Tumgik
#flemma
pigeonneaux · 5 months
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How unexpected
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falcemartello · 11 months
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Così scrivevano alcuni giornalisti sul caso Tortora:
«Mi pare che ci siano gli elementi per trovarlo colpevole: non si va ad ammanettare uno nel cuore della notte se non ci sono delle buone ragioni. Il personaggio non mi è mai piaciuto. E non mi piaceva il suo Portobello mi innervosiva il pappagallo che non parlava mai e lui che parlava troppo senza mai dare tempo agli altri di esprimere le loro opinioni. Non mi piaceva neppure il modo con cui trattava gli umili: questo portare alla ribalta per un minuto la gente e servirsene per il suo successo» Camilla Cederna, sulla Domenica del Corriere.
Ne abbiamo altri, come Marino Collacciani, che su Il Tempo scriveva:
«Enzo Tortora rivela una calma addirittura sospetta al momento dell’arresto. Le labbra mosse con flemma, i muscoli del collo e della faccia tirati e la voce compassata sembrano voler ricordare e riprodurre a tutti i costi il personaggio del piccolo schermo, amato dalle massaie.»
«Dosando con grande mestiere indignazione e sbigottimento ha retto bene la parte della vittima innocente.» Wladimiro Greco, il Giorno
E ancora: «Il suo arresto conferma quello che chiare indicazioni davano già per sicuro, e cioè che Tortora è un personaggio dalle mille contraddizioni. Ligure spendaccione, se non proprio generoso, giornalista e quindi osservatore ma al tempo stesso attore e portato all’esibizione, umorale e tuttavia al servizio del più rigoroso raziocinio, colto (come ama anche ostentare in tv) eppure votato alle opere di popolarità, incline a un’affettazione non lontana dall’effeminatezza ma notoriamente amato dalle donne e propenso ad amare le più belle (due mogli e falangi di amiche). Moralista infine – proprio questo il sigillo che l’arresto imprime alla sua sfaccettata personalità – e ora colpito da un’accusa che fa di colpo traballare ogni sua credibilità morale» Luciano Visintin, dal Corriere della Sera, una persona davvero splendida, da come si può vedere...
Curioso Costanzo Costantini: «Desta qualche sospetto quando fa di tutto per nascondere la sua vita privata, quando conduce sotto l’insegna dell’ordine una vita personale tutt’altro che ordinata assumendo nello stesso tempo atteggiamenti da moralista o da Catone il Censore. I moralisti o i moralizzatori sono sempre da salutare con favore, specialmente in tempi come quelli i che viviamo, ma a condizione che non bistrattino con l’azione i loro princìpi, che conducano una vita irreprensibile.»
Già ai tempi si confondeva la vita pubblica con un'ipotizzata vita privata, costruita da questi rapsodi che invece di cucire i canti, cantavano bugie Alessia Donati, su Novella 2000: «Qualcuno a Milano dice che quando era stato licenziato dalla Rai lo si poteva vedere, di notte, in un giro di balordi. Qualcun altro si meravigliava di averlo incontrato spesso, anche in questi ultimi tempi, sugli aerei Roma-Palermo Palermo-Roma. Che interessi poteva avere Tortora in Sicilia? E poi, per chi lo conosce bene, c’è un altro elemento inquietante: Tortora, di solito violento a parole nel difendersi e così conscio del potere dei giornali e della tv, quando è uscito dalla questura di Roma aveva a sua disposizione televisione e giornalisti: poteva dire quello che voleva; invece, a parte generiche dichiarazioni di innocenza, non ha avuto le reazioni che gli erano solite.»
Pur di scrivere, pur di non "prendere un buco", come si dice in gergo... veleno «Anche perché lo spaccio operato da Tortora non consisteva certo in stecchette o bustine, ma in partite di 80 milioni a botta. Un’attività durata anni e stroncata solo ultimamente, secondo indiscrezioni, per uno sgarro commesso dal noto presentatore. E ancora, pranzi e cene con noti e meno noti camorristi, incontri segreti, rapporti, inchieste, raccomandazioni, suggerimenti, appalti» Daniele Mastrogiacomo da Repubblica, presente qui su twitter, che sicuramente penserà diversamente oggi, vero? Saviane intuì il valore del suo cognome, per il livello di errore di cui è intriso: «Era un po’ malinconico, non tanto perché costretto a camminare con le mani ammanettate e la scorta dei carabinieri, ma perché è arrivato sul teleschermo senza il suo concubino pappagallo».
Il 15 gennaio del 1986 ecco l'organo del partito comunista italiano, e anche Fausta Pizzuto sul Resto del Carlino, il 18 giugno del 1983 sbatte in prima pagina
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Il bello di internet è che se un po' cerchi non si perde nulla. Qui , archiviolastampa.it/component/opti… ,possiamo leggere i giudizi dell'epoca. Anche qui, sempre dall'archivio: http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,1029_01_1983_0172_0003_14677209/
Qui i giudici spiegano in 267 pp perché lo condannarono:
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Poi, con il candore ipocrita di chi ha sempre mentito senza mai dubitare, ecco che nel 1995 arriva l'articolo: in cui si scrive:
Quando decise di pentirsi, nell'inverno dell'84, Gianni Melluso era rinchiuso nel penitenziario di Paliano: «Mi portarono a Napoli, nella caserma dei carabinieri «Pastrengo», dove dove fui accolto da numerosi collaboratori di giustizia. Mi dissero: non fare il fesso, quello l'abbiamo già accusato noi, tu dacci una mano e otterrai ciò che vuoi». «Melluso - sostiene Visto «costruì un teorema accusatorio da lui stesso giudicato davvero incredibile». Un castello di menzogne, insomma, che sarebbe stato costruito a beneficio dei giudici napoletani. Almeno così sostiene l'ex pentito, che fino a qualche tempo fa ha continuato a lanciare dichiarazioni velenose contro
Tortora: «Mi si volle credere - avrebbe giurato davanti ai magistrati Scolastico e Bonadies -, avevo capito che agli inquirenti facevano comodo le mie parole: evidentemente temevano che, se le accuse ad un personaggio tanto famoso fossero cadute, sarebbe crollata anche operazione di polizia condotta contro la camorra di Raffaele Cutolo». Chiaro? Sempre che sia vero o no, il punto è quanto l'azione dei giornalisti, incompetenti peracottari che vogliono farsi du spicci porti alla distruzione di persone perbene.
Chiudo (per ora) riportando questa frase:
"E quando ci saremo ripresi il nostro Paese, ricordiamoci che la democrazia non è stata uccisa dai politici, ma dai giornalisti".
Alberto Bagnai, 21 ottobre 2014
@MattSDpell
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blacklotus-bloog · 4 months
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Ha la flemma di sabbie mobili che con pazienza fagocitano il dolore e lo restituiscono come forma di saggezza ma quando si arrabbia, sembra un falco. Ha la stessa ferocia selvaggia e insensata, lo stesso sguardo fisso, altero, pronto a esplodere con cattiveria, con il rostro pronto a colpire dove fa più male dove inizia e termina la vita, quel punto esatto in cui l'orgoglio va in mille pezzi e non sai più chi sei...
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JAMES CLAVELL - Shögun
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der-papero · 9 months
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Dalle parti di Valmontone, ho un po' di tempo, mi fermo da un coif... barbiere per un taglio al volo, prima che il prossimo zappatore tedesco faccia l'irreparabile.
Mi accoglie un tizio abruzzese (non lo sto marcando io, lo puntualizzava lui ogni tre secondi), e come quasi tutti, appena mi chiedono da dove vengo, attaccano con "AAAAHHH ma io la Germania la conosco come le mie tasche, so' stato qui, quo, qua... ".
Comunque, mentre mi tagliava i capelli con una flemma abruzzese e raccontava una delle sue mille avventure oltralpe, se ne esce con un
... una sera ero con degli amici dalle parti di Francoforte, e avevamo rubato... ehm... noleggiato un furgone!
E io
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Poiché i gatti vivono al presente, hanno paura solo di quello che hanno davanti.
Inoltre temono molte meno cose di quanto facciano gli esseri umani. […]
I gatti al contrario sono ultra-razionalisti. La vigilanza esasperata e l’imprevedibilità
hanno fondamento in pericoli reali. Temono solo ciò che è necessario temere.
La calma straordinaria e la flemma attribuite ai gatti hanno senza dubbio a che fare con l’assenza di paure immaginarie. Non si preoccupano per il passato e non hanno paura del futuro.
Magari fossimo anche noi così liberi.
(Jeffrey Moussaieff Masson – “La vita emotiva dei gatti”)
Paolo Domeniconi illustratore
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italiangothicwriteblr · 11 months
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Heads Up Seven Up
Tagged by @pinespittinink! Thanks!
From TTH Ch.13
“If we still have some weapons, I say we take our chances on the Vernata Way,” Nova said. Livia had the better point, and Nova had the feeling that Adrasteia only disagreed because of their personal rivalry, “we aren’t exactly conspicuous, I’m more worried about being spotted by the wrong person than whatever might be on that trail.”
Livia’s face broke into a prideful smile, and Adrasteia sighed.
“Fine. Let’s not waste more time fighting about it. I’ll be back—I want to collect some of the Flemma leaves growing outside. They’re good for injuries, and based on this plan we might need them.”
“I can help,” Nova ignored the searing pain in her abdomen as she tried to stand.
“Absolutely not, you need to rest.” Livia gently guided her back down, “I’ll stay with you, in case there’s an emergency.”
Nova saw the sense in Livia’s demand, but she still worried about the group splitting up, even for a moment.
The last time someone told her they were ‘just going out’, Ottavio had been selling his family to the highest bidder.
Tagging: @rose-bookblood @ink-fireplace-coffee @memento-morri-writes @aether-wasteland-s and @faithfire
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3nding · 1 year
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How to make a murderer: non è un problema mio. Stasera ricevo di nuovo un messaggio dal vicino che sente rumore di motore da casa dei miei. Arrivo e nuovamente non c'è corrente ed il gruppo elettrogeno sta tirando le ultime. Chiamo il servizio segnalazione guasti, risponditore automatico come l'altra volta. Solo che a sto giro non richiamano. Passano 40 minuti e il cellulare si scarica. Buio e linea fissa. Richiamano. Una donna mi chiede se sono davanti al contatore.
"No sono col fisso, non c'è corrente mi si è scaricato."
"Ho bisogno che lei sia davanti al contatore per fare dei controlli"
"È fuori. Può dirmi cosa fare e attendere che faccio avanti e indiet.."
"No. Deve stare davanti al contatore col telefono"
"MA NON HO ELETTRICITÀ PER RICARICARE IL CELLULARE!“
"Non è un problema mio. Buonasera."
Seguono minuti di furia assassina nel buio del sottoscritto che contatta @fidelioinwonderland per sapere se è possibile denunciare visto che il terrorismo è roba vintage.
Dopo altre tre telefonate e risponditori automatici vari richiama lo stesso tecnico scazzatissimo della volta scorsa.
Stessa flemma e perplessità.
Ma stavolta viene con un altro.
Che però non arriva subito ed è quello che ha la scala più seria per salire sul palo.
Nelle mie orecchie e budella riecheggia ancora "non è un problema mio"
Ci fosse stato un disabile, una persona bloccata da qualche parte, nessuno nelle vicinanze..
Non è un problema mio.
Ma la velocità con cui dovresti perdere il posto brutta stronza.
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Come fai ad avere questa flemma in Champions
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libriaco · 2 years
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Troppo buono
[...] come varie altre persone essenzialmente buone, aveva alcune delle debolezze inseparabili dalle indoli essenzialmente buone; e tra queste c’era una certa riluttanza, quasi un’incapacità di dire un no bello e buono a una proposta improvvisa che non fosse evidentemente assurda in apparenza, né evidentemente ostile, né ingiusta. E avendo il sangue caldo, non aveva la flemma di neutralizzare tacitamente una qualche proposta con un’apatica inerzia. Come il suo senso della paura, la sua capacità di riconoscere qualcosa al di là dell’onesto e del naturale era di rado molto pronta.
E. Melville, [Billy Budd, Sailor, ca. 1891 ma pubblicato postumo nel 1924] Billy Budd, marinaio, Roma, Newton Compton, 2010 [Trad. R. Reim]
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ginogirolimoni · 2 months
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Ammiro la flemma dei sardi, spero almeno che si siano divertiti fra una scheda scrutinata e l'altra.
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storelatina · 2 months
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Flemma nell'orecchio: cause, sintomi e trattamento - https://storelatina.com/?p=20313
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automatismi · 4 months
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ho voglia di un caffè, quindi mi accingo ad andare in cucina.
accendo la Frog per far riscaldare l'acqua all'interno e nel frattempo con dovuta minuzia e flemma preparo il bicchierino di caffè con stecchino e zucchero già dentro.
la macchinetta sta ancora scaldando e per ingannare l'attesa tiro fuori l'ultimo soldino di cioccolata dalla calza di mia sorella e con molta flemma mi gusto il sapore dolce di quel soldino in netto contrasto col sapore amaro della mia vita.
il led si spegne, la macchinetta è pronta, piazzo quindi il bicchierino sotto e schiaccio con molta veemenza il pulsante che darà luogo a una serie di processi che finalmente porteranno in quella misera tazzina di carta un po' di caffè.
osservo l'intero procedimento come fossi una seconda persona nella stanza quando un dettaglio mi riporta alla realtà, il colore del caffè è bianco.
una frazione di pochi secondi, tiro via il bicchierino, lo svuoto nel lavandino, lo rimetto sotto, il caffè è ancora bianco e adesso non ho più né zucchero né stecchino, premo stop, un'altra frazione di secondi, troppi per una mente come la mia oro olimpico nei cento film mentali in dieci secondi.
le sinapsi, con un ritardo da fare invidia ad un metropolitano di Trenitalia, si mettono in moto.
l'intero processo di preparazione del caffè, progettato, disegnato ed eseguito con estrema calma e precisione è fallito per un dettaglio tanto semplice quanto vitale.
avevo dimenticato di inserire la cialda.
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maledettalogica · 5 months
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Giornata Mondiale della Filosofia
Devo confessarlo: me la sono lasciata sfuggire. Avevo già pensato al post che volevo dedicarle. Pazienza, lo leggete oggi, un po' in ritardo.
Bertrand Russell è stato uno dei matematici e dei filosofi più importanti del secolo scorso. Se nel nostro paese è quasi sconosciuto, ciò è dovuto a due fattori: il primo è che era un logico e un radicale e l'altro è che era un convinto agnostico. Queste sue peculiarità hanno fatto sì che, in un paese dominato dai cattolici, com'è il nostro paese, è quasi del tutto sconosciuto. Non sono aggiornato sugli odierni programmi ministeriali per la scuola dell'obbligo ma, ai miei tempi, nominare Russell era quasi una bestemmia e il solo nominarlo, in tutte le scuole, non era consigliabile. Nonostante fosse un matematico di livello mondiale e che, insieme a Alfred Whitehead scrisse i “Principia Mathematica” opera fondamentale, a quel tempo, fu insignito del premio Nobel non per la matematica o qualunue altra disciplina scientifica, ma per la lettertura, per la sua “Storia della filosofia occidentale”, tanto era ben scritta, godibile e di facile comprensione.
Nella sua storia della filosofia, nel capitolo dedicato a San Tommaso, Russell scrive:
“Nell'Aquinate c'è ben poco del vero spirito filosofico. A differenza del Socrate platonico, egli non segue il ragionamento ovunque questo possa condurlo. Non è impegnato in una ricerca di cui è impossibile conoscere in anticipo il risultato. Prima di cominciare a filosofare, conosce già la verità, che è quella annunciata dalla fede cattolica.”.
Quando andate nella vostra enoteca preferita, per comprare, che dire, un torcolato, per esempio, non vi aspettate che il gestore sia per questo un viticoltore. Vendere e coltivare sono due verbi diversi e l'unico non implica l'altro. Il viticoltore sa come coltivare le uve che poi daranno il torcolato. Sa come terrazzare, come coltivare la pianta, come e quando raccogliere le uve e così via. Tutte queste competenze non sono richieste a chi vi vende quel vino. Allo stesso modo un docente che insegna storia non è necessariamente uno storico e un docente che insegna filosofia non necessariamente è un filosofo. Oggi , invece, la pappardella ha stabilito questa equivalenza: chi insegna filosofia è un filosofo, e come tale lo presenta.
Per comodità di chi mi legge ricavo sempre qualche informazione da Wikipedia o dal sito dell'enciclopedia Treccani, siti abbastanza popolari e di facile lettura. In questi giorni, però, ho dovuto ricredermi sull'affidabilità della Treccani. Una popolare “filosofa” in questi giorni, ci ha informato che è stata lei la curatrice della voce “Antisemitismo” per la Treccani. Insegna filosofia, ovviamente. Ma con la filosofia, come descritta da Russel a proposito di Tommaso d'Aquino, non ha niente a che vedere. Nella filosofia le parole sono fondamentali. Sul significato di una parola si studia e si discetta per anni, se non per secoli. La nostra filosofa dimentica tutto questo e tratta parole come genocidio o pulizia etnica, con la stessa leggerezza che potrebbe usare un qulsiasi studente. Non ha la flemma e o la calma che ci si attenderebbe da un filosofo, interrompe in continuazione per imporre il suo pensiero, e proprio non riesce ad accettare la benchè minima osservazione del suo interlocutore. Così come con la filosofia non ha niente a che vedere Massimo Cacciari, che insegna filosofia, e che potete vedere nei vari talk show, con quella espressione di insofferente pazienza quando parlano gli altri e la spocchia e la pienezza di sé qundo espone il suo pensiero. E così tutti gli altri che, insegnando filosofia nelle università, vengono spacciati per filosofi.
Devo confessarlo: mi piacerebbe tanto essere un uomo di sistema. Non un uomo di potere. Di sistema. Nel nostro sistema basta poco per essere promosso “Storico”. Come si può facilmente immaginare, tutti gli uomini di sistema hanno al seguito uno stuolo di lecchini, portaborse e praticanti a disposizione. Sicuramente non succede nella realtà, ma immagino che un Docente di Storia possa assegnare tesi diverse, ma relative ad uno stesso periodo storico, a diversi studenti. Per fare un esempio: ad uno studente assegna la tesi su “Vita quotidiana nel Medio Evo”, ad un altro assegna una tesi sul “Monachesimo e le abbazie nel Medio Evo” e ad un altro ancora assegna una tesi sulla “Vita di San Benedetto da Norcia”. A questo punto, al nostro Docente, grazie ai suoi mezzi culturali, non serve molto per accorpare, condensare, filtrare quanto scritto dai suoi studenti e pubblicare un poderoso saggio “Vita di San Benedetto da Norcia” o “Il Monachesimo nel Medio Evo e nella storia d'Italia” o qualunque altro titolo potrebbe scegliere. Questo accrescerebbe il suo prestigio e il numero di pubblicazioni per arricchire il suo curriculum. So che questo non succede (?) ma potrebbe capitare, nevvero?
Henry F. Ellenbergher ha pubblicato nel 1970 un libro, frutto di un incredibile lavoro di ricerca, che merita un posto di primo piano nello studio e nella storia della psicoanalisi: “La scoperta dell'inconscio”. Un libro godibilissimo, scorrevole e brillante allo stesso tempo, e che consiglio caldamente a tutti quelli che vogliono cominciare a capire qualcosa sull'inconscio e la psicoanalisi in generale. Ci sono “Storici” contemporanei dei quali non si riesce a spiegarsi come facciano a fare così tante cose: il giornalista, il conduttore di dibattiti, lo storico e così via. L'esempio principe sicuramente può essere Bruno Vespa che, nonostante altri impegni, ha al suo attivo più di quaranta libri, molti dei quali di argomento storico. Probabilmente, anzi sicuramente, la bibliografia di Bruno Vespa è sicuramente più ricca e nutrita di quella di Ellenbergher.
Secondo i parametri statistici, io rientro, sicuramente, nella fascia dei “Povery”. Per questo mi piacerebbe essere un “Uomo di sistema”. Non per invidia o per smania di arricchirmi. Semplicemente per avere più tempo da dedicare alle mie riflessioni alle quali, invece, posso dedicarmi solo dopo aver pensato prima a come sopravvivere alle bollette, alle tasse e solo dopo aver sbrigato tutte le faccende che un single deve sbrigare: cucinare, lavare, stirare, mantenere un minimo di ordine e pulizia e così via. Solo per questo vorrei essere un “Uomo di sistema”, per avere più tempo da poter dedicare alle mie “Riflessioni”.
Twitter @Maledettalogica
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der-papero · 1 year
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I want to let you know that your L2 unit will not be impacted as a result of this. As I am bringing you this message of relief, I ask you to be sensitive about this information out of respect for our colleagues in affected areas.
Quando ho letto questo paragrafo nell'email, mi è venuta in mente una scena dei tempi dell'Uni.
Viaggio verso Napoli con autobus che parte da Capua.
Prima dell'ingresso al casello di Caserta Nord, sale un tizio, si aggira tra i posti, quando nota un vecchio conoscente, con uno sguardo perso verso il finestrino, e gli zompa addosso, urlando e toccando dovunque, perché noi campani urliamo, tocchiamo e tocchiamo alla grande, cosa che adoro.
UEEEEE PASCAAAAA, COMM STAJEEEE???? AZZ, COMM STAJE BELL, GUARD CCA'!!! TE FATT 'E SORD, EH???? MANNAGGIE A TE, CHE T'ANNA 'MPENN'R!!! A QUANTA TIEMP NUN CE VERIMM!
E lui, con la stessa flemma di Robocop quando dice vivo o morto, tu verrai con me, ruota la testa verso il nostro eroe superfelice ed esclama
A'JER S'ANNA FUTTUT 'A MACHIN
Cala un silenzio che non vi dico, un imbarazzo che si tagliava col macete, non si è sentita più volare una mosca fino alla Stazione a Piazza Garibaldi, in 50 minuti di viaggio.
Ecco, non so perché, ma la mia mente ha ipotizzato un possibile incontro tra un tedesco licenziato e uno non alla stessa stregua.
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2stelle · 8 months
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infatti mi sono dimenticata di scrivertelo prima ma non convocare di gennaro e bosetti anche solo per esperienza lo trovo sbagliato come non far giocare paoletta un crimine proprio. Poi giustamente magari fai giocare le altre tipo in quelle prime partite dove si vinceva facile facevi i cambi, le prove ecc... Ma se non ci sono giocatrici importanti con esperienza togli paola senza motivo e hai una flemma che é giusta per la pennica vai via.
Speravo se ne andasse dopo il mondiale lo scorso anno e invece... Qualche arabo che lo vuole?😇
Si è fissato con Ekaterina che è fortissima ma non è Paola e soprattutto non vedo perché non possano giocare assieme.. boh e ti prego sjfnhd ho letteralmente detto la stessa cosa 😭
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giancarlonicoli · 9 months
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14 ago 2023 19:45
“HO TROVATO DUEMILA NUMERI DI TELEFONO DI SOLE DONNE SULL’AGENDA DEL MIO EX” - LE MEMORIE DI MARIA TERESA RUTA: GLI ANNI DA CORNUTA CON AMEDEO GORIA, IL NUOVO MARITO CHE CONOSCETE TUTTE LE SUE PASSWORD E CIOTTI CHE LA LASCIO' NUDA IN TV - “AMEDEO AVEVA UN’AGENDINA SUL QUALE SEGNAVA NOMI, NUMERO E DAVA UN PUNTEGGIO ALLE SUE SCAPPATELLE. FACEVA IL CASCAMORTO ANCHE DAVANTI A ME. COLPA DELLA SUA INSICUREZZA CRONICA” - “SUI SOCIAL CI SONO MOLTI FETICISTI DEI MIEI PIEDI. QUALCUNO SCRIVE: ‘IO UNA BOTTA ANCORA TE LA DAREI’. IO CI RIDO, MIO MARITO…”
Estratto dell’articolo di Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera”
Al telefono non risponde Maria Teresa ma suo marito. Come mai, era lontana?
«Oh no, Roberto parlava dal suo. È che abbiamo i cellulari collegati, lui vede le mie chiamate, le mie foto, i messaggini di Whatsapp e viceversa».
Sul serio? C’è gente che di nascosto spia il telefono del partner come uno 007 corrotto e voi siete addirittura comunicanti?
«Roberto ha tutte le mie password, anche di Instagram e TikTok, sa pure il pin del Bancomat, di lui mi fido totalmente».
Manco un whatsappino compromettente?
«Ogni tanto in effetti arriva sui social qualche messaggio un po’ osé e lui si arrabbia. Ci sono molti feticisti dei miei piedi. O qualcuno che scrive: “Io una botta ancora te la darei”. Ci rido, Roberto meno. “Non dargli corda”, mi rimprovera se rispondo con una faccina sorridente. Magari quella persona ha una vita difficile».
[...]
Controfigura e cascatrice al cinema.
«Ai provini non mi prendevano mai. “Somigli troppo a Barbara Bouchet”. “Sembri Annamaria Rizzoli”. Un giorno sentii che il produttore cercava una controfigura per una scena in cui la Bouchet doveva cadere in piscina con gli sci. E mi sono buttata: “Eccomi! Sono una stuntwoman!” Non era vero, però avevo fatto tanto sport.
Mi aiutò Lino Banfi, facendomi avere una particina in La moglie in vacanza, l’amante in città».
[…] Al 25 del mese a casa si mangiava riso e latte, perché non c’erano più soldi. Se mi serviva una matita dovevo farmela prestare, mamma era molto rigida sul superfluo, un’educazione che ho trasmesso anche ai miei figli, con ben altra disponibilità economica: niente paghette, pochi giocattoli, molti libri e viaggi».
[…]Ciotti la ribattezzò: «il sorriso che non conosce confini».
«E anche “La flemma che non colsi” perché ero frenetica oppure “Una finestra sul mondo”, perché indossavo tailleur che sembravano scollati ma non lo erano. Sotto la giacca portavo sempre un body o un reggiseno. Una sera Sandro, per scherzo, mi aprì il bavero in trasmissione, un gesto innocente, solo che quella volta di intimo non mi ero messa niente. Sbiancò e rimase senza parole, per fortuna la telecamera non mi inquadrava. Si scusò mille volte, mortificato, anche con mio marito Amedeo che lo tranquillizzò: “Non ti preoccupare, Maria Teresa è una donna come tutte le altre”».
Incrociò una giovane Simona Ventura.
«Era ospite alla Ds con Alberto Tomba, credo che uscissero insieme. Propose a Ciotti: “Se per caso vuoi cambiare conduttrice, mi offro io”».
I calciatori ci provavano?
«No, l’unico galante, che mi inviava fiori, era Falcao. Boniek, Platini e Tardelli e altri no, ero grande amica delle mogli».
[…] Maradona e l’elefantino, la prego.
«Nel 1986 sono stata la prima giornalista donna a intervistarlo per Number one , programma su Canale 34, tv privata napoletana, che conducevo ogni lunedì. Quel giorno avevamo ospitato alcuni animali del circo, tra cui un piccolo elefante. Ad un tratto ci ordinarono di sgomberare lo studio perché stava arrivando Diego che, per un compenso stratosferico, aveva accettato di venire da noi. Era un ragazzino, tutto riccioli e sorriso, mi baciò e abbracciò. Dietro le quinte però gli addetti non riuscirono più a tenere fermo l’elefantino, che scappò trotterellando verso di noi. Si fermò e mollò una pipì cosmica davanti ai piedi di Maradona. E lui: “Porterà fortuna, vedrai che vinciamo lo scudetto”. E andò così».
Le poste sotto casa di Paolo Rossi.
«Ai tempi di Caccia al 13 , Tuttosport voleva un articolo su di lui, ma negli spogliatoi e in ritiro non mi facevano entrare. Scoprii dove abitava. Citofonai. Rispose la moglie Simonetta. “Ti seguiamo sempre in tv”. “Devo scrivere un pezzo su Paolo, purtroppo non posso intervistarlo”. “E chi l’ha detto? Torna stasera alle sette che ti preparo un aperitivo e ci parli quanto vuoi”».
La dritta gliel’aveva data Amedeo Goria .
«Un redattorino di Tuttospor t che mi passava i numeri giusti. Mi faceva tenerezza, sempre dietro alla scrivania, balbettava per la timidezza. Gli dissi: “Sbagli a prendere fiato, perché facevi i 400 ostacoli, prova così”. Funzionò. Non era bello, però aveva l’aria del cucciolo abbandonato».
E l’ha sposato.
«Mi giurò: “Sono innamorato davvero, per te potrei anche fare un matrimonio bianco, non ho fretta”. Di sicuro è stato un matrimonio d’amore. Con il senno di poi avrei dovuto chiudere anche il terzo occhio per non vedere le sue marachelle, specie quando partiva in trasferta con le squadre. Erano ingenuità, dovute alla sua insicurezza cronica, ma allora le ho vissute come un affronto e a un certo punto non ho più perdonato».
Come ha scoperto gli altarini?
«Trovando scontrini del parcheggio di una discoteca sotto il tergicristallo. O bigliettini di tali Jeannette o Jasmine. E poi la famosa agendina nera di cui favoleggiavano i colleghi. La nascondeva, un giorno l’ho vista. C’erano annotati almeno duemila numeri di telefono, solo di donne, in tutto il mondo, con accanto le stelline del punteggio. Per carità, forse l’ho trascurato anch’io, troppo presa dal lavoro. Ma a volte Amedeo faceva il cascamorto con le altre persino davanti a me, era incorreggibile».
 E lei invece nei secoli fedele?
 «Integerrima, tagliata con l’accetta, eppure le occasioni non mi sono mancate, però non ho mai avuto difficoltà a dire di no. Due scuffie le ho prese anch’io, quando il matrimonio già traballava, ma non ho combinato niente».
 Per chi? Calciatori, cantanti, attori?
«Non posso dirlo, si capirebbe subito».
Ricevette una proposta indecente.
«Da un potente della tv. Mi convocò in un hotel fuori Roma per parlare di un programma. C’erano anche gli autori. Mi disse: “Tra poco salgo in camera da te che ne discutiamo meglio, lascia la porta aperta”. Non sospettando nulla, lo assecondai. Entrò e mi chiese: “Ma come, sei ancora vestita?”. “Certo. Non dovevamo parlare della trasmissione?”. “Sì, ma prima ci divertiamo, poi pensiamo al lavoro”. Mi misi a ridere, lo feci uscire e richiusi la porta a chiave. Quello show non l’ho mai fatto».
[…]
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