Tumgik
daegwords · 1 year
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Shetland Islands, Scotland
nomadict
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daegwords · 1 year
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daegwords · 2 years
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Voglio essere libera, fluida, fluttuare con tutte le mie controversie nello spazio libero e indefinito del mio universo mentale.
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daegwords · 2 years
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Ritorno al passato con Sergio Verna e i suoi strumenti musicali medioevali.
Chi è Sergio Verna?
Egli nasce a Biella nel 1963, e nel 1984 inizia a lavorare nella sua bottega di Ricetto di Candelo come creatore di strumenti musicali antichi, vista la sua passione per il legno e per strumenti a fiato e a corda medioevali. Prende in particolare considerazione la Nyckelharpa, strumento ad arco della tradizione svedese, della stessa famiglia della ghironda (primo strumento a corde sfregate della storia della musica. I primi esemplari risalgono all’anno 1000 d.c. E’ uno strumento belga-francese ed è diffuso nell’arco alpino italiano). Visto l’apprezzamento ricevuto da musicisti provenienti dall’intera nazione, egli arriva alla conclusione di trasformare la sua passione e vero e proprio mestiere.
Nella sua bottega Sergio costruisce ghironde, ripara strumenti musicali di epoche passate, ma anche strumenti provenienti da una realtà più vicina alla nostra, relativa a chitarre classiche, organi e liuti.
La sua passione nei confronti del medioevo non si ferma solo all’universo musicale, ma tange anche quello culturale, infatti crea copie di cimeli archeologici di origine longobarda, come spade, elmi, armature di vario tipo e oggetti quotidiani.
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daegwords · 2 years
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daegwords · 2 years
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daegwords · 2 years
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MATERICO IMMATERIALE,
Progetto di installazione scenografica site specific.
«Certi artisti lo sanno
che bisogna scavare la terra,
dissotterrare l'antico
tornare molto indietro
per guardare avanti.
Ritrovare la memoria
dei cocci e degli dei,
della città sommersa»
Gianluigi Gherzi, Ti aspetto nella mia casa a disordinare, Anima Mundi Edizioni, 2019
E' stata l'immateriale fantasia ad aver dato inizio ai miei racconti, e sarà ancora quest'immateriale fantasia a determinare un racconto creativo, grafico e scenico.
«Materico Immateriale»: così ho denominato quest'idea creativa, che nasce con lo scopo di determinare un'arte totale in cui il costume, l'installazione, la scena, il percorso interattivo e la musica possano entrare in una simbiosi evocativa di uno spazio in cui tutti i tempi dialoghino.
Il nucleo dell'idea è L'Anello del Nibelungo di Richard Wagner, che ho indagato nella sua genesi norrena, scavando nei secoli e trovando significati sorprendentemente attuali.
Mai come in questo secolo si può parlare di materialismo. Eppure, due secoli fa, Wagner ci fece intuire quanto il materialismo intaccò i suoi contemporanei, avidi di un potere contro natura.
Nell'Anello del Nibelungo questo concetto è velatamente uno dei più evidenti, in quanto non espresso in maniera esplicita, bensì lasciato percepire solo da una sensibilità romantica, in grado di cogliere l'allegoria tra le righe e le melodie. Wagner, restituendoci il dramma della società moderna, ritrae il vizio, il difetto, la bacatura che determina il fallimento umano. Ma l'immateriale fantasia va a sostituire le realtà terrene, facendo subentrare dei, valchirie, sirene e nani, dando vita ad un universo effimero, mitico e atemporale, fatto di una sostanziale incorporeità.
«Materico Immateriale» parla della materia legata all'Anello, oggetto di potere terreno desiderato e bramato da tanti. Il sentimento dell'amore viene sostituito dall’ Oro del Reno, dal suo significato, dalla maledizione legata ad esso.
Una materia che nasce pura dal letto del fiume, inabissata in un acqua primordiale nella quale vivono indisturbate le tre Figlie del Reno. Ma è in questa cornice romantica e onirica che si determina l'inganno: Alberich, re dei Nibelunghi, s'insinua nell'atmosfera prenatale dell'acqua, sottraendo l'Oro dal fondale. Alberich rinuncia all'amore pur di acquisire il tanto bramato potere. Il materialismo soverchia così l'immaterialità di quel paradiso perduto fatto di fluidità e bagliore.
La terra di Alberich e della sua stirpe è Nibelheim, regno della nebbia nella quale il nano schiavizza i suoi simili, divorato dal suo stesso potere. La maestosità della terra che lo sovrasta non lo rende però meno avido, così come Wotan, dio supremo del pantheon norreno, rinuncia al bene della sua stirpe pur di possedere la luminosa reggia del Walhalla, costruita nel punto più alto dei Nove Mondi.
Nonostante la rarefazione dell'atmosfera celeste, il contesto odinico è tutt'altro che immateriale: la sua tendenza a puntare verso uno status più facoltoso lo rende profondamente connesso alla sfera materiale, a partire da una reggia celeste costruita in acciaio. Un materialismo che capovolge il cosmo, facendolo avvicinare alla realtà di Alberich.
Una materia che ha inizio con l'acqua, e che non può che finire con l'elemento ad essa opposto: il fuoco.
Un fuoco che, all'interno del Ciclo wagneriano possiede un ruolo distruttore e purificatore, un fuoco che annienta il mondo degli umani, dei giganti, dei nani e persino degli dei. Crollano i templi, le piazze e le città. Il fuoco pone eterna fine a tutto, tranne che alle acque del fiume Reno, che continuano a scorrere indisturbate, pure e indifferenti di fronte al supremo crepuscolo. Una fine che è anche inizio.
Il mio lavoro possiede un'essenza romantica, sia nelle atmosfere che nel messaggio.
Ho optato per un'esperienza di arte totale sulla linea wagneriana in cui personaggi e scene sono in simbiosi tra loro. La mia attenzione agli elementi naturali fa dell'idea creativa un omaggio al contesto pagano e norreno, secondo la filosofia di comunione con gli elementi. Il materico, nei costumi, si è tradotto in un utilizzo di materiali non convenzionali in grado di comunicare messaggi intrinseci alla materia stessa. La scena è stata progettata sulla base del personaggio così da incarnare un habitat simbolico e metaforico. L'esperienza totale si articola sotto forma di percorso a tappe così da mantenere un ordine logico e cronologico tra il racconto wagneriano e la successione ordinata degli elementi. L'idea di un'installazione interattiva nasce dalla volontà di offrire al pubblico qualcosa di innovativo in cui lo spettatore possa immergersi sensorialmente comprendendo ciascun personaggio e ciascun luogo mediante l'evocazione dell'atmosfera.
«Materico Immateriale» nasce dall'antico, da una terra precristiana della quale non sono rimasti altro che cocci e saghe. E, come scrive Gherzi, è necessario partire da questa terra antica per poter guardare avanti a nuove creazioni, nuove storie d'immateriale fantasia.
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daegwords · 2 years
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IO SO CHE TU NON SAI
PRESENTE
L'aria pungente e grigia di Glasgow inibiva la vista del giovane Gordon. I vetri tersi delle auto donavano ancor più monotonia all'antica cittadina.
Quello in cui il ragazzo viveva, era il quartiere peggiore di Glasgow. Vigeva l'eleganza della scala di grigi, i velenosi fumi neri, l'orba e inquinata atmosfera.
Le auto sfrecciavano ad alta velocità, poi si bloccavano dinnanzi alle anziane che attraversavano le strisce pedonali, o dinnanzi al semaforo dai colori accesi. Di tanto in tanto si scrutavano taxi colorati che richiamavano l'attenzione dei passanti.
Non appena Gordon estrasse il mazzo di chiavi dalla tasca, ai suoi occhi apparve Cloe, la sua ragazza.
I due fidanzati vivevano all'interno di un monolocale accanto a Buchanan Street. Esso, faceva da contrasto al mondo che vigilava all'esterno.
I colori predominanti erano rosso, giallo, blù e verde. Il tavolo verde ramarro predominava su tutto il soggiorno.
Alla sua destra, gli elettrodomestici grigi: il frigo che pareva un armadio, la cappa rivestita di calamite. Alla sinistra del tavolo si presentava un lussuoso tappeto in finta pelle bianca, un divano blù a penisola, alcuni dipinti astratti dai colori sgargianti, una televisione a schermo piatto e alcune poltroncine gialle ricoperte di biancheria appena stirata.
La luce filtrava per mezzo di gigantesche finestre.
All'estremità del salotto, proseguiva un piccolo corridoio dalle pareti giallo pastello.
All'interno di esse, si ramificavano due stanze: Il bagno e la camera da letto.
Il bagno era poco più grande di uno sgabuzzino. Anche in esso predominava la gioia per i colori. Nela camera da letto, invece, soggiornava un'atmosfera Il letto azzurro pastello, ricoperto d'una veste bianca, classica e antica.
Due portefinestre illuminavano la stanza. Dal soffitto, pendeva elegantemente un antico lampadario di cristallo.
Le pareti erano addobbate da quadri che
rappresentavano le campagne inglesi del XIII secolo. La stanza profumava di vaniglia.
Ciascun oggetto, all'interno di quella casa, pareva essere impregnato di felicità.
Gordon non aveva mai confessato a Cloe gli incubi dell'adolescenza.
Nè dei problemi coi coetanei.
Nè dei reati della madre.
Nè del menefreghismo del padre.
Cloe non era mai stata al corrente delle umiliazioni recate a Gordon tredici anni prima.
PASSATO
Gordon, precedentemente viveva a Galloway, con genitori e la sorella Olly. Quest'ultima aveva sedici anni quando Gordon iniziò a soffrire ogni notte. Stava con un ragazzo, Roger. Egli era di qualche anno più grande e frequentava la squadra locale di cricket.
Quando Olly, non ancora maggiorenne, rimase incinta, la madre le impedì di abortire. Il suo cuore smise di battere la notte prima della nascita del neonato.
Il padre accusò per mesi la madre per aver causato la morte della figlia.
Il clima familiare non aiutava Gordon, che si sentiva solo e depresso.
Madre e padre si divisero, ed entrambi iniziarono una nuova vita.
Gordon andò a vivere dai nonni, a Cork, dove, a 15 anni, conobbe Cloe.
Passarono anni di profonda amicizia e profonda connessione emotiva, poi, a 23 anni sbocciò un intenso amore.
Ma lei non sapeva nulla del passato del ragazzo. E lui non aveva intenzione di farglielo sapere.
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daegwords · 2 years
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Emily. Bambina dai mocassini fradici,
dalle unghie color avorio.
Dai capelli color castagna.
Dall'anima color cenere.
Paralizzata dal circolo vizioso della vita.
Smarrita dal suo Albatros.
Emily l'inganno, Emily l'enigma.
La chiamavano Emily. Un attrito tra bene e male.
L'anima vitale di un salice piangente che in ogni tempo e in ogni luogo perde senso, con un cuore fatto per il bene.
Un cuore che non porta a termine l'amore.
Emily era sola.
Era piccola.
Un grammo di vita tra tonnellate di altre vite.
Una fanciulla disonorata, con il sacrificio per la felicità e per la pace dietro sè.
Era la figlia addottiva del terrore e della sventura.
Era odiata dalla gente a debito dei suoi antenati.
Covo di assassini.
Covo di maldestri ciarlatani.
Covo di ambiziosi, vanitosi razzisti e ipocriti.
Emily era parte di un mondo tutto sbagliato.
Era parte di un mondo che ora non è più il suo.
Emily si �� arresa.
Ha sfidato i giudizi e i pregiudizi della gente.
Ha sfidato il suo "io" impregnato di ingenuità.
Ha lottato per uscire vittoriosa dalla battaglia contro sè stessa.
E ci è riuscita.
Come una stella ai margini del cielo, Emily sen'è andata.
E' partita per un nuovo orrizzonte tutto da scoprire.
Un orrizzonte che necessita di uno sguardo nuovo per essere percepito.
Uno spazio che è stanco delle supposizioni di un branco di uomini che per soldi, attuerebbero la più improbabile delle teorie.
Emily è giunta là.
Non per noia.
Non per soldi.
Ma per odio.
Per odio della vita stessa, per odio degli enti stupidi che popolano questo pianeta.
Emily è sfuggita dall' intricato susseguirsi di fatti che la rendevano tanto infelice.
E i suoi occhi fuggitivi ora albergano là,
nella dimensione dei germogli di vita non intrapresi,
nello spazio degli amanti della salvezza,
laddove non si necessita di sognare la morte.
Poichè si vive la morte stessa.
E il cuore di Emily, bramava la morte.
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daegwords · 2 years
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BAMBINI
Germogli di pace.
Attori del bene.
Colgono piacere e divertimento laddove l'adulto scorge desolazione.
Sono ingenui pezzi di carne viva, decorati da intrecci di vene.
La loro mente è fragile e al contempo abile.
I loro pensieri sono dissestati, ma colmi di gioia.
Le loro paure ancora immature, spesso visionarie, fantastiche.
Il mondo infantile è spensierato, confuso, dislocato dalla realtà circostante che immerge nelle incognite il mondo adulto.
I bambini vivono all'interno della loro favola.
Sarà la società a infrangere quella barriera dietro la quale vivono.
Sarà la società a suggerire l'autodistruzione.
Sarà la società a farli (de)crescere.
Sarà della società l'angusto compito di portarli verso la rovina, al momento in cui a quei corpi innocenti verrà svelata l'autentica verità.
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daegwords · 2 years
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PRIMAVERA
Rinunciare a fuggire per sempre.
Ritrovare la felicità nei meandri degli abissi.
Aggirarsi silenziosamente tra la depressione e guardarla in faccia per l'ultima volta.
Dire alla propria anima tanto sofferta che tutto è finito, che è un nuovo inizio.
Guardare il cielo come se fosse la prima volta.
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daegwords · 2 years
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RAGNAROK
MITI, USI, COSTUMI E LEGGENDE NORDICHE A CASIRATE D’ADDA (BG)
A cura di Pesce Debora
Evento organizzato da “The Viking Brothers”
Conferenze a cura di Mila Fois
27, 28, 29 Settembre 2019
Accampamenti vichinghi, asce, spade, elmi, tuniche di lino, corvi domestici, musica sciamanica, idromele, vino speziato: questo è ciò in cui si viene catapultati nella Cascina Bosco Grosso, a Casirate d’Adda, provincia di Bergamo. Ci troviamo ancora nel ventunesimo secolo, ma tutto pare essersi fermato nel 900 d.C, nel pieno dell’epoca vichinga. Per tre giorni, i comfort moderni vengono pressochè dimenticati, e si dà vita ad un vero e proprio cambio di routine, così come ad uno stravolgimento dell’orologio biologico, una comunione totale con gli elementi della natura e un ritorno al dialogo, al contatto umano.
Sono quattro le aree in cui ha vita il festival: un’area dedicata alle esposizioni di manufatti artigianali, una dedicata agli accampamenti dei gruppi storici, una destinata al campeggio ed infine una, il prato centrale, in cui avvengono danze e conferenze. Questa è anche l’area in cui i gruppi musicali si esibiscono, suonando arpe, cornamuse, ghironde e tamburi.
Nell’area riservata agli accampamenti storici, alla mezzanotte di Sabato 28, viene acceso il fuoco propiziatorio, che nel mondo pagano scandiva la fine e l’inizio di un nuovo ciclo. Ragnarök sta a significare proprio questo: Ragnarök, nella mitologia norrena, rappresenta la fine del mondo, la battaglia finale tra le potenze della luce e dell’ordine e quelle delle tenebre e del caos, in seguito alla quale l’intero mondo verrà distrutto e quindi rigenerato. Ma Ragnarök a Casirate d’Adda scandisce semplicemente la fine del periodo estivo, degli innumerevoli festival compresi nel periodo tra maggio e agosto. Un pretesto per ritrovare ritrovarsi, isolandosi dalla frenesia della società moderna. E dinnanzi ai fuochi sacri della mezzanotte, avvengono danze sciamaniche, giocoleria e spiritualità, per non dimenticare le nostre radici, la nostra natura, il nostro “io” primordiale.
Sebbene il festival sia incentrato su questo alone mistico, non mancano le goliardie: fiumi di birra artigianale, idromele, ippocrasso e liquori artigianali speziati, del tutto inusuali. Inoltre non manca il bardo della situazione, colui che intrattiene le vie della Cascina Bosco Grosso con aneddoti, filastrocche, lodi alla birra e al divertimento. E poi i Viking Brothers, gli organizzatori del festival. Sono loro ad aver ideato Ragnarök nel 2016, con il fine di unire gli appassionati di cultura nordica per l’ultima volta prima dell’inverno. Un evento molto intimo, che però, con il passare del tempo e lo spargersi delle voci, ha saputo riunire molto più della Lombardia: alcuni spettatori, infatti, provengono dalla Liguria, dal Piemonte, dalle Marche, dall’Emilia Romagna, dal Veneto e dal Lazio.
La domenica pomeriggio, l’evento si trasforma in un “déjeuner sur l’herbe“, in quanto la Cascina Bosco Grosso si popola di famiglie, bambini e anziani, che, nell’area del prato centrale, assistono agli spettacoli itineranti, immergendosi in quella che è una realtà non più nostra, ma che, in occasioni come questa, si può rivivere a pochi chilometri dalla propria abitazione.
Scenograficamente, il campo storico si attiene a quelli che erano i motivi stilistici del periodo vichingo: capanne costruite con travi di legno, teli in lino, incisioni runiche, stendardi e scudi…e qualche temerario guerriero che si aggira per il campo combattendo con i propri compagni.
Ma, oltre ai figuranti e guerrieri del campo storico, anche moltissimi spettatori indossano costumi tradizionali vichinghi. Infatti, chi è abituale frequentatore di questo genere di festival, tendenzialmente, possiede un insieme di indumenti storici che indossa in queste occasioni. Gli uomini con la Kyrtill, la sopra tunica in lino, i pantaloni di lino, calzature in cuoio, così come cinture, bracciali e borselli. Le donne, invece, vestite in svariati modi: dalla lunga tunica, alla casacca con cintura in vita, ad abiti più gotici e storicamente meno attendibili. Il trucco di spettatori e rievocatori varia da pitture facciali spirituali o guerriere: nel primo caso, si tratta di simboli propiziatori e divini, come le rune. Nel secondo caso, si tratta semplicemente di segni disegnati in volto tingendo le dita nel pigmento naturale. Innumerevoli i tatuaggi di spettatori (e non), quasi tutti ispirati alla mitologia nordica. Dai Mjöllnir, alle rune, a rappresentazioni di dèi e creature. Tutto è in perfetta armonia e comunione. Tutti riuniti in una bolla spirituale che pare avanzare su un piano spazio-temporale parallelo rispetto a quello della realtà comune.
Nessun effetto speciale anima questi tre giorni di Ragnarök. Nessuna luce particolare, se non quello della sfera stroboscopica che si è accesa domenica notte, quando la spiritualità ha fatto spazio alla moderna goliardia, dando vita, nel prato centrale, ad una discoteca a cielo aperto. Un genere musicale diverso da quello consueto di Ragnarök, che vede come protagonista il folk, l’ambient, l’atmospheric; generi che celebrano le proprie radici, la tradizione, la storia, la natura e le sue manifestazioni.
Ed è la musica ad aver accompagnato anche le conferenze, tenutesi nell’area del prato centrale il sabato e la domenica mattina alle 11.30. Sotto ad un sole raggiante, la scrittrice Mila Fois ha illustrato al popolo di Ragnarok alcuni miti e concetti nordici.
Mila Fois è una scrittrice veronese che si occupa di miti, simboli e leggende del mondo antico. La sua passione per le culture nordiche, come quella celtica e norrena, l’ha spinta a cercare sin da giovanissima i tesori del nostro passato, portandola anche verso lo sciamanismo e alla scoperta delle culture più esotiche e affascinanti.
Una decina di panche il legno sopra al manto erboso del prato centrale per gli spettatori, un microfono per Mila Fois, che, con visibile entusiasmo inizia ad introdurre il tema dell’incontro: I figli di Loki e le creature di Yggdrasil.
Loki, divinità affascinante, ingannevole ed astuta, ha avuto molte compagne, ma Siggi è sempre stata la più fedele, in quanto è stata accanto a Loki anche nei momenti più bui e difficoltosi.
I figli che Loki ha avuto da Siggi sono Narfi e Vali. Vali fu trasformato in lupo, fu messo in discordia con il fratello Narfi, e, dopo averlo sbranato, Loki fu legato con le interiora di Narfi.
Riguardo Sleipnir la leggenda narra che un gigante si presentò dagli dèi, proponendosi di costruire una fortezza, avendo però in cambio il sole, la luna e la dea Freya in sposa. Loki, astuto, propose ad Odino di sfruttare quest’occasione, seppur inserendo un ostacolo: il gigante avrebbe dovuto costruire la fortezza in breve tempo.
Il gigante possedeva però uno stallone molto possente, tanto che riusciva a trasportare legname con una rapidità allarmante. Loki capì che l’ostacolo era inutile, dunque pensò di trasformarsi in puledra. Andò a corteggiare lo stallone, che, dedicandosi alla puledra, rimase indietro con i lavori di costruzione. Dall’unione nacque quindi Sleipnir, cavallo ad otto zampe, in grado di muoversi in tutti i nove mondi del cosmo norreno. Venne donato ad Odino e divenne il suo stallone per eccellenza.
I figli di Loki più conosciuti sono quelli avuti con la gigantessa Hangerboda, che potrebbe coincidere con la veggente che profetizza il Ragnarok ad Odino. Ella, viene definita da Odino “madre dei tre mostri”, rispettivamente Hel, Fenrir, Jormungandr.
Hel, personaggio molto controverso, ebbe una grande importanza nel periodo norreno degli inizi. Era una creatura con metà volto di bellissima fanciulla e metà con volto cadaverico. Si diceva che il giorno di Ragnarok, avrebbe navigato sulla sua nave Naglfar portando con sè gli abitanti dell’oltretomba a combattere contro le divinità. Hel venne scaraventata nell’oltretomba per liberarsene, in quanto malvagia figlia di Loki.
Fenrir, lupo il cui nome significa “abitatore delle torbiere”, in tenera età era molto dolce, ma poi crebbe e divenne sempre più vorace ed aggressivo, tanto che solo Tyr, il dio più nobile e coraggioso, si avvicinava a Fenrir per nutrirlo. Odino ordinò di incatenarlo per mezzo di Gleipnir, un sottile nastro di seta indistruttibile forgiato dai Nani. Ma Fenrir, accettò di farsi incatenare solo a patto che un dio avesse messo le mani nelle sue fauci. Solo Tyr ebbe l’onore di accettare la sua sorte. Tyr rimase quindi senza una mano, e per tale azione egli fu onorificato a vita.
Jormungadr, il serpente di Midgard, è l’ultimo figlio di Loki. Odino ordinò di liberarsene e Thor riuscì ad attorcigliarlo e a lanciarlo in mare. Ma egli crebbe e divenne così grande da attorcigliare tutto il mondo. Solo il giorno di Ragnarök, Jormungandr e Thor avranno un duello finale, che finirà con la vittoria della bestia sul dio.
Yggdrasil, albero cosmico e pilastro dei nove mondi, è popolato da molte creature:
Tra le radici si cela un drago chiamato Niddhrog, una creatura malvagia che rode le radici di Yggdrasil. Egli durante il Ragnarok divoererà i cadaveri dei caduti.
In cielo esiste un aquila e l’odio tra questa e Niddhrog viene mitigato da Ratatoskr, uno scoiattolo che cammina da Nord a Sud sul tronco dell’Albero del Mondo mediando le due creature.
Sul tetto del Valhalla c’è un cervo, che tende il suo collo, cercando di brucare le foglie di Yggdrasil. Brucandole, fa scivolare la rugiada fino alle radici, fino alla fonte madre di tutti i fiumi.
Hiderunn è infine una capra le cui mammelle producono l’idromele che gli Einherjer, i guerrieri morti giunti nelle sale del Valhalla, consumano ogni notte affiancati dalle Valkyrie.
Termina con Hiderunn il racconto di miti nordici di sabato mattina.
Il secondo incontro è la domenica: stesso ora, stesso luogo.
Il tema sono le rune. Le rune furono scoperte dal dio Odino quando, ferito ed appeso ad un albero, restò per nove notti senza cibo nè acqua. Sono state introdotte inizialmente dai Goti, dai Sassoni ed utilizzate successivamente dai Vichinghi. Sono misteriosi simboli rinvenuti su dolmen, menhir e vengono considerati caratteri magici della cultura germanica. Potevano essere scolpite su legno, conchiglie, pietre e rappresentavano uno strumento di divinazione.
Le panchine senza alcun spazio vuoto, qualcuno seduto sull’erba, qualcuno sdraiato, qualcuno che prende appunti, qualcuno che registra. Volti e animi attenti alla questione. Bambini affascinati dal mito, ai loro occhi quasi una fiaba. Sguardi confusi che osservano Mila provando a decifrare quei termini obsoleti in lingua germanica. E poi tanti sorrisi, tante vibrazioni positive nell’aria. Mila, talvolta interrotta dai canti del bardo che erra nel prato centrale intrattenendo i presenti. Musica ambient in sottofondo, profumo di erba appena tagliata, profumo di sole e di mattina. Come direbbero gli antichi norreni, profumo di daeg, che significa “giorno”, inteso come “nuovo giorno”, o “nuovo inizio”.
Un nuovo inizio a Ragnarök, circondati dal passato e accomunati da esso, celebrandolo ed innalzandolo con gioia e positività.
La conferenza con Mila Fois termina, e tutti tornano alle loro attività: chi si reca nella propria tenda, chi dà inizio ad una lunga giornata di combattimenti, chi si rilassa sull’erba godendosi l’autunno nascente, chi si disperde tra le vie della Cascina Bosco Grosso.
Ragnarök è molto più che mera teoria, storie incise su pietra o racconti di gloria ed onore. Ragnarök è un ritorno alle origini, un battesimo primordiale, una sensazione. La sensazione del sentirsi nuovamente genuinamente liberi. Il tempo che scorre viene scandito naturalmente dagli astri. Non ci sono orari, non c’è il giusto e lo sbagliato: ci sono il buon senso, la comunità e la condivisione. C’è una fratellanza all’interno di Ragnarök. C’è un popolo accomunato dalle proprie radici e dalle proprie passioni. Non c’è giudizio, non c’è discriminazione, non esistono contrasti. Una grande famiglia riunita per tre giorni all’interno di una cascina in mezzo al verde. Telefoni accantonati nel proprio borsello di cuoio artigianale, e si dà il via al dialogo, alla socializzazione, al contatto umano.
Se si ascolta intensamente il rumore di Ragnarök, viene spontaneo il sorriso.
Un mondo mistico che ricorda quello della Contea di Tolkien. Eppure, così vicino, così reale.
Un microcosmo in provincia di Bergamo, che ogni anno ci catapulta in una dimensione spazio-temporale del tutto inusuale.
Foto di Giancarlo Pagetti
1 OTTOBRE 2019 BY DEBORAPESCE
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daegwords · 2 years
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CURA
Passeggio tra le moltitudini che contengo,
ne accarezzo le più tristi,
gioisco delle nostalgie,
abbraccio le mie riflessioni,
arredo i miei spazi mentali.
Dipingo una processione di colori
per il mio cuore.
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daegwords · 2 years
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ONDE
é là che la mente sovente ritorna,
ad un principio purissimo,
un frastuono silente,
profondisssimi sguardi,
energie irreplicabili e
inconfondibile suono di corpi
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daegwords · 2 years
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TRASMUTAZIONE
Mi nutro di fantasie utopiche, nelle quali rifugio i miei silenzi e annego la solitudine illudendomi che un giorno quel vissuto divenga essenza,
non assenza.
17/08/22
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daegwords · 2 years
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THABARWA
Un vivere drastico, quello che sto ricercando e sperimentando negli ultimi mesi. Un vivere materialmente minimale, socialmente distaccato e densamente spirituale.
Un vivere che segue i ritmi del Sole, in un abbraccio ricco di gratitudine nei confronti della Terra e dell'Universo.
Isolata da capitalismo e civiltà, ho scorto nella comunità il più emblematico esempio di Umanità. Qui non circola denaro, non ci sono gerarchia, non c'è noia, competizione, odio, guerra, giudizio, violenza.
Una bolla spazio-temporale in cui ogni individuo diviene nuvola libera mossa da una perpetua energia, un tremore di vita puro e incondizionato.
La realtà che sto vivendo non ha punti cardinali: qui non è importante appartenere al Mondo, quanto al Cosmo.
Anche il tempo è del tutto sventrato del suo valore socialmente attribuito.
Una realtà onirica, in cui ai silenzi viene attribuito il valore di un abbraccio. Una comunità focalizzata sulla consapevolezza del proprio io, composta da singolarità illuminate e positive, in grado di spargere semi di ottimismo e gentilezza sul sentiero condiviso.
Anime gentili, quelle di Thabarwa. Anime connesse, ma sopratutto interconnesse. Anime consapevoli di essere Natura.
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daegwords · 2 years
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VIBRAZIONE
Mi piace pensare all'essere umano come ad una nuvola libera, un volo rilassato privo di legami, mosso da una perpetua energia, un tremore di vita puro e incondizionato
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