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#tratto schematico
leonmarchon · 1 year
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La terrazza in riva al mare a Sainte-Adresse (1867).
Audace composizione di Claude Monet, fatta di sole, mare e fiori riuniti; tratto schematico e cromaticità la accostano alle prime opere realistiche dell'Impressionismo.
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Ramblings #7
Alle porte di agosto torno a scrivere su questa rubrica che, nonostante impegni, scadenze, lauree e feste, rimane in qualche maniera un mio posto sicuro, dove poter dare liberamente sfogo a opinioni su uno dei miei argomenti preferiti: i fumetti. Per introdurre l’opera di cui parlerò in data odierna bisogna ritornare indietro nel tempo, in particolare all’edizione 2018 del Lucca Comics che mi introdusse, grazie ad una superba mostra di Junji Ito, al filone, fino ad allora inesplorato, del manga horror. Da lì è stata una discesa a spirale verso l’approfondimento del genere, con tanto di sudori freddi ad ogni pagina sfogliata e notti quasi insonni per le svolte drammatiche e terrificanti delle storie che mi trovavo tra le mani. Proprio nel contesto dell’horror si colloca la produzione di Kazuo Umezz, autore appunto del lavoro che affronterò oggi: Io sono Shingo.
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#7
Titolo: Io sono Shingo
Autore: Kazuo Umezz
Periodo di pubblicazione: 1982-1986
Numero di volumi: 7
La trama di “Io sono Shingo” è complessa ed è assolutamente figlia della sua epoca, ossia la metà degli anni ’80, quando ancora le macchine costituivano per l’uomo medio una fonte inesauribile di sconcerto e se vogliamo timore e preoccupazione. Shingo è un braccio robotico, che grazie all’aiuto di due bambini, Satoru e Marin, comincia ad assimilare informazioni fino a sviluppare poi inevitabilmente una sua autonoma coscienza. Questo porterà il macchinario a intraprendere un viaggio sia interiore sia esteriore, che avrà come obiettivo finale proprio quello di ricongiungere i due giovani, nel frattempo separatisi, percepiti da Shingo stesso a tutti gli effetti come i suoi genitori.
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Quello che mi ha conquistato dell’opera, volendo passare agli aspetti positivi riscontrati, è la costante atmosfera di angoscia che si respira sfogliando le pagine. Ho avuto perennemente la sensazione infatti che ci fosse qualcosa di sbagliato nella vicenda, di disagiante ed innaturale. E questo viene percepito sicuramente anche dai personaggi della storia, spesso disegnati in espressioni terrorizzate e sinceramente inermi di fronte agli eventi che osservano srotolarsi davanti ai loro occhi. Del resto, chi mai potrebbe rimanere impassibile dinanzi a un braccio meccanico che prende vita e si fa strada nel mondo producendo una macabra scia di morte? Il secondo aspetto che contribuisce in maniera fondamentale a rendere l’atmosfera particolarmente tetra è il fatto che la maggior parte dei protagonisti degli eventi narrati siano bambini. A me ha in particolare inquietato vedere come la loro innocenza possa poi trasformarsi in ingenuità e ancora a volte in noncuranza nei confronti della vita altrui e persino in malignità. Relativamente a ciò Umezz è bravissimo a mostrare come l’interesse di un giovanissimo essere umano possa essere catturato in maniera malsana e monopolizzato totalmente da qualsiasi cosa che sia un minimo capace di scatenare curiosità ed eccitazione. Quindi c’è sicuramente inquietudine, c’è angoscia, c’è trauma psicologico, ci sono idee distorte e momenti di sano terrore fantascientifico anni ’80, per cui più o meno tutto quello che cercavo da un lavoro di questo tipo.
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Volgendo invece lo sguardo ai lati negativi del manga, ebbene essi appartengono ai due grandi ambiti che compongono un’opera a fumetti: la sceneggiatura (o comunque potremmo dire la storia in sé) e l’aspetto grafico. La narrazione infatti mi è sembrata quantomeno un pochino sconnessa e dispersiva; questo non è necessariamente un difetto, solo che in “Io sono Shingo” più volte mi è sembrato che le vicende procedessero come se l’autore stesso non ne comprendesse appieno la direzione. In pratica manca a mio parere un quadro generale della cosa, che possa dare al tutto un aspetto più organico, omogeneo e coinvolgente in un certo senso. Questa dinamica ha ripercussioni ovviamente anche sul finale che forse è la parte un pochino più sottotono dell’opera (per quanto, qui devo confessarlo, sia a suo modo poetico). Se passiamo invece all’aspetto dei disegni, vale un pochino la stessa opinione che avevo riportato anche per Devilman (ve la ricordate? Ramblings #3 per chi avesse voglia di andare a rileggerla). Essenzialmente la cosa può essere riassunta così: non è il mio stile grafico prediletto. Comprendo che si tratta di un’epoca molto lontana in cui effettivamente veniva preferito un tratto più stilizzato e schematico, ma, in tutta semplicità, non è di mio gusto. Devo però anche in questo caso ammettere, volendo spezzare una lancia a favore della cosa, che comunque è uno stile estetico che si presta bene al genere affrontato e inoltre che ci sono una serie di splash pages veramente stupende.
Andando a riassumere le mie opinioni su “Io sono Shingo”, vorrei dire che si tratta di un’opera che comunque sono stato contento di aver letto (l’edizione che mi sono trovato tra le mani per altro è pazzesca e in ogni volume offre un pochino di pagine a colori). Mi ha permesso di capire, con il suo simbolismo, i suoi tratti decisi e le sue espressioni di terrore, quali erano i canoni dell’horror di quei tempi, o almeno quali erano quelli delle pagine a fumetti giapponesi. E di fronte ad una tale immersione, diciamo pure storico-artistica, non posso che essere soddisfatto. Sicuramente non è un fumetto per tutti, ma per chi vuole ampliare e approfondire la sua conoscenza del medium è una lettura consigliatissima.
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Voto complessivo: 8-/10
Sequenza da ricordare assolutamente: quadrato, triangolo, cerchio.
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elisatrabalza-blog · 5 years
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Essere altamente sensibili
L'alta sensibilità è un tratto genetico davvero poco conosciuto. La dottoressa Elaine Aron è stata la prima a studiarlo assieme a suo marito nel 1991. Essendo un tratto genetico non va preso come se fosse una malattia mentale: siamo sensibili per lo stesso motivo per cui abbiamo un dato colore degli occhi, dei capelli o della pelle. Ci sono molti modi per chiamare una persona altamente sensibile: iperefficiente mentale, ipersensibile, plusdotato, iperempatico... badate bene, non sono un genio. Non capisco come funziona la socializzazione, la matematica è arabo, ho un modo tutto mio di vedere la vita distorcendo la realtà. Faccio parte del 15% della popolazione mondiale che ragiona con l'emisfero destro del cervello (ossia la parte emozionale, sensibile, intuitiva, creativa, non verbale, immaginativa e funziona per associazione di idee) a differenza della restante parte del mondo che ragiona con l'emisfero sinistro (cioè quello lineare, numerico, logico, organizzativo, schematico... insomma quello più "quadrato", ecco). Ho voluto aprire il blog per sentirmi meno sola e provare ad esprimere quello che sento senza far entrare il mio crevello in una situazione di "flight or fight".
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cristina-sassola · 5 years
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Londra esoterica ... Come la Massoneria secondo tradizione sarebbe stata fondata in tale tempio, parimenti in data 24 giugno 1717, nel giorno di san Giovanni, considerato assolutamente sacro dai massoni, si unirono ben quattro Logge di Londra, fondando ciò che chiamarono la <<Madre del Mondo>>: la Gran Loggia Unita d'Inghilterra. Sempre per coincidenza, applicando la numerologia all'anno 1717 si ottiene ancora una volta il valire 7 (1+7+1+ 7=16=1+6=7) che è numero considerato al servizio del Bene assoluto. Fu proprio in questa data che nacque la Massoneria speculativa. Oggi, almeno ufficialmente, esistono due tipi di Massoneria: una Massoneria operativa (ossia che agisce sul piano pratico), che era appunto l'unica esistente fino a quella data, e una Massoneria speculativa che ebbe appunto i natali nel 1717, che si sarebbe occupata di risolvere con il ragionamento qualsiasi problema si fosse proposto, compresi naturalmentr quelli metafisici. Questa Loggia divenne così influente da erigersi ad una vera e propria istituzione in grado di riconoscere la validità delle altre Logge inglesi. Unendo le sei chiese di cui sopra, passando anche per il luogo in cui era ubicata la St John in Horseleydown (che purtroppo crollò durante la guerra), si simboleggerebbe, ovviamente in modo assai schematico, l'occhio di Horus-Lucipher, ulteriore catalizzatore e ricetrasmittente di energie divine. Il richiamo ad elementi del culto egizio era una costante della Massoneria illuminata inglese. L'intera Londra fu appunto riprogettata, come ho anticipato, su precisi canoni che miravano a ricreare in Terra geometrie esoteriche di matrice egizia ed ebraica (e non solo), nonché allineamenti con equinozi, con costellazioni e quant'altro di esoterico fosse di loro conoscenza. FINE OTTAVA PARTE (Pag 288/289 Tratto da <<Lux Tenebrae Illuminati Il volto occulto del Nuovo Ordine Mondiale>> di Adam Kadmon Priuli & Verlucca Editori) https://www.instagram.com/p/BrSOi7wA_ko/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1qib11ko7vwjz
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