Tumgik
hellocip · 2 years
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Stava per cominciare lo spettacolo.
I tanti surfisti presero posto in quella loro platea ondivaga, ognuno a cavalcioni della propria tavola, esattamente sopra il nastro di luce che il sole srotola sul mare.
Quassù in tribuna accorsero in tanti con la Canon al collo, le Dorada in mano, teli e stuoie per sedersi lungo il bordo di quella costa alta a picco sull’Atlantico che chiamano La Pared.
Noi due eravamo così fieri del posto d’onore che ci eravamo guadagnati: il van parcheggiato in prima fila centrale rispetto a quel palco naturale, il salottino da campeggio apparecchiato per la hora feliz con patatine al Jamón Iberico, il libro in una mano e il bicchiere nell’altra.
Sua maestà il Sole si nascose appena dietro le velature lievi, per poi ricomparire nel suo massimo splendore e calarsi infine sulle increspature sorprendentemente morbide dell’oceano a quell’ora, cospargendo tutto intorno a sé di quell’intenso rosa aranciato, perfettamente in tinta con il Rosado Tempranillo stappato per l’occasione.
E poi, così come accade dopo un bellissimo spettacolo, tutti raccolsero le proprie cose per andarsene, con quell’espressione leggermente sospesa e l’andatura lenta di chi si è goduto l’esibizione ma è anche un po’ amareggiato che sia già tutto finito.
Per noi due invece era solo l’inizio. Ancora una volta ci sentivamo i più fortunati entrando nel caldo del van per continuare a guardare ancora, dal letto, l’arancione che diventa giallo sempre più pallido e poi lascia il campo ai toni del blu.
Ad un tratto non riuscivo a vedere più nulla intorno, ma continuavo a sentire le onde persistenti e costanti. E l’Oceano sembrava esser cresciuto come un gigante, aver inghiottito la spiaggia fino a raggiungere la costa alta, ed essere lì a ballare a pochi passi da me.
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hellocip · 8 years
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Domenica Sono le 8 e la chiesa comincia a riempirsi di persone provenienti dal villaggio. Le donne prendono posto nelle panche di sinistra, gli uomini in quelle di destra. Le suore, vedendoci entrare titubanti e camminare a rallentatore, ci indicano le panche davanti a loro, dietro il coro e i bambini. Tutti indossano il loro abito più bello. Mi fa sorridere come sia evidente il contributo di volontari occidentali all'interno della comunità, o almeno la parte tangibile di esso. I bambini indossano maglioncini Benetton, felpe di Spiderman, magliette del Milan. Le bambine sembrano delle damine dentro quegli abitini di tulle dai colori pastello. Fa freddo. Sotto le bellissime stoffe con motivi etnici con cui si avvolgono le donne, si intravedono tute Adidas in acetato. Il Baba ci chiama all'altare e ci presenta al villaggio. Imbarazzati, salutiamo e annunciamo al microfono quanto siamo happy di essere finalmente lì con tutti loro. Sorrisoni e applausi per noi. All'uscita veniamo inghiottiti da un mare di bambini che fanno a gara per prenderci le mani, ci osservano, ci abbracciano. Senza che me ne renda conto, mi ritrovo a cantare e ballare come una matta. Delle manine mi toccano i capelli; Adelina prende i miei occhiali da vista e se li mette al contrario. Qualcuno alle mie spalle studia il tatuaggio che ho dietro il collo e prova a cancellarlo.
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hellocip · 8 years
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Il pick-up La fatica del motore e lo sferragliare delle lamiere. Una grande finestra sulla strada già percorsa. La terra rossastra e sottile che si alza e penetra nel naso e nella bocca. I dossi e le buche come onde grandi e inaspettate di un mare agitato. La panchina di legno, striminzita e dura, che scivola avanti e indietro a destra e a sinistra. Il giallo dominante delle sterpaglie ai bordi della strada. Gli alberi tutti diversi, dalle forme irregolari; verde scuro contro l’azzurro impolverato. Ai lati si materializzano donne e uomini, bambini sorridenti che salutano sempre e più di una volta. Li incontri da vicino, grandi e nitidi e piano piano si annebbiano sempre più piccoli. E noi cantavamo musica italiana, liberi davvero, coprivamo il suono delle casse portatili. Discorsi all’improvviso profondi, e poi di nuovo leggeri come se nulla fosse accaduto. Silenzi lunghissimi in cui ognuno si perdeva nei suoi pensieri. Ci sporgevamo fuori, oltre la cornice metallica di quel quadro animato. Ci alzavamo in piedi e allungavamo il collo oltre il tetto, a cercare il calar del sole.
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hellocip · 8 years
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Taibon Agordino
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hellocip · 8 years
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Potrei citare Shakespeare. Pochi giorni fa è stato il quattrocentesimo anniversario dalla sua scomparsa. Era il 23 Aprile 1616. Tuttavia opterò per: “Ma come è bello andare in giro per i colli bolognesi.” - Lunapop
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hellocip · 8 years
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Dovresti venire con me al Colle della Nasca. Tu non hai idea di come ti piacerebbe. Tu non hai idea di quanto ti farebbe bene. Sono sei ore di cammino: non troppe non poche. Si dorme nel piccolo albergo sul torrente, ci si sveglia alle 5, si beve il caffè, si prepara lo zaino. Si sale, si sale, si sale lungo il sentiero che rimonta il bosco dei larici. La prima luce del giorno fatica a filtrare tra i rami fitti e basta appena per vedere dove si mettono i piedi. Si suda e si tace. Il fiato si impenna, si fa irregolare, poi piano piano ritrova misura. Si arriva al lago, ci si ferma a fare colazione al primo sole del mattino. Poi ancora si sale, si sale, si sale sopra i duemila, nella pietraia interminabile, tra le marmotte che fischiano e scappano. Si arriva in cresta, se ne segue il dorso che è un rosario di saliscendi, davanti alla vetta del Corno Basso si devia sulla destra. Si deve rimanere alti sul vallone, facendo bene attenzione a non perdere quota. Si guadagna, sudando e tacendo, il versante opposto del monte, si imbocca una seconda cresta che sale fino a una stretta forca tra due cime aguzze di ardesia. Quello é il colle della Nasca. Duemilasettecento metri. Ci sono solo ardesia e cielo. È il posto più bello del mondo. La prima volta che ci sono salito avevo undici anni. Mi ci ha portato mio padre.
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hellocip · 8 years
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Giacometti Variations Nate per denunciare la povertà dopo la grande guerra, sfilano per criticare la magrezza sulle passerelle, all'interno di uno spazio curato da una signora della moda.
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hellocip · 8 years
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People from Beijing.
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hellocip · 8 years
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Non c'è blu senza il giallo e senza l'arancione.
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hellocip · 8 years
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La Reggia di Venaria
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hellocip · 8 years
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-Twiggy
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hellocip · 8 years
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Come si cambia, giorno dopo giorno.
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hellocip · 8 years
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“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro.”
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hellocip · 8 years
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It was a nice Valentine's bruch.
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hellocip · 8 years
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#National #Geographic. La #storia, la #fotografia, le #esplorazioni"
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hellocip · 8 years
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Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo lo chiama farfalla. -老子, Lǎozǐ (VI secolo a.C.)
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hellocip · 8 years
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Una bambinaia per tutta la vita. Una fotografa ritrovata. Immortalava la quotidianità di New York, Chicago e Los Angeles con una Rolleiflex e un apparecchio Leica IIIc. Non guardava mai direttamente l'obiettivo, ma utilizzava spesso specchi o vetrine di negozi come superficie riflettente. Vivian Maier (New York, 1º febbraio 1926 – Chicago, 21 aprile 2009).
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