Febbraio 1909.
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#marinetti #futurismo #17annipertuttalavita #pensieropolitico #2022 #rinascita #filippotommasomarinetti #1900 #arte #ricerca #avanguardie #italia #citazione #quotes
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newsnoshonline · 1 month
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Le stelle divora-pianeti suggeriscono il caos nascosto nella Via Lattea Le stelle divoratrici di pianeti rivelano il caos nascosto della Via Lattea I ricercatori stellari hanno individuato sette stelle che hanno recentemente “pranzato” su pianeti rocciosi, mettendo in discussione la stabilità dei sistemi solari maturi. Lo studio, pubblicato su Natura il 20 marzo, svela nuove prospettive sul comportamento delle stelle. I misteri degli inghiottitori di pianeti Individuare stelle che hanno ingerito pianeti è una sfida, in quanto i pianeti sono di dimensioni ridotte rispetto alle stelle ospitanti. Questo studio ha coinvolto il monitoraggio di stelle gemelle cosmiche per identificare eventuali disparità che potessero indicare l’assorbimento di un pianeta. Il metodo
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josephgrech · 1 year
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Per le sue passioni divoratrici Edom fu chiamato Esaù. Il fuoco del desiderio, dalla cupidigia alimentato, il nome di Edom gli impose, significante la bruciante illusione di un’anima incantata dal peccato. Misericordia di me, o Dio, misericordia di me. (S. Andrea di Creta) https://www.instagram.com/p/CqMyA3AIXc1/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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alemicheli76 · 1 year
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"Storie di streghe" Autori vari, Scheletri.com. A cura di Alessandra Micheli
“Storie di streghe” Autori vari, Scheletri.com. A cura di Alessandra Micheli
Da sempre le streghe arricchiscono il nostro immaginario profondo. Donne orribili e fatali, crudeli megere in sella a strane scope di saggina. Dedite ai vizi più turpi, laide e senza remore morali. Divoratrici di cuori puri, di sogni e allegria. Vivono nel buio di soffitte polverose, piene di ragnatele. Hanno occhi di brace e labbra tirate su denti aguzze. O sono cosi lascivamente…
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xsottosopra · 3 years
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La musica accompagna silenzi trepidi nella testa musei di ricordi, lapidi i rimorsi si muovono, rapidi lascio parlare le cicatrici deserti divoratrici crescono alberi senza radici sciami di api intorno al collo ti preparano a reggere un altro crollo 3 kg d’ansia addosso, a tracollo mi rifletto in uno specchio rotto rinchiusa in uno sguardo contorto lascio indietro ogni ricordo morto nuvole nere dipingono il cielo, il sole marchia l’asfalto con il gelo percorro strade apatiche in un mondo parallelo. Il mare si infrange lungo questo sfondo mentre le urla fanno da sottofondo il tempo blocca ogni secondo il vento spolvera un tramonto la notte accompagna ogni affronto restano solo gli incubi, a saldare il conto
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intotheclash · 5 years
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Io non vorrei crepare senza aver visto *almeno* i cani messicani neri che senza sognare dormono a ciel sereno; senza aver conosciuto ai tropici le voraci scimmie divoratrici (le scimmie a culo nudo). O anche i ragni argentati dai serici nidi felici di spruzzi traforati. No, non vorrei crepare ignorando se la presunta monetina che spunta sotto la faccia della luna stia a nascondere una seconda faccia a punta. Se - dopo gran riflessioni - il sole e' freddo. Se le famose quattro stagioni son proprio quattro e non tre. Senza aver passeggiato per il corso in vestaglia guardando fissa la marmaglia dei guardoni. Senza aver ficcato i miei *coglioni* in ogni posto vietato. Io non vorrei finire senza sapere la lebbra (beh, si fa per dire) o almeno la febbre dei sette mali che più o meno certamente si acchiappano laggiù: resterei indifferente al bene e al male purché di tutta questa vasta delizia l'assoluta primizia fosse riservata a me. E poi non basta, c'e' tutto ciò che conosco, che ho imparato ad amare: il fondo verde bosco del mare dove le alghe sottili gareggiano nel disegnare onde di valzer sugli arenili. E ancora la terra, che a giugno crepita e sbotta di odori, e le conifere, e un semplice pugno d'erba... ... e i baci di quella! Si, insomma quella, signori. Ursula. Ursulotta. La più bella orsacchiotta fra tutte le orse maggiori. Quella per la quale proprio non vorrei crepare senza averla avuta tutta. Goderla la bocca nella bocca, i bei seni nelle mie mani, poi con gli occhi il resto e... Basta! Questi son fatti miei. Si, taccio. Morire? Non posso, come faccio? ( come si fa? ) Come vuoi crepare senza che ancora si siano inventate le cose che contano: le rose eterne, le giornate di un'ora, i monti marini e le spiagge, beh, le spiagge montagnose. La cuccagna finiti tutti i tormenti, i quotidiani splendenti di colori, i bambini contenti e tutti i trucchi ancora dormenti dentro i crani stipati di ingegneri ingegnosi, socialisti associati, urbanisti urbanizzati e pensatori pensosi Io non vorrei finire senza sapere la lebbra Dio, quante cose da fare, da intendere e volere da contare e aspettare, Mentre la fine già avanza in notti sempre più nere. Striscia, con la schifosa sembianza di un rospo. Eccola, non c'e' pi scampo. Gli occhi nei miei... No, proprio no, in non verrei crepare, nossignori, nossignore, non senza aver fatto conoscenza del sapore tormentoso di cui sono geloso e goloso. Il sapore pi delicato che si possa sentire. Il più forte. Io non vorrei crepare. Senza aver gustato il gusto della morte.
Boris Vian - Io non vorrei crepare
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samdelpapa · 3 years
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Netflix ti inganna.
E BASTA CON QUESTA DEMONIZZAZIONE DEI TALEBANI
BANDA DI COGLIONI FORMATTATI DAI MASS MEDIA, TOSSICO DIPENDENTI TV
Nessuno che rilevi che se i Talebani in pochi giorni hanno preso tutto, dovevano per forza essere APPOGGIATI DALLA POPOLAZIONE, la quale era stanca delle stronzate della way of life americana e delle loro rapine.
E le atrocità che vengono paventate su le donne, sono un'altra cazzata al cubo che stravolge le tradizioni locali dove oltretutto quelle dei talebani sono diversa da quelle di altri popoli arabi.
Ma voi ovviamente avete solo un immagine unica che credete universale: quella delle donne occidentali in disgustosi e costosi abitini e pettinatura alla moda, divoratrici di Netflix, prive di ogni senso dell’onore, vivere con gli stessi standard del maschio e fare le zoccole dalla sera alla mattina.
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collezionedicose · 3 years
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Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.
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Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aereoplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.
F. T. Marinetti, Fondazione e Manifesto del futurismo. Pubblicato dal “Figaro” di Parigi il 20 Febbraio 1909
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arte-storia-cultura · 3 years
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11 Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aereoplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.
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ballata · 2 years
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Per le masse dormienti esiste solo il calcio ma...
"L’equivalente classico di quel che oggi è lo sport era qualcosa di sacro a Roma. I giuochi eran consacrati a figure simboliche di dèi o di eroi. Lungi dall’esser un frivolo divertimento dato in pasto alla plebe insieme al pane secondo la famigerata formula panem et circenses, essi avevano rigorosamente il valore di un culto e di un rito. In relazione a ciò, in momenti di sciagura pubblica o di pericolo politico il senato e il popolo romano convocavano appunto i giuochi , quasi nel senso di un rito scongiuratorio. I Ludi erano, nel loro lato più profondo, un rito di tipo eroico: erano un metodo per scatenare attraverso l’azione forze divine e per rinnovare nella coscienza collettiva la loro presenza. L’ebbrezza eroica della lotta e della vittoria sentita come cosa più alta della stessa vita veniva considerata come una via di elevazione interiore analoga a quella, secondo la quale nei Misteri classici si insegnava che nell’iniziato la morte si trasfigura in resurrezione: mors triumphalis. Se lo sport non deve divenire una deviazione materialistica a scapito di possibilità umane più alte, occorre che esso assurga al valore di una disciplina ed insieme di un simbolo: che in tutto ciò che è pericolo, superamento, tensione sia su macchine divoratrici del vento, sia su pareti e ghiacci, sia in strenue vicende atletiche, quel che è solo azione corporea e mera sensazione sia trasceso, e si ridesti una luce, una via di liberazione interiore, una possibilità di contatto con forze primordiali trasfiguranti".
Julius Evola, Il Circo Massimo e lo spirito dei Ludi, 1934.
In foto discobolo Stadio dei Marmi.
#gliaudaci #robertonicolettiballatibonaffini #sport #fitness #evola #liberopensiero #17annipertuttalavita #marble #statue #roma #pensieropolitico #juliusevola #training #fit #stadiodeimarmi #sculptureart #sculpture
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darthdodo · 3 years
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Questa foto bassa qui sopra, dovrebbe risalire al 2004 nei pressi di Parigi secondo il suo diario, circa all’époque di.. Willy; anche se non esistono biografie sulla suddetta Fringuellona, ne sulla Sultanova, e sulla silhouette di quei Valua V-Italy, comunque.. posso garantire che è Crucca al 25%, non Razzista ma PER ME protegge i suoi investimenti matrimoniali come una BARONESSA VON ZORN 
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Nel nome del cielo e della guerra non c'entrano nulla la fantasia di vivere o di avere, il desiderio di possedere qualcosa fino a ucciderla, colla frenesia di arrivare, di essere qualcuno o raggiungere una terra promessa.. tutto questo non c'azzecca una mazza con l'aragosta o l’agenda dell'astice affogato nel carpaccio nel contorno del caviale tra vodka e bollicine colla spuma di champagna.. mentre questa troia nel frattempo e nel bel tempo s'imbroda e s'inebria.. e s'ammira e crogiola di delizie e primizie ..o di una vista sull’oceano dalla piscina a sfioro nello strafottente stordimento batuffolato di un sogno sospeso tra le nuvole e la salsedine di un selfie che il tepore le da sulla schiena al risveglio in una terrazza accessoriata come lei e sofisticata di comodità alla LITTLE PONY.. a 3 metri sopra il mare di una palafitta nelle Maldive, col guardaroba nell’armadio domotico e in uno status che cammina di pari passo con questo principe mezzosangue di William assieme a quei travestiti baronetti col complesso di Robin Hood e la dacia sul mar Nero.
Tutto ciò non ha nulla a che fare colla gavetta e non esiste in nessun ponte della libertà sulla laguna di Venezia o in qualche altro meandro di Rialto.. 
La Dalmazia non è solo una meta di tradizioni d’altura ma la trasfigurazione di un colonialismo cementificato che incomincia colla circumnavigazione del Mediterraneo.. dalla Serenissima e si diffonde intorno ai loro lastricati perché coesiste nei loro ideali di un’Utopia dove la fortuna e il treno dei desideri coincidono sempre al loro capolinea, nel fatto ancestrale e proverbiale di un  menefreghismo senza tempo, senza memoria, che se ne sbatte della storia e di tutti quei morti che l’hanno riempita di odio, artefatti d’eroismo o mostruosità.
Per causa di queste verginiste capezzolate fissate colle tradizioni d'altura in un Bon Voyage misogino di un'inesauribile ricerca ed inesorabile indolenza che nutrono per procacciarsi il bengodi rinfrescante, frizzante, rinfrancante al tempo meteorologico di un National Geographic e in un benessere velato fra un servizio fotografico per Vogue e uno per Marie Claire, MadameFigarò, Elle, Grazia e grazie al culo di mille altri Tabloid che le mantengono vive e senza grinze nello spasimo e nello spazio tempo di un tenore sempre ottimizzato tra abitudini da Jet-Lag e il va pensiero di un’esistenza preventivata, ingrata, raziocinata, pianificata, lussureggiante e incontaminata fra un paradiso superno dei sensi e l’Eden Artificiale reinventato sui presupposti stupefacenti per farle scaltre e disinibite verso chiunque cominci a stuprarle a turno.. 
che li fa leggiadrie docili, facili, generose, ricolme di bontà di sicuro ma convinte  servili ed eburnee, indelicate, muliebri, raffinate, turgide, mansuete, e coccolate vestali viziose di bella presenza come e con i loro lenoni ladroedificati appartenenti ad una razza di bastardi apriori simply present vissuti come dei fottuti e infallibili puttanieri accanto alle loro inguaribili cagne stacanoviste ingoiatrici col fabbisogno e le bave di ninfomani e le smanie comatose colla fame del mondo di un'esistenza da festaiole e modaiole dissetate di sprazzi e spruzzate di passatempi giocosi e mondani, da una condizione favorevole ad una predisposizione che matura cogli anni idee e lucida suggestione, tale da trasformarle e assuefarle di quelle derive femministe che dalle voglie assetate pure a colazione di cazzo umido, si sorprendono della loro avvenenza e come valchirie grandiose, famigerate tra le giostre pelviche del baldacchino dove osano come Giuditte divengono le fameliche maestadi, reginadi tiranniche crudelie, castratrici, uccellatrici, e divoratrici di gran giarrettiera che non volevano neppure assomigliare.
Delle autentiche buttane cosmopolite che si danno l'arte nella Giudecca di far male e la parte sul gruppo di Facebook, Instagram o che si mettono al centro di un dibattito o di una discussione sui Social, per arrivare incipriate, avvantaggiate e nell'ispirazione di muse coll'euforia nel sangue e l’eroina pure fino alle orecchie.. col diavolo in corpo e nel diletto di liberte lesbo con lo stile unico e il piacere che nella prossemica si danno tra le arie di Aide eternamente sui tappeti rossi di un’Opera’ Garnier.
alle maniere subdole di quelle vipere che furono matrigne di un disprezzo che si è crogiolato come loro nei tempi perfetti e assoluti dell’egoismo, e proprio come fossero delle ricche aristocratiche baronesse arciduchesse porcagliole consapevoli di poter sedurre ai loro piedi incantevoli, anche sull'infradito, i puttanieri più rapaci e capaci di inginocchiarle e ingropparsele di brutto, per montarle e cavalcarle ..intanto, mentre si levano lo sfizio con le loro figlie, riuscendo perfino a ricreare un'ecosistema dai pozzi artesiani della Madonna nella desolazione di un clima secco e torrido come poche steppe aride .. ma mai come codeste altere languide vittime di fragilità dove la siccità fa da padrona tutto l’anno e fra gli eunuchi e tartari miete scene lacrimose.. oppure dove quei puttanieri si rilassano sul mar Rosso e sono in grado di aprirle in due su qualsivoglia penisola e insenatura dell’eccesso là pure dove la villeggiatura dell'Arabia Saudita si trasforma in una parentesi Felix per innalzare anche un castello o un grattacielo in un oasi tra le dune nel deserto o nel Sahara insediarsi tra le Sfingi mentre si danno il cambio nella roulette russa di un orgia a 3, 4 a 6,  9 o 11 partiti, tra mummie, scopofilie, e campioni di sesso ossesso che non li guarda più solo fottersi tra di loro nell'incesto. 
Sassonia-Coburgo-Gotha-Forever-Young il mio odio è immenso impetuoso e intenso
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newsintheshell · 5 years
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Lu e la Città delle Sirene, svelato il trailer italiano del film
Il premiato lungometraggio animato di Masaaki Yuasa sarà mostrato in anteprima al Lucca Comics & Games 2019. 
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Yamato Video ha pubblicato un primo trailer per l’edizione italiana del film d’animazione “Lu e la Città delle Sirene” (Yoake Tsugeru Lu no Uta), del quale aveva annunciato l’acquisizione un paio di giorni fa.
La pellicola, della durata di 108 minuti, è stata diretta da Masaaki Yuasa (Ride Your Wave, Devilman: Crybaby, The Tatami Galaxy) presso lo studio Science SARU (Yoru wa Mijikashi Arukeyo Otome, Devilman: Crybaby) e sceneggiata assieme a Reiko Yoshida (Aria The Animation, Romeo x Juliet).
youtube
Il film sarà proiettato doppiato in anteprima in occasione del Lucca Comics & Games 2019, sabato 2 novembre alle ore 15:00 presso il Cinema Centrale di Lucca. In apertura dell’evento ci sarà un’introduzione a cura dello staff Yamato Video, mentre a seguito della proiezione saranno presentate le anteprime dell'editore.
Di seguito trovate il cast italiano:
Lu CAROLINA GUSEV
Kai MATTIA FABIANO
Yūho VITTORIA BARTOLOMEI
Kunio RICCARDO SUAREZ
Teruo FRANCESCO BULCKAEN
Isaki ROSSA CAPUTO
Presidente ROBERTO DRAGHETTI
Direttore ORESTE BALDINI
Nonna Tako DORIANA CHIERICI
Prete PAOLO MARIA SCALONDRO
Docente responsabile STEFANO THERMES
Fuguta FRANCESCO VENDITTI
Nodoguro STEFANO SANTERINI
Kameda LUCA BIAGINI
Kujirai ALESSANDRO BUDRONI
Shiira GIANPAOLO CAPRINO
Esojima LEONARDO GRAZIANO
Higesoridai GIANLUCA MACHELLI
Nonno PIETRO BIONDI
A seguito alla separazione dei suoi genitori, il giovane Kai si trasferisce in un piccola insediamento di pescatori dove leggenda vuole che la baia sia infestata dalle sirene, creature malvagie divoratrici gli uomini. Nel tempo libero Kai compone musica e finisce per attirare la curiosità di una giovane sirena di nome Lu. Kai e Lu avranno modo di intrecciare un profondo legame in grado di superare le credenze popolari e ogni diversità tra il mondo degli umani e quello degli abitati del mare.
Il lungometraggio, uscito in Giappone il 19 maggio 2017, lo stesso anno è stato premiato al festival di Annecy.
Autore: SilenziO))) (@s1lenzi0)
[FONTE]
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alexanderaster · 5 years
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Perché il transumanesimo è una cosa bella?
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Avete mai riflettuto sul fatto che l'uomo è l'unica specie sul nostro pianeta che ha smesso di evolversi secondo natura? È da secoli che non dobbiamo più adattarci all'ambiente circostante per sopravvivere. Abbiamo iniziato a creare da noi il nostro habitat; non più alberi ma lampioni, niente capanne ma grattacieli, niente terra solo asfalto. Nel tempo questo nostro irrefrenabile impulso creativo per migliorare le condizioni di vita della nostra razza ha determinato alcuni tra i più disastrosi eventi per il nostro pianeta. Al primo posto lo scioglimento delle calotte polari, sotto influenza diretta del surriscaldamento globale. Avveleniamo quotidianamente, oltre l'atmosfera, campagne e fiumi. Consumiamo il triplo delle risorse di cui avremmo realmente bisogno. Siamo macchine divoratrici e insaziabili. Divoratori di mondi. Gli eventi climatici da noi stessi scatenati, che stanno sconvolgendo il nostro pianeta sono una reazione spontanea della terra al nostro vivere contro natura. Va chiarito che “contro natura” va inteso in senso strettamente letterale. Non abbiamo più bisogno di adattarci alle condizioni presenti in un ecosistema. Creiamo artificialmente l'ecosistema a noi più adatto. Questo comportamento non viene adottato da nessun'altra specie vivente, è come se fossimo alieni sul nostro stesso mondo. Mi guardo intorno e faccio difficoltà a immaginarmi un paesaggio realmente incontaminato da mani umane, ovunque guardi c'è traccia della nostra civiltà. Da immense opere architettoniche volte all'adorazione di qualche entità sovrasensibile fino alle fittissime reti autostradali e alle discariche. Stiamo gradualmente perdendo la nostra capacità di adattarci all'ambiente circostante, non sopravviveremo a lungo lontano dalla civiltà, senza le comodità e i benefici del mondo moderno. Stiamo diventando fragili, i nostri corpi sono inflacciditi, i nostri occhi diventano sempre più miopi al passare di ogni generazione. I nostri denti diventano più piatti, abituati a mangiare cibo industriale, morbido e raffinato. Dai tempi di Neanderthal abbiamo perso il 65% della nostra capacità visiva, non essendo più portati a spingere lo sguardo su grandi distanze. La nostra vista, come il nostro corpo, si adatta alla vita sempre più sedentaria, condotta in ambienti chiusi, seduti dietro una scrivania. I nostri progenitori erano in grado di resistere ad ambienti ostili, aiutati anche da un sistema immunitario più potente. Avevano un ossatura robusta e una forza muscolare ben superiore a quella dell’uomo moderno.  Forse questo è il prezzo che dobbiamo pagare in favore di una più ricca evoluzione mentale. I progressi scientifici degli ultimi 60 anni hanno aumentato notevolmente la qualità della vita. Abbiamo raggiunto in tempi brevissimi innovazioni inimmaginabili in ogni campo tecnico e scientifico, e la distanza del balzo tra una scoperta e l’altra si sta accorciando drasticamente. Ci stiamo evolvendo a un ritmo frenetico. Il che porta naturalmente vantaggi per la nostra vita, in termini di longevità, e svantaggi notevoli per la natura e le sue risorse, che stiamo spremendo fino al midollo. Secondo le teorie del Transumanesimo siamo ancora limitati dalle tecnologie del nostro tempo, ma in un futuro prossimo saremo in grado di modificare il genoma umano per perfezionarlo artificialmente, per invertire il processo di indebolimento fisico e rendere i nostri figli più robusti, più sani e intelligenti. Un’ affinamento dell’uomo attraverso li progressi  dell’eugenetica. Tali correnti di pensiero sono state immediatamente screditate dalla chiesa cattolica e dai fedeli di tutto il mondo; per loro manomettere il naturale processo dell’evoluzione umana costituisce un affronto contro Dio e le sue creature. Ciò che le èlite religiose di tutto il mondo ignorano è che abbiamo smesso di evolverci da un pezzo, o meglio, continuiamo a farlo ma non secondo natura. Personalmente mi rende molto triste pensare di aver perso l’adattabilità e la resistenza dei nostri antenati primordiali, pensare che non resisteremmo a lungo in condizioni ostili o sfavorevoli, senza elettricità o cibo trattato. Non è poi così inimmaginabile un futuro in cui gli esseri umani sono tutti obesi, con scarsissima capacità motoria, in grado di muoversi solo mediante l’ausilio di nastri trasportatori e futuristiche sedie semoventi. L’unica cosa che mi spinge a vedere positivamente questa vicenda è la certezza che con il nostro ingegno sopravviveremo all’estinzione e alla decadenza, ad ogni costo. E’ per me impossibile sottovalutare l’enorme potenziale evolutivo umano, che in tutti questi secoli ci ha permesso di oltrepassare le sfide dettate dalla nostra condizione di mortalità e fragilità. Dunque non è da escludere che in un futuro non troppo lontano saremo in grado di sopperire artificialmente al nostro tracollo genetico.
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