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#galleria michela rizzo
garadinervi · 7 months
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Luigi Nono – Nanni Balestrini: Contrappunto dialettico alla mente, Fondazione Archivio Luigi Nono, Venezia, September 22, 2023
On the occasion of the exhibition Nanni Balestrini – Altre e infinite voci, Curated by Marco Scotini, Galleria Michela Rizzo, Venezia, July 15 – September 28, 2023
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marcogiovenale · 7 months
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manuela gandini: su nanni balestrini
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pikasus-artenews · 8 months
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NANNI BALESTRINI Altre e infinite voci
Attivista politico Balestrini si è dedicato con impegno alla sperimentazione linguistica come strumento di comprensione critica della realtà
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federicodeleonardis · 2 years
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Baricentro di Venezia, la capitale mondiale dell’Arte, della galassia formata da Dubai, Parigi, Pechino, Miami, Hollywood, Basilea, Mumbai, San Paolo ecc ecc, non sono i Giardini o l’Arsenale della Biennale, dove accorrono frotte di aspiranti dello spirito e dove dubito (e da almeno quindici anni) che se ne sia trovato uno; non si trova alla sede della Fondazione Cini (S. Giorgio), dove campeggia la famosa tela fregata esattamente duecent’anni fa da Napoleone e ricollocata nella splendida cornice del Refettorio dove fu concepita (dopo due di lavoro di un’équipe di 10 esperti guidata da Adam Lowe – la miracolosa tecnologia!)  di Veronese.
Non si trova sulle Fondamenta del famoso Ponte dell’Accademia più ricca del mondo, né su quelle Incurabili del grande poeta russo testimone della propria agonia e ultimo a denunciare quella dell’amata città; non si trova nemmeno nella Galleria Michela Rizzo alla Giudecca, dove quattro sfortunati (un vecchietto sorpassato, un giovane di belle speranze, una signora venuta addirittura da Buenos Aires e un sodale nientepopodimeno che di Fabio Mauri) faticano a risalire la china del letamaio mondiale che ormai da trent’anni ammorba l’etere (occhio alle date e auguri ai loro sforzi: una capatina se la meritano).
Il baricentro della galassia dell’arte, fortunatamente sopravissuto a questo tsunami dell’Arte dell’ignoranza di massa, si trova esattamente a Palazzo Cini (Dorsoduro 864).
La gravità di due buchi neri assediava Venezia a meno di 50 metri di distanza: Anish Kapoor (s’è bevuto il cervello) e Chun Kwang Young, rispettivamente alle Gallerie dell’Accademia e a Palazzo Contarini. Una lampante dimostrazione che è il denaro (milioni e milioni di euro profusi per l’allestimento della loro monnezza) il principale virus che alimenta la metastasi di cui parlavo. Altro che Corona!
L’esposizione baricentro di Venezia
Ma che sospiro di sollievo! Nelle modeste sale di un’architettura degna di questo nome (vivere la scala!) campeggiano i cieli di Beato Angelico, dei due Daddi e di tanti, tantissimi piccoli e grandi capolavori (per esempio I Due Amici di Pontormo), ma soprattutto “brilla di luce diffusa” quello delle Veneri di un grande artista scomparso 35 anni fa, a 65 della sua vita (iniziata come pilota della Wermacht). Se c’è uno spirito che rincuora tutti noi che l’arte non sia ancora morta sotto i colpi dell’ignoranza di massa, uno che ha guardato con attenzione incomparabile la Venere di Willendorf come le Madonne di Piero passando dalle Caverne d’Altamira al clou della tragedia sofferta dalla sua terra, questi si chiama Joseph Beuys.
L’arte è veicolo d’un piacere sottile che ha a che vedere prima con l’occhio e poi con la memoria (il cervello) e raramente è successo nella mia ormai lunga carriera di vecchietto dell’Arte di vedere una mostra meglio curata e di cotale peso artistico (baricentrato, appunto). Grazie Luca Massimo Barbero.
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gammm-org · 10 months
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sixteensaltines · 2 years
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Antonio Rovaldi - Orizzonte in Italia (2011-2015) “Give Me Yesterday" at Osservatorio di Fondazione Prada
  © Antonio Rovaldi, The Goma/Madrid, Galleria Michela Rizzo
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damecuratedgoods · 3 years
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#prepreopening 😋 #transformation 🪄from an #exbrewery ⚗️🍺 to a #tesoro Giudeccino💠⚜️💦 (στην τοποθεσία Galleria Michela Rizzo) https://www.instagram.com/p/CTtjOtIsvOD/?utm_medium=tumblr
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gacougnol · 5 years
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Brian Eno Agate From "Ambient Paintings" Exhibition Galleria Michela Rizzo (Italy)
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ilariasperi · 3 years
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Arte Fiera Bologna (2019, 2020, 2022)
Since the 2019 edition, Fantom has been entrusted with the curation of the Photography and Moving Images section of Arte Fiera Bologna, the modern, post-war, and contemporary art fair directed by Simone Menegoi.
This section hosts the work of international artists using photography and video as both expressive languages and focuses of their investigation. The common thread underlying the works is the transversal approach towards these key means of representing reality. Photography and video are presented without limits of genre, technique or content. A major theme is how these media dialogue with other artistic disciplines. Archival material, digital reconstructions, pictorial works, 3-D installations, and unconventional supports are all present in a section that not only looks at what photography and the moving image currently are, but what they are becoming in a continual process of transformation and renewal.
Galleries (2020): aA29 Project Room, Dep Art, Umberto Di Marino, Gallleriapiù, Marco Rossi, Martini&Ronchetti, MC2Gallery, Metronom, Michela Rizzo, Mlz Art Dep, Otto Zoo, Pinksummer, Podbielski Contemporary, Poggiali, Shazar, Spazio Nuovo, Traffic Gallery, Viasaterna, z2o Sara Zanin Gallery.
Galleries (2019): Galleria Bianconi, Cardelli & Fontana, Doppelgaenger, Gallleriapiù, KmØ, La Città Projects, Matèria, Mazzoleni, Mc2gallery, Metronom, Michela Rizzo, P420, Alberto Peola, Podbielski Contemporary, Traffic Gallery, Viasaterna, Vistamare / Vistamare Studio, z2o Sara Zanin Gallery.
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thegreatguggenheim · 5 years
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Galleria Michela Rizzo
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megabif · 5 years
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La galleria veneziana di Michela Rizzo presenta uno stand composito. Tra le opere spiccano le vetrine di Alessandro Sambini (Rovigo, 1982), resti di una secret performance realizzata a Milano. L’artista aveva infatti temporaneamente occupato un negozio sfitto, poi travestito con le classiche vetrofanie dei centri relax e massaggio che popolano la città. A posto del citofono aveva piazzato un bottone Amazon per la “spesa facile”, collegato ai prodotti Durex. Ad ogni citofonata corrispondeva l’invio di un pacco. I cartonati, presumibilmente pieni di preservativi e lubrificanti, non sono stati mai aperti e fanno oggi parte dell’installazione che completa il tutto. L’artista racconta: “questo progetto ha a che vedere con il tema della morte. Man mano che arrivano i pacchi, man mano le mie risorse economiche si esauriscono, ad esempio”. E se un collezionista dovesse in questi giorni acquistare l’opera, l’artista potrà ad ogni “suonata” inviare un pacco al suo indirizzo. Alla sua morte non ci sarà più nessuno a farlo.
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marcogiovenale · 10 months
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oggi, "altre e infinite voci": mostra di nanni balestrini a venezia
Si inaugura oggi, 14 luglio, presso la Galleria Michela Rizzo di Venezia, la mostra Nanni Balestrini. Altre e infinite voci, curata da Marco Scotini.L’esposizione si concentra sugli anni Sessanta e sul rapporto di Nanni Balestrini con il compositore Luigi Nono, descrivendo i loro incontri fino ad arrivare al loro progetto comune Contrappunto dialettico alla mente, del 1968, composto da Nono e per…
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pikasus-artenews · 2 years
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(in)visible fields space as energy In occasione della Biennale di Venezia la galleria di Michela Rizzo propone una mostra che mette in dialogo artisti con cui in passato la galleria ha collaborato.
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federicodeleonardis · 3 years
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L’inquinamento visivo. Glossa a “La casa brucia” (Quodlibet)
Quando un filosofo della levatura di Giorgio Agamben, che ha speso la vita a indagare a fondo le radici della nostra cultura, scende per strada e grida al fuoco, chiunque abbia un minimo di etica e una lingua per parlare (e mi rivolgo prima di tutto agli intellettuali di questa testata) ha il dovere di portare il proprio secchio. Mi occupo di arte visiva e darò il mio modesto contributo.
Agamben sostiene che la caratteristica e la gravità particolare di quest’incendio è di essere apparentemente invisibile, parla di schermi tecnologici, mediatici e medici che si frappongono alla sua visibilità e che proprio questo è il pericolo. Parla di nuovo fascismo.  Credo che le circostanze particolari che stiamo vivendo in questi giorni di Covid 19, di divisione netta fra negazionisti e allarmisti (due diverse forme di paura), richiedano una presa di posizione: metterci la faccia.  D’accordo sull’esistenza e la pericolosità dell’incendio, dichiaro subito di non esserlo sul fatto che non sia visibile e non da oggi. Ecco perché:
Più di quarant'anni fa ho scelto un nuovo mestiere, buttando a mare quello che avevo fatto nei dieci precedenti. Quest’ultimo era concreto, riguardava l’organizzazione del territorio. Ma era compromesso con la politica e in Italia l’urbanistica, si sa, è il braccio tecnico della corruzione endemica. L’ho scoperto sul campo. Il nuovo mestiere prometteva la libertà di concentrarsi essenzialmente  sull’organo visivo, gli occhi (anche se non va esclusa la testa e tutto ciò che ne consegue), e questo mi ha fatto decidere.
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FDL, Totem: cento televisori e una carriola di fuoco, 1982, Ferrara, Sala Polivalente
Avevo poco più di trent’anni e mi sono buttato nella mischia fuggendo da quanto avevo vissuto fino allora, ma ciecamente, senza riflettere su quanto mi aspettava. Ahimé proprio allora si apriva un'epoca che andava inflazionandosi di immagini, fuori e dentro le case, fuori e dentro le città, immagini piatte a due dimensioni (a parte i grandi tralicci per sostenerle) su carta e su schermi di tutti i tipi, digitali o analogici. Quella che all'epoca era una tendenza, anche per la relativa rarità del “dispositivo” (direbbe Agamben), oggi è diventata la regola. In giro dietro occhiali rigorosamente neri le belle ragazze non fingono più nemmeno di darti un'occhiata. “Non altrimenti / di vergine che il guardo onesto avvalli”, gli occhi sono incollati infallibilmente su un telefonino digitale perennemente acceso  dietro a qualche facebook, twitter, linkedin ecc, anche loro piatti e in continuo movimento. Con quelli di ultima generazione (ma sono almeno dieci anni che esistono) il fiume di scatti che finiscono poi a parenti e amici o appunto sui social non si conta che a trilioni.  
All'inizio della mia carriera di “artista visivo”, in un mondo ancora non inflazionato da immagini, proporsi di produrre qualcosa di nuovo da vedere poteva sembrare coraggioso: un obiettivo difficile, ma non impossibile. Col senno di poi si è rivelato decisamente idiota.  A fermarsi un attimo a rifletterci, il ritmo cardiaco si fa più frequente e avanza una forma di capogiro: siamo tutti un punto in un universo sconfinato, una goccia nel mare, moriremo in questo oceano di immagini. Anche gli amanti dell'opera di Dio, quelli che si estasiano ai tramonti o davanti alle cascate del Niagara sono scomparsi: la natura non interessa più nessuno, interessa solo l'immagine piatta, digitale o meno, della natura. E nell’ossessione, nell’incubo si fa strada un ricordo, un aneddoto significativo. Occhio alla data.
Era il 1961, giovani universitari avevamo dato una festa, a Lerici, per raccogliere un po' di “palanche” e qualche ora dopo la fine della kermesse si annunciava l'arrivo dell'eclissi totale di sole (15 febbraio). Rivivo ancora oggi il brivido giallognolo della natura nei pochi minuti di quell’alba; non era importante guardare la palla diventata nera, bastavano il suo riflesso sul mare e la fuga degli uccelli spaventati. Stanchi per la festa appena finita. eravamo in pochi ad assistere allo spettacolo. Mi sono rimaste impresse le parole di uno che aveva dichiarato forfait: “me a men vago a leto, a me la mio doman 'n television” (Me ne vado a letto, tanto me la guarderò domani in televisione) . E' così che quando arriva uno tsunami ci coglie impreparati con la faccia incollata a uno schermo.
E' certo ormai, Agamben, entro poco tempo ci trasformeremo tutti in alieni a due dimensioni.
Ma a pensarci bene Flatlandia* è già stata inventata (da Edwin Abbott, 1884): un complicatissimo marchingegno simbolico, una fantasia euclidea a due dimensioni, in cui cerchi, quadrati e segmenti mettono in scena la realtà, non quella vittoriana dell'epoca in cui fu scritto il libro, la realtà tout court, che per essere descritta non ha bisogno delle tre a tutti note.
Quale insano proposito mi ha preso quarant’anni fa, perché ho abbandonato l'architettura per dedicarmi a costruire qualcosa per gli occhi? Non c'è da uscirne pazzi? La nausea è poca cosa rispetto al pericolo di perdere la zucca. Per calmare i conati di vomito ho trovato una soluzione e mi sento di consigliarla a tutti: mi chiudo in una stanza e guardo una parete bianca, per ore, finché non respiro. E lì, di fronte a quel muro di niente, al nulla che rappresenta, cioè che non rappresenta, ma che è tutto quanto mi aiuta ad annullare il faticoso chiacchericcio della testa,
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Roman Opalka, Courtesy Galleria Michela Rizzo
Sia chiaro, anche in questo caso so di non aver inventato niente di nuovo e di non praticarlo nemmeno col rigore con cui andrebbe praticato: Bodhidharma ci è stato nove anni davanti a un muro bianco (prima o dopo essere andato in Cina a diffondere il buddismo?); quando gli veniva sonno resisteva finché poteva e quando non ha potuto più si è tagliato le pupille: voleva assolutamente continuare a guardare il muro bianco, puro nulla, tabula rasa, vuoto della mente, ma soprattutto di immagini. Sesto secolo dopo Cristo.
 Bene signori, non aggiungo altro: chi ha orecchi per intender (orecchi ho detto, non occhi) intenda.
A Giorgio Agamben rispondo che è vero, la casa brucia, ma il rogo non è affatto invisibile. Semplicemente è a due dimensioni.
 FDL
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Giulio Paolini, La casa brucia, 1987/2004, Courtesy Galleria Christan Stein, Foto Osio
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fotopadova · 6 years
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Artefiera Bologna 2018
di Carlo Maccà
  --- L'ARTEFIERA  di Bologna, l'appuntamento annuale più importante in Italia per chi è interessato alla fascia alta del mercato dell'arte "figurativa" (lato sensu), da qualche anno concede specifica attenzione alla fotografia d'arte, prima ospitando le gallerie specializzate in un settore riservato, quest'anno (12 in tutto) distribuite fra gli altri stand, ma individuate con segnalazioni particolari. I cartelli erano visibili da lontano, ma non hanno evitato alle mie gambe, non più in grado di dilettarsi di maratone e gran fondo, di percorrere in lungo e in largo i due lunghissimi padiglioni che ospitano ARTEFIERA. Due le ragioni: l'una, autori di fotografia vengono presentati da molte gallerie generaliste; l'altra, è troppo facile rendersi conto che la fotografia è diventata per molti artisti un mezzo tecnico indispensabile per realizzare le proprie immagini. Una valutazione approssimata di quello che ho visto direbbe che almeno un terzo degli autori presenti ed attualmente operanti è ricorso in qualche modo alla fotografia. Ed è forse in questo settore che si trova la risposta al quesito: Dove sta andando la fotografia?, più chiaramente che nella fiera riservata al mercato della fotografia, il MIA di Milano, dove entra la fotografia d'avanguardia, ma non quella applicata ad altri fini artistici.
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Figura 1. ©Giacomo Costa: Rovina 13
Il catalogo delle gallerie e degli autori esposti si può consultare sul sito della fiera: http://www.artefiera.it/espositori/catalogobrespositori-2018/5547.html
Quasi sempre ci si trova una sola immagine per autore, e neppure per tutti, se numerosi. Per un' informazione mirata alle opere in mostra è preferibile il sito "aziendale" di ciascuna galleria (per ogni autore citato ne darò il nome) piuttosto che quello personale dell'autore, dove può essere difficile orientarsi .
Già abbiamo notato che la fotografia imperversava al di fuori dei "suoi" 12 stand. Il sito Artribune in un suo post del 4 Febbraio intitolato Il meglio di Arte Fiera Bologna. La top 10 delle opere d’arte che ci sono piaciute di più indicava al 9° posto un'installazione tutta fotografica di Pamela Diamante, al 4° scorci di Giacomo Costa (Guidi&Schoen, GE) su edifici di quartieri urbani che "restituiscono il senso di claustrofobia generato dallo spazio cittadino" (Figura 1), al 3° composizioni fotografiche di Armin Linke (Vistamare, PE) che "combina una vasta gamma di tecniche dell'immagine al fine di esplorare i confini fra finzione e realtà" e, nel caso, fa entrare intenzionalmente nell'opera gli spettatori (Figura 2, ci sono anch'io), ma anche, e troppo potentemente come spesso avviene per le opere sotto vetro, i punti luce.
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 Figura 2. ©Armin Linke
E, per non farci mancar niente, al 2° posto viene classificata una teoria di pannelli in cemento raffiguranti silhouette di  bimbi stanti in pose visibilmente attinte da scatti fotografici (Valerio Berruti, MARCOROSSI ARTECONTEMPORANEA, MI); all'8° posto un video d'una performance dotata come di regola della sua brava dose di sadismo. Nessuna delle  gallerie della sezione PHOTO figura nella selezione di Artribune; una fotografa, Silvia Camporesi ,viene soltanto citata come candidata alla selezione fra le Top 10 (per questa autrice veramente meritevole, che qui esponeva per MLB di Ferrara, la visita al sito privato è d'obbligo).
Fra i fotografi adottati dalle gallerie d'arte della Main Section d'Artefiera si impone per fama e successo mondano il cinese Liu Bolin (Boxart, VR) con immagini della serie Hiden in Italy, nelle quali letteralmente fagocita la propria persona, stante nella posa d'una figura dell'Esercito di terracotta, contro la veduta di monumenti della storia e/o dell'arte, come il Colosseo o la Reggia di Caserta. L'artista, messo a punto il gioco con immagini di protesta politica e sociale in Cina e altrove, ora lo applica per la soddisfazione delle esigenze d'immagine, pubblicità e commercio del gran mondo capitalista (e, legittimamente, delle esigenze proprie). Le opere qui esposte (piuttosto futili per forma e sostanza, a mio parere) si sono presto trasferite, assieme ad un'altra settantina, al complesso del Vittoriano di Roma per l'antologica dell'autore che chiuderà l'1 luglio.
Impossibile esaminare tutte le fogge in cui la fotografia viene usata per comporre opere da  parte di tanti autori, che si qualifichino o meno come fotografi. Peculiare è la Glass Gellage Technique con cui il ceko Michal Macku (presentato da Paci Contemporary (BS) come fotografo/scultore) ottiene le sue immagini tridimensionali (Figure 3 e 4).
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 Figure 3 e 4. ©Michal Macku
In molti altri casi si tratta di combinazioni o fusioni digitali di immagini diverse, con risultati non sempre brillanti come per quelle in cui eccelle Liu Bolin, o quelle che realizza con una certa dose di humor Giuseppe Mastromatteo (29 Arts in Progress, MI) nella serie Indepensense. Ammirando le immagini composite di Alberto Rinella (XXS Aperto al Contemporaneo, PA) che sintetizzano suggestivamente dettagli ambientali urbani (Figura 5) veniva voglia di toccar con dito per capire se "Intersezione analogica su stampe fotografiche" non significhi semplicemente Fotomontaggio, o Collage, o l'uno e l'altro.
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 Figura 5. ©Alberto Rinella
Più esplicito e senza timore di apparire antiquato, Davide Bramante (Fabbrica EOS, MI, main section) dichiara le proprie opere come esposizioni multiple non digitali (Figura 6) E c'è da complimentarsi, oggi che il dichiarare un'opera Fotografia la confina ad un livello commerciale inferiore a quello delle "vere Opere d'Arte". Tanto più che grazie agli smartuffoni siamo tutti fotografi !
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 Figura 6. ©Davide Bramante
Sempre a proposito di opere composite, ad Artefiera ho imparato che per promuovere il fotografo ad Artista basta inquadrare le stampe di ogni scatto in singole cornici e appenderle a parete tutte insieme, vuoi armoniosamente disposte con un ritmo preciso, vuoi  a caso ma in perfetto ordine geometrico. Come per l'opera Kitchen di Marcela Cernadas (Michela Rizzo, VE), che però dai 64 pezzi in catalogo (8x8 pezzi quadrati) nello stand espositivo passava a 36 (6x6) pezzi. Banalità e Kitsch sono due stigmate del Moderno: ma non sempre l'una si sublima nell'altro (come inteso da Gillo Dorfles, recentemente scomparso), e neppure il decorativo si sublima nell'arte.
In altra direzione si muove Edouard Taufenbach (1988, Parigi), che aderisce a quel trend (si può tradurre con andazzo?) di fotografia "sperimentale" consistente nel suddividere l'immagine di un soggetto in multipli scatti e ricomporla mediante collage materiali o digitali. La tecnica ha i suoi maestri: chi ha presente David Hockney? Ma perché parlare, come spesso sento dire per vari epigoni, di "scomposizione cubista" quando questa variava continuamente il punto di vista mentre quelli nemmeno muovono l'obiettivo rispetto al soggetto? ché poi, quando questo è il corpo umano, Jack lo Squartatore sapeva scomporre meglio.
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 Figura 7. ©Marco Maria Zanin.
Quanto ai fotografi che nella modernità si muovono nel flusso della tradizione, le gallerie sia della MAIN SECTION che del settore PHOTO (queste generalmente partecipanti anche al MIA) preferivano presentare autori già affermati in Italia e nel mondo e ben presenti sul nostro mercato. Al di fuori di quelli, nella mia personale classifica dei più degni di nota metto il veneto Marco Maria Zanin (Spazio Nuovo, RM), la cui opera è a mano a mano transitata dalla rarefazione delle nebbie nella bassa padovana alla evocativa finezza strutturale di oggetti inanimati (Figura 7).
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 Figura 8. ©Giuseppe Ripa
L'unico stand, e il più ampio di tutti, riservato alla personale (però adesso si deve dire Solo Show) di un fotografo era quello di Romberg Foto (LT) con la serie Seaside di Giuseppe Ripa, una revisione di qualità professionale d'un tema ormai abusato: rifiuti e rottami (Figura 8).
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 Figura 9. ©Hélène Veilleux, dalla serie 38mo Parallelo Nord.
Cito infine la francese Hélène Veilleux (VISIONQUEST 4ROSSO, GE) che nella serie 38mo Parallelo Nord ha fotografato attraverso un filtro rosato (reale o digitale?) monumenti del regime nord-coreano con i visitatori ad esso allineati, dando al tutto un aspetto smorto e mesto che ne spegne il trionfalismo. Uno dei pochi casi in cui l'alterazione dei valori cromatici (che molti operano in post-produzione con intenti estetici) ha un reale impatto sul significato dell'immagine.
 Non mi rimane che scusarmi cogli autori delle opere che ho rifotografato negli ambienti della Fiera con tutti gli inconvenienti del caso e le conseguenti infedeltà, spero non gravi.
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ALL LIVE DA ARTE FIERA 2018 – IL PENSIERO DEI GALLERISTI
di Alexander Stefani
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Arte Fiera Bologna è iniziata in tutta la sua grandezza. Sono numerosissime le gallerie, nazionali ed internazionali, partecipanti e noi di ALL abbiamo fatto, appositamente per voi lettori, una chiacchierata con alcuni galleristi presenti alla storica manifestazione bolognese. In particolare, abbiamo cercato di cogliere le impressioni dei titolari delle gallerie riguardo questa seconda Arte Fiera diretta da Angela Vettese. Inoltre, abbiamo indagato circa la presenza di pubblico e collezionisti esteri, poiché si tratta di un caratteristica molto importante per una manifestazione commerciale dedicata all’arte contemporanea. Infine, qualche domanda è stata rivolta ai galleristi sulla propria proposta artistica e, naturalmente anche sull’andamento degli affari. Molti di loro non ancora avuto modo di esplorare approfonditamente la fiera per osservare gli stand dei loro colleghi, segno inequivocabile che ad Arte Fiera Bologna si contratta, e di conseguenza, si vende parecchio!
Main Section
Galleria Michela Rizzo – Venezia www.galleriamichelarizzo.net/
Michela Rizzo
- Questo è il secondo anno di Angela Vettese in veste di direttrice artistica di Arte Fiera Bologna. Cosa pensa di questa direzione 2018? Una conferma o una bocciatura?
Abbiamo partecipato anche l’anno scorso ad Arte Fiera e confermiamo assolutamente l’operato di Angela. Noi siamo grandi ammiratori di Angela perché, in quanto veneziani, sappiamo molto bene il grandissimo lavoro che ha fatto per la nostra città, in particolare alla Fondazione Bevilacqua La Masa. Profonda stima per la direttrice, anche se con Arte Fiera il compito non sarà facile. Si vedono e si sentono già i miglioramenti. In bocca al lupo!
- Per quanto riguarda il collezionismo, qui in fiera ha avuto contatti maggiori con clienti italiani o stranieri?
Ci sono dei collezionisti libanesi interessati ai nostri lavori.
- La sua gallerie presenta ad Arte Fiera talenti emergenti o artisti già affermati?
Trattiamo artisti giovani come Matteo Fato e Martino Genchi, ma anche artisti storicizzati come Nanni Balestrini. Tutti questi artisti sono presenti in fiera con il nostro stand. Genchi l’anno scorso è stato apprezzato particolarmente per una sua mostra presso il Museo Civico Medievale di Bologna. Quest’anno Martino è anche in lizza per vincere il “Premio Porsche” qui in fiera.
- A suo parere, qual è la parte della fiera più interessante?
Ho avuto davvero poco tempo per farmi un giro della fiera.
- Considerando le vendite, come sta andando in generale la fiera? É soddisfatta?
  Più che soddisfatta.
- A che altre fiere ha partecipato?
Art Verona e anche qualche fiera estera.
Studio Trisorio – Napoli www.studiotrisorio.com
- Questo è il secondo anno di Angela Vettese in veste di direttrice artistica di Arte Fiera Bologna. Cosa pensa di questa direzione 2018? Una conferma o una bocciatura?
É da circa 10 anni che la nostra galleria partecipa ad Arte Fiera e crediamo che la manifestazione stia aumentando in termini di qualità. Confermo la Vettese al timone dell’evento bolognese.  
- Durante questa edizione di Arte Fiera ha notato la presenza di un pubblico internazionale?
Il pubblico è ancora prevalentemente italiano, ma noto degli sforzi, da parte degli organizzatori, per portare anche visitatori stranieri.
- La sua gallerie presenta ad Arte Fiera talenti emergenti o artisti già affermati?
Il nostro studio tratta solo artisti affermati. Il più giovane è Francesco Arena che ha comunque già parecchi anni di attività alle spalle.
- A suo parere, qual è la parte della fiera più interessante?
Non ho avuto modo di visitare la fiera.
- Considerando le vendite, come sta andando in generale la fiera? É soddisfatta?
  Solo dei contatti per il momento.
- A che altre fiere ha partecipato?
Miart, Madrid e Art Basel.
Studio d’arte Raffaelli – Trento www.studioraffaelli.com
Giordano Raffaelli
- Questo è il secondo anno di Angela Vettese in veste di direttrice artistica di Arte Fiera Bologna. Cosa pensa di questa direzione 2018? Una conferma o una bocciatura?
Sono quasi venticinque anni che il mio studio partecipa ad Arte Fiera e credo sia troppo presto per dare un giudizio significativo. La risposta del pubblico è molto buona e ho notato che l’organizzazione fieristica ha imposto maggiore ordine fra gli stand. C’è ancora molto lavoro da fare.
- Durante questa edizione di Arte Fiera ha notato la presenza di un pubblico internazionale?
Il pubblico internazionale è pochissimo, questo anche perché molte importanti gallerie straniere hanno smesso di partecipare.
- Per quanto riguarda il collezionismo, qui in fiera ha avuto contatti maggiori con clienti italiani o stranieri?
Tutti della nostra nazione.
- La sua gallerie presenta ad Arte Fiera talenti emergenti o artisti già affermati?
Per questa edizione abbiamo diviso lo stand in due parti. Da un lato degli artisti affermati che si misurano con l’arte americana degli anni ’80, e dall’altro dei giovani emergenti.
- Considerando le vendite, come sta andando in generale la fiera? É soddisfatto?
Al momento poco o niente. Molte trattative anche perché i clienti prima di acquistare ci pensano parecchio.
Studio Vigato – Alessandria www.studiovigato.com
- Questo è il secondo anno di Angela Vettese in veste di direttrice artistica di Arte Fiera Bologna. Cosa pensa di questa direzione 2018? Una conferma o una bocciatura?
Dato che eravamo presenti anche lo scorso anno non posso che confermare il lavoro iniziato dalla Vettese. Ho notato una leggera evoluzione in termini di qualità.
- Per quanto riguarda il collezionismo, qui in fiera ha avuto contatti maggiori con clienti italiani o stranieri?
Considero questa manifestazione la prima fiera d’arte italiana e i collezionisti sono prevalentemente italiani. Ci sono comunque degli ottimi contatti con clienti stranieri.
- La sua gallerie presenta ad Arte Fiera talenti emergenti o artisti già affermati?
Io tratto solo artisti storicizzati e molti di questi meriterebbero una maggiore considerazione sul mercato.
- A suo parere, qual è la parte della fiera più interessante?
Il tempo lo utilizzo quasi tutto per la clientela. Noto comunque una fiera di alto livello.  
- Considerando le vendite, come sta andando in generale la fiera? É soddisfatto?
No comment per il momento. É ancora troppo presto.
- A che altre fiere ha partecipato?
Milano e Parigi.
Solo Show
Silvano Lodi Gallery – Lugano www.silvanolodi.com
Silvano Lodi
- Questo è il secondo anno di Angela Vettese in veste di direttrice artistica di Arte Fiera Bologna. Cosa pensa di questa direzione 2018? Una conferma o una bocciatura?
Da quando la Vettese è al timone di Arte Fiera noto un grande miglioramento. Sono soddisfatto soprattutto per l’aumento della qualità generale delle gallerie partecipanti e di conseguenza delle opere esposte. Inoltre è presente più ordine ed equilibrio e quindi il bombardamento visivo, tipico delle fiere d’arte, è diminuito. Ci si gode di più l’intera manifestazione.
- Durante questa edizione di Arte Fiera ha notato la presenza di un pubblico internazionale?
In realtà ne ho visto poco e questo mi dispiace perché Arte Fiera è uno degli appuntamenti fieristici più antichi. Vorrei diventasse l’Art Basel italiana. Il pubblico è prevalentemente italiano ed arriva da tutta la penisola. La posizione della fiera consente di raggiungerla con comodità e tranquillità.
- La sua gallerie presenta ad Arte Fiera talenti emergenti o artisti già affermati?
Qui presento una personale dell’artista mantovano Giulio Turcato e devo dire che c’è grande interesse da parte dei collezionisti. In galleria tratto di tutto, artisti emergenti contemporanei e pure opere antiche.
- A suo parere, qual è la parte della fiera più interessante?
Userò l’ultimo giorno di fiera per farmi un giro.
Alexander Stefani - Corso di laurea magistrale in Arti Visive - Università di Bologna
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