Vita e morte
Sono
interruttore
di luce.
Mi accendo
con la velocità
di una sigaretta
e mi spengo
per divenire
anch’io
tenebra
fra le tenebre,
baluardo di oscurità
che prima era energia luminosa
e ora solo il vuoto
del nulla mi assorbe.
Sono
candela di speranza,
sono la fiamma rossa
del fuoco ardente in balia dell’aria,
e poi fumo,
cera,
cenere,
mozzicone
di ciò che ero
e non sono più,
consumato dalla vita,
privo ormai di scopo.
Ogni giorno
trascorso su questa terra
è per me
vita e morte,
e io con essa
vivo, muoio
e rinasco,
come Fenice,
come l’onda del mare,
ogni giorno
senza un domani.
E rinascendo
eccomi,
fuoco d’artificio scoppiettante
finalmente libero
nel cielo blu della notte
di mostrare la propria magia,
così come il pavone,
maestro di bellezza e seduzione
quando dispiega la sua livrea.
Poco importa se,
privo di vita, tornerò
a toccare la terra,
perché come germoglio
i raggi del sole
mi permetteranno di rifiorire.
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A che prezzo
costruire un futuro
per poi vederlo
sparire, bruciato, strappato
proprio quando
ad un passo
ci appare.
A che prezzo
costruire un passato
per poi vederlo crollare
come un castello di sabbia
alla prima onda.
A che prezzo
vivere il presente
quando tutto appare
senza senso, così confuso,
come se il transito
della grigia nube
che tutto travolge,
non avesse mai una fine.
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A te
che tutto mi hai dato,
a me
che ora tutto perdo,
a noi
che tante cose siamo stati
e mai più saremo.
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“E di nuovo ti chiedi: «Che cosa hai fatto con i tuoi anni? Dove hai sepolto il tuo tempo migliore? Hai vissuto o no?».”
— Fëdor Dostoevskij
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Così come il sole timido
che trafigge nubi grigie
scopro sorrisi inaspettati
dietro finte compostezze.
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Cosa rimane?
Il futuro incerto di altre delusioni
e un passato di piccole gioie
consumate dal tempo.
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E se quel momento arriva per tutti
ah, che attesa infinita!
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