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#finanziamenti europei
ilpianistasultetto · 4 months
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A proposito di agricoltori..
- finanziamenti europei per l'agricoltura italiana, circa 10miliardi.
- incidenza agricoltura sul PIL italiano, 1,4%
- contributo agricoltura alle entrate fiscali, zero
- incidenza agricoltura all'inquinamento 10%
Naturalmente, un grazie da parte mia agli agricoltori per il lavoro che fanno non verra' mai meno, ma credo sia sufficiente non andare oltre. Non credo ci sia bisogno di santi o di eroi ma di gente che faccia la propria parte, come la fanno altri milioni e milioni di cittadini italiani.
@ilpianistasultetto
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arcobalengo · 4 months
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Vuole portare in piazza il popolo dei sussidiati a vita, l'universo degli imbucati in amministrazioni pubbliche, dei raccomandati nelle municipalizzate, nelle cooperative, nelle convenzionate, nelle srl che vivono di appalti pubblici, delle associazioni culturali e delle ONG finanziate da regioni e UE, il mondo delle aziende che telefonano al sindaco per chiedere la deroga al lockdown, anzi no, facciamolo questo lockdown che tanto ci mancano le risorse umane, il mondo dei giornalisti che vivono di contributi all'editoria, il mondo dei registi che campano di finanziamenti pubblici, a protestare contro gli agricoltori, quelli che mettono le mani nella terra, perché "ricevono troppi sussidi". Ovviamente strizzando l'occhio ai Friday for Future e all'ultimagenerazionismo dilagante, perché, si sa, l'agricoltura è "inquinante" e i sussidi pesano sulla collettività. Dimentica di ricordare, però, che, se c'è una tecnologia che da sempre vive di sussidi pubblici, quella è proprio la tecnologia green dei pannelli solari e delle auto elettriche. Chissà, magari aveva finito lo spazio.
Mai come nel caso di questa protesta degli agricoltori europei la linea di demarcazione tra ZTL e figli di nessuno è chiara oltre ogni ragionevole dubbio. E i giornali dello ZTL ovviamente hanno già preso partito. Fatelo anche voi: scegliete da che parte stare. Noi ve lo ripetiamo da quattro anni che la battaglia non è tra sinistra e destra, ma tra sotto e sopra.
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Giuseppe Masala
Stefano Feltri - se non erro - collabora con il corriere, testata nota per non ciucciare nulla dalle mammelle dello stato.
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gcorvetti · 7 months
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Due pesi due misure.
Ultimamente mi sono tenuto lontano dal commentare quel che sta accadendo in medio oriente, però leggendo oramai giornalmente post, e non giornaletti del cazzo che raccontano la storiella a loro piacimento sotto pagamento di questo e di quello viva la libertà di stampa, dicevo, post sul genocidio che israele sta oramai da un mese buono applicando alla popolazione palestinese mi viene il voltastomaco, ma non per le immagini o i video di persone morte o mutilate di cui la maggior parte bambini, per quello twitter ci aveva ben addestrati, ma per lo schifo che vedo attorno a tutto quello che succede. Lasciando perdere i politici europei che oramai sono dei galoppini al servizio degli yankee, i giornali sopra citati idem, ma l'opinione pubblica è oramai inutile. Si ripete il copione ma all'inverso della guerra in ucraina, se per 8 anni i nazisti ucraini hanno massacrato i bonbassesi ed è stato tutto messo a tacere in modo che una volta che la russia invadeva era colpa sua, infatti se non avesse invaso sai che risate, però ci sono caduti con tutti i colbacchi. Quindi i cattivoni di turno erano loro, bombardamenti sui civili, ospedali, convogli di aiuti, centrali elettriche e pericolo per la centrale nucleare, e tante altre magagne che ci hanno ben raccontato per dipingerci il nemico numero uno russo come il peggiore, adesso quella guerra come sta andando? Boh, adesso il fulcro mediatico è israele, non sto qua a raccontarvi la storiella di sti qua che venivano trattati male da tutti, un motivo ci sarà stato, e che non avevano dove andare non avendo una terra tutta loro, allora con aiuti e finanziamenti sono andati a derubare la terra altrui, leggetevi la storia e quante volte l'ONU ha cercato di farli raggionare, sempre sfanculizzati. Nell'ultimo mese di questo genocidio gli israelini hanno fatto peggio dei russi in meno di 2 anni di guerra, ma nessuno ha il coraggio di dirlo, se lo dico io non ha molto peso, se lo dicesse qualche nome grosso forse e ripeto forse qualcuno aprirebbe gli occhi. Ma poi siamo sempre al giochetto che si ripete in occasioni come queste, cerchi di spiegare cosa è successo e vieni additato, etichettato, lapidato come putiniano/antisemita/talebano ecc ecc, questo perché? Non tanto per me o per te che se apriamo bocca e ci sentono in 10 non cambia nulla, ma è una pratica per quelli che possono realmente dare una vera spiegazione ed esporre i fatti per quelli che sono e non per quelli che vogliono farvi credere. Ieri ho visto un video di Pubble che forse ha beccato il punto della situazione, praticamente sia israele che gaza hanno in mare due giacimenti di gas molto grossi, ma mentre israele li sta già dando in mano ad aziende straniere, tra cui la nostra ENI, per quello palestinese è un attimo più complicato perché da quando sono stati scoperti gli israeliani hanno iniziato il blocco su gaza, rinchiudendoli in quello che è a tutti gli effetti un lager, qua ci vuole la frase dello zio Giulio "Se non avessi scelta e fossi cresciuto in un lager, diventerei terrorista anche io". Anche i partigiani per i nazi-fascisti erano terroristi. Mi fermo qua, però ricordatevi che i cattivi sono i russi.
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realnews20 · 2 days
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In questi giorni il parlamento georgiano ha approvato 84 voti a 30 – in terza lettura – una legge che che obbliga le organizzazioni non governative e i media che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero a registrarsi come organizzazione che promuove gli interessi di una potenza straniera. Si prevede una multa per aver evaso la registrazione. Questa legge serve a rendere evidente un fenomeno inaccettabile per qualunque democrazia e cioè che associazioni lautamente finanziate dall’estero possano presentarci come espressione della società civile e nel contempo operare per conto terzi a modificare o sovvertire la situazione del paese. Non si tratta quindi a mio parere di una legge così strampalata, soprattutto in un paese come la Georgia che su poco più di 3 milioni di abitanti vede la presenza di ben 25.000 Organizzazioni Non Governative (ong) di cui il 90% riceve finanziamenti dall’estero… Eppure l’Unione Europea ha preso posizione attraverso numerosi suoi esponenti contro questa legge che viene bollata come “russa”. Ad esempio, l’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue Josep Borrell in una dichiarazione co-firmata con la Commissione europea, ha affermato che la legislazione è contraria alle ambizioni di adesione della Georgia all’Ue e dovrebbe essere eliminata nella sua interezza. “L’adozione di questa legge ha un impatto negativo sul cammino della Georgia verso l’Ue. La scelta della strada da seguire è nelle mani della Georgia – si legge nella nota – Esortiamo le autorità georgiane a ritirare la legge, a mantenere il loro impegno verso il percorso di adesione all’Ue e a portare avanti le riforme necessarie”. Vedi Anche Georgia, approvata la legge sugli agenti stranieri: migliaia di persone protestano davanti al Parlamento Contro l’adozione di questa legge vi sono state varie manifestazioni popolari culminate nell’assalto al parlamento georgiano che è stato anche fatto oggetto di lancio di bottiglie molotov. A queste manifestazioni si sono unite ieri anche i ministri degli esteri di Estonia, Lituania e Islanda, determinando la modifica della coreografia, con l’inserimento dell’inno d’Europa nelle manifestazioni. In pratica ministri degli esteri di alcuni stati europei stanno partecipando a manifestazioni contro il legittimo Parlamento della Georgia perché questo vuole rendere trasparenti i finanziamenti esteri che arrivano alle organizzazioni non governative del paese… La vicenda può apparire surreale perché è del tutto evidente che la scelta del Parlamento georgiano di rendere pubblici i finanziamenti esteri delle numerosissime ong presenti e operanti in Georgia non solo è del tutto legittima ma ricalca leggi presenti in moltissimi paesi, tra cui una approvata dagli Stati Uniti d’America nel lontano 1938… La vicenda appare meno surreale se si fa memoria al 2014: in Ucraina, a Kiev, sull’onda di un movimento del tutto simile a quello georgiano, avvenne un colpo di Stato che destituì il presidente legittimamente eletto e lo sostituì con un personaggio benvisto negli ambienti della Nato e degli Usa. L’esito di quel golpe lo vediamo oggi nella guerra del Donbass. Due differenze sono però significative con l’Ucraina di dieci anni fa. La prima è che non esiste in Georgia un partito nazista come Pravyj Sector che a Kiev prese parte all’assalto armato del Parlamento. La seconda è che certe operazioni riescono una volta ma poi hanno difficoltà a ripetersi: la gente si sveglia… Negli anni 60 e 70 per sovvertire le democrazie sono stati usati i colpi di Stato.
Poi sono diventati impopolari e sono stati sostituiti da golpe bianchi fatti dalla magistratura: leggo così “l’operazione lava jato” (operazione autolavaggio) in Brasile che è stata alla base della destituzione della legittima presidente del Brasile Dilma Rousseff e dell’arresto – prima che venisse rieletto dal volto popolare – del presidente Lula. L’ultima scoperta dei potentati occidentali sono state le rivoluzioni colorate – largamente finanziate dall’estero – di cui l’Ucraina ha rappresentato il caso di maggior successo. In Georgia la maggioranza della popolazione si è resa conto che chi assalta il Parlamento per impedire che una legge renda trasparenti i finanziamenti esteri alle varie organizzazioni forse ha qualcosa da nascondere… Vedi Anche Gaza, reporter palestinese scampa all’attacco di un drone nel campo di Jabalia e pubblica il video online Parlo di questa situazione georgiana perché l’Unione Europea ha preso posizione contro questa legge ed ha minacciato la Georgia di non proseguire nel percorso di entrata nell’Unione, ma non ha assunto una posizione formale contro la legge in questione. Per farlo avrebbe dovuto raccogliere il consenso di tutti i leader europei, compreso quel Robert Fico, primo ministro slovacco che mercoledì sera è stato sparato da un vero liberale filo occidentale, suo oppositore politico. I vertici dell’Unione Europea sapevano che il consenso di Fico non l’avrebbero avuto e per questo stanno facendo pressioni – con le rivolte – sul parlamento georgiano. Fa abbastanza impressione che un paese venga minacciato di non essere accolto nell’Unione Europea perché pretende di sapere se le organizzazioni presenti sul suo territorio sono finanziate dall’estero. Fa abbastanza impressione che un leader di un paese europeo venga sparato perché non genuflesso alla Nato. Fa altrettanta impressione che Chef Rubio venga aggredito da una squadraccia fascista a causa della sua denuncia del genocidio che lo stato di Israele sta portando avanti da mesi ai danni del popolo palestinese a Gaza. Una, due, tre, troppe stranezze. Una, due, tre, troppa distanza tra le notizie dei telegiornali e la realtà. Una, due, tre cose che ci parlano di una mefitica puzza di regime, di cui non fa parte solo la Meloni ma il complesso delle classi dominanti italiane ed europee. Di cui liberarsi il prima possibile. [ad_2] Source link
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La lotta al cancro entra nell'era delle cellule artificiali?
Un nuovo fronte si apre nella battaglia contro il cancro: le cellule artificiali. Queste cellule ingegnerizzate in laboratorio sono pronte a diventare potenti armi per colpire e curare i tumori in modo preciso e mirato. Alla guida di questa rivoluzione c'è una squadra di ricercatori del Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata (Cibio) dell'Università di Trento, guidata dal professor Martin Hanczyc. Due progetti europei per un futuro senza cancro Grazie a due finanziamenti europei ottenuti nell'ambito del programma Horizon Europe EIC Pathfinder Open, il team del professor Hanczyc potrà portare avanti due ambiziosi progetti di ricerca: - Bio-HhOST (Bio-hybrid Hierarchical organoid-synthetic tissue): questo progetto mira a costruire tessuti "ibridi" formati da cellule artificiali e cellule tumorali naturali. Le cellule artificiali, in questo caso, avranno il compito di modificare il destino delle cellule tumorali, bloccandone la crescita e inducendone la morte. - OMICSENS: l'obiettivo di questo progetto è la realizzazione del primo sensore biomolecolare nano-fotonico integrato. Un rivoluzionario strumento per la diagnosi precoce e la prognosi del cancro al polmone, in particolare del "non-small cell lung cancer", un tumore aggressivo e difficile da trattare. Il sensore, basato su un microchip, analizzerà un campione di sangue, tessuto o vescicole extracellulari del paziente, identificando la presenza di cellule tumorali con rapidità e precisione. Un team di eccellenza per sfide ambiziose I due progetti, che vedono la partecipazione di altre università e aziende europee leader nei rispettivi campi, saranno condotti da un team di ricercatori altamente qualificati: - Bio-HhOST: Silvia Holler (assegnista di ricerca post doc), Luca Tiberi (responsabile del laboratorio dei disturbi cerebrali e cancro) e Vito D'Agostino (responsabile del laboratorio di biotecnologia e nanomedicina). - OMICSENS: un team interdisciplinare con competenze in biologia, bioingegneria, microfluidica, matematica, programmazione informatica, composto da ricercatori dell'Università di Trento, dell'Università di Cardiff, dell'Università di Scienze applicate di Zurigo e dell'azienda MIC di Parigi. Verso un futuro senza cancro I due progetti rappresentano un passo avanti fondamentale nella lotta contro il cancro. Le cellule artificiali e le nuove tecnologie sviluppate aprono nuove strade per diagnosi più precoci, terapie più efficaci e con minori effetti collaterali, e un futuro finalmente libero dal cancro. Oltre alle informazioni contenute nell'articolo, è importante sottolineare che la ricerca è ancora in fase di sviluppo e che i risultati finali potrebbero non essere quelli sperati. Tuttavia, l'impegno e la dedizione dei ricercatori del professor Hanczyc offrono una speranza concreta per un futuro senza cancro. Foto di Marijana da Pixabay Read the full article
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lamilanomagazine · 1 month
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Ravenna, Green deal e protezione ambientale: l'Ue finanzia due progetti della città nell'ambito del bando di cooperazione Italia-Croazia
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Ravenna, Green deal e protezione ambientale: l'Ue finanzia due progetti della città nell'ambito del bando di cooperazione Italia-Croazia.  Riguardano il green deal e la protezione ambientale due dei tre progetti del Comune di Ravenna recentemente finanziati dall'Unione europea nell'ambito del primo bando Cooperazione Territoriale Europea Italia-Croazia; del terzo, il progetto Value Plus per la creazione di un meta distretto culturale e turistico con la Croazia, è stata data notizia qualche giorno fa. I due nuovi progetti si chiamano "Action - Increasing coastal ecosystem resilience to climate change", che ha un budget di 2.402.734 euro, 490.885 dei quali sono stati assegnati al Comune di Ravenna, ente capofila; e "Strenght- Strategies for assessing climate change and natural hazards' impact on urban ecosystems, increasing resilience to environmental hazards and promoting territorial growth", il cui budget è di 1.877.043,60 euro; in questo caso il Comune di Ravenna è partner del progetto, guidato dall'Università di Ferrara, e gli sono stati assegnati 254.660 euro. I due progetti vedono a diverso titolo il coinvolgimento degli assessorati alle Politiche europee, Urbanistica, Subsidenza e servizi geologici, Protezione civile e Aree naturali, che individuano in tali risultati la conferma della capacità del Comune di Ravenna di attrarre contributi europei e finanziamenti da enti esterni, grazie ai quali sarà possibile dare corpo ad azioni di grande importanza, sul tema del regime idraulico del territorio, sulla presenza e il controllo delle acque. In particolare il progetto Action ha l'obiettivo di creare un piano di adattamento per quattro ecosistemi costieri, che risponda ai problemi ambientali comuni quali l'ingressione del cuneo salino, l'innalzamento del livello del mare e la siccità: in Croazia il lago costiero del parco regionale di Vrana e il Delta del fiume Neretva, in Italia le dune costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo in Puglia e il sistema formato dal fiume Lamone, dalle aree umide contigue e dalla zona retrodunale costiera a Ravenna. Il piano di adattamento suggerirà delle soluzioni basate sulla natura, utili a limitare i danni provocati dal cambiamento climatico. Il progetto pilota proposto sull'area di Ravenna promuove la progettazione di un modello idraulico in grado di deviare le acque del fiume Lamone verso il sistema delle zone umide contigue e così rallentare il dilavamento dell'acqua dolce al mare; garantire un maggior afflusso di acqua nelle zone umide, favorendo il ripristino della qualità ambientale delle stesse; creare zone di laminazione e accumulo di acqua dolce da utilizzare in caso di necessità e contemporaneamente contrastare, favorendo l'occupazione delle falde, l'avanzata del cuneo salino. Il Comune di Ravenna, come detto è capofila del progetto che raccoglie altri sette partner, quattro italiani e tre croati. Obiettivo del progetto Strenght è invece promuovere l'adattamento degli ecosistemi costieri e urbani delle città di Ferrara, Kastela e Ravenna rispetto a siccità, allagamenti e terremoti. Il Comune di Ravenna si concentrerà sul rischio allagamento dovuto all'innalzamento del livello del mare e al fenomeno delle bombe d'acqua. Verrà dunque promosso un rilievo dell'area urbana e costiera ravennate per individuare le aree sensibili all'allagamento, con il quale realizzare un piano del rischio specifico. Oltre al monitoraggio verranno attivati percorsi di sensibilizzazione della cittadinanza, in particolare della popolazione scolastica, sul piano di protezione civile e sui risultati del progetto. Verranno anche ulteriormente potenziati i sistemi di allerta alla cittadinanza.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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notiziariofinanziario · 2 months
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La Commissione europea aumenterà gli investimenti nell'energia nucleare
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La Commissione europea mira ad accrescere la capacità nucleare. Ma a che prezzo? Bruxelles ha stimato un investimento globale tra i 350 e i 450 miliardi di euro. Ma il piano potrebbe comportare una spesa ben più elevata, fino a 550 miliardi. I costi iniziali La cifra, tra l'altro, si riferice solo alla costruzione e alla manutenzione degli impianti, escludendo i costri operativi. Ma nel conto bisogna mettere anche i costi operativi, come quelli per l'acquisto dell'uranio (principale elemento usato nella fissione nucleare), i costi di smantellamento delle centrali vecchie, e quelli per lo smaltimento delle scorie. L'investimento iniziale "rappresenta circa il 70% del costo di un nuovo reattore mentre i costi operativi rappresentano solo circa il 15% e i costi del carburante circa il 15% dell'importo totale", ha spiegato a Euractiv il professore di Economia dell'energia Jacques Percebois. Senza dimenticare i rischi, dai potenziali incidenti alla dipendenza europea da Mosca per circa il 70% delle importazioni di tecnologie e carburanti nucleari (un settore dell'industria russa che finora Bruxelles si è guardata bene dal sanzionare).  I finanziamenti Il range del costo dell'investimento iniziale è molto variabile d'altronde: non solo bisogna considerare l'inflazione per ogni anno che passa dall'inizio dei lavori, ma anche i tassi di interesse dei finanziamenti che, secondo il professore francese, impattano il prezzo finale per "più o meno il 30%". Tali tassi variano sulla base di diversi fattori, come l'importo richiesto, l'istituto finanziario che offre il prestito e la fiducia di quest'ultimo nei confronti della riuscita del progetto. Esistono però delle alternative ai prestiti esosi delle banche tradizionali: fare ricorso ai sussidi statali esercitando l'opzione degli aiuti di stato; ricorrere a banche pubbliche a tassi agevolati come la Banca europea per gli investimenti (Bei); e, in un (forse) non lontano futuro, attingere a fondi europei ad hoc per l'energia nucleare, come vorrebbero i Quattordici pro-nucleare. I costi operativi  I costi operativi, espressi in kilowattora (Kwh) o megawattora (Mwh), sono influenzati dal tasso di produzione di energia, cioè la quantità di energia che il reattore è in grado di generare in una data unità di tempo. Percebois parla di "una stima del costo attuale dell'energia nucleare (per una flotta di 56 reattori in funzione, ndr) di circa 60 euro per Mwh". Il problema è che questo tasso è difficilmente prevedibile, il che rende ulteriormente complicato qualsiasi tentativo di anticipazione dei costi futuri.  A influenzare notevolmente i costi operativi è anche la tecnologia scelta: centrali più grandi e complesse richiedono più tempo e più soldi. Il problema, al momento, sembra anche essere la non replicabilità dei reattori. "Così come non si trova mai due volte lo stesso aeroporto, non si trova mai due volte lo stesso reattore nucleare", ha spiegato François Lévêque, professore di economia alla Scuola di ingegneria Mines Paris Psl. "Di conseguenza i costi ristagnano o aumentano, ma non scendono mai". È anche vero che, con una produzione in serie, i costi vengono abbattuti, così come è successo alle tecnologie verdi (vedi il caso dei pannelli solari, al netto delle dinamiche geopolitiche per il reperimento del silicio). È stato calcolato che "grazie all'effetto seriale, i costi unitari dei reattori prodotti in serie possono essere inferiori del 20-25%" rispetto ai costi del primo reattore, ha detto Percebois. Read the full article
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aresdifesa · 2 months
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Finanziamenti europei alla industria finlandese per incrementare la produzione di munizioni L’industria della difesa finlandese ha ricevuto 32,5 milioni di euro in finanziamenti dall’UE per incrementare la produzione di munizioni. La decisione di finanziamento integra la decisione presa dal Ministero della Difesa di Helsinki a dicembre di stanziare circa 24 milioni di euro per aumentare la produzione nazionale di munizioni. “Il sostegno a lungo termine presso l’UE ed i contatti diretti con i Commissari hanno prodotto risultati. Abbiamo ottenuto quello che cercavamo. La decisione di finanziamento è in linea con il piano elaborato dal Ministero della Difesa a dicembre per aumentare la produzione nazionale di munizioni. La decisione finanzierà investimenti fondamentali per la sicurezza militare
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curiositasmundi · 2 months
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[...]
A rivendicare il valore politico delle sue opere è proprio Jorit, che sottolinea la vicinanza della propria arte ai movimenti no global e di lotta per i diritti sociali. I suoi murales sono apparsi in tutto il mondo, dal Sudamerica alla Cina, passando per l’Africa, il Nordamerica e la Palestina. In Italia, la sua attività si concentra soprattutto a Napoli, dove ha realizzato enormi dipinti sulle facciate di abitazioni situate sia nel centro storico che nelle periferie, come i ritratti di Pasolini e Angela Davis realizzati a Scampia. Una sua opera (un gigantesco ritratto del cosmonauta sovietico Jurij Gagarin, accompagnato dall’acronimo CCCP, sigla cirillica per l’URSS) è stata realizzata nel 2019 a Odintsovo, in Russia.
Ma Jorit non è l’unico artista che cerca di portare un messaggio politico con le proprie opere. Di fatto, sono numerosi gli artisti che, attraverso i propri testi o le proprie immagini, cercano di fare della propria arte uno strumento di rivendicazione politica, molto spesso di stampo pacifista e antimilitarista. Cosa che non sempre va giù alle istituzioni, e non solo di questo governo. Basti pensare alla persecuzione giudiziaria contro l’artista sardo Bakis Beks, o quanto successo dopo che Ghali ha osato pronunciare la frase «stop al genocidio» a Sanremo. A questo si associa poi la totale mancanza di contraddittorio, quantomeno nell’informazione mainstream, che scatena una immediata levata di scudi quando la parte “nemica” viene interpellata. È quanto accaduto, tanto per dirne una, con l’intervista realizzata a Putin dal giornalista americano Tucker Carlson.
«Il tempo della guerra sta volgendo al termine perché lo scontro sta raggiungendo un grado di intensità che può portare soltanto o a una soluzione diplomatica o alla terza guerra mondiale. I politici europei o inizieranno un dialogo con Putin o ci porteranno alla fine dell’Umanità» ha dichiarato Jorit in un’intervista, quando interpellato in merito alla propria decisione di incontrare Putin. «Io spero che alla fine la ragione trionfi e l’umanità si salvi. A quel punto saranno in molti a farsi la foto con Putin. Io ho fatto il primo passo e provato a distruggere quell’immagine di Putin “mostro”. Lavorando con le immagini so quanto queste sono potenti, anche più delle parole. E l’immagine di Putin che si “apre” al mondo ha mandato in tilt l’idea costruita del mostro che ci descrivono. Detto questo non ho mai dato giudizi morali su Putin, da occidentale non ho alcun diritto di giudicare l’operato del presidente russo».
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L'Aiea: "Sbloccare i finanziamenti mondiali per l'energia nucleare"  
AGI – Oltre 20 Paesi hanno chiesto al vertice Cop 28 sul clima di triplicare la capacità mondiale di produzione di energia da nucleare entro il 2050 rispetto ai livelli del 2020. Una dichiarazione appoggiata da nazioni fra cui Usa, Giappone e alcuni Paesi europei e altri sostiene che l’energia nucleare gioca un “ruolo essenziale” negli sforzi di raggiungere il livello di zero emissioni di gas…
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scienza-magia · 7 months
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Finanziamenti Europei per l'evoluzione dell'agritech
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Agritech, ok Ue a 450 milioni aiuti di Stato per l’Italia. Prestiti agevolati fino all’80% dei costi per le imprese attive nella produzione primaria e nella trasformazione e commercializzazione di prodotti. L’obiettivo è migliorare la competitività e la resilienza del settore promuovendo progetti relativi anche all’acquisto di macchinari, attrezzature e soluzioni informatiche. Le soluzioni It sono sempre più parte delle attività agricole e nuove agevolazioni per gli investimenti nell’evoluzione digitale e green arriveranno anche grazie allo schema di aiuti di Stato italiani da 450 milioni di euro che la Commissione europea ha approvato.   L’obiettivo dello schema è quello di migliorare la competitività e la resilienza del settore promuovendo progetti legati, tra l’altro, alla costruzione, acquisizione o miglioramento di immobili; all’acquisto di macchinari ed attrezzature; e all’acquisto, sviluppo o utilizzo di soluzioni informatiche, dal cloud all’Iot ai software per l’analisi dei dati. Agritech, gli aiuti di Stato italiani Lo schema italiano è stato approvato da Bruxelles, in conformità alle norme sugli aiuti di Stato dell’Ue, per promuovere gli investimenti sia legati alla produzione agricola primaria sia alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli. Le agevolazioni saranno, dunque, aperte alle imprese attive in questi due ambiti in Italia. L’aiuto assumerà la forma di prestiti agevolati e coprirà fino all’80% dei costi ammissibili e la misura sarà in vigore fino al 31 dicembre 2025, Via libera dalla Commissione Ue La Commissione ha valutato lo schema sulla base delle norme sugli aiuti di Stato dell’Ue, in particolare dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera c) del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue), che consente agli Stati membri di sostenere lo sviluppo di determinate attività economiche in determinate condizioni, nonché delle Linee guida sugli aiuti di Stato nel settore agricolo, forestale e nelle aree rurali per il 2022.
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La Commissione ha ritenuto che lo schema sia necessario e appropriato per incoraggiare gli investimenti pertinenti nel settore agricolo e che sia proporzionato in quanto limitato al minimo necessario e avrà un impatto limitato sulla concorrenza e sugli scambi tra gli Stati membri. Sulla base di tali considerazioni, è arrivato il disco verde dell’esecutivo comunitario. La versione ufficiale della decisione sarà resa disponibile con il numero SA.107521 nel registro degli aiuti di Stato sul sito web della Commissione per la concorrenza una volta risolti eventuali problemi di riservatezza. Tecnologie e competenze italiane in campo  Lo scorso agosto la Direzione generale per l’agricoltura (DG Agri) della Commissione europea ha assegnato ad Areté, azienda italiana specializzata in analisi economiche e di policy per l’agrifood, l’incarico di condurre il primo studio europeo sull’utilizzo e sulle potenzialità dei dati nel sistema agroalimentare. Questo progetto, della durata di 18 mesi, si propone di mappare i principali e più efficaci sistemi di gestione dei dati agricoli in tutto il mondo, esaminando anche come alcuni Paesi utilizzano le informazioni in tempo reale per prevedere e mitigare gli impatti delle crisi. L’obiettivo è quello di fornire supporto all’Europa affinché possa adottare strategie simili. A luglio è partito anche il progetto “Agricoltura digitale per lo sviluppo sostenibile” (Agritech Ue), coordinato dal professor Gianluca Brunori dell’Università di Pisa, con un budget di circa 3,5 milioni di euro di cui il 50% finanziato nel quadro del programma Digital Europe. L’obiettivo è formare competenze avanzate per affrontare le sfide dell’agricoltura del futuro, puntando a un settore agricolo sostenibile, efficiente e all’avanguardia nell’era digitale. Read the full article
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petello993 · 10 months
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Grazie Italia ( non proprio )
Le Regioni a statuto speciale, rispetto alle ordinarie, hanno un privilegio fiscale per cui possono trattenere quasi tutte le imposte (Irpef e Iva) pagate dai cittadini sul loro territorio.
la Sicilia trattiene il totale delle imposte, Valle d’Aosta e Trentino i nove decimi, la Sardegna i sette decimi, il Friuli i sei decimi.
le Regioni a statuto speciale incassano 12 miliardi di Irpef. Ma il totale delle loro entrate è più alto: 42 miliardi di euro, contro i 125 miliardi delle 15 Regioni ordinarie messe insieme.
Grazie al privilegio fiscale, le Regioni speciali restituiscono ben poche tasse allo Stato centrale.
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Le regioni a statuto speciale (Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, Trentino-Alto Adige/Südtirol, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna)
- bene detto questo, se queste regioni non pagano tasse ma ricevono gli stessi finanziamenti di tutte le altre, vuol proprio dire che le altre pagano per tutti.
Per dare un’idea: nelle Regioni speciali del Nord «vengono rimborsate le cure dentistiche, pagati i pannolini, la pressione fiscale è più bassa, gli stipendi dei pubblici dipendenti e degli amministratori sono mediamente più alti, le aziende godono di sovvenzioni pubbliche vicine ai limiti europei che vietano gli aiuti di Stato», mentre nelle Regioni ordinarie tutto ciò è negato. 
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bernar-dino-galgano · 10 months
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Politicamente SCORRETTO
POPOLINO stai SERENO, dormi TRANQUILLO, che con tutti i MILIARDI dei passati FINANZIAMENTI EUROPEI emessi per l’AMBIENTE il TERRITORIO e l’AGRICOLTURA, che in QUESTI 20 passati ANNI si sono RUBATI, pappati, affogati, imboscati, spartiti… ORA GIÁ SAI COME RIPARTIRÁ QUESTO PAESE!?. OVVIO solo una piccola PARTE, perché CHI GESTISCE tutta sta BARACCA non lo farà di sicuro GRATIS e non farà diverso da…
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infosannio · 1 year
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I soldi europei diamoli a chi li sa spendere
La mossa del governo per non rinunciare ai finanziamenti è quella di provare a dirottare i fondi sull’efficienza energetica con Repower-Eu. Il negoziato con Bruxelles: oggi, intanto, il governo pone la fiducia sul provvedimento sulla Corte dei conti (di Marco Galluzzo – corriere.it) – ROMA — Verrà trasmessa oggi al Parlamento la relazione semestrale sul Pnrr elaborata dal governo e discussa la…
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realnews20 · 3 days
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Secondo un’inchiesta condotta dal collettivo di giornalisti Lighthouse Reports, i finanziamenti dell’Unione Europea vengono utilizzati in alcuni dei Paesi africani beneficiari per operazioni sistematiche di espulsione di rifugiati e migranti nei deserti e nelle aree remote del Marocco, della Mauritania e della Tunisia. Queste pratiche costituiscono gravi violazioni dei diritti umani. L’inchiesta di Lighthouse Reports in Tunisia, Marocco e Mauritania: i fondi Ue per ridurre le partenze usati anche per operazioni illegali L’indagine rivela che l’Ue ha inviato centinaia di milioni di euro a questi paesi nordafricani ogni anno per la “gestione della migrazione”, con l’obiettivo di ridurre il numero di persone che cercano di raggiungere l’Europa. Tuttavia, i fondi europei stanno contribuendo a operazioni illegali in cui rifugiati e migranti, molti dei quali diretti verso l’Ue, vengono arrestati in base al colore della loro pelle, caricati su autobus e abbandonati in aree desertiche senza acqua, cibo o assistenza. Attraverso testimonianze di oltre 50 sopravvissuti, prove video e indagini sul campo, i giornalisti hanno documentato casi di persone lasciate in zone remote, esposte a rischi di rapimento, estorsione, tortura, violenza sessuale e potenzialmente morte. Alcuni vengono addirittura consegnati ai trafficanti di esseri umani e alle bande criminali al confine. L’inchiesta ha geolocalizzato e verificato 13 incidenti in Tunisia tra luglio 2023 e maggio 2024, in cui gruppi di neri sono stati arrestati nelle città o nei porti e trasportati vicino ai confini libici o algerini, abbandonati o consegnati alle forze di sicurezza libiche. In Marocco, i giornalisti hanno filmato le Forze Ausiliarie paramilitari mentre raccoglievano persone di colore dalle strade di Rabat e le detenevano prima di caricarle su autobus non contrassegnati diretti in aree remote. In Mauritania, è stato osservato un centro di detenzione nella capitale Nouakchott, dove rifugiati e migranti venivano portati da agenti di polizia spagnoli prima di essere trasferiti con autobus bianchi verso il confine con il Mali, una zona di guerra attiva. Migranti abbandonati nel deserto Sebbene i funzionari europei abbiano negato che i fondi vengano utilizzati per violare i diritti umani, l’inchiesta ha ottenuto documenti interni che dimostrano che l’UE era a conoscenza di queste pratiche almeno dal 2019. Un consulente che ha lavorato a progetti finanziati dall’UE ha affermato che l’obiettivo era “rendere difficile la vita dei migranti”. L’indagine ha anche rivelato che l’UE sta finanziando direttamente le forze ausiliarie paramilitari marocchine coinvolte negli arresti razziali. Analisti e accademici affermano che i legami di finanziamento europei rendono l’UE responsabile di questi abusi secondo il diritto internazionale. [ad_2] Source link
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cinquecolonnemagazine · 7 months
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Pnrr, Csel: "Progetti Tpl per 8,8 miliardi ma per quasi 2 miliardi si attingerà a risorse alternative"
(Adnkronos) - Il valore complessivo dei progetti che riguardano il trasporto pubblico locale e che sono beneficiari di risorse Pnrr è, alla data dell’11 ottobre 2023, pari a circa 8,8 miliardi. Questo ammontare non sarà però coperto interamente dalle risorse derivanti dal Next generation Eu. Pnrr e i progetti tpl Ai quasi 6,9 miliardi di costi ammessi a valere sul Pnnr dovranno infatti essere aggiunti poco meno di due miliardi di euro per realizzare effettivamente quanto prospettato. Come emerge da una ricerca del Centro Studi Enti Locali (Csel) elaborata per l'Adnkronos e basata sull’elaborazione di dati della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Mef-RgS (aggiornati al 12 ottobre 2023), la percentuale di cofinanziamento varia molto in relazione a una serie di elementi.  Nel caso dei progetti approvati nelle graduatorie relative all’investimento M2C24.1, che punta a rafforzare la mobilità ciclistica, ad esempio, la quota parte coperta dal Pnrr è risultata pari all’89% contro il 92% di quelli riconducibili all’investimento M2C2I4.4 che riguarda il rinnovo del parco autobus e treni regionale per il trasporto pubblico locale attraverso mezzi con il minor impatto ambientale possibile. E ancora, guardando ai risultati delle elaborazioni di Centro Studi Enti Locali, che tengono conto della regione di appartenenza dei soggetti attuatori e sono state presentate a Bologna in occasione del Forum Fuels Mobility, è emerso che tendenzialmente la quota di risorse aggiuntive necessarie per completare i progetti che riguardano la mobilità urbana e simili, aumenta via via che si sale nella penisola passando dal 9% del sud (dove quindi i fondi Pnrr hanno coperto il 91% dell’ammontare dei costi previsti) al 25% del centro Italia e al 33% del nord.   Nuovi progetti Tradotto in termini economici significa che, per mettere a terra i progetti in cantiere volti a migliorare la qualità e la sostenibilità dei trasporti pubblici locali nel sud Italia e nelle isole, serviranno complessivamente più di 3,1 miliardi e quasi 2,9 sono la quota parte che arriva tramite finanziamenti da Bruxelles e sono quindi rimasti “scoperti” poco meno di 290 milioni di euro. Al centro, per realizzare investimenti per circa 1,6 miliardi, occorreranno cofinanziamenti per quasi 419 milioni di euro. Al nord i finanziamenti europei si sono fermati a poco meno di 2,5 miliardi sui quasi 3,7 miliardi di investimenti totali ed è stato quindi necessario individuare forme di copertura alternativa per 1,2 miliardi di euro. Dove non sono necessari finanziamenti aggiuntivi? Calabria, Piemonte e Marche sono le uniche regioni in cui, allo stato attuale, non è emersa la necessità di ricorrere a finanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli già previsti dalle graduatorie di assegnazione delle risorse Pnrr in tema di trasporto pubblico locale. E' quanto emerge dalla del Csel. Diametralmente opposta la situazione della Valle d’Aosta e della Liguria, dove invece i cofinanziamenti hanno superato la quota parte coperta dalle risorse comunitarie. Nello specifico, nel primo caso, questi hanno pesato per il 69% del totale (poco meno di 8,7 milioni di euro sui 12,5 milioni totali). Nel secondo, per il 53% del totale: circa 350 milioni di euro sugli oltre 660 totali. [email protected] (Web Info) Read the full article
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