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#spesa consapevole
veggiechannel · 25 days
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Non perdete il primo appuntamento della "Cucina consapevole: guida pratica alla spesa salutare con Isabella Vendrame"
Giovedì 9 maggio alle 19:00! 💼 Cosa? Una serata con Isabella Vendrame, la psicologa food coach, vegan blogger e membro dello staff di Veggie Channel. 🎥 Dove? In diretta sulla piattaforma Zoom.
Scopriremo insieme come fare acquisti intelligenti e sostenibili per:
Frutta secca 🥜 Frutta essiccata 🍇 Composte di frutta 🍓 Bevande vegetali 🥛 Fiocchi di avena e granole
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enrico66m · 5 months
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Dalla spesa indifferente alla spesa resistente - Video 4 from Enrico Mattioli on Vimeo.
Manuale di sostegno per il consumatore - Scarica il bianciardino da http://www.stradebianchelibri.com/mattioli-enrico---dalla-spesa-indifferente-alla-spesa-resistente.html
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ideeperscrittori · 7 months
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(Io che parlo di cazzate su Facebook)
– Non mi piace il tuo comportamento su Facebook.
– Cosa intendi?
– Ci sono guerre, tragedie, il pianeta sembra incamminato verso lo sfacelo, e tu ogni tanto scrivi post a proposito di cazzate. Perché?
– Perché sono un essere umano. Le cazzate sono una parte essenziale della mia vita.
– Non è una buona scusa. Mentre tu parli di cazzate, sai cosa succede? La gente muore.
– Lo so.
– Mentre tu fai la recensione di un film trash, ci sono corpi di bambini che vengono mutilati.
– Ne sono amaramente consapevole.
– Qualche giorno fa hai scritto un post sul tuo profilo personale. Te lo ricordi?
– No. Forse l'ho rimosso dall'archivio della mia memoria.
– Te lo ricordo io. Parlava di sacchetti della spesa. Ti lamentavi del fatto che non ricevi ovazioni ogni volta che ne apri uno al primo colpo. Proprio mentre immense tragedie fanno precipitare l'umanità nel baratro, tu hai il coraggio di essere triste per una stronzata del genere.
– A volte sono triste anche per cose più stupide. A volte sono triste senza un motivo umanamente comprensibile. A volte vedo una giacca verde e mi sento triste.
– E quando ti lamenti perché non fanno la seconda stagione di una serie che ti è piaciuta? Vogliamo parlarne?
– Non infierire. Mi piaceva quella serie. Mi rendeva le serate più piacevoli.
– Ti sei lamentato per il caldo. Lo hai fatto per mesi. Ci sono catastrofi che distruggono la vita delle persone e tu cosa fai? Ti lamenti per il caldo. Non provi vergogna?
– Non ho scuse.
– Certo che non ne hai.
– E sai cosa fai ogni tanto? Questa è forse la cosa che mi innervosisce maggiormente. Condividi stupidi meme. E magari ci ridi su. Mentre tu ridi, la gente muore.
– Cosa dovrei fare?
– Semplice. Fai come me. Renditi utile. Informa le persone a proposto dei grandi problemi che mettono in pericolo la sopravvivenza dell'umanità.
– Ne parlo ogni tanto. Nel mio piccolo, sono un attivista libertario.
– Devi parlarne sempre.
– Non posso farlo.
– Perché?
– Perché sono un essere umano. Mi aggrappo alle cazzate per sopravvivere. E poi non voglio mentire. Non voglio dare un'immagine eroica di me stesso. Sono come tante altre persone. Forse peggio. Sono un pantofolaio asociale. Non c'è nulla di più inutile di un pantofolaio asociale. Ho un sacco di passioni stupide e disimpegnate, che servono solo a farmi passare le ore. E servono anche per non farmi pensare all'incessante scorrere del tempo.
– Ecco che ricominci. Ora ti lamenti dello scorrere del tempo. C'è gente che muore prima dei vent'anni e tu stai qui a piagnucolare per il tempo che passa, invece di ringraziare la buona sorte per essere ancora vivo.
– Faccio schifo. Contento? Se fossi una persona che sta per essere uccisa, sai cosa rimpiangerei?
– Sentiamo.
– Le cazzate. Avrei una struggente nostalgia delle cazzate. Si, sono fatto così.
– E ne vai fiero, immagino.
– Per niente.
– Non sperare di ottenere una sorta di redenzione con questa tua ammissione.
– Per fortuna ci sei tu che cambi il mondo con i tuoi post su Facebook.
FINE
[L'Ideota]
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megabif · 4 months
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Nico Vascellari
Alessio
Via
 Roma, un ragazzo fischia fuori da un bar imitando il canto degli uccelli. Il tempo e la vita attorno a lui sembrano scorrere tranquilli, una donna entra ed esce con la spesa, le auto si muovono, la gente parla, beve il caffè, mangia un cornetto. A Firenze, Alessio di Nico Vascellari è un’azione coreutica che coinvolge oltre trenta performer all’interno del magnifico Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, decorato nel XVI secolo per celebrare il potere di Cosimo I de’ Medici e le conquiste di Firenze sotto la sua guida. Qui lo sguardo scorre lungo le pareti, tra affreschi e sculture affollati da corpi in azione. E mentre gli occhi scoprono continui dettagli tra centinaia di combattenti avviluppati in gesti trionfali o in duelli all’ultimo sangue, la contemplazione diviene un’esperienza che coinvolge tutti i sensi mentre risuonano le urla di quella moltitudine di uomini. Alessio è questo e molto altro, è un’opera che nasce da quelle immagini ma non solo, è un lavoro attorno alla gestualità e alla sua istintività, è un ragazzo che fischia fuori da un bar.
Una performance senza aggettivi. Alessio, che Nico Vascellari porta nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio è una coreografia di corpi i quali riproducono gli stessi gesti che, a video, fa il giovane ventiseienne romano da cui prende il titolo il lavoro dell’artista di Vittorio Veneto: Alessio, un ragazzo autistico.
La mamma, racconta che, fino ai due anni e mezzo, sembrava che tutto filasse liscio: «Poi la sua regressione verbale e l’inizio di una vita e di una modalità di comunicazione nuova, fatta di gesti. Alessio vive oggi la relazione con l’altro da sé in questo modo. Oltre ad alcune regole che si devono seguire io lo lascio molto libero di esprimersi come vuole. Lui è molto consapevole di se stesso. Ed è più libero dei suoi coetanei. Frequenta una cooperativa sociale. È seguito da una psicologa e da pochissimo ha un’assistenza, la chiedevo da 8 anni. Adesso finalmente è arrivata e questo gli consente di passare il suo tempo libero accanto ai ragazzi della sua età». 
Una performance senza aggettivi, si diceva, quella che ci mostra il ragazzo davanti a un supermercato e sotto di lui 30 ballerini a riprodurne le movenze (è arrivata Asia Argento, amica personale dell’artista, per vederla). Un’ora durante la quale non si tratta di distinguere tra chi è normale e chi no. Chi è diverso e chi no. Quello che, senza scossoni, senza turbamenti, senza giudizio, ci mostra il lavoro di Vascellari su Alessio è un linguaggio gestuale fatto di ripetizioni, di suoni gutturali, di un corpo che ha bisogno di toccarsi per percepire se stesso in relazione con gli altri (la mano più volte sbattuta sulla fronte, i salti, gli schiaffi ripetuti in varie parti delle gambe). Cose così. Nulla di più nulla di meno. 
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oretsim-mistero · 1 year
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Beh sì, forse non è così che dovrebbe funzionare;
Quando bevo quel bicchiere in più incomincio a parlare della relazione, mi metto a piangere, come una bambina. Perché, benché da sobria io trattenga tutti quei sentimenti, tutte quelle emozioni, appena comincio ad essere un attimo brilla, la realtà si rivela ai miei occhi e non rimane altro che tristezza per la mia vita e per il modo in cui sto decidendo di viverla. È ormai quasi più di un anno che me lo domando "perché sei ancora qui Andrea?" "Perché non te ne sei ancora andata?", è come se la vivessi come una specie di penitenza per tutte le persone a cui ho fatto male facendo questa scelta, scegliendo il posto in cui ho deciso di essere. È solo un modo, come un altro, per farmi del male, scegliere di soffrire per non ammettere a se stessi che forse, quella che un tempo era scelta giusta, non lo è più. Scegliere di soffrire per chiedere scusa a quelle persone che ho ferito. Scegliere di soffrire per punire se stessi.
Forse questo non è il modo giusto.
Forse non è così che dovrebbe funzionare.
Forse ubriacarsi e fare delle figuracce nel paese in cui vivo, urlando la mia volontà di offrire da bere al signore che ritira la plastica, davanti a tutti, davanti a lui, forse delle cose le insegna.
Forse non ricordarmi quasi tutta la serata ed essere stata riaccompagnata a casa dalle mie colleghe, dopo aver riso e pianto e parlato in modo sconnesso, forse è servito a qualcosa.
"una settimana o due, non cambia niente" è questo quello che ti ho detto una volta tornata a casa, è questo che mi hai detto di aver detto. È questo che mi ripeto da quasi un anno. "Una settimana, prova, vediamo come va, vediamo se cambia qualcosa." . I miei sentimenti sono sempre gli stessi, io ti voglio bene, non di più, né di meno di tempo fa. Il sentimento si è evoluto, ha cambiato modo in cui esprimersi ed ora, io, lasciandoti, non sopporto l'idea di fare soffrire un altra persona, per colpa mia, per una mia scelta.
In due anni, quasi tre, che stiamo insieme, mi hai detto due volte "ti amo", una volta quando ti volevo lasciare all'inizio della nostra relazione, un altra volta quando mi son proposta di andare da sola a fare la spesa nel mentre che guardavi una partita di calcio. Situazioni molto diverse, davvero molto diverse, la prima volta ci sta, la situazione lo permetteva, la paura di essere abbandonati, la paura di essere lasciati da soli, è comprensibile reagire dicendo "ti amo" ed io, per rispetto a quelle parole, sono rimasta, cosciente del fatto che fossero solo dettate dalla situazione, cosciente del fatto che non fossero dette con sincerità, ma al contrario, erano dette con paura ma io, consapevole, ho preso la mia coscienza ed ho mostrato rispetto a quelle due parole con così tanto potere nella mia testa, per me non sono parole facili, non sono parole leggere. La seconda volta in cui me lo hai detto però mi ha fatto capire davvero il tuo animo, sono rimasta delusa, con così tante occasioni in cui hai avuto l'opportunità di dirmelo, con così tante possibilità, me lo hai detto in quel momento, per una partita di calcio.
Io sono sempre stata coerente, mi è capitato una volta di pensarlo, che ti amassi, forse due volte, ma non te lo ho mai detto, né non te lo ho mai scritto, perché io ti voglio bene, ma non ti amo.
"E allora perché stai con una persona che non ami?" Perché all'inizio i sentimenti erano diversi, perché magari non volevo ammetterlo a me stessa, che lo amassi, perché magari serviva più tempo, perché magari c'era il beneficio del dubbio.
Il beneficio del dubbio, è quello, è colpa sua, il non voler dare ascolto al cuore, perché la mente gli dice che forse si è sbagliato, forse c'è un altra possibilità, forse si può cambiare qualcosa.
Cambiare, come se si stesse parlando di un paio di jeans.
Il beneficio del dubbio è quella cosa che quando cammini in un labirinto non ammetti che hai preso la strada sbagliata sino a che non sbatti la faccia contro al muro.
Probabilmente sono una di quelle persone tanto insicure che vendono il loro tempo per un poco di attenzione.
Probabilmente dovevo girare a sinistra e non a destra, ma magari, sono ancora in tempo per trovare l'uscita.
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cariceto · 2 years
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Del primo episodio ossessivo non saprei raccontare molto. È probabile che si trattasse della meticolosa cura con cui ero solita allineare le ciabatte alla destra del letto, dritte nel loro quadrato di pavimento quasi perfetto, prima di andare a dormire. Allora era semplice: bastava questo, non c’erano le ripetizioni a multipli di tre nè le complicanze legate alla combinazione della gestualità col pensiero positivo; mancavano persino i sottoschemi: li avrei creati dopo, non so ancora se per rendermi più difficile l’esecuzione del gesto. D’ altro canto attendersi di superare prove via via più intricate autoimposte, oltre alla noia di un’infanzia spesa nel pastoso nulla bucolico meridionale, ha come unica altra spiegazione il tentativo di legittimare - attraverso un proprio falso consenso- la pretesa di un genitore già troppo appassionato di aspettative e desideri per la propria unica figlia speciale. Qualunque fosse la verità, l’elemento di difficoltà che sarebbe nato in seguito, mi avrebbe permesso più meritatamente di rifugiarmi in quel sentimento di appagamento calmo che, ancora ora, solo il completamento del rito sa darmi. Veniva il tempo di stendersi tra mamma e papà: l’ultima mandata della serratura era un’idea piuttosto banale: l’immagine di una gabbia perimetrale inaccessibile intorno al letto cosicché, anche noi, con lo stesso privilegio delle ciabatte nella loro postazione, potessimo sostare pacifici e impenetrabili a chiunque avesse voluto turbare quell’ordine assolutamente fragile di cose. A dispetto del mio tratto ossessivo e rigido, ho subito intuito la necessità del compromesso sociale attraverso la rinuncia. Se l’angoscia era particolarmente alta o il completamento del rito non del tutto preciso, toccava riequilibrare. Potevo star comoda con il cuscino tra le gambe, sì. Ma per non più di 60 secondi, attentamente cronometrati da me, poi sarebbe stato opportuno proseguire il sonno dal lato meno confortevole. In questo modo l’ordine si manteneva. Il terzo rito arrivò presto: ai tempi dei primi due riconoscevo con facilità l’angoscia ed ero già a consapevole dell’esistenza della morte, e quindi del tempo. Il tassello precipitante, come spesso accade in questi casi, fu la scolarizzazione in senso Cristiano-cattolico. Bastò quel minimo indispensabile per i sacramenti, non siamo una famiglia propriamente credente. La mescolanza di un carattere anelastico, unitamente all’alta percezione che avevo di me a causa dell’assolutamente ingiustificata proiezione genitoriale, e la persistenza di ingenuità, mi fecero percepire la neoricevuta educazione religiosa come un antidoto: potevo trasformarla in una formula efficace. Iniziarono le preghiere: questo “mio” rituale nel riturale liturgico “pre-impostato” era due volte utile. Mi avvicinava a Dio e mi dava l’illusione di uno sportello preferenziale di ascolto. Veniva prima il turno della preghiera imparata alle elementari, poi l’Ave Maria, la preghiera all’Angelo custode, il Padre Nostro, l’Eterno riposo e la recitazione delle parole che seguiranno: “ Non far morire i miei genitori, me, i miei nonni, i miei zii, i miei cugini, mio marito e i miei figli futuri. Siamo disposti tuttalpiù a vivere novecentonovantanove miliardi di milioni di anni (era il numero più grande che conoscessi). So che la richiesta sembrerà ingombrante per cui mi dico pronta a rinunciare a due dita o a una gamba per il resto dell’eternità”. Come ho detto, sono una persona che conosce Il senso del sacrificio. Venne poi quel tempo dilatato che si estende dalla fine delle elementari alla fine delle medie, in cui successero una o due cose importanti al massimo e niente più: e infatti la routine si smussò solo senza mai modificarsi. A 13 anni frequentavo il quarto ginnasio, la mia natura ossessiva, non so bene come, si era molto impoverita e tutto sommato ero felice. Quando il mio secondo ragazzo partì per le vacanze estive, a un certo punto mi disse che lo avrei risentito tre giorni dopo.
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funsizedshark · 2 years
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non lo sai giocare briscola?????? ma dai…😭😭😭
allora. sono consapevole dell'esistenza di un gioco chiamato briscola. se sono con altre persone che mi spiegano le regole, so giocare a briscola, perchè l'ho fatto diverse volte in compagnia. semplicemente quella informazione non ha assolutamente nessuna rilevanza per il mio cervello e come tale viene eliminata come la lista della spesa dopo che hai fatto la spesa
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easily-ecommerce · 2 months
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Differenza tra SRL e SRLS: di cosa si tratta?
Ma quale scegliere? Senza alcun dubbio, una delle forme sociali più indicate per una start up è la società a responsabilità limitata. Nell’ultimo periodo, però, si sente parlare moltissimo anche di società a responsabilità limitata semplificata. Qual è la differenza tra SRL e SRLS?
Prima di scendere più nel dettaglio e specificare le differenze tra SRL e SRLS è necessario tenere conto del fatto che queste ultime sono state legittimate dall’ordinamento nel 2012. L’azione del governo era finalizzata a dare un nuovo slancio al settore occupazionale. Come è facile intuire, infatti, la SRLS è una forma giuridica particolarmente adatta per i giovani che hanno deciso di mettersi in proprio. Una cosa è certa: entrambe le forme giuridiche sono a responsabilità cosiddetta limitata. In buona sostanza, nessuno dei soci dovrà rispondere con i propri beni di eventuali debiti. Ad essere a rischio in caso di insolvenza sono solo ed esclusivamente gli investimenti effettuati sull’attività.
QUALE FORMA GIURIDICA SCEGLIERE?
Una delle differenze principali tra una SRL e una SRLS riguarda il capitale investito. In termini molto più pratici, chi vuole aprire una SRLS deve essere consapevole del fatto che ha un limite massimo e un limite minimo per i propri investimenti. La SRL tradizionale, invece, prevede solo ed esclusivamente un limite minimo di denaro da investire. Ma vediamo di scendere più nel dettaglio.
Per avviare una SRLS basta investire 1 euro. Il limite massimo, invece, è di 9.999 euro. Per avviare una SRL, invece, è necessario un investimento minimo di 10.000 euro. In linea di massima, la SRL non prevede un tetto massimo di investimenti anche se è opportuno tenere conto del fatto che superati i 120.000 euro i soci devono rispettare specifici criteri di gestione. Per quanto riguarda, invece, le regole di gestione, le SRLS sono più vincolate delle SRL tradizionali. Proprio le SRLS, infatti, non possono decidere in alcun modo le regole dell’attività. Le SRL, al contrario, sono molto meno vincolate. I soci, pertanto, hanno la possibilità di decidere in autonomia come gestire la società. Tra le altre cose, poi, in una SRLS i soci possono essere solo ed esclusivamente persone fisiche. Nelle SRL tradizionali, invece, si ha la possibilità di far partecipare all’attività anche persone giuridiche.
I COSTI DA SOSTENERE
Un aspetto di cui tenere conto quando si ha a che fare con la scelta tra una SRL e una SRLS è il costo necessario da sostenere. Le SRLS sono molto meno costose rispetto alle SRL.
Nel caso delle SRLS le spese per il notaio vengono assolutamente azzerate. Il notaio, infatti, ha il compito di verificare che nell’atto siano presenti tutti i requisiti. Inoltre, il notaio deve depositare entro i 20 giorni successivi l’atto. Esso deve essere depositato presso il registro delle entrate attraverso un apposito software. Per tale ragione, i soci non devono versare alcun genere di imposta di bollo nè, tanto meno, sostenere spese di segreteria.
Passiamo adesso alle spese da sostenere. Per l’iscrizione alle camera di commercio è prevista una spesa di 200 euro. Deve essere versata la tassa necessaria per vidimare i libri cosiddetti sociali che ammonta a 309,87 euro. Sommando tutti i costi, per avviare una SRLS si dovranno spendere oltre 500 euro. I costi per aprire una SRL tradizionale sono decisamente molto più alti. basti pensare al fatto che per il notaio si può spendere una cifra compresa tra 700 euro e 1.200 euro. Le spese da sostenere per i diritti di segreteria e per i bolli, invece, ammontano a circa 200 euro. Facendo un rapido calcolo, per avviare una SRL servono dai 1.400 fino a 2.000 euro.
I COSTI PER LA GESTIONE
Quando si parla di SRL e SRLS è fondamentale ricordare che oltre a variare i costi per l’avvio dell’attività, variano anche i costi di gestione. In questo caos, però, si tratta di variazioni davvero di poco conto che potrebbero non influire nella scelta della forma giuridica. Alla CCIAA, ad esempio, in entrambi i casi ogni anno devono essere versati circa 200 euro. Il cosiddetto bilancio di deposito, poi, ammonta a circa 130 euro. Le consulenze professionali, infine, possono costare circa 300 euro all’anno. Insomma, in entrambi i casi le spese annue da sostenere variano tra 2.400 euro fino a 4.200 euro. A questo punto, si hanno tutte le informazione necessarie per riuscire a decidere se aprire una SRLS o una SRL. Ciò che importa è affidarsi sempre ad un esperto del settore in modo tale da non sbagliare nulla e poter contare su una figura in grado di seguire passo dopo passo tutte le pratiche burocratiche.
NOTA : Questo articolo può contenere delle semplificazioni e non è in alcun modo da intendersi come una consulenza legale.
Fonte Studio Allievi Dottori Commercialisti www.studioallievi.com 
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veggiechannel · 28 days
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Cucina consapevole: guida pratica alla spesa salutare con Isabella Vendrame
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enrico66m · 5 months
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La spesa resistente
Breve storia del mito per eccellenza: la Coca Cola
È una storia che parte lenta. Siamo nel 1863, in qualche parte della Francia. Angelo Mariani crea una ricetta realizzata macerando delle foglie di Coca nel vino Bordeaux. L’ispirazione gli viene dopo aver letto un saggio dello scienziato Paolo Mantegazza di Monza. Nel testo, il medico italiano elogia le proprietà medicinali della pianta peruviana, avendola osservata e sperimentata durante un lungo soggiorno in Perù. Lo so, sto cercando di arrampicarmi sugli specchi per rivendicare un lontano contributo italiano alla Coca Cola, che ovviamente non esiste.
La bevanda di Angelo Mariani, conosciuta anche come Vino Mariani, una volta in commercio ha larga diffusione ed è conosciuta in tutto il mondo. Molte le celebrità ad apprezzarla, tra le quali: Papa Leone XIII e Pio X; lo Zar di Russia, il Principe di Galles, il presidente statunitense Mc Kinley e anche lo scrittore Emile Zola, autore de Il ventre di Parigi.
Preparazione
La bibita, si ricavava macerando sessanta grammi di foglie di coca in un litro di Bordeaux per circa dieci ore. La percentuale di cocaina per litro era tra i centocinquanta e i trecento milligrammi, per cui un bicchiere ne conteneva tra i venticinque e i cinquanta. Dosi infinitesimali. Il dottor Mariani apre sedi del prodotto in Europa e anche negli Stati Uniti, e comincia a vantare diversi imitatori. In seguito, la bevanda resta in commercio fino alla metà del ‘900 per poi essere progressivamente ritirata dagli eredi.
Stati Uniti
Vatti a fidare dei medici. Poco più di venti anni dopo l’intuizione di Mariani, un altro farmacista, John Stith Pemberton, ad Atlanta in Georgia, per rimediare ai fastidi del mal di testa e alleviare dalla spossatezza, (1886), pensa a una bevanda che si ispira al Vino Mariani.
Al posto dell’alcol, causa il proibizionismo vigente in Georgia nel 1886 (la cocaina fu rimossa dalla bevanda nel 1905 per una grande percentuale ed eliminata progressivamente dopo il 1929, in pratica scartando l’elemento psicotropo dalle foglie), utilizza estratti di noci di Cola, una pianta dei tropici. È ovviamente dovuto all’unione delle foglie di coca con l’estratto di cola, la derivazione del nome.
Se John Stith Pemberton avesse immaginato le prospettive dell’affare, avrebbe senz’altro pianificato un progetto. Il medico si reca alla farmacia Jacobs con un assaggio della sua bevanda. Qui è gustata e messa in commercio. Allo sciroppo di Pemberton, fu presto aggiunta acqua gassata, raggiungendo il gusto oggi conosciuto.
Era Candler
Il farmacista di Atlanta, però, oltre all’accumulo di debiti, non aveva ben chiaro il potenziale della bevanda e nemmeno il senso degli affari.
Non ne era sprovvisto, invece, Asa Candler, abile imprenditore, che in poco tempo, dopo aver acquistato le quote della società da Pemberton, oltre alle piccole percentuali che costui aveva già ceduto a piccoli commercianti, divenne il proprietario di Coca Cola company, il cui marchio fu registrato all’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti nel 1893.
In quella che è definita l’era Candler, il quale era ben cosciente dell’importanza della pubblicità da potenziare notevolmente il settore marketing, nel 1895 la Coca Cola è bevuta in ogni angolo degli Stati Uniti d’America; nel 1899 comincia l’imbottigliamento su scala industriale (fino a quel momento, stiamo trattando di bibita al bicchiere). Nel successivo ventennio si passa da due stabilimenti d’imbottigliamento nel paese, a oltre mille.
Woodruff
Fu però, dopo il 1919, con l’acquisto della società da parte di un gruppo d’imprenditori capeggiati da Ernest Woodruff, e, nel 1923, con l’elezione del figlio Robert a presidente, che le sorti del colosso americano iniziarono l’espansione che si arriva fino ai nostri giorni. Perfino lo scoppio della seconda guerra mondiale, fu un’opportunità di veicolare la bibita in ogni parte del mondo. Robert Woodruff s’impegnò personalmente affinché ogni soldato americano potesse acquistare una bottiglietta di Coca Cola per cinque centesimi, ovunque si trovasse.
Terzo millennio
Nel mercato globale la Coca Cola è certamente un simbolo, ma di cosa, è complicato stabilirlo con imparzialità. Per certi aspetti, è indice di democratizzazione, perché, per parafrasare Andy Warhol, la bibita è la stessa per il ricco e per il meno abbiente. Da un diverso punto di vista, manifesta lo strapotere industriale per antonomasia.
Nei supermercati, grazie a specifici accordi commerciali che il largo consumo gli permette, la Coca Cola può disporre di spazi espositivi superiori a qualunque altro marchio per cui, competere con Coca Cola, è impresa titanica.
L’impatto sull’immaginazione collettiva è totalizzante. Nel bene o nel male, è impossibile pensare a un mondo senza Coca Cola. Intere generazioni sono nate, cresciute con la Coca Cola. La Fanta, la Sprite (tutti marchi della company), e appunto la Cola, erano le bevande principali delle feste da adolescenti. Era una cosa che potevi bere sia col dolce, che col salato e anche senza mangiare. Refrigerava, effettivamente, ma non toglieva la sete: alimentava il bisogno e non volevi nient’altro che Coca Cola. Questo, a parte la riservatezza sulla ricetta, il suo segreto.
Scarica in pdf da Strade Bianche
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killiandestroy · 3 months
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io lo so, sono consapevole del fatto che la mia coinquilina non è molto centrata, ma che cazzo significa che scrivi sul gruppo della casa che da oggi non ci sei per qualche giorno e torni lunedì prossimo e 20 minuti dopo aver ricevuto il messa sento che entri in casa e ti metti a sistemare la spesa in cucina
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mypickleoperapeanut · 4 months
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"Le Categorie del turismo"
Un'analisi paradossale e scherzosa su come gestire il turismo nostrano, una garbata sollecitazione, unita a un briciolo di provocazione.......
Finalmente, dopo anni di studi e ricerche sono state emanate le norme sul turismo a tutela del nostro patrimonio.
Dopo un attento e approfondito esame da parte della commissione appositamente predisposta, sono state varate le direttive atte ad identificate, classificate e normare, le varie categorie di turismo, con soluzioni mirate che definiscono le linee guida per la gestione dei flussi turistici in entrata nel nostro Paese.
Le tipologie che sono state individuate e normate.
Tipologia :
1) T/Q (Turismo di Qualità) : Viaggiatore ricco e colto.
2) T/S (Turismo Selettivo) : Viaggiatore con grandi disponibilità economiche ma scarso spessore culturale.
3) T/C (Turismo Culturale) : Viaggiatore informato, attento e consapevole.
4) T/MF (Turismo Mordi e Fuggi) : Viaggiatore senza alcuna qualifica, stragrande maggioranza dei viaggiatori del 3° millennio.
Norme regolamentari :
1. Turista di Qualità (T/Q):
- Deve dimostrare capacità di spesa.
- Deve avere titolo di studio superiore con conoscenze storiche/umanistiche, culturali e artistiche, da presentare per il permesso di ingresso.
2. Turista Facoltoso (T/S):
- Obbligato a firmare documento che impegna ad alloggiare solo in strutture di lusso e frequentare ristoranti stellati.
- Deve effettuare acquisti solo da Brand Nazionali.
- Per il visto d'ingresso e successivamente per il rimborso Iva esibendo documenti fiscali delle spese sostenute in Italia, deve recarsi personalmente presso le sedi diplomatiche italiane.
3. Turisti Acculturati (T/C):
- Deve superare un esame sulle conoscenze culturali italiane per ottenere il visto.
- Non ha vincoli su scelta di strutture ricettive, ristorazione e distribuzione alimentare.
4. Turista "Mordi e Fuggi" (T/MF):
- Centri di Accoglienza Turistica di Massa per chi non soddisfa i requisiti delle prime tre classi.
- Viene controllato il numero di visitatori per ogni attrazione mediante un sistema informatico.
- Obbligo di possedere sacchetti di plastica ermetici per i rifiuti, con penalità per mancato uso.
La normativa quanto le tipologie sono state introdotte a seguito della richiesta di saggi, cultori dell'arte e cittadini desiderosi di maggiore tranquillità nei luoghi di massimo interesse.
Queste norme permetteranno un'accoglienza organica, adeguata, funzionale e diffusa ai nostri ospiti.
L'attuazione precisa e circostanziata delle procedure potranno prevenire il tanto temuto e terribile fenomeno dell'overturismo.
Tuttavia, mentre ci divertiamo a scomporre e ricomporre le categorie, a sorridere sulle fantasiose norme o più seriamente a ipotizzare improponibili soluzioni tese a limitare i flussi di ingresso, come tornelli, ticket di ingresso, innalzamento della tassa di soggiorno, progressivi aumenti dei costi della ricettività e della somministrazioni per chi ci avrà scelto, non dimentichiamo mai che la cultura, l'arte e la bellezza, appartengono a tutti, senza distinzione alcuna.
Ciò detto, è giusto, opportuno, necessario e indispensabile dare per acquisito una volta per tutte che ogni singola persona che popola la terra, colti e pseudo tali, ricchi o parventi tali, poveri ma belli, giovani o meno, tutti indistintamente hanno diritto di godere delle nostre e delle altrui meraviglie, senza eccessive limitazioni di qualsiasi ordine e grado.
Ricordiamolo sempre e per sempre.
Riccardo Rescio
Presidente "Assaggia l'Italia ApS"
Associazione di Promozione Sociale (no profit)
Firenze 31 gennaio 2024
Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo Città di Firenze Cultura Regione Toscana Toscana Promozione Turistica
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maternita-surrogata · 5 months
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Cose da considerare prima di scegliere una clinica di maternità surrogata
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La maternità surrogata è diventata una scelta sempre più popolare per le coppie che desiderano avere figli ma non possono portarli in modo naturale. Questo processo coinvolge una donna che diventa incinta attraverso la fecondazione in vitro con gli ovuli e lo sperma dei genitori intenzionali, e poi porta avanti la gravidanza per conto loro. Anche se è una pratica legale in molti paesi, ci sono ancora diverse cose da considerare e valutare prima di scegliere una clinica di maternità surrogata. In questa guida, esploreremo i fattori più importanti da tenere in considerazione per aiutare le coppie a prendere una decisione informata e consapevole. Dalla reputazione della clinica alla trasparenza del processo e ai costi associati, ci sono molte cose da tenere a mente prima di intraprendere questo viaggio unico e significativo. Comprendere i rischi, i benefici, le leggi e le opzioni disponibili può essere un passo cruciale per garantire un'esperienza positiva e di successo per tutte le parti coinvolte. Continuate a leggere per scoprire cosa considerare prima di scegliere una clinica di maternità surrogata per realizzare il vostro sogno di diventare genitori.
Legalità della clinica
La legalità della clinica è un aspetto fondamentale da considerare prima di scegliere una clinica di maternità surrogata. È essenziale assicurarsi che la clinica sia autorizzata e regolamentata dalle leggi del paese in cui opera. La surrogacy è un processo complesso e delicato, e lavorare con una clinica che opera in modo legale ed etico è di estrema importanza per garantire la protezione e i diritti di tutte le parti coinvolte. Prima di prendere una decisione, è consigliabile fare ricerche approfondite sulla clinica, verificare la loro licenza e accreditamenti, e valutare la loro reputazione e esperienza nel campo della maternità surrogata.
Esperienza e qualifiche dei medici
Gli aspetti legati all'esperienza e alle qualifiche dei medici sono di estrema importanza nella scelta di una clinica di maternità surrogata. È fondamentale assicurarsi che la clinica disponga di un team medico altamente qualificato e specializzato in questo campo. I medici dovrebbero avere una solida formazione e competenza nella gestione delle procedure di maternità surrogata, oltre a una vasta esperienza nella cura e nel monitoraggio delle madri surrogate e dei bambini che nascono da questo processo. È consigliabile verificare le qualifiche accademiche e professionali dei medici coinvolti, incluse eventuali specializzazioni o certificazioni aggiuntive nel settore della riproduzione assistita. Inoltre, è utile cercare recensioni o testimonianze di pazienti precedenti per valutare l'efficacia e la competenza del team medico della clinica. Una solida esperienza e competenza dei medici possono fornire maggiore sicurezza e tranquillità durante tutto il percorso della maternità surrogata.
Trasparenza dei costi
La trasparenza dei costi è un altro aspetto cruciale da considerare nella scelta di una clinica di maternità surrogata. È importante che la clinica fornisca informazioni chiare e complete sui costi associati al processo di maternità surrogata, incluse le spese mediche, legali e logistiche. Questo dovrebbe comprendere una dettagliata suddivisione dei costi e delle spese accessorie, in modo da poter avere una chiara comprensione di ciò che si sta pagando e di quali servizi sono inclusi. Una clinica affidabile sarà trasparente riguardo a eventuali costi nascosti o sorprese che potrebbero emergere lungo il percorso, consentendoti di pianificare in modo adeguato e prendere decisioni informate. La trasparenza dei costi non solo garantisce che tu abbia un quadro completo della tua spesa, ma indica anche un alto standard etico e professionale da parte della clinica di maternità surrogata.
Servizi e supporto forniti
Le cliniche di maternità surrogata devono offrire una vasta gamma di servizi e un supporto completo per garantire un processo sicuro ed efficiente. Questi servizi possono includere la valutazione e la selezione delle madri surrogati, il coordinamento dei trattamenti medici e dei controlli prenatale, l'assistenza legale per la stipula di contratti e la gestione delle questioni giuridiche, nonché la gestione logistica e l'assistenza durante il periodo di gravidanza. È fondamentale che la clinica sia in grado di fornire una guida esperta e un supporto continuo alle coppie che scelgono la maternità surrogata, affrontando le loro preoccupazioni e rispondendo alle loro domande lungo tutto il percorso. Inoltre, dovrebbero essere disponibili servizi di consulenza psicologica per sostenere le coppie durante questo processo emotivamente complesso. La disponibilità di un ampio ventaglio di servizi e un solido supporto dimostra l'impegno e la professionalità della clinica nella gestione del processo di maternità surrogata.
Processo di selezione dei surrogati
Una parte essenziale del processo di selezione dei surrogati è la valutazione accurata delle potenziali madri surrogati. Le cliniche di maternità surrogata devono condurre una rigorosa selezione e screening delle candidate per garantire che siano fisicamente e mentalmente idonee per intraprendere questa responsabilità. Ciò può includere esami medici approfonditi, valutazioni psicologiche e interviste approfondite per comprendere le motivazioni e l'impegno delle candidate nel sostenere una gravidanza surrogata. È importante che le cliniche adottino protocolli rigorosi per garantire la sicurezza e il benessere delle madri surrogati, compreso il monitoraggio regolare durante la gravidanza e il sostegno continuo durante tutto il processo. Una selezione accurata dei surrogati contribuisce a garantire che si crei una relazione di fiducia e collaborazione tra le coppie e le madri surrogati, garantendo una buona esperienza per tutte le parti coinvolte.
Attenzione alla legalità della clinica.
La legalità della clinica è un aspetto di fondamentale importanza da considerare prima di scegliere una clinica di maternità surrogata. È essenziale assicurarsi che la clinica sia autorizzata e regolamentata dalle leggi e dalle normative vigenti nel paese in cui opera. Prima di impegnarsi con una clinica, è consigliabile condurre una ricerca approfondita sulle leggi locali e nazionali che regolano la maternità surrogata, al fine di comprendere i diritti e le responsabilità di tutte le parti coinvolte. Inoltre, è cruciale verificare la reputazione e l'esperienza della clinica, cercando recensioni e testimonianze da parte di altre persone che hanno utilizzato i loro servizi. La scelta di una clinica legale e affidabile non solo garantisce il rispetto delle leggi, ma contribuisce anche a tutelare i diritti e il benessere di tutte le persone coinvolte nel processo di maternità surrogata.
Verifica esperienza e qualifiche medici.
Uno degli aspetti più importanti da considerare prima di scegliere una clinica di maternità surrogata è la verifica dell'esperienza e delle qualifiche dei medici che lavorano all'interno della struttura. È fondamentale assicurarsi che i medici siano adeguatamente formati e specializzati nel campo della maternità surrogata. Si consiglia di fare ricerche sulle credenziali accademiche e professionali dei medici, verificando la loro formazione, il loro background e la loro esperienza nel campo della medicina riproduttiva e della maternità surrogata. È inoltre consigliabile cercare recensioni o testimonianze di altri pazienti che hanno avuto esperienze positive con i medici della clinica. La fiducia nelle competenze e nella professionalità dei medici è fondamentale per garantire un processo sicuro ed efficace di maternità surrogata.
Trasparenza dei costi garantita.
La trasparenza dei costi garantita è un altro aspetto di fondamentale importanza da considerare nella scelta di una clinica di maternità surrogata. È essenziale che la clinica fornisca informazioni chiare e dettagliate sui costi associati al processo di maternità surrogata, compresi i costi medici, legali e amministrativi. Inoltre, la clinica dovrebbe essere in grado di fornire una stima accurata dei costi totali previsti e spiegare in modo trasparente i dettagli finanziari, come il pagamento delle surrogate e le spese aggiuntive che potrebbero sorgere durante il percorso. La trasparenza dei costi non solo aiuta a evitare sorprese finanziarie inaspettate, ma dimostra anche l'impegno e la professionalità della clinica nel fornire un servizio di alta qualità e affidabile.
Servizi e supporto professionali forniti.
È altrettanto importante considerare i servizi e il supporto professionali forniti dalla clinica di maternità surrogata. La scelta di una clinica che offra servizi completi e di alta qualità può fare la differenza nel garantire un'esperienza positiva e sicura. La clinica dovrebbe avere un team di professionisti altamente qualificati, tra cui medici specializzati in medicina riproduttiva e consulenti legali esperti nel campo della maternità surrogata. Inoltre, la clinica dovrebbe fornire un supporto emotivo e psicologico sia alle surrogate che alle coppie intenzionate, per affrontare le sfide e le emozioni legate a questo percorso unico. La presenza di servizi e supporto professionali adeguati dimostra l'impegno della clinica nel garantire la salute e il benessere di tutte le persone coinvolte nel processo di maternità surrogata.
Processo rigoroso di selezione surrogati.
La selezione dei surrogati è un processo rigoroso che richiede attenzione e cura da parte della clinica di maternità surrogata. Durante questo processo, vengono valutate diverse caratteristiche e qualità per garantire che i surrogati siano idonei e in grado di affrontare questa responsabilità in modo sicuro ed etico. La clinica dovrebbe condurre valutazioni approfondite della salute fisica e mentale dei potenziali surrogati, compresi esami medici completi, valutazioni psicologiche e screening genetici. Inoltre, la clinica dovrebbe verificare l'affidabilità e l'integrità dei surrogati attraverso controlli antecedenti e riferimenti personali. Un processo di selezione rigoroso garantisce che solo individui qualificati e motivati siano considerati come surrogati, contribuendo a creare un ambiente sicuro e affidabile per tutte le parti coinvolte nel processo di maternità surrogata.
In conclusione, la scelta di una clinica di maternità surrogata è una decisione che richiede un’attenta considerazione e ricerca. È importante dare priorità al benessere e alla sicurezza sia dei genitori surrogati che degli aspiranti genitori, oltre a garantire che tutti gli aspetti legali ed etici siano adeguatamente affrontati. Soppesando tutti i fattori e cercando la guida di professionisti, le persone possono fare scelte informate e responsabili quando si tratta di maternità surrogata e, infine, realizzare il loro sogno di avviare o espandere la propria famiglia.
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colonna-durruti · 5 months
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https://jacobinitalia.it/salvare-leconomia-da-se-stessa/?fbclid=IwAR0YIJgTm8oBenH0v3PA4AqfKXcRM9d1o0kLZc2fAxIhIUibrVXF5Do2ros
Salvare l’economia da sé stessa
Jacopo Caja
Steve Keen
3 Gennaio 2024
L'economista australiano Steve Keen, intervistato da Jacobin, propone una visione alternativa a quella dell'economia neoclassica che domina da cinquant'anni a livello globale, per fronteggiare realmente le disuguaglianze e scongiurare il collasso climatico
La politica economica dei paesi avanzati negli ultimi anni ha mostrato tutti i suoi limiti ed è sempre più in discussione. Da quasi cinquant’anni, l’economia è dominata dalla visione neoclassica che presuppone la razionalità degli individui e ignora il ruolo della moneta, escludendola dai modelli di previsione. Questa semplificazione, nata con l’idea di rendere più «maneggevole» l’economia, ha prodotto effetti profondi nel mondo reale, aprendo alla deregolazione dei mercati finanziari e alle politiche di austerità.
Steve Keen, professore di economia alla Western Sydney University e all’University College di Londra nel libro L’economia Nuova, da poco uscito in Italia per Meltemi, evidenzia la necessità di un’alternativa a questa visione prevalente. Un’alternativa che tenga conto delle complessità per fronteggiare realmente le disuguaglianze e scongiurare il collasso climatico.
Lei è da sempre uno studioso del mercato monetario e del ruolo del debito privato. Ed è stato uno dei pochi economisti ad aver previsto la crisi del 2008. Come mai, invece, non l’hanno prevista gli economisti mainstream?
Gli economisti neoclassici hanno sempre sostenuto che il denaro non abbia importanza per l’economia reale. Pensano che il governo controlli l’offerta di moneta: se quest’ultimo crea troppa moneta, produce inflazione. In questa visione, i fattori monetari non influenzano il livello reale della produzione. E questo è categoricamente sbagliato. Al contrario, il denaro creato dalle banche diventa sia parte del reddito aggregato che della spesa aggregata. Quindi, il denaro ha effetti reali.
Questo aspetto è completamente tralasciato dagli economisti neoclassici, che si limitano a dire che l’attività di una persona è la passività di un’altra. Il modello neoclassico del sistema bancario è basato sui cosiddetti «fondi mutuabili», per cui le banche non sono altro che intermediari tra persone più pazienti e persone meno pazienti. Quindi, un risparmiatore paziente di fatto sta prestando soldi a uno meno paziente che li sta prendendo in prestito.
Nel mondo reale, le banche quando prestano creano denaro – come rimarcato anche dalla Banca d’Inghilterra nel 2014. Il denaro aggiuntivo creato dalle banche si aggiunge alla domanda aggregata e al reddito. Una volta incluso questo aspetto, diventa ovvio che il fulcro delle crisi finanziarie sono le bolle di debito privato. In corrispondenza delle bolle, il credito – ovvero la variazione del debito – cresce e porta a un’espansione dell’attività economica per un periodo di tempo. Ma, soprattutto se il denaro viene preso in prestito per speculare sui prezzi delle attività, l’aumento del debito aumenta i prezzi senza aumentare la capacità di saldare il debito. E a un certo punto, il sistema crolla.
È quello che è successo nel 1929, e anche nel 2007. Gli economisti neoclassici tendono a trattare la Grande Recessione (o crisi finanziaria globale) come un’anomalia che non sono in grado di spiegare. In effetti, spiegare le ragioni delle crisi è al di fuori delle loro capacità, ma molte persone l’hanno spiegata. E queste persone, come me, si sono concentrate sul ruolo del credito. Se si guarda alla crisi del 2007 negli Stati uniti, il credito è passato da essere più del 15% del Pil nel 2006 a meno 5% nel 2009. Questo enorme cambiamento è ciò che ha portato al crollo. Io ne ero consapevole, e così ho visto arrivare la crisi.
Fondamentalmente, il credito è la causa principale dei crolli dell’economia e delle crisi finanziarie. E poiché gli economisti neoclassici lo ignorano, non sono in grado di prevedere l’arrivo di queste crisi.
In Italia gli effetti della miopia degli economisti si sono visti in maniera più evidente che altrove: il paese è stato un laboratorio in cui si è provato a dare una risposta «ortodossa» alla crisi. In prospettiva, i vincoli fiscali e monetari dell’Ue hanno limitato le capacità di adattamento del paese?
La critica che ho sempre avuto verso l’euro – e questa visione è stata condivisa da economisti con opinioni divergenti come Milton Friedman e Wynne Godley – è che oltre a rinunciare alla sovranità monetaria, si perdeva anche qualcosa in più, ovvero la capacità di controllare la spesa pubblica. La formazione dell’euro è stata una decisione sbagliata sotto tutti i punti di vista.
Ma per l’Italia, in particolare, ha significato perdere la capacità di creare la propria moneta, obbligando il paese ad affidarsi all’Unione europea. Ma con i criteri di Maastricht che limitano al 3% il deficit e al 60% il debito pubblico, crescere diventa complicato. In Italia, poi, già all’inizio dell’esperimento europeo, il livello di debito pubblico era quasi doppio rispetto a quello richiesto. Quindi, la capacità del governo di creare moneta è sempre stata soggetta a forti vincoli, e rimaneva solo il denaro privato da prendere in prestito. Infatti, come in molti paesi europei, anche in Italia si è verificata un’impennata del debito privato, passato da meno dell’80% del Pil all’inizio dell’euro a oltre il 120% al momento della crisi.
Non si tratta di un livello elevato, in media i paesi avanzati hanno un debito privato pro-capite intorno al 180% del Pil. Però l’impossibilità del governo di creare moneta e la crescita eccessiva del debito privato ha portato il paese a trovarsi tra l’incudine e il martello, bloccando la possibilità di stimolare la crescita. Con l’aggiunta, poi, che gran parte del debito privato era usato per speculare sui prezzi, piuttosto che per investimenti produttivi.
Per questo motivo, la performance di crescita dell’Italia è diminuita drasticamente rispetto a come stava andando non solo prima dell’euro, ma anche prima che le politiche liberiste prendessero il sopravvento su quelle keynesiane. Fino agli anni Ottanta, infatti, la crescita dell’Italia era migliore di quella americana. Poi, il paese si è trovato senza gli strumenti per espandere l’offerta di moneta, che è ciò che permette la crescita in un’economia capitalista.
Per certi versi, l’Italia dimostra quanto sia stata sbagliata l’idea del Trattato di Maastricht. Nel 2020, il debito pubblico è cresciuto oltre il 150%. Di conseguenza, ora l’Ue sta costringendo a una massiccia austerità per ridurre il debito e il paese ancora una volta sta sottraendo risorse all’economia. Ma il vero pericolo in un’economia capitalista non è affatto il debito pubblico, ma quello privato. In pratica, si hanno entrambe le gambe legate insieme, e si dice loro di correre.
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cinquecolonnemagazine · 7 months
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Spreco alimentare: in Italia circa 18 milioni di tonnellate all'anno sprecate
Lo spreco alimentare è un problema globale che ha un impatto significativo sull'ambiente, sull'economia e sulla società. In Italia, si stima che ogni anno vengano sprecate tra 12 e 18 milioni di tonnellate di cibo, pari a circa 146 kg pro capite. Questo rappresenta un costo economico di circa 16 miliardi di euro all'anno. Le cause dello spreco alimentare sono molteplici e possono essere ricondotte a tre principali categorie: - Perdita in campo: si verifica a causa di fattori naturali, come le condizioni climatiche avverse, o di fattori umani, come la raccolta e la lavorazione inadeguate. - Perdita in filiera: si verifica a causa di fattori come la sovraproduzione, la distribuzione inefficiente e le pratiche di marketing che incoraggiano gli acquisti eccessivi. - Perdita in casa: si verifica a causa di fattori come la preparazione e la conservazione inadeguate, lo spreco di cibo avanzato e il consumo eccessivo. Spreco alimentari, quali effetti negativi? Lo spreco alimentare ha un impatto negativo sull'ambiente in diversi modi. Innanzitutto, contribuisce al cambiamento climatico, in quanto la produzione di cibo è responsabile di circa il 25% delle emissioni di gas serra a livello globale. In secondo luogo, contribuisce alla perdita di biodiversità, in quanto la produzione intensiva di cibo ha un impatto negativo sugli habitat naturali. In terzo luogo, contribuisce all'inquinamento, in quanto gli scarti alimentari vengono smaltiti in discarica, dove producono gas serra e altri inquinanti. Lo spreco alimentare ha anche un impatto negativo sull'economia. Innanzitutto, rappresenta un costo per i consumatori, in quanto aumenta il prezzo del cibo. In secondo luogo, rappresenta un costo per le imprese, in quanto devono smaltire gli scarti alimentari. In terzo luogo, rappresenta un costo per la società, in quanto richiede l'utilizzo di risorse naturali e l'emissione di inquinanti. Lo spreco alimentare ha anche un impatto negativo sulla società. Innanzitutto, contribuisce alla povertà, in quanto il cibo sprecato potrebbe essere destinato a persone bisognose. In secondo luogo, contribuisce all'ineguaglianza, in quanto le persone più povere sono quelle che soffrono di più la fame. In terzo luogo, contribuisce allo spreco di risorse, in quanto il cibo sprecato è un bene prezioso che potrebbe essere utilizzato per nutrire le persone. Quanto è necessario evitare gli sprechi? Per ridurre lo spreco alimentare è necessario intervenire su tutti i livelli della filiera alimentare. In campo, è necessario migliorare le pratiche agricole e di raccolta. In filiera, è necessario ridurre la sovraproduzione e migliorare la distribuzione. In casa, è necessario educare i consumatori a sprecare meno cibo. In Italia, sono state messe in atto diverse iniziative per ridurre lo spreco alimentare. Ad esempio, il Ministero dell'Ambiente ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sul tema, mentre il Ministero delle Politiche Agricole ha introdotto un piano nazionale per la riduzione dello spreco alimentare. Tuttavia, è necessario fare ancora molto per ridurre lo spreco alimentare in Italia. È necessario un impegno da parte di tutti, consumatori, imprese e istituzioni, per rendere il nostro Paese più sostenibile e più giusto. Ecco alcuni consigli per ridurre lo spreco alimentare in casa: - Pianificare i pasti e fare la spesa in modo consapevole. - Conservare gli alimenti correttamente. - Consumare gli avanzi. - Donare il cibo in eccesso. Con piccoli gesti quotidiani, possiamo contribuire a ridurre lo spreco alimentare e rendere il mondo un posto migliore. In copertina foto di Niek Verlaan da Pixabay Read the full article
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imthedestination · 1 year
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Io che ho appena finito di studiare e sono consapevole di dovermi svegliare alle 7, andare a fare la spesa, essere alle 9 all’uni e studiare fino alle 19, andare in palestra per le 19:30, studiare nuovamente alle 22:00 e me ne sto su tumblr alle 01:39, che pagliaccio sono?!
(In tutto ciò forse mangiare e andare in bagno e cucinare per la sera e il gg dopo)
(Aggiungiamo una lavatrice e una pulita in camera perché sono ho scoperto di essere maniacale con la pulizia)
🤪🤪🤪🤪🤪
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