Tumgik
#Il vizio della Croce
zegalba · 11 months
Text
Tumblr media
Nicola Samori: Il vizio della Croce (2014)
1K notes · View notes
weirdesplinder · 2 years
Text
I miei romanzi preferiti di Georgette Heyer
Vi cito spesso i suoi libri nelle mie liste e tra i mi miei suggerimenti, ma mi sono accorta di non avervi mai rivelato i miei libri preferiti di Georgette Heyer, una delle madri del genere romance, inglese e attiva dal 1923 al 1975. Con questo post intendo rimediare a questa mancanza. Ma prima una breve premessa: Ho letto i libri della Heyer quando ero molto giovane, e molti erano di mia zia, quindi quelli non li posseggo personalmente e poi non li ho più riletti, perciò quando mi sono messa a scrivere questo post mi sono accorta che molti non li ricordavo! Orrore! Ma con diverse ricerche e frugando nella memoria e nella libreria sono riuscita a ricostruire le mie letture della Heyer. Non ho letto tutta la sua produzione che è molto cospicua: più di cinquanta romanzi ( io di suo ho letto solo alcuni romanzi ambientati nel periodo della reggenza, ma ha scritto anche romanzi medievali, gialli e contemporanei), ma tra quelli che ho letto i miei preferiti sono:
Tumblr media
1. La pedina scambiata  
Link acquisto: https://amzn.to/3rTJfIY
Trama: Nell'aristocrazia inglese del secondo Settecento un solo uomo può fregiarsi del soprannome di Satana: Sua Grazia il Duca di Avon, bello, acuto, elegante e assolutamente privo di scrupoli… soprattutto nei confronti del sesso femminile. Ma il ruolo che impersona con tanta convinzione comincia a stargli stretto quando, per una serie di incredibili circostanze, prende al proprio servizio un giovane paggio… che presto si rivelerà essere un'affascinante e imprevedibile fanciulla, minacciata da un crudele personaggio. Satana si trasforma così nell'Angelo vendicatore, compiendo con grande astuzia le sue mosse su un'infida scacchiera.
La mia opinione: Il mio libro preferito della Heyer. Il Duca di Avon  è il prototipo a cui tutte le autrici di romance dopo la Hayer si sono in parte ispirate per i loro duchi. Lui così maturo, cinico, debosciato, che ha provato ogni vizio sulla faccia della terra, alla fine si scopre affezionato a una ragazza giovane e vibrante che lo ama così innocentemente e totalmente, e senza timore, nonostante tutti lo temano. E così Pigmalione si innamorò della sua creazione……
2. L’inarrestabile Sophy
Link: https://amzn.to/3wflfnl
Trama: Quando accoglie in casa la giovane e deliziosa nipote Sophy, Lady Ombersley è ben lontana dall'immaginarsi quello che la ragazza è capace di scatenare. E neppure il figlio Charles, assai meno dolce e arrendevole di lei, ne ha una vaga idea. Sophy è infatti a dir poco inarrestabile nel voler risolvere i problemi altrui e dipanare i grovigli sentimentali di chi le sta attorno; inoltre non dimentica i suoi affari. Anche di cuore. Insomma, pare che nessuno sia in grado di fermarla, tranne, forse, proprio Charles. Ammesso che lo voglia...
La mia opinione: adoro questa protagonista impicciona ma con buone intenzioni. E adoro questo tipo di trame.
3. Il figlio del diavolo
Link: https://amzn.to/3c7KIZe
Trama: Per salvare l'onore della sorella Sophia, l'onesta e intelligente Mary Challoner, dall'aspetto non certo appariscente, si vede costretta a fuggire in Francia con il più bello, il più ricco e il più sfacciato libertino della Londra di fine Settecento: il nobile Dominic Alastair, croce e delizia di ogni ragazza da marito. Una scelta rischiosa, che potrebbe mettere a repentaglio la sua virtù, ma Mary è, forse inconsapevolmente, un'abile giocatrice e la partita che ingaggia con l'irresistibile gentiluomo assomiglia molto al gioco del gatto con il topo, dove però c'è il dubbio che ad avere gli artigli sia questa fanciulla dal viso soave...
La mia opinione: Questo non è il tipo di trama che amo, ma il protagonista è il figlio del Duca di Avon, del libro La pedina scambiata. Occorre aggiungere altro? Non credo. Lui non raggiunge le vette del padre come personaggio ma si difende.
4. Il dandy della reggenza
Link: https://amzn.to/3whBf8p
Trama: Judith e Peregrine Taverner, una ricchissima coppia di fratelli da poco rimasta orfana, si mettono in viaggio per Londra per andare a conoscere il loro tutore e, sperano, per avere il suo consenso a mettere su casa in città. Al loro arrivo scoprono sconcertati che il loro tutore, il quinto conte di Worth, non è l'anziano amico del padre che avevano immaginato, ma il di lui figlio, noto per essere il dandy più affascinante e insopportabile di tutta Londra. Amico di Beau Brummell - il dandy per eccellenza, ispiratore del principe reggente, il futuro Giorgio IV - Julian Worth acconsente a introdurre in Società i suoi due protetti: affitta loro una casa, affida Judith alle cure di una chaperon, apre loro il bel mondo, ma... Ma tra i fratelli Taverner e il conte di Worth non riesce a svilupparsi simpatia, anzi da lì a poco a Peregrine cominciano a succedere cose strane e i due fratelli si chiedono se per caso non ci sia lo zampino di Worth.
La mia opinione: Una punta di giallo e lievi rimandi a Orgoglio e pregiudizio rendono questo libro un piccolo gioiello. Se non fosse che il protagonista del terzo mio libro preferito è il figlio del Duca di Avon e per questo ha un posto speciale nel mio cuore, socuramente questo lo avrebbe superato nella mia classifica personale.
5. Una donna di classe
Link: https://amzn.to/3A0COZm
Trama:   Annis Wychwood, ventinove anni, è bella, indipendente e pericolosamente nubile. Ricca di suo, può permettersi di vivere da sola a Bath, rifiutando uno dopo l'altro pretendenti che le sembrano noiosissimi e ai quali preferisce una vita autonoma. Un giorno s'imbatte in una giovanissima ereditiera in fuga da un matrimonio che non gradisce. L'aspetto inconsueto e assurdo della vicenda non può sfuggire all'incantevole senso dell'umorismo di Annis, né può sfuggirle l'opprimente monotonia nella quale è vissuta sino ad allora Lucilla, la giovane fuggiasca. Decide pertanto di prenderla sotto la sua protezione e di iniziarla alla vita di società grazie ai moderati piaceri che Bath può offrire. Quel che Annis non ha previsto nell'accogliere Lucilla è l'incontro con Oliver Carleton, zio e tutore della ragazza, scortese, brusco, sincero, intollerabile e irresistibile. Gli scambi e i battibecchi tra i due costituiscono uno degli aspetti più divertenti del romanzo: l'indipendenza dell'una si scontra con l'assenza di galateo dell'altro, ed entrambi saranno costretti a riflettere sul fatto che forse l'amore è tenersi testa.
La mia opinione: La premessa di questo libro mi ricorda molto la premessa del primo libro della serie di Amelia Paebody (chissà se Elizabeth Peters si era ispirata a questo libro per iniziare la sua serie...)....ed è una premessa che di solito mi piace molto. Una protagonista assertiva convinta di sapere sempre quello che è meglio per tutti, che un giorno si ritrova davanti un uomo che non intende cederle il passo, ma è altrettanto convinto di avere ragione....è sempre qulacosa di olto divertente per me, se i loro dialoghi sono scritti bene, e qui lo sono.
6. Il gioco degli equivoci
Link: https://amzn.to/3Opd8er
Trama: Figlia di un modesto ecclesiastico di campagna, Arabella Tallant è la prima di numerosi figli ed in virtù del suo indiscutibile fascino è implicito che la fanciulla debba fare un buon matrimonio, in modo che il marito possa sollevare da qualche pensiero economico la sua famiglia. La giovinetta si appresta dunque a lasciare le desolate lande dello Yorkshire per vivere una spumeggiante Stagione a Londra, quando la sua carrozza si rompe poco oltre i cancelli della casa di caccia del ricco ed aristocratico Robert Beaumaris. Dopo aver cercato con spontanea impetuosità riparo nella dimora dello sconosciuto gentiluomo, Arabella si sente infastidita da una frase pronunciata dall’involontario ospite e non sa resistere alla tentazione di fingersi un’ereditiera. La bugia potrebbe essere senza conseguenze se Beaumaris non fosse ciò che è – l’arbitro della moda e dell’eleganza, una delle figure più in vista del Bel Mondo. Questo farà si che la sventata menzogna venga portata avanti dalla vivace Arabella per settimane, permettendole di diventare una delle beniamine dell’alta società ma frapponendosi come un grave ostacolo al compito che le era stato affidato, trovare un marito adatto.
La mia opinione: libro spumeggiante, pieno di giochi di ruolo, scambi di persona, bugie…pure troppo, perchè a volte non amo le trame che partono da una bugia che poi si ingigantisce...ma in questo caso tutto funziona soprattutto il personaggio maschile.
7. Un dono dal cielo
Link: https://amzn.to/3AyzHtt
Trama: Sir Richard Wyndham, affascinante gentiluomo inglese di inarrivabile eleganza (e indolenza) parrebbe destinato a un matrimonio con la glaciale Melissa Brandon. Ma il destino ha deciso di farlo imbattere (letteralmente) nella giovane e deliziosa Penelope, in fuga (acrobatica) da una finestra della magione di un'insopportabile zia. Un incontro inaspettato che sconvolge la vita dello svagato e imperturbabile Richard, risucchiandolo in una rocambolesca girandola di eventi che includono misteri e inganni, ma alla fine anche una meravigliosa, dolcissima scoperta...
Trama: le carrozze che si rompono sono qualcosa che si ripete spesso nei libri della Heyer, così come gli incontri fortuiti, a volte la ripetitività di questo spunto mi infastidisce a volte no, dipende da come dopo si sviluppa la tram. CErto è che questo libro e il successivo della lista hanno molti punti in comune e nella mia memoria credo di averli parecchio confusi, perciò li metto entrambi perchè non ricordo qulae mi era piaciuto di più sinceramente.
8. L’incantevole Amanda
Link: https://amzn.to/3c7gZ2C
Trama: Il matrimonio non è mai stato in cima ai pensieri di Sir Gareth Ludlow: dotato di una cospicua ricchezza e di notevole fascino, continua a essere tra gli scapoli più ambiti di Londra. Ma ora urge dare un erede alla casata e perciò la soluzione più ragionevole gli sembra quella di prendere in moglie un'amica di vecchia data, con cui condividere le responsabilità del ruolo e i vantaggi di un'unione fondata sul rispetto e la solidarietà. Il destino ha però in serbo per lui un'autentica sorpresa: Amanda Smith, una giovane donna in cui s'imbatte lungo la strada che lo conduce alla tenuta della sposa prescelta. Incantevole, sola e assai vivace, Amanda coinvolge o, meglio, travolge Sir Gareth in una serie di turbolente avventure destinate a fargli cambiare opinione su un certo argomento...
Onorevole menzione per i gialli di Georgette Heyer che sono stati pubblicati nella collana Gialli Mondadori: Passi nel Buio, L'Omicidio di Norton Manor, L'Indizio Incompleto, Il Villaggio del Silenzio, Veleni di Famiglia, Notti e delitti, Corpo contundente, Oltre la menzogna, Delitto imperiale, I serpenti della Cornovaglia, Delitto con replica, Doppio misto con la morte.
3 notes · View notes
orianagportfolio · 3 years
Text
Gaber: canterei Cattiva Lugano che non hai salvato gli ebrei che venivano da te / Il Bullone - OrianaG
Pubblicato su Il Bullone nº 21, gennaio 2018.
A Giorgio piace chiacchierare. Gli piace ascoltare le chiacchiere dei Gino che incontra, magari al bar. E gli piace raccontare le storie nascoste dietro quelle chiacchiere. Magari con una ballata. In realtà è Alberto Ferrari, giornalista, che si presta al gioco di trasformarsi nel suo grande amico, il signor G. Lo incontro in un bar, io chiedo un caffè, lui sta facendo aperitivo, mangiucchia patatine con la goduria di un bambino. Inizia a raccontare a ruota libera. Lo assecondo.
«Sono friulano e c’ho il nasone. Il mio cognome sarebbe Gaberscic, ma era troppo lungo e l’ho accorciato, il cognome. Il nasone è lì. Mi hanno definito un “poeta sociale", io non so cosa voglia dire. Roba strana. Strana come quell’altra volta che ho chiamato un mio amico di Genova, giornalista per Il Secolo XIX. Gli dico che voglio partecipare a Canzonissima. “Bell’idea”, mi dice, “e cosa vorresti portare?”, “Canzone di un suicida” rispondo io. Mi dà dello scemo, ma io insisto. Vado, canto. Subito è shock, perché gli italiani sono un po’ strani. Ma la giuria dei giornalisti mi dà un bel punteggio. A Milano ho scritto “Illogica allegria”. Mi sono trovato in mezzo al traffico, in macchina, e tutti intorno a me erano furibondi, incazzati. E io godevo, mi dispiace dirlo, ma godevo. Ho sposato Ombretta, una gran donna. Stava con Berlusconi, ma nessuno è perfetto. Era sensibile, mi sapeva prendere e con lei mi sentivo davvero libero, felice. “Quando sarò capace di amare” l’ho scritta per lei. Poi mi sono ammalato, penso che forse è una cosa che mi porto dietro da quando ero bambino. Penso a quello che insegniamo ai bambini. Il ballo? Il bel canto? Pirlate! Perché non gli insegniamo l’amore? È per questo che quando sono stato male sono tornato al bar, coi miei amici. Se proprio dovevo morire, volevo morire in mezzo a loro, tra il fumo delle sigarette, il Barbera e i nomignoli di periferia. Una volta incontro quel mio amico giornalista in via Montenapoleone, mi chiede cosa ci faccio lì. “Respiro l’aria dei pirla”, gli rispondo. Quelli che corrono dietro al comprare. Mi divertiva anche quella, di gente. E adesso non sono mica morto, sono vivissimo. E continuo a guardarla, la gente, come facevo al bar!»
È forte la concentrazione di menti nella tua generazione. Tu, Mina, Paoli, De André, Tenco, Celentano... Era più facile fare musica? «Sì, hai ragione. Perché l’Italia usciva dalla guerra. C’è stato il boom, e si stava bene. Ci accontentavamo di poco, e negli anni 70 era tutto in crescita. Anche l’arte. Non considerarmi “artista”, quella è roba seria, io sono uno del popolo. Ma talenti ce n’erano. Mina, messa in croce perché innamorata ma non sposata. Tenco, gli volevo bene, quando a Sanremo ho sentito “Ciao amore ciao” pensavo vincesse. E sì, ci credo che si è sparato. È vizio degli italiani quello di immaginare ci sia qualcosa dietro, come con Pasolini. Poi Paoli, che stava con la Sandrelli, che lo lascia per Tenco, ma diceva di non voler dimenticare Gino. Forse un amore solo per un cuore solo non è abbastanza. Poi Celentano, una voce straordinaria. Come politico lo discuterei un po’, ma è simpatico, e resiste, mi han detto che continua a far concerti!»
L’ultimo disco con Mina è stato primo in classifica tutta l’estate. «Io non so se sono mai stato primo in classifica, ma non importa. Però ieri era il Giorno della Memoria e una volta con Jannacci abbiamo cantato “Addio Lugano bella”. Gli svizzeri, che accoglievano i resistenti italiani, hanno rifiutato la Segre, condannandola ad Auschwitz, e pensavo che la mia Milano ha fatto qualcosa di terribile come il binario 21. Ricanterei, cambiando le parole, “Cattiva Lugano che non hai salvato tutti gli ebrei che venivano da te”.»
Mi racconti di Giorgio Strehler e Paolo Grassi? E di Jannacci? «Tanti dicono che le cose più grandi le ho fatte con loro due. Non ne sono convinto. Ma mi hanno trattato molto bene, e mi hanno fatto fare un sacco di spettacoli perché parlavo al cuore della gente. Dicono facessi poesia, ma non mi sento poeta. De André era poeta, lo amavo tanto. A me piaceva andare in mezzo alla gente che puzzava di gente. Jannacci era un grande. Faceva il medico. Mi voleva bene, e anch’io a lui. “Aspettando Godot” me l’ha fatto leggere lui. Una volta eravamo con Dario Fo, ci siamo divertiti. Fo l’era matt. Parlava di “Mistero Buffo”, e io gli dicevo: “Ma tutta l’Italia è buffa”. Avrei voluto fare qualcosa sulla Storia, se avessi avuto un po’ più tempo, tornare al bar in Toscana, dove son morto, raccontare la Storia di questi anni: la Lega, il Movimento 5 Stelle gestito da un burlone come Grillo. E poi l’altro, che a 82 anni... ma chi glielo fa fare? Me l’ha fatto conoscere Ombretta. Ma non mi far dire quello che penso. Ma anche gli altri, Renzi... Non voglio dire altro, che mi prendo una querela. Possono querelarmi anche da morto?»
Cosa diresti alla mia generazione sul sentirsi italiano? «Vi direi di crederci. Continuare a crederci. Voi siete il futuro e il presente. Non abbiate paura, anche se non prenderete la pensione. Avere coraggio e crederci. Avete la fortuna di avere una guida forte: sai cosa penso della Chiesa, ma sto Francesco mi piace. Dice le robe che pensiamo tutti, senza paura, anche se deve ammettere un errore. E poi, è un po’ noioso, ma anche Mattarella è una brava persona. Avete bisogno di gente credibile, che vi dica cose vere. Non certi giornalistucoli che leggo da quassù. La stampa deve essere credibile, e voi dovete denunciarla quando non lo è.»
Chi ascolteresti adesso? «Mi piace molto Ligabue. E anche se matto e strano, mi piace Vasco. Son diversi da me, ma è cambiato il mondo. Mi piace ancora la Patty, e poi Shakira. Mi piacerebbe partecipare a un suo concerto, con la canzone dell’Unicef, bella. Anzi, dedico l’intervista alla bambina siriana del video, perché le voglio bene.»
Grazie.
1 note · View note
bergoglionate · 5 years
Text
Reti unificate  con altri siti e blog Cattolici: cooperatoresVeritatis; corrispondenzaRomana; Fondazione Lepanto; Marco Tosatti; Aldo Maria Valli; chiesaepostConcilio; perché il momento è grave e alta deve essere la nostra attenzione, ma anche la vera ed autentica “partecipatio” in quanto laici battezzati e soprattutto Cattolici! Chi ama LA CHIESA non può rimanere indifferente agli eventi che si succedono a ritmi vertiginosi! Proponiamo così sia l’Appello del professor Roberto de Mattei ai Vescovi, sia il suo resoconto alla nobile Manifestazione “acies-ordinata” del 19 febbraio.
RICORDIAMO CHE E’ POSSIBILE A TUTTI… PREGARE…. e ADERIRE ALL’INIZIATIVA ISCRIVENDOSI QUI: www.aciesordinata.org 
Dopo la Manifestazione del 19 febbraio e: l’ Intervista esclusiva a Roberto de Mattei sul vertice in Vaticano dal 21 al 24 febbraio e della manifestazione di oggi – cliccare qui, ecco il breve video riportato anche da LifeSiteNews  – ed anche da altri canali cattolici – con l’Appello ai Vescovi che si riuniranno a Roma per il grave incontro sugli abusi sessuali ed omosessuali. Quattro minuti da ascoltare con attenzione:
youtube
Nota del redattore (LifeSiteNews): un gruppo internazionale di laici cattolici ha tenuto una manifestazione pubblica a Roma ieri appena fuori dal Vaticano, chiedendo che Papa Francesco ei vescovi del mondo affrontino l’omosessualità durante il prossimo vertice sugli abusi come la principale causa della crisi degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica. La seguente dichiarazione è stata data dal Prof. Roberto de Mattei durante una conferenza stampa durante l’evento. Leggi tutte le dichiarazioni  qui . 
20 febbraio 2019 ( LifeSiteNews ) – Se il vertice dei presidenti delle Conferenze episcopali del mondo riunito da Papa Francesco si limita ad affrontare solo l’abuso di minori, come indica il titolo del vertice, senza affrontare, ad esempio, la questione dell’omosessualità nella Chiesa, sarà un incontro destinato a fallire, perché non affronterà le vere cause del problema.
Sarebbe ipocrisia limitare lo scandalo alla pedofilia, ignorando la piaga dell’omosessualità, che non è solo un vizio contrario alla natura umana, ma costituisce anche la base per una struttura di potere all’interno della Chiesa. E sarebbe ipocrita limitarsi a denunciare solo gli scandali morali, senza affrontare le loro radici dottrinali, che derivano dagli anni del Concilio Vaticano II e dal periodo post-conciliare.
Sembra invece che l’autorità ecclesiastica sia interessata a crimini come la pedofilia o lo stupro, non perché siano una grave violazione della legge divina e naturale e quindi costituiscano un’offesa contro Dio, ma solo perché sono un esempio di violenza contro il nostro prossimo e quindi sono crimini legalmente nei moderni Stati secolari. Ma i moderni stati secolari che condannano la pedofilia promuovono l’omosessualità, e oggi gli uomini della Chiesa hanno paura di essere chiamati “omofobi”.
Nei giorni scorsi, questo è stato mostrato nella campagna mediatica per lanciare il nuovo libro di Frédéric Martel,  Sodoma , che afferma che ogni uomo di chiesa che condanna l’omosessualità è un omofobo e ogni omofobo è un omosessuale represso. Si dice che il vero peccato sia l’ipocrisia di coloro che non si dichiarano pubblicamente omosessuali.
Questo libro, vedi qui, rappresenta un tentativo di esercitare pressioni minacciose sui media sui vescovi che si stanno radunando a Roma per ridurli al silenzio. Siamo qui oggi per abbattere questo muro di silenzio. Il silenzio può essere rotto con le parole, come stiamo facendo in questa conferenza stampa, ma anche con azioni simboliche, come abbiamo fatto nella nostra dimostrazione in Piazza San Silvestro. Parlare non significa solo parole mormoranti, e quindi una dimostrazione pubblica può esprimere un messaggio più forte del linguaggio verbale.
San Gregorio Magno nella sua Regola pastorale definisce pastori malvagi come “cani muti, incapaci di abbaiare” (Isaia 56:10). “Per un pastore, qual è il timore di dire la verità, se non voltare le spalle al suo nemico con il suo silenzio?” Il nostro appello è rivolto ai presidenti delle Conferenze episcopali riunite a Roma e ai vescovi del mondo , chiedendo che qualcuno di loro abbia il coraggio di alzarsi e rompere il silenzio, come ha fatto l’arcivescovo Carlo Maria Viganò.
Se ciò non accade, la nostra testimonianza rimarrà come monito contro quei Pastori della Chiesa che, con il loro silenzio sepolcrale, stanno di fatto rinnegando la fede e la morale cattolica. Ma Nostro Signore Gesù Cristo ci ha detto che Egli confesserà o rinnegherà davanti a Dio chiunque lo avrà confessato o rinnegato davanti agli uomini (Mt 11:32, Lc 9:26, 13: 8-9).
RICORDIAMO CHE E’ POSSIBILE ADERIRE ALL’INIZIATIVA ISCRIVENDOSI QUI: www.aciesordinata.org 
Riportiamo di seguito, da Corrispondenza Romana, le risposte dei leader internazionali che sono intervenuti nel corso della Conferenza stampa.
John Smeaton (GB), presidente della Society for the Protection of the Unborn Child
Michael Matt (USA), direttore della rivista Remnant – vedi anche qui il sito –
Scott Schittl (Canada), rappresentante del portale LifeSiteNews
Julio Loredo (Perù), socio fondatore di Tradición y Acción por un Perú Mayor
Jean-Pierre Maugendre (Francia), presidente di Renaissance Catholique
Arkadiusz Stelmach (Polonia) Vice-Presidente dell’Istituto Piotr Skarga
Roberto de Mattei (Italia), presidente della Fondazione Lepanto
Roberto de Mattei during a demonstration in Piazza San Silvestro in central Rome to denounce what they call a ‘wall of silence’ regarding child sexual abuse within the Catholic Church around the world and against ‘homosexuality in the Church’, in Rome, Italy, on February 19, 2019. – On February 21, the Vatican will open a Summit on the protection of children and victims of sexual abuse in the church. on February 19, 2019 in Rome, Italy (Photo by Andrea Ronchini/NurPhoto via Getty Images)
Members of an international coalition of lay people known as ‘Acies Ordinata’ hold a demonstration in Piazza San Silvestro in central Rome to denounce what they call a ‘wall of silence’ regarding child sexual abuse within the Catholic Church around the world and against ‘homosexuality in the Church’, in Rome, Italy, on February 19, 2019. – On February 21, the Vatican will open a Summit on the protection of children and victims of sexual abuse in the church. on February 19, 2019 in Rome, Italy (Photo by Andrea Ronchini/NurPhoto via Getty Images)
  La resistenza cattolica si manifesta
(di Roberto de Mattei) Secondo l’antico calendario il primo martedì dopo la Settuagesima, che quest’anno è caduto il 19 febbraio, è dedicato all’agonia di Gesù nell’Orto del Getsemani, forse il momento più doloroso della Passione, quello delle sofferenze, non fisiche ma spirituali, che culminò nel Suo sudore di sangue (Lc 22, 43-44).
Una delle ragioni principali delle sofferenze era la visione dell’infedeltà, non solo del popolo eletto, ma di tutti coloro che nei secoli futuri avrebbero guidato la Chiesa fondata da Nostro Signore sul Calvario.
Quae utilitas in sanguine meo? (Ps 29,10) Questa atroce domanda penetrò il Suo cuore, e deve penetrare i nostri, come una spada acuminata. Dio rispose che ogni infedeltà, ogni apostasia, ogni sacrilegio che avrebbe percorso i secoli, era permesso perché brillasse di maggior splendore la purezza della dottrina e della vita di coloro che nel corso dei secoli avrebbero raccolto e inalberato il vessillo sanguinoso della Croce, opponendolo a quello dei seguaci di Lucifero.
Tumblr media Tumblr media
Oggi, come sempre durante la storia, viviamo la lotta tra le due bandiere: quella degli amici della Croce e quella dei Suoi nemici, che non sono solo i persecutori, ma anche gli apostoli infedeli. Il vertice che si svolge in questi giorni in Vaticano, appare agli occhi di molti come un “conciliabolo” che ha come programma di deviare l’attenzione dei cattolici dalla spaventosa crisi, dovuta alla perdita della fede e della morale, per concentrarla su un problema, quale gli abusi contro i minori, che è un sintomo limitato di un male ben più esteso e profondo. Ma una parola di consolazione a Nostro Signore per i Suoi dolori, è certamente venuta da tre eventi che si sono susseguiti il 19 febbraio.
Una coalizione di laici, Acies Ordinata, ha schierato come un esercito che scende in campo, cento laici cattolici, provenienti da tutto il mondo, che hanno manifestato, in piedi e in silenzio, per «rompere il muro del silenzio delle autorità ecclesiastiche».
La manifestazione si è svolta a Roma, nella centralissima piazza di San Silvestro, che prende nome dalla Chiesa di San Silvestro in Capite, dove è custodita la reliquia della testa di san Giovanni Battista, il precursore del Messia, che non tacque di fronte a Erode e affrontò il martirio per aver rotto il silenzio sulla sua infedeltà coniugale. In questa chiesa, a conclusione dell’evento, i manifestanti si sono raccolti in preghiera recitando il Santo Rosario.
Poco più tardi, nella Sala stampa estera, alla presenza di un folto gruppo di giornalisti, rappresentanti le più importanti testate internazionali, sette leader cattolici, di diversi paesi del mondo, hanno spiegato le ragioni della silenziosa protesta ribadendo che sarebbe uno scandalo se il vertice dei Vescovi tacesse sul problema dell’omosessualità, così intimamente connesso a quello della pedofilia.
Infinite, in serata è giunta la voce più autorevole, quella di due principi della Chiesa, i cardinali Walter Brandmüller e Raymond Leo Burke che, quasi rispondendo alla supplica dei laici, si sono rivolti ai presidenti delle conferenze episcopali riuniti a Roma: «La piaga dell’agenda omosessuale è diffusa all’interno della Chiesa, promossa da reti organizzate e protetta da un clima di complicità e omertà. Le radici di questo fenomeno evidentemente stanno in quell’atmosfera di materialismo, di relativismo e di edonismo, in cui l’esistenza di una legge morale assoluta, cioè senza eccezioni, è messa apertamente in discussione. Si accusa il clericalismo per gli abusi sessuali, ma la prima e principale responsabilità del clero non sta nell’abuso di potere, ma nell’essersi allontanato dalla verità del Vangelo. La negazione, anche pubblica, nelle parole e nei fatti, della legge divina e naturale, sta alla radice del male che corrompe certi ambienti della Chiesa. Di fronte a questa situazione, cardinali e vescovi tacciono. Tacerete anche Voi in occasione della riunione convocata in Vaticano il prossimo 21 febbraio? »
Possiamo dire che per la prima volta dall’inizio di questo pontificato, la resistenza cattolica alla autodemolizione della Chiesa, si è manifestata con forza e con successo. La settimana in cui papa Francesco ha scelto di tenere il summit dei Vescovi è propria quella in cui la liturgia, il 23 febbraio quella antica e il 21 febbraio quella nuova, onora la grande figura di san Pier Damiani, il vescovo-cardinale che nel suo Liber Gomorrhianus, fulminò la sodomia nella Chiesa.
Ignorare il suo insegnamento, e quello dello stesso Catechismo, come sembrano voler fare i Pastori riuniti a Roma, è come una provocazione. Ma, della voce di san Pier Damiani e del Magistero della Chiesa si sono fatti eco fedele i cardinali e i laici che con le loro parole e i loro gesti si sono espressi il 19 febbraio. Che Nostro Signore sofferente nell’Orto degli Ulivi e la Madonna Addolorata, che con Lui veglia l’agonia della Chiesa, infondano coraggio e speranza a questo popolo fedele. (Roberto de Mattei)
Reti unificate: Appello di Roberto de Mattei ai Vescovi “NON TACETE” Reti unificate  con altri siti e blog Cattolici: cooperatoresVeritatis; corrispondenzaRomana; Fondazione Lepanto; …
1 note · View note
khan-klynski · 3 years
Photo
Tumblr media
. "totem" lavami le vene dal castigo, sia almeno per l'abbraccio d'un sospiro, s'è dell'inferno questo cielo di traverso, caro maestro quale fede ha il nostro attrito e vizio della carne o dubitare, al folle gesto, modesto che in croce ha ricucito il nostro estro, quel ch'è sospetto della gioia, del talento, se il bestemmiato aveva un piglio dal tormento, dell'uomo timorato da ogni sogno, ciò che non ama, fa giudizio e poi perdono, mischiammo la parola alla avaria, poi della pietra, dei presenti, in tirannia, dal cuore delle cose silenziose alle colonne genuflesse, all'angheria, fosse concesso un po' d'amore a questo vento, quel ch'è non sono, ciò che eterno è un firmamento, voglia la grazia fare breccia nell'incerto, nell'ora d'aria sia lodato un Cristo acerbo K.K. https://www.instagram.com/p/COcEAqOHnAc/?igshid=1x0j33zqknwp6
0 notes
Photo
Tumblr media
La compassione di Gesù è oltre ogni possibile compassione umana. La sua è compassione per assunzione di tutti i peccati e di tutte le colpe dell'umanità per la loro espiazione, redenzione. Gesù ha avuto compassione perché ha soddisfatto ogni nostro debito presso il Padre.È compassione che ha chiesto a Gesù Signore il supremo martirio della croce. Oggi Gesù assume della folla smarrimento, sbandamento, solitudine spirituale, abbandono a se stessa, mancanza di ogni guida, privazione di ogni vero nutrimento spirituale. Lascia che i discepoli riposino e lui si pone a servizio di quanti sono alla ricerca della loro spirituale verità. È questa la povertà più grande anche dell'uomo dei nostri tempi. Manca della sua verità di origine e di fine. Non sa da dove viene e dove è diretto. È nutrito dal veleno della infinite false profezie. È succube dell'errore e della menzogna. Il vero pastore è mandato da Dio, a Lui il Signore affida il suo gregge, perché lo guida in questo mondo di idolatria, falsità, menzogna, immoralità, vizio, conservandolo sempre nella sua verità, nella sua Legge, nei suoi decreti, nei suoi statuti, nella sua Alleanza, nella sua vita. Il pastore potrà fare questo se lui stesso si conserva in Dio e nella sua volontà. Se il pastore stesso si abbandona all'idolatria e all'immoralità, necessariamente il gregge a lui affidato sarà nutrito del veleno di cui lui si nutre. Se il pastore vuole nutrire il gregge di Dio, lui stesso si deve nutrire di Dio. Se lui si nutre di favole, anche il gregge nutrirà di favole. Oggi di che cosa è nutrito il gregge di Cristo? Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che ogni pastore di nutra di Cristo per nutrire di Cristo. #vangelodelgiorno https://www.instagram.com/p/CK7dx-YjdZB/?igshid=sxmx1b8p6r5c
0 notes
88-ita · 3 years
Text
La croce di Luci
(Inizia tutto in un pub, parlavo con la mia amica della nostra nuova avventura verso quel bosco)
Dicevo a la mia amica mentre guardavo e giocarellavo con il mio bicchiere di birra, mezzo pieno.
“Dicono le antiche leggende, quando il popolo della città, arrivarono al bosco, si trovarono una chiesa e un sacerdote molto particolare”
“perché era particolare?” mi chiede curiosamente.
“... perché era sempre fuori la chiesa nessuno l'aveva mai visto dentro sempre davanti a quei scalini, dicono che il male si è vestito in questo prete per confondere le persone, portarle verso il male... fino quando non sparì misteriosamente, l'unica cosa trovata Questa croce rimasta lì”
Continuiamo a bere le nostre birre, apparentemente tranquille, in realtà io pensavo alle varie leggende che narrano sempre lo stesso,questa croce e un denome assetato di sangue, che ingannava con le paure e/o desideri più nascosti...molti bambini e neonati spariti nel nulla...e questa croce maledetta... (Immaginavo fosse davanti un crocifisso almeno di due metri in grande, lo immaginavo...)
Arriviamo a piedi, scappando dalla notte in mezzo al bosco, in mezzo al nulla troviamo una chiesa abbandonata una sedia fuori e per terra, tra la sedia e chiesa, troviamo una piccola croce io la alzo e metto in piedi,la mia amica mi ha guardato in maniera storta,pensai «è superstiziosa» , più avanti c'era un piccolo rifugio,
la mia amica va in camera sua stanca morta e io affianco senza smettere di pensare a qualcosa di strano che non mi era mai successo, al toccare la croce ho sentito la presenza di una bambina che piangeva ed ammazzata brutalmente...
La mattina dopo usciamo presto perché volevamo vedere il ruscello che si sentiva lì dietro, poi come ho detto alla mia amica
“non vedo l'ora di tornare nel mio letto, facciamo veloce!”
come usciamo dal piccolo rifugio troviamo un signore seduto su quella sedia e guardava fisso, al avvicinarmi con una voce molto minacciosa, mi disse
“fermatevi,ora che siete sveglie correte a casa e non tornate,mai più” io molto tranquilla e competitiva rispondo
“certo,noi non restiamo nemmeno questa notte, dobbiamo andare a casa” nel frattempo come mi avvicinai a lui,con prepotenza, mi prende il braccio e mi dice a voce bassa con molta paura
«chi è privo di vizi può uscirne» ho capito la mia amica e io siamo spacciate!
In quel momento la risento e sento il suo pianto, penso «cazzo,cazzo, cazzo!» il signore si sente poco bene,la mia amica lo aiuta io non riesco io la vedo quella presenza negativa che è presente in quel posto, che vuole fare del Male, il signore riprende fiato e la mia amica ( sembrerebbe ) che li prende un calo di zuccheri per la paura del signore che intravedevo come stava e respirava meglio,ma a me sembrava che la ragazzina la provocato per far avvicinare lei “Cazzo” dico a voce alta appena capisco il danno che abbiamo fatto al fermarci lì...
Ci spiega che al avvicinarmi e toccando la croce avevo iniziato il processo.
Lui ci inizia a raccontare, ormai avevamo già iniziato qualcosa che non sapevamo, era giovane e con un gruppo di amici si erano fermati,sono stranamente morti tutti e tre lui senza vizi ha deciso di restare lì e per 48 anni non si è mai spostato, io ormai perplessa lo interrompe la mia amica con una voce molto bassa e impaurita mi dice
“ perché ieri sera sei andata dritta verso la croce e lui dormiva perché sei andata” io resto ancora più bloccata dalla paura e con l'unico filo di voce che mi resta dico
“scusami, perdonatemi! Lui io non l'ho visto” sicuramente ero accecata da lei, la mia amica che vedevo come si riaddormentava in piedi era la bambina che la voleva guidare al suicidio nel ruscello, io sentivo tutte le cattiverie, ma anche la sua provenienza, non era niente di buono,li ho perso lei ... venne posseduta ed io cercavo di riprendere il suo controllo, parlando di tutto ciò che potevo ricordare in quel momento....
Ma non è che questa "presenza negativa" fosse più forte di me, No
Il fatto è che non ho mai allenato bene la mia testa, sono ancora debole, un patto è un patto...
Il vecchietto morì poco dopo ciò che ci ha raccontano e io chiedo alla bambina
“non ammazzarla, con lei e il suo vizio puoi attirare l'attenzione di molte persone”
Si sveglio la mia amica, ma non era in lei al 100%
Mi chiede di non tardare e io lì rispondo che tornerò appena possibile....
Eccomi qui ad imparare di più riguardo alla mia potenzialità, tutti i giorni la vado a trovare ormai sono passati 3 settimane, per fortuna riusciamo ad ingannare la bambina per poter parlare più tranquillamente e organizzare la sua fuga,io l'ho incastrata io la tirerò fuori.
0 notes
bellovolley · 3 years
Text
E I MASCHI?
Tumblr media
Novità della versione “edonet2″ formato anno 2020!
Non solo donne, anche gli uomini verranno trattati al meglio: anticipo che i campionati che vanno per la maggiore saranno solo sfiorati dalle attenzioni di questo blog, che pubblicherà curiosità varie, e a breve darà voce a giocatrici (sì, comunque il vizio di rivolgersi prevalentemente alle fanciulle sarà spesso la prerogativa) con dei passati certo non da “star” ma che hanno accumulate esperienze importanti nel mondo della pallavolo.
Ma intanto vediamo cosa sta succedendo nel “pianeta maschile” del volley tricolore, che vede Perugia (nella foto) e Civitanova impegnate in un appassionante testa-a-testa.
Alle loro spalle, a 7 punti dai marchigiani, le sorprese Vibo Valentia e Milano si contendono la terza piazza, con Piacenza e la deludente Modena all’inseguimento.
Delude anche Trento, con appena 10 punti addirittura sotto la metà classifica, che tiene a bada Padova, Ravenna e Cisterna.
Questo in Superlega, ovvero in A1, mentre in A2 Ortona (nella foto sotto contro Taranto)
Tumblr media
è salda al comando con 4 puti di vantaggio su Cuneo, compagine quest’ultima che non è la parente di quella squadra che vinse trofei intorno agli anni ‘90-2000...ma che mira a rinverdirne i fasti. Santa Croce tallona i piemontesi, mentre più staccata c’è Bergamo che tiene a distanza Taranto, Cantù e Reggio Emilia.
Castellana Grotte, Brescia, Siena, Mondovì e Lagonegro lottano per salvarsi.
0 notes
mirtart-blog · 6 years
Text
Non scherzare di notte fuori dall’uscio
Non scherzare di notte fuori dall’uscio il vento di scirocco porta profumo di zagara e di mosto, fa cadere le ragazze ferendole alle cosce. E il sentore di mosto spiaccicato sulle carni richiama cento cani Cento cani ti mordono se cadi e una cagna sarai sola additata.
Goliarda Sapienza
Catania 1924 – Roma 1996
  «Goliarda non esiste. Lei è l’esistenza», dicevano di lei, scherzando, alcuni amici per intendere un tratto della personalità che caratterizzava sia la donna che l’artista: mettersi sempre in gioco e sempre con estrema passionalità. Era un tipo di donna che incuteva negli altri desiderio di autenticità. E ancora oggi lo fa: attraverso la sua opera letteraria. Leggere opere come L’arte della gioia (Einaudi), Lettera aperta (Sellerio), Il filo di mezzogiorno(Baldini&Castoldi), L’università di Rebibbia (Rizzoli) e alcune poesie ed opere teatrali rimaste ancora inedite può risultare irritante. Tale è l’insistente e spietato svelamento delle contraddizioni e imperfezioni della «bugia-realtà», in un andirivieni stilistico volutamente incompiuto che punta dritto all’animo di chi legge. Goliarda, attraverso una scrittura politica e intimista al tempo stesso, svela l’estrema problematicità dell’esistenza umana, ma anche la prospettiva di una vita migliore: se si osa contattare ogni parte di sé, senza escludere sofferenze, ambiguità, bugie, contraddizioni, paure, desideri e delitti, simbolici e reali. Continua a leggere la sua biografia dall’enciclopedia delle donne.it
  This slideshow requires JavaScript.
  Ed eccovi me a quattro, cinque anni in uno spazio fangoso che trascino un pezzo di legno immenso. Non ci sono nè alberi nè case intorno, solo il sudore per lo sforzo di trascinare quel corpo duro e il bruciore acuto delle palme ferite dal legno. Affondo nel fango sino alle caviglie ma devo tirare, non so perché, ma lo devo fare. Lasciamo questo mio primo ricordo così com’è: non mi va di fare supposizioni o d’inventare. Voglio dirvi quello che è stato senza alterare niente.
Incipit de L’arte della gioia 
Opere
Romanzi
L’arte della gioia. Romanzo anticlericale, Roma, Stampa Alternativa, 1998.
Autobiografie
Lettera aperta, Milano, Garzanti, 1967; Palermo, Sellerio, 1997.
Il filo di mezzogiorno, Milano, Garzanti, 1969;
L’università di Rebibbia, Milano, Rizzoli, 1983;
Le certezze del dubbio, Roma, Pellicanolibri, 1987;
Io, Jean Gabin, Torino, Einaudi, 2010.
Il vizio di parlare a me stessa. Taccuini 1976-1989, Torino, Einaudi, 2011.
La mia parte di gioia. Taccuini 1989-1992, Torino, Einaudi, 2013.
Appuntamento a Positano, Torino, Einaudi, 2015.
Cronistoria di alcuni rifiuti editoriali dell’Arte della gioia, con Angelo Pellegrino, Roma, Edizioni Croce, 2016.
Racconti
Destino coatto, Roma, Empirìa, 2002.
Elogio del bar, Roma, Elliot, 2014.
Poesie
Ancestrale, Milano, La Vita Felice, 2013.
Teatro
Tre pièces e soggetti cinematografici, Milano, La Vita Felice, 2014.
    [Poesia] Goliarda Sapienza Non scherzare di notte fuori dall’uscio Non scherzare di notte fuori dall’uscio il vento di scirocco porta profumo…
2 notes · View notes
donato33 · 4 years
Photo
Tumblr media
IL GRANELLINO🌱 (Mt 11,28-30) Qual è il peso che oggi ti affatica, ti fa piangere e ti opprime? Forse il tuo coniuge che è diventato avaro ad ogni gesto di affetto e tenerezza? Forse il tuo coniuge che ti ha lasciato per un'altra persona? Forse il tuo lavoro che a te non piace? Forse la precarietà economica che stai vivendo? Forse la tua vedovanza? Forse la tua malattia fisica? Forse tuo figlio depresso o handicappato? Forse i tuoi peccati passati e presenti? Forse il sentirsi non desiderato e amato dai tuoi genitori? Forse una violenza fisica subita nella tua fanciullezza? Forse la mancanza di un figlio nel tuo matrimonio? Forse come prete sei stato calunniato o il tuo vescovo non ti stima? Qualunque sia il tuo peso (croce), non agire come fa il mondo che non conosce Gesù Cristo. Sotto il peso gravoso della croce il mondo cerca consolazione e conforto immergendosi in qualche vizio, oppure ribellandosi contro tutti. La ribellione e il rifiuto della croce genera la depressione. Noi cristiani abbiamo una forza per vivere la nostra croce senza farci schiacciare da essa. Questa forza ci viene da Gesù che, se lo invochiamo con fede, ci donerà il suo Spirito di consolazione e di fortezza. Ecco perché il Signore ci esorta con queste parole: “O voi che siete affaticati e oppressi, venite a me e renderò il vostro peso leggero". Se non avessi invocato Gesù con costanza, anch'io sarei diventato un depresso. Ma ho continuato ad amare e a portare la mia croce con il conforto e la forza dello Spirito Santo. Amen. Alleluia. (P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti) PS: SEMI D'AMORE....LE DUE VIE....LA PERLA PERDUTA... DOVE SEI? ...sono libri di P. Lorenzo che aiutano a capire e a vivere meglio il vangelo. Per richiederli, telefona ai seguenti numeri: 3313347521 - 3493165354. (presso Apricena) https://www.instagram.com/p/CCra8L7CfBk/?igshid=1d5wlx4i66wby
0 notes
Text
Quello che venne nascosto al demonio nel mistero della nascita del Signore
Rivelazioni, la Mistica Città di Dio
Tumblr media
Per tutti i mortali fu una grande fortuna e felicità la venuta nel mondo del Verbo eterno fatto uomo, mandato da Dio Padre, perché egli venne per dar vita e luce a tutti noi che vivevamo nelle tenebre e nell'ombra della morte. Se i reprobi e gli increduli inciamparono e inciampano in questa pietra angolare, cercando la loro rovina dove potevano e dovevano trovare la risurrezione alla vita eterna, ciò non fu colpa di questa pietra, ma di chi la rese pietra di scandalo inciampando in essa. Solo per l'inferno fu terribile la nascita del bambino Gesù, l'invincibile che con potenza veniva a spogliare del suo tirannico impero colui che, facendosi forte della menzogna, custodiva il suo castello con indisturbato, ma ingiusto possesso da così lungo tempo. Per detronizzare il principe del mondo e delle tenebre, fu giusto che gli venisse nascosto il mistero di questa venuta del Verbo, poiché non solo era indegno per la sua malizia di conoscere i misteri della Sapienza infinita, ma anche conveniva che la divina provvidenza facesse in modo che l'astuzia perversa di questo nemico lo accecasse e ottenebrasse, perché egli con essa aveva introdotto nel mondo l'inganno e la cecità della colpa, rovesciando tutto il genere umano di Adamo nella sua caduta. Per questa disposizione divina vennero nascoste a Lucifero ed ai suoi ministri molte cose che naturalmente avrebbero potuto conoscere alla nascita di Gesù e nel corso della sua vita santissima. Infatti, se avesse conosciuto con certezza che Cristo era vero Dio, è chiaro che non gli avrebbe procurato la morte, anzi l'avrebbe impedita, come dirò a suo tempo. Del mistero della nascita, egli conobbe solo che Maria santissima, non avendo trovato alloggio da nessuna parte, aveva partorito un figlio in povertà e in una grotta abbandonata. Dopo ebbe conoscenza della circoncisione di Gesù e di altre cose, che, considerata la sua superbia, potevano più oscurargli la verità che rivelargliela. Non seppe però in che modo avvenne la nascita, né che la felice Madre restò vergine dopo il parto così come lo era prima. Ignorò gli annunci degli angeli ai giusti ed ai pastori, i loro discorsi, ed anche l'adorazione che prestarono al divino bambino. Non vide neanche la stella, né comprese la causa della venuta dei Magi e, anche se li vide mentre erano in viaggio, giudicò che ciò fosse per altri fini temporali. Nemmeno i demoni conobbero la causa del mutamento avvenuto negli elementi, negli astri e nei pianeti, anche se videro i cambiamenti che subirono. Nonostante ciò, il fine rimase loro nascosto, come anche il colloquio che i Magi ebbero con Erode, il loro ingresso nella capanna, l'adorazione che resero al bambino Gesù e i doni che offrirono. Sebbene conobbero il furore di Erode, che ancor più cercarono di aizzare, contro i bambini, non compresero allora il suo depravato intento, e perciò fomentarono la sua crudeltà. Anche se Lucifero immaginò che egli intendesse prendere di mira il Messia, ciò gli parve comunque una pazzia e si burlava di Erode, perché nel suo superbo giudizio era follia pensare che il Verbo venuto ad assoggettare il mondo, avesse fatto ciò in modo nascosto ed umile; anzi, supponeva che dovesse eseguire ciò con grandiosa potenza e maestà, dalla quale invece era lontano il divino bambino, nato da madre povera e disprezzata dagli uomini. Trovandosi Lucifero in tale inganno, e avendo saputo alcune notizie riguardanti la nascita di Gesù, riunì i suoi ministri nell'inferno, e disse loro: «Non trovo ci sia da temere per ciò che abbiamo visto nel mondo, perché la donna che abbiamo tanto perseguitato ha sì partorito un figlio, ma questi è nato in condizioni di estrema povertà ed è così sconosciuto, che non hanno trovato alloggio nell'albergo. Noi ben conosciamo quanto sia distante dal potere che ha Dio e dalla sua grandezza. Se deve venire contro di noi, come ci è stato mostrato ed abbiamo compreso, non sono forze, quelle che costui ha, tali da resistere alla nostra potenza. Non vi è dunque da temere che questi sia il Messia, tanto più che vedo che lo si dovrà circoncidere come gli altri uomini, cosa che non spetta a colui che deve essere il Salvatore del mondo, mentre questi ha bisogno del rimedio per la colpa. Tutti questi segni sono contrari all'intento di una venuta di Dio nel mondo, per cui mi pare che possiamo essere sicuri che egli non è ancora venuto». I ministri del male approvarono tale giudizio del loro capo dannato, e restarono persuasi che non fosse venuto il Messia, perché tutti erano complici nella loro malizia che offuscava le loro menti. Non entrava nella vanità e superbia implacabile di Lucifero l'idea che la maestà e grandezza divina potesse umiliarsi. Dato che egli ambiva l'applauso, l'ostentazione, la venerazione e la magnificenza e che, se avesse potuto ottenere che tutte le creature lo adorassero le avrebbe obbligate a farlo, non entrava nel suo modo di ragionare il pensiero che Dio, avendo il potere di costringerle a ciò, permettesse che avvenisse l'opposto, e si assoggettasse all'umiltà che egli, satana, tanto aborriva. O figli della vanità, che esempi sono questi per il nostro disinganno! Molto ci deve attirare e spronare l'umiltà di Cristo nostro bene e maestro. Se però questa non ci muove, almeno ci trattenga ed impaurisca la superbia di Lucifero. O vizio e peccato formidabile sopra ogni ponderazione umana, che accecasti in tal maniera un angelo pieno di scienza, che perfino della stessa bontà infinita di Dio non poté formarsi altro giudizio, se non quello che fece di se stesso e della sua propria malizia! Or dunque, come ragionerà l'uomo che per se stesso è ignorante, se gli si aggiungono la superbia e la colpa? O infelice e stoltissimo Lucifero! Come potesti ingannarti in una cosa tanto piena di ragione e di bellezza? Che cosa vi è di più amabile dell'umiltà e della mansuetudine unita alla maestà ed al potere? Come ignori, o vile creatura, che il non sapersi umiliare è debolezza di giudizio, e nasce da un cuore meschino? Colui che è magnanimo e veramente grande non si appaga della vanità, né sa desiderare ciò che è vile, né lo può soddisfare ciò che è apparente e fallace. È evidente che sei tenebroso e cieco di fronte alla verità e guida oscurissima dei ciechi", poiché non giungesti a conoscere che la grandezza e la bontà dell'amore divino' si manifestava ed esaltava con l'umiltà e con l'ubbidienza, sino alla morte di croce. La Madre della sapienza e signora nostra osservava tutti gli abbagli e la pazzia di Lucifero nonché dei suoi ministri, e con degna ponderazione di misteri così profondi magnificava e benediceva il Signore, perché li nascondeva ai superbi e agli arroganti, e li rivelava agli umili e ai poveri, cominciando a vincere la tirannia del demonio. Libro V | Capitolo 12
0 notes
pangeanews · 6 years
Text
Enzo Biagi 10 anni dopo. La vita inedita di un drammaturgo mancato
Ogni uomo ha il suo vizio e il suo segreto. Il segreto di Enzo Biagi è il teatro. A dieci anni dalla morte, tutti, giornali, amici, colleghi, ricordano, a ragion veduta, il talento del giornalista più popolare d’Italia. La pubblicistica su Enzo Biagi rischia di superare quella, già di per sé ‘mostruosa’, di Enzo Biagi. Solo che tutti, immancabilmente, dimenticano un dettaglio. Enzo Biagi prima di diventare giornalista sognava una carriera da drammaturgo. E a leggere i pareri degli esperti, sarebbe diventato un grande drammaturgo. La dimenticanza non è frutto di sbadataggine: è Biagi, in realtà, ad aver macinato nell’oblio il suo passato da uomo per il teatro. Come mai? Veniamo ai dati.
Enzo Biagi vince il Premio Riccione per il Dramma nel 1953. I documenti che lo riguardano sono conservati nella Biblioteca civica di Riccione.
Nei profili biografici di Biagi rastrellati on line non si fa cenno al teatro. La nota della Treccani, pur puntigliosa, non ne parla; Wikipedia accenna a un Premio Riccione per il Dramma vinto da Biagi nel 1960. Fuochino. Ci siamo quasi, ma la data è sballata. Per risalire al segreto di Biagi bisogna sfogliare il Dizionario generale degli autori italiani contemporanei stampato da Vallecchi nel 1974. La voce ‘Enzo Biagi’ ricorda, in calce, che il giornalista “è anche scrittore di libri che stanno tra la cronaca, il reportage e la storia, e di commedie”. Nel ghirigoro bibliografico scopriamo i titoli di tali ‘commedie’, Noi moriamo sotto la pioggia e Giulia viene da lontano. Nient’altro. Veniamo ai fatti. Primi anni Cinquanta. Biagi lavora al Resto del Carlino. Ha 30 anni. La vita da cronista gli ispira un pezzo teatrale. Si intitola Noi moriamo sotto la pioggia. Tre atti. Il primo è ambientato nello “stanzone di un Commissariato di Notturna”. Biagi impacchetta la pièce e la spedisce al Premio nazionale Riccione per il Dramma. Il Premio è nato nel 1947 su iniziativa del Sindaco di Riccione, Gianni Quondamatteo e dello scenografo bolognese Paolo Bignami, sotto gli auspici di Umberto Terracini, Presidente dell’Assemblea Costituente, comunista. Il Premio, nato subito con la camicia – la prima edizione, e unica, aperta al romanzo ha premiato un baby Italo Calvino, con il manoscritto Il sentiero dei nidi di ragno, di lì a poco edito da Einaudi – ha una ragione ‘politica’: occorre ripulire l’immagine di Riccione dai fasti fascisti, dal fatto di essere stata la spiaggia estiva del Duce. A presiedere la quarta edizione del Premio, nel 1951, c’è Lorenzo Ruggi, noto commediografo bolognese, fondatore dell’Istituto nazionale del dramma italiano. “Questo lavoro è la tragedia del figlio del secolo, coi suoi cinismi, la sua anima vuota, priva di idealità, dove altro non trovi che disprezzo di tutto e per tutti”. Così Ruggi, nella scheda di lettura, scrive del testo di Biagi, giudicandolo un “lavoro premiabile”. Quell’anno, tuttavia, Biagi deve accontentarsi di una segnalazione. Il primo premio va a una superstar della scrittura cinematografica, Tullio Pinelli (premiato per Gorgonio), già autore per Pietro Germi e Alberto Lattuada, che ha appena sancito una collaborazione gravida di futuro con Federico Fellini. Pazienza. Biagi ritenta un paio di anni dopo, con un ‘interno borghese’, Giulia viene da lontano, dove, con scrittura da fiction, si mostrano le esasperazioni di un gorgo familiare. Questa volta, il giornalista drammaturgo convince tutti. Salvator Gotta è entusiasta: “commedia notevolissima, da prendere in considerazione per il premio, è l’unica premiabile di tutte quelle che ho letto”. Anche Ruggi – ancora presidente di giuria – si scioglie. “Tremendo, sconcertante, scritto senza dubbio da un autore di talento”, attacca la sua scheda. “Attraverso la statica tragedia di un giovane ventenne inchiodato in poltrona a rotelle perché privo dell’uso delle gambe, tutto un mondo di passioni e di miserie umane risultano illuminate in questo lavoro”. Ruggi si lancia pure in un suggerimento di messa in scena: “rischiosissimo lavoro, che esige un interprete, insieme giovane e di grandi mezzi, come potrebbe essere un Gassman”. Mario Bonetti, uno dei giurati, non ha dubbi, “è l’opera di un autentico uomo di teatro”. Per Enzo Biagi è un trionfo. Il Premio nazionale Riccione per il Dramma 1953 è suo. Peccato che il Premio arrivi troppo tardi. Nel 1953 Enzo Biagi ottiene la prima delle sue tante direzioni. Diventa direttore di Epoca. Diventa Enzo Biagi, uno dei giornalisti più talentuosi – e cercati – d’Italia. I sogni di gloria drammaturgica sono anacronistici, ora. Nei ricchi Archivi del Premio Riccione – che negli anni premierà i massimi drammaturghi del Paese, da Renzo Rosso a Dacia Maraini, da Pier Vittorio Tondelli a Stefano Massini, fino a Vitaliano Trevisan, nell’ultima edizione – non c’è traccia dei testi di Biagi. I testi, come da prassi, vengono pubblicati su riviste di settore. Noi moriamo sotto la pioggia esce su Teatro scenario (1 ottobre 1952), mentre Giulia viene da lontano, con la dicitura “Primo premio al concorso teatrale Riccione 1953”, esce su Il dramma (1 ottobre 1953). Prima di chiudere definitivamente con la scrittura scenica, Biagi si leva un ultimo sfizio: scrivere un testo con l’amico Giancarlo Fusco, E vissero felici e contenti, nel 1956. Un biglietto autografo esumato dagli archivi riccionesi spiega tutto in modo lapidario. Carta intestata di Epoca, scrive “Il Redattore Capo” Enzo Biagi al responsabile del Premio Riccione. “Avrei bisogno di avere un paio di copioni che mi urgono. Cerchi di farmeli avere con cortese sollecitudine”. Così, i dattiloscritti spariscono. Stop. Biagi è su un altro palco, ora. Quello del giornalismo. Il resto non conta più.
Davide Brullo
  In un Paese culturalmente decente, oltre agli allori e agli onori, dovrebbero esserci i libri. Esempio. Riesumare dagli Archivi di Riccione Teatro (negli oscuri sotterranei della Biblioteca della nota località turistica, nel disinteresse patrio) i documenti che riguardano Biagi, collezionarli insieme ai testi drammaturgici dell’aureo giornalista, e inscatolare il tutto in una bella pubblicazione. Invece niente. Restiamo noi a perder tempo con i cimeli, ad amare le antiche carte. Per capire la tenuta etica del testo di Biagi, ecco un brandello da Giulia viene da lontano. Buona lettura. 
  Carlo: Penso che, in ogni modo, in qualunque condizione, la vita è sempre un dono. Ma Dio mi ha assegnato soltanto prove leggere. Non ho meriti.
Massimo: Ho il privilegio di godere delle divine attenzioni, invece. Io, che non ho mai ambito alle gioie dell’Aldilà, sarei stato contento di passarmela decentemente quaggiù.
Carlo: Tu vai cercando Dio, e un giorno lo incontrerai. Egli ti attende.
Massimo: Non sono un puro di cuore. Non credo che i tribolati godranno dell’eterna beatitudine. Non credo che, sulla mia spina dorsale spezzata, spunteranno le ali del cherubino.
Carlo: Mi sento insegno del tuo dolore; permettimi di pregare per te. Ma io vedo che Dio ti sorride, Dio non ha la faccia cattiva.
Massimo: Invidio la tua certezza. Sei felice. Baci la croce e scendi nell’arena. Vai incontro alle belve, armato di speranza e di buone parole. Esci dal rifugio antiatomico e, recitando giaculatorie, ti avvii sul luogo dove scoppierà la bomba. Accendi il tuo cero, e vorresti riscaldare questo povero uomo nudo che trema di paura e di freddo. Prega pure per me. Io ho in mente i volti irati dei profeti che sostengono la cantoria delle monache. Annunciano la fine, non la resurrezione. (Forte) Non sono contento di morire su questa poltrona.
Carlo: Non gridare, Massimo, non stancarti. Mi spiace se ti ho fatto del male.
Massimo: (indicando la finestra) Visto da qui il mondo è diverso. Ho tutte le vostre miserie. Sono gonfio di malizia, come un adolescente. Le case di tolleranza mi sembrano paradisi. Come a sedici anni: fanciulle nude su pelli d’orso, odore di cipria, cosce bianche inguaiante nel filo di seta. Nella mia testa ballano di continuo il can-can. Questa stanza è piena di donne che corrono in bicicletta, che corrono contro il vento. Lo so, lo so anch’io che le prostitute hanno l’aria disfatta, i volti segnati, e i reggipetti rosa sono sudici e le coperte sanno del sudore di tanti uomini, e si paga. Eppure è meraviglioso. Mi ci portarono mentre aspettavo di partire per il fronte. Avevo scelto una ragazza piccola perché mi pareva gentile, non mi dava soggezione. Ma quando fummo nella sua stanza cominciai a piangere, piangevano tutti e due. Lei aveva al collo una catenella, e una croce di brillantini falsi le pendeva sul petto magro. Restammo abbracciati sul letto, senza parlare.
  L'articolo Enzo Biagi 10 anni dopo. La vita inedita di un drammaturgo mancato proviene da Pangea.
from pangea.news http://ift.tt/2hD9SiS
1 note · View note