Tumgik
#e questa cosa non mi piace per niente
lonelysmile · 1 year
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ho appena finito di vedere la seconda parte di mare fuori e sono distrutta per l'addio di filippo
per me mare fuori sono lui e carmine, mi mancherà molto vederli insieme
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luluemarlene · 3 months
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L'ULTIMA NOTTE
Qualche giorno fa ero a letto con Ginevra
Mi sento particolarmente in pace con il mondo quando il suo profumo di rose mi avvolge
È bello stare tra le braccia di qualcuno che mi apprezza e che ha l'abitudine di guardarmi come se lo facesse non direttamente, ma "attraverso" di me
Una radiografia completa di pelle, organi ed emozioni
Fantastico!
Di lei non si può non apprezzare l'ironia, la schittezza... e la sua fica
La porta completamente depilata e, nonostante io abbia imparato ad apprezzare un po' di pelo, devo dire che la sua fica nuda è meravigliosa.
Sembra sempre fresca e giovane, nonostante rimanga naturalmente chiusa come una chiesa , nascondendo la moltitudine di blasfemie che suscita in me il suo interno
Il classico "zoccolo di cammello" insomma 😁... una pagnotta gonfia ed invitante con un taglio perfetto al centro
Mi piace allargare le grandi labbra con le dita, cercando qualcosa che a volte ho paura di non trovare. Invece è tutto lì : il piccolo clitoride che si gonfia all'istante, le tenere labbra rosa che come una stella cometa mi indicano la strada, ma verso una voragine oscura in cui solitamente annego. Letteralmente eh! . Ginevra produce quantità inimmaginabili di succo di fica!
Lei è lesbica ed è single, per il momento, condizione che purtroppo marchia a fuoco questa relazione con una bella data di scadenza sui ns culoni morbidi. Data che c'è sempre in questi rapporti, ma a volte abbiamo così fame di certe emozioni, così bisogno di assecondare le nostre pulsioni, che facciamo finta di non vedere, accontentandoci di relazioni ormai rancide.
Ma questo fa parte di un'altra storia.
Tra una leccata e l'altra, sommerse da dildo dalle dimensioni a volte imbarazzanti, ne abbiamo parlato spesso..
La mia condizione proprio non le va giù, e non perché abbia preconcetti su chi è fedifrago, ma perché mi vorrebbe tutta per sé!
Vorrebbe dormire, mangiare e disporre del mio corpo ogni volta che sente di averne voglia
Dice che a volte, di notte, si masturba furiosamente pensando alla mia figa a forma di farfalla (così la chiama, per via delle piccole labbra che penzolano dal mio corpo) e che avrebbe bisogno di dirmelo, svegliandomi , incurante dell'ora tarda.
Sente che vorrebbe impormi astinenza sessuale da mio marito, che vorrebbe legarmi al letto, abusare di me ed incastrare la sua lingua alla mia fica proprio come fanno i mattoncini lego.
Nessuno meglio di me capisce quello che intende...
Abbiamo riso spesso del fatto che lei sia dominante e che io, nonostante sia prevalentemente sottomessa con gli uomini, non riesca ad esserlo con le donne, così finisce spesso che le ns sessioni si concludano con una prova di forza tra urla di piacere , morsi sui capezzoli, tirate di capelli, orgasmi bagnati di piscio
Come due femmine alfa cerchiamo supremazia, dove la vittoria è l'esplosione di piacere dell'una piuttosto che dell'altra
Due lupe, due cagne vogliose che si impregnano a vicenda dei rispettivi odori.
Poi c'è il fattore CAZZO.
Io non sono lesbica nemmeno un po', mi piacciono le donne, ma in una relazione sessuale non credo proprio che potrei fare completamente a meno del cazzo.
Quel tronco duro tra le mani che pulsa, la sensazione di riempimento e di vuoto che si alternano nella pancia ogni volta che un cazzo scivola dentro e fuori dalla mia fica
La percezione di possesso e depravazione di cui mi nutro quando il mio culo viene profanato, abusato, sfruttato
Cristo, solo a scriverlo io colo come una fontanella
Nessun dildo può sostituire la carne calda, il compiacimento che provo nel sentire un cazzo indurirsi nella mia bocca.
Qualcuno vi ha mai pisciato in culo?
Non potete dire di essere appartenute o aver avuto un rapporto simbiotico, di forte dipendenza con un uomo, se non è mai successo
Fidatevi, non lo dico ritenendomi particolarmente fortunata ad averlo vissuto, anzi, col senno di poi, per niente fortunata , però so perfettamente cosa vuol dire
In definitiva,
tutti i giochini non sono sufficienti per me, e lei lo sa.
Questa settimana, per una serie di motivi che non starò a raccontare , resto a Torino per qualche giorno, ospite di un amico di vecchia data che si trova fuori per una vacanza studio in Corsica
Ieri mattina Ginevra mi ha chiamata mentre uscivo di casa e salivo in macchina per andare a lavoro
Aveva la voce stridula e affannata, sentivo la sua eccitazione rimbombare nell'abitacolo attraverso il bluetooth.
"Sta sera resti da me, ti prego! Quale occasione migliore? Voglio farti una sorpresa!"
Ovviamente ho accettato subito. Gli eventi di queste ultime settimane mi avevano portato lì e la prospettiva, 15 gg prima, era di passare da sola ogni singola notte, magari a guardare porcate e a consumarmi le dita o a cercare disperatamente un amante, che tanto non avrei trovato
Ma ora c'era lei! Io la volevo ancora e ancora, pazienza che le mancasse un appendice a cui aggrapparmi
Mi sono preparata minuziosamente : scrab corpo, depilazione al miele, crema profumata al mughetto
Pensavo già all'incontro dei corpi e alla fusione dei nostri profumi... Un giardino botanico di lussuria e godimento.
Sono arrivata alle 20,30 con un vestito rosa cangiante comprato da lei, tacchi di metallo e l'intimo da vera puttana di classe, completo di corsetto con reggicalze
Ho portato con me ogni giochino possibile, compreso lo strap on e ho deciso di indossare il collare perché volevo compiacerla, senza sapere che, mai come quella sera, non ne avrei avuto bisogno.
Ha aperto la porta con in mano un Franciacorta e mi ha versato da bere dopo avermi infilato la lingua in bocca, aver ispezionato i miei denti, la mia gola, avevo paura mi mangiasse!
Dopo 2 bicchieri a stomaco vuoto avevo già la sua testa tra le gambe. Mi ha leccata prima dolcemente, come fa sempre, ha spompinato il mio clitoride e infilato la lingua nella mia fica.
Poi mi ha fatto alzare le gambe per mettermi il buco del culo ben in mostra e ha leccato anche quello, ha cercato di allargarlo e ci infilava la lingua, come per assaporarne tutto il sapore
Un dito, un altro... ho iniziato a masturbarmi sfregandomi il clitoride, mentre lei mi scopava il culo con le dita
Sentivo il liquido che colava dalla figa raccogliersi nel culo, e lei che si avvicinava per berlo.
Che godimento!
Siamo andate avanti così finché non me ne sono venuta, con le sue dita piantate in culo e la sua bocca attaccata alla mia fica, come una ventosa.
Appena ripresa siamo andate a tavola e dopo un'oretta, mentre ridevamo dell'esperienza fatta in San Salvario alla Rage Room, (se siete stressati, andateci! ) è suonato il campanello.
L'ho guardata un po' allarmata.
"Tranquilla è la tua sorpresa" ha detto andando ad aprire
Ho scolato un altro bicchiere di vino non sapendo davvero a cosa pensare.
È tornata accompagnata da un ragazzo.
"Lui è Fabrizio, è un infermiere!"
Devo aver assunto un'espressione davvero buffa, con la bocca aperta e gli occhi fissi su di lui, perché entrambi hanno sorriso
"E venuto per farci contente, per servirci o per farsi servire, lo decideremo noi.
Io sono pronta a lasciarmi guidare da te"
L'ho gurdara con aria preoccupata e mi sono alzata di scatto..
"Lo so a cosa stai pensando e so quanto tu sia attenta alle malattie
Lo sono anche io, lo sai
Fabrizio ha portato le sue ultime analisi, anzi le ultime 3, le fa ogni 4 mesi"
Ho pensato, sorridendo, che solo i porno divi si fanno tante analisi l'anno!
Poi abbiamo scambiato un po' di parole sull'argomento e rilassandomi ho iniziato ad osservare Fabrizio che nn era per niente male
34 anni, moro, barba lunga ma non troppo, capelli corti con ciuffo selvaggio sugli occhi, alto il giusto e due spalle da nuotatore
Vedendo che lo osservavo un po' incuriosita, mi ha spiegato che lui e Ginevra si sono conosciuti al circolo dei lettori 3 anni fa
Mentre parlava mi sono accorta di essere rimasta sola con lui e scusandomi
sono andata a cercare Ginevra in camera. L'ho trovata seduta sul letto con indosso solo una camicia, collant tinta carne rigorosamente senza intimo
"Che fai qui?"
"Voglio davvero che tu faccia quello che vuoi con lui e con me
Non sto con un uomo dal liceo, ma questa volta sarò obbediente . Anche lui farà tt ciò che gli dirai e si lascerà fare qualunque cosa, è bsx"
"Sei sicura?... gli uomini non ti piacciono... "
Mi ha spiegato che il ns tempo sarebbe finito presto e che lei voleva lasciarmi un ricordo indelebile, voleva compiacermi, voleva soltanto che io fossi consapevole di quanto lei fosse disposta a fare per la mia piena soddisfazione.
Quella sarebbe stata la sua gratificazione
Capivo benissimo ciò che intendeva e ho pensato a quante volte avevo provato lo stesso piacere nel donarmi così incondizionatamente
L'ho baciata e le ho chiesto di sdraiarsi sulla schiena, senza spogliarsi, con la testa leggermente fuori da letto, braccia dietro la schiena e mani sotto il culo , gambe diritte ma divaricate.
Ho chiamato Fabrizio e gli ho chiesto di spogliarsi e di sedersi, senza toccarsi.
L'ho guardato mentre lo faceva e ho sorriso nel vedere che era già eccitato e pronto
DIO come avrei voluto fiondarmi su quel cazzo, grande e dritto!
"Non masturbarti a meno che non te lo chieda io, per favore"
Ha annuito e si è seduto
Ho iniziato a palpeggiare Ginevra, prima con le mani, poi con la bocca. Stimolavo i suoi capezzoli attraverso la stoffa della camicia e poi sempre più giù, senza toccare mai la sua pelle.
Arrivata ai collant, ho annusato e leccato il nylon, aspettando di vedere le calze iniziare ad inscurisi per il liquido che le bagnava. È arrivato, tanto, e ho iniziato a dissetarmi mentre Ginevra si contorceva e mi chiedeva di strappare via la stoffa e leccarle la figa. Ho guardato Fabrizio che aveva un cazzo che sembrava stesse per esplodergli.
Ginevra mugolava e chiedeva la mia lingua... "Parli troppo, ora basta "
Ho chiesto a Fabrizio di tapparle la bocca e mentre si alzava e rovesciava indietro la testa di Ginevra , penzoloni dal letto, ho iniziato a masturbarmi.
Ero un lago, avevo le cosce bagnate e solo voglia di venire.
Gli ho chiesto di aprire la bocca e lui le è scivolato dentro
Che scena magnifica
Gli ho chiesto di seguire i miei movimenti, un colpo ogni leccata e così ha fatto
Le calze erano ormai bagnatissime e piano piano con le mani ho iniziato a lacerarle scoprendo il clitoride e lasciandolo fuoriuscire appena appena dal buco
Fabrizio ha iniziato ad aumentare il ritmo , era infoiato e scopava la gola senza pietà mentre le tormentavo la punta del clitoride
Vedevo la gola di Ginevra gonfiarsi e la bocca sputare bava viscosa ogni volta che le permetteva di riprendere fiato
Non volevo che nessuno dei due venisse, dovevano implorarmi per farlo!
Ho detto a fabrizio di tornare a sedersi, la sua faccia mi ha palesato tutta la frustrazione che provava, ma ha obbedito
Ho continuato per un po' a leccare Ginevra inserendo un paio di dita attraverso la fessura delle calze, e il cic ciac della sua figa bagnata era una calamità per me.
Poi lho fatta alzare interrompendo il suo godimento e le ho sentito dire " Non voglio che mi scopi, io sono tua"
Ho sorriso, l'ho accarezzata e con un cenno ho fatto avvicinare fabrizio e ci siamo posizionati a 69, ma lui sopra, perché volevo mi scopasse la bocca, lasciando lei a guardarci
Ho sentito subito quel senso di soffocamento, sbavavo, gemevo.. Mi sentivo in trappola e allo stesso tempo libera di vivere la mia sessualità succhiando quel membro così avidamente
Quando ha iniziato a dire che doveva venire, ho afferrato le sue natiche e l'ho spinto in profondità, doveva venirmi dritto in gola.
Mi è esploso giù per l'esogafo ed è crollato sulla mia faccia, tanto che ho dovuto spostarlo di forza per evitare che mi soffocasse
Ho leccato le ultime gocce mentre ancora grugniva di piacere, poi l'ho preso per i capelli e li ho messi entrambi
davanti alla mia fica grondante
"Leccatemela insieme"
Mi hanno letteralmente consumata : tiravano le grandi labbra, succhiavano le piccole, l'uno cercava di prevaricare sull'altro per portarmi all'apice
"Ora il culo!"... E di nuovo nello scontro senza fine, dita che entravano lingue che si attorcigliavano...
Io e Ginevra ancora prive della ns ricompensa eravamo come due cagne randage! Fameliche , vogliose, disperate direi!
Ho visto che Fabrizio tornava ad avere a disposizione quello per qui era venuto: il suo bel cazzo dritto!
Era quello che aspettavo
Volevo mi inculasse mentre Ginevra con la sua lingua pensasse a farmi godere.
A cavalcioni sulla faccia di lei, piegata in avanti, ho aspettato che lui infilasse il suo cazzo e che iniziasse a pomparmi come una puttana.
Lo sentivo entrare ed uscire e la sensazione di pienezza stritolava la mia mente. Dal dolore credo di aver urlato un paio di volte, ma senza nessuna pietà ha continuato a profanare il pertugio per allargarlo sempre di più
La lingua sulla mia fica rendeva tutto appagante e delizioso
Ginevra aspettava il mio piacere a bocca aperta e quando ho sentito Fabrizio inondarmi il culo sono venuta anch'io, proprio sopra la sua bocca.
Ho spruzzato, pisciato e goduto ... Le ho manifestato tutto il mio piacere e poi, senza pensarci, le ho svuotato il contenuto del mio culo sulla faccia
Troppo eccitata e ancora privata dell'orgasmo si è lasciata imbrattare del liquido salato senza protestare!
Ero sfinita, ma sapevo che ora dovevo pensare a lei...
Pochi minuti di respiro, un goccio di vino ed ero pronta
Ho indossato lo strap on e ho ordinato ad entrambi di avere i loro culi a disposizione.
Lei a quettro zampe, lui appoggiato alla sua schiena come un toro da monta
Da dietro guardavo i deretani in posizione, due buchi da violare senza nessuna pietà!
Ho leccato i buchi, troppo golosa di quegli anfratti per non farlo e poi, alternativamente, li ho scopati entrambi
Entravo con lo Strap on prima in uno e poi nell'altro buco, sentendoli godere come maiali.
Con le mani Fabrizio stimolava il clitoride di Ginevra e la poverina è venuta praticamente subito!
L'ho sfilato in fretta e subito infilato nella bocca di Fabrizio perche lo pulisse per bene. Mentre lo faceva lei leccava il suo buco del culo ancora largo ed io mi sono masturbata guardandoli e venendo di nuovo davanti a loro
A tarda notte Fabrizio ci ha lasciate e quando è uscito si è girato a gurdarci con un punto interrogativo disegnato in faccia
Prevenendo la domanda Ginevra ha detto
"Scordatelo , non succederà mai più!!"
Ho riso mentre andavo a farmi la doccia, ma ho sentito tutto il peso di quella frase, come presagio
Credo che quella notte sia stata il suo regalo di addio .
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angelap3 · 2 months
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Tumblr media
Non la leggerà nessuno...è troppo lunga
Noi siamo nel nostro corpo e anche fuori. Non c’è nessuno che raccoglie il sudore con cui abbiamo aperto la portiera di una macchina in un pomeriggio estivo, non c’è nessuno che conserva lo sguardo con cui abbiamo guardato un cane in un’alba invernale. La nostra vita non ha un dio che la segue e neppure un dio che la precede. Si svolge in disordine, nel disordine delle altre creature. Da qualche parte c’è un albero che potrebbe rimproverarci di avergli staccato una foglia in un momento di distrazione. Non ricordiamo il nome di un vecchio che davanti a una fontana riempiva una bottiglia d’acqua. Non c’è un deposito per queste scene.
Ora ho il cuore come un pulcino e la punta si solleva, si apre, come se potessi nutrirlo di qualcosa. Posso solo scrivere, caro mio cuore, non posso darti altro a quest’ora. Sono le due di notte, non posso chiamare nessuno. Qui non ho neppure la connessione, non posso connettermi con qualche nottambulo in rete. Domani mattina, se vuoi, possiamo andare in un paese. Facciamo quello che abbiamo fatto sempre. Io guardo e tu se vuoi mi fai paura, mi fai credere che ti stai spaccando, lo hai fatto tante volte. La morte passa per il cuore. O forse sei tu caro mio cuore a passare per la morte e io ti seguo mentre fingo di fare la mia vita, io sto con te, cerco di proteggerti perché sei tu che mi fai camminare, sei tu che ti gonfi nell’amarezza e ti fai timido nella gioia. Ora io potrei dormire, lasciarti solo in questa stanza. Non so cosa fai di notte quando non ci sono, quando mi giro nel letto per finire un sogno. Io e te insieme non abbiamo risolto niente, non ci siamo dati nessuna felicità, l’abbiamo sempre evitata. Io e te quando stiamo con gli altri siamo a disagio, perché parliamo tra di noi e non con loro. Ora tu sei diventato una ripida salita e vorresti che io salissi fino in cima. A volte ti fai lago con un mulinello in mezzo. E mi ricordo di quando stavi appoggiato al centro di una ragnatela. In macchina, quando prendevo un fosso, temevo che potessi cadere, come se nel corpo ci fosse il vuoto, come se avessi solo te caro mio cuore nel mio corpo. Per farti spazio me ne sono uscito pure io dal mio corpo, non so quando è accaduto. E non ho lasciato entrare niente, è un cinema senza sedie il mio corpo, una chiesa senza banchi. Sei di nuovo deluso questa sera, lo so, tu ti fai sempre deludere. La realtà non è il tuo posto, non so se il tuo disagio dipende da come marcia il mondo, penso che sia per altro, e non lo sappiamo né tu né io cosa sia.
Ora mi fai male o sono io che ti faccio male. Io so che non sei un muscolo ma una bestia. Chi vede in me una bestia è perché sta vedendo te. Io quando scrivo cerco di farti vedere, mi piace esporti ma non ci riesco. Come si fa a dire quello che sento adesso sulla tua punta, un misto di amaro e debolezza, una crepa e un coltello, tu sei una voragine con me dentro. Ma ogni cuore ha un peso, ogni cuore si strofina a un muro, ogni cuore ha un buio alle sue spalle che nessuno illuminerà mai. I cuori sono come i paesi, non ce ne sono due uguali. Comunque dovremmo farcela ad arrivare fino a domani e può darsi anche che ci sia il sole. Lo so che il sole ti piace e ti fa stare tranquillo. Non saremo felici, stanne certo, ci sarà sempre qualcuno che proverà a incentivare la nostra pena, a sminuire la gioia appena accenna a prendere corpo. Non sono paranoico, credimi, è che forse io e te non stiamo bene insieme, sappiamo solo spiarci, siamo troppo gelosi uno dell’altro. Ora non so più che dirti, che dire. Non ti so dare una soluzione, un luogo, una vita che ci possa esaudire. Posso darti la mia impazienza come tu mi dai la tua. So che fino a quando moriremo sarà sempre così, non avremo pace. E va bene, lo abbiamo detto, lo abbiamo ripetuto, chi voleva saperlo lo ha saputo...
Franco Arminio (Lettera al mio cuore)
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diceriadelluntore · 11 months
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Toccata e Fuga
La “repentinità dell’azione, senza alcuna insistenza nel toccamento”, da considerarsi “quasi uno sfioramento” non consente di “configurare l’intento libidinoso o di concupiscenza generalmente richiesto dalla norma penale”. Con il solito bolso uso aulico della lingua (che è per il potere il rifugio alla propria stupidità) un bidello è stato assolto dalla quinta sezione penale del Tribunale di Roma, secondo cui il palpeggiamento compiuto da quest'ultimo ad una studentessa nell’aprile del 2022 “non costituisce reato” dato che, per il tribunale, il palpeggiamento, è durato “tra i 5 e i 10 secondi”. Mi ha molto colpito questa sentenza, perchè quantifica la quantità necessaria di un’azione per essere considerata una molestia: come per esempio una suite d’albergo deve avere almeno due stanze altrimenti non può definirsi tale, qui la durata in secondi del gesto non può chiamarsi molestia. 
L’altro giorno un post di @oceanblueeurope (che taggo con il suo permesso) si lamentava del come la libertà personale di mostrarsi su Tumblr, soprattutto rispetto al proprio corpo, sia vista spesso come un esplicito invito a chiunque per soddisfare una sua concupiscenza, per dirla come gli esimi giudici. La totalità di questi chiunque sono maschi, di età variabile. Non è la sola che come post fissato in alto sulla bacheca ha questa sorta di avvertimento: non scambiate quello che mi piace fare per il fatto che mi piaccia farlo con uno qualsiasi di voi.
Sembra un concetto limpidissimo e facilissimo da capire. Ma noto che è prontamente disatteso. Tra l’altro, se una delle ragazze se ne lamenta, con tutti i buoni possibili motivi del caso, passa per stronza, nel migliore dei casi.
C’è una sostanziale differenza tra il criticare un’idea e la persona che la trasmette. In un posto come Tumblr, il non accettare una azione che non si condivide è semplicissimo, basta non seguire più il blog da cui questa idea scaturisce. D’altronde, @oceanblueeurope non chiede a nessun altro né di emularla né di fare il contrario, ha tutta la possibilità, nel limite che lei o le regole di questo posto impongono, di poterlo fare. La sua libertà di fatto non va a collidere con nessuna delle libertà altrui. 
Una delle subdole convergenze che il Web ha portato nei nostri tempi è una malcelata sessuofobia di genere: pure qui abbiamo tutti molto discusso del fatto che un capezzolo nudo, femminile ovviamente, sia censurato, un’argomentazione farabutta, storicamente errata e infamante di altri no, per il principio della libertà di espressione. Che, per un’idea totalmente anglosassone (e francamente stupidissima), può passare per parole dette o scritte ma non per rappresentazioni visive. Per cui, un paio di tette è molto più “pericoloso” che una citazione del Mein Kampf. Questo non fa altro che fissare la visione della nudità come univoca della sessualità, legata cioè alla condivisione del proprio piacere, e non come qualsiasi altro motivo (liberazione da vincoli, piena espressione di sé, momento di auto considerazione, perfino vanità, non è questo in discussione in questo mio post), che se ci pensiamo bene, è la stessa idea insita nella pornografia industriale, dove basta un sorriso per finire nudi in qualsiasi momento. 
Ogni volta che succede un femminicidio, che ricordo è un omicidio perpetrato ad una donna in quanto donna (per cui un delitto tra mafiose ha valore in quanto delitto di mafia e non di genere) si dice che è una questione di educazione. In questi giorni dove un abuso sessuale è al centro della cronaca, nel caso specifico comprendente anche altre questioni niente male (il potere politico, la delazione di genere, il passaggio tra il caso specifico e abitudini di chi, presumibilmente, ha subito un’aggressione) si parla spesso di educare i figli maschi al rispetto delle femmine. È del tutto comprensibile e necessario. Ma prima di questo, sarebbe necessario imparare ad ascoltare, o leggere nel caso che ho citato, e capire cosa chiede un’altra persona, e avere la dignità di perdere un secondo per chiedersi se è meglio essere sinceri, essere limitati e non esagerare, essere pertinenti e chiari. 
In sintesi, impariamo a rispettare gli altri, a non sentirci chiamati da spirito divino a commentare cosa fanno e come e a non pensare di vivere in un film porno.
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i-am-a-polpetta · 8 months
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vi giuro raga, io adoro il mio lavoro, mi piace davvero tantissimo e mi ritengo anche abbastanza bravina, non la migliore ma bravina considerato che ho dovuto imparare tutto da zero contro persone laureate e diplomate in questo ambito, oggi mi hanno detto che due persone che non solo sono nuove ma non hanno niente a che fare con il lavoro che faccio io, mi passeranno davanti diventando i miei superiori senza nessuna minima competenza solo perché la mia responsabile ha deciso così.
mi sento delusa, moltissimo. mi faccio il culo ogni giorno e sono quella che prende più chiamate di tutti e 20 i miei colleghi. sono due anni che studio per prendere la promozione e nulla, questi passano davanti a mala pena sapendo il nome del cliente con cui lavoro io.
amo il mio lavoro ma mai come oggi mi sento di dire che detesto la mia responsabile, non solo per questa ultima cosa ma anche per il fatto che non posso prendere ferie se non quando vuole lei, non posso chiedere cambi se non lo decide lei, non posso fare praticamente nulla se non lo decide lei.
sono davvero delusa.
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yomersapiens · 2 months
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Come sei arrivato a lavorare a vienna? Cioè hai proprio detto un giorno "mò vado a vienna" e se si come hai fatto poi (trovare lavoro ecc)? o lavoravi tipo in un azienda che ti ha messo lì...non so Anche perchè si sente spesso di gente che va a londra o in posti esotici, mi chiedevo se c'era un motivo particolare per Vienna
Più che altro, la domanda dovrebbe essere perché "vivere" a Vienna. Lavorare è un'altra cosa. Il lavoro succede, o capita, quando lo cerchi. O se hai studiato qualcosa di cui vai orgoglioso. Non è il mio caso. Se sei disposto a fare un po' di tutto e non hai una sola direzione in cui sei specializzato poi qualche soldo lo tiri su. E ok, non è un vivere seguendo le regole della società, non stai costruendo una vecchiaia e sognando la pensione, ma è un buon tirare a campare. Lavori quel che serve per tirare su una somma che pagherà un affitto e ti permetterà di mangiare e non metterai mai nulla da parte, eliminando sogni di famiglia o mutuo. Sono arrivato a Vienna quando mi stavo per affacciare verso i trenta. Non sai quanto ero spaventato. Un traguardo ridicolo ma avevo passato tutta la vita in un buco di città ed ero realmente convinto di essere un pesce grosso, in uno stagno piccolissimo. Sicuro che in un mare immenso sarei poi diventato un pesce enorme. Invece Vienna è stata molto utile per capire che le dimensioni, specialmente se sei un pescetto diciamo modesto, non contano per nulla. Non vali niente in ogni caso. Volevo lasciare l'Italia, Vienna è capitata. Sono cresciuto dove si parla tedesco, quindi la lingua era nel mio cervello, volevo impararla. Mio fratello si era trasferito qua da qualche anno e mi invitava spesso. Salivo per andare a vedere concerti, comprare schifezze al supermercato e per un periodo c'è stata pure una ragazza i cui capelli profumavano di buono. Poi l'ho vista come una possibilità per cancellare quello che ero stato per ventinove anni e ripartire da capo. Vienna non mi ha dato un lavoro, me ne ha dati molti, ma mi ha dato più che altro la possibilità di provare ad essere tutto quello che volevo. Ho svolto ogni tipo di mansione dalla più deprecabile alla meno riprovevole. Una volta pensa, ho persino lavorato per i ricchi. Ho fatto tutto pur di essere lasciato in pace. Questa pace che adesso mi va tanto stretta. Sono stato a Londra e per carità, bellissima se ti piace la cucina indiana, ma troppo caotica per me. Berlino uguale ma lì hanno la libertà sessuale espressa col lattice. Barcellona non ne parliamo, là la gente sorride per strada. Brividi. Vienna è grande quanto basta per non farti sentire in gabbia e vuota quel che serve per evitare di parlare con estranei. Vienna è decadente e ricca al tempo stesso. Vienna è sfarzosa e vomitevole. Il clima fa schifo ma oggi c'erano ventuno gradi e siamo a marzo e moriremo tutti e quando mi sono trasferito ricordo che era maggio e ancora nevicava mentre andavo in bici e aiutavo due messicani e un russo a fare traslochi, sottopagati in nero. Vienna mi mantiene da quando mi sono messo in testa di fare l'autore. Mi spiace un po', perché la sto illudendo. So che Vienna pensa che io e lei staremo insieme per sempre ma cara mia, non sei tu, manco il tuo clima avverso quanto la tua lingua o la tua schnitzel, sono io il problema. Sono passati undici anni e forse è il caso che io e te si frequenti altre città. O persone. Cioè vedi tu.
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blogitalianissimo · 3 months
Note
Non per smontarti ma a Milano è abitata più da gente del sud che milanesi
Ti giuro 2 giorni a Milano non ne ho incontrato uno che fosse di Milano.
Che magari non significa niente, figurarsi.
Mi stai dicendo che i 1.682.548 ascoltatori milanesi di Geolier sono TUTTI napoletani e meridionali emigrati?
Quindi un milanese su 2 è napoletano/meridionale?
E con questo criterio allora la città metropolitana di Napoli con i suoi 3 milioni di abitanti dovrebbe primeggiare in questa classifica, quindi cosa? I napoletani emigrati sono più patriottici dei napoletani rimasti a casa?
Non potrebbe essere, mmh, che ai milanesi piace particolarmente il genere rap/trap e lì artisti come Geolier spopolano? No?
Dai per favore, anche meno con 'ste affermazioni fuori dal mondo.
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chouncazzodicasino · 5 months
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Ieri pomeriggio è venuto papà in negozio, a sorpresa. Così. Non che ci sia nulla di strano, ma un po' mi fa sorridere questa cosa. Io e mio padre non abitiamo vicinissimi, lui abita in centro a Roma, io fuori in un paese. È venuto e abbiamo passato il pomeriggio insieme a chiacchierare mentre lavoravo. L'altro ieri mi ha chiamata per chiedermi un consiglio su alcune delicate dinamiche familiari, questa estate siamo stati molto l'uno di supporto all'altro per queste dinamiche micidiali (non si capisce per quale motivo si dice parenti serpenti e non parenti pezzi di merda). Insomma, nell'ultimo periodo sento che i miei consigli sono per lui importanti e di supporto, sento che ha bisogno di sentire la mia campana e questa cosa mi stupisce piacevolmente ancora un po'.
Negli ultimi anni papà si è smussato. Non voglio dire cambiato perché non sarebbe il vocabolo giusto. Si è calmato? Forse. Si è rasserenato? Eh, dai, forse sì. Sì è rassegnato? In alcuni casi sì. Ma sono tutte accezione positive del termine e io sono una vera sega a parlare quindi meglio di così non riesco a spiegarlo. Penso spesso a quando è cominciata questa sua variazione da "orso" a "orsetto" e non so bene a cosa attribuirla. Un misto di pensione/nonnitudine/vecchiaia e di certo la malattia di nonna. Veder passare una donna da totalmente indipendente, dinamica, con una vita così piena e attiva che se solo ci penso io oggi mi viene il fiatone, ad una nonnina con la testa che fugge e si stacca, che ha bisogno di un aiuto pratico per quasi tutto, nel giro di pochi mesi, è stato devastante. Lacerante. Sono convinta che questo lo abbia molto scosso. Come scuote e percuote me, anche solo a scriverlo, con le lacrime agli occhi. Perché mia nonna è il mastodontico perno di questa grande famiglia chiassosa, stronza e dispersa nel mondo, che nonostante tutto amo. Comunque...
Io e mio padre siamo sempre stati connessi. Culo e Camicia. Quando ci chiamavano così io immaginavo un culetto pallido con dei bottoncini attaccati alla pelle (che ero io) e una camicia azzurro chiara che si abbottonava perfettamente su quei bottoncini (che era papà). Eravamo uguali. Fumantini. Forti. Spigolosi. Tuonavamo. Ma anche molto divertenti e buffi. Poi lui se n'è andato di casa e mi ha lacerato il cuore. "La persona che odio e amo di più al mondo", solo così riuscivo a pensare a lui nella mia mente in quel periodo, in quei merdosissimi anni che la mia mente vuole ricordare solo a sprazzi. In quel periodo ho eruttato come un vulcano violento, contro il mondo, ma soprattutto contro di lui. Poi col tempo, ci siamo ritrovati, ritrovati veramente, dentro, perché fuori non ci siamo mai persi. So che il mio giudizio su di lui in quel periodo ha pesato come un macigno, ma è giusto che sia così. Oggi siamo sempre molto simili, ma siamo entrambi cambiati. Io, come lui, mi sono smussata.
Mi piace questa nuova fase della nostra vita dove oltre a figlia che può essere portata in braccio fuori dai rovi come un cerbiatto delicato, sono anche la figlia che hai bisogno di sentire per un parere, quella che parlando, in un continuo brainstorming incasinato e mal parlato, ti fa riflettere e ti apre finestrelle nella mente che tenevi chiuse senza volerlo.
Se penso a questa nuova nostra fase la prima immagine che mi viene in mente è il giorno di ferragosto di quest'anno. Dopo il classico pranzo sotto le montagne, con le tante famiglie della nostra gigante famiglia, tante risate e tanto buon cibo abbiamo portato nonna a riposare e io ho cominciato a pensare ai miei zii, a cosa si stanno perdendo vedendola poco o niente, a come sono lontani, come cerchiamo di includerli e ci scanzano, la scanzano. Ho raggiunto papà, su una panca vista ghiacciaio, e ho cominciato a parlarne con lui, piangendo. Non per me, sticazzi di me, ma per nonna. Ho rotto i miei argini. Ho pianto per tanto tempo, vomitando bile su questa situazione che ci fa stare una merda, urlando e singhiozzando, quando senti la pelle bollente dalla rabbia e gli occhi rossi, con mio padre che mi ascoltava, mi parlava, mi consolava, mi stringeva la mano, guardava le montagne e piangeva. Un triste e rassegnato consolarsi a vicenda.
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gregor-samsung · 7 months
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«Voglio sperare che tu abbia imparato a odiare. Altrimenti questa esperienza non sarà servita a niente. Ti ho rinchiuso qua dentro perché tu assaporassi l'odio e la voglia di praticarlo. Non ti ho umiliato tanto per fare. Non mi piace umiliare. Lo sono stato, e so cosa vuol dire. Le peggiori tragedie diventano possibili quando l'amor proprio viene deriso. Soprattutto quando ci si accorge che non si hanno i mezzi della propria dignità, che si è impotenti. Credo che la migliore scuola di odio si trovi in questo punto preciso. S'impara davvero a odiare nel momento in cui si prende coscienza della propria impotenza. È un momento tragico, il più atroce e abominevole di tutti.» Mi scuote rabbiosamente per le spalle. «Ho voluto che capissi perché abbiamo preso le armi, dottor Jaafari, perché dei bambini si gettano sui carri armati quasi fossero bomboniere, perché i nostri cimiteri traboccano, perché voglio morire con le armi in pugno... perché tua moglie è andata a farsi esplodere dentro un ristorante. Non c'è cataclisma peggiore dell'umiliazione. È una disgrazia incommensurabile, dottore. Ti toglie la voglia di vivere. Finché non hai reso l'anima a Dio, hai una sola idea per la testa: come morire degnamente dopo aver vissuto "disperato, cieco e nudo"?»
Yasmina Khadra (pseudonimo di Mohammed Moulessehoul), L'attentatrice (traduzione di Marco Bellini), Mondadori (collana Piccola Biblioteca Oscar), 2007; pp. 198-199.
[ Edizione originale: L'Attentat, Éditions Julliard, Paris, 2005 ]
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mikaelarebel · 2 months
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Molti mi definiscono “diversa”, io semplicemente, penso di essere “rara”; ho dei difetti, ne ho parecchi, ma ho anche dei pregi, forse pochi.
Sono una persona di cuore, lo sono troppo. Non do mai tanto quanto gli altri danno a me, se posso e se voglio do tutta la mia vita. E no, non me ne pento mai, se c’è una cosa che voglio lasciare dentro una persona è il mio bel ricordo. Amo lottare per chi penso possa valerne la pena, e non mi tiro indietro al primo problema, anzi, abberei muri e cancelli.
Lascio agli altri la libertà di farmi del male, non sono stupida e nemmeno una fifona, purtroppo vedo del buono anche nelle brutte persone provando a tirar fuori il loro meglio, vorrei davvero che le persone fossero come realmente le vedo io. Sono un’ingenua, basterebbe solo aprire un po’ di più gli occhi. Le brave persone, quelle che ti amano soprattutto, non ti farebbero mai lo sgambetto.
Sono testarda, quando mi impunto non c’è verso che io cambi idea, ho bisogno di sbattere contro un palo e di cadere 1000 volte, per far sì che ascolti i consigli degli altri. Non ho paura del giudizio altrui, anzi non mi tocca minimamente, ma voglio sbagliare e camminare con le mie gambe, voglio poter capire da sola quali sono le cose che ostacolano il mio cammino e non mi lasciano passare.
Sono impulsiva, maledettamente impulsiva. Se c’è qualcosa che odio sono le bugie e le doppie facce. Ho bisogno di dire tutto ciò che penso, non riesco a trattenermene una. A volte questo mio lato viene “condannato”, non a tutti piace la verità sbattuta in faccia, eppure penso si vivrebbe meglio. Viviamo in un mondo fatto di menzogne.
Odio il grigio, o è bianco o è nero, le mezze misure non mi piacciono. Quando chiudo una porta, butto via la chiave, non torno indietro, tendo a farmene una ragione sin da subito.
Sono la persona più paziente al mondo in assoluto, sopporto fino a quando non scoppio, ma quando mi incazzo non mi trattengo.
Sono una romanticona, mi piace l’amore, io amo l’amore. Odio le sdolcinatezze, non mi si addicono per niente (sono quasi una scaricatrice di porto). Preferisco il cinema alla discoteca, un film con una pizza piuttosto che una cena a lume di candele al ristorante. CHE IMBARAZZO!! Sono passionale, mi piace fare l’amore con la persona per la quale mi batte il cuore. Sono una sognatrice, mi piace immaginare cose che per la maggior parte delle volte non accadono, però mi fanno star bene, meglio di niente, no?
Mi chiudo a riccio quando non conosco qualcuno, sono sfiduciosa verso il genere umano, ma quando prendo confidenza divento logorroica e inizio a parlare di tutto il mio albero genealogico e della mia vita dalla mia prima parola.
Sono insicura, non sempre mi convincono le decisioni che prendo e spesso, tendo a cambiare idea facilmente anche mentre la sto cambiando, mi sento una pazza!!
Sono folle, mi piacciono le pazzie, d’amore...
Sono una persona gelosa, non morbosa ma controllata, so cosa è giusto e cosa è sbagliato, nei limiti.
Sono complicata, è vero, ma non chiedo né pretendo nulla da nessuno, sono questa PRENDERE O LASCIARE
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smokingago · 12 days
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🍀 Elisa - Anche Fragile
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Tienimi su quando sto per cadere
Tu siediti qui, parlami ancora se non ho parole
Io non te lo chiedo mai
Ma portami al mare, a ballare
Non ti fidare
Sai quando ti dico che va tutto bene così
E perdonami, sono forte, sì
Ma poi sono anche fragile
Non serve a niente di particolare
Solo tornare a pensare che tutto è bello e speciale
Non si dice mai, ma voglio impegnarmi
E salvare un pezzo di cuore
Io non vivo senza sogni e tu sai che è così
E perdonami se sono forte, sì
E se poi sono anche fragile
Vieni qui
Ma portati gli occhi e il cuore
Io ti porto un gelato che non puoi mangiare
E piangiamo insieme che non piangi mai, mai
E non nasconderti con le battute, non mi allontanare
Invece dimmi cosa ti andrebbe di fare
E ridiamo insieme che ridiamo sempre, sempre, sempre
Ma non basta mai, mai
Io un confine non lo so vedere
Sai che non mi piace dare un limite, un nome alle cose
Lo trovi pericoloso e non sai come prendermi, mi dici
Ma non so se ti credo
Senza tutta questa fretta mi ameresti davvero?
Mi cercheresti davvero?
Quella forte, sì, però anche quella fragile
Vieni qui
Ma portati anche gli occhi e il cuore
Io so disobbedire questo lo sai bene
E piangiamo insieme che non piangi mai, mai
E non nasconderti con le battute, non mi sconcentrare
Stiamo a vedere dove possiamo arrivare
E ridiamo insieme che ridiamo sempre, sempre, sempre
Ma non basta mai, mai, mai, mai
Mai, mai, mai, mai, mai, mai, mai
Vieni qui
Ma portati anche gli occhi e il cuore
Io ti porto un gelato che non puoi mangiare
E piangiamo insieme che non piangi mai, mai
E non nasconderti con le battute, non mi sconcentrare
Stiamo a vedere dove possiamo arrivare
E ridiamo insieme che ridiamo sempre, sempre, sempre
Ma non basta mai, mai, mai, mai
Mai, mai, mai, mai, mai, mai
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papesatan · 6 months
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La storia dei regali sta lentamente degenerando. In risposta alla penna della morte multicolore di qualche post fa, un altro bambino, l’altro giorno, ha ritenuto legittimo e doveroso portarmi in dono un’altra penna, simile alla prima, ma col tappo di zucca. 
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Accettandola con fulgido ardore (mio grande sbaglio), non sapevo ancora d’aver dato allora inizio alla disfida dei regali. Così improvvidamente, ho iniziato a prediligere la penna zucca per registrare nomi e compiti sull'agenda e, notandolo, il primo bambino s’è rabbuiato, scuotendo il capo. Quando ho inteso ciò che stava per accadere era ormai troppo tardi. Il giorno dopo infatti, il piccolo Daniele s’è presentato con un gigantesco evidenziatore, esclamando: “Perché questa storia dei regali devo vincerla io!”
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La cosa ha cominciato ad assumere contorni più inquietanti, quando, il giorno dopo, non pago, Daniele m’ha fissato birbone, dicendo: “Mmh… sto già pensando al prossimo regalo da farti… uhm, per Natale vorrei regalarti degli scarpini. Quanto calzi?”
Ha trascorso l’intero pomeriggio a sparare numeri, tormentando me e i compagni con domande ossessive sui miei piedi: “44?”, “42?”, finché gli ho detto, un po’ seccato: “Guarda, Daniè, per l’ultima volta. Non voglio niente. Non regalarmi più niente. Se vuoi farmi un regalo, studia. Stai attento in classe e portami un bel voto. Poi sarò io a farti un regalo, non devi farlo tu a me, capito?”
“Sì, ma a me piace fare i regali”.
“OK. Ma non azzardarti a comprarmi nulla. Mi basta l’intenzione”. Spero abbia capito. Ma so già che presto tornerà alla carica con qualcosa di, che so, completamente inutile. Che poi "scarpini", Daniè, col 47 che porto, manco su misura li trovi.  
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luigidelia · 2 months
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Una bella notizia, cari, sputo il rospo tutto insieme. Non avevo ancora scritto niente su questa novità ma a questo punto il viaggio è cominciato e bisogna pur attirare le energie positive: SONO STATO NOMINATO CONSULENTE PER LO SVILUPPO DELLA NUOVA BIBLIOTECA DI BRINDISI, IL MEDIAPORTO. E il prossimo 22 marzo con un convegno si inaugurano i lavori per la creazione di un OSSERVATORIO DI INNOVAZIONE CULTURALE ED EDUCATIVA ATTRAVERSO LA "NARRAZIONE" E L'ARTE.
Voilà. Una piccola rivoluzione, sì. Una bellissima notizia: una biblioteca e un centro di ricerca sulla povertà culturale attraverso la narrazione. Tutto insieme. All’adrenalina del palco ora si affianca un’energia ancora diversa. E credo che mi toccherà cercare un nuovo centro di gravità "errante".
Il MediaPorto - Biblioteca di Brindisi è uno spazio multifunzionale ristrutturato con il progetto della Regione Puglia Community Library. Qualche anno fa il progetto vincitore lo scrisse Simonetta Dellomonaco e ora una cordata di istituzioni e persone speciali sono davanti a me a tirare la slitta, per dirla alla Zanna Bianca: Luigi De Luca per i #polibibliomuseali della Regione Puglia, Emilia Mannozzi, per il Polo di Brindisi, Toni Matarrelli per la Provincia di Brindisi, Giovanni Luca Aresta per #santateresaspa che di quella slitta ora tiene con energia nuova le redini in mano, il Teatro Pubblico Pugliese e un'infinità di persone laboriose che poco alla volta sto scoprendo dietro le quinte di questo luogo prezioso come l’ossigeno.
Il MediaPorto - Biblioteca di Brindisi comprende sale studio (già affollate dalla riapertura!), un auditorium, una biblioteca ragazzi, una caffetteria di prossima apertura, sale convegni, spazi di co-working e mille altri spazi fisici e immateriali che saranno dedicati ai nuovi media, al cinema, ai libri, alle mie tanto amate storie. Ma soprattutto, e qui batte il cuore, a creare uno spazio dove il potenziale creativo delle ragazze e dei ragazzi del territorio possa trovare nutrimento. Il più alto possibile. E nel massimo rispetto della sovranità e dei mondi intoccabili dei ragazzi. Chi mi conosce può capire a cosa mi riferisco.
Cominciamo il 22 marzo alle ore 17 in rete con le scuole di ogni ordine e grado della provincia, l’ufficio scolastico provinciale, le reti scolastiche più prossime, la ASL, il Comune di Brindisi (il cui sindaco Giuseppe Marchionna ha dato avvio a tutto questo prima di diventare primo cittadino), la consulta provinciale degli studenti, il consiglio comunale dei ragazzi, le reti più virtuose della città (guarda caso la nomina è arrivata da un bando dove come concorrenti eravamo tutti amici cari di mille progetti svolti in città e dintorni) e lo facciamo con un convegno che apre il percorso per la creazione di un OSSERVATORIO DI CONTRASTO ALLA POVERTA’ CULTURALE ED EDUCATIVA ATTRAVERSO LA NARRAZIONE LE ARTI. Il Convegno è aperto a tutti. Muove un primo passo significativo del progetto culturale che vorrei nascesse in questo luogo.
Ho piantato letteralmente migliaia di alberi (erano i tempi che dai miei spettacoli nascevano i progetti di forestazione partecipata) e ho ben chiaro che il bosco nasce solo quando arriva un’esplosione ormai irrefrenabile dalla Terra, dalla Pancia. Quando l’ego, colui che vuole piantare, “io”, ha fatto, forse, quello che doveva fare e poi si è tolto di mezzo. Qui voglio fare questo: ariamo un poco il terreno insieme e quando sarà il momento, se lo sarà, togliersi di mezzo e qualcosa nascerà da sola. E non sappiamo nemmeno che forma avrà.
Che dire? D’ora in poi vi racconterò anche di questo luogo che si chiama Mediaporto di Brindisi. Ovunque siate fra poco potrà valere la pena venire a trovarci. Ah, dimenticavo: l’Osservatorio che sta nascendo si chiama MINISTERO DEI SOGNI. Vi piace? <3 (In una foto io e Carolina in uno dei boschi, vero Antonio…)
Ecco il programma del convegno del 22 marzo, h 17, vi aspettiamo. Contattatemi. Cerchiamoci. ---
Mediaporto di Brindisi 22 marzo 2024, ore 17.00
MINISTERO DEI SOGNI Osservatorio d’innovazione culturale ed educativa Convegno d’apertura
Saluti istituzionali
Introduce Giovanni Luca Aresta, Amministratore Unico di Santa Teresa S.p.A. Loredana Capone, Presidente del Consiglio della Regione Puglia Toni Matarrelli, Presidente della Provincia di Brindisi Giuseppe Marchionna, Sindaco di Brindisi Emilia Mannozzi, Direttrice Polo-Biblio Museale Brindisi Angela Tiziana Di Noia, Dirigente Ufficio Scolastico Provinciale
Interventi e contributi
Luigi D’Elia, Consulente per lo Sviluppo del Mediaporto e coordinatore dell’Osservatorio Gaia D’Argenio, Presidente della consulta provinciale studentesca di Brindisi e Coordinatrice Regionale Luigi De Luca, Coordinatore Poli Biblio Museali della Regione Puglia Rosetta Carlino, Dirigente ICS “Cappuccini” Brindisi - Coordinatrice Rete delle Scuole che promuovono la Salute per la Provincia di Brindisi Mina Fabrizio, Dirigente ITT “Giorgi” Brindisi - Scuola Polo per la formazione Ambito PUGLIA BR 11 Diego Caianiello, Sindaco del CCR Brindisi Consiglio Comunale dei Ragazzi di Brindisi Maria Rita Greco, Dirigente ASL Settore psicologia clinica e pedagogia dell'età evolutiva Lucia Portolano, Dirigente scolastica Coordinatrice de Tavolo docenti per l’educazione ambientale e i “diversi” linguaggi Modera gli interventi Luigi D’Elia
Info: 0831 544301 - [email protected] Si raccomanda l’Iscrizione al link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeCQzKzUy5S_gjj5wzWxZCstD2nGm25fIiuBUgnHvvrN8k8yA/viewform?usp=sf
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ideeperscrittori · 8 months
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TRAGEDIA DEL BUS
LE REAZIONI A DESTRA
– Il bus è precipitato da un ponte. Parlami delle vittime.
– Quasi tutte non italiane.
– Passiamo ad altro. Com'è successo?
– La dinamica non è chiara. Ci sono alcune ipotesi.
– Quella più ricorrente?
– Strade e guardrail.
– Strade e guardrail? Perché?
– Sono in brutte condizioni.
– Quanto brutte?
– Vomitevoli.
– Non mi piace. Ci serve un altro appiglio.
– Per esempio?
– Il bus è stato mandato fuori strada da immigrati ubriachi alla guida di un'auto rubata?
– No.
– Possiamo collegare questa tragedia al gender?
– No.
– Difesa del presepe?
– La vedo dura.
– Di che parliamo allora?
– Forse ho trovato qualcosa.
– Cosa?
– Il bus era elettrico.
– Perfetto! È colpa del bus elettrico.
– Ma è la verità?
– Da quando è così importante?
– Giusto.
– Ricapitoliamo. Qual è il piano?
– Incolpiamo la transizione ecologica.
– Non basta.
– Incolpo la transizione ecologica voluta dalla sinistra.
– Fuochino.
– Tutta colpa della transizione ecologica voluta dalla sinistra immigrazionista e nessuno lo dice.
– Non male. Mettici anche centri sociali, gretini e anarchici.
– Tutto fa brodo.
– Esatto. C'è dell'altro su questa notizia?
– No, a parte gli operai africani che hanno salvato persone intrappolate nelle lamiere.
– Quindi non c'è niente.
– Niente di niente.
FINE [L'Ideota]
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cinnamoonrolling · 3 months
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a me la canzone di Geolier piace, è nella mia top5, e l'ho messo pure in tutte le mie squadre al fantasanremo (e di un paio è pure capitano), però il primo posto ieri non se lo meritava.
è stata una serata molto bella, con esibizioni pazzesche e ne potrei citare almeno 10 migliori della sua. la cosa che ho apprezzato di più è che molti artisti hanno deciso di rendere omaggio alle loro origini ed è una cosa che mi commuove sempre (anche perché questo amore per la propria terra io non riesco proprio a provarlo e spero davvero di riuscirci un giorno).
il problema dei fischi a Geolier non è tanto che ci siano stati mentre c'era lo schermo abbassato e veniva rivelata la classifica (anche lì a me è scappato un "se vabbè").
il problema è stato che i fischi sono continuati anche quando l'hanno fatto tornare sul palco per cantare di nuovo. lì è stato un gesto veramente scorretto.
l'artista non c'entra niente ed è stato davvero fuori luogo mortificarlo così.
non credo nel caso specifico di ieri si tratti di antimeridionalismo, però non si può negare che gran parte dell'astio nei confronti di Geolier nasca da questo fenomeno.
non dobbiamo dimenticare le domande dei giornalisti che mettevano in dubbio la sua partecipazione in gara con una canzone in napoletano (quando ci sono sempre state canzoni in dialetto) e i vari commenti non proprio felici che girano su tutti i social che sono chiaramente antimeridionali.
perché un conto è dire che la canzone non piace, un altro è dire che la canzone non piace e che i napoletani sono indegni e che il Vesuvio debba spazzarli via tutti.
detto questo, io credo che nella serata delle cover il voto spetti all'orchestra, com'è sempre stato e non condivido questa scelta di far valere anche qui il voto del pubblico.
mi sa comunque che vince Geolier, alla fine la nave del Napoli quest'anno non la possono usare per il campionato, tanto vale che la rispolverano per questo anziché stare in garage (o dovunque stiano le navi che non si usano).
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libero-de-mente · 10 months
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𝗪𝗲𝗲𝗸𝗻𝗱 𝗰𝗼𝗻 𝗶𝗹 𝗺𝗼𝗿𝘁𝗼
Weeknd avete letto bene, no non è un errore. Niente titolo di un film del 1989. Weeknd è un cantate e il morto sono io.
Ora mi spiego.
Figlio 2 insieme alla sua Rebecca decidono di andare a un concerto, il concerto di Weeknd a Milano per l’appunto, in una serata di luglio rinfrescata dalle tempeste monsoniche dei giorni precedenti.
- Pa’
- Dimmi Gabriele
- Domani c’è il concerto, potresti venirci a prendere?
- Ci mancherebbe certo che sì
Furono le mie ultime parole famose, del resto lasciare due ragazzi diciottenni in piena notte ostaggio dei mezzi pubblici, non proprio vicino casa, non mi andava.
I ragazzi si alzano presto, l’andata al concerto sarà autonoma: treno, metro e poi una camminata di mezz’ora. Partenza la mattina presto, ore 7:00, per un concerto che inizierà alle ore 21:00.
Come sempre i messaggi su WhatsApp durante il giorno piovono a catinelle. In realtà da parte mia, da parte sua sporadici messaggi da decifrare. Manco stesse usando un dispositivo elettromeccanico di scrittura crittografata degna della famosa “Enigma”. Così si succedono risposte del tipo:
“Ben”
“Ok, arrivat”
“A post”
“Fa hot”
“Cojon”
“So seduto”
“Mo eating”
“Mo drinking”
“Mo piscing”
“Mo ‘nizia”
Mi sembra di chattare con Cattivik, il personaggio di un fumetto che si mangiava le lettere finali, eppure studia, ha anche dei bei voti, ambisce alla carriera lavorativa nel campo della medicina.
Mi immagino se fosse medico: “Rott falang, mo gess e ripos così impar. Statt attent la pross volt, cojon”.
La sera parto con anticipo per andare con calma e senza correre a recuperare Gabriele e Rebecca. Autostrada e arrivo alla zona del concerto a Milano abbastanza tranquillo. Mi posiziono fuori dall’auto appoggiandomi a essa, si sente chiaramente il concerto. Sono molte le auto parcheggiate in quella zona, tutte contengono almeno un genitore in attesa.
Li vedi subito quelli abituati ai concerti, hanno l’aria sicura e scommetto che hanno preparato il giusto ristoro e il kit da viaggio di rientro per i ragazzi che attendono (cosa che ho capito dopo e lo leggerete). Poi ci sono quelli social, che condividono l’attesa facendosi selfie e go go, oppure postando storie dove riprendono sullo sfondo le luci e i suoni del concerto. Si sentono giovani.
Poi ci sono quelli come me. I novelli. Quelli che si chiedono se la posizione trovata è strategica, se si fosse potuto fare di meglio. Mille dubbi.
Mentre osservo questo mi si avvicina un padre della mia categoria
- Scusa sai se il concerto è da quella parte? – darsi del tu in queste occasioni è alla base per sopravvivere all’ansia della prima volta.
- Si si, è di là.
- Ho usato questa diavoleria della geo localizzazione su WhatsApp mi troveranno?
- Fidati, quelli vivono di geo localizzazione. La usano anche per trovarsi in casa “Dove sei?”, “In cucina, aspetta che mi geo localizzo”.
- Davvero? – occhi sbarrati.
- Ma no scherzavo, ti troveranno questi sono il loro metodi per ritrovarsi anche in paese.
- Ah certo, noi dovevamo girare per le vie della città col motorino per trovare la compagnia se arrivavi in ritardo, te lo ricordi anche tu?
- Si, solo che io non li trovavo mai.
- Perché?
- Perché si nascondevano da me.
- Ah ah ah, bella questa. Sei un tipo a cui piace scherzare.
- Sono serio – il suo volto si pietrifica come se fosse stato colto da una paresi. Il suo imbarazzo e percepibile.
- Ehm, io ho qua due figlie tu?
- Figlio 2 maschio e la sua compagna.
Ed è in quel momento che dalle mie spalle, zona concerto, si sente un fortissimo “Grazie MiLLanoH!”.
Ok, il concerto è finito, io e l’altro genitore vergine di concerti ci guardiamo. Come a dire sei pronto? Con cenni da Marines, in silenzio indichiamo da dove potrebbero arrivare.
Passano pochi minuti e i primi ragazzi che hanno partecipato al concerto si palesano. Arrivano da lì, ma anche da là e pure da quell’altra parte. Siamo circondati. In breve l’orda di gnu che attraversa il Serengeti è arrivata.
Cominciamo a girare con la testa come se fossimo gufi, lui si alza sulle punte dei piedi.
Lo guardo, mi guarda – Sembri Roberto Bolle sulle punte – gli dico.
- Eh, le mie ragazze non sono molto alte, tuo figlio è alto?
- Non l’ho più misurato ma credo che sia 1,87 cm – dico con orgoglio.
Ma lo sguardo di quel padre che mi squadra come a dire “l’altezza non è il tuo forte, di sicuro avranno preso da tua moglie”, mi mette in ginocchio.
Arriva Gabriele e saluto padre ansioso un po’ stronzo con la mia altezza, augurandogli buona fortuna.
- Pa’ diciotto minuti di cammino, non potevi avvicinarti? – le prime parole di Gabriele
- Gabriele era tutto strapieno, anche il parcheggio di Lampugnano era pieno.
Ripartiamo.
Percorro cento metri. E lì ci rimango per un’ora abbondante, tutto bloccato sia sulla mia carreggiata che sull’altra. I ragazzi dopo avermi raccontato, soprattutto Rebecca, del concerto crollano nel sonno più profondo. Neanche lo strombazzare di genitori impazienti e arrabbiati li sveglia. Cavolo suonano il clacson, la coda non ha fine con chi se la prendono? Con un semaforo o un incrocio che crea colonne di traffico a due chilometri?
La gente continua a sfilare camminando sulla destra, dalla sinistra e pure in centro tra le due corsie di marcia. Alcuni ragazzini molto giovani sono stati accompagnati al concerto dai genitori. Li vedo molto provati sul volto.
Se lo avessi fatto io sarei sembrato Bob Dylan al concerto di Gigi D’Alessio. Un estraneo.
Sono stanco, stanco morto quando finalmente ho raggiunto la tanto agognata tangenziale.
L’ingresso all’Autostrada è chiuso per lavori in corso. Rabbia.
Deviazione su altra autostrada ma per arrivarci devo percorrere una tangenziale trafficatissima dove una corsia è chiusa per lavori in corso.
Sono più morto di prima.
Esco nelle zone di Monza. La circumnavigo e per altre chiusure per lavori notturni viaggio per paesi e comuni diversi attraverso strade provinciali. Vedo strade da 50 Km all’ora, prostitute, gente che barcolla ubriaca e l’orologio che indica le 3:00 del mattino.
Ricordo il tempo delle strade secondarie percorse il mattino presto e di musica condivisa con amici, mentre si tornava dalla discoteca. Avevamo ancora voglia di spaccare il mondo. Oggi vorrei spaccarmi a letto.
Arriviamo a casa che sono le 3:35, penso che alle 6:00 dovrò svegliarmi. Sveglio i ragazzi, e Gabriele nota subito l’orario – Papà perché così tanto tempo? –
- È stato un viaggio un po’ complicato. Domani ti spiegherò. Ora andate a dormire? – più che una domanda era una preghiera.
Sento la sua voce, quella di Rebecca che si rivolge a me sempre come se fossi un padre. La figlia che non ho me la ritrovo in lei – Io ho un po’ di fame – mi dice scusandosi con i suoi dolci occhi.
Hanno fame, si vede. In casa tutti gli altri esseri viventi dormono di un sonno profondo, preparo loro da mangiare e li saluto. Guardo l’orologio. Due ore. Me le farò bastare. Perché per loro mi farei anche la notte in bianco, morto (di sonno) ma felice.
Cerco di fare pensieri felici prima di addormentarmi e penso a loro due. Penso alla battuta di Gabriele che rivolgendosi a Rebecca gli ha detto – Mio padre quando andava ai concerti suonava ancora Beethoven.
Beethoven, me lo immagino a un suo concerto in chiave moderna:
- Siete caldi?
- Siiiiiiì!
- Non vi sento!
- Siiiiiì!
- Non vi sento, sono sordo! Ahahahahah!
Ok meglio dormire. Sono morto di sonno con Weeknd. Può bastare.
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