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#totò rossini
volleytimes-com · 1 year
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Italy: Totò Rossini leaves Modena after 7 years at end of season (and Federici replaces him?)
🇮🇹| Totó Rossini leaves Modena after 7 years at end of season (and Federici replaces him?) 👀 🗞️| Read more on #volleytimes_com 👇🏼
One of the most prominent liberos in Italian volleyball history, Salvatore “Totò“ Rossini, said he’ll most likely leave Valsa Group Modena at the end of the ongoing season. He even stated, even though the SuperLega club didn’t make it official yet, that he’ll be replaced by Filippo Federici. The former member of the Italy National Team (2021 FIVB VNL) currently defends the colors of Vero Volley…
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vetto17-teo11-andme · 6 years
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Because I follow one (1) “supportive” team
screen taken from Rossini’s IG live 05.09.2018
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sportlaziale · 5 years
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ICS Beach Volley Tour Lazio. Alla tappa di Formia anche il “Ministro della difesa” Totò Rossini La prima tappa dell'ICS Beach Volley Tour Lazio 2019, vinta dalle coppie "azzurre" Manni-Bonifazi (maschile) e Scampoli-Varrassi (femminile), ha lasciato negli occhi di tutti i fan un grande spettacolo.
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Azimut Modena - Cucine Lube Civitanova: 3-1 
look at these two being cuties af
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westeggediting · 5 years
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Non mi piace
I parties, le feste, la trippa, le interviste, le tavole rotonde, la richiesta della firma, le lumache, viaggiare, far la fila, la montagna, la barca, la radio accesa, la musica dei ristoranti, la musica in generale (subirla), la filodiffusione, le barzellette, i tifosi di calcio,  Woody Allen (ma forse, non so, dovremmo parlarci un giorno), il balletto, il presepe, il gorgonzola, le premiazioni, le ostriche, sentir parlare di Brecht e anche Brecht, i pranzi ufficiali, i brindisi, i discorsi, essere invitato, la richiesta di pareri, Humphrey Bogart (non si può essere sempre incazzati), i quiz, Magritte, essere invitato alle mostre di pittura, alle prime teatrali, Dario Fo, i dattiloscritti, il tè, la camomilla, il caviale, l’anteprima di qualsiasi cosa, il teatro della Maddalena, le citazioni, il vero uomo, i film dei giovani, la teatralità, il temperamento, le domande, Pirandello, le crèpes suzettes, il bel paesaggio, le sottoscrizioni, i film politici, i film psicologici, i film storici, le finestre senza gli scuri, l’Impegno e il Disimpegno, il ketchup.
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Le stazioni, Matisse, l’aeroporto, il risotto, le querce, Rossini, la rosa, i fratelli Marx, la tigre, aspettare gli appuntamenti sperando che l’altro non venga più (anche se è una donna bellissima), Totò, non esserci stato, Piero della Francesca, tutto quello che ha di bello una donna bella, Omero, Joan Blondell, settembre, il gelato di torroncino, le ciliege, il Brunello di Montalcino, le culone in bicicletta, il treno e il cestino in treno, Ariosto, il cocker e i cani in generale, l’odore di terra bagnata, il profumo del fieno, dell’alloro spezzato, il cipresso, il mare d’inverno, le persone che parlano poco, James Bond, l’one step, i locali vuoti, i ristoranti deserti, lo squallore, le chiese vuote, il silenzio, Ostia, Torvaianica, il suono delle campane, trovarmi la domenica pomeriggio da solo a Urbino, il basilico, Bologna, Venezia, tutta l’Italia, Chandler, le portinaie, Simenon, Dickens, Kafka, London, le castagne arrosto, la metropolitana, prendere l’autobus, i lettoni alti, Vienna (ma non ci sono mai stato), svegliarsi, addormentarsi, le cartolerie, le matite Faber n.2, l’avanspettacolo, la cioccolata amara, i segreti, l’alba, la notte, gli spiriti, Wimpy, Stanlio e Onlio, Turner, Leda Gloria, ma anche Greta Gonda mi piaceva tanto, le soubrette ma anche le ballerine.  
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televaltiberina · 3 years
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Pallavolo serie B/M: Job Italia ad Ancona per gara 1 dei play off. "Totò" Rossini si è allenato al Pala Ioan
Pallavolo serie B/M: Job Italia ad Ancona per gara 1 dei play off. “Totò” Rossini si è allenato al Pala Ioan
Chiusa al secondo posto la regular season nel minigirone F2, la Job Italia si tuffa nei play off e farà visita in un insolito giovedì sera alla Bontempi Ancona, la terza classificata dell’altro mini raggruppamento. Negli ultimi giorni di allenamento al Pala Ioan s’è visto un ospite graditissimo, Salvatore “Totò” Rossini, libero della Trentino Volley, ex giocatore tifernate in A2, che ha dato una…
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latinabiz · 3 years
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Il formiano vice campione olimpico del Volley Salvatore Rossini si è laureato in ingegneria gestionale
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Salvatore Rossini uova tappa importante per la vita di un vice campione olimpico originario di Formia: Salvatore Rossini, 35 anni, sposato e con una lunga carriera alle spalle, ha afrontato ad un appuntamento molto importante, ossia ha discusso  la tesi magistrale in Ingegneria gestionale in teleconferenza, come il covid ha reso abituale questa situazione per gli studenti universitari. Lo ha fatto dalla sua camera d’albergo e poi ha postato le foto ricevendo una valanga di auguri,  anche quelli della Lega Pallavolo di Serie A che ha scritto: “Tanti auguri Totò Rossini che questa mattina, durante la rifinitura pre Champions, nella stanza dell’albergo di Friedrichshafen che ospita in questi giorni Trentino Volley, ha discusso da remoto la tesi per la laurea magistrale in Ingegneria gestionale dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Il titolo della tesi è legato all’attività che svolge tutti i giorni: “Il sonno come fattore determinante per la prestazione sportiva”. Al rientro dopo il match, i compagni hanno potuto festeggiare con lui il voto finale di 107 ottenuto continuando la sua carriera di atleta sempre ai vertici. Complimenti Rossini.”Per la cronaca sportiva il Trentino ha vinto con un secco 3-0 il primo match del secondo concentramento della Pool E della Main Phase di 2021 CEV Champions League, giocato il 9 febbraio alla Zeppelin CAT Halle A1 fra Lokomotiv Novosibirsk e Trentino Itas. Read the full article
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praticalarte · 4 years
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Intervista ad Alex Parisi, Pittore di Collegno
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Nome completo e professione Mi chiamo Alex Parisi. Dopo anni di praticantato legale, ho deciso di svolgere la professione del venditore di caffè e dei prodotti da bar.  Da dove vieni? Da Collegno, la famosa cittadina dello Smemorato interpretato da Totò, alle porte di Torino Come, quando e perché è iniziato il tuo amore per l'arte?​ Nel 2007, dopo il liceo artistico, sono rimasto folgorato dalle opere di due torinesi: Felice Casorati e Corrado Porchietti. Poi, grazie al mio professore di pittura al liceo: osservare il suo studio, ingombro di tele, barattoli, poesie di Baudelaire e qualche "Loreto impagliato", dimenticato qua e là tra la polvere, è stato una fonte di ispirazione costante. Mi ha molto impressionato anche l'autobiografia di Giorgio De Chirico, il quale decantava il "mestiere antico". Per lui Raffaello oggi avrebbe comprato un foglio, un làpis temperato e avrebbe disegnato. Ho quindi scoperto Pietro Annigoni, Mario Donizetti, Vespignani e altri pittori che hanno osservato la modernità nel cantuccio del loro studio, saldamente ancorati alla tradizione o al tramonto delle idee. Cosa hai studiato e dove? Dopo il liceo artistico ho studiato per mio conto e da auto-didatta, fatte salve alcune puntate a Milano tra il 2012 e il 2014, presso maestri d'arte di solido mestiere, come fanno tutti coloro che si dilettano con passione. Mi ritengo infatti un appassionato dilettante. Come studente, qual è stata la lezione più importante che hai imparato? Quella dell'osservazione dal vero o dagli antichi. In questi due poli non è compresa la fotografia: copiare una foto non è un male, ma osservare il caleidoscopio del vero e il modo in cui gli antichi hanno còlto la realtà è per me il massimo. Come artista, cosa vuoi condividere con il mondo? Tengo a precisare di essere un dilettante o, ancora meglio, un uomo che disegna e dipinge. Amo la figurazione, in tutti i suoi aspetti: per quanto mi riguarda, non c'è separazione tra un quadro di storia, una scena biblica, un paesaggio o una natura morta (anzi, preferisco la parola "vita silente", che traduce come gli inglesi e i tedeschi definiscono il genere della natura morta), purché si ponga grande attenzione alla composizione, all'equilibrio delle parti nell'insieme.  Secondo te, da dove viene l'ispirazione? In quanto cristiano evangelico, sono persuaso che l'ispirazione venga da Dio: è dunque un dono, ma anche - e soprattutto - una responsabilità. Penso che la migliore ispirazione sia quella che non mette in luce il pittore, ma la verità di quello che rappresenta. Da qui il mio particolare interesse verso gli oggetti rappresentati e la tradizione figurativa. Qual è l’elemento iniziale che innesca il processo creativo? E cosa ritieni sia più importante? Il concetto, l’idea espressa, o il risultato estetico e percettivo dell’opera? Rispondere a questa domanda è difficile, ma non voglio rinunciarvi. Anni fa ho frequentato un convegno tenuto dal compianto Fratel Enrico Trisoglio, noto grecista e studioso della patristica antica torinese. Era un uomo capace di raffinate e dignitose citazioni, di quelle che riscaldano l'uditore. Tra una lettura e l'altra di Dante e Leopardi, espose una propria immagine: tale era la descrizione di due betulle garbate e sinuose, dolcemente attraversate da brezze primaverili. Come non rimanere colpiti dalla sinuosità degli alberi e dal loro maestoso portamento, spesso valorizzato dagli antichi che hanno dipinto campagne romane o rovine? Posso dire che questa immagine, e ciò che evoca, è il mio elemento iniziale che innesca il processo creativo.
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Studio di una mano dal manuale di Bargue
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Studio di scultura dell’Accademia Albertina di Torino
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Studio per un quadro con armenti Quale fase dell'arte ti colpisce di più? Quella relativa al disegno e alla preparazione della sotto-pittura. Per chi conosce la musica barocca, queste fasi del lavoro sono equiparabili al "basso continuo", conferendo solidità e maestosità all'opera. Perché hai scelto le arti visuali? Le arti visuali comprendono diversi aspetti della realtà e forniscono diverse chiavi di lettura. Le buone figurazioni, in particolare, possono stupire e, al contempo, suscitare interrogativi. Cosa si prova a manipolare la materia per creare un’opera visiva? La sensazione che prova un artigiano quando utilizza i mezzi di cui dispone per realizzare, nel modo più onesto possibile, un'opera. È difficile discorrere d’arte senza parlare di sé. Quanto c’è della tua storia, dei tuoi ricordi, della tua vita intima, nelle opere che realizzi? A mio avviso molto poco. Credo che lo studio perseverante del vero e delle maniere degli antichi maestri aiuti a superare le proprie vicissitudini. Ancora una volta, credo che l'interesse sia da spostare sull'opera, più che sull'autore. Qual è l'importanza di trasmettere la conoscenza artistica alle nuove generazioni? Massima: la società occidentale è bombardata da moltissime immagini, ma non sa inventarne di nuove. Inoltre, manca la tradizione, un pilastro che rimane intatto tra una moda e l'altra. Secondo te qual è la funzione sociale dell'Arte? Non saprei rispondere a questa domanda. Più che di funzione sociale, parlerei di funzione "civile", ricordando chi siamo stati nel Rinascimento, per non lasciare spazio all'oblio e alle barbarie Siamo la civiltà che ha prodotto il prodigio della musica partenopea del XVIII secolo, da lì vengono Bellini, Donizetti, Rossini e Verdi; anche quest'ultimo parlava di "ricerca del vero" nelle proprie opere. Ecco, che ciascuno di noi lo ricerchi, senza esitazione... Cosa dicono le tue opere? Quali messaggi vogliono comunicare? Sono felice quando viene affermato che ricerco il vero e lo rappresento con un forte equilibrio tra maniera e realtà. Parlino gli oggetti e le figure, sospesi nel silenzio e sottratti al tempo. Quale messaggio personale vorresti lasciarci? Quello di amare profondamente il vero impresso nelle cose. Osservatelo, coglietene le forme armoniose e raffiguratele, con la maggiore onestà possibile. Amate le forme eleganti, maestose e sinuose racchiuse in ogni oggetto: dalla foglia al quadro di storia, sempre vi può essere la motivazione per disegnare e dipingere con dedizione.  Grazie Alex Read the full article
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gazzettadimodena · 5 years
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Le due stelle del volley sui social: «Io e Totò siamo in piazza Grande» Il libero posta: «Prima che sportivo sono un cittadino fortunato» https://ift.tt/2D3BXKo
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gramilano · 6 years
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Excelsior, choreography Ugo Dell’Ara, 1967 Maggio Musicale Fiorentino
Vittoria Crespi Morbio, the writer of an exceptional collection of books produced by the Amici della Scala, has written monographs on important artists who have collaborated with Teatro alla Scala – some celebrated, some largely forgotten. These little gems are precious in the content but lacking in their scale. However, luckily, the Friends of La Scala sometimes bring out glorious coffee-table volumes, and this season there are two.
Incantesimi
Incantesimi (Incantations), celebrates Amici della Scala’s 40th birthday and was tied in with an exhibition at Milan’s Palazzo Reale. The volume features costumes seen at La Scala from the 1930s to today, but it’s no picture book with loving closeups of the stitching – though there is that too – but each costume is put in context.
Lila De Nobili’s celebrated 1963 production of Aida for Franco Zeffirelli, for example, is represented by Amneris’s costume designed for Fiorenza Cossotto. The book shows some of De Nobili’s gloriously pictorial designs, the design for the costume itself, detailed photos of the costume and its costume jewellery as well as photos of Cossotto wearing the costume both on and off stage.
There is Marilyn Horne’s delightfully eccentric costume by Pier Luigi Pizzi for the 1969 Oedipus Rex; Nicholas Georgiadis’s costume for Rudolf Nureyev for the 1969 Nutcracker, there are costumes from Giorgio Strehler’s production of Die Entführung aus dem Serail designed by Luciano Damiani, Karl Lagerfeld’s designs for Berlioz’s Les Troyens, Gianni Versace’s costume which was worn by both Monserrat Caballé and Helga Dernesch in Robert Wilson’s Salome, and Carla Fracci’s costume for Heinz Spoerli’s La fille mal gardée designed by Luisa Spinatelli.
Aida, 1963, Cossotto with Zeffirelli. Costume by Lila De Nobili. Photo Piccagliani
Aida, 1963. Amneris (Cossotto). Photo Francesco M Colombo
Oedipus Rex, 1969, Marilyn Horne, costume by Pierluigi Pizzi, photo by Piccagliani
Oedipus Rex, detail, 1969, costume by Pizzi, photo by Francesco M. Colombo
There are stage costumes designed by Oscar-winners Oscar Piero Tosi, Gabriella Pescucci and Franca Squarciapino, and those worn by Maria Callas, Renata Tebaldi, and Boris Christoff.
The book shines light on the history of costume and illustrates the evolution of taste and style, the inventiveness of juxtapositions of materials, cuts and fabrics through the creativity of costume designers and the skill of the La Scala costumiers.
La sonnambula, Tosi e Callas, 1957 Foto Piccagliani
La sonnambula, costume design for Amina by Piero Tosi, 1955
La sonnambula, 1955, costume by Tosi, photo by Francesco M. Colombo
La sonnambula, 1955, Maria Callas, photo by Piccagliani
Coltellacci
The second large volume looks at the theatre and cinema design and artwork of Giulio Coltellacci (1916-1983). His career began in graphics, fashion, furnishings and painting. In Paris in the 1950s he drew many covers for Vogue magazine; however in the late forties his career took a change of course when he began designing scenery for director Giorgio Strehler at Milan’s legendary Piccolo Teatro.
During a career lasting over forty years he worked in musical theatre, designed costumes for movie stars, created sets for cinema and theatre, for ballets and operas, he invented stage machinery, and painted stage backdrops.
Between 1949 and 1972 he worked as a set designer for La Scala, creating designs for opera and ballets by Tchaikovsky, Donizetti, Giordano, Mascagni, Petrassi, Respighi and Rossini. The conductor with whom he collaborated the most was Gianandrea Gavazzeni.
Ulysses, film by Camerini, Mangano, Coltellacci, 1954
Coltellacci with Gassmann in the 1950s
Questa volta parliamo di uomini, Coltellacci, Wertmuller,1965
In Crespi Morbio’s essay – also in English – she writes:
Everybody who knew him and was connected with him remembers Coltellacci as a kind man, generous, extremely courteous, with a strong sense of friendship, able to enjoy himself and live well. But nobody can tell us about the most intimate part of his personality. There is no place gossipier than the theatre backstage: Coltellacci spent his whole life backstage and yet appears to have been spared by gossip, shielding his affections, the private part of his life, from curiosity…
This impression of a polite mask remains unchanged over time: in the photographic portraits of him in his youth, in the enigmatic self-portrait he painted in the 1950s where a hand in a red velvet glove is holding a dagger, up to the last stage of his life when to complete the concealing operation a moustache appears, making him look like an Englishman.
The lavishly illustrated book also contains a complete catalogue of his work, year by year, in all genres.
Aggiungi un posto a tavola, musical comedy by Garinei and Giovannini, 1974
La rosa del sogno di Casella, choreography Milloss, Rome Opera Ballet, 1967
Ciao, Rudy, musical comedy by Garinei and Giovannini
Riflessi nell’oblio di Respighi, choroegraphy Milloss, Teatro alla Scala, 1952
Personal favourites are his work on The Two Queens (Anne of a Thousand Days and Elizabeth of England) with Vittorio Gassman and Lilla Brignone; His Sleeping Beauty, danced by Margot Fonteyn in 1959; his work for revues by Garinei and Giovannini and with the queen of camp and extravagant style, Wanda Osiris; his famous Pinocchio costume for the film Totò in Colour; the 1950s film Ulysses with Silvana Mangano and Kirk Douglas; the film Casanova 70 with Virna Lisi and Marcello Mastroianni, as well as the stage musical Ciao, Rudy with Mastroianni on the life of Rudolf Valentino;  his stunning ballet costumes for Milan and Rome; his costume for Jane Fonda in Barbarella; his designs for the ballet Excelsior; his costumes for Sophia Loren in Francesco Rosi’s More than a Miracle; Roland Petit’s Le Fantôme de l’Opéra at the Palais Garnier in 1980; and, again with Petit, his Les Contes d’Hoffmann in Monte-Carlo in 1982.
He died aged 67 in Rome in June 1983, and is buried in the Cast San Pietro cemetery.
Ciao, Rudy, musical comedy by Garinei and Giovannini, with Mastroianni, 1966
Both books are available online:
Incantesimi. I costumi del Teatro alla Scala dagli anni Trenta a oggi
Coltellacci. Teatro cinema pittura-Theatre cinema painting
Two beautiful volumes from Amici della Scala: 80 years of costumes at La Scala and the designer Coltellacci Vittoria Crespi Morbio, the writer of an exceptional collection of books produced by the Amici della Scala, has written monographs on important artists who have collaborated with Teatro alla Scala – some celebrated, some largely forgotten.
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fiocchiandflowers · 10 years
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ho fatto meglio di ross? bruno.. peggio è impossibile
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vetto17-teo11-andme · 7 years
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Videos from 2016 that are in my drafts waiting to be translated [2/3] ↳ Modena Volley Christmas celebrations, thanks to Earvin N’Gapeth
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Go Rossiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!
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praticalarte · 4 years
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Nome completo e professione
Mi chiamo Alex Parisi. Dopo anni di praticantato legale, ho deciso di svolgere la professione del venditore di caffè e  dei prodotti da bar. 
Da dove vieni? Da Collegno, la famosa cittadina dello Smemorato interpretato da Totò, alle porte di Torino
Come, quando e perché è iniziato il tuo amore per l’arte?​ Nel 2007, dopo il liceo artistico, sono rimasto folgorato dalle opere di due torinesi: Felice Casorati e Corrado Porchietti. Poi, grazie al mio professore di pittura al liceo: osservare il suo studio, ingombro di tele, barattoli, poesie di Baudelaire e qualche “Loreto impagliato”, dimenticato qua e là tra la polvere, è stato una fonte di ispirazione costante.
Mi ha molto impressionato anche l’autobiografia di Giorgio De Chirico, il quale decantava il “mestiere antico”. Per lui Raffaello oggi avrebbe comprato un foglio, un làpis temperato e avrebbe disegnato. Ho quindi scoperto Pietro Annigoni, Mario Donizetti, Vespignani e altri pittori che hanno osservato la modernità nel cantuccio del loro studio, saldamente ancorati alla tradizione o al tramonto delle idee.
Cosa hai studiato e dove? Dopo il liceo artistico ho studiato per mio conto e da auto-didatta, fatte salve alcune puntate a Milano tra il 2012 e il 2014, presso maestri d’arte di solido mestiere, come fanno tutti coloro che si dilettano con passione. Mi ritengo infatti un appassionato dilettante.
Come studente, qual è stata la lezione più importante che hai imparato? Quella dell’osservazione dal vero o dagli antichi. In questi due poli non è compresa la fotografia: copiare una foto non è un male, ma osservare il caleidoscopio del vero e il modo in cui gli antichi hanno còlto la realtà è per me il massimo.
Come artista, cosa vuoi condividere con il mondo? Tengo a precisare di essere un dilettante o, ancora meglio, un uomo che disegna e dipinge. Amo la figurazione, in tutti i suoi aspetti: per quanto mi riguarda, non c’è separazione tra un quadro di storia, una scena biblica, un paesaggio o una natura morta (anzi, preferisco la parola “vita silente”, che traduce come gli inglesi e i tedeschi definiscono il genere della natura morta), purché si ponga grande attenzione alla composizione, all’equilibrio delle parti nell’insieme. 
Secondo te, da dove viene l’ispirazione? In quanto cristiano evangelico, sono persuaso che l’ispirazione venga da Dio: è dunque un dono, ma anche – e soprattutto – una responsabilità. Penso che la migliore ispirazione sia quella che non mette in luce il pittore, ma la verità di quello che rappresenta. Da qui il mio particolare interesse verso gli oggetti rappresentati e la tradizione figurativa.
Qual è l’elemento iniziale che innesca il processo creativo? E cosa ritieni sia più importante? Il concetto, l’idea espressa, o il risultato estetico e percettivo dell’opera? Rispondere a questa domanda è difficile, ma non voglio rinunciarvi. Anni fa ho frequentato un convegno tenuto dal compianto Fratel Enrico Trisoglio, noto grecista e studioso della patristica antica torinese. Era un uomo capace di raffinate e dignitose citazioni, di quelle che riscaldano l’uditore. Tra una lettura e l’altra di Dante e Leopardi, espose una propria immagine: tale era la descrizione di due betulle garbate e sinuose, dolcemente attraversate da brezze primaverili.
Come non rimanere colpiti dalla sinuosità degli alberi e dal loro maestoso portamento, spesso valorizzato dagli antichi che hanno dipinto campagne romane o rovine? Posso dire che questa immagine, e ciò che evoca, è il mio elemento iniziale che innesca il processo creativo.
Studio di una mano dal manuale di Bargue
Studio di scultura dell’Accademia Albertina di Torino
Studio per un quadro con armenti
Quale fase dell’arte ti colpisce di più? Quella relativa al disegno e alla preparazione della sotto-pittura. Per chi conosce la musica barocca, queste fasi del lavoro sono equiparabili al “basso continuo”, conferendo solidità e maestosità all’opera.
Perché hai scelto le arti visuali? Le arti visuali comprendono diversi aspetti della realtà e forniscono diverse chiavi di lettura. Le buone figurazioni, in particolare, possono stupire e, al contempo, suscitare interrogativi.
Cosa si prova a manipolare la materia per creare un’opera visiva? La sensazione che prova un artigiano quando utilizza i mezzi di cui dispone per realizzare, nel modo più onesto possibile, un’opera.
È difficile discorrere d’arte senza parlare di sé. Quanto c’è della tua storia, dei tuoi ricordi, della tua vita intima, nelle opere che realizzi? A mio avviso molto poco. Credo che lo studio perseverante del vero e delle maniere degli antichi maestri aiuti a superare le proprie vicissitudini. Ancora una volta, credo che l’interesse sia da spostare sull’opera, più che sull’autore.
Qual è l’importanza di trasmettere la conoscenza artistica alle nuove generazioni? Massima: la società occidentale è bombardata da moltissime immagini, ma non sa inventarne di nuove. Inoltre, manca la tradizione, un pilastro che rimane intatto tra una moda e l’altra.
Secondo te qual è la funzione sociale dell’Arte? Non saprei rispondere a questa domanda. Più che di funzione sociale, parlerei di funzione “civile”, ricordando chi siamo stati nel Rinascimento, per non lasciare spazio all’oblio e alle barbarie Siamo la civiltà che ha prodotto il prodigio della musica partenopea del XVIII secolo, da lì vengono Bellini, Donizetti, Rossini e Verdi; anche quest’ultimo parlava di “ricerca del vero” nelle proprie opere. Ecco, che ciascuno di noi lo ricerchi, senza esitazione...
Cosa dicono le tue opere? Quali messaggi vogliono comunicare? Sono felice quando viene affermato che ricerco il vero e lo rappresento con un forte equilibrio tra maniera e realtà. Parlino gli oggetti e le figure, sospesi nel silenzio e sottratti al tempo.
Quale messaggio personale vorresti lasciarci? Quello di amare profondamente il vero impresso nelle cose. Osservatelo, coglietene le forme armoniose e raffiguratele, con la maggiore onestà possibile. Amate le forme eleganti, maestose e sinuose racchiuse in ogni oggetto: dalla foglia al quadro di storia, sempre vi può essere la motivazione per disegnare e dipingere con dedizione. 
Grazie Alex
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Intervista ad Alex Parisi, Pittore di Collegno Nome completo e professione Mi chiamo Alex Parisi. Dopo anni di praticantato legale, ho deciso di svolgere la professione del venditore di caffè e  dei prodotti da bar. 
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Between commentators and players....I really don't know who's craziest!!!
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Minchia Rossini!!!
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