Tumgik
#un bacio alla fontana
egoschwank · 2 months
Text
al things considered — when i post my masterpiece #1291
Tumblr media
first posted in facebook march 19, 2024
giovanni segantini -- "un bacio alla fontana" [i.e., a kiss at the fountain] (no date)
"elisabeth stood beside me in front of a large painting by segantini and she was totally engrossed in contemplation" … herman hesse
"i live in rome where people sit by fountains and kiss. the sound of water is the sound of love rushing between them" … simon van booy
"the fountains mingle with the river, and the rivers with the ocean; the winds of heaven mix forever, with a sweet emotion; nothing in the world is single; all things by a law divine in one another's being mingle:— why not i with thine?
see! the mountains kiss high heaven, and the waves clasp one another; no sister flower would be forgiven if it disdained its brother; and the sunlight clasps the earth, and the moonbeams kiss the sea:— what are all these kissings worth, if thou kiss not me?" … percy bysshe shelley
"take these unsightly flowers, these violets, as a symbol of my great love, when a spring comes in which i fail to send you such violets, you will no longer find me among the living" … giovanni segantini
"she lit a burner on the stove and offered me a beer 'i thought you'd never say hello,' she said 'you looked so bashful, dear' then she opened up a book of paintings and handed it to me drawn by an italian painter from the 19th century" … al janik
0 notes
donaruz · 9 months
Text
Tumblr media
2 agosto 1980 ore 9,00
«Forza Carmelo! È ora di alzarsi, bisogna correre in stazione, c’è il treno che ci porterà da papà!»
«Uffa, va bene, mi alzo» Il piccolo Carmelo ancora frastornato per la giornata precedente dove aveva mangiato un buonissimo gelato e corso per le vie di Bologna come un giovane esploratore in una terra sconosciuta. Osservava tutto. Carmelo era alto, non dimostrava la sua giovane età e con quel bellissimo binocolo che gli aveva regalato suo zio e i pantaloncini corti era perfetto come ricognitore dell’ignoto. Aveva gli occhi azzurri, la mamma per scherzare diceva sempre che era figlio di qualche Dio dell’Olimpo greco; nessuno in famiglia aveva gli occhi azzurri. Da grande voleva studiare gli animali e girare il mondo alla scoperta di nuovi territori. Era un esploratore ancora prima di esserlo davvero.
Una semplice ma abbondante colazione e poi un bacio forte a Tobia, il cane. La strada è breve fino ai treni ma quella mattina i parenti devono portare la macchina dal meccanico, una vecchia fiat 127 ormai al termine. La decisione è presto fatta, si va in stazione a piedi, tanto il treno è alle 11, c’è tempo...
Carmelo è contento, ha visto una grande città del nord, piena di gente che corre, non ha capito il motivo ma si diverte a vederli indaffarati, al suo paese sono molto più tranquilli. Poi, finalmente, vede i treni. Che amore che ha per i treni! Ogni domenica il suo papà lo porta alla piccola stazione del paesello a vedere i treni che partono, ora anche lui potrà salire su quelle macchine meravigliose fatte di ferro e legno per ben la seconda volta nella sua vita.
10,20
«Mamma!, mamma mi piacerebbe tanto avere un amico cane, ma tanto tanto!»
«Va bene piccolo, vedremo, quanto torniamo a casa ne parliamo con papà e se lui è d’accordo andiamo al canile»
«Che bello!, che bello!, sono sicuro che il papà sarà d’accor……»
BUUUMMM!?!
«Mamma, mammaa, aiuto! Dove sei? Ho paura! è tutto buio, mamma aiuto è tutto buio..»
Suoni, strani suoni di ferro caldo. Un caldo feroce; gemiti che provengono dal treno di fronte ai binari, gemiti sempre più profondi e poi...urla disperate. Chi cerca la mamma, chi il fratello chi l’amico, la compagna, il figlio. Ma loro non sono più in stazione, sono stati sbalzati a 100 metri di distanza per l’onda d’urto. Come delle foglie strappate ai rami di un albero autunnale.
Poi il fumo si dirada e s’intravede il disastro.
«Mammaa!, dove sei? Dove sei?» Carmelo sembra un minatore appena uscito dalla galleria; la galleria più profonda del suo piccolo paese.
«Vieni piccolino, vieni in braccio, ti aiuto io!» Un ragazzo di 20 anni, una divisa da vigile del fuoco. Il ragazzo è nero come Carmelo, zoppica, ma continua a togliere pezzi di cemento dal piccolo corpo del bimbo. Solleva calcinacci pesanti e taglienti, rossi dal caldo; le sue mani ustionate, ma continua a spostarli. Alcuni giorni dopo venne ricoverato in ospedale per le ustioni. Perse tre dita di una mano.
«Chi sei? Dov’è la mia mamma?» Carmelo è sepolto da una montagna nata dalla violenza.
«Sono un amico della mamma… stai tranquillo»
«Ma cos’è successo?» La sua voce non è più quella di un giovane esploratore, ora è rauca, piena di polvere e distruzione.
«Niente, non è successo niente. Piccolo…non è successo niente»
Fine
In Italia non succede mai niente.
La Rosa dei venti, Il golpe borghese, piazza Fontana, Gioia Tauro, Reggio Emilia, Brescia, l’Italicus, Genova, Il rapido 904, Bologna, Ustica, Firenze, Milano; non sono niente. Non è successo niente. Non è STATO nessuno. In fondo qualche pezzente, qualche moglie di pezzente, qualche figlio di pezzente cosa volete che sia, incidenti di percorso; incidenti per una democrazia migliore, più libera, più ricca. In Italia non è mai STATO nessuno, una cena tra poteri, un brindisi e poi le direttive agli organi di informazione:
“Dovete dire questo, dovete dire quello, dovete dire che non è successo niente; arriva l’estate mandiamoli in vacanza tranquilli, poi, quando tornano, avranno dimenticato tutto”
Ma non avete preso in considerazione una cosa: voi! infami manovratori dietro le quinte, migliaia di occhi hanno visto, sentito, sanguinano ancora. Loro lo sanno chi è STATO. Potete manipolare tutto, cancellare tutto ma dietro il vostro secchio di vernice bianca democratica ci sono pareti rosse di sangue pulito.
Quelle non potrete mai più cancellarle.
-A Carmelo e a tutti i morti e feriti di quella mattina spensierata di un agosto solare-
(Breve parte dal racconto "Piccolo esploratore" contenuto nel libro "Stelle cannibali" ED. Il Foglio 2022)
73 notes · View notes
sofysta · 1 year
Text
Per chi volesse fare un giro a Palermo comincio col dirvi che il periodo migliore rimane quello di Aprile/ Maggio quando ancora la ns città non è un lager di turisti che arrivano da tutto il mondo e quando non vi strapperete ancora la pelle di dosso per i 50° all'ombra. La ns città nei secoli è stata greca, romana, araba e poi conquistata da normanni, spagnoli e francesi. Qui convivono beatamente cupole arabe e chiese barocche, palazzi in stile liberty e teatri neoclassici.(Teatro Massimo e Politeama). Proprio perchè non ci siam fatti mancare niente qui si sono incrociati popoli e tradizioni il che è impossibile non notarlo grazie ai vari stili che si susseguono molto vicini tra loro.
📌Un po di chicche da vedere se volete fare un weekend veloce come un bacio a stampo
La cattedrale. Nata come basilica cristiana è stata poi trasformata dai saraceni in moschea. La sua facciata è compresa tra due torrette e da un ampio portico quattrocentesco in stile gotico catalano
Tumblr media Tumblr media
A Piazza Bellini trovate la Chiesa Martorana e la Chiesa di San Cataldo con le sue famose cupole rosse che ho tempo addietro postato sulla sezione *my city* . Mentre alle spalle di Piazza Bellini cioè a Piazza Pretoria trovate la Fontana della vergogna. Piazza Bellini è dominata appunto da queste due chiese; S. Cataldo è il più rappresentativo esempio di edificio normanno, la Martorana( detta anche S. Maria dell'Ammiraglio ) invece è una chiesa greco-bizantina. Una delle più affascinanti di tutto il periodo medievale italiano.
Tumblr media Tumblr media
Monreale. Si trova sulle colline dietro Palermo da dove poter avere una vista panoramica favolosa sulla città di Palermo. Poi il Duomo, vi consiglio di entrarci per farvi stupire dai mosaici bizantini ed inoltre da un dettaglio strepitoso. Il Cristo al centro della navata vi guarderà da qualsiasi punto vi troverete. Poi fatevi anche una passeggiata al belvedere tra gli alberi secolari.
Tumblr media Tumblr media
Mercati popolari: Vucciria e Ballarò.. E qui preparatevi ad entrare in una bolgia di stradine affollate e rumorose. Mentre i venditori urlano le loro prelibatezze, potrete passeggiare tra banchi di frutta coloratissima, carne appesa e l’immancabile street food. A Palermo i mercati, principalmente in queste due zone, hanno conservato tutto il fascino del passato.
Tumblr media Tumblr media
Montepellegrino. Dove si trova il Santuario della Santuzza Patrona di Palermo (Santa Rosalia)
Tumblr media
Palazzo Chiaramonte detto anche Steri. È stato sede delle carceri dell’Inquisizione. Riempiono di tristezza e commozione i graffiti dei prigionieri: disegni, poesie, preghiere.
Tumblr media
Potete visitare ancora tanti altri luoghi ma non basterebbe un weekend: Orto Botanico, Palazzo dei Normanni, Cappella Palatina, Casa Professa, Oratorio Ss Cita (dove si possono ammirare le opere del Serpotta), San Giovanni degli Eremiti,Santa Maria dello Spasimo,San Domenico,la vasta spiaggia immensa del Golfo di Mondello, Villa Giulia e Villa D'Orleans e le 9 porte di Palermo tutt'ora rimaste perchè originariamente erano 19 ( Le più conosciute sono Porta Nuova, Porta Felice,Porta Carini, Porta dei Greci, Porta Mazzara, Porta Reale) e tanto tanto altro da conoscere.
Mangiare😋🤤.Ohhhh arriviamo alla note goduriose. Per le strade della ns città di Palermo si trova, e si mangia, praticamente di tutto. Dall’antipasto al dolce compreso lo street food. Alcune delle prelibatezze principali da non perdere sono le granite, le brioches con gelato, i cannoli, le cassate, le arancine di riso, le crocché, il pane e panelle, lo sfincione, la pasta con le sarde, u pane cunzato, pane ca’ meusa(ossia il panino con milza e polmoni condito e non(condito se ci si vuol aggiungere sopra del formaggio solitamente di capra, io lo preferisco) Infine ancora la pasta martorana che son dei dolci coloratissimi solitamente a forma di frutta e dolci alle mandorle.
Io un giretto me lo farei se fossi in voi 😉
59 notes · View notes
lanavetro · 2 years
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Io le vorrei trovare un paio di parole. Da quando sono qui, il mio equilibrio si sposta sempre di più verso il suo centro di riferimento e mi sento come un albero che viene scosso dal vento.
Eppure, adesso che siete tutti così e che vi ho lasciato andare, sembra quasi che non ci siete mai stati.
Lìa, che ormai ha fatto pace col fatto che sbaglio l’accento quando le scrivo, mi ha invitato per la Polonia e senza neanche pensarci un attimo ho detto sì. Il giovedì non dormo per una serie di consegne che devo fare entro il venerdì. Nottata ed occhiaie e la giornata, che non è mai veramente finita, inizia con una presentazione in presenza. La tutor apprezza, si complimenta e io non vedo l’ora di andare a casa.
Mi reinvento un attimo e sotto consiglio di mia madre scopro i segreti dietro la frittata di maccheroni che non è mai venuta così bene in vita mia: per forza, è la prima.
Da qui, si fa una certa ora e i treni ci aspettano, mentre alla stazione mi limo le unghie aspettando che si presenta. Eccola, “mira tu gran belleza”. Non glielo dico, ma poi a tutti i complimenti che le farò solo per gentilezza mi verrà risposto:”que chamuyero!”, che è poco più del farenello napoletano e sì, mi calza bene, ma a volte è la manifestazione della mia sincerità e della volontà di far star bene una persona con solo qualche parola.
Il mio corpo resiste ai viaggi, la stanchezza non si sente, l’ostello che sembra il posto più bello del mondo e più quieto ci accoglie con un sacco di bambini e bambine. Le piante rampicanti ci accompagnano e scatto due Polaroid, una per me e una per Lìa, sulle scale che portano al piano superiore.
Breslavia è viva ed è giovane, ha dei colori stupendi come quasi tutte le città dell’est e mi colpisce la quantità di fiorai che si trovano nella piazza della città e divento strano quando mi bagno inutilmente con l’acqua della fontana.
Camminiamo per tutta notte fino alle 4 dove ci fermiamo sulle scale dell’ostello: ci diciamo qualsiasi cosa sulle nostre insicurezze, probabilmente proprio perché ci sentiamo al sicuro.
Da lì a poco incontriamo gente che ci dice di andare all’inferno, ma che in realtà ci adora, l’alba arriva e dopo qualche bacio che ci siamo rubati decidiamo di andare a riposare.
La mattinata passa con una guida che viene cazziata tantissimo per aver detto che l’America è stata scoperta e chiaramente la cazziata a fine tour viene assicurata:”L’America non è stata scoperta, smettetela di dirlo”.
Quanto mi piace il coraggio.
Lasciamo Breslavia e rimaniamo un po’ soli durante il tragitto in bus a scrivere di noi stessi probabilmente e la nostra sensazione.
Anche Cracovia si presenta colorata con un centro storico circondato dal parco e dal verde. La piazza immensa ci saluta e l’ostello festaiolo ci sorprende e Lìa si merita un altro applauso per aver scelto perfettamente dove dormire.
Veniamo accolti da alcol e da gente rumoreggiante che gioca a beer pong e a biliardino, noi ci facciamo trascinare da qualsiasi evento e dopo una doccia, senza neanche cenare finiamo per ubriacarci un po’ e sfiorarci senza baciarci.
D’un tratto che Lìa allontana, una donna inglese aumenta la mia vanità complimentandosi per gli orecchini e il mio aspetto tanto che alla fine finiamo anche per scattarci una foto assieme.
Sembra tutto molto gentile.
Finiamo per locali vari dove ci annoiamo dopo non molto, torniamo fuori l’ostello e mi emoziono per una birra Peroni.
Dopodiché ci fermiamo ad un muretto, ci guardiamo e parliamo. Questa volta delle nostre famiglie. L’emozione la prende e forse qualche lacrima le sta per scendere.
La abbraccio e poi mi chiede:”Can I sleep with you?”, ma alla fine quando ritorno dal bagno la trovo già a dormire e non ho il cuore di disturbarla.
L’indomani si riparte per Auschwitz e la suggestione ci stringe lo stomaco e non vogliamo più mangiare. Spostandoci a Birkenau, il paesaggio e la distesa immensa di quel luogo della memoria ci sorprende e capisco quanto sia povero non vedere le cose con i propri occhi.
Il parallelismo psicologico ci colpisce e un violento temporale si schianta contro il sole e ci lascia in balia di una tempesta e di un freddo sconcertante che peggiorerà il mio raffreddore.
Ci coccoliamo con la scusa di riscaldarci.
Ritornati a Cracovia ci perdiamo, ma poi ritroviamo la via, un pochino di sole ci colpisce, rubiamo vino e mangiamo un po’ per assumere delle apparenze umane.
Camminiamo tanto perché le città di notte assumono un altro aspetto, torniamo al posto festaiolo, balliamo un po’ e finiamo per amarci nei bagni in comune dell’ostello che è attività carnale, ma intima come parlarsi.
Non ce lo diciamo, dormiamo direttamente insieme.
E sì, vorrei trovare due parole per spiegarvi come sia stato sorprendente girarsi, trovare il suo volto e pensare che sia la cosa più perfetta sulla faccia della terra.
Lìa, forse il viaggio con te, per me, finisce qua. Ma il tuo è ancora tutto da scoprire. Non so come e non so perché, ma il mio petto sarà sempre casa tua.
Puoi contare su di me, ma non sempre.
26 notes · View notes
valeria-manzella · 2 years
Text
..Una donna che non tace ci rivela che la preghiera è un no gridato al così vanno le cose, è come il primo vagito di una storia nuova che nasce..Perché pregare?..È come chiedere..perché respirare?..Per vivere!..Io prego perché vivo e vivo perché prego..(R. Guardini)..Pregare è aprire un canale in cui scorre l'ossigeno dell'infinito, riattaccare continuamente la terra al cielo, la bocca alla fontana..Come, per due che si amano, il loro bacio..(Ermes Ronchi)..
0 notes
a-tarassia · 2 years
Text
Quelle risate forti quando eravamo insieme, le corse in bici su via dei consoli di notte, le manifestazioni, le serate a rullare canne fino a non capire niente, le canne sulla fontana in piazza della repubblica davanti alle camoinette, la giornate al parco, i singhiozzi nell'ascensore, lo zaino in spalla posso dormire con te che ho freddo, le domenica di pioggia sul cornicione di casa tua, il mercoledì al corto, le occupazioni alla fiat, le serate post esame a bere con un peso in meno, i concerti al villaggio, i subsonica all'intifada con 5mila lire, gli after alla centrale del tennis a gratis, il sesso nel portone di trastevere, tu che mi baci appoggiati al muro dietro la piramide sulla metro b, il sesso di nascosto sul balcone, il pompino nel parco, 15kg sulle spalle su per i sentieri del gran sasso, i weekend a dormire in spiaggia a sperlonga, gli ska p a livorno, barceloneta tra le lacrime mentre mi facevi sentire in colpa, lo spacciatore ad oviedo vestito da morte, i capodanni a non ricordarsi dove stava la macchina, la birra nello scantinato a san lorenzo, il bacio rubato a vania al buio, andiamo a prendere la stampe all'aventino ti faccio vedere il buco, è l'alba ti porto al gianicolo che è più bello, i gay pride da sola al circo massimo con lady gaga, quando sono svenuta davanti al 32, le strisce di coca sul comodino, la vittoria del mondiale a don bosco, quando giovanni ha smesso di venire e ci sei rimasto male, i pullman fino a poggio mirteto così possiamo bere, le guardia al roma rock che ci hanno portato con loro per un tocco di fumo, quelle in autostrada che mi hanno controllato il buco del culo, quando è andata via la luca durante la notte bianca e pioveva a dirotto, quando eravamo in 18 a dormire a casa, quando mi hai trovato in quella bolgia del concerto di manu chao e ci siamo abbracciati, quando mi venivate a prendere alla stazione che ero piena di roba da giù, il bagno nudi di notte, le scopate nel bagno mentre gli altri dormivano, le scopate di pomeriggio col caldo che si moriva, quando me la leccavi e tremavo tutta e ridevi, quando ho vomitato perchè sei venuto con lei alla festa, quando abbiamo fatto il test per l'aids la mattina presto, quando tornavamo la mattina presto e andavamo direttamente a porta portese, la festa di halloween al circolo degli artisti, la festa di vice al circolo degli artisti in cui ci siamo finalmente baciati tantissimo, tua mamma che mi cucina la lingua, la guerra delle arance nella sala lettura, quando ho capito che eri geloso e non me lo hai mai detto, quanto mi manchi.
Ho paura di dimenticare tutto, di dimenticare la vita che non c'è più, al dolore delle cose che non tornano non ci penso mai, ma quando succede mi sento soffocare, sento mancarmi il respiro e soffoco di nostalgia, razionalmente penso che vivo, ho vissuto, ho l'urgenza della vita, sono nata così, mi hanno insegnato così, mi ribello alla vita, lotto contro per recuperare tempo, per rubare attimi, ma poi tutto passa e soffoco di memoria. A volte quando tutto mi torna ho paura di dimenticarmi i pezzi e non voglio, mi sento soffocare di inesorabilità, ho paura della vecchiaia, ho paura di finire, di non potere, ho paura che le cose finiscano perchè so benissimo che finiscono o si trasformano, ma finiscono. Mi convinco che anche io cambio, ma io sarei pronta a rifare ogni cosa così come è stata, dolore e gioia, ripetere ogni istante. Me ne vado a camminare così mi passa anche stavolta.
47 notes · View notes
intotheclash · 3 years
Quote
Eravamo lì, seduti sulle scale della fontana, il nostro quartier generale, tutti e sei immersi nel brodo primordiale dei propri pensieri. Che, poi, in quel preciso momento, era lo stesso brodo per tutti. Erano ben quattro giorni che il Maremmano non si faceva vivo. Ed era ben strano, da quando erano diventati amici, non era mai successo. Ma ci poteva stare. Abitava in una fattoria, lontano dal paese e, si sa, in campagna, per chi di campagna vive, ci sono sempre una marea di cose da fare; a prescindere dall'età. Ma io lo sapevo qual'era il vero motivo della sua assenza. Lo sapevo perché, quella mattina stessa, avevo sentito il mio vecchio che diceva a mia madre della punizione. A dirla tutta, quando, non visto dai miei, ascoltai la parola "punizione", quasi mi cagai addosso, pensando che stessero parlando di me. Certo, ero sicuro di non aver fatto nulla di male, ultimamente, ma valli a capire i genitori. Certe volte sembrava quasi che la loro sola missione nella vita fosse quella di punire i figli. Tesi le orecchie e mi resi conto che il Pietro in questione non ero io, ma il Maremmano. E che il padre ci era andato giù pesante: lo avrebbe fatto lavorare nei campi per tutta l'estate. Io mi lamentavo del mio, ma, in quella occasione, dovetti ammettere che in giro c'era di peggio; sia come padri che come punizioni. Uscii di corsa e andai a chiamare i miei amici per metterli al corrente della terribile notizia. E, visto che ormai ero in ballo, e visto che non lo avevo ancora fatto, pure perché non è che avessi fatto una gran bella figura, avrei raccontato anche della visita notturna a casa del Maremmano. Aspettai un po' prima di iniziare il racconto. Dovevo cercare bene le parole, ma alla fine feci quel che dovevo. Tre volte di seguito dovetti raccontare le stesse cose, affinché tutti capissero. Quasi tutti, perché dopo qualche attimo di naturale silenzio, Schizzo disse: "Senti, Pietro, perché non ci racconti come è andata l'altra sera, a casa dell'altro Pietro?" Fu un movimento unico, dalla sincronia perfetta, quello che ci fece voltare verso di lui. tutti con la stessa espressione di stupore e incredulità stampata in faccia. Fu il Tasso il primo a reagire: "Certo, Schizzo, per uno che ti guarda distrattamente da lontano, devi sembrare un mezzo deficiente. Ma, se per caso, apri bocca, anche quello capisce di essersi sbagliato. Perché, in verità, tu sei tutto deficiente! Ma che cazzo vai dicendo? Sono tre volte che ripete la stessa storia e ancora non ti è bastato? Ma che tieni in quella tua zuccaccia? Segatura? Merda di cane? Su, diccelo, sono curioso!" "E' vero, Schizzo," Aggiunsi, " ma dove sei stato fino ad ora? Eppure sembravi seduto proprio qui, vicino a noi. Sembra sempre che tu sia appena emerso dal pozzo nero di chissà quali pensieri." Schizzo, senza dar peso alle offese, guardò altrove e rispose: "E' che mi piace! Soprattutto quando il fratello di Pietro blocca il braccio del padre che lo voleva picchiare di nuovo. Dio bono, sono sicuro che glielo avrebbe spezzato come un rametto secco se avesse continuato!" Finalmente avevamo capito. Tutti. E ci fece pena. Povero Schizzo, quel lurido verme del padre lo massacrava di botte, per ogni minima cazzata lui facesse e dicesse. E non c'era mai nessuno a salvarlo. "Mi sta simpatico quel gigante." Proseguì Schizzo, dritto per la sua strada, "Deve essere forte come un toro. Come dieci tori! Forte come Sansone. Anche lui, da solo, avrebbe fatto il culo a tutti quei filibustieri del cazzo!" "Filibustieri?" Chiedemmo in coro. "Filibustieri, certo. Ve lo ricordate o no il film che abbiamo visto quest'inverno al cinema dell'oratorio? Alla fine, quando Sansone, che ne aveva le palle piene, disse: muoia Sansone con tutti i filibustieri!" "I Filistei!" dicemmo di nuovo in coro. Anche se nessuno di noi aveva la più pallida idea di chi, o cosa, fossero 'sti Filistei. Schizzo ci fissò a bocca aperta, fece una smorfia che, probabilmente, secondo lui, avrebbe dovuto essere un sorriso; almeno nelle intenzioni, e disse:" Ma che vi ha preso oggi a tutti quanti? Vi mettete a fare il coro come in chiesa? Filistei o Filibustieri, che cazzo volete che me ne freghi? Erano i Filistei? Bene, Sansone gliele ha suonate per le feste! Ma se c'erano i Filibustieri, le avrebbe suonate anche a loro, senza starci a pensar su. Mica c'è tanto da scherzare con Sansone!" Il discorso filava, non c'erano santi. Sansone era Sansone, mica un cazzone qualunque. "Adesso basta con le stronzate, Schizzo!" Troncò il discorso il Tasso, alzandosi in piedi, "Dobbiamo aiutare il Maremmano! E dobbiamo farlo subito. Lui si è messo nei guai per noi. Per salvarci il culo da quei prepotenti e per farsi restituire il tuo pallone, Pietro, ricordatelo." Eccome se me lo ricordavo, E chi se lo sarebbe scordato più. Ancora mi pesava l'averlo lasciato da solo. Il Tasso aveva ragione. Dovevamo aiutarlo, era nostro amico ed eravamo in debito con lui. Il problema era: come? Cosa potevamo fare per aiutarlo? Certo, non si trattava di un dettaglio trascurabile. Tonino sembrò leggermi nel pensiero e diede voce ai miei dubbi muti. "Hai ragione, Tasso, ma come possiamo fare?" "A questo non ci ho ancora pensato." "Non sarà facile." "Lo so io come." Disse timidamente Sergetto. Gli era uscito appena un filo di voce, ma, nella circostanza, somigliò ad un urlo. Sergetto era uno che aveva sempre paura di tutto, che non prendeva mai iniziative, che preferiva seguire a ruota. Il fatto che volesse esprimere una sua idea era una vera novità, ovvio che la nostra attenzione fu catturata all'istante. "Si, insomma, " Proseguì, " Lui ci ha difesi, lo sappiamo tutti che, altrimenti, le avremmo buscate di santa ragione. Invece è toccato a lui solo buscarle. Dal padre. E si è beccato la punizione per colpa nostra. Noi adesso andiamo dal padre e gli facciamo capire bene come sono andate le cose. E se è proprio duro di comprendonio, se insiste a non voler capire, che punisse pure noi! Perché aiuteremo il Maremmano fino a quando non saranno finiti tutti i lavori. E partiamo subito,  non aspettiamo altri cazzo di giorni. Andiamo a prendere le biciclette e partiamo. Subito!" Ci aveva colti di sorpresa. Aveva fatto un discorso da grande. Afferrai con tutte due le mani la faccia arrossata di Sergetto e gli schiacciai un bel bacio sulla fronte. "Sei un genio, amico mio!" Gli dissi. Lui mi spinse via con foga, si pulì la fronte col dorso della mano e: "Ma che cazzo fai, Pietro? Mica sarai diventato frocio?" Disse, con un disappunto formale. "Da oggi in poi tu sarai il mio amore!" Dissi ridendo e:" Su, di corsa, si va a prendere le biciclette e si va. Ci ritroviamo qui il prima possibile." Aggiunsi.
17 notes · View notes
timeeeno · 3 years
Text
Incastrato fra lo stomaco e il cuore c'è un luogo, dove puoi distenderti e rilassarti senza pensare alla vita fuori, puoi stare al sicuro per un po', per tutto il tempo che vuoi. Tutti abbiamo questo luogo e possiamo raggiungerlo quando vogliamo, per ridurre lo stress, per ritrovare la pace, per piangere, per abbracciarci per poi ritornare alla vita fuori con più forza e gentilezza.
È la prima volta che usciamo da soli io e te, stai ascoltando la fontana al centro della piazza vuota, con i piedi nudi senti la rugiata fredda che ti solletica ad ogni passo. Ti distendi sotto il sole primaverile che ti scalda dal venticello che passa veloce. Il mio cuore batte un po' più forte e il giardino vibra facendo cadere alcune pigne dagli alberi, ne prendi una e la lanci giocando. Accarezzi la corteccia di un pino e il mio stomaco lo sente, i rami sembrano parlare fra di loro con il vento che ansiosamente ho generato e tu sembri quasi capire cosa si dicono
-"Che poi gli alberi comunicano con le radici." Mi hai detto. Come noi che con i piedi ci sfioriamo sotto al tavolo. Vedi un museo, ti incuriosisci perché ti piace osservare, lo noto da come mi guardi le mani. Entri, non c'è fila, a dire la verità non c'é proprio nessuno. Questo silenzio ti piace, cammini con attenzione, non vuoi rompere nulla nemmeno questo silenzio. Non tutte le stanze sono aperte al pubblico, non ancora. Esci sorridendo, sei soddisfatta come se mi avessi rubato qualcosa.
-"Adesso mi parli di te?" Quasi sussurrando ti chiedo. Incominci a parlare con quella sicurezza che si ha solo con le persone che conosci da anni e sai che puoi fidarti. Mi sembra di vederlo il tuo luogo, sì quello fra lo stomaco e il cuore, ci sto arrivando con un ascensore, c'è una musichetta d'attesa molto orecchiabile, cosa che non si sente molto spesso. Le porte si aprono, c'è un pianoforte magico che suona da solo, la sua sinfonia riempie tutto. Ci sono statue grezze, con pochi strumenti del mestiere, comprendo che quando ti rifugi qui ti rilassa sporcarti le mani e sentire sotto pelle le tue creazioni prendere forma. Ci sono delle nuvole grigie, sembrano polvere nel cielo, sorrido perché c'è un aspirapolvere enorme nell'aria e qui giù c'è un tasto on e off, clicco su on e ti aspiro la polvere facendo ricomparire l'azzurro. Forse la polvere compare spesso, l'aspirapolvere è una bella trovata. Il tempo della musica aumenta, sarà il tuo cuore che batte più veloce? Non ne sono sicura, ma mi piace pensarlo. Ho voglia di guardare in ogni angolo. Ogni respiro che faccio è sempre a pieni polmoni perché, non so se si può definire così, ma qui l'aria è proprio buona. Voglio respirarti profondamente. Mi siedo a gambe incrociate e gioco con i fili d'erba tra le dita. Guardo tutto intorno quasi freneticamente, condivido il tuo significato di pace, vorrei adesso entrare nei luoghi chiusi al pubblico ma so che è troppo presto, quindi mi distendo.
Accarezzo i tuoi capelli, la tua guancia, le tue labbra, ti bacio la fronte, gli occhi, le guance, la punta del naso, arrivo alle labbra ma mi fermo e giuro, mi è sembrato quasi di sentirlo quel pianoforte suonare.
14 notes · View notes
armoniaprivata · 3 years
Text
Campioni del Mondo (s)
Sono passate due settimane e solo adesso riesco a ripensare a quella sera, a rivederla con occhi più distaccati, e riesco anche a scriverne.
E' la sera della finale dei mondiali di calcio. Domenica sera. Tutti gli amici a casa propria, a vedere la finale insieme alla propria
ragazza, al proprio ragazzo, marito, compagno.
Perché? Per condividere la gioia o l'eventuale dolore durante e dopo la partita, abbracciandosi, baciandosi, gridando insieme, facendo
l'amore. Si, sono convinta che il motivo sia soprattutto questo.
Domenica sera, serata di finale. E Susy con chi la guarda la partita?
Come per altre partite, ci ritroviamo a casa di Stefano. Tutti "singles" (odio questa parola) come me. Io sono l'unica donna. Chiaro, lle altre o sono col partner oppure odiano il calcio.
Non che io sia una esperta, anzi. Tengo per l'Inter, e questo la dice lunga.... Ma quando gioca la nazionale mi prende qualcosa dentro, non
riesco nemmeno a pensare di non gioire o soffrire al fianco della mia squadra, della nostra squadra, della nostra Italia. E poi mi piacciono
i giocatori, anche se hanno dei look assurdi, come Gattuso e Camoranesi. Ma a parte chi si atteggia a prima donna (leggi Totti-DelPiero) gli altri ci mettono il cuore e l'anima e io li adoro tutti.
Domenica sera, a casa di Stefano. Da lui perché ha una TV fantastica, è un maniaco della tecnologia, rinuncia a tutto ma non all' "home
theatre". Sicuramente lo sta pagando a rate. E sicuramente ci guarda i porno. Tra l'immagine e il suono sembra di essere in campo. Iimmagina quando sullo schermo scopano....
Domenica sera, io da sola con quattro ragazzi, Stefano, Marco, Luca e Massimo. Nessun problema. Siamo amici da una vita, ci frequentiamo spesso ma nessuno di loro ha qualche interesse verso di me, né io
verso di loro. Quidi non ci sarà mai nulla tra di noi. Forse anche perché c'è giā stato... in varie occasioni mi è capitato di andare a letto con ognuno di loro. Non proprio tutti, Massimo è il fratello
di Luca, e ha 18 anni appena compiuti. Secondo Luca non è mai stato con una ragazza. A me non interessa, non ho nessuna intenzione di fargli da scuola.
RIpensandoci è curioso che io abbia fatto sesso con tutti e tre... È un caso, non è che mi sono fatta tutti i ragazzi che frequento! Anzi no, non è affatto un caso: probabilmente è il motivo per cui riusciamo a stare insieme cosė bene in gruppo: ci conosciamo bene, non ci sono invidie, desideri nascosti, secondi fini... Abbiamo provato a fare coppia, non è andata, bene, adesso siamo amici.
Forse riesco ad avere con loro una amicizia quasi maschile, una complicità, la cosa risulta lampante quando parliamo di donne... o quando mi invitano per le partite.
Domenica sera, finale della Coppa de Mondo. Una pizza mangiata in fretta e con lo stomaco quasi chiuso, per come stavamo soffrendo, e per il rigore subito. Pizza e birra. Non ci è venuto in mente niente di meglio per una finale di coppa del mondo. Pizza per l'Italia. Birra alla salute dei tedeschi, padroni di casa ma castigati con un due a zero senza appello.
Secondo tempo, di male in peggio. Siamo uno a uno, ma i francesi attaccano, ci pressano nella nostra area per minuti che sembrano ore.
Non può finire così, non deve finire con un gol dei francesi.
I miei amici soffrono. Soffrono nello spirito e nel fisico, è incredibile, si legge sui loro volti la tensione, è come se stessero giocando loro la partita. Doveva essere una bellissima serata, e invece sembra la notte prima degli esami di maturità. Mi guardano con occhi tristi e imploranti, come se io potessi fare qualcosa, come se potessi
cambiare le sorti della partita. In realtà mi rendo conto che sono il loro unico pensiero possibile per non pensare al fatto che stiamo per perdere un'altra finale, e ancora una volta con la Francia.
Un po' per questo, un po' perché il caldo con la tensione è diventato ancora più insopportabile, mi sbottono la camicetta facendo in modo che mi buttino un'occhiata almeno quando la palla va in rimessa laterale o il gioco si ferma per un fallo.
Vedo dei sorrisi, dei timidi accenni di sorriso sui loro volti, e allora mi faccio coraggio e lascio cadere a terra la camicetta, come una consumata spogliarellista.
Sono soddisfatta di quello che sto facendo, la partita resta durissima, sono ancora tesi ma molto meno abbacchiati di prima. Mi sembra che si
siano ricaricati, lo sento dalle grida con cui incitano i nostri
giocatori, sentono che ce la possiamo fare, anche se oggettivamente il possesso di palla è quasi sempre francese. E vediamo ancora molti
passaggi intercettati dai francesi a centrocampo, che ci fanno incazzare da morire.
Senza pensarci tanto su, lascio cadere a terra anche i pantaloncini. In realtà ci ho pensato. Ho pensato che vedermi in reggiseno e slip non è poi tanto diverso dal vedermi in costume. Ed ho un bel completino, colorato, allegro e per niente volgare. Certo, il perizoma lascia il
mio culetto quasi completamente nudo, ma non è una novità per nessuno, ripeto.
Quasi nessuno. Massimo, il diciottenne, è visibilmente distratto dalla partita, ed anche visibilmente eccitato.
Ma non me ne curo, il mio scopo è solo tirare un po' su il morale a questo gruppetto di tifosi sofferenti.
E funziona. Passo in mezzo a loro seminuda e lascio che mi appoggino la mano sul culo: sono diventata il loro portafortuna. Mi siedo sulle
ginocchia di qualcuno, quando il gioco necessita attenzione. Tutti tranne Massimo... solo a guardarmi sembra talmente eccitato che temo che se mi sedessi su di lui non riuscirebbe a trattenere un orgasmo, e
non voglio metterlo in imbarazzo di fronte a suo fratello e ai suoi amici.
Sono la loro mascotte ormai... e la cosa non mi dispiace affatto. So di avere bisogno di attenzioni, e di essere un po' esibizionista, e mi sto
godendo questo momento sperando di poterlo ricordare per sempre insieme alla vittoria.
Ma la vittoria è sempre più lontana... nei tempi supplementari
continuiamo a soffrire, e sembra che basti un niente, una minima distrazione di Cannavaro, perché la Francia chiuda la partita.
Sto soffrendo anch'io, non solo loro. Non se ne rendono conto perché mi vedono fare la cretina, ma ho un'ansia che mi distrugge.
I miei amici cominciano a disperare... se si va ai rigori si sa che ce la prendiamo nel culo ancora una volta, è matematico... iniziano a
girare frasi del tipo "beh, se vinciamo io faccio...", " se vinciamo io smetto... ", "darei tutto per questa vittoria"
Non so da quale parte del mio cervello sia uscita, ma sento la mia voce che dice: "Ragazzi, se vinciamo faccio tutto quello che volete per
un'ora!"
Un attimo di improvviso silenzio, quattro sguardi su di me, ma nessun commento. Un secondo dopo tutti a urlare verso lo schermo. Un fallo,
poi l'espulsione di Zidane portano via definitivamente l'attenzione da quello che ho detto.
Mi ritrovo a pensare che con la Francia in dieci potremmo chiudere la partita, e ho un brivido misto di piacere e di timore per la vittoria e per quello che ho promesso. Ma se vinciamo avranno ben altri pensieri per la testa, posso stare tranquilla, non mi hanno presa sul serio.
Finiscono anche i supplementari, si va ai rigori. Sono rassegnata alla sconfitta, ma contemporaneamente sollevata.
E invece è andata come sapete. Cinque tiri, cinque gol. Come se l'avessero fatto apposta. Per farmi dispetto. Così imparo a uscirmene con certe promesse!
I miei amici comunque pensano a tutto tranne che a me. Nessun accenno alla mia frase.
Siamo Campioni del Mondo!!! Esultiamo, saltiamo, ci abbracciamo, ci baciamo sulla bocca ma in questo momento di gioia nessun altro bacio
sarebbe possibile. Per Massimo è una festa doppia. Sento che per lui questo bacio, questo abbraccio hanno un gusto diverso. Non so se io sono davvero la prima ragazza che tocca, ma sicuramente ricorderà a
lungo questo contatto.
Continuiamo a fare casino per tutto il tempo della cerimonia, stappando bottiglie e riguardando i filmati della partita. Ad un certo punto Marco propone di prendere la macchina e a andare in centro a festeggiare per le strade, e fare il bagno nella fontana di piazza Brà. Sembrano tutti entusiasti dell'idea, ma Stefano li frena:
"primo, ci sono in giro migliaia di persone che guidano ubriache e secondo me in centro non ci arriviamo senza qualche ammaccatura"
"secondo, la Susy deve mantenere la sua promessa. Magari tra un'ora possiamo ripensare di uscire. Ma adesso, chi ce lo fa fare?
L'importante è fare festa, e noi la faremo qui."
Quasi non lo riconosco. Non può aver parlato così, non può essere lo Stefano che conosco...
Invece fa sul serio, e ha convinto tutti, non ha dovuto insistere molto. Luca e Marco cercano di difendermi; penso che non lo faranno, per la nostra amicizia e per la presenza di Massimo. E invece lo faranno proprio per Massimo.
Stefano insiste e ne fa una questione di rispetto delle regole e della parola data. E lascia a me la decisione finale: rispettare la promessa
o sottrarmi perdendo la faccia di fronte a tutti.
Sa quanto sono orgogliosa e sa che sfidandomi accetterò.
E infatti dico "va bene."
Stefano è un leader. In questi momenti tira fuori la sua autorità e comanda tutti a bacchetta:
"le regole sono semplici: abbiamo quindici minuti a testa da passare con Susy e chiederle tutto quello che vogliamo. Siccome nessuno ha piacere che le sue cose si sappiano in giro, useremo quella stanza, e nessuno spierà né origlierà. In questo modo chi vuole potrà anche
passare il suo quarto d'ora a chiacchierare senza essere sputtanato per tutta la vita. E anche Susy immagino sia più felice così"
Annuisco. In fondo gli voglio bene.
"Non ho finito. Abbiamo 15 minuti a testa, ma se qualcuno ha piacere di
condividerli con un amico, i minuti diventano 30. Susy non dovrebbe avere problemi... e comunque la sua promessa non le lascia possibilità di opporsi. I limiti ovviamente ce li poniamo noi, siamo persone civili, siamo suoi amici e le vogliamo tutti bene."
Sono pronta. Faccio solo una richiesta: "voglio scegliere io il primo, e voglio che sia Massimo"
Accettano. Lo prendo per mano, mi sembra quasi che tremi. Ci avviamo verso la porta della camera e la chiudo a chiave alle nostre spalle.
Quello che è successo dopo è un'altra storia....
Ho voluto raccontarvi questa storia perché adesso sapete chi dovete ringraziare se siamo
CAMPIONI DEL MONDO
5 notes · View notes
ilgrafico-2era · 3 years
Text
Marzo 2021
Bentornati cari lettori,
Tumblr media
Con questa immagine maledetta del real motivo per il quale ci si rivede tutti a messa nei fine settimana, vogliamo subito stabilire il mood di questa entrata. Rieccoci, infatti, nel fatidico mese di marzo che così come portò sfiga a Cesare quella volta, decide non risparmiare nemmeno il Grafico. Ricordavate come il mese scorso si sperava in una bomba di post? Bene, dimenticatelo, perché miss Rona non possa seguire il consiglio che Sting diede a Roxanne quella volta, non si sa ancora ma sorvoliamo. Non temete cari amici, qualcosina di interessante l’abbiamo raccolta comunque e promettiamo di non condividere più cose tanto nefaste come la foto sovra-inserita. Partiamo quindi con le cose meno interessanti e parliamo della reunion di Giulia Fontana e Daniel. Ebbene sì, la ship di cui nessuno si ricordava e della quale nessuno si è mai realmente interessato è tornata, anche se con risultati abbastanza scadenti. Dopo aver scoperto che Daniel era ancora vivo nel corso dell’estate e considerando come in quell’occasione avesse esplicitamente chiesto delle sorti di Giulia, non ci sono voluti tanti incitamenti per spingere quest’ultima a scivolare nei suoi DM. I nostri cuori stavano già esplodendo alla vista di ciò che si riteneva essere vero amore riunito dopo tempo grazie al destino, ma ovviamente Daniel ha deciso di non garantirci il desiderio, portando avanti la conversazione nella maniera meno trasportata che si possa immaginare: lui aveva sicuramente molte domande, ma non era altrettanto disponibile a condividere informazioni su sé stesso. Per fortuna che il caro buon vecchio chierichetto Ale sa come trattare la nostra fontanella a spruzzo, donandole infatti il tanto desiderato paio di calzini con le banane con annesso biglietto: “Ora ti ho conquistata, da Ale”. C’è davvero bisogno di dire altro?
Forse dovrebbe dare lezione di conquista come fanno quei tizi inquietantissimi che sponsorizzano il proprio webinar su ogni video mai pubblicato di Youtube. Lui sì che sa quello che fa. Chi altri sa il fatto suo, è però l’ultima persona al mondo da cui ce lo saremmo aspettato, vedendo il fiasco che fu la sua precedente relazione. Si parla infatti del caro buon vecchio Piero, che ha reinventato il mondo scientifico con la scoperta dei prìmer. Steffan fu avvistato nei pressi della stazione di Montebelluna il giorno venerdì 5 alle ore 14:00 circa con in mano un mazzo di fiori ben impacchettato. Il sospetto è che li abbia portati dal suo vociferato interesse, tale Jaqueline, ma non è stato possibile portare a termine indagini abbastanza precise da affermare tale ipotesi. Noi non sappiamo cosa sperare sinceramente.
È sempre però meglio porre le proprie speranze in Steffan quando si butta l’occhio su quel disastro che è il suo compare, Leshi, che non potrebbe peggiorare la sua situazione nemmeno seguendo i webinar sopracitati. Come con la poetica di Baudelaire non è possibile parafrasare in modo ottimale e completo le sue azioni, ma noi del Grafico ci proveremo comunque perché il trash è la nostra linfa vitale nemmeno fosse l’ultimo buondì e fosse ora di colazione.
Tumblr media
Leshi ha, come al solito, pescato dei nomi random da un cappello la mattina prima di dirigersi a scuola, in quanto in questo mese ha preso di mira ben tre differenti persone: si inizia quindi con Giada, che ha evidentemente bisogno di rotelle nemmeno fosse una bicicletta, vedendo come Leshi si è proposto volontario per svolgerne il ruolo. Rientrando dalla ricreazione ha voluto iniziare un triste ed alquanto breve trenino-samba con Giada, prendendola per i fianchi ed avanzando saltellando da un piede all’altro fino a che non si è accorto che magari non era la tattica migliore per evitare di ricevere una porta in faccia. Leshi però non demorde, puntando la sua mira questa volta sulla migliore amica di Giada, ovvero Giulia Di Martino, giusto perché non solo è single uguale [si noti l’ironia], ma è pure sempre stata considerata una mossa vincente provarci con due amiche allo stesso tempo. Almeno questa volta opta per tenere le mani al proprio posto, riversando le sue energie nel digitare messaggi che nessuno aveva richiesto. Al termine di un compito, nel pomeriggio, Leshi rivela infatti a Giulia che ha bisogno di coccole, argomento assolutamente correlato alla verifica di fisica, e che per ovviare alla mancanza di una figura umana ha optato per dormire abbracciato al suo cuscino. Il perché non abbracci il Roomba giusto per stringersi con un suo simile nessuno lo sa, ma forse è meglio non mettere ulteriori idee nel suo archivio dati.
Arriviamo infine a Chiara Zilio, ormai presenza immancabile quando si parla di trash. Questa annotazione è in realtà un misto di informazioni che ne formano una probabilmente erronea, ma della quale ipotesi è fin troppo bella per non essere considerata come effettiva realtà e quindi viene riportata lo stesso. Al seguito di un’intuizione esplicitata dalla Zilio durante l’ora di matematica [a questo punto è Noal a far risvegliare gli istinti di Leshi e non sappiamo davvero cosa farcene di questa informazione], Leshi sembra infatti aver commentato, ad alta voce, con un: “Brava Chiara, che amore!” o qualcosa sulla stessa lunghezza d’onda. Ora, le diverse fonti hanno riportato: un “brava amore” udito da chissà dove, segnalato ben più volte, e poi un confuso commento la cui unica certezza era la provenienza, ovvero Leshi stesso. Visto che era l’ora di matematica è stato facile prendere la calcolatrice e aver fatto 2 + 2. Cosa non è evidentemente semplice è stato fare il minimo indispensabile, a quanto pare, notando come questo mese non ci ha nemmeno lasciato annotazioni riguardanti le ship che sono ormai il nostro unico barlume di speranza in questo difficile mondo, ovvero #anesh e #steffara. Poniamo le nostre speranze nel prossimo mese, che ha tutta l’aria di aver ereditato la Maledizione di Marzo. E sappiamo di aver promesso di non parlare più di cose maledette, ma sinceramente a volte il modo migliore per superare un trauma è condividerlo e quindi abbiamo deciso di concludere questa entrata con una mini-annotazione della quale non sappiamo realmente cosa pensare: alla Gonny piace “sottomesso”; che lo intendesse come parola o in altri modi lo lasceremo alla vostra vivida immaginazione. Niente XoXo, perché nessun bacio potrà riparare le ferite che questo post ha lasciato.
1 note · View note
k-erelle · 4 years
Text
youtube
Voglio dormire un momento, un momento, un minuto, un secolo; ma tutti sappiano che non sono morto; che c'è una stella d'oro sulle mie labbra; che sono il piccolo amico del vento occidentale; che sono l'ombra immensa delle mie lacrime.
Federico García Lorca
- nell'ultimo film spagnolo di Nino Manfredi , La luz prodigiosa, si immagina che Lorca non sia morto trucidato dai franchisti presso la Fontana delle Lacrime. Rinchiuso in manicomio per 40 anni non ha più memoria di sé.
L'autore del soggetto si é ispirato all'incontro con un barbone identico a suo padre.
Non mi meraviglia.
Fin da bambino vedo volti nella folla che mi sembra di conoscere. Non so chi sono , non ricordo dove li ho già incontrati. Non so nulla di loro. Tranne questa fragile certezza che non mi serve a niente. Presenze impercettibili. Tracce di assenze che ritornano.
Lorca l'ho visto anch'io. Abbiamo giocato a carte su un treno per Venezia. Mi lasciava sempre vincere, ci siamo divisi una mela e come bagaglio aveva una gabbietta con dentro l'orecchino di sua madre.
Baudelaire gli ho dato un passaggio che faceva l'autostop di notte su una strada di campagna. Voleva andare da qualche parte ma parlava troppo veloce, mi sono confuso e alla fine ci siamo persi. Aveva un occhio d'oro e ci siamo scolati una bottiglia di vino scuro.
In un vicolo di Roma ho raccolto Edgar Allan Poe riverso in una pozzanghera. Tra i denti teneva stretta una rosa bianca. Mi ha insegnato a ballare il tango. Aveva il fiato più dolce che ho mai sentito.
Ero bagnino quando ho salvato Alfonsina Storni tra le onde di agosto . Era così piccola che non sapevo come portarla in salvo. Allora l'ho ingoiata. Ancora adesso quando guardo il cielo nudo la sento dire da dentro di me "l'azzurro ferisce sopra ogni cosa"
A Nerval ho venduto un'assicurazione sulla vita. Suonava la cornamusa in una ferramenta di Bologna. Ci hanno sbattuti fuori perché fumavamo nel reparto vernici. Lui ,non so come , é riuscito a rubare 120 metro di corda. Ora monta cancelli in ferro battuto dalle parti di Ancona.
Ho dormito sul divano di Saffo per un mese intero. Mi ha raccolto tutto sanguinante dentro un fosso. Credevo di essere morto. Aveva una vasca di alabastro piena di un liquido strano. Ha voluto che entrassi dentro insieme a lei. Sembrava sangue, sembrava vino, ma non eravamo bagnati. " Sì , sono lacrime, avevo scordato che ormai non lavano più niente. Eppure un giorno erano così belle". Aveva le labbra del colore dell' uva fragola , una deliziosa fessura tra i denti davanti tra cui spirava il vento dell'Egeo. La pelle era trasparente e dentro le volava una farfalla nera. Mi diede un bacio e fu allora che capii di esser condannato a vivere per sempre.
Impercettibili. Volti che conoscevi un giorno. Di questo non hai certezza. Alcuni hanno detto di amarti. Non ricordi più il nome. Ti guardano. É lo stesso anche per loro.
Kerelle
6 notes · View notes
Text
Tumblr media
AMOR CTPACTb 信念 RÊVES
Ciascuno prende il treno per una ragione.
Anche io...
RÊVES
Ho viaggiato per perseguire un sogno, con uno zainetto rosso in spalla. Dal finestrino del treno i sogni si vedono più nitidi, sono più chiari, ma molte volte anche cupi. La carrozza, in solitaria, è un ambiente ottimo per pensare. Così come anche le stazioni. Aspettavo treni, immobile tra ferro e marmo, tra ruggine e vetro. In tranquillità. E pensavo...
信念 [xìn niàn]
La fede mi diede dei valori. Da quei valori sono scaturiti i miei sogni. Da quei sogni i miei viaggi. Fede non è tanto la divinità in sé, ma la morale che trasmette. Ricordo la mia sensibilità, scaturita dalla fede, trasmessa dalla famiglia. Andavo in chiesa e aiutavo la gente bisognosa, ero garbato con tutti. Però tutto cambiò... Cambiò quando iniziai a notare che nessuno era garbato con me, quando il mio unico riparo era la carrozza di un vagone in seconda classe, e la stazione una casa. Ad ogni viaggio la fede si affievolisce, con essa la sensibilità.
CTPACTb [strast]
La lussuria acceca gli occhi. All'apparenza ero felice, eppure quando ero solo mi sentivo vuoto. Riempirsi di amiche e di alcolici può essere un anelgesico, ma non una cura. “E allora io chi sono?" mi chiedevo. Sembravo avere due facce. Dov'è la mia sensibilità? Ero sempre garbato, ma iniziavo a ignorare molte cose, a perdere tutto ciò che l'educazione mi aveva dato.
AMOR
L'amore. Finalmente potevo di nuovo sentirlo sulla pelle. Tutto iniziò con un viaggio a Roma, laciai una monetina nella fontana di trevi ed espressi un desiderio. Del resto si usa così... Sono sempre stato scettico, ma volevo provare a crederci, o forse illudermi. È stato un gesto spontaneo. Un regalo inaspettato busso alla mia porta pochi mesi dopo. Era lei. Ricordo che il primo bacio glielo diedi in stazione. Insomma, nella mia casa. Frequentandola tutto ciò che la fede mi insegno a parole potevo sentirlo sulla pelle, proprio come quando ero bambino. Per apprezzare il bene si deve sempre vivere un po' di male, e viceversa. Imparando ad apprezzare il male vedrai la vita nella sua interezza. Come quando sto sulla poltrona scomodissima del regionale veloce che, il fine settimana, mi riporta a casa. Casa dei miei genitori. I regionali fanno tratte che l'alta velocità non prevede. E può essere scomodo, ma ti regala il fascino dell'avventura, percorre linee tra mare e montagna, tra ponti e nuvole. È sicuramente scenografico!
G.I.
#diariodiunferroviere
*Le frasi in lingua sono prese dal video "up in the air" dei 30 second to Mars. Le parole sono la traduzione in diverse lingue del titolo dell'album "Love, Lust, Faith and Dreams".
3 notes · View notes
donaruz · 2 years
Text
Tumblr media
2 agosto 1980 ore 9,00
«Forza Carmelo! È ora di alzarsi, bisogna correre in stazione, c’è il treno che ci porterà da papà!»
«Uffa, va bene, mi alzo» Il piccolo Carmelo ancora frastornato per la giornata precedente dove aveva mangiato un buonissimo gelato e corso per le vie di Bologna come un giovane esploratore in una terra sconosciuta. Osservava tutto. Carmelo era alto, non dimostrava la sua giovane età e con quel bellissimo binocolo che gli aveva regalato suo zio e i pantaloncini corti era perfetto come ricognitore dell’ignoto. Aveva gli occhi azzurri, la mamma per scherzare diceva sempre che era figlio di qualche Dio dell’Olimpo greco; nessuno in famiglia aveva gli occhi azzurri. Da grande voleva studiare gli animali e girare il mondo alla scoperta di nuovi territori. Era un esploratore ancora prima di esserlo davvero.
Una semplice ma abbondante colazione e poi un bacio forte a Tobia, il cane. La strada è breve fino ai treni ma quella mattina i parenti devono portare la macchina dal meccanico, una vecchia fiat 127 ormai al termine. La decisione è presto fatta, si va in stazione a piedi, tanto il treno è alle 11, c’è tempo...
Carmelo è contento, ha visto una grande città del nord, piena di gente che corre, non ha capito il motivo ma si diverte a vederli indaffarati, al suo paese sono molto più tranquilli. Poi, finalmente, vede i treni. Che amore che ha per i treni! Ogni domenica il suo papà lo porta alla piccola stazione del paesello a vedere i treni che partono, ora anche lui potrà salire su quelle macchine meravigliose fatte di ferro e legno per ben la seconda volta nella sua vita.
10,20
«Mamma!, mamma mi piacerebbe tanto avere un amico cane, ma tanto tanto!»
«Va bene piccolo, vedremo, quanto torniamo a casa ne parliamo con papà e se lui è d’accordo andiamo al canile»
«Che bello!, che bello!, sono sicuro che il papà sarà d’accor……»
BUUUMMM!?!
«Mamma, mammaa, aiuto! Dove sei? Ho paura! è tutto buio, mamma aiuto è tutto buio..»
Suoni, strani suoni di ferro caldo. Un caldo feroce; gemiti che provengono dal treno di fronte ai binari, gemiti sempre più profondi e poi...urla disperate. Chi cerca la mamma, chi il fratello chi l’amico, la compagna, il figlio. Ma loro non sono più in stazione, sono stati sbalzati a 100 metri di distanza per l’onda d’urto. Come delle foglie strappate ai rami di un albero autunnale.
Poi il fumo si dirada e s’intravede il disastro.
«Mammaa!, dove sei? Dove sei?» Carmelo sembra un minatore appena uscito dalla galleria; la galleria più profonda del suo piccolo paese.
«Vieni piccolino, vieni in braccio, ti aiuto io!» Un ragazzo di 20 anni, una divisa da vigile del fuoco. Il ragazzo è nero come Carmelo, zoppica, ma continua a togliere pezzi di cemento dal piccolo corpo del bimbo. Solleva calcinacci pesanti e taglienti, rossi dal caldo; le sue mani ustionate, ma continua a spostarli. Alcuni giorni dopo venne ricoverato in ospedale per le ustioni. Perse tre dita di una mano.
«Chi sei? Dov’è la mia mamma?» Carmelo è sepolto da una montagna nata dalla violenza.
«Sono un amico della mamma… stai tranquillo»
«Ma cos’è successo?» La sua voce non è più quella di un giovane esploratore, ora è rauca, piena di polvere e distruzione.
«Niente, non è successo niente. Piccolo…non è successo niente»
Fine
In Italia non succede mai niente.
La Rosa dei venti, Il golpe borghese, piazza Fontana, Gioia Tauro, Reggio Emilia, Brescia, l’Italicus, Genova, Il rapido 904, Bologna, Ustica, Firenze, Milano; non sono niente. Non è successo niente. Non è STATO nessuno. In fondo qualche pezzente, qualche moglie di pezzente, qualche figlio di pezzente cosa volete che sia, incidenti di percorso; incidenti per una democrazia migliore, più libera, più ricca. In Italia non è mai STATO nessuno, una cena tra poteri, un brindisi e poi le direttive agli organi di informazione:
“Dovete dire questo, dovete dire quello, dovete dire che non è successo niente; arriva l’estate mandiamoli in vacanza tranquilli, poi, quando tornano, avranno dimenticato tutto”
Ma non avete preso in considerazione una cosa: voi! infami manovratori dietro le quinte, migliaia di occhi hanno visto, sentito, sanguinano ancora. Loro lo sanno chi è STATO. Potete manipolare tutto, cancellare tutto ma dietro il vostro secchio di vernice bianca democratica ci sono pareti rosse di sangue pulito.
Quelle non potrete mai più cancellarle.
-A Carmelo e a tutti i morti e feriti di quella mattina spensierata di un agosto solare-
(Breve parte dal racconto "Piccolo esploratore" contenuto nel libro "Stelle cannibali" ED. Il Foglio 2022)
Olmo Losca fb
22 notes · View notes
millepiccolinsetti · 5 years
Text
a gianluca piacevano diverse cose. raccogliere le rane più minute, portarle in casa, in cucina, mentre sua nonna cucinava, e spaventarla. inginocchiarsi sulla terra con daniele, nel bel mezzo del bosco, e far arrampicare le formiche sul polpastrello dell’indice e poi appoggiarle sulla lingua, per mangiarle. erano dolci e scoppiettavano come le caramelle frizzanti al limone. fare la lotta con daniele con le spade di legno, i legnetti, le bacche delle siepi, le cerbottane improvvisate, le pistole di plastica, oppure con le mani, spingendosi e stringendosi e tirando qualche schiaffo e pugno ma per finta, con estrema attenzione, per non farsi davvero male, cercando di evitare di rompersi qualcosa. era rimasto traumatizzato da quella caduta al lago. un lancio di dodici metri da una scogliera alla vista dei suoi genitori. l’hanno fatto tutti, dicevano, al laghetto lucinasco si buttano tutti, dicevano, dalla scoglierina, gianluca! lo fanno poi tutti, non è nulla di che. basta chiudere gli occhi, e non pensare a niente. chiudi gli occhietti, gianluca. è poi solo un attimo. quel giorno erano in fila, lui e daniele. prima di loro una bambina, elena, bionda e riccia. di lei vedevano solo i suoi capelli che scintillavano al sole d’agosto. si è lanciata con grazia. un salto grazioso, dicevano i genitori dalla spiaggia, così ne ho visti proprio pochi, di solito sono più imbranati. la andavano ad abbracciare mentre si portava in salvo sulla riva. sei stata bravissima, elena, hai un futuro da tuffatrice, e intanto le poggiavano l’asciugamano sulle spalle come si fa coi sopravvissuti a un incendio o a un terremoto, e lei piangeva, e si soffiava il naso stringendo le narici con le dita. si salta dove c’è la statua della madonna alla quale, una volta, hanno mozzato la testa. è un rito che viene passato di generazione in generazione. non si tratta di coraggio (anche se il coraggio è un prerequisito fondamentale), né di passaggio a un’età adulta (anche se, in effetti, dopo il salto dicevano tutti di sentirsi qualche centimetro in più nelle ossa; di aver visto la mattina dopo, controllandosi allo specchio, qualche capello bianco): era una sorta di battesimo. una pulizia dei peccati, addirittura, un sacrificio per maria e agli occhi di maria, che sbiadita dai decenni, scolorita dalle intemperie, vestita di un rosa pallido e macchiata di blu sul fazzoletto poggiato sul capo, tiene le mani giunte in preghiera e rivolge uno sguardo addolorato davanti a sé, alla piccola conca dove il ragazzino o la ragazzina si getterà. tutti i suoi 35 centimetri di statua di pietra scolpita incutono timore, e lo sguardo della santa ti tiene d’occhio, che se ti ritiri all’ultimo, se hai un’esitazione, se lo ricorderà, lo dirà a dio, o ad altri santi come san paolo o san francesco, e poi si sa, va come non va e la voce si diffonde in tutti gli angoli dell’altro mondo e se ti va male finisce che se ne parla pure all’inferno, dove i diavoli pervertiti e malvagi escogitano degli scherzetti e ti portano via le coperte di notte, o ti fanno trovare i vermi nella mela, o ti fanno inciampare dalle scale. non c’è nulla su cui scherzare. il salto va fatto, senza se e senza ma, e poi sono loro, i genitori, che ti obbligano: loro stessi che l’hanno fatto decine di anni prima ti tengono la manina prima della salita, prima del patibolo. e se non salto, daniè? che succede? succede che poi la madonna lo dice ai santi che lo dicono agli angeli che lo dicono ai demoni e ai diavoli che di notte ti prendono dalle gambe e ti fanno fare un giretto in pigiama sulle alpi a meno cinquanta gradi. vabbè, ok. attendono al patibolo, gianluca e daniele. si guardano intorno, aspettano il loro turno, che arriva presto. riescono a sentire solo il rumore del corpicino di elena a contatto con l’acqua, il fragore degli schizzi. gianluca guarda la madonna. è sempre lì, al riparo sotto un tettuccio di legno, col suo sguardo affranto, e aspetta il famoso salto. c’è un attimo di esitazione, poi i piedi sono già sul bilico della conca. i genitori sono punti lontani, sfocati, delle pennellate sulla distesa puntinistica di pietre grigie, agitano la mano, si sbracciano, si fanno notare in un mare d’altri genitori in gran parte presenti per il salto del proprio figlio, in piccola parte per partecipare a quel rito collettivo da terzi esterni. chiudi gli occhietti, gianluca, e andrà tutto bene. dura un secondo, il salto. non c’è da aver paura. durante il salto non esitare. non temere. non pensare che possa succedere nulla di male, perché le profezie si avverano. capisci? gianluca si lancia. nel lancio pensa a cose mostruose, al suo corpo tagliato a metà da una pietra appuntita, alla gamba che con uno spostamento d’aria rotea su se stessa e si stacca dal corpo e sparisce all’orizzonte volteggiando come le pale di un elicottero, pensa all’acqua che nell’immaginazione fervida del ragazzino è diventata un muro ostile di cemento armato pronto a spappolarlo da vivo, a lasciarlo cosciente per quei trenta, quaranta secondi, abbastanza per vedere tutta la sua breve vita davanti a sé, per pentirsi degli scherzi alla nonna e per la fauna di formiche decimate nel bosco. gli attimi successivi sono confusi. all’improvviso è in alto, quasi sulle nuvole, e vede una scia di sangue nel mare, vede i genitori che da pennellate sulla spiaggia si trasformano droni di guerra che volano rapidi sullo specchio dell’acqua, e raccolgono il suo corpicino simile a un manichino per quanto è inanimato e gelido, e vede lo squarcio sulla gamba che ai suoi occhi è come la fontana della piazza del paese tanto spruzza sangue e tanto gli spruzzi sembrano avere una coerenza geometrica gradevole, studiata. e vede danielino che piange, corre dalla mamma, quasi scivola dalla discesa. qualcuno urla di chiamare l’ambulanza, c’è un gran trambusto, le persone si scambiano di posto, corrono frenetiche come le formiche quando si accorgono del pericolo umano. da sopra, racconta gianluca a danielino, sembrava tutto più pacifico. sapevo che stavo per morire e che mi faceva male tutto, ma non m’importava. sembrava avere tutto un senso. poi è apparso il demonio. ora non penso sia normale, ma quando ero lassù lo sembrava. mi ha detto: l’angelo dice che non hai saltato bene, come mai? ho avuto paura, signor demonio. e perché hai avuto paura, gianluca? sentiamo. perché ho pensato che sarebbe apparso un muro di cemento, e che le pietre sarebbero diventate tutte appuntite, e che il vento avrebbe reso la mia gamba una pala di un elicottero. gianluca, vuoi bene alla tua mamma? sì. e a tuo papà? non lo so. certe volte non è a casa. e cosa vorresti dire al tuo papà, gianluca? che gli voglio bene, ma non capisco perché a volte non è a casa. anche papà ha sbagliato il salto, da ragazzino. pensava che ad attenderlo nelle profondità del mare ci sarebbe stato un portale che l’avrebbe rigettato tutto vestito e asciugato sul letto del suo ex collegio. è un timore che vi portate dietro come un compagno di viaggio, dice il demonio. questo cane infervorato e violento chiamato dna. questa nube tossica del dolore che vi annulla, vi centrifuga, vi rende schiavi di una parola indicibile che vi frulla nel cervello finché siete coscienti, e che si ripresenta come una serpe, come un’anziana impazzita che brandisce un coltello, come un alieno che vi trasporta nella sua navicella, nella stanza delle torture, come una vecchia fidanzata che fa capolino nel mondo onirico per amarvi per un’ultima volta. questo mondo in cui non sembrate appartenere, in cui vi muovete senza muovere foglia, sottili come chicchi di riso. questo mondo in cui sopravvivete camminando coi gomiti, come i militari nei percorsi di guerra. questo mondo in cui l’amore è paura, la pace è paura, la felicità è paura, l’esistenza è paura, il salto è paura, il sangue, gli schizzi, la barella, l’ambulanza, l’ospedale, l’intervento d’emergenza, il battito che torna regolare, i giorni d’attesa, il cibo neutro della mensa fatto di minestrine, pasta in bianco, fettine di carne smunte, il ritorno a casa e quegli sguardi disperati nel vuoto, il salto che non è andato a buon fine, di padre in figlio sembra che qualcosa dovrebbe migliorare ma non migliora e il salto squarcia la pelle e rimane solo quello a imperitura memoria, perché il salto non si ripete, rimane unico, insostituibile, ci possono essere altri salti, altrove, sì, in altre province, ma il primo è un certificato, una sentenza. posso tornare a giocare nel bosco, demonio? puoi, gianluca. dà un bacio alla mamma. e poi sono tornato qua nel bosco, per farla breve. dall’alto anche la vita delle formiche sembra avere senso, no, daniele? per loro dev’essere tutto un gran casino, pensaci un po’. spesso guardano solo il sedere della formica che gli sta davanti per ore. noi comprendiamo lo schema più grande, il lavoro di una colonia, le strade che percorrono precise da far paura per andare a prendere il cibo, le gerarchie, chi comanda, chi sta più sotto. ma per una formica la vita dev’essere proprio un inferno, no? vedere solo il culo di quella che gli sta davanti per ore. da pazzi. ne prende una sul polpastrello, gianluca, e la poggia sulla lingua. la sente scoppiettare tra i molari. è dolce. 
32 notes · View notes
soloillusioni · 4 years
Text
Ieri con Ale alla fine é stato strano uscire. Sopratutto quando volevo tornare e non mi ha accompagnato alla macchina. Mi ha accompagnato un ragazzino, molto carino e l’ho super ringraziato. Gli avrei dato anche un bacio.
Scuoto la testa perché con ieri ho finito tutti i miei risparmi, e perché realizzo che anche io durante le serate mi comporto così.
Lui mi ha salutato mi ha detto che ci sentiremo il 31. Che poi a me capodanno sta sul cazzo che sembra ogni volta la fine del mondo e sto mondo non finisce mai.
Mi ha detto tante altre cose, ma le lascio sospese.
Io sono nel letto, bevo caffè caldo tra poco salgo su in montagna con la Cate e sono felicissima. Su il telefono prende solo alla fontana, ci sarà la neve, ci sarà gente vera.
Sono un po’ agitata perché vorrei sapere cosa mi aspetterà nel 2020. Ma lo scopriremo, quello che mi dico sempre é “tempo al tempo”
6 notes · View notes
anasthasja · 5 years
Text
youtube
........ E ora lui sa ciò che Einstein e i suoi amici avevano solo immaginato. Sa che tornerà e la vedrà seduta sul bordo della fontana con i piedi dentro l'acqua gelida come allora. Nulla sarà cambiato e lei avrà ancora 15 anni e un vestito bianco a fiori rossi e un cestino di vimini con panini e albicocche. Lo stesso sole , tra le foglie degli alberi , illuminerà la sua spalla ossuta , ombre rapide sul pallido viso , quando gli chiederà se ha mai baciato. E lui risponderà no. Come lei. E lei dirà chissà com'è e lui dirà ancora non so. E lei gli chiederà di baciarla perché sabato ha un appuntamento con un ragazzo che le piace e non vuole fare la figura di chi non sa baciare. E allora lui proverà a fare del suo meglio per baciarla , anche se non sa cosa sia il meglio perché è la prima volta.
E lei gli chiederà prima se devono mettirci anche la lingua nel bacio e lui dirà come vuoi. E alla fine si baceranno e dopo saranno confusi , in silenzio , ognuno perso nei suoi pensieri.
Lei gli chiederà di restare suo amico per tutta la vita e di amarla per sempre.
Lui ora finalmente avrà la risposta che non ha avuto allora.
Ma , guardando assorto la forma circolare della fontana e le piccole onde infrangersi sulle pareti di dura pietra, preferirà ancora non dire nemmeno una parola.
Kerelle
12 notes · View notes