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#romanzoapuntate
simonasparro · 3 years
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E SEMPRE RITORNI - ROMANZO A PUNTATE
VENTITREESIMA PUNTATA - UNA BISTECCA DURA COME CUOIIO
La forchetta rigirava pezzetti di bistecca. Alice la teneva in mano e distrattamente la spostava avanti e indietro nel piatto. L’appetito era scomparso di nuovo.
Sua madre la guardava nervosamente. Suo fratello masticava come se in bocca avesse del cuoio. Le mascelle si contraevano e si rilasciavano ritmicamente. Continuava a fissarla. Sembrava sul punto di dire qualcosa, poi si infilava in bocca una forchettata di cibo e riprendeva a masticare.
Suo padre le appariva particolarmente stanco, non diceva una parola. Era una cena strana, priva di conversazioni sulla giornata trascorsa, consuetudine che da sempre caratterizzava il pasto serale della loro famiglia.
“Non la finisci?” chiese Anita con voce secca, alzandosi rumorosamente in piedi. Si riferiva alla bistecca. La sedia cadde di schianto a terra. Alice sobbalzò, stupita. Era successo qualcosa di cui non era a conoscenza? Perché sua madre era così nervosa? Anita non aspettò una risposta, le tolse il piatto da davanti con uno scatto della mano. Il bicchiere pieno d’acqua che si trovava davanti ad Alice si rovesciò, innaffiò la tovaglia a fiorellini azzurri. Anita imprecò tra i denti. Alice non riuscì a trattenersi oltre.
“Si può sapere cosa avete tutti?” chiese, mentre il mento cominciava a tremarle.
“Sappiamo tutto. Di te, di quell’uomo sposato. Delle assenze da scuola. Gesù, Alice, si può sapere cosa stai combinando?” disse sua madre scoppiando in lacrime. Roberto rimise in piedi la sedia caduta e lei vi si sedette di schianto, come se le gambe non riuscissero più a reggerla.
Christian urlò. La fece piangere e poi urlare a sua volta per difendere sé stessa e Lorenzo. Suo padre arrivò a darle uno schiaffo sulla guancia. Lui che era sempre stato un uomo mite, poco incline alle discussioni animate.
Le dissero che per nessun motivo al mondo le avrebbero permesso di continuare una relazione con quel ‘bastardo’. Lo chiamarono così, e Alice urlò ancora più forte. Disse che lei e Lorenzo si amavano, e che né loro né nessun altro poteva capire. Se l’avessero costretta a lasciarlo, sarebbe andata via di casa.
“E dove vuoi andare, Alice? Magari a vivere con la famiglia del bastardo?” rise sarcastico Christian. “Domani ti accompagnerò personalmente alla fermata della metropolitana. Ci penserò io a dirgli due parole” continuò. Alice comprese di non avere armi per contrastare la furia di suo fratello. Non poteva nemmeno avvertire Lorenzo. Lui non aveva mai voluto darle il suo numero di telefono. Troppo pericoloso, aveva detto.
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blogliberamente · 7 years
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❗Il nuovo capitolo di Old Snake è online!❗ 📖http://liberamente-noprofit.com ROMANZO A PUNTATE👏👏👏 #liberamenteblog #capitolo7 #romanzo #romanzoapuntate #oldsnake #scrittori #scrittore #leggere #lettori #associazioneculturale #associazionenoprofit #associazione #noprofit #Novara
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chiacchierazioni · 6 years
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#romanzoapuntate Chiamato da luogo lontano Capitolo III: tempi duri
Non necessariamente un cambiamento repentino e inatteso deve essere per forza negativo. Anche se guardare oltre la difficoltà sembra un’impresa inumana, dobbiamo sforzarci di credere che accade tutto per insegnare qualcosa e accrescere il nostro spirito. In Tempi duri, Treeholm, uggiosa e silenziosa, è lo sfondo per i pensieri di Eric, la cui sola certezza è che dovrà fare fronte ad un lungo…
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simonasparro · 3 years
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E SEMPRE RITORNI - ROMANZO A PUNTATE
QUARTA PUNTATA - LA COLPA
Rientrava a casa ogni giorno nel tardo pomeriggio, Lorenzo. Parcheggiava l’auto nel garage condominiale e poi restava seduto per una decina di minuti. Quando apriva la porta dell’appartamento, lo prendeva un senso di soffocamento. Le pareti gli si stringevano addosso. Diventava silenzioso, assente.
Probabilmente Bianca lo aveva notato, ma non diceva nulla. Lo accoglieva col sorriso, felice di vederlo. Ansiosa di parlare con lui.
Lui le posava un bacio leggero sulle labbra, poi si chiudeva in bagno. Lasciava che l’acqua bollente della doccia gli portasse via la stanchezza.
A tavola, durante la cena, il senso di colpa non gli permetteva di gustare il cibo. Guardava Bianca, gli occhi cerchiati di nero per la mancanza di sonno. L’aria stanca, eppure inspiegabilmente felice.
La maternità l’aveva resa ancora più bella. Splendeva di una luce a lui sconosciuta.
Avrebbe dovuto amarla come mai prima. Eppure.
Quella figura sottile gli offuscava i pensieri. Era l’idea di rivederla a farlo svegliare la mattina. Gli occhi si aprivano senza fatica, nonostante le notti di sonno frammentato. Nonostante le dieci ore di lavoro che lo sfiancavano. Il sonno sembrava un’appendice della quale potesse tranquillamente fare a meno.
Quella sera aiutò Bianca a sparecchiare. Prese in braccio Pietro. Lo cullò a lungo. Suo figlio. Ogni volta che ci pensava veniva assalito da un misto di terrore e di amore assoluto. Sapeva che lo avrebbe guidato e protetto finché ne avesse avuto la forza.
A letto, tra le coperte profumate di pulito, Bianca allungò una mano. Gli accarezzò il petto con movimenti lenti. No. Lo disse con voce stentorea, tanto da sussultare lui stesso. Bianca smise di accarezzarlo. Senza dire nulla si girò sul fianco, dandogli la schiena. Lorenzo la sentì tirare su col naso. Il senso di colpa si acuì.
Spense la luce e scivolò a sua volta sotto le coperte. Chiuse gli occhi e sognò una ragazza dai capelli ricci.
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simonasparro · 3 years
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E SEMPRE RITORNI - ROMANZO A PUNTATE
PRIMA PUNTATA - ALICE
L’amore è qualcosa che sconvolge. Che stravolge completamente il pensiero, la razionalità. Ti ritrovi a testa in giù. Il mondo sottosopra. A questo pensava Alice quel giorno. Camminava stretta nel cappotto scozzese rosso e nero. Le cuffie nelle orecchie. La musica che dettava il ritmo dei suoi passi. La sua amica Margot le camminava affianco. Parlava al telefono con Matteo. Non c’era mattina in cui non si chiamassero per darsi il buongiorno. Da mesi, ormai. Alice la prendeva in giro, continuamente. Invidia travestita da superiorità, la sua. Lei, l’amore, non lo aveva ancora conosciuto. Soltanto qualche leggero fremito del cuore per un compagno di studi. Tuttavia era convinta che, se l’amore si fosse presentato alla sua porta, l’avrebbe senz’altro riconosciuto proprio dal virare improvviso della prospettiva.
La canzone finì. Alice tolse le cuffiette e se le infilò nella tasca del cappotto. Margot non la smetteva di parlare al telefono. Prima di Matteo, non finivano mai di raccontarsi l’un l’altra. Adesso era tutto diverso. Ma la vita era fatta di infiniti cambiamenti, e lei lo sapeva bene. Nell’ultimo anno lei stessa si sentiva cambiata, anche se non sarebbe stata in grado di spiegare esattamente in che modo.
Le due ragazze scesero i gradini in mezzo alla folla di pendolari. La stazione della metropolitana brulicava di zaini, ventiquattrore e borse di varia grandezza. Alice non si sarebbe mai abituata al brusio costante. Alla voce impostata che annunciava l’arrivo del treno: allontanarsi dalla linea gialla! All’odore dei corpi che la sfioravano per farsi spazio.
Lei e Margot raggiunsero la banchina. Margot aveva smesso di parlare al telefono. Iniziò a raccontarle nel dettaglio il contenuto della sua conversazione con Matteo, che era lo stesso di sempre. Alice smise di ascoltarla quasi subito. Puntò lo sguardo dritto davanti a sé. Un paio d’occhi, dall’altra parte delle rotaie, si agganciarono ai suoi. Il suo mondo, improvvisamente, finì sottosopra.
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simonasparro · 3 years
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VENTIDUESIMA PUNTATA - TORNARE INDIETRO
Avevano mangiato in uno dei pochi ristoranti aperti del centro. La stagione estiva sembrava lontanissima, invece la primavera sarebbe arrivata presto a ripopolare le spiagge.
Alice aveva finito la pizza senza fatica. Era riuscita perfino ad assaggiare il dolce di Lorenzo. Averlo accanto le toglieva ogni timore nei confronti del cibo. Come se il senso di inadeguatezza che da sempre la tormentava scomparisse.
Parlarono senza sosta, ansiosi di rivelarsi l’uno all’altra come non erano mai riusciti a fare prima.
L’ora della partenza arrivò troppo presto, cogliendoli impreparati. Si avviarono al parcheggio tenendosi per mano, e Alice pensò che sarebbe stato bello poterlo fare ovunque. Basta nascondersi. Basta sfuggire agli sguardi indiscreti delle persone.
Invece tutto era un rischio. La stazione della metropolitana nascondeva insidie continue. Era già successo che incontrassero dei colleghi di lavoro di Lorenzo. La professoressa di Italiano di Alice. Dare spiegazioni li lasciava ogni volta stravolti. Cosa vedevano davvero gli altri? Comprendevano cosa li legasse, nonostante cercassero in ogni modo di sembrare soltanto due conoscenti incontratisi per caso? Alice non osava nemmeno toccarlo. Temeva le conseguenze che avrebbero travolto Lorenzo.
Il viaggio di ritorno fu un’agonia. Entrambi sapevano che una giornata come quella non l’avrebbero potuta ripetere tanto presto. Alice sentiva l’angoscia montarle dentro, come quando da bambina doveva salutare gli amici del mare per tornare alla vita della città, senza di loro. Si mise silenziosamente a piangere, mentre la luce del tardo pomeriggio lentamente svaniva.
Lorenzo rifletteva invece sul weekend che lo aspettava. Ad Alice non aveva detto nulla. Temeva di ferirla, e di rovinare quelle ore di felicità che avevano trascorso lontano dalla realtà. Nel sottosopra c’erano solo loro due. Ma adesso stavano tornando con i piedi per terra, rientrando nei ruoli che sentivano così stretti da soffocarli. Lui sarebbe partito il mattino seguente con Bianca. Lei probabilmente avrebbe dovuto dare spiegazioni alla sua famiglia per quella assenza ingiustificata da scuola. La costringeva a mentire, e anche questo contribuiva a farlo sentire in colpa.
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simonasparro · 3 years
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E SEMPRE RITORNI - ROMANZO A PUNTATE
VENTUNESIMA PUNTATA - PREPARATIVI
Calze, slip, un abito per la cena. Bianca spuntava le voci da una lista segnata sul bloc notes che teneva in mano. Il trolley di Lorenzo era già pronto ai piedi del letto. Mancava soltanto il suo. Aveva chiamato sua madre in modo che le desse una mano con Pietro. Nonna e nipote sedevano sul tappeto del soggiorno, intenti a parlare una lingua che solo loro due sembravano comprendere.
Bianca controllò scrupolosamente la lista. C’era tutto? C’era tutto.
Sorrise. Lei e Lorenzo sarebbero partiti il mattino successivo. Aveva chiesto a suo marito di prendere un giorno di ferie. Il weekend lungo che li aspettava avrebbe sistemato le cose. Bianca ripensò con sofferenza agli ultimi mesi. Lorenzo si era allontanato da lei in modo impercettibile. Se uno sconosciuto li avesse spiati durante la loro vita quotidiana, non avrebbe saputo cogliere nessuna stranezza. Tuttavia Bianca sentiva la sua assenza emotiva. Come se tutte le attenzioni che le riservava – poche a dire la verità – fossero forzate. Un obbligo al quale si dovesse piegare suo malgrado. Bianca era ancora profondamente innamorata di Lorenzo. Quella fredda compostezza, che lui non si toglieva mai di dosso, la turbava, la faceva soffrire.
Tante volte avrebbe voluto parlargli, chiedergli spiegazioni. Le era sempre mancato il coraggio. Temeva di trovare conferma alle sue paure, non tanto nelle parole di Lorenzo, quanto nei suoi occhi che non erano capaci di mentire.
“Mamma, io ho finito” disse raggiungendola in soggiorno.
“Benissimo. Allora ti libero della mia presenza. Ti aspetto domattina. Io e tuo padre non vediamo l’ora di avere questo frugoletto tutto per noi” disse sua madre, baciando Pietro sulla testa. Lui gorgogliò di felicità.
Da quando aveva smesso di svegliarsi ogni ora, reclamando per la fame, era diventato più semplice gestirlo. Bianca si era sentita una pessima madre per lungo tempo. Le urla di Pietro la facevano impazzire, rendendola nervosa e nient’affatto gentile. Adesso, invece. Prese Pietro in braccio e lo strinse forte. “Andrà tutto bene, piccolino” gli sussurrò in un orecchio. Lui le rispose con una serie di versi incomprensibili.
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simonasparro · 3 years
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E SEMPRE RITORNI - ROMANZO A PUNTATE
DICIANNOVESIMA PUNTATA - PREOCCUPAZIONI
Il telefono risultava libero, ma Alice non rispondeva. Dov’ era finita? Anita era terribilmente preoccupata, ma sospettava di conoscere l’identità della persona che era con lei. Tornò immediatamente a casa. “Vai, me la posso cavare da solo, qui” le aveva detto suo marito, allarmato quanto lei.
Christian studiava in cucina. La guardò entrare come una furia e la fissò con espressione sbigottita.
“È successo qualcosa, mà?” chiese.
Alice era sparita, e non rispondeva al telefono. Lui ne sapeva qualcosa?
Christian scosse la testa. Sua sorella era sempre stata un libro aperto per lui, ma da qualche mese a quella parte si era chiusa in un ostinato silenzio. Christian aveva pensato, esattamente come suo padre, che quella di Alice fosse solo una fase. Qualcosa che avrebbe superato con il raggiungimento dell’età adulta. Rassicurò sua madre. “Anch’io ho saltato la scuola senza dirvi niente tante volte, a suo tempo. Non è una tragedia” disse a sua madre, nel vano tentativo di alleggerire la sua ansia.
Poi lei gli parlò del diario. Di quella pagina sconvolgente che aveva letto pochi giorni prima. Il viso di Christian cambiò improvvisamente espressione.
“Cerco quel bastardo e lo ammazzo. Giuro che lo ammazzo a mani nude” ringhiò, alzandosi di scatto dalla sedia.
“Non essere impulsivo. Dobbiamo capire di più. Hai il numero di Margot?”
La chiamarono. Margot fu inizialmente restia a tradire la fiducia dell’amica, ma quando fu Christian a prendere il telefono, e chiederle aiuto, capitolò. Aveva sempre avuto un debole per lui.
Margot conosceva soltanto il nome di Lorenzo, nient’altro. Disse che probabilmente nemmeno la stessa Alice possedesse informazioni più dettagliate su di lui.
“È davvero sposato?” chiese Christian. Margot rispose in modo affermativo. Gli aveva visto la fede all’anulare sinistro.
“Io lo ammazzo” ripeté Christian.
Senza sapere cos’altro fare, madre e figlio rimasero seduti al tavolo della cucina. Aspettavano il ritorno di Alice, incapaci di dedicarsi ad un’attività diversa dall’aspettare. E se non fosse tornata mai più? Cosa avrebbero fatto, in quel caso?
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simonasparro · 3 years
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DICIOTTESIMA PUNTATA - UNA FOLLE IDEA
L’auto di Lorenzo procedeva a velocità sostenuta. Il traffico congestionato delle otto del mattino lo innervosiva da sempre, inducendolo a spingere sull’acceleratore per uscirne il più velocemente possibile.
Per questo usava la metropolitana.
Alice lo guardava guidare, le mani dalle dita affusolate strette intorno al volante. Desiderava sentirsele addosso, quelle mani. Non le era mai accaduto prima, di desiderare con tanta forza qualcuno. Le mani di Filippo, il suo primo e unico ragazzo, le erano sembrate invadenti, quasi pericolose. Non le piaceva come lui la toccava, con gesti nervosi e totalmente privi di dolcezza.
Lui l’aveva lasciata proprio per la sua avversione verso la reciproca esplorazione dei corpi. Lei l’aveva lasciato andare senza opporre resistenza. Era convinta che prima o poi avrebbe provato qualcosa di diverso, di così intenso da toglierle il respiro. Ed eccolo lì, il desiderio di cui tanto le aveva parlato Margot, prendere forma nelle mani di Lorenzo.
Scrutò il profilo dell’uomo seduto accanto a lei, illuminato da un sole invernale, pallido. Sembrava corrucciato. Come se qualcosa lo preoccupasse. Alice poteva intuire quali fossero i suoi pensieri. Non dovevano essere in quell’auto insieme, né quel giorno né mai. Eppure.
“Metto un po' di musica” disse Lorenzo, e nel farlo si rilassò. Le note di ‘la cura’ di Franco Battiato riempirono l’abitacolo.
La melodia e le parole vibrarono nel petto di Alice. Si accorse di piangere commossa quando Lorenzo la riportò indietro dal sottosopra nel quale si era nuovamente persa.
“La conosci?” le chiese. Alice scosse la testa, incapace di emettere un suono.
“È per te” continuò Lorenzo. Le strinse la mano poggiata sulle gambe. Alice pianse più forte.
Imboccarono l’autostrada e in quel momento Lorenzo smise di pensare. Non esisteva più niente oltre a loro due. Bianca e Pietro due figure indistinte in un angolo della mente. All’enorme senso di colpa che l’avrebbe investito una volta tornato a casa, ci avrebbe pensato poi.
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simonasparro · 3 years
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DICIASSETTESIMA PUNTATA - PROFONDO COME IL MARE
Era bellissima. Una bellezza che trascendeva il corpo. Lorenzo la vide arrivare, camminava veloce, lo sguardo rivolto davanti a sé. Margot, di fianco a lei, lo vide subito. I suoi occhi accesi di livore lo fecero vacillare. Si ricordava perfettamente ogni parola che la ragazza gli aveva rivolto, tuttavia non era riuscito ad evitare di aspettare Alice ogni giorno. Margot gli passava davanti e lo salutava appena, scuotendo la testa. Lo guardava sempre come se fosse spazzatura. E lui si sentiva esattamente così. Nonostante ciò, il bisogno di Alice, che lo divorava man mano che i giorni passavano, lo costringeva ad ignorare tutte le conseguenze che sarebbero seguite alle minacce di Margot. Non la biasimava, faceva soltanto ciò che pensava fosse meglio per l’amica. Tuttavia si era persuaso che Alice, in fondo, avesse il diritto di decidere per sé e per la sua vita, senza intromissioni esterne.
Incapace di resistere oltre, la chiamò. Lei volse lo sguardo nella sua direzione, il volto teso e duro si ammorbidì, le labbra si curvarono in un sorriso che la illuminò di una luce radiosa.
La vide rivolgere un saluto frettoloso a Margot, poi correre verso di lui, il pesante zaino scolastico che le sbatacchiava sulla schiena fragile.
L’idea gli venne all’improvviso, e si meravigliò di non averci pensato prima.
Quando lei lo raggiunse, le prese una mano coperta dal guanto di lana.
“Mi sei mancata così tanto, Alice” le disse, e gli sembrò che quelle parole non potessero nemmeno lontanamente raccontare cosa avesse provato in quei giorni senza di lei.
“Mi sei mancato anche tu. Credevo sarei morta, senza di te”.
“Vieni con me” le disse lui, trascinandola lontano dal bar e dagli occhi indiscreti della folla intorno.
Si avviarono verso la rampa di accesso al parcheggio. Alice non fece domande, la sua fiducia in lui era qualcosa di inspiegabile e tuttavia naturale come lo è respirare.
Arrivati accanto all’auto di Lorenzo, lui la prese tra le braccia. Le labbra si avvicinarono a quelle di Alice. Si baciarono con foga, come se dovessero recuperare in pochi secondi quei giorni perduti loro malgrado.
“Ti porto al mare” disse Lorenzo.
C’erano numerosi motivi per i quali non avrebbe dovuto farlo. Il suo lavoro. La scuola di Alice. E se Bianca avesse avuto bisogno di lui? Se Pietro si fosse sentito male? Tuttavia, ogni cosa passava inesorabilmente in secondo piano, quando Alice era lì accanto a lui.
Lorenzo andò a pagare la breve sosta di quel giorno, salirono in auto e partirono.
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simonasparro · 3 years
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SEDICESIMA PUNTATA - UNA TORTA DI MELE
La bilancia fu impietosa. Due chili in quattro giorni. Un aumento spaventoso. Tuttavia Alice non ne fu sconvolta, tutt’altro. Scese dalla bilancia e si fece una doccia, lavando via l’odore del letto che per tre interi giorni era stato suo fedele custode.
La febbre era durata due giorni, ma la debolezza le aveva impedito di rimettersi in piedi immediatamente. Sua madre l’aveva costretta a mangiare tre pasti completi al giorno, le aveva persino preparato una torta di mele che lei aveva mangiato avidamente.
Anita si era presa cura di lei come non aveva fatto mai, rimanendo a casa dal lavoro e preparandole spremute d’arancia e spuntini per rimetterla in forze. Era come se qualcosa di molto più grave di una semplice influenza stagionale la rendesse particolarmente attenta e preoccupata per la figlia. Alice non era riuscita a sondarne le reali intenzioni.
Dopo l’iniziale senso di fastidio che l’aveva resa insofferente alle attenzioni della madre, Alice l’aveva lasciata fare. Quel breve lasso di tempo non poteva certamente porre rimedio all’assenza di una vita, ma era comunque qualcosa.
Margot era andata a trovarla il giorno prima. Lorenzo non aveva fatto nessun commento quando lei gli aveva comunicato l’assenza di Alice, le aveva confidato. Nei giorni seguenti l’aveva salutata da lontano, senza chiedere alcuna notizia. Alice si era sentita ferita. Il terrore che Lorenzo si fosse già dimenticato di lei era insopportabile. Tuttavia nel profondo sentiva che le sue paure erano infondate. Come si poteva cancellare in pochi giorni un amore come il loro? No, Alice era sicura che l’avrebbe trovato lì dove lo aveva lasciato il venerdì precedente. Davanti alla porta del bar, ad aspettarla.
Si vestì con particolare cura, quella mattina. Temeva che i jeans non le entrassero più, invece scivolarono facilmente lungo le gambe sottili, i bottoni si chiusero senza difficoltà.
Durante il tragitto, Margot le camminava affianco, le mani infilate nelle tasche del cappotto. Era strana, particolarmente silenziosa. Perché non parlava al telefono con Matteo, come ogni mattina? L’amica alzò le spalle, tuttavia non le diede alcuna spiegazione.
Giunte nei pressi del bar, Alice perse il coraggio. Non voleva guardare. E se Lorenzo non ci fosse stato? Alle conseguenze di quella evenienza non aveva pensato. Fu Lorenzo a togliere ogni dubbio dalla sua mente, chiamandola a gran voce.
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simonasparro · 3 years
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UNDICESIMA PUNTATA - UN VIAGGIO
“Un viaggio?” chiese Lorenzo allarmato.
La giornata era iniziata prima dell’alba. Le urla affamate di Pietro come sveglia. Adesso il piccolo dormiva placidamente, sdraiato nel letto tra lui e Bianca.
“Un viaggio” confermò Bianca. Niente di impegnativo. Un weekend al mare, solo loro due. Per ritrovarsi. Ristabilire un equilibrio che sembrava avessero perso chissà dove.
Lorenzo guardò suo figlio. Di tanto in tanto Pietro apriva leggermente gli occhi, succhiava il ciuccio. Ripiombava nel sonno. Il suo cuore si riempì di tenerezza. L’idea di stargli lontano anche solo per una notte gli risultava insopportabile.
“E Pietro?” domandò ad una Bianca sorridente e all’apparenza impaziente di allontanarsi dal figlio. Lo era davvero? si chiese Lorenzo.
“Ho già avvertito i miei genitori. Sono entusiasti all’idea di tenerlo con loro.”
“Un bambino ha bisogno della mamma” obiettò Lorenzo. “È ancora troppo piccolo.”
Bianca si rabbuiò. Il volto contratto in una smorfia delusa.
“Pensavo che anche tu avessi bisogno di staccare. E poi ho già prenotato l’albergo” affermò, la voce una lama tagliente.
Lorenzo comprese di aver perso. Sprovvisto di altri argomenti utili a scoraggiare sua moglie, fu costretto a desistere.
L’idea di passare tutto quel tempo con la sola compagnia di Bianca lo atterriva, tuttavia sapeva di doverla accontentare. Era suo dovere.
Soltanto un anno prima avrebbe accolto la proposta di sua moglie con entusiasmo. Ma un anno prima Alice ancora non si era insinuata prepotentemente nel suo cuore, tra i suoi pensieri.
“Forse hai ragione. Ci farà bene una piccola vacanza, solo noi due” mentì. Era diventato bravo a confezionare menzogne, un attore consumato.
Avvertì il corpo di Bianca rilassarsi. La vide sorridere. Da quel sorriso era stato stregato soltanto due anni prima. Tuttavia aveva l’impressione che fosse passato molto più tempo dal loro primo incontro. Dal loro matrimonio prematuramente celebrato quando avevano saputo dell’arrivo di Pietro. Era successo tutto talmente in fretta da non lasciargli il tempo di rendersene conto. Il suo pensiero si fissò inevitabilmente su Alice. Per un momento, desiderò di non averla mai incontrata.
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simonasparro · 3 years
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DECIMA PUNTATA - IL DIARIO DI ALICE
Come si riconosce l’amore? Nessuno me lo ha mai spiegato. Adesso però, so esattamente cosa significhi amare qualcuno.
È come una scossa, Il pavimento che scivola via da sotto i piedi.
Quando gli occhi di Lorenzo hanno agganciato i mei, quel giorno, mi sono sentita perduta. Allo stesso tempo, era come se mi ritrovassi. Come se la mia mente fosse finalmente un tutt’uno col mio corpo. I colori erano diversi, quel giorno. Vividi. Intensi al punto di ferirmi gli occhi. Ho pensato che non mi sarei più sentita in quel modo, mai più. Invece.
Ogni volta che lo sguardo di Lorenzo si fissa nel mio, percepisco la realtà. Non più come qualcosa di sfocato e spaventoso. Un luogo in cui fino a ieri mi muovevo a tentoni, senza sapere bene dove andassi. No. Il mondo si è rovesciato, e mi sono ritrovata a testa in giù, tuttavia non ho mai percepito così chiaramente ciò che c’è intorno a me. È tutto più vero, tangibile, intenso.
È questo il miracolo che solo l’amore sa compiere? Ti rende reale?
Naturalmente la realtà possiede un lato oscuro. E il nostro è la sua vita. Incatenato a un matrimonio che non riesce a sciogliere, si muove come un attore in scena. Ruba il nostro tempo per donarlo a chi non ama davvero. Il tormento di pensarlo con lei è qualcosa che non posso descrivere. Mi toglie il sonno. Mi sembra di non poterlo sopportare. Invece. Mi bastano le sue dita intrecciate alle mie. I suoi baci lenti e delicati. Il profumo di muschio bianco che sento quando mi rifugio tra le sue braccia.
Ho bisogno di lui come dell’ossigeno. Sono certa che per lui sia la stessa cosa. E allora perché non lascia la sua vita fasulla, e ne comincia una reale insieme a me? Nel nostro sottosopra, potremmo essere felici. Dentro questa realtà, ci concediamo brevi istanti di gioia, e infiniti tormenti nella distanza.
 Anita smise di leggere e ripose il diario nel cassetto. Conoscere la verità l’aveva stravolta. Si sentì mancare, e dovette sedersi sul letto di Christian per evitare di scivolare rovinosamente sul pavimento. Sua figlia, la sua bambina, si era infilata in una situazione impossibile da affrontare, per una persona fragile come lei. Ne sarebbe uscita a brandelli. Doveva impedirle di continuare a percorrere quella strada. Trovare il modo di convincerla a liberare la mente dalla ingombrante e nociva presenza di quell’uomo orribile. Ma come? Una sensazione di impotenza l’avvolse. I nervi cedettero di colpo. Lasciò che le lacrime, per una volta, alleviassero il peso che sentiva sulle spalle.
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simonasparro · 3 years
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SESTA PUNTATA - BIANCA
 Bianca si pulì la maglietta dal rigurgito di Pietro. L’ennesimo. Guardò affranta dentro l’armadio. Non aveva ancora avuto il tempo di fare il bucato. Si rassegnò a portarsi addosso l’odore acido del latte per il resto della giornata.
Dal giorno in cui Pietro era venuto al mondo, il suo tempo sembrava non bastare mai. Non aveva un attimo di pausa. Non era mai stata così stanca. Costernata, si guardò riflessa nello specchio appeso all’anta dell’armadio.
Non si riconobbe. I capelli in disordine. I pantaloni della tuta che le fasciavano le gambe appesantite dalla gravidanza. Da quanti giorni non riusciva a farsi una doccia? Non lo ricordava.
Pietro dormiva pochissimo. Quando era sveglio, piangeva. Aveva fame. Una fame costante che la costringeva ad allattarlo più del dovuto.
Lorenzo le sembrava lontano. Distante anni luce da lei. Come se si fosse improvvisamente reso conto che lei e Pietro non c’entrassero nulla con la sua vita.
Ne parlò con sua madre.
“È normale” le rivelò lei. “Gli uomini ci mettono più tempo ad abituarsi al cambiamento. Andrà meglio, vedrai.”
A Bianca, invece, sembrava che la situazione precipitasse, anziché migliorare.
Delle attenzioni che Lorenzo le aveva riservato durante tutto il periodo della gravidanza, non era rimasta traccia.
Una solitudine fatta di silenzio regnava nell’appartamento. Che Lorenzo fosse presente o meno, non faceva alcuna differenza.
Bianca era consapevole che l’autocommiserazione non l’avrebbe portata da nessuna parte. Dopo l’ennesima notte in cui il suo desiderio fu completamente ignorato da Lorenzo, decise che avrebbe agito. Non era mai stata una che si arrende.
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simonasparro · 3 years
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QUINTA PUNTATA - INIZIÒ COSÌ
I giorni passavano e nulla cambiava. Da tempo Alice rimuginava sul fatto che avrebbe dovuto fare qualcosa. Le mancava il coraggio. Aspettava che fosse lui a far evolvere la situazione. Perché non andava da lei? Perché la guardava soltanto, da lontano? Cosa glielo impediva?
Aveva parlato a Margot degli occhi belli. Glieli aveva mostrati. Si aspettava che Margot la spingesse a farsi avanti. Invece.
“Ma sei matta? Avrà almeno dieci anni più di noi! Potrebbe essere sposato, o peggio ancora, un pedofilo!”.
“Non sono una bambina, Margot. Ho diciassette anni, non cinque” aveva cercato di difendersi Alice. Ripensando alle parole dell’amica, però, un dubbio l’aveva colta.
Tuttavia le sembrava impossibile che quell’uomo dagli occhi così profondi e il sorriso sincero fosse capace di far male a qualcuno. Tantomeno a lei.
Quella mattina c’era sciopero dei professori, ma Alice si preparò comunque come se dovesse andare a scuola. Suo fratello Christian protestò perché aveva acceso la luce.
Lo mandò mentalmente a quel paese.
Si avviò verso la fermata della metropolitana in solitudine. Margot si era rifiutata di accompagnarla. “Non sarò tua complice mentre commetti l’errore più grande della tua vita” le aveva detto.
Arrivò alla stazione in anticipo. Scese le scale. Aspettò. Si guardava attorno con apprensione. Le tremavano le gambe. E se lui non fosse venuto? Se le avesse detto che si sbagliava, che non guardava lei ma una delle donne che affollavano il marciapiede? Stava per lasciar perdere tutto e risalire in superficie, quando lo vide. Le si avvicinò, un’espressione stupita sul viso. Erano a pochi centimetri di distanza. Alice si sentiva debole. Le girava la testa. Come sempre, a colazione aveva preso solo un caffè.
“Hai sbagliato banchina” disse Lorenzo.
La sua voce. Puntini bianchi danzavano davanti agli occhi di Alice. Non si rese conto delle gambe che cedevano. Del pavimento che si avvicinava pericolosamente. Poi, tutto diventò nero.
Quando riprese i sensi, un capannello di curiosi la circondava. Inginocchiato accanto a lei, Lorenzo le accarezzava delicatamente i capelli.
“Bentornata” le disse. Come se sapesse dell’esistenza del sottosopra, e fosse stato lui stesso a riportarla indietro.
Alice sorrise, rassicurante. Non riusciva a parlare.
Lorenzo l’aiutò a rimettersi in piedi.
“Vieni, hai bisogno di zuccheri” disse.
La prese per mano guidandola attraverso la folla.
Iniziò così.
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simonasparro · 3 years
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E SEMPRE RITORNI - ROMANZO A PUNTATE
TERZA PUNTATA - IL TRENO DELLE 7.47
Alice accelerò il passo. Margot faticava a starle dietro. Lo zaino stracolmo di libri le appesantiva le gambe.
“Si può sapere cosa ti prende, stamattina?” chiese all’amica.
Cosa poteva rispondere, Alice? Che voleva rivedere quegli occhi belli e intensi? Che voleva ritrovarsi nuovamente a testa in giù, in quel mondo sottosopra che aveva sognato tante volte?
Da una settimana non pensava ad altro. Era invasa da una costante eccitazione, una gioia incontenibile che non si sapeva spiegare. Il weekend trascorso ad attendere il lunedì. Per un paio d’occhi che non conosceva. Eppure.
Eppure l’avevano seguita ovunque, da quel primo giorno.
A scuola, durante le lezioni. Nei pomeriggi grigi passati a studiare, china sui libri.
Non riusciva più a concentrarsi. Le parole avevano perso significato. Scorrevano sotto i suoi occhi come un susseguirsi di simboli astrusi, che non era in grado di decifrare.
“Sei strana, Ali” le disse Margot, raggiungendola in fondo alla banchina.
Alice non rispose, sorrise soltanto. Fece qualche passo in avanti. La linea gialla sotto le suole delle scarpe. Finalmente, ecco gli occhi belli. Ecco il sorriso, che per la prima volta apparve e lo fece solo per lei.
Le labbra di lui incurvate, i denti bianchi che brillavano sotto la luce dei neon.
Alice arrossì, intimidita. Vide la mano di lui agitarsi appena. La salutava.
Allora era proprio lei, che guardava. Non si era immaginata tutto, come temeva.
Stava per ricambiare il saluto. Arrivò il treno. Si sentì trascinare all’indietro. Margot l’aveva afferrata per lo zaino.
“Ma sei matta? Vuoi farti investire?”
Alice lasciò il sottosopra e tornò indietro. “Scusa” disse a Margot. Ma non c’era traccia di pentimento sul suo volto.
Le due ragazze salirono sul treno.
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