Tumgik
#sto post durerà pochissimo
lapizzicata · 6 months
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Mi piace leggere le vite dei santi perché trovo siano la perfetta unione di horror e fantasia. In particolare, fatta eccezione per san Lorenzo e san Sebastiano, amo le vite delle sante, che sono sempre assurde. Riconducibili (e vorrei vedere) ai miti greci, queste donne, quando non psicolabili, molto spesso subivano l'ira di dio e degli uomini per colpe di altri. Espiavano peccati non propri. Si ribellavano. Morivano male. Diventavano sante.
A Palermo ho comprato un libro molto bello. Sante ragazze, di Ljubiza Mezzatesta, (cercatela) una donna fantastica, ingarellata sull'agiografia femminile. Lo sfoglio spesso, confronto le informazioni con quelle che conosco io, imparo nuove cose e leggo dei pezzi alle mie gatte che non comprendono moltissimo di quello che dico; così ho pensato di leggere per chi mi ascolta, il che, per il lavoro che faccio, è davvero una cosa buffa e a parti invertite, ma tant'è. Ho problemi con le erre e all'inizio del pezzo ce ne sono tantissime. Ho problemi con il respiro, perché fumo e non sono abituata a leggere ad alta voce. Ho problemi proprio nella gestione della mia voce, ma mi sono divertita tantissimo e sento di avere un futuro nei podcastahahahahah.
Evviva Santa Lucia. (l'immagine è Santa Lucia, sempre di Ljubiza Mezzatesta)
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still-a-sketch · 5 years
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24 maggio 2019
Decisamente non dovrei essere qui a scrivere, ma sulla via per andare a nanna. Domani e dopodomani saranno giornate parecchio stressanti, e dovrei almeno tentare di salvaguardarmi con una nottata di sonno.
...no eh?
Questo weekend avrò (finalmente) gli ultimi due giorni di riprese di un corto di uno studente di film making della mia Accademia. Dico “finalmente” perché avremmo dovuto finire quasi un mese fa, ma una serie di sfortunati eventi (cit.) ha portato a rimandare e rimandare. Questo per me, che se non ho tutto programmato nei minimi dettagli sclero, è stato davvero pesante da sopportare. Mi rendo conto che ho un’enorme rigidità verso l’imprevisto, e questo amplifica il motivo per cui ho definito le due prossime giornate “parecchio stressanti”.
Cosa è questo corto? Per chi non lo sapesse, generalmente nelle scuole di cinema agli studenti degli indirizzi di film making/video making viene chiesto di realizzare come prova di esame (o una delle prove) un cortometraggio da loro scritto. È così che lo scorso anno ho iniziato a muovere i primi passi nell’ambito della recitazione davanti alla telecamera: grazie a corti di studenti, prima di una scuola della mia città e poi dell’Accademia NEMO di Firenze (con la quale ho ri-collaborato anche quest’anno, dato che gli ero piaciuta e mi hanno richiamata). Insomma, questo studente della mia Accademia ha fatto un casting interno alla scuola, per scegliere fra tutti noi studenti di primo e secondo anno due attori per il suo corto. E sì, sono stata una di quei due, nonostante una volta uscita dal provino avessi la certezza matematica di aver fatto un’impressione pessima (vi dico solo che a metà provino, che sappiate vengono registrati, ho chiesto se mi potessi togliere l’apparecchio perché non riuscivo a parlare bene). Il che, diciamocelo, mi ha fatto un piacere immenso dato che io sono solo al primo anno (e comunque a prescindere, anche fossimo state solo due candidate, mi sarei sentita come avessi vinto l’Oscar).
Il problema? Che il mio dca mi rende tutto questo, potenzialmente fantastico, una sorta di incubo perverso. Perché? Risposta ovvia: a causa del fatto che dovrei mangiare in presenza degli altri.
(continua)
La troupe è formata da tutti i ragazzi del corso di film making, ognuno con un ruolo preciso (regista, operatore, DOP, ecc) più il loro insegnante più altri due ragazzi che come me recitano (uno dei due è quello a cui faccio da tutoraggio linguistico, che è raccomandato come solo Dio sa cosa). Dato che le riprese inizieranno alle 11 e finiranno non si sa quando, è abbastanza ovvio che perlomeno il pranzo si presuma lo faremo tutti là.
Interferenza di sistema: mangiare davanti a persone che conosco è in assoluto uno dei miei blocchi più grandi. Che vedano cosa mangio, quanto mangio... ma semplicemente che vedano CHE MANGIO. Ovviamente so che nessuno di loro pensa che io campi d’aria, ma la razionalità in questi casi non serve. Il risultato è che ho passato tutta la sera a fare calcoli su comequandocosa mangiare in modo che loro in tutto il giorno mi vedano mangiare solo una mela. E persino pensare al fatto che mi vedano mangiare una mela intera mi mette in crisi.
Mi rendo conto che è assurdo. Mi rendo conto che è puro nonsense. Ma non ci riesco. Non riesco a fregarmene, non riesco a dirmi “tutte le persone di questo mondo per stare vive mangiano quindi non è che mangiando davanti a loro farai qualcosa di assurdo e anormale”. Ma per me È assurdo e anormale! Mi è capitato spessissimo, anche in biblioteca, di nascondermi a mangiare dietro le macchinette o addirittura in bagno perché ho visto arrivare qualcuno che conosco. È una paura talmente radicata che non riesco ad affrontarla. Non riesco a razionalizzarla, non riesco a superare quel “vorrei che loro mi identificassero come la ragazza che non mangia/che mangia pochissimo”. Dopotutto è stata proprio quella frase a farmi tuffare di testa nel dca, nel 2013, quando ero ancora in bilico: “certo che tu mangi proprio poco”. Un commento da niente, ma che per me in quel momento fu come un’illuminazione divina... che poi si è rivelata tutto l’opposto.
Come si fa ad affrontare giganti più grandi di noi? Anche in questo momento mi sto arrovellando su questi comequandocosa, e tutte le volte mi sembra che non avrò mai la capacità di superare questo ostacolo. Sono questi i momenti in cui mi rendo conto della merda in cui il mio dca mi tiene. Sono questi i momenti in cui mi viene da piangere. Sono questi i momenti in cui provo rabbia e odio e disperazione, ma non so verso chicosa indirizzarli. La prossima settimana sarò ad un LARP, ed indovinate chi scartabella da un mese per decidere come organizzare l’aspetto alimentare per via della presenza di altre persone?
Non posso andare avanti a barrette energetiche e barrette proteiche, comode da nascondere ma decisamente non l’alimentazione più sana del mondo. Ho fatto tanti passi avanti, perché verso questo provo ancora così tanto orrore?
Faccio domande retoriche, ma so almeno in parte il perché. Perché ancora non riesco a schiodarmi da dentro il desiderio che la gente si riferisca a me come “quella che non mangia”. Perché ancora non riesco a concepire cosa mai potrei essere se non questo. Perché continuo a cercare di arrampicarmi sugli specchi, ma durerà solo fino a che scivolando non ne romperò uno e mi causerò non solo altri anni di sfiga ma principalmente un sacco di ferite.
Mi dispiace per il tono di questo post. Non voleva essere così... malato. Dovrei essere felice e non vedere l’ora, invece tutto questo seppur presente viene oscurato da un’ombra che fagocita tutto.
Chiedo scusa se posso aver turbato qualcuno. Non era mia intenzione, e mai lo sarà. Non mi vedrete mai nella vita incoraggiare questi comportamenti o osannare l’ideale di ragazza che non mangia.
Non più.
Vi auguro una buona notte, sweet dreams.
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silent-implosion · 4 years
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È il mio compleanno, non ci metto aspettative o altro, sono sempre stato quel tipo di ragazzo non molto felice e non a suo agio in determinate situazioni e in realtà non capisco molto il senso di festeggiare una cosa del genere.
Però oggi sono felice, non usavo questa parola nei miei confronti da tanto tempo e mi sento sollevato, so che durerà pochissimo
Ma sto scrivendo questo perché quando rileggo tutti i miei post qui sopra ritorno un po' nella situazione mentale in cui stavo mentre li scrivevo
Quindi oltre a fare questo "favore" al me del futuro, voglio anche ricordarmi del fatto che anche se ogni volta che raggiungo un obbiettivo e non mi sembra come lo immaginavo o non mi soddisfa davvero, l'importante è fermarsi alla felicità di quell' attimo.
Che non vuol dire accontentarsi ma non analizzare ogni minima cosa ed essere un po' più "superficiali", perché alla fine è tutto più povero di come lo idealizziamo quindi non ha senso demonizzare noi stessi o cercare qualcosa da esorcizzare, ma capire perché si dovrebbe essere felici e fermarsi, tutto questo perché all'inzio mi stavo facendo abbattere di nuovo ma mi sono fermato...
In realtà vorrei che fossi arrivato a determinate conclusioni da solo per maturità personale... ma infondo è, appunto, tutto più semplice, penso di amare una persona e penso che questa persona mi ami davvero tanto e questo basta a farci stare meglio, appoggiarsi è bruttissimo perché si ha la paura che le gambe si addormentino e si cada nel baratro, di perdere la consapevolezza dell'esistenza di un pavimento al di sotto
Ma appogiarsi a qualcuno che si ama ci rende più leggeri e più dediti ad apprezare la felicità ed ora ci sarebbero un sacco di "ma"
Ma ho appena detto che ci si deve fermare e io mi fermo qui.
Ti amo Bobbi e grazie di tutto
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