Tumgik
#dai amo ti prego io non le so fare queste cose poi non lo so il francese e se mi perdo? dai ti prego per favore
omarfor-orchestra · 1 year
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Comunque secondo me Damiano l'ha costretto
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whatisthereality · 4 years
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Ex [HS]
summary: dove Harry e Y/N incontrano una delle ex di Harry, e lui sembra dimenticarsi di Y/N
written by: me
word count: 1.181
(ho diverse idee di questo genere, quindi questa non sarà l’unica one shot di questo tipo, ma forse non le farò tutte su Harry)
enjoy
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La notizia che Camille Rowe, famosa modella francese, fosse arrivata a Los Angeles, aveva iniziato a spopolare da qualche giorno, soprattutto perché il suo famoso ex, Harry Styles si trovava nella stessa città con la sua ragazza.
Harry e Y/N erano al loro solito bar, mentre facevano merenda. Per loro era diventata un po’ una tradizione, andare almeno una volta alla settimana in quel bar, lo stesso dove si erano conosciuti.
Stavano mangiando la loro brioche mentre conversavano, quando la porta del locale si aprì nuovamente, facendo suonare la campanella. Camille Rowe la attraversò, camminando fiera sui suoi tacchi. Si guardò intorno cercando un posto libero, fino a quando non vide Harry, e si avvicinò a lui, finché non fu davanti al suo tavolo, facendo smettere la conversazione che lui e Y/N stavano avendo.
“Harry! quanto tempo!” disse, civettuola, e Y/N ci mise pochi secondi a capire che l’ex ragazza di Harry, quella che gli ha spezzato il cuore e per cui lui ha scritto un album intero, ci stessa già provando con lui. Tuttavia, Harry sembrò non capirlo, e si alzò per abbracciarla.
“Ciao, Camille”, disse lui, un sorrise gentile sulle sue labbra, come sempre, ma aveva anche le fossette.
“ti presento Y/N, la mia ragazza”, le disse una volta essersi seduto di nuovo, e Y/N strinse la mano che Y/N le stava porgendo, guardandola dall’alto in basso
“adorabile” commentò, per poi continuare subito dopo “allora? come stai? come vanno le cose?”
“vanno alla grande in realtà, i fan sono fantastici e l’album è piaciuto molto, grazie. tu invece? non so molto di cosa hai fatto in tutto questo tempo” ripose Harry, senza accorgersi di quanto lui stesso e Camille stessero tagliando fuori dalla conversazione Y/N, che iniziava a sentirsi a disagio e ora anche invisibile
“oh, niente di che. sono stata con la mia famiglia e i miei amici, va tutto bene. anche se, a volte mi manchi” disse lei, mentre prendeva una sedia e si sideva al loro tavolo, senza neanche chiedere il permesso
“aw, Cami. Mi manchi anche tu” disse Harry completamente dimenticandosi che davanti a lui ci fosse la sua ragazza, che lo guardava sbalordita. Insomma, stava praticamente flirtando davanti a lei, ma Camille ormai copriva tutta la sua visuale, in quanto oltre a essersi messa tra loro due, si era anche sporta sul tavolo per coprire il più possibile la figura scandalizzata di Y/N.
“sai, a volte ti penso,a quello che avevamo, a quello che avremmo potuto avere, e a come tutto è finito”disse lei, toccandogli leggermente la mano
“anche a me capita di pensarti. Non più spesso come prima, ma ogni tanto mi torni in mente. Avvolte è come se non fossimo mai scomparsi, come se fossimo di nuovo solo io e te”.
E quello per Y/N fu troppo.
Si alzò di scatto, prese le sue cose, e si allontanò da loro, ignorando i richiami di Harry. Stette fuori tutta la notte, in un parco,a pensare, il telefono spento, in modo che non sentisse il continuo vibrare delle notifiche dei messaggi di Harry. Arrivata l’alba, aveva finalmente deciso cosa fare con il suo (forse non più tanto) ragazzo. Tornò a casa alle 7 di mattina dopo aver fatto la colazione.Moriva di sonno, ma aveva bevuto abbastanza caffè per restare attiva e affrontare Harry.
Quando tornò a casa, lo trovò sul divano, con il telefono tra le mani, probabilmente mentre le mandava l’ennesimo messaggio, aveva anche lui le occhiaie e gli occhi arrossati, scoprì Y/N una volta che lui alzò la testa per guardarla.
”Y/N, Dio mio! non riuscivo a trovarti, ero così preoccupato, piccola. non rispondevi ai miei messaggi o alle mie chiamate e-” il suo farneticare venne interrotto da Y/N, che lo rimise seduto sul divano una volta che lui cercò di alzarsi per stringerla tra le sue braccia. Y/N si sedette vicino a lui, e prese fuori il suo telefono. aprì una cartella di foto, e piegò il telefono in orizzontale in modo che entrambi avessero potuto vedere le foto e i video.
“voglio raccontarti un po’ di cose” disse solo, per poi prendere la prima foto, raffigurava lei con un ragazzo, il suo ex, durante il loro primo bacio. Sam aveva le sue mani sul suo viso mentre lei sorrideva
“questa è stata fatta al nostro quarto appuntamento, eravamo usciti con la mia migliore amica e il suo ragazzo, e lei decise di scattarci una foto, e mentre lo faceva lui mi baciò” iniziò a raccontare, guardando la foto, per poi far scorrere un dito, rivelandone altre e continuando a raccontare. nell'ultima foto c’erano sempre lei e Sam che si baciavano, ma quest volta erano mezzi nudi, coperti solo dalle lenzuola
“qui invece avevamo appena finito di-” Y/N venne interrotta da Harry, che aveva le lacrime agli occhi, perché anche se Y/n e Sam erano stati insieme prima che loro due si conoscessero, lei ora era sua. sua e di nessun altro.
“basta, basta. perché mi fai questo?” le chiese, sussurrando
“perché voglio farti sapere che avvolte mi manca, e ogni tanto penso a lui. a volte mi sento come se noi due non fossimo mai scomparsi” e Harry crollò, capendo il suo sbaglio, capendo che forse aveva mandato tutto a puttane.
“ti prego, ti prego, perdonami, io, io non sapevo cosa mi fosse passato per la testa. io amo solo te, lo giuro. lo giuro sulla tomba di mia madre e e di mia sorella. ti prego piccola, perdonami. Devi perdonarmi” la voce di Harry era un sussurro, interrotta dai singhiozzi, con la paura che l’amore della sua vita gli stesse per scivolare tra le dita e che lui non potesse fare nulla per fermarla
“non è così semplice, Harry. hai dedicato un intero album a Camille,e fino a ieri credevo che l’avessi superata, ma mi hai dato la prova che non è così. non posso stare con te se tu nemmeno sai cosa vuoi” disse Y/N decisa, e si alzò per andare via, seguita a ruota da Harry
“ti prego, ti prego, so cosa voglio. Voglio te, ogni singola parte di me vuole ogni singola parte di te. Ti amo con tutto il mio cuore, Camille non significa più niente per me, lo giuro. Prendi tutto quello che vuoi, prendi i miei soldi, l mia carriera, ma ti prego non lasciarmi”
“ieri non sembrava così, Harry. Eri così preso da Camille che non ti sei nemmeno ricordato della mia esistenza. Chi mi dice che non succederà di nuovo? che appena ti si ripresenterà l’occasione tu mi lascerai per metterti di nuovo con lei?”
“non succederà, te lo giuro. Ti amo troppo per lasciarti andare. Ti prego, devi fidarti di me” disse Harry, finalmente capace di stringere Y/N tra le sue braccia, che aveva cominciato a tremare a causa del pianto e dei singhiozzi.
“ti prego” bisbiglio un’ultima volta, prima di baciare la sua testa
“ va bene. voglio crederti” disse finalmente dopo qualche minuto Y/N, lasciandosi cullare dalle braccia del suo ragazzo e lasciandogli un piccolo, dolce bacio sulle labbra, prima di far sprofondare di nuovo la testa  nel suo collo
“ti amo”
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unfilodaria · 4 years
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L’amore, se posso dire come la penso, è una malattia della dignità. Agisce per picchi e inabissamenti. Compra e vende. Ha dei sintomi, come dire, dei sintomi che non ti sbagli.
Intanto ti fa sentire un eletto. Ti manda in giro a osservare la gente per compatirla. Sotto sotto, lascia passare l’idea che non siamo tutti uguali.
Non è vero che quando sei innamorato il mondo ti sembra più bello. E’ solo che lo tratti dall’alto in basso. Guardi la gente che passa e pensi:
"Poveracci, vedi come vanno avanti e indietro nelle loro scialbe vite. Vedi come s’affannano, lavorano, s’imbottigliano nel traffico, si mettono in coda alla cassa?".
In altre parole, quando t’innamori diventi un qualunquista di merda.
Peggio: un cafone arricchito, che appena fa un po’ di soldi scopre di apprezzare le cose che schifava quando non se le poteva permettere; e poi se ne va in giro a contrabbandarsi per un’anima sensibile, portata per il bello e l’immateriale.
Ma è inutile che dici di ammirare i tramonti, perché se non ti piacevano prima non ti piacciono neanche adesso.
Come è inutile che respiri a pieni polmoni per sentire il sapore dell’aria, perché a te di respirare come il veterinario dell’Amaro Montenegro non te n’è mai fregato niente, altrimenti non fumeresti.
Come è inutile che vai in libreria a leggere risvolti e quarte di copertina, perché lo sai benissimo che non vedi l’ora di uscire di lì.
Come è inutile che saluti tutti quelli che incontri, pure la gente che non conosci, un altro poco; e stai a sentire fino in fondo ogni frase che ti rivolgono, facendoti implicitamente quei discorsi che tutti in fondo hanno una cosa interessante da dire, basta sapere ascoltare, perché gli altri, a te non t’interessano.
Come è inutile che parli e parli, perché tanto non lo pensi quello che stai dicendo.
Come è inutile che riprendi a suonare, perché se hai smesso più di quindici anni fa ci sarà un motivo.
Questo tipo di coglionaggine, che coniuga rigurgito qualunquista e anelito metafisico, oltre a compromettere reputazioni faticosamente costruite e interrompere amicizie ventennali, può avere ricadute molto serie in circostanze di elezioni politiche, per cui bisogna preoccuparsi del voto degli innamorati.
E poi c’è la malinconia cosmica, che minaccia l’evoluzione.
Metti che ti trovi alla stazione e aspetti il treno. Sei innamorato e fidanzato. Lei però è a casa o al lavoro.
Stai leggendo il giornale, normalmente. Intorno altra gente aspetta. Non piove, non fa caldo né freddo.
In una situazione del genere, ad esempio, può capitare che dall’altoparlante annuncino un ritardo di dieci minuti, oppure che una signora ti chieda se è da li che parte il treno per Bologna, e tu, senza motivo, così, ma da un momento all’altro proprio, ti senti sprofondare dentro una delusione completamente priva di costrutto, una tristezza fondata sul nulla, e le difese immunitarie danno le dimissioni in blocco, e il mondo all’improvviso diventa il posto meno indicato dove vivere.
E inizi a vedere grigio, e vuoi la mamma, e ti curvi nelle spalle, diventi un triangolo, allora porti la mano al taschino interno della giacca all’affannosa ricerca dell’antidoto, lo trovi, digiti il numero e dai il colpo di grazia alla tua povera dignità.
Uno squillo, due tre. Risponde.
"Ciao", le dici.
E lei: "Oh", come a dire: "Che è stato?".
E tu dici "Sono io".
E lei: "lo so" (giustamente cosa vuoi che ti dica).
E tu allora taci e fai pure un po’ l’offeso, lei vagamente se ne accorge ma non ne è così sicura (perché se lo fosse ti manderebbe dove sarebbe più giusto che andassi) e a quel punto te lo domanda a chiare lettere, cos’è successo.
E tu: "Niente".
Ma lo dici in Re Minore, con l’accordo nostalgico nella voce, l’intonazione ambiguo-colpevolizzante che nelle tue subdole intenzioni dovrebbe far sì che lei si squagliasse dall’altro capo del telefono e ti rispondesse: "Ahhhhhhh, ho capito amore mio, vuoi che ti dica che ti amo, ma certo che è così, sono felice che mi hai chiamato, fallo ancora, ogni volta che vuoi, ti prego!".
E invece lei giustamente dice: "Ah".
Che poi significa: "E allora che mi hai chiamato a fare, se non hai niente da dirmi?".
Al che la frase ti fa rinsavire con l’immediatezza di una secchiata, la schiena si raddrizza, la stazione torna stazione e tu ti vergogni come un molestatore di quindicenni, nel realizzare appieno la bassezza del livello a cui sei appena sceso, perché sai benissimo che la dignità andrebbe salvaguardata da queste iniziative inqualificabili che fra l’altro non c’entrano niente con l’amore, essendo piuttosto piagnistei annunciati, ricattucci indecenti, richieste di stare in braccio o farsi portare al parco a vedere le papere.
Un altro capolavoro dell’amore è che s’inventa le coincidenze e i rapporti di causa effetto.
Costruisce geometrie inverosimili fra eventi che non sono legati in nessun modo, plagiando il senno di poi e provocando discorsi tipo:
"Ti rendi conto che se quella mattina non mi si fosse scaricata la batteria della macchina sarei partito per, invece di accettare l’invito di, che mi ha chiesto di raggiungerlo a, dove poi ho incontrato te, e tutto quello che poi è successo?".
Che poi va bè, può anche essere vero. Nel senso che nessuno può negare che un fatto s’è svolto in un certo modo, se s’è svolto in quel modo lì.
Solo che le batterie delle macchine si scaricano, e si scaricano tutti i giorni, non è che si scaricano in un modo particolare quando stai per legarti sentimentalmente a qualcuno.
Il fatto che un giorno ti fidanzi non ti autorizza a mettere la batteria scarica in relazione di causa-effetto con il tuo fidanzamento, perché (a parte il fatto che si sarebbe scaricata lo stesso) la tua batteria può essere la causa di una molteplicità di altri eventi ben più degni di considerazione di quello di cui vai così orgoglioso.
Senza contare che, ai fini del fidanzamento, la batteria scarica ha quantomeno la stessa rilevanza degli altri eventi che hanno fatto in modo che tu ti fidanzassi (l’accettazione dell’invito, mettiamo: avresti tranquillamente potuto declinarlo e tanti saluti alla tua attuale ragazza).
E quindi non si capisce perché, fra le altre cose, perché tutta la vicenda dovrebbe originare proprio dalla batteria.
Fra l’altro, se uno ragionasse con il metro della batteria scarica, e non solo quando vuole dimostrare che la sua storia d’amore è stata scritta da un destino che quel giorno ha complottato per lui, e pensasse che tutti i miliardi di circostanze che compongono la sua vita hanno un rapporto significativo l’una con l’altra, come minimo gli andrebbe a puttane il cervello, impegnato come sarebbe, a scoprire continuamente delle relazioni significative fra le cose.
E comunque, senza neanche stare a dilungarsi con tutti questi discorsi, non stai raccontando chissà cosa.
Non è che la tua ragazza stava seduta sull’orlo di un palazzo e tu, che t’eri affacciato per caso alla finestra di sotto, ti sei accorto dei piedi che ti penzolavano sulla testa, hai ingaggiato con lei una lunga discussione sul valore della pena di vivere, l’hai fatta scendere di là e da allora non vi siete più separati.
Se fosse andata in questo modo allora sì che avresti ragione a parlare di regie occulte, perché fra una batteria scarica e un suicidio sventato è chiaro che non c’è partita.
Ma non è mica andata così. È successo semplicemente che hai incontrato una che ti piaceva, tu sei piaciuto a lei e adesso state insieme.
Questa voglia di protagonismo tardivo, che spinge la gente a ritoccare copioni virtuali a commedia finita, è giustappunto un guasto della dignità causato da amore, perché è ovvio che se uno avesse rispetto di sé e dei discorsi che si accinge a fare, non parlerebbe così seriamente di una batteria scarica.
E poi c’è l’ultimo sintomo, il peggiore, dove la dignità è talmente bistrattata che la possibilità di risalire è proprio meglio che te la levi dalla testa, ed è la dipendenza dall’umore di qualcun altro.
Questo fenomeno attiene alla fase in cui il rapporto si sta sgarrupando e lei non è più così sicura volerti intorno, anzi è più di là che di qua, per cui ci sono volte che è affettuosa e altre che ti tratta una merda.
La verità (che tu conosci perfettamente) è che hai smesso di interessarle, anzi, ad essere completamente sinceri, le sei salito proprio un pochettino sul cazzo, solo che ogni tanto si sente un pò in colpa e allora, colpa dei transitori accessi di pena, ridiventa gentile e dispiaciuta e tu, ce pensi vergognosamente dalle sue labbra, appena senti odore di rivalutazione, scodinzoli come un Fox Terrier e te la canti come vuoi con tutta l’orchestra.
Inutile dire che a questo punto la tua storia d’amore ha già una croce sopra, perché poi, alla fine, lo sai che quando una donna ti vuole ti cerca, e quando smette di cercarti è perché non ti vuole più, e non ci sarebbe nient’altro da aggiungere.
Tu invece ti trascini in questa specie di metadone dei sentimenti, nella speranza che le cose s’aggiustino, ma per questo genere di guasto non c’è cura e non c’è riparazione e, a parte le chiacchiere, non si è mai dato il caso, ma mai, che nessuno abbia riparato niente del genere.
Questo dipendere dall’umore di un altro, questo fatto che se lei è gentile tu riesci ad arrivare vivo alla fine della giornata, e se invece ti tratta con indifferenza sei un uomo distrutto e non riesci a combinare niente e accumuli lavoro e altri debiti di vario genere, è veramente una porcheria, un’ignominia di cui non ci si dovrebbe mai macchiare, per nessuna ragione al mondo.
E la faccenda più penosa è che, a questo punto, l’amore è bello che finito.
Cosa vuoi amare con una dignità così ridotta?
Eppure tu è ancora d’amore che parli.
Sei diventato l’equivalente di un fan di Elvis, un disadattato incapace di vivere nel presente che nel vestirsi, nel parlare, nel sentire musica, nel leggere, nello scrivere, perfino nell’andare a letto con qualcuno, cerca una cosa che ha smesso di esistere.
Tutto qui.
Vincenzo Malinconico
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giulia-liddell · 4 years
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Distanza
Parole: 1437
No beta, we die like men
Fandom: Sanremo RPF
Ship: Cesarotti
Avvertimenti: sdolcinatezza, menzione di ansia, quarantena da corona virus, canzoni, una sola piccola battuta a doppio senso, Elio compare per una riga
Note autore: non lo so, ho avuto questa idea un po’ a caso… Non so dare titoli (per un attimo stavo per usare una frase di una canzone degli Eugenio in Via Di Gioia, ma ho cambiato idea all’ultimo)… Da qualche parte della mia testa esiste una versione estesa di questa cosa che forse un giorno sarà scritta… Forse…
P.S. Odio profondamente Tumblr perché mi mette automaticamente lo spazio per ogni a capo, anche se nel file di word avevo messo un’interlinea 1.  
Ringrazio la mia amica @gecko-chann per avermi involontariamente dato questa idea (insieme a “Altrove, restare a casa version”)
Da Eugi: Questo è diventato l’amore ai tempi del Corona Virus
Da Riki: … -_-
Da Eugi: Non ho ragione? Boh, non ho mai letto il libro… Però dai è vero, stiamo sempre a comunicare via messaggio, massimo via Instagram… Insomma è un modo diverso di fare le cose, no? Senza contatto…
Da Riki: Okay, volevo prenderti in giro per la pessima battuta, ma… Dovevi proprio ricordarmi che non ci vediamo da tre settimane?
Da Eugi: Ma se ci parliamo tutti i giorni?
Da Riki: Non di persona… E comunque più che altro mi scrivi… Non sento la tua voce da un pezzo… A meno che tu non abbia postato qualche storia su Instagram o non ascolti qualcuna delle vostre canzoni… Dovrei essere offeso a dir la verità… Non mi chiami mai…
Riccardo si sente un po’ in colpa per aver concluso il messaggio in quel modo, sa benissimo che Eugenio non si trova a suo agio a fare chiamate al telefono… Però è vero che un po’ gli fa male… Insomma non è che deve chiamare una reception o un punto informazioni, si tratta di lui! Che senso essere a disagio nel chiamare il proprio ragazzo? È un po’ triste che per sentire la sua voce ha dovuto mettere in loop le storie di Instagram e le canzoni del suo gruppo. Meno male che scrivono delle belle canzoni, altrimenti sarebbe stata un po’ una tortura.
Riccardo si riprende dal suo flusso di pensieri in tempo per decidersi a scrivere un messaggio di scuse, ma quando sta per iniziare a digitarlo il telefono comincia a squillare e la faccia sorridente di Eugenio compare sotto il nome del suo contatto. Riccardo resta un attimo confuso e leggermente incerto, risponde alla chiamata.
«Pronto?» chiede quasi con cautela dopo qualche attimo di silenzio. Un profondo sospiro arriva dall’altra parte del telefono «Ciao, Riccardo.» sussurra Eugenio con la voce carica di insicurezza. Riccardo trattiene per un attimo il respiro. Oddio, gli era mancata davvero la sua voce. «Oh.» gli sfugge. Può decisamente fare di meglio. «Ciao, Eugenio. Sono molto, davvero molto, contento che tu mi abbia chiamato.» aggiunge sperando di non suonare troppo disperato, ma comunque di fargli capire che è sincero. «Hai ancora mal di gola? Ti sento la voce un po’ roca…» commenta Eugenio senza rispondere direttamente a quello che gli ha appena detto. Riccardo è abbastanza certo dal suo tono di voce che si sente a disagio. Ha davvero fatto questa cosa solo per lui e si sente che gli sta pesando un po’. «Io… No, ecco… Solo… Mi devo schiarire un po’ la voce, ma… Piuttosto, non mi sembra che tu stia bene… Non devi sentirti costretto a parlarmi al telefono okay? Senti facciamo così: a seconda di quello che preferisci puoi mandarmi dei messaggi vocali, o un video o proprio niente. Davvero mi volevo scusare per quello che ho scritto, hai tutto il diritto di non sentirti a tuo agio nelle telefonate.» si affretta a spiegarsi Riccardo ed aspetta pazientemente che Eugenio trovi la forza di rispondere «Sì, ecco… Lo so che sono uno che parla tanto e dovrei essere a mio agio al telefono, però davvero non è così… Ma anche la tua voce mi è mancata… Quindi… Ehm… Se aspetti qualche minuto, ho un’idea.» risponde Eugenio mantenendo quel tono insicuro e Riccardo sente i sensi di colpa che aumentano «Certo, qualsiasi sia la tua idea prenditi pure tutto il tempo che vuoi… Adesso riattacco io, okay?» Riccardo sente un lieve verso di assenso arrivare dall’altro capo del telefono e lo prende come il segnale che può riagganciare. Adesso deve solo aspettare. Qualsiasi sia la cosa che Eugenio ha pensato.
Riccardo non è esattamente fiero di sé, ma deve ammettere che ha passato gli ultimi dieci o quindici minuti seduto sul suo letto a fissare il vuoto, sbloccando occasionalmente il telefono per controllare che non fossero comparse delle notifiche da Eugenio. Come se non avesse una suoneria apposta. Però è nervoso. Insomma, ha reso Eugenio nervoso e adesso non è sicuro di cosa stia combinando, quindi si sente nervoso anche lui. Finalmente la notifica dell’arrivo di un messaggio arriva e Riccardo sblocca subito il telefono.
Da Elio: Quindi stasera faccio io la storia di Instagram per il profilo del gruppo?
Riccardo sospira e rilascia un momento la tensione prima di rispondere al messaggio
Da Riccardo: Certo, certo. Stavolta tocca a te…
Mentre risponde al messaggio compare la notifica di un messaggio da parte di Eugenio e Riccardo è piuttosto sicuro di non aver mai aperto una notifica così velocemente. Eugenio gli ha mandato… Un video. Uhm. Riccardo aspetta un po’ sulle spine che finisca il download e subito lo fa partire.
Sembra che Eugenio sia sul suo letto, anche se il video è abbastanza scuro. Davvero in pieno pomeriggio, con una bella giornata, Eugenio tiene le tapparelle abbassate? Ma perché? Riccardo si fa una nota mentale di chiedergli spiegazioni più tardi. Intanto Eugenio ha tirato fuori un ukulele «Hey, Riki! Ehm… Non so bene perché mi è venuta questa idea ma… Ehm… Ecco… In questo periodo ho avuto tempo per esercitarmi meglio a suonare e quindi… Ho pensato di cantare qualcosa… Lo so che probabilmente avrai ascoltato le nostre canzoni fino alla nausea, quindi forse non ne puoi più di sentirmi cantare, ma volevo cantare qualcosa apposta per te, che non fosse proprio una canzone mia… Quindi ho pensato di mettere in musica una poesia… Più o meno… Insomma, tu ascolta, poi al massimo insultami dopo, va bene?» premette Eugenio prima di iniziare a strimpellare il piccolo strumento
Dammi il tuo calore
sono Icaro che insegue il Sole,
ti prego amore
non farmi aspettare
  Dammi la tua luce
sono Leandro nel mare – nero
tu sei il mio faro, la mia – Ero
  Ho bisogno della tua voce
perché sono Eco – perso
fingo di non essere introverso
Sei la compagnia che non nuoce
  Ho bisogno del tuo abbraccio
Sei il mio Apollo e io Giacinto
spero che questo amore non sia finto
ti prego dimmi che ti piaccio – ancora
questo dubbio mi divora
  Forse è un paragone scontato
ma sono tuo come Patroclo è di Achille
sono così innamorato
riconoscerei i tuoi occhi tra mille
Riccardo resta incantato a guardare il video. Eugenio è così concentrato e sembra così fragile in quel momento… È davvero meraviglioso. Sente la sua mancanza ora più che mai però allo stesso tempo si sente come se lo avesse accanto, a cantare solo per lui. «Wow.» si lascia sfuggire prima di ricordarsi che sta guardando una registrazione e lui non può sentirlo. Intanto Eugenio finisce le ultime note e poi sorride alla telecamera di sfuggita guardando subito in un’altra direzione come se si vergognasse. «Spero tu abbia visto tutto il video… E… Spero ti sia piaciuto… Ehm… Credo sia tutto… Mi manchi… E ti amo.» dice sottovoce un attimo prima di concludere il video. Riccardo è abbastanza sicuro di essersi commosso.
Scrive subito un messaggio per ringraziare Eugenio, ma a metà si rende conto che non è abbastanza e decide di fare un video. Con le mani che tremano per l’entusiasmo riesce a far partire la registrazione dal telefono «Io… Non so nemmeno cosa dire… Ehm… Grazie, grazie, grazie. Non ti posso ringraziare abbastanza per questo splendido regalo Eugenio… Io… Wow… Ti amo… E mi manchi davvero tanto… Però davvero questo regalo mi ha permesso di sentirti vicino… Come se tu fossi qui…» dice inciampando su quasi ogni parola, ma non ci può fare niente, si sente attraversato da scariche elettriche da quanto è contento «Se avessi saputo che avrei ricevuto il mio spettacolo personale, mi sarei lamentato molto prima…» scherza ridacchiando prima di chiudere il video mandando un bacio verso la telecamera.
Riccardo resta in paziente attesa della risposta che Eugenio sta scrivendo, cercando di smaltire il suo entusiasmo. Si sente la mente piena di idee adesso, potrebbe scrivere due album interi probabilmente… Avrebbe voglia di allestire un intero concerto privato solo per Eugenio. Considera ancora l’idea. In fondo, non ha nulla da fare finché deve restare in casa e gli strumenti ce li ha… Potrebbe anche farlo… Sarebbe il suo modo di ricambiare il regalo di Eugenio.
Da Eugi: Meno male ti è piaciuto… Avevo paura che mi dicessi che la poesia non ti piaceva… O che l’avevo arrangiata male… Comunque non hai bisogno di lamentarti per forza… Posso allestire tutti gli spettacoli che vuoi per te, di qualsiasi tipo ;-)
Riccardo è sicuramente arrossito. Uno così timido da non riuscire a fare una telefonata si mette a fare queste proposte. Incredibile. Non che non sia una buona idea però…
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mimidemille · 4 years
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Ciò che mi caratterizza fisicamente di più, ciò che le persone guardano di più è il mio seno.
Ho un rapporto particolare, con il mio seno.
Da piccola mi fasciavo perché mi vergognavo, mi sentivo così “diversa” da tutte le altre decenni del vicinato. Mi sentivo un mostro. Io avevo queste cose grandi, più grandi delle mie amiche. I familiari mi sottoponevano alle palpatine di ricognizione: “ahhhhhhh, ti stanno crescendo le tettine!”. Erano familiari donne, che non vedevano questi gesti come una violazione del mio corpo, a inizi anni ‘80 non c’era ancora questa cosa della violazione del corpo. Almeno, in famiglia, le nonne, le zie, le amiche delle zie, potevano permettersi di prenderti in braccio e strizzarti quelle tettine che stavano crescendo. Tu, però, non potevi permetterti di dire che la cosa ti infastidiva e anche parecchio.
A dieci anni io non capivo perché mi crescessero i peli pubici. Non sapevo che fossero peli pubici. Fatto sta che io già tre anni prima, mi rifiutavo di fare il bagno con l’aiuto di mia madre, perché avevo dentro di me il senso di privacy, che si capirà che a fine anno ‘70 e inizio anni ‘80, la privacy in famiglia era un concetto aleatorio. Anche perché in casa mia non esisteva una vera e propria privacy. Mia madre entrava in camera mia senza bussare. Una cosa, questa, che mi ha sempre infastidito. Vuoi perché appunto, purtroppo il post precedente è stato oscurato, a dieci anni, ma anche prima, cominciavo l’opera masturbatoria, senza sapere che quella fosse masturbazione -sapevo solo che toccarmi quelle tette che crescevano e che mi rendevano un mostro comunque mi procuravano un piacere “lì” e quel piacere beh mi piaceva assai-, vuoi perché magari ero immersa nei pensieri dei fatti miei -come il chiedermi cosa ci fosse di sbagliato in me perché mi piaceva toccarmi le tette, che comunque mi rendevano mostruosa-.
La mancanza di privacy in famiglia però non voleva dire che si potessero affrontare discorsi di questo genere. Anzi! Quindi, mi tenevo per me i turbamenti indotti dai disegni di Milo Manara e dalle foto da “LEspresso” che mio padre comprava (bei tempi, gli anni ‘80, dove sulla copertina de “L’Espresso” c’erano sempre donne nude, creandomi ancora più confusione. Grazie, eh!) e mi guardavo il seno che cresceva e che le amiche mi invidiavano. Facevano i giochi a toccarcele, credo come rito di iniziazione. Io sono dell’avviso che le tette piacciano a tutti, uomini e donne, ma che molte donne si vergognino di ammetterlo.
E non parliamo di Samantha Fox, vi prego. Lei, e Sabrina Salerno, con il video con quel costume bianco a fascia che le scivolava e le spuntava il capezzolo, creandomi. Inondazioni che non capivo cosa fossero, ma Samantha a Fox e Sabrina Salerno furono causa dei miei turbamenti sessuali da dodici/tredicenne, e non osavo raccontarlo alle amiche. Siamo, in fondo, ancora negli anni ‘80. Era tabù. Era tabù guardare sessualmente (non sapendo che fosse sessualmente) le compagne di squadra mentre facevamo la doccia, perché poi allo stesso tempo ti piacevano i ragazzi e ti sentivi ancora diversa, ipersessualizzata, perché a dodici/tredici anni avevi una voglia di imparare a fare sesso, e a dodici/tredici anni ti insegnano che le brave ragazze non si masturbano, non fanno pensieri sconci con i ragazzi -tipo toccare loro l’uccello- e men che meno con le ragazze -farti una pomiciata con le tue amiche sotto la famosa doccia dello spogliatoio-. A dodici/tredici anni mi sentivo un mostro. E un mostro pieno di sensi di colpa. Perché pensavo a tutte le cose sbagliate.
A me piacciono, le donne. Mi sono masturbata millemila volte su vari calendari di Max -ringrazio ancora il mio fidanzatino di allora che me lo fece scoprire- e anche su giornali soft-core (il porno non mi eccita, sebbene lo abbia guardato, amo fantasticare dal lato estetico dell’erotismo). A me piacciono gli uomini. Ma nei miei pensieri masturbatori, ci sono le donne, principalmente. Anche gli uomini, ma in genere arrivano dopo, nelle mie fantasie.
Non riesco a definirmi con un’etichetta, etero, omo, bi, pan.
Ma so che mi piacciono gli uomini, così come le donne.
E mi piacciono le tette. Dopo anni di lotte con me stessa, e con loro, le ho usate, le ho fatte usare, ci ho fatto fantasticare mezzo mondo web, ci ho fatto realizzare vari sogni erotici, ci ho fatto giocare, e ci ho giocato -ci gioco ancora-, le ho viste come strumento puramente sessuale, erotico, pornografico. Le ho fotografate, da sola o con uomini, con cazzi in mezzo, con sperma addosso, con lingue di donne.
Le mie foto le ho mandate a tanti.
Adesso? Adesso ancora un po’ mi piace esibirle, perché sono parte di me, rappresentano in un certo senso una repressione che ho sempre avuto, e che deve uscire fuori.
Non capisco perché i capezzoli vengano segnalati su piattaforme come questa. Perché, dicono, possono essere erotici. E allora? Un capezzolo di un bel seno è un dono. Io credo, almeno. Che se un ragazzo o una ragazza ci si masturbino sopra, non vedo quale sia il problema. Il problema sta nella perversione, e la masturbazione non è una perversione, a me hanno rovinato la vita con questo, non in un seno, o un capezzolo. Al massimo, sono io, che voglio pubblicarlo, a risponderne.
Se a farlo sono io, e non mi sento oggettificata da ciò, non vedo il problema. Trovo, ad esempio, molto più eccitante un vedo-non vedo, che un capezzolo al vento.
Le tette sono belle. Anche i culi. Il corpo è bello, che sia da guardare esteticamente o eroticamente, non fa differenza.
Io sono fiera sostenitrice del movimento di liberazione del capezzolo.
Il mio seno è bello. Adesso siamo amici. Lo uso quasi esclusivamente a scopo sessuale. Ma va bene così
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finali-riscritti · 5 years
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Passeggiavo sulla spiaggia, su quella stessa passerella su cui camminammo mano per mano due anni or sono. Ricordi quando corsi in bici da me e ti feci tutti quei chilometri solo per darmi un bacio e tornare indietro? Ricordi quel lembo di spiaggia sotto il pontile dove ci appartammo? L’ho rivisto giusto oggi, le onde l’hanno mangiato quasi del tutto, resta solo lo spazio per due persone. Mi piacerebbe tornare con te sotto quel pontile prima che il mare lo faccia del tutto suo per sempre. Sai, è proprio vero che il tempo passa e come passa si prende alcune cose e se le porta dietro, rubandocele e non ridandocele mai più. Possiamo passare pure tutta la vita a gridare contro quel ladro ma la verità è che il tempo passato non torna più indietro. 
Leggevo il mio libro sotto la luce rossastra del tramonto cercando di fuggire dal ricordo di te che mi inseguiva senza sosta. Più tentavo di scappare e più tutto mi ricordava di te: il vento fra i capelli, i granelli di sabbia che si alzavano, le frasi riflessive lette fra quelle pagine, il sole che si andava addormentando dietro quel cielo nuvoloso la cui straordinaria bellezza ricordava i sorrisi che ti scoppiavano sul viso dopo che vedevi il rosso sulle mie gote causato dai tuoi complimenti inaspettati.
Con la testa bassa e lo sguardo rivolto a quel libro, che ben poco mi prendeva in un momento del genere, tentavo con tutte le mie forze di liberarmi dal ricordo di te e di passare un pomeriggio in pace cullata dall’odore della salsedine e dal rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli e sul bagnasciuga. La leggera brezza fredda tipica dell’inizio di Marzo mi rendeva nervosa, sai che il vento è sempre stato mio nemico. Ogni volta che aumentava mi prendevi fra le braccia e mi facevi rifugiare con il viso nell’antro caldo che lo spazio fra la tua spalla ed il tuo collo mi offriva. Avevi su di me un effetto calmante che nessun altro riusciva ad ottenere. Nei casi più gravi avevo bisogno di sentire dei pezzi di musica solo pianoforte e per addormentarmi dovevo mettere in sottofondo il rumore della pioggia battente. Questo non ti ha mai dato fastidio, adoravi le mie stranezze e mi lasciavi fare senza opporti, mi stringevi forte e facevi in modo che i battiti regolari del tuo cure mi calmassero. Ora mi rimangono solo musica e rumori.
Avevo intenzione di portarmi una scatola di sushi e mangiarlo davanti a quel bel tramonto ma non sono riuscita a farlo, mi sembrava di farti un torno troppo grande. Non pensi che sia comico? Io non riesco a mangiare sushi difronte ad un tramonto in riva al mare perchè so che ti avrebbe dato fastidio se l’avessi fatto senza te al mio fianco e tu invece non ti sei fatto il minimo scrupolo ad abbandonarmi, a lasciarmi sola, con la scusa di stare facendo la cosa migliore per me, per la mia felicità. Sai, non ancora riesco a capire bene se tu quando mi hai lasciata lo hai fatto davvero perchè mi amavi al punto da mettere la mia felicità al di sopra della tua o se fossero state semplicemente frasi di circostanza per farmi soffrire il meno possibile. Quando mi baci e ti esponi troppo rivelandomi parte dei tuoi sentimenti poi ti ritiri subito indietro e sparisci, entri nella tua bolla e mi lasci sola, parti e mi lasci qui senza possibilità di sentirti accanto neanche nei momenti di maggiore difficoltà.
Il fine settimana lo hai passato ad ubriacarti con quei quatto scemi che non ti conoscono neanche e che tu chiami amici, io l’ho passato nella sala d’attesa dell’ospedale nel reparto di cardiologia. Sola, al freddo, spaventata, senza la possibilità di averti accanto, di parlarti, di scriverti. Avevo bisogno di te ma tu non c’eri, tu non ci sei più da un bel po’ ed ho imparato a far a meno di te, a scaldarmi da sola, a stringermi le mani, a tenermi ben salda sulle mie ginocchia ma ogni volta che torni e mi stringi fra le tue forti e calde braccia sento che per me sarà sempre più difficile cavarmela da sola. Ogni volta le gambe si fanno più deboli, la mia forza di volontà piano pano si sgretola, ogni giorno che passo in questo limbo infernale prego solo di uscirne, non importa se dovrò finire all’inferno.
In queste ultime settimane il nostro rapporto si è fatto più stretto, io sono stata meno acida, un po’ più aperta, ti ho detto sempre tutto con franchezza, senza sarcasmo, ho aperto il mio cuore a te, come non facevo da tempo e tu hai fatto lo stesso con me. Ora è terribilmente difficile passare questo tempo senza te, senza le tue parole, senza le tue labbra, senza i tuoi sorrisi e le tue manie. Perdonami se faccio sempre la difficile ma quando mi lascio coinvolgere troppo poi mi è sempre difficile affrontare questi periodi in cui devo starti lontana. 
Non ti mentivo quando ti ho detto che non so se ti amo ancora o no, che sono confusa e che l’unica cosa che so è che quando sto con te sto bene, tutto mi sembra al posto giusto e in ordine. Francamente, se tu domani venissi da me e mi chiedessi scusa per tutto e mi chiedessi di ricominciare tutto perchè niente al mondo ti sembra migliore di una vita con me, beh, penso che non mi sentirei pronta per una cosa de genere. Non perchè provo rancore nei tuoi confronti, non perchè non sono in grado di perdonarti ma semplicemente perchè ora come ora non riuscirei ad immaginare una vita affianco a te, per questo ti dico che non so se ti amo ancora. Se fra qualche tempo tu mettessi la testa a posto, facessi ordine fra i tuoi pensieri e ti presentassi da me forse potrei accoglierti nuovamente a braccia aperte ma ora non riesco ad immaginarmi al fianco di un uomo. L’unica cosa che vedo nel mio futuro è una piccola casetta accogliente abitata solo da me in cui spesso invito a dormire una persona a me cara, nient altro. Penso che anch’io devo mettere ordine fra i miei pensieri prima di potermi presentare davanti a qualcuno per poter entrare nel suo cuore senza ferirlo e distruggerlo come io ho fatto con te e tu hai fatto con me.
Spero di rincontrarti, un giorno, quando saremo cresciuti e non confonderemo più l’amore con l’autodistruzione e spero di poter passare con te del tempo e di rivedere quella chimica fra noi che ci ha sempre contraddistinti.
Ti aspetto, nel mio futuro, e mentre lo faccio mi sforzo di diventare una ragazza migliore, più bella, più donna. Non preoccuparti se quando mi ritroverai starò con un altro, ricorda solo le due lettere che ti sei tatuato per me sul polso e che io avrò sul fianco. Io e te siamo collegati dal filo rosso del destino, non dimenticarlo. Ci sono certe cose che il tempo che passa non può portarsi via, una di queste cose è il sentimento che scaturisce nei nostri cuori e che per sempre scaturirà ogni volta che i nostri sguardi si rincontreranno. 
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psycho-patichs · 5 years
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Se cominci a leggere, non fermarti.
Ho dato anima e cuore in questa maledetta vita. Ho dato di tutto a tutti, più di quanto io potessi dare, sono arrivata al punto di consumarmi fino a sparire, ma non è mai servito. Allora io mi chiedo, l’amore è finito per sempre?
Vedo gente scrivere sui social frasi d’amore sotto le foto con la loro ragazza o ragazzo, quando nella realtà nemmeno guardano in faccia quella persona.
Vedo gente fare cose orrende e poi pretendere il perdono, pretendere di sorvolare e andare avanti.
E poi ci sono io, che amo in silenzio, che incasso i colpi e continuo comunque a credere nell’amore.
Ma cos’è l’amore?
L’amore è quello che ti fa sentire vivo e che poi ti distrugge, è quello che sto vivendo io in questo momento e voglio condividerlo con te che stai leggendo. Voglio parlarti del mio amore.
Tutto è cominciato da una stupida foto di un pancake, e chi l’avrebbe mai detto che poi mi sarei ritrovata qua a scrivere ciò?
Si comincia con il parlare del nulla, per poi parlare di tutto, fino ad arrivare alle cose più segrete e importanti.
Si comincia con le prime uscite, un po’ imbarazzanti e poi si passa al trascorrere intere giornate insieme.
Ricordi l’imbarazzo della prima volta in quel corridoio di scuola? E pochi giorni dopo la voglia di incontrarci il più possibile.
I primi messaggi “vieni in bagno” e le note prese perché non stavamo soltanto 5 minuti, perché non ci bastavano.
Il nostro primo bacio a quella fermata, quando invece di uno, te ne avrei voluti dare altri cento.
I primi baci rubati nei corridoi.
Le prime camminate mano nella mano.
Le prime sbronze al Mesa e le nostre prime canne.
E poi la nostra prima volta.. come dimenticarmi di quella prima volta.
La sensazione più bella della mia vita e poi, l’abbraccio più dolce mai ricevuto.
In quel momento non desideravo altro che stare con te, mi bastavi tu.
Ma andiamo un po’ più avanti nel tempo.
Ci sono stati periodi no, periodi in cui non parlavamo n’è tanto meno ci guardavamo negli occhi, periodi in cui io non sapevo niente di te e tu non sapevi niente di me.
Dopo questi periodi il nostro rapporto è diventato molto più forte e il giorno prima della mia partita, io ti scrissi che se avessi segnato, non avrei fatto altro che dedicarti quel goal e tu, rispondesti a quel messaggio con un “ti amo”. Quel giorno, capì che eri tu la persona a cui avrei dedicato tutti i goal della mia vita.
Poi ci fu quella volta, che soffocasti un altro “ti amo” in un orgasmo e io ti baciai fino a perdere il fiato.
E ancora poi e poi, perché di cose ne sono successe e potrei stare qui a scrivere per ore ed ore, ma le sai tanto quanto me queste cose.
Allora tornando al discorso dell’amore, posso lasciarti andare dopo tutto questo?
Posso lasciarti andare via e perdere l’amore?
Io ho bisogno di te, ho bisogno di te nella mia fottuta vita, perché senza di te, io non sono niente. Tu mi completi, mi rendi felice, mi dai la forza di affrontare la giornata con il sorriso.
Sarò egoista, sarò una stronza a dire ciò, ma voglio che tu sia felice solo con me.
Voglio condividere tutto con te, voglio condividere i miei momenti felici ma anche quelli tristi.
Voglio dividere il mio letto con te, voglio dividere la mia pizza con te, voglio divedere la mia sigaretta con te, voglio dividere tutto, ma solo con te.
La gente ha sempre messo frasi su tumblr o instagram per farti tornare indietro, ma chi avrebbe mai il coraggio di correre da te e dirtele di persona quelle cose?
Chi avrebbe mai il coraggio di guardarti negli occhi e dirti “ti amo” nonostante tu dica “lasciami perdere che è meglio”?
Chi avrebbe mai il coraggio di venire sotto casa tua, mentre piove, quando tu nemmeno hai detto “si ci sono” pur di chiederti un’altra opportunità?
Chi avrebbe il coraggio di combattere ancora, dopo le mille delusioni?
IO.
Non lo dico per vantarmi o altro, ma lo dico perché ho visto solo me in questa situazione.
Non sai quante notti insonni ho passato per te. Non sai quante lacrime ho versato.
Quindi ti prego, fa sì che quei “ti amo” non siamo stati invani.
Amami perché so che lo vuoi.
Mettici tutta te stessa, vai controcorrente.
Combatti con il passato perché ti sta uccidendo.
Credici in quelle parole che mi hai detto perché lo vuoi, ma il passato non ti dà l’opportunità di viverle.
“Comunque vada, con te”, ebbene sì, nonostante tutto, io so che noi, possiamo farcela.
Tu lo vuoi quanto me, devi solo stringere i pugni, asciugarti le lacrime, prendere coraggio e dire “ce la posso fare”.
Detto ciò, il resto lo sai.
Buonanotte, ti amo..💕
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girlfromtube · 6 years
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PHOTOSET: (1) http://girlfromtube.tumblr.com/post/178035910333 (2) http://girlfromtube.tumblr.com/post/178035918723 Gerald O'Hara: Brava miss Scarlett O'Hara. Ecco, stai qui a spiarmi e poi come tua sorella Suellen, vai a riferire alla mamma che ho ricominciato a saltare! Scarlett O'Hara: Oh papà, sai che non sono pettegola come Suellen! Ma visto che l'anno scorso ti sei rotto una gamba, saltando quella stessa staccionata, io... Gerald O'Hara: Non permetto che mia figlia mi dica quello che devo o non devo fare! Il collo è mio, no? Scarlett O'Hara: Va bene papà, fai come ti pare. Scarlett O'Hara: Non voglio Tara. A che serve una piantagione, quando... Gerald O'Hara: Oseresti dire miss Scarlett O'Hara che la terra non conta nulla per te? Ma se è la sola cosa per cui valga la pena di lavorare, di lottare, di morire. Perché è la sola cosa che duri! Scarlett O'Hara: Oh, parli come un Irlandese. Gerald O'Hara: E sono molto fiero di esserlo! E non dimenticare Scarlett, che per metà lo sei anche tu. E chiunque abbia una goccia di sangue irlandese, ama la terra come la propria madre. Ma per ora sei troppo giovane. L'amore per la terra, ti verrà col tempo, è fatale quando si è nati Irlandesi. Scarlett O'Hara: Ma Ashley non sa che lo amo... Glielo dirò che lo amo! E allora non potrà sposarla! Mammy: Ora, miss Scarlett tu stare buona. Mangiare qualche cosa. Scarlett O'Hara: No! Voglio godermela tanto oggi! Mangierò dai Wilkes. Mammy: Se a te non importare buona reputazione, a me si! Ti avere detto e ridetto, che vera dama in pubblico dovere mangiare poco come uccellino! Non stare bene che nella casa di Mr. Wilkes, tu ingozzarti e riempirti come tacchino! Scarlett O'Hara: Per dindirindina. Ashley mi ha detto che gli piacciono le ragazze di buon appetito! Mammy: Quello che giovanotti dire e quello che pensare, essere due cose. E a me non parere che lui avere chiesto di sposarti! Scarlett O'Hara: Quante stupidaggini si devono fare, per trovare marito! Scarlett O'Hara: Mi guarda come... Come se volesse spogliarmi con gli occhi. Ashley Wilkes: Felice?! Melanie Hamilton: Molto felice! Ashley Wilkes: Questo luogo ti si addice, come se fosse stato creato per te. Melanie Hamilton: Sono lieta di appartenere alle cose che ami. Ashley Wilkes: Tu ami Le Dodici Quercie? Melanie Hamilton: Si Ashley, questi luoghi mi sono tanto cari. E' tutto un mondo pieno di grazia e di bellezza! Ashley Wilkes: E' troppo irreale perché possa durare per sempre. Melanie Hamilton: Temi quello che potrà succedere se scoppia la guerra? Ma noi caro, non abbiamo nulla da temere. Niente distruggerà il nostro amore, Ashley. Seguiterò sempre ad amarti, come ti amo ora, fino alla morte. Scarlett O'Hara: Perché devo andare a riposare? Non sono stanca! Mammy: Le signorine perbene, fare sonnellino dopo mangiato. E' tempo che tu cominciare a comportarti come figlia di miss Ellen. Scarlett O'Hara: Oh Mammy, da quello che ho visto a Saratoga, nessuna ragazza del nord fa il sonnellino. Mammy: Oh no, ma non trovare nessuna di quelle ragazze al ballo di stasera. Ashley Wilkes: Quasi tutte le miserie del mondo, sono causate dalle guerre. E quando le guerre sono finite, nessuno sa più perché sono scoppiate. Ashley Wilkes: Dimentichiamo questi istanti. Scarlett O'Hara: Perché dimenticarli?! Non volete sposarmi?! Ashley Wilkes: Sto per sposare Melanie. Scarlett O'Hara: Ma non potete, se volete bene a me! Ashley Wilkes: Perché volete che vi dica cose che possano ferirvi? Come posso farvi capire? Siete così giovane, non sapete cosa sia il matrimonio. Scarlett O'Hara: So che vi amo e che voglio essere vostra moglie! Voi non amate Melanie... Ashley Wilkes: C'è tra lei e me, una comprensione infinita, Scarlett. Scarlett O'Hara: Ma amate me! Ashley Wilkes: Come potrei non amarvi?! Voi avete quell'ansia di vivere, che io non ho. Ma questo genere d'amore non basta a rendere felice un matrimonio tra due persone diverse come noi. Scarlett O'Hara: Voi non siete un gentiluomo! Rhett Butler: E voi non siete una signora. Non è un titolo di demerito, le signore non mi hanno mai interessato. Scarlett O'Hara: Prima siete vile e meschino con me e poi mi insultate! Rhett Butler: Volevo farvi un complimento. E spero di rincontrarvi quando vi sarete liberata dal fascino dell'elegante Mr. Wilkes; non mi sembra affatto degno di una ragazza che ha la vostra...com'era?! "Ansia di vivere"! Scarlett O'Hara: Che villano, non siete degno di pulirgli le scarpe! Rhett Butler: E dovevate odiarlo per tutta la vita! Melanie Hamilton: Scarlett è soltanto spiritosa e un po' vivace. India Wilkes: Si, gli uomini corteggiano le ragazze come lei, ma non le sposano! Scarlett O'Hara: Dimostrerei poco amor patrio, odiando uno dei più grandi eroi della guerra. Confesso che mi ha sorpreso vedervi assumere un così nobile atteggiamento. Rhett Butler: Non voglio abusare della vostra infantile immaginazione. Non sono né nobile né eroico. Scarlett O'Hara: Ma avete forzato il blocco... Rhett Butler: Per guadagno. Solo per guadagno. Scarlett O'Hara: Volete dirmi che non credete alla causa? Rhett Butler: Credo in Rhett Butler, è la sola causa che riconosco. Il resto conta ben poco. Rhett Butler: Chi ha coraggio, fa anche a meno della reputazione. Rhett Butler: Non cominciate a far la civetta, non mi contento facilmente. Voglio ben altro che civetterie. Scarlett O'Hara: E cosa volete?! Rhett Butler: Ve lo dirò Scarlett O'Hara, se vi leverete quella falsa maschera da ingenua. Un giorno voglio che diciate a me, le parole che diceste ad Ashley Wikes. "Vi amo." Scarlett O'Hara: Questa voglia non ve la leverete, Capitano Butler, campaste cent'anni! Rhett Butler: Non sono gentile, vi sto tentando. Non do' nulla senza ricevere qualcosa in cambio. Mi ripago sempre. Scarlett O'Hara: Se credete che vi sposerò per un cappello, sbagliate. Rhett Butler: Non illudetevi, non sono tipo da sposarmi. Scarlett O'Hara: Ma neppure un bacio, vi darò... Rhett Butler: Aprite gli occhi e guardatemi. Non vi bacerò neanche, benché ne abbiate bisogno. E' questo il guaio, dovreste essere baciata e spesso e da uno esperto! Scarlett O'Hara: Oh e suppongo credete di essere il tipo adatto. Rhett Butler: Chissà. Al momento buono, s'intende. Scarlett O'Hara: Non c'è nulla che non farei per voi, Ashley! Ashley Wilkes: Potete fare una cosa, per me. Scarlett O'Hara: Cosa?! Ashley Wilkes: Avere cura di Melanie. E' così fragile e delicata e vi vuole tanto bene. Se io dovessi morire... Scarlett O'Hara: Oh, non dite queste cose porta male! Dite una preghiera. Ashley Wilkes: Ditela voi per me. Dovete pregare molto, ora che la fine è vicina. Scarlett O'Hara: La fine? Ashley Wilkes: La fine della guerra e del nostro mondo, Scarlett. Scarlett O'Hara: Ma non penserete che i nordisti ci batteranno??? Ashley Wilkes: Scarlett, i nostri uomini sono scalzi e in Virginia la neve è già alta. Noi siamo stremati e i nordisti invece sono bene armati e sono tanti. Tanti! Beh, quando arriverà la fine non so dove sarò. Mi conforterà sapere che almeno voi le siete vicina. L'aiuterete è vero? Scarlett O'Hara: Si. Non, non c'è altro Ashley? Ashley Wilkes: Nient'altro. Addio. Scarlett O'Hara: Oh, non posso lasciarvi partire!!! Ashley Wilkes: Siate forte. Dovete. Scarlett O'Hara: No!!! No!!! Ashley Wilkes: Ho tanta fiducia in voi. Oh Scarlett, siete così buona, forte e bella. Non solo bella, ma cara. Scarlett O'Hara: Dite che mi amate! Vivrò di quest'istante tutta la vita! Belle Watling: Voi dovete accettare il mio denaro, miss Wilkes. E' denaro buono, anche se mio. Melanie Hamilton: Siete davvero molto generosa. Belle Watling: No affatto, ma anch'io ho il diritto di aiutare il mio Paese. Melanie Hamilton: Oh, ma certo che l'avete! Belle Watling: C'è della gente che non la pensa così. Ma forse non sono buoni Cristiani come voi. Rhett Butler: Ho atteso che cresceste e che vi levaste dal cuore quel melanconico Ashley. Ora ho saputo che miss Wilkes è in procinto di avere un bambino. Come si fa ad amare un uomo ammogliato e con figli? Then there fell a silence... More terrifying than the pounding of the cannon... Scarlett O'Hara: Ma Melanie ha le doglie! Dovete venire con me! Dr. Meade: Ma siete pazza? Ma non posso lasciare i feriti, ora. Stanno morendo a centinaia. E trovate una donna che v'aiuti! Scarlett O'Hara: Ma non c'è nessuno. Venite, vi prego, potrebbe morire. Dr. Meade: Morire? E guardate qui, muoiono dissanguati e non si puo' far nulla!!! Niente cloroformio, niente fasce, niente!!! Niente per alleviare le loro pene. Andatevene, non mi seccate. Su state calma figliola, si partorisce anche senza medico. Prissy: Si deve mettere un coltello sotto il letto, per tagliare il dolore in due. Scarlett O'Hara: Dovreste vergognarvi di lasciarmi sola e indifesa! Rhett Butler: Voi indifesa?! Che il cielo aiuti i nordisti, se vi catturano! Suellen O'Hara: Mamma diceva che le vere signore si riconoscono dalle mani. Carreen O'Hara: Credo che queste cose, non contino più nulla ormai. Gerald O'Hara: Si deve essere severi coi domestici, ma anche gentili. Specialmente con i negri. Frank Kennedy: Vedete, sono tanto più vecchio di lei e adesso non ho un soldo. Scarlett O'Hara: E chi ne ha, oggi. Frank Kennedy: Miss Scarlett, se credete che l'amore valga qualcosa, siate certa che Suellen puo' considerarsi ricca. Pork: Chiedere non è ottenere. Ashley Wilkes: Sono un vile. Scarlett O'Hara: Voi siete un vile?! Di che cosa avete paura? Ashley Wilkes: Oh, soprattutto della dura realtà della vita credo. Non che mi dispiaccia spaccar legna, ma mi turba la perdita della bellezza della vita che amavo. Se non ci fosse stata la guerra, avrei trascorso l'esistenza rintanato a Le Dodici Quercie. Ma c'è stata la guerra, ho visto morire gli amici d'infanzia, ho visto l'agonia di uomini uccisi da me. E ora devo vivere in un mondo che per me è peggio della morte. Ho paura di vivere in un mondo simile. Ma non riuscirò mai a farvelo capire, perché voi non avete paura, a voi la vita non spaventa e non desiderate sfuggire alla realtà. Scarlett O'Hara: Sfuggire alla realtà?! Oh, Ashley avete torto. Voglio sentirmi libera! Sono così stanca di tutto. Ho lottato per trovare cibo e denaro. Ho arato e zappato e raccolto cotone, ma non posso continuare così. Scarlett O'Hara: Oh, mi amate! Mi amate! Ditelo che mi amate, ditelo che mi amate, ditelo che mi amate... Ashley Wilkes: No. No. Non ve lo dirò, non devo e non voglio. Non succederà più, me ne andrò col bambino e Melanie. Va bene ve lo dirò, amo il vostro coraggio e la vostra tenacia. Le amo tanto che un momento fa stavo per dimenticare la migliore delle mogli. Ma no, no Scarlett, non la dimenticherò! Scarlett O'Hara: Allora non mi resta nulla. Nulla per cui lottare e per cui vivere. Ashley Wilkes: Si, vi resta qualcosa. Qualcosa che amate più di me, benché non lo sappiate. Tara. Scarlett O'Hara: Si. Si, mi resta questo. Non ve ne andate, non voglio dobbiate morir di fame solo perché vi ho detto che vi amo. Non accadrà più. Ashley Wilkes: Non avreste permesso che diventassi un ladro, ma vi siete venduta a un uomo che non amate. Ashley Wilkes: Io non voglio arricchirmi sfruttando le disgrazie altrui. Scarlett O'Hara: Però non vi dispiaceva avere degli schiavi. Ashley Wilkes: Era diverso, erano trattati umanamente. Scarlett O'Hara: Avete dimenticato che significa esser poveri? Mi sono resa conto che il denaro è la cosa più importante che ci sia. Non voglio più restare senza denaro. Ne voglio accumulare tanto da essere sicura che nessuno potrà togliermi Tara e farò soldi a qualunque costo! Ashley Wilkes: Ma non siamo i soli ad aver sofferto, Scarlett. Guardate i nostri amici, conservano il loro onore e la loro dignità. Scarlett O'Hara: Si e crepano di fame. Sono degli sciocchi che non sanno come cavarsela da soli. Rhett Butler: Non bevete da sola Scarlett, si viene sempre a sapere e ci si rovina la reputazione. Scarlett O'Hara: Oh Rhett, ho tanta paura! Rhett Butler: Non ci credo, non avete mai paura voi. Scarlett O'Hara: Ma ora si, ho paura di morire e di andare all'Inferno. Rhett Butler: Siete in ottima salute e forse l'Inferno non c'è. Scarlett O'Hara: Oh si che c'è, lo so bene, lo sanno tutti. Rhett Butler: Oh beh, se lo sanno tutti allora è inutile negarlo. Rhett Butler: Se poteste ricominciare daccapo, fareste lo stesso. Siete come il ladro cui non dispiace affatto di avere rubato, ma è molto molto afflitto di andare in galera. Rhett Butler: Perdonatemi se vi ho offesa con la violenza della mia passione adorata Scarlett. Volevo dire, cara Mrs. Kennedy. Ma non deve esservi sfuggito che da qualche tempo l'amicizia che nutro per voi, si è mutata in un sentimento profondo. Un sentimento più bello, più puro, più elevato. Posso osare di chiamarlo amore?! Scarlett O'Hara: Alzatevi in piedi, non mi vanno gli scherzi volgari! Rhett Butler: Ma è una autentica proposta di matrimonio, fatta nel momento che mi sembra più opportuno. Devo cogliere l'occasione fra un marito e l'altro. Scarlett O'Hara: Non vi amo e non mi piace il matrimonio. Rhett Butler: Sbagliate perché puo' essere piacevole. Scarlett O'Hara: Piacevole? Perdindirindina, per gli uomini forse. Rhett Butler: Ora che sei così ricca, potrai mandare al diavolo chi vuoi. E' stata sempre una tua aspirazione. Scarlett O'Hara: Ma io tenevo soprattutto a mandare al diavolo, te. Scarlett O'Hara: Ha detto che ci possiamo dare delle arie e bardarci con finimenti da cavallo, ma saremo sempre dei muli sottopelle. Non la daremo a bere a nessuno. Rhett Butler: E' sacrosantamente vero. Mami la sa lunga. E' una delle poche persone di cui vorrei avere la stima. Scarlett O'Hara: E' inutile, tu non mi puoi capire. Rhett Butler: Ti compatisco, Scarlett. Scarlett O'Hara: Mi compatisci? Rhett Butler: Si. Ti compatisco perché calpesti la vera felicità per inseguire un ideale che non ti renderà felice. Rhett Butler: Sembra che una madre, anche se cattiva, sia sempre meglio di niente. Ashley Wilkes: Non sempre possiamo seguire le persone che amiamo. Dr. Meade: Vuol vedere Scarlett. Melanie deve morire in pace, niente confessioni al letto di morte tanto per alleggerirvi la coscienza. Siamo intesi? Ashley Wilkes: Non posso vivere senza di lei! Non posso! Ogni mio bene, se ne va con lei. Scarlett O'Hara: Ashley...l'amate davvero allora. Ashley Wilkes: E' il mio unico sogno che non sia stato distrutto dalla realtà. Scarlett O'Hara: Sogni, solamente sogni, mai del buon senso! Scarlett O'Hara: Io ho amato qualcosa che non esiste... Strano. Mi è indifferente. Sento che non m'importa. Non me ne importa niente. Scarlett O'Hara: Le sue ultime parole sono state per te. Rhett Butler: Che ha detto? Scarlett O'Hara: Ha detto "Sii buona con tuo marito. Ti ama tanto." Rhett Butler: Non ha detto altro? Scarlett O'Hara: Si. Mi ha chiesto di vegliare su Ashley. Rhett Butler: Così hai anche il consenso della prima moglie, eh? Scarlett O'Hara: Come sarebbe? Che vuoi fare? Rhett Butler: Ti lascio, mia cara. Ora ti occorre solo il divorzio e il tuo sogno con Ashley si avvererà. Rhett Butler: Separiamoci con un po' di dignità. Niente scenate. Rhett Butler: Cara, sei davvero una bambina. Credi dicendo "Mi dispiace", di cancellare il passato. Scarlett O'Hara: So solo che ti amo!!! Rhett Butler: Questa è la tua disgrazia. Scarlett O'Hara: Che cosa posso fare??? Cos'è che conta nella vita??? *Gerald O'Hara: Oseresti dire miss Scarlett O'Hara che la terra non conta nulla per te? Ma se è la sola cosa per cui valga la pena di lavorare...la sola cosa che duri!* *Ashley Wilkes: Qualcosa che amate più di me, benché forse non lo sappiate. Tara.* *Rhett Butler: Trai la tua forza da questa terra. Da Tara!*
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puntodebole · 3 years
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Io porto delle emozioni intense, io penso a tante cose e cerco anche di trovare la soluzione con calma però è molto difficile.
Poi questi momenti non aiutano neanche perché vedo tutto il progresso che cerco di fare che poi è a pezzi. Le cerco sempre di dire se mi sento di dover dire queste cose e ma poi arrivi a un certo punto e ti stanchi di essere ferito allo stesso modo sempre e ogni volta che ti cerchi di esprimere perché la risposta è sempre la stessa. io ho capito che provare a cambiare la persona o le persone cambierà solo te stessa. Non significa che ci dobbiamo lasciare o altro perché io ti amo. Ma a me serve tempo. Tu non ti vuoi cambiare per me o fare un passo avanti su queste cose per me e questo l’ho capito. Proprio al momento io non sono così felice nella relazione perché io mi ritrovo molto più spesso di non poter apprezzarmi perché ho la sensazione che devo essere un’altra persona. Sapere che non potrò mai essere la perfezione per una persona che amo è difficile da capire e dovrò continuare a combattere le cose brutte, le frasi, i messaggi, le imagini che mi fanno sentire male. Io so quanto valore ho ma penso che tante volte non vedo più questo valore perché sono focalizzata a perdere le cose. Invece la cosa più importante che sto perdendo è la mia dignità, la mia felicità e la mia sicurezza di essere abbastanza e perfetta per me stessa: perciò perdere la cosa più preziosa per me, me stessa. Non lo devo essere per altri e neanche per te solo per me. Questo è il mio obbiettivo a cui voglio arrivare e mi serve tempo. Per un po’ di tempo non voglio parlare di bellezza o donne o sesso perché io non voglio più essere quella che piange per cose che non posso cambiare che sono così o che la persona pensa così e si esprime così. Già è abbastanza difficile di pensare a te e sperare che non ti stai guardando altro. Ma sappi che io al momento non sono felice e ti chiedo solo di non prendermi come se io fossi la normalità. E se non mi prendi come la normalità fammelo vedere e cerca di darmi più la visibilità di veder quanto valore mi dai anche con tutte le azioni che fai. Sappi che io vedo delle cose che forse tu non vuoi vedere o non vedi perché dici che non ti danno affetto, ma invece io lì vedo.
Ognuno pensa come vuole pensare ed è questo che mi ferisce. L’aspetto è una cosa che rovina le cose, anche se non ci credi. Io ci credo perché so dove sto anche per questo. Mi devo ritrovare e ti prego solo di essere più delicato con me e di vedere anche le cose che penso io senza di chiederti se ha senso o no. Io so che tu scrivi o guardi le cose che desideri e la cosa più brutta è che sto a un livello così basso che mi sto paragonando con tutti solo per poter piacerti. Ecco perché mi serve tempo. Tutto che ho detto è così e io al momento non sono felice per queste cose ma tutte queste cose me le tengo sempre dentro. Fanno male e non devi neanche capire basta che mi dai tempo. Non ho mai veramente saputo chi sono o quando era l’ultimo momento che mi sono detta da sola di essere felice con me stessa o di essere felice di poter essere me stessa.
Non devi capire tutto ciò che volevo dire e esprimermi non è la mia forza però volevo solo che tu sapessi quant’è difficile di accettare cose di questo genere per me anche se per la società è normale. Io non mi sento più apprezzata da nessuno e niente e penso che devo essere io a darmi il valore che voglio avere e che ho prima che mi appoggio su le altre persone. Io non ti voglio per niente giudicare per le cose o azioni che fai però fa sempre male sapere le cose, specialmente questo. Ecco perché devo avere tempo. Se io mi amo da sola di più e già da sola così tanto nessuno mi dovrà amare quanto voglio che qualcuno mi ami. Per questo mi serve tempo.
I problemi sono la realtà. Ecco perché è finita ma da un po’.
-e
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Un bambino predestinato nell'Amore/1
In questo triduo pasquale ci facciamo accompagnare sul Calvario, sino alla Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, da un piccolo bambino di nome Antonio Terranova. Salito al Cielo a soli otto anni, Antonio ci insegna a camminare dietro a Gesù: Colui che ha amato sino a condividerne la Passione e morte sulla sua pelle, diventando così Luce e Pane di vita per tutti, proprio come Gesù.
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di Costanza Signorelli (01-04-2021)
Quando alle ore 12:10 di mercoledì 14 luglio 2004 Antonio Terranova venne al mondo, presso l’ospedale civico di Palermo, mamma Monica e papà Giuseppe non potevano sapere che quel piccolo frugoletto era stato scelto da Dio Padre sin dall’Eternità per un progetto d’amore meraviglioso.
Eppure i segni di una particolare predilezione del Cielo iniziarono sin da subito, nascosti nella semplicità e nelle delicatezze della vita, proprio come piace fare a Dio con i suoi piccoli.
“Quando nacque Antonio – racconta mamma Monica - mi ricordo che la stanza si riempì subito di persone: nonne, zii, suoceri, amici di ogni tipo…. C’era veramente una gran folla di gente, che andava e veniva ad ogni ora, e stranamente nessuno dell’ospedale la allontanava, tanto che io ne rimasi meravigliata. Sembrava nato il Bambinello”.
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Antonio era un bimbo sano e paffutello, con i capelli biondi e gli occhi verdi, color della speranza. Da subito manifesta un carattere solare, Antonio infatti è sempre allegro e sorridente e ama molto stare in compagnia del prossimo: “Sin da piccolissimo ci riempiva la casa di persone. E quando arrivavo all’asilo a prenderlo, quasi sempre lui si era già accordato con qualche genitore affinché il loro figlio venisse a casa nostra. Aveva un modo di fare così entusiasmante e coinvolgente che nessuno sapeva resistergli”.
Non era un caso poi che mamma Monica scoprisse che Antonio si andava a scegliere i bambini più bisognosi o quelli che lui percepiva essere in difficoltà: aveva un autentico fiuto per il prossimo, era come se sapesse leggere nei cuori.
Questo suo dono era ancora più evidente quando lo si vedeva in relazione con le persone adulte: “Antonio non aveva quella sorta di egocentrismo tipico dei bambini e poche volte l'ho visto fare un capriccio. Sapeva ascoltare tutti, grandi e piccoli, e in tutti lasciava un segno. Ricordo che una volta, quando già era malato, un dottore mi disse: “Non è possibile che io stia parlando con un bambino di sei anni e mezzo!" era incredulo che un bimbo di quell'età potesse fare certe domande e ascoltare con tranquillità certe spiegazioni”. Antonio, infatti, volle sapere tutto sul suo male e i medici si trovarono costretti ad informarlo su ogni cosa ottenendo in cambio la sua collaborazione e gratitudine.
GESÙ IN PERSONA COME MAESTRO
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Quanto al rapporto con Dio, Antonio crebbe piuttosto a digiuno: “In quel tempo - continua Monica - la nostra famiglia non frequentava la Chiesa, eravamo la classica famiglia che va a Messa quando ci sono matrimoni e funerali”. Ma questo non impedì a Gesù di conquistarsi il cuore del suo bambino e di plasmarlo a sua immagine ancor prima che ciò fosse visibile e comprensibile al mondo, a partire dai suoi stessi famigliari.
Solo a posteriori i suoi genitori compresero che certe cose che loro figlio diceva o faceva avevano una ragione molto più profonda di quella che loro potessero immaginare. Come quel giorno in cui il bimbetto, che ancora non era malato, camminava così assorto nei suoi pensieri, che alla mamma venne spontaneo domandargli a cosa stesse pensando di tanto importante. Antonio la guardò con i suoi occhioni limpidi e d'improvviso le disse: “Mamma, ma come fanno le persone che non credono in Gesù?”.
La mamma rimase di sasso e non seppe cosa rispondere, anche perché, il rapporto con Dio, era l’ultimo dei suoi pensieri in quel momento. Non era così, però, per il suo piccolo figlioletto, che Gesù in persona stava, segretamente preparando ad una speciale missione, attraverso lo Spirito Santo.
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E poiché al Maestro piace rendersi presente nella comunione tra i fratelli – “Li inviò a due a due avanti a sé” (Lc 10,1) – non fece mancare ad Antonio il dono di un’anima che gli fosse quasi gemella nel cammino di fede. Alla scuola elementare infatti, Antonio ebbe per maestra una donna profondamente cattolica che, poco dopo aver preso in carico la sua classe, si trovò ad affrontare la terza recidiva di un tumore maligno.  La sua grandissima fede unita alla Croce, che ella aveva deciso di abbracciare con amore, fecero sì che Ina (così si chiamava) avesse l’urgenza di comunicare ai bambini un solido rapporto con il Cielo ed un concreto senso della Vita Eterna.
“Spesso trovavo sui quaderni di Antonio la scritta “Ina ti amo”, “Ina ti voglio tanto bene”, Antonio aveva un legame tutto speciale con lei e lo capii davvero quando partì per il Cielo”. Quando infatti Ina seppe che per Antonio non vi erano più umane speranze di guarigione, lei che aveva lottato per anni come un leone contro il suo male, confidò ad una collega: “Se Antonio sta andando, devo andare prima io: devo essere io ad accoglierlo in Cielo!". E così accadde. “Noi volevamo tener nascosta la sua morte ad Antonio – spiega la mamma- per non pesarlo di questa ennesima sofferenza, ma un bel giorno scoprimmo che Antonio, inspiegabilmente, sapeva già sapeva tutto”.
LA MISSIONE HA INIZIO
Il 21 Maggio del 2011, all’improvviso, si scopre il peggio: Antonio ha 10 cm di massa tumorale in un fegato cirrotico e gravemente compromesso. La situazione è così grave che i medici parlano di pochi mesi di vita, forse due. Non solo, il piccolo necessita di un trapianto di fegato immediato, ma le aspettative di vita sono così basse che l’ospedale non vuole nemmeno inserirlo nella lista d’attesa dei trapianti.
“Nonostante non potessi dirmi una credente praticante - continua la mamma - la prima cosa che pensai nell’istante in cui ci comunicarono di Antonio, fu: “Allora Dio non esiste”. Mi venne d’improvviso questo pensiero, che subito venne scacciato da un secondo pensiero: “Dio esiste e l’unica cosa che posso fare è sperare in Lui”. Non so spiegare nemmeno io cosa mi accadde, ma è come se dentro di me scattò qualcosa che mi donò una grande speranza. Quando ci trovammo davanti al medico, mi uscirono queste parole: "Dottore lei ha fede?". Lui mi rispose: "No, ho visto morire troppe persone per avere fede". Io lo guardai e gli dissi: "Io invece sì. Lei deve mettere mio figlio in lista d'attesa e mio figlio ce la farà".
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Ciò che accadde poi fu qualcosa di prodigioso: in poco tempo trovarono un fegato perfettamente compatibile con quello di Antonio ed il chirurgo stesso rimase sbalordito di come il trapianto riuscì alla perfezione, con una semplicità che mai si sarebbe immaginato. Questa fu una prima grande grazia perché, sebbene l’operazione non guarì la malattia, che presto si ripresentò con una diffusa metastasi ai polmoni, essa regalò ad Antonio un anno in più di vita: “Il Signore ci ha donato la grazia del tempo. Così noi abbiamo avuto tempo per comprendere, tempo per fare un profondo cammino di fede, tempo per passare dal rifiuto totale, al momento in cui alzando gli occhi al Cielo dissi: "Signore io umanamente, come mamma, desidero che mio figlio resti con me e guarisca, ma se la Tua volontà non è questa, fai Tu, perché Tu sai ciò che io non so".
IL GETSEMANI DI ANTONIO
All'inizio Antonio prese la malattia quasi per gioco, riceveva molte visite e regali e lui, tutto sommato, stava ancora bene. Poi le cose cambiarono drasticamente. Il tempo trascorso in ospedale iniziò ad essere quasi continuo, tanto che un giorno guardando fuori dalla finestra Antonio lanciò un grido, che però non partiva dalla bocca, ma dal profondo del cuore: "Io cosa ci faccio qua? Io dovrei essere a scuola, a giocare con gli altri bambini. Perché sono qui?".
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Per il bambino inizia un periodo breve, ma durissimo. “Ricoverati all’Ismett (Centro Trapianti) - racconta la mamma - ogni mattina dovevamo scendere nella stanza dove tutti i bambini facevano i prelievi del sangue: fu per lui un’esperienza veramente traumatica. Ciò che più lo straziava era sentire ogni volta le urla dei bambini che piangevano disperati: “Mamma vai a consolarli, ti prego non farli piangere!”, mi supplicava per quei piccoli, noncurante che, di li a poco, sarebbe toccato a lui”.
Ogni mattina si consumava una tragedia, sino a che un giorno Antonio non ce la fece più, prese in mano il Crocifisso di San Benedetto, lo strinse forte forte tra le mani, e iniziò a gridare: “Gesù dove sei? Sei tu che mi devi aiutare! Io ho sempre creduto in te, ma se ora tu non mi aiuti, io a te non ci credo più”. Tutto questo avveniva sotto gli occhi disperati degli infermieri e dei parenti che non riuscivamo più a calmarlo.
(CONTINUA...)
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hoilcollobloggato · 3 years
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 13)
Oggi il giornale apre con un articolo molto interessante dal titolo: asintomatici, presintomatici, paucisintomatici: quali le differenze e come fare per rientrare al lavoro? Quali sono le distinzioni di terminologia e sintomatologia e soprattutto quali procedure si devono seguire per rientrare al lavoro e nella vita di comunità dopo essere stati positivi o in stretto contatto con malati di Covid-19. È evidente: là fuori è una vera e propria giungla. Come potremmo solo immaginare di vivere senza sapere quali sono le “distinzioni di terminologia e sintomatologia”. Come? Io non ne so niente. Ecco adesso sono depresso. Potrei anche farla finita qui, ma sono troppo depresso per pensarci. Andiamo avanti... altri titoli: – Coronavirus, su quasi 19mila tamponi 2.160 nuovi positivi – Provvedimenti anti-smog prorogati fino al 19 novembre – Come cuocere la pasta con meno gas, un recente test scientifico dimostra che la cottura è possibile anche senza tenere il fornello sempre acceso. – Donna anziana di Martina Franca (TA) suona al contrario disco di Albano e scopre il modo di aggirare il fisco e di non pagare la TARI.
Poi, la solita intervista Happines is Homemade, con l’imprescindibile punto di vista del solito VIP locale che, per qualche oscuro motivo è chiamato a snocciolare i suoi speciali ingredienti per farti meglio affrontare, vivere la tua vita. Frasi fatte a profusione, a cazzo se preferite (?), del tipo: “trova il tuo punto di equilibrio / gli obiettivi per la tua crescita personale / i valori sono le convinzioni alla base del proprio sé”. Che palle! Roba da far scappare i neuroni a dorso d’asino. Come vedo me stesso? Io sono una leggenda nella mia mente. Un’audace che cammina lento, controcorrente, fingendo di essere distratto dalle cose che gli accadono intorno, interessato a quel niente che hai da dire. Io non distolgo lo sguardo, io ti guardo fisso negli occhi, e non mi volto più dall’altra parte. Io non tendo sempre ad accentuare i miei difetti piuttosto che i miei pregi, e la pasta la cucino come mi pare a me. Hai capito? Il punto è proprio questo: io non vedo, non ho bisogno di vedere me stesso nello specchio del mondo, perché non provo terrore di essere quello che sono! Io sono uno di quelli che hanno la sensazione che in Italia tutto vada a farsi fottere. Sì, la sensazione di essere costantemente sul punto di dire: Ok. Lasciamo perdere. Basta pensare a come tutto sia corrotto, l’ambiente, l’arte, il governo, la faccenda del Covid-19, qualunque cosa. Io sono quello che vuole riscattarsi dai fanghi parassiti che ci ammorbano. E sono altro, molto altro. Per questo ho avuto l’idea di tenere questo diario, questo blog che espone il fianco alle coltellate di tutti e di tutto. Lo scrivo anche per quelli che non parlano mai con nessuno, che immaginano che nessuno li ascolti, perché pensano che non ci sia nessuno là fuori che abbia voglia di ascoltarli. Tengo questo diario perché un giorno, nel pieno di questa cazzo di pandemia, mi sono svegliato e ho capito che non sarei mai stato normale e mi son detto: e chissenefrega!!? Scrivo perché nessuna vocina nella mia testa mi ha mai detto: non farlo Andre- non scrivere!
Prova a pensare alle sabbie mobili della vita, al barlume predestinato di ciò che ti hanno sempre detto, quello che dovevi fare, come ti dovevi comportare: genitori, insegnanti, esperti, film, libri, riviste e televisione. Influencers… Pensa a tutte le loro mercanzie, all’artificialità e agli artifici del loro linguaggio che ti ingabbia, che ti frusta. Alle loro balle, al loro brulicante brulichio di bruchi.
Ma tu, in realtà lo sai. Da tempo sai che cosa dovevi e devi fare, qual’è il tuo compito. Il tuo obbiettivo è solo quello di farti accettare, sentirti in pace e pensare a qualcosa di grande per la tua vita – e se ti senti confuso, se il tuo lavoro non ti soddisfa, se sei buffo e non riesci a trovarti una ragazza, se sei così stanco di controllare che non ti freghino quando ti danno il resto, e di prestare attenzione a leggere le cose scritte in piccolo, di confondere i tuoi vestiti con il tuo nome e, non ne puoi più della proposta culturale avvilente e svilente della tua stramaledetta città, dell’alfabeto di parole buie che scaturisce dalle bocche spente di chi ti sta vicino, non importa – il tuo unico obiettivo è sempre e solo quello di farti accettare per quello che sei.
Mi capisci? Insomma sei lì con tutti questi pensieri che ti frullano dentro il cervello, magari cerchi conferme, una risposta, e chi ti tocca sentire? Briatore, la Santanchè, Zingaretti, i CinqueCosi, Meluzzi, Albano Carrisi…?!!! Senti di non aver via di scampo, come quando ti accendi l’ultima paglia al contrario, ma infondo al tuo cuore sai che c’è una semplice, un’incredibilmente semplice soluzione: vomitare. Vomita. Sì, rimetti tutto quello che hai dentro, non importa se sei represso e depresso, se provi dolore – non vergognartene – VOMITA. E se ti dicono che c’è qualcosa che non va in te, tu vomita. Vomita il tuo vero io. Parla, canta, balla, dipingi, scrivi, ma fallo!
Questo diario è il mio vomito.
Mi piace l’idea che le mie parole, queste, quelle che stai leggendo, possano insinuare la mente di coloro che non ne possono più di fare tutto il possibile per essere perfetti. Che per qualcuno, le mie parole si rivelino Parole Esatte. La voce di quelle persone che nessuno sente urlare in questo mondo capovolto nella mole delle unanimi approssimazioni.
Ad esempio, mi piace immaginare che tutte le mattine tu, le aspetti, queste mie parole, che le senti arrivare, scorrere lungo le tubature là fuori, venire su dalle fogne… penetrano le pareti della tua bella casa e inseminano il tuo smartphone… ed ecco: le puoi finalmente leggere. Così prendono a scorrere attraverso il lago dei tuoi occhi, risuonano nel tuo cervello, ovunque, come un criminale, come una persona non invitata che gira liberamente per casa tua e si fermi dove vuole. Come un cattivo pensiero in una mente pulita…mi dirigo verso il mobile dove tieni gli alcolici e mi servo da solo, incrocio le gambe sul tavolo del tuo salotto come un cowboy e sorseggio il mio isocianato di metile on the rocks. Do il via alla festa, accendo il tuo stereo: canzoni che non hai mai sentito prima, ma che ti piacciono.
– Sprofondiamo tutti nella stessa merda, ma sai, grazie a un duro allenamento aerobico e a una ferrea dieta ipocalorica ricca di fibre, quella robaccia non ha effetti su di me, ti dico sputando un cubetto di ghiaccio nella tua direzione e tu con un incedere da grosso felide americano, ti fai più vicina. A questa distanza i peli che hai sulle braccia mi ricordano la felce frattale che si crea sgocciolando tintura in una soluzione acquosa di polimero, e te lo dico. Tu ti avvicini ancora di più, producendo un fruscio simile al rumore prodotto dallo sfregamento dei pantaloncini da corsa di un corridore sovrappeso.
–Ci nutriamo delle stesse prede, mi grugnisci incurvando la spina dorsale come un amo, fregandotene del distanziamento minimo di un metro, e giungendo a meno di un millimetro dalla mia faccia.
– Il giorno 13, della mia vita al tempo del Covid-19, quello che sto scrivendo proprio in questo istante è un virus che ucciderà i tuoi buoni propositi e si sostituirà a loro. Pensa a che cosa succederebbe se le mie parole potessero cambiare qualcosa…?
– Questo sarebbe grave. Molto grave!… mi dici, con la voce strozzata dall’emozione. FALLO! Non importa che cosa, ma SCRIVILO ora Andre e non fermarti, ti prego!
È cosi che immagino il momento in cui la mesta quiete iperborea – nelle profondità libranti dello spazio ignoto, in prossimità del punto nella distanza infinita in cui le parallele finalmente si incontrano – l’inizio della tua giornata, poco prima che incominci a leggere le mie parole e poi, poi mi leggi…
Io sono la voce che grida nel vuoto quella che nel silenzio del tuo teatro mastica wafer con gran fracasso quella che si rannicchia pericolosamente sul tuo canceroso cesso pubblico La voce che alla fine ti frega il portafogli
Io sono la voce che chiede: “con permesso”… ti saluta inchinandosi come il fiore acceso dall’estate e quando se ne va lascia le sue impronte di fango sul tuo tappeto buono
Io sono la voce che brucia il tuo cervello e ti strappa le viscere … Sì, la mia voce ti sventra: le tue viscere si immolano sul mio altare e predicono il futuro le tue viscere fumanti e luccicanti svelano la tua natura
Io sono la voce che ti conosce non il tuo nome, ma quello che sei conosco il tuo vero io
Adesso leggimi! O sarà la mia voce a leggere te.
Fine giorno13
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Dashboard Confessional - Alter the Ending
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Ancora adesso sento il profumo dei tuoi vestiti
Freschi di lavatrice
Ancora caldi dall’asciugatrice
(da: Even Now)
1. Get Me Right
Rendimi corretto
   Mi sono trascinato a casa
Zoppicando sulle ossa rotte
Uscendo dalla pineta più fitta
Attraversando i confini delle contee
Fino in cima alle tue scale di legno
So che tu sai aggiustare
So che tu hai visto la luce
So che tu mi renderai corretto
Corretto
Corretto
Corretto
   Possiedo un cuore di peccatore
So che la pioggia vien giù forte
So qual è la valuta
So le cose di cui avrai bisogno
Spero che lui senta le mie preghiere
Vedo che ti tagli i capelli
Conosco il tipo di persona che ti salva
So che tu mi renderai corretto
Corretto
Corretto
Corretto
   Ma Gesù, sono precipitato
Non mi turba la pioggia
Se incontro il creatore, incontro il creatore pulito
Ma Gesù, la verità è che faccio davvero fatica a credere che incontrerò il creatore
Ho bisogno del creatore
   Che mi guarisca dal dubbio che ho nel sangue
E mi prosciughi dai peccati che amo
E tiri via da me l’incredulità
Lo so che dovrebbe venirmi facile, ma mi resta dentro
Combatte e mi divora
Mi si rannicchia di fianco
Sussurrando mi convince che quello che penso è corretto
Corretto
Corretto
Corretto
Corretto
Corretto
Corretto
Corretto
Corretto
Corretto
Corretto
Corretto
       2. Until Morning
Fino al mattino
   Era l’anno che ho fatto l’incidente in moto
Mi pare fosse d’estate
Mi pare che tu hai sussurrato
“Quand’è che ti risvegli?
Quand’è che ti risvegli?”
Caro, prendi queste e infilatele sotto la lingua
Piccoli semi di reinvenzione
Nelle mani degli angeli e della medicina dell’uomo moderno
   Aspetta un attimo
Dimmi che non è finita
Resta qui quanto basta
   Se questo è il paradiso o è solo un avvertimento
Di’ che rimarrai con me
Fosse anche solo fino al mattino
Se è finita, perché è così difficile?
Tu di’ che rimarrai con me ancora una notte
   Resta qui
E possiamo ricominciare da capo
E potremmo farci nuovi
Ci sentiranno gridare
“Quand’è che ti risvegli?
Quand’è che ti risvegli?”
Paura?
Beh, paura ce l’hanno tutti
Tu fammi un segnale quando sei pronta
Nelle mani degli angeli dormi beatamente, dormi beatamente
   Aspetta un attimo
Dimmi che non è finita
Resta qui quanto basta
   Se questo è il paradiso o è solo un avvertimento
Di’ che rimarrai con me
Fosse anche solo fino al mattino
Se è finita, perché è così difficile?
Tu di’ che rimarrai con me ancora una notte
   Se sei in fuga dai tuoi segreti, non te li faccio portare dietro
Sono pronto
Ce la posso fare
Non devi per forza portarteli addosso tutti tu
C’è una via d’uscita se vuoi entrare in una fine o un nuovo inizio
Devi solo trovarla con le tue forze
   Se questo è il paradiso o è solo un avvertimento
Di’ che rimarrai con me
Se è finita, perché è così difficile?
Tu di’ che rimarrai con me ancora una notte
Ancora una notte
Ancora una notte
Fosse anche solo fino al mattino
Ancora una notte
Ancora una notte
Ancora una notte
Fosse anche solo fino al mattino
Fosse anche solo fino al mattino
Fosse anche solo fino al mattino
       3. Everybody Learns from Disaster
Tutti imparano dai disastri
   Abbiamo girato la costa in lungo e in largo
Alla fine non c’era più un angolo di costa da visitare
Abbiamo provato ogni singola strada
Tanto per vedere quale ci portava più lontano
Vivevamo da fuggitivi, anche se non c’era nessuno a darci la caccia
Guardavamo se trovavamo l’amore
E flirtavamo con il disastro
Mentre il mondo svanisce
   Siamo rimasti sotto il sole troppo tempo
Ci siamo presi una scottatura tremenda
Beh, tutti imparano dai disastri
Siamo rimasti fuggitivi troppo tempo
Sperando di non fare mai più ritorno
Beh, tutti imparano dai disastri
Abbiamo visto il sole bruciare in un cumulo di ceneri
   Siamo andati verso le pianure
E siamo andati a dormire quando eravamo stanchi
Abbiamo dormito in due su una panchina
E ci siamo stati in tre sotto le coperte
Ci erano rimasti giusto i soldi per fare un pieno e riempire il frigo
E abbiamo acceso di sogni il furgone
Dopo che il sole è bruciato in un cumulo di ceneri
E il mondo svanisce
   Siamo rimasti sotto il sole troppo tempo
Ci siamo presi una scottatura tremenda
Beh, tutti imparano dai disastri
Siamo rimasti fuggitivi troppo tempo
Sperando di non fare mai più ritorno
Beh, tutti imparano dai disastri
Abbiamo visto il sole bruciare
Abbiamo visto il sole bruciare
Abbiamo visto il sole bruciare
Abbiamo visto il sole bruciare in un cumulo di ceneri, di ceneri
Abbiamo visto il sole bruciare
Abbiamo visto il sole bruciare in un cumulo di ceneri
   Siamo rimasti sotto il sole troppo tempo
Ci siamo presi una scottatura tremenda
Beh, tutti imparano dai disastri
Abbiamo visto il sole bruciare
Abbiamo visto il sole bruciare in un cumulo di ceneri, di ceneri
   Abbiamo visto il sole bruciare
Abbiamo visto il sole bruciare in un cumulo di ceneri
       4. Belle of the Boulevard
La bella del boulevard
   In un bar di quartiere
Fuori sul viale
Il suono di una vecchia chitarra ti impedisce di sprofondare
E ce n’è di strada ad arrivare sul fondo
Ce n’è di strada
   Ti rifai vedere come se non avessi subito il colpo
Racconti una barzelletta sporca
Lui ti tocca la gamba e pensa che ormai è quasi fatta
Per ora lo lasci fare
Solo questa volta, solo per adesso
E in men che non si dica, è finita
   Non girarti dall’altra parte
Asciugati le lacrime, asciugati le lacrime
Non aver paura o tenerti tutto dentro, tutto dentro
Quando cadi a pezzi
Asciugati le lacrime, asciugati le lacrime
La vita è sempre dura per la bella del boulevard
   Con tutti i tuoi anelli d’argento
Con tutte le cose di seta
Quella canzone che canti dolcemente ti evita di distruggerti
E ce n’è di strada ad arrivare sul fondo
Ce n’è di strada
   Tornando qui non ti senti mai persa
Ti scrolli di dosso i brividi
Bevi qualcosa per farti venire coraggio
Ti rendi conto?
Solo questa volta, solo per adesso
E in men che non si dica, è finita
   Non girarti dall’altra parte
Asciugati le lacrime, asciugati le lacrime
Non aver paura o tenerti tutto dentro, tutto dentro
Quando cadi a pezzi
Asciugati le lacrime, asciugati le lacrime
La vita è sempre dura per la bella del boulevard
   Ti prego, tieni duro, va tutto bene
Ti prego, tieni duro, va tutto bene
Ti prego, tieni duro
   In un bar di quartiere
Fuori sul viale
Il suono di una vecchia chitarra ti salva
   Non girarti dall’altra parte
Asciugati le lacrime, asciugati le lacrime
Non aver paura o tenerti tutto dentro, tutto dentro
Quando cadi a pezzi
Asciugati le lacrime, asciugati le lacrime
La vita è sempre dura
Aspetta ché ti asciugo le lacrime, ti asciugo le lacrime
Non girarti dall’altra parte
Aspetta ché ti asciugo le lacrime, ti asciugo le lacrime
Non aver paura o tenerti tutto dentro, tutto dentro
Quando cadi a pezzi
Aspetta ché ti asciugo le lacrime, ti asciugo le lacrime
La vita è sempre dura per la bella del boulevard
       5. I Know About You
Io so cos’hai fatto
   Io li riconosco i guai quando i guai cominciano
E li riconosco i segnali di un cuore che si allontana
E le riconosco le avvisaglie di un doppio gioco
Vedo che intorno a te sorgono dei sospetti
Le riconosco le chiacchiere che si fanno strada
Li riconosco i muri che squillano e ripetono
Li riconosco i segreti che dovevano custodire
E vedo che sorgono dei sospetti
   È un peccato, lo so
Ma ci vuole un sacco a scrollarselo di dosso
Quando le pazzie del weekend ti restano appiccicate come il fumo sui vestiti
E la vergogna che ne deriva aumenta quando lo dici piano piano in un bisbiglio
Ma tutti i muri hanno le orecchie, mia cara
E tutte le cose brutte diventano risapute
E io so cos’hai fatto
Io so cos’hai fatto
   Lo riconosco il soffitto quando comincia a bruciare
La riconosco la stagione quando comincia a cambiare
E li riconosco i modelli che imparano a seguire i cattivi
E vedo che intorno a te sorgono dei sospetti
Lo riconosco il sipario e il modo in cui cala
Lo riconosco il fardello e il dolore che causa
Riconosco che sei dispiaciuta per qualcosa, ma non so perché
   È un peccato, lo so
Ma ci vuole un sacco a scrollarselo di dosso
Quando le pazzie del weekend ti restano appiccicate come il fumo sui vestiti
E la vergogna che ne deriva aumenta quando lo dici piano piano in un bisbiglio
Ma tutti i muri hanno le orecchie, mia cara
E tutte le cose brutte diventano risapute
E io so cos’hai fatto
Io so cos’hai fatto
   È un peccato, lo so
Ma ci vuole un sacco a scrollarselo di dosso
Quando le pazzie del weekend ti restano appiccicate come il fumo sui vestiti
E la vergogna che ne deriva aumenta quando lo dici piano piano in un bisbiglio
Ma tutti i muri hanno le orecchie, mia cara
E tutte le cose brutte diventano risapute
E io so cos’hai fatto
Io so cos’hai fatto
Io so cos’hai fatto
Io so cos’hai fatto
       6. Alter the Ending
Altera il finale
   So che ieri è passato
E non mi tornerà più indietro
Ma alla fin fine mi manca
Non dura mai davvero quanto volevamo che durasse
Ci saranno vari colpi di scena a strattonarci e lacerarci
Ma ci vediamo ancora una volta dove eravamo partiti
Perché mi manchi
   Magari abbiamo avuto ragione a tirare avanti, a tirare avanti
Anche quando ci dicevamo che ne saremmo usciti a pezzi
Prendilo come un segno che possiamo ancora continuare
Che il nostro posto è ancora insieme
Anche quando il peggio deve ancora arrivare
   Stiamo solo aspettando che il sole diradi la foschia
Perché non vediamo dove siamo finiti da dove eravamo partiti
Dove abbiamo deviato e dove invece dovremmo essere
Ci saranno cenere e polvere a ricoprirci
Ma io ti tengo pulita
E ci vediamo dove eravamo partiti ancora una volta
   Magari abbiamo avuto ragione a tirare avanti, a tirare avanti
Anche quando ci dicevamo che ne saremmo usciti a pezzi
Prendilo come un segno che possiamo ancora continuare
Che il nostro posto è ancora insieme
Anche quando il peggio deve ancora arrivare
   Poi quando arriva domani
E facciamo a vedere a tutti quello che non ci potranno mai portare via
   Magari abbiamo avuto ragione a tirare avanti, a tirare avanti
Anche quando ci dicevamo che ne saremmo usciti a pezzi
Prendilo come un segno che possiamo ancora continuare
Che il nostro posto è ancora insieme
Anche quando il meglio deve ancora arrivare
   Poi quando arriva domani
E facciamo a vedere a tutti quello che non ci potranno mai portare via
Poi quando arriva domani
E facciamo a vedere a tutti quello che non ci potranno mai portare via
       7. Blame It on the Changes
Dai la colpa ai cambiamenti
   Mi corico, non riesco a dormire
Le solite cose che mi circolano in testa
Fisso il soffitto dal mio lato
Allungo un braccio, sei lì di fianco
Ma ti sei persa tra i dettagli
Aspetto la fine di una lunga nottata
   Puoi dare la colpa ai cambiamenti
Io posso prenderla comunque sia
Ci siamo persi
Ma abbiamo entrambi ritrovato la consapevolezza che ne abbiamo più bisogno che mai
Ce la facciamo a puntare i piedi?
Ce la facciamo a salvare la storia?
Affondare i denti e strapparla a pezzi?
Ce la facciamo a tener botta?
Ce la facciamo a resistere?
Perché ho bisogno di te più di quanto immagini
   Giochiamo come se non lo sapessimo
Mentiamo entrambi, ma non diamo a vedere
Che sta cambiando qualcosa dentro di noi
Partiamo sulla stessa carreggiata
La stessa strada, lo stesso nome
Ma qualcosa di invisibile ci separa
   Puoi dare la colpa ai cambiamenti
Io posso prenderla comunque sia
Ci siamo persi
Ma abbiamo entrambi ritrovato la consapevolezza che ne abbiamo più bisogno che mai
Ce la facciamo a puntare i piedi?
Ce la facciamo a salvare la storia?
Affondare i denti e strapparla a pezzi?
Ce la facciamo a tener botta?
Ce la facciamo a resistere?
Perché ho bisogno di te più di quanto immagini
Perché ho bisogno di te più di quanto immagini
Perché ho bisogno di te più di quanto immagini
   Non fuggire, non fuggire
Perché ho bisogno di te più di quanto immagini
Non fuggire, non fuggire
   Puoi dare la colpa ai cambiamenti
Io posso prenderla comunque sia
Ci siamo persi
Ma abbiamo entrambi ritrovato la consapevolezza che ne abbiamo più bisogno che mai
Ce la facciamo a puntare i piedi?
Ce la facciamo a salvare la storia?
Affondare i denti e strapparla a pezzi?
Ce la facciamo a tener botta?
Ce la facciamo a resistere?
Perché ne ho più bisogno che mai
Perché ho bisogno di te più di quanto immagini
       8. Even Now
Ancora adesso
   Ancora adesso sento il profumo dei tuoi vestiti
Freschi di lavatrice
Ancora caldi dall’asciugatrice
   Ancora adesso sento il profumo della tua pelle
Mentre ti avvolgo in un asciugamano
Ti corico sul letto e cerco di amarti
   Ancora adesso sento le tue braccia
Sento il tuo seno
Sento le tue canzoni
E riesco sempre a ritrovarti
   Ancora adesso sento la tua mano delicata sulla mia
Quasi priva di alcun peso
   Ancora adesso sento i tuoi occhi
Che mi guardano mentre strimpello a notte fonda
   Ancora adesso ti vedo sorridere
Ti sento fischiettare
Ti sento cantare
E riesco sempre a ritrovarti
   Anche nel buio della notte
Anche con la luce più fioca
Anche col mondo fuori che continua a girare
   Ancora adesso sento i tuoi capelli che mi strofinano la guancia
Seduti entrambi su una sola sedia
   Ancora adesso sento la tua faccia appoggiata sul petto
Lotti col sonno e finisci per perdere
   Ancora adesso ti vedo dormire
Ti vedo sognare
Ti vedo volare
E riesco sempre a ritrovarti
E riesco sempre a ritrovarti
       9. The Motions
I movimenti
   Dalle piccole fitte ai bruciori impetuosi
Sono i segnali dei miei nervi che muoiono
Scottati dal caldo delle tue forme e delle tue curve
In un fuoco che riuscirebbe ad abbrustolire la terra
   Faccio le cose come un automa
Faccio le cose come un automa
Faccio le cose come un automa
Come un automa, ma non mi ricordo come si fa a provare qualcosa
   Se è questione di chimica
Eh, se è questione di chimica
Eh, se è questione di chimica
Eh, se è questione di chimica
Allora non ho paura di essere legato agli impulsi della scienza
Se è questione di chimica
Eh, se è questione di chimica
Eh, se è questione di chimica
Eh, se è questione di chimica
Allora non mi vergogno di essere schiavo degli impulsi
   Dalle piccole scariche alle saette che schizzano
Sono i segnali della mia stazione vertebrale
Inviati lungo i fili e le pieghe dei cavi
A una rivolta nel mio lobo frontale
   Faccio le cose come un automa
Faccio le cose come un automa
Faccio le cose come un automa
Come un automa, ma non mi ricordo come si fa a provare qualcosa
Da quando le mie mani ti hanno accarezzata
Nient’altro riuscirà più a farmi dare una calmata ormai
   Se è questione di chimica
Eh, se è questione di chimica
Eh, se è questione di chimica
Eh, se è questione di chimica
Allora non ho paura di essere legato agli impulsi della scienza
Se è questione di chimica
Eh, se è questione di chimica
Eh, se è questione di chimica
Eh, se è questione di chimica
Allora non mi vergogno di essere schiavo degli impulsi
   Da quando le mie mani ti hanno accarezzata
Nient’altro riuscirà più
Da quando le mie mani ti hanno accarezzata
Nient’altro riuscirà più
Da quando le mie mani ti hanno accarezzata
Nient’altro riuscirà più a farmi dare una calmata ormai
       10. No News Is Bad News
Nessuna nuova, cattiva nuova
   Sono qui seduto ad ammirare la tua pausa
Come fai a essere così sicura
Che i nostri peccati non siano l’inizio di qualcosa di interamente divino?
   Non mi piace come suona la faccenda
Nessuna nuova significa cattiva nuova
E tutto tace
E il tuo aspetto non tradisce cosa custodisci o nascondi
Pareti più ampie non hanno protetto niente o nessuno
Nel modo in cui proteggerò io il tuo cuore oberato
   Lo so che ci vai molto cauta, perché mi sono già scottato
E so che queste cose ti rendono cauto
E so che i tuoi sintomi sono complicati dal fatto di dover resistere all’impulso
   Ma se sei da sola, ti senti sola?
Beh, non hai più bisogno di sentirti sola
   Non mi piace l’aspetto che ha la faccenda
Senza di te, non c’è verità
Ma tutti i miei dubbi sulla mia fiducia non tradiscono come mi sento dentro
Pareti più ampie non hanno protetto niente o nessuno
Nel modo in cui proteggerò io il tuo cuore che batte
   Lo so che ci vai molto cauta, perché mi sono già scottato
E so che queste cose ti rendono cauto
E so che i tuoi sintomi sono complicati dal fatto di dover resistere all’impulso
   Ma se sei da sola, ti senti sola?
Beh, non hai più bisogno di sentirti sola
   Sono qui seduto ad ammirare la tua pausa
Come fai a essere così sicura
Che i nostri peccati non siano l’inizio di qualcosa di interamente divino?
   Non mi piace come suona la faccenda
Nessuna nuova significa cattiva nuova
Non mi piace come suona la faccenda
Nessuna nuova significa cattiva nuova
Non mi piace come suona la faccenda
Nessuna nuova significa cattiva nuova
Non mi piace come suona la faccenda
Nessuna nuova significa cattiva nuova
       11. Water and Bridges
Acqua e ponti
   Ci sono cose che so che avrei dovuto accennare prima
Ma non sapevo come farlo
Mi dispiace di averti perduta
Non pensavo che questa cosa potesse frapporsi tra di noi
So che ormai si va di acqua e ponti
Ma che senso ha portarsi dietro questo peso?
Queste parole mi stanno distruggendo
   E ce n’è di che spezzare la schiena
È davvero durissima da accettare
Ma la sto pagando dato che ho fatto scappare la mia ragazza
Ed è indice di un uomo solenne
Trarrò il meglio dal meglio che posso fare
E per me sarà un bene se mai avrò la mia occasione
   Quella faccia… so esattamente a cosa pensi
Ma sono certo che stavolta sia diverso
Ed è per questo che non posso far finta che sia tutto sistemato
So di averci già provato fin troppo
Ma che senso ha portarsi dietro questo peso?
Queste parole ci stanno distruggendo
   E ce n’è di che spezzare la schiena
È davvero durissima da accettare
Ma la sto pagando dato che ho fatto scappare la mia ragazza
Ed è indice di un uomo solenne
Trarrò il meglio dal meglio che posso fare
E per me sarà un bene se mai avrò la mia occasione
   Ah, salvami dalla vita grigia
Ah, salvami dalla vita grigia
Ho pagato il prezzo con l’anima
Ah, salvami
   E ce n’è di che spezzare la schiena
È davvero durissima da accettare
Ma la sto pagando dato che ho fatto scappare la mia ragazza
Ed è indice di un uomo solenne
Trarrò il meglio dal meglio che posso fare
E per me sarà un bene se mai avrò la mia occasione
Se mai avrò la mia occasione
Se mai avrò la mia occasione
Se mai avrò la mia occasione
       12. Hell on the Throat
Un inferno in gola
   Un filo di ciocche a indicare il sentiero
Nessuno ha detto che sarebbe stato facile
Devo ammettere che avevo pensato che il rischio fosse meglio remunerato nelle stagioni più giovani
Ma tutti questi anni al freddo mi hanno reso la gola un inferno
E tutto quello che dico brucia come cenere
   È difficile sentirsi a casa con una ragazza o in una canzone nelle pieghe di un inverno che ti strozza
È strano perdersi
Ancora più strano sentirsi a casa tra le curve delle corde di un filo
   Lungo la via i tornanti sono bruschi
Nessuno ha detto che sarebbero stati facili
Devo ammettere che pensavo che il viaggio fosse meglio fatto nelle stagioni più giovani
Ma tutti questi anni di ricerca hanno reso uomo uno sciocco
E tutte le parole che dico sono risolute
   È difficile sentirsi a casa con una ragazza o in un salmo nel caso di un credente egoista
È strano perdersi
Ancora più strano sentirsi a casa tra le curve delle corde di un filo
   È difficile sentirsi a casa con una ragazza o in un salmo nel caso di un credente egoista
È strano perdersi
Ancora più strano sentirsi a casa tra le curve delle corde di un filo
   E quando la strada avrò percorso dall’erba alla tomba
Io ti amerò ancora
E quando la sabbia sarà trasformata in vetro
E tutto quello che rimarrà sarà il passato
Io ti amerò ancora
       13. Truth of the Matter
La verità
   Sopra la staccionata
Il piede fa leva sulla grata
E poi si appiglia alla corda
Chissà se lo regge il mio peso
Ma anche se si sfilaccia
Persino scalando questi muri
Credo che insorgono guai
E credo che una maledizione mi tiene tra le braccia di lei
E la verità è che ovunque ci sei tu
   Precedo le grida di uno o due miglia
Se salpo verso ovest
Chissà se ci arrivo alle rotaie
Ma anche se non ci riesco
Anche se mi riportano indietro
Credo che insorgono guai
E credo che una maledizione mi tiene tra le braccia di lei
E la verità è che ovunque ci sei tu
E la verità è che ovunque ci sei tu
Ovunque tu, ovunque tu
   Ma anche se sono in salvo
Anche se riesco a uscirne
Credo che insorgono guai
E credo che una maledizione mi tiene tra le braccia di lei
E la verità è che ovunque ci sei tu
E la verità è che ovunque ci sei tu
E la verità è che ovunque ci sei tu
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Scritto da me
E ho deciso di scrivere per me, la dedico a te ma è per far star bene me. È una contraddizione lo so, ma ho bisogno di star bene, tu mi fai star bene, ma ora non sei più qui con me. Avrei voluto fare tante cose con te. Avrei voluto dormire un'intera notte e svegliarmi al tuo fianco. Trovarmi tra le tue braccia e sentire il tuo respiro sui miei capelli. Avrei voluto farti vedere quanto eri bello dai miei occhi. Avrei voluto fare altri mille litigi con te, solo per poterti dire le cose che pensavo e poi rimangiarmele. Tanto non sarebbero mai state vere. Avrei voluto portarti ovunque. A me importava solo averti vicino e basta. Il resto era nulla. Ma per te il resto è stato tutto. Avrei voluto dirti tante cose, forse fin troppe. Cose che ancora ho dentro e che mai farò emergere. Tu invece hai preferito l'oblio , il silenzio. Ti avrei detto :“perché hai mollato? ” o tipo :“come fai ad essere cosi indifferente ?”.. si, qualcosa del genere. Avrei voluto vederti quel pomeriggio sai? Quello in cui tu avevi deciso di continuare la tua vita senza me, che avevi bisogno di stare solo. E invece no, hai bisogno di una persona che ti faccia star bene, che non ti crei problemi perché ne hai già abbastanza. Sapevi già che sarebbe accaduto …insomma.. che te ne saresti andato? Quante cose che avrei ancora da dirti, da fare insieme a te. Che avrei voluto dirti , che avrei voluto fare, con te. Quante cose ormai perse. Quanti conti che non tornano. Quante, troppe le domande che percorrono la mia mente. Spesso mi convinco che ad amare ero solo io, che i miei occhi oscuravamo la persona che eri, facendo solo vedere quello che sembravi. Quel giorno, avrei voluto dirti tante cose, ma tu sei scappato. Scivolato dalle mie mani. Com'è ora il mondo che ti circonda? È come lo desideravi? Senza di me non so come si vive. Senza un peso come me. Mi piacerebbe saperlo. Avrei voglia di vederti. Per qualche secondo. Qualche volta, di sfuggita. Avrei voglia di scoprire che luce nuova c'è nei tuoi occhi. Avrei voluto fare tante cose insieme a te. Avrei voluto.. se solo tu avessi avuto la stessa voglia che avevo io, se solo te ne fosse importato di me. Mi avevi accanto solo per riempire un semplice spazio vuoto, io invece per non sentirmi più vuota … ora capisci? Ma che poi a me ci tieni, sei riuscito a dirmi ti amo dopo tutto quello che stai passando, mi hai dimostrato che per qualcosa stai lottando, forse per qualcuno. Non capisco il tuo “tornerò”, ma tra tanto. Ma continuamo a scriverci. È una contraddizione. Ho saputo che ai tuoi amici hai detto che vuoi passare l'estate da solo. Pure questa. Io ti aspetto, a braccia aperte, pronta a stringerti. In un giorno lontano, molto lontano. Mi manchi ma io non ti manco, o forse ti manco? E se ti manco, perché non me lo dici che ti manco? E se tu mi manchi, perché non ti scrivo che mi manchi? Non ti scrivo che mi manchi perché ho paura di non mancarti, ma se per caso ti manco, scrivimi, perché tu mi manchi. Da morire. Fa male, fa male da morire senza di te. Ho promesso a te di non piangere, ma non c'è l'ho fatta. Sei l'unico pensiero che ho nella testa. Ho pianto di notte. Ma continuavo a ripetere, devo essere forte per lui. Un appoggio, un punto di riferimento. Non riesco e non voglio cambiare pagina. E se ci riesco, sei il titolo di ogni capitolo. Ti penso sempre. Non so dove non so come ma con te. Ti aspetto, fa male ma ti aspetto. Il mio sguardo è perennemente sulla tua chat, in attesa di un online e subito dopo sta scrivendo… ma fa male. E se poi mi illudo? Mi illudo che tu sei preso per me, quando invece capisci che senza me si sta meglio. Senza un peso sulle spalle? Ti aspetto, fa male ma ti aspetto. Ti amo e ti aspetto. Questo l'ho scritto ormai qualche giorno fa. Se ora ci penso la mia versione non è più così. Ho capito che il tuo ritorno è sempre più lontano. Io ci spero, ma è impossibile. Adesso mi rendo conto di quanto sei importante per me l'ho sempre saputo, ma non l'ho mai capito. Ho dovuto perderti per arrivarci. E queste cose ho deciso di scriverle perché so che non mi vuoi più vedere, perché non vuoi farmi star male, ma hai cannato proprio in pieno. Sto solo meglio se ti vedo. Devo dirtelo, mi manchi. Scusa se ho sbagliato. Scusami se mi sono innamorata. Scusami se ti ho perso. Scusami se non riesco mai a cambiare. Scusami se sono pesante, ma io ci provo a credere nel tuo ritorno. E se vuoi passare l'estate da solo, dimmelo, almeno non soffro io. Scusa se non sono quello che volevi te, ma non so lasciarti andare. Scusa se ti ho visto nel mio futuro e ci stavi così bene. Ancora scusa, scusa, scusa forse è troppo tardi ma ti chiedo scusa! Però ti prego, dimmelo se ti manco. Come hai fatto quel pomeriggio, dimmelo se sono uno stress 💘, dimmelo ancora che apprezzi tutto di me perché mi fai solo sorridere, per qualche minuto smetto di piangere. E se un pomeriggio non sai cosa fare, e miracolosamente hai la benz-😘😘-, vieni da me, sarò sdraiata sul divano o sul letto, a provare a far girare quel cazzo di spinner e a pensarti. Non preoccuparti, vieni quando vuoi, non farti problemi. Fra, io posso capire che sei in una situazione difficile, ma continuare a correrti dietro no. Scusa ma devvero. Sarà compito tuo decidere se mi vuoi 1 vicino e per seconda cosa da “amica” o fidanzata. E fra, ricordati una cosa, non sei una merda. Sei un ragazzo fantastico, col cuore d'oro che sta superando un periodo difficile da solo. Hai bisogno di una persona che ti capisca veramente, una persona con la quale parli veramente di tutto, hai bisogno di sfogarti, metti caso che ti sfoghi con -zioopera- io sono felice di conseguenza, perché voglio solo il tuo bene. Volere il tuo bene fino a fare il mio male, ricordatelo. Vorrei dedicare il tuo sorriso alle stelle poi fermare il tempo e ritrovarci soltanto noi. Nonostante tutto spero sarai felice ora noi boh non so tu mi odi o altro io vado a momenti non so, è un fottuto casino però sento che manca quella parte di me davvero, sento che manchi te. Grazie per i mille sorrisi, per i mille pianti di questo tempo grazie per l'affetto e la sopportazione spero un giorno tornerà tutto come era. Resti la parte più bella della mia vita. Sei un ragazzo forte e sei unico davvero! Meriti tanto nella tua vita, spero starai bene che vadi a posto scuola e anche in famiglia. Davvero non hai fallito per nulla tu con me hai fatto centro in tutto cio di cui avevo bisogno. E conoscersi così, per caso. E amarsi così, per caso. E lasciarsi così, per cosa? Se è destino tornerà. Se sai aspettare l'amore torna, torna e resta. Grazie dell'ascolto, scusami se sono uno stress ti voglio bene. Non è vero, ti amo. Ti auguro il meglio, qualsiasi sia la tua scelta. Buongiorno tesoro 💫
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voocoder · 5 years
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La prima di tante.
A Girasole, sperando in un sorriso.
-Giulio.
Vi ho annoiato tanto parlando di Arte, Poesia e Amore.
Ma ahimè, ho un’ultima personificazione.
Girasole.
Non è forse una cosa comune pensare che un girasole sia felicità?
La vostra mente, in questo caso, deve andare oltre, perché state per conoscere un girasole diverso.
Bellissimo cazzo, ve lo giuro.
Ma una domanda sorge spontanea.
Se è diverso dall’essere girasole, allora è giusto intenderlo “girasole” inteso come girasole stesso?
Lei è Girasole, è oltre.
Ti ricordi di quando ti parlavo di quel famoso” quid” in più?
Tu hai quel quid in più rispetto ad ogni altro tuo simile.
Un quid enorme, sia chiaro.
Io te lo dicevo.
Ci provano a copiarti, ci provano perché l’hanno capito anche loro che sono di meno rispetto a te.
E falliscono Girasole, falliscono miseramente.
Tu sei Tu in tutti i tuoi gesti, e questi dicono tanto di una persona, dicono tanto di te.
E quelli come fanno ad imitarli?
E poi come fanno a copiarti il sorriso?
Lascia perdere, hanno perso in partenza.
Te lo dice uno stupido ragazzo di terzo superiore che osserva costantemente il mondo.
Che non ha niente da fare se non indossare maschere e vedere quale siano le più belle.
Ma tu questo, lo sai già.
Tu sai tanto di me ma sai poco di te Girasole.
È come se non ti conoscessi.
Io sono qui per provare a spiegarti cosa le altre persone vedono in te.
Sapete bene, io amo farlo.
Le altre persone ti guardano, e non diciamoci stronzate, la prima cosa che tutti notano di te sono gli occhi.
E anch’io, non sono escluso.
Ma sai, ciò che differenzia me da gli altri... è che... sai, gli occhi sono la prima cosa che guardo, di tutti.
E aspetta, prima di pensare che anche tu (lettore) lo fai, fammi finire.
Perché si, io guardo subito gli occhi, ma li guardo con intento diverso.
Li guardo per capire chi sei, chi ho davanti.
Sai Girasole, non te l’ho mai detto, ma una cosa è certa: mi intrufolo dentro le persone per capirle a pieno, sono empatico.
Già sapete e anche tu sai.
Quello che però ancora vi manca, e che io intenzione di spiegarvi ora: è una parte fondamentale degli occhi.
Vi ho spiegato l’intento con cui li osservo fin dal primo sguardo, ma non il perché.
Perché proprio gli occhi per primi?
Perché non posso provare a capirti un’altra volta ma tengo tanto a farlo la prima?
Sai Girasole, l’essere umano è imperfetto, è distratto, e tu sai, a me serve proprio la sua distrazione. Mi serviva la tua.
Quando conosci una persona per la prima volta, quella mica ci pensa che davanti a sé ha un Osservatore. No. Tende a presentarsi, dimenticando di proteggersi.
Ed ecco, Girasole, perché io ti ho subito guardato gli occhi, di cui ancora una volta, non intendo nemmeno spiegarvi il loro colore.
Sono belli perché sono un continuo specchio con la sua anima.
Lui è bello tutto.
E poi dai diciamocelo, come può un girasole essere brutto all’esterno? Non può.
Ma è superficiale dirlo, giusto?
E il nostro Girasole non va d’accordo con le persone superficiali.
Vi giuro, se pensate anche solo per un momento che sia bello esteriormente (com’è giusto che sia) allora preparatevi perché sto per dirvi che quello che si cela all’interno è pura favola.
Lei questo però, non lo ha ancora capito.
Sapete... non mi soffermo mai sull’universale.
Anche tu lo sai.
Voglio il particolare.
Per questo noto tutti i tuoi gesti, le tue movenze e il tuo modo di vestirti.
Niente è casuale, mai.
E sai, Girasole, io sono silenzioso ad osservarti.
Per questo quando ti ho sentito pronunciare la “s” per la prima volta, non ho detto assolutamente niente.
E tu dai, un po’ non te lo aspettavi.
Ma sapevo che in fondo, tu di banale non hai niente e non vuoi niente.
Sapevo che stronzate come “oddio ti prego dì: “sono solo stasera senza di te” non ti avrebbero fatto piacere.
Ma tu sai, ci sono molte persone che, essendo teste vuote, essendo “dormienti” (come citava il grande Eraclito), vivono per queste cose.
Vivono per le loro particolarità, e se qualcuno dovesse mai notarle senza commentarle con queste stronzate, probabilmente ci resterebbero male.
Vivono per sé stessi, per battute di poco conto, vivono per l’alcol, per il “che cazzo me ne fotte”
Tutti improvvisamente Re e regine del mondo.
Tutti, ma non tu.
Per fortuna lo sai e lo so anch’io che sei diversa dai dormienti.
Una volta mi dicesti che ti stavo sopravvalutando troppo, e io in quel momento mi fidai.
Ma ecco, ora capisco e ripeto che tu, Girasole, non ti conosci per niente.
O meglio, non conosci il mondo.
Aspetto con ansia che tu cresca, anche magari di qualche centimetro, per vedere meglio cosa hai attorno e ricrederti su te stessa.
Ti ricordi la fatidica domanda?
“Perché provi questo sentimento di affetto verso di me?” (Tu sai, dire “mi vuoi bene” non mi piace per niente)
Tu mi paragonasti ad un gelato e non sapevi nemmeno come spiegarlo.
Ed è lì, Girasole, che dovevi necessariamente renderti conto di ciò che sei.
Perché nessuno avrebbe risposto così.
Così su due piedi.
Nessuno avrebbe confermato la mia filosofia senza prima una spiegazione da parte del sottoscritto.
Nessuno, a parte te Girasole.
E ci tengo a precisare che sei Personificazione, capisci?
Per me, Personificazione significa “non ti dimenticherò mai”.
E tu sai, chi mi conosce sa.
Non dico mai cose a caso se non ne sono sicuro.
Io non ti prendo in giro, tra un anno parto, finisco l’ultimo anno qui e poi ripartirò.
I rapporti saranno via via più scevri, ma tu, Girasole,
mai scevro sarai nel mio cuore.
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mymisterhide · 6 years
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wednesday 14th, november, 2018
01.23 am
Buonanotte dottoressa. Sono giornate molto intense queste, studio, autobus, persone, fracasso generale. Mi sento molto immerso nella vita quotidiana, d’altronde è quello che sto cercando di fare, per recuperare tutto il tempo che ho perso quando ero piccolo e la mia ansia non mi permetteva di essere la persona che in realtà volevo essere, diciamo che mi sto vendicando, se così si può dire. Ieri ho conosciuto una persona particolare, a Reggio, una persona che, seppur non mi piaccia, mi porterò nel cuore, ne sentirò la mancanza. Aiuto! Dottoressa! Quanto soffro la separazione! Mi rendo conto che sì, è il mio punto debole, è dolorosissimo! Le persone non mi interessano per come sono, ma per quanto mi mancheranno. Quando sto bene con una persona me ne accorgo, ma è quando se ne va che sento davvero il dolore. È come se ogni persona che arriva e piomba nella mia vita, che sia giusto per dieci secondi, per uno sguardo, o per una decina d’anni, si porta con se il dolore che mi arrecherà una volta che se ne sarà andata, che avrà chiuso quella porta. Non mi dimentico quel giorno, quel giorno in cui la mia tata Monica, la persona che insieme a mia madre mi ha cresciuto, e a cui devo gran parte dei mie comportamenti, di determinate idee, e pensieri, giusti o sbagliati che siano.
Un giorno mi venne a prendere all’asilo. Era pomeriggio, mi ricordo bene. Avevo voglia di tornare a casa, per me la casa ha sempre rappresentato un nido in cui rifugiarsi per pensare, per riflettere, per mettere insieme tutte le cose di cui si è fatta esperienza durante il giorno, per ragionare, e trarre qualche insegnamento magari, o semplicemente constatare qualcosa di doloroso, o di felice, un luogo in cui fare scoperte, in cui fissare il soffitto, o il muro, o il letto, per potersi completamente immergere nei propri pensieri, e non essere disturbati da nessuno. Ebbene erano questi i miei pomeriggi, eravamo soltanto io e la mia testa. Alle elementari arrivavo a casa da scuola e non mi toglievo neanche lo zaino, o almeno così racconta la mamma. Mi coricavo sul divano e fissavo il soffitto, con lo zaino sulle spalle, la giacca se faceva freddo, drogato dai pensieri, perché dovevo capire il perché mi era successo quello e non questo, il perché stavo bene o male, dovevo sapere come funzionava ogni cosa, tutto doveva essere SOTTO IL MIO CONTROLLO, tutto.
Povero bimbo illuso, non sapevo che non le avrei mai trovate quelle risposte. Ma ero fatto così, e tutt’ora sono ancora fatto così, in maniera diversa, ma non è vero che da adulti le abitudini cambiano. Cambiano i modi in cui si manifestano determinate parti della propria essenza, ma dentro di se, nella parte più oscura di noi stessi, se ci riflettiamo, rimaniamo praticamente identici, e sono davvero pochi gli eventi che possono farci cambiare in modo radicale, ma davvero pochi.
Stavo raccontando di quel giorno, un lontano giorno in cui ero ancora all’asilo.
La tata mi venne a prendere, all’asilo potevamo uscire o subito dopo pranzo oppure alle 16 circa. Io uscivo spesso dopo pranzo, non ci stavo bene insieme a tutti quei bambini scalmanati, non ero costruito per conversare, per dare i baci in bocca alle bambine, per diventare rosso, per fare le prime esperienze di amicizia e di litigio con i bulletti, ero fatto per pensare io. Pensare a non so che, ma riflettere, questo era quello che mi faceva stare tranquillo, perché pensando avevo sempre tutto sotto controllo, nessuno poteva giudicarmi, nessuno poteva mettermi il bastone tra le ruote. Fanculo le casette di legno e le costruzioni di lego, quelle potevi farle comodamente a casa senza che nessun bambino potesse rompermela per farmi un dispetto (e farmi sfigurare davanti a tutti gli altri bambini), io quando ero in mezzo a tanta gente volevo sentirmi lo stesso a casa, e l’unico modo che avevo per sentirmi a casa era simulare, nella mia testa, il clima di casa, io, e i miei pensieri sul perché e il come.
La monica quel giorno mi venne a prendere come sempre dopo pranzo, ma io rifiutai di andare a casa. Dissi semplicemente che volevo rimanere all’asilo quel pomeriggio, ricordo come se fosse ieri quel momento. Lei accettò senza controbbattere, sapevo come ero fatto dottoressa. Ogni contraddizione mi provocava uno stato di sfida, e per me sfida significava due cose, o soffrire per la sconfitta, ed evitare di parlarci per mesi, o soffrire per arrivare alla vittoria, e dunque rischio di non parlare per mesi, dunque accettò e basta, si voltò e torno verso l’uscita, per poi abbandonare l’edificio. Non so perché dissi di no, forse ero preso a giocare con qualcuno quel pomeriggio.
Ebbene fu quando la vidi allontanarsi che mi sentii abbandonato, abbandonato nell’anima, nel profondo del cuore. Come quando tutto ti va male, il lavoro, non ne entra una giusta, e speri di poter tornare a casa per poter riabbracciare tua moglie, ma la trovi nuda, nel letto con un altro, e non sai cosa dire, esci di casa e speri che sia soltanto un sogno, perché non puoi sperare altro. Così mi sentivo.
E non potei far altro che guardarla andarsene, perché ormai era troppo tardi. Chiesi in fretta e furia ad una delle nostre maestre d’asilo se potevo richiamarla, che c’era stato un errore, io volevo tornare a casa. Ma nulla.
Ricordo come se fosse ieri, io che mi avvicino ad una scala dove una maestra era salita, forse per appendere qualcosa, un cartellone colorato immagino, ne facevamo tantissimi. E io che dal basso la pregavo di farmi richiamare la mia tata, perché volevo andarci a casa, nel mio nido. E lei che mi diceva che non era possibile, e io morivo dentro.
Dopo quel giorno non ci fu praticamente mai più una volta in cui non uscii subito dopo pranzo. Ero rimasto traumatizzato da un dolore che mi ero provocato da solo, incredibile dottoressa, incredibile.
E ancora oggi mi chiedo, perché così tanto dolore? Ansia da separazione, ok, ma perché? Devo difendermi da qualche separazione? Non credo, oltretutto nella mia vita non ho mai “subito” separazione da nessuno e di nessuno di stretto, dunque non saprei a cosa attribuire questo fiume in piena. Me ne rendo conto soltanto ultimamente di cosa significhi per me essere abbandonato, di quanto soffrivo quando, sempre all’asilo, dicevo alla mamma “ti prego, non mi abbandonare, non chiudere quella porta” ogni volta che mi salutava dopo avermi portato alla mattina. Ricordo di quanto piangevo perché volevo la mamma, la sentivo lontanissima anche quando era ad un paio di chilometri da me, al lavoro, o magari nei dintorni dell’asilo, dato che abitavamo molto vicino alla mia scuola materna.
Ho sempre avuto questo amore quasi ediporeo per la mia mamma, sempre. Ho sempre sofferto molto la competizione con mio fratello per “chi si dovesse aggiudicare il primo posto per la mamma”, anche se non c’era nulla in cui competere. Amo la mia mamma dottoressa, è la cosa più incredibile che ho, più bella che ho, ogni volta che penso a lei mi scendono le lacrime, come ora, perché è talmente tanto il bene che le voglio che ho molta paura del dolore che mi potrà portare, le cose belle sono molto pesanti, lo sappiamo.
Buonanotte dottoressa, e buonanotte anche alla mia mamma, è di la che dorme, e le assicuro che ogni volta che la vedo dormire vorrei poterla svegliare e poterle dire che io senza di lei non potrò mai vivere, perché è e sarà sempre tutto quello di cui necessito e che mi basta per vivere, niente di altro.
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[2018.09.02 - London and New York - Tony&Thalia - Whatsapp msg - 𝕚 𝕝𝕠𝕧𝕖 𝕪𝕠𝕦 ]
«[...] Sono solo contenta di essere stata con Joseph e di aver conosciuto la sua famiglia.»
"Immagino. Siete una bella coppia, sono felice che vi siate trovati."
«Lo siamo e sono molto felice anche io. Ora mi dici che hai tu?»
"Che ho io?"
«Che hai tu.»
"Non capisco."
«Prima dell'Italia hai abbandonato una conversazione dove mi hai detto che non stavi bene per alcune cose. In Italia mi hai detto che non sei stato bene, e dopo l'Italia non ti sei fatto sentire nemmeno per sbaglio. Ora, io non credo che ci sia qualcosa in particolare con me, ma qualcosa c'è. Anche nel modo in cui parli.»
"Mi manca bere. In Italia non ho pensato ad altro che a bere. Sono a Londra e non penso ad altro che a quello."
«Posso dire una cosa? Potrei sbagliarmi.»
"Dimmi. Non andrò da nessuno psicologo o psichiatra del caso, Hessa."
«Ricordo molto bene le nostre conversazioni quando mi raccontavi dei problemi con Nicole, della tua partenza, ecc. Non so se tu le ricordi, ma ogni volta che mi parlavi che avevi bevuto, che ti eri ubriacato, ammettevi a modo tuo che c'erano motivazioni dietro che ti spingevano a farlo. Ora potrei sbagliarmi, ma tu sei sicuro che sia bere che ti manca e che non sia altro che ti turba e ti fa venire voglia? Hai sempre affrontato così le cose, bevendo.»
"Ho saputo qualcosa in Italia e non faccio altro che pensarci da allora. Non posso dirtela, riguarda Marion e non ho diritto di violare la sua privacy per una confessione che mi ha fatto. Ma, come hai giustamente fatto notare, le cose sono iniziate prima della Toscana. Ma è proprio questo il punto, no? Continuo a pensare, non faccio altro che pensare. Penso tutto il dannato giorno e tutta la notte."
«Anthony... sei felice? Se questa cosa l'hai saputa dall'Italia vuol dire che c'è altro che ti tormenta da prima.»
"Penso di essere attaccato ad un maledetto filo, Hessa. Penso di stare barcollando sopra un baratro. Marion mi rende felice e non posso far altro che pensare a quanto cazzo sia stupido che la mia felicità dipenda da un altro, se dovessi perderla che cazzo ne sarebbe di me?"
«Ma perché prima di tutto pensi che potresti perderla? O almeno, perché è un pensiero che ti opprime così tanto?»
"Hessa! Cristo santo! Sono io, sono Anthony Kesey. Ho lasciato la mia ex compagna, da sola ed incinta per un mese. Per. un. intero. mese. Quante cose terribili ho fatto a te? Quante cose terribili potrei fare a lei?"
«Allora, calmati. Prima di tutto, tante. Probabilmente hai sbagliato tante volte e sbaglierai ancora tante volte, così come sbagliamo tutti, Anthony. Eppure io sono qui. Sono ipersensibile e il mio e il tuo carattere cozzano in modi imbarazzanti eppure sono qui. Sono qui perché sono stupida o forse perché ne vali la pena? E questo discorso, identico Anthony, può farlo anche Marion. Secondo, smetti di pensare di essere l'unico stronzo al mondo, Anthony. Non lo sei. Tutti sbagliamo, non sei solo. Per quanto tempo ho fatto soffrire Joseph? Lo sai che ci pensa ancora? Che mentre parliamo del nostro futuro pensa al passato e ci sta ancora male? Sei tu, sei Anthony Kesey, sei forte. Le cose le superi, in un modo o nell'altro, vai avanti. Marion sta bene con te e tu stai bene con lei e non deve contare nient'altro. Smetti di credere che rovinerai tutto, perché non c'è scritto da nessuna parte che sarà così. E sinceramente ci tengo anche a dirti che sì, magari accadrà, magari la perderai, e la tua felicità verrà spezzata, ma guarirà. Sei sempre guarito, hai superato di tutto, Anthony. Legarsi a qualcuno deve donarti il sorriso. Renderti conto che sei affezionato ad una persona deve farti sentire più forte, non più debole. L'hai detto, sei felice con lei, e allora goditela questa felicità, porca puttana. Sorridi, trascinatela a fare settecento passeggiate per il mondo se questo vi fa felici. Avrete le vostre difficoltà, è chiaro, sarebbe assurdo pensare che non ci siano in una coppia, e io sono sicura che troverete il modo di superarle. Tu non sei una cattiva persona. Sei una bella persona. Fai casini, a volte forse non sei attento, o sei troppo impulsivo, e allora? Ci metti il cuore in ciò che fai e le persone che ti sono accanto ti amano per questo.»
"Non so che cosa dire. Mi hai tolto ogni parola e ti voglio bene per ciò che hai detto."
«Voglio vederti felice, lo capisci? Tu non hai nemmeno idea di quanto mi si stracci il cuore quando ti vedo così. Ti prenderei a schiaffi perché cristo, sei felice e non te la godi questa felicità. Smetti di trovare un "però" in ogni cosa, te ne prego. Rilassati e vivi le cose.»
"Vorrei continuare questo discorso, ma temo che il solo aspetto che salterebbe fuori sarebbe quello di convincermi che sono una brava persona, quando non è così, perché io so di non essere una brava persona. Vorrei che Marion se ne rendesse conto, vorrei che abbassasse le sue aspettative nei miei confronti. Vorrei allontanarla per impedire che io possa farle del male, perché accadrà Hessa. Sono certo che un giorno la ferirò e non faccio che pensarci. Nicole, Alec, Camille... le ho ferite tutte. Cristo, prova a parlare con Alec e ti accorgerai di quanto l'ho ferita. Lei era la donna più felice con me, le ho promesso ogni cosa, le ho promesso che l'avrei riconquistata semmai ci fossimo lasciati, pensi che non ricordi cosa le ho detto? Ricordo tutto. Quando l'ho lasciata, me ne sono andato e lei si è dovuta rimettere in piedi da sola. Quando bevevo non dovevo pensare così tanto, potevo avere dei momenti di vuoto, potevo concedermi un po' di pace e ora non ho nemmeno quella."
«Pensi di non essere una bella persona? Allora non esserla. Scendi al patto con il fatto che non sei una bella persona, e accettati. In uno dei due modi, prima o poi, dovrai fare. Accadrà, Anthony, e quando accadrà si vedrà. Preferisci fasciarti la testa prima di rompertela? Preferisci lasciar perdere e mettere prima le mani avanti? Oppure intendi vivertela e affrontare al momento giusto i problemi? La decisione è tua, di nessun altro.»
"Tu come riesci a pensare 24 ore al giorno?"
«Infatti sono un'esaurita di merda.»
"Sei solo esaurita, non di merda."
«Ma la verità è che Joseph mi fa credere che insieme possiamo farcela. Ho tante preoccupazioni, tanti pensieri verso tutti, lo sai che mi riempio il cervello di cose, ma con Joseph è tutto più facile. So che lui è quello per me e io voglio essere quella per lui. Mi fa sentire che è convinto dello stesso e penso che allora, forse, nel casino che sono e nella sofferenza che porto, nel mio essere un'esaurita e pesante, lui sa gestirmi. E io so gestire lui. E forse a volte non funziona, forse per qualche ora non funzioniamo, ma poi quando siamo di nuovo insieme mi rendo conto che tutte queste seghe mentali non servono a niente. Non sono mai stata così sicura sul mio futuro, lo sai? Mi sono lasciata andare e forse dovresti provare anche tu. Da domani io e lui inizieremo a cercare una casa per noi due.»
"Sono molto felice per voi due. Congratulazioni. Se avrete bisogno di una mano con la ricerca fatemi sapere."
«Sei dolce, grazie. Quando torni a New York?»
"Non lo so, probabilmente domani."
«Bene. Da domani mi piazzo a romperti il cazzo.»
"Ti voglio bene."
«Ti voglio bene." Anthony... tu non hai bisogno di una cosa come l'alcol per stare bene, mh? So che lo pensi, ma cambierai idea.»
"Vedremo."
«E va beh. Ora è una sfida personale. Pure "vedremo". Te le cerchi.»
[...]
«Anthony?»
"Thalia."
«Te lo ricordi il discorso del posto nel mio cuore?»
"Tu puoi avere tutti gli amici che vuoi, ma sono geloso del posto che ho nel tuo cuore. Quello è mio. Quel discorso?"
«Sì. Sei lì. Ci sarai sempre. E te lo giuro che io ci ho provato anche a scacciarti, scusa se lo dico, ma ci ho provato, ma non riesco. Quel posto sarà sempre tuo e se non posso cambiarlo, farò del mio meglio per proteggerlo. E sinceramente non mi importa nemmeno più di sapere se io lo occupo nel tuo, perché non cambierebbe niente, non puoi andare via e basta e io mi sono arresa alla consapevolezza che sei parte di me, punto.»
"Grazie di fare parte della mia vita."
«Non ti lascerò mai, sarò sempre al tuo fianco nonostante le litigate furiose, i "visualizzato", le delusioni, i prenderci a capelli, l'urlarci in faccia, i pianti disperati. E non lo faccio perché il cielo si è aperto e ha deciso che dovevo provare un legame così forte con te. Lo faccio perché evidentemente gli abbracci, i baci, le coccole, i sorrisi, le risate, le prese per il culo, il tuo innervosirti quando ti chiamo in un modo che non ti piace, tutto ciò che siamo bilancerà sempre. E forse è una magra consolazione per te, non è tanto ma ti devi accontentare almeno per capire che non è vero che non puoi tenerti una persona nella tua vita e sei destinato a perderle tutte. E io sono sicura che tutto questo lo costruirete tu e Marion, giorno dopo giorno. E se mi sbagliassi e così non dovesse essere, continuerai a non essere mai solo.»
"Non è una magra consolazione, non lo è affatto. Averti nella mia vita è una delle cose più belle che mi potesse mai capitare e sono così grato di sapere che tu ci sei, che sei parte di me, che ogni tanto in mezzo alla merda che continuo a pensare appari tu con il tuo sorriso meraviglioso e posso rilassarmi ed avere la certezza di venire a cercarti e di sapere che posso trovarti. Probabilmente non hai idea di quanti pensieri riesci a togliermi, di quanto è bello sapere che esisti, di quanta gioia mi dai e di quanto cazzo vorrei stringerti e dirti che sei mia e rubarti al mondo intero. No, non c'è nulla di sessuale, perché dopo mi costringeresti a farti i grattini e io ti odierei e ti prenderei a cuscinate e tu mi morderesti e poi guarderemmo assieme quella maledetta volpe e quel maledetto coniglio del cartone animato."
«Vorrei averti qui accanto a me per stringerti e non lasciarti più, in questo momento, te lo giuro. Ti direi che che amo il tuo modo di essere e nel nostro casino ed essere entrambi incapaci nella relazioni umani amo come riusciamo ad essere comunque io e te. E sono tua in un modo non romantico o sessuale ma speciale, e tu sei mio allo stesso modo. Perché forse in tutti i nostri litigi ci siamo davvero imparati a conoscere, e io lo so quando c'è qualcosa, lo sento, e tu fai lo stesso. Ci comprendiamo, a modo nostro, con tutte le difficoltà che ci portiamo dietro, ma stiamo andando avanti. E io continuerò a schiavizzarti per i grattini, tu continuerai a sbuffare ma alla fine cederai perché altrimenti ti romperei ancora di più le palle, e ti lasceresti convincere a guardare i film che mi piacciono e che ci tengo che tu guardi perché alla fine mi assecondi sempre. Non fa niente se tu non credi di essere una bella persona, perché per me sei bello, dentro e fuori. Ci sei sempre stato. Quando mi disperavo a dicembre e gennaio io non ho dimenticato chi c'era sempre a darmi consigli e dirmi che non ero io quella rotta, che non era un problema se non me la sentivo di fare determinate cose, che sarebbe andata meglio, che sarei stata felice. Io ricordo la tua insofferenza nel non sentirti di poter fare di più quando invece già facevi tantissimo. Quindi grazie. Forse non te lo dico mai abbastanza ma grazie. In tutte le ultime discussioni pesanti forse non ti ho dato abbastanza credito. Quindi grazie per ogni cosa che hai fatto per me. Ti voglio bene. E giuro che smetto anche di parlare a vanvera perché poi ti si rompe l'immagine da duro e super figo e poi sento il tuo sbuffare fin qui a New York.»
"Ho una reputazione da mantenere, Thalia. Scherzi a parte, averti nella mia vita e sapere che ora sei finalmente felice con una persona che ti completa nella maniera migliore rende felice me. Ho sbagliato a giudicare in fretta Joseph, perché lo vedo quanto bene ti fa e sono sinceramente felice per te, ti meriti ogni cosa bella del mondo. La gente scrive canzoni su donne come te e io sarò sempre disponibile per te. Attraverserei il fuoco pr salvarti, ma sapere che hai qualcuno al fianco che farebbe la medesima cosa mi rassicura e mi fa capire che la felicità, quella vera, esiste davvero."
«Lo so che Joseph, sotto sotto, ti piace. E mi fa sorridere sentirti protettivo perché lo so che lo sei, lo sei sempre stato.»
"Nemmeno troppo sotto, il tuo ragazzo mi piace. Non in senso sessuale, non lo sfiorerei nemmeno per sbaglio. Ma hai capito. E non farai battute omosessuali."
«Amore tranquillo la tua omosessualità per me deve avverarsi con Horace. Mi dispiace dirti che in questa fantasia non sei tu a conquistare il posto in un culetto.»
"..."
«...bacini?»
"No. Mai. Nemmeno per sbaglio."
«Va bene li vado a dare a lui! HORACE ME LI DAREBBE.»
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