Dalla cosa alla non-cosa
La mano è l'organo del lavoro e dell'azione. Il dito, di contro, è l'organo della scelta. L'uomo senza mani del futuro ricorre solo alle dita. Sceglie invece di agire. Schiaccia dei tasti per soddisfare i propri bisogni. La sua vita non è un dramma che lo spinge ad agire, bensì un gioco. Non vuole nemmeno possedere nulla, solo esperire e divertirsi.
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Nulla svetta. Nulla si approfondisce.
Noi non conosciamo più quel sacro tacere che ci eleva alla vita divina, fino al cielo. La beata dimenticanza di sé cede il passo all'eccessiva autoproduzione dell'ego. L'ipercomunicazione digitale, la connessione senza confini non crea legami, non crea mondi. Anzi, ha un effetto isolante e accentua la solitudine. L'Io isolato, privo di mondo, depresso, si allontana ad quell'esser soli foriero di gioia, da quella sacra cima del monte.
Abbiamo eliminato qualsiasi trascendenza, qualsiasi ordine verticale che necessiti del silenzio. Il verticale cede il passo all'orizzontale. Nulla svetta. Nulla si approfondisce. La realtà viene livellata riducendosi a flussi di informazioni e dati. Ogni cosa s'allarga e prolifera. Il silenzio è un fenomeno della negatività. Esso è esclusivo, mentre il baccano derica da una comunicazione permissiva, estensiva, eccessiva.
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C'è bisogno di un'altra politica temporale
Oggigiorno, le prassi impegnative vanno scomparendo. Anche la verità è impegnativa. Quando un'informazione scaccia l'altra, ecco che non abbiamo più tempo per la verità. Nella nostra cultura dell'eccitazione post-fattuale, la comunicazione è dominata da impulsi ed emozioni forti, che al contrario della razionalità sono poco persistenti in termini temporali. Per cui destabilizzando la vita. Anche la fiducia, le promesse e le responsabilità sono prassi impegnative, che si estendono oltre il presente giungendo al futuro. La fedeltà, i legami e i vincoli sono a loro volta prassi impegnative. Il degrado delle architetture temporali stabilizzanti, alle quali appartengono anche i riti, rende instabile la vita. Per stabilizzarla c'è bisogno di un'altra politica temporale.
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