Tumgik
#com'è idea g
aroundtable · 3 months
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Oggi non risponderemo alla domanda "a che giorno stiamo giocando", non apriremo assieme la scatola di alcun board game, ma vi racconterò quello che ho fatto lo scorso weekend: lo scorso weekend ho provato tantissimi giochi da tavolo ad Idea G, evento itinerante che permette ai game designer di incontrarsi per scambiarsi opinioni sui propri prototipi.
Idea G sin dal 2005, ha permesso a un numero infinito di gamedesigner, di confrontarsi e lavorare reciprocamente al miglioramento dei propri prodotti, facendo provare l'altro i prototipi propri giochi da tavolo raccogliendo pareri, consigli e idee il tutto in un clima assolutamente di leale collaborazione e totale apertura mentale.
L'evento aperto anche a play tester, com'era il sottoscritto, si svolge in una serie di date in tutta Italia con un evento nazionale che se non sbaglio dovrebbe svolgersi a Parma, ogni tappa vede la presenza di tanti tantissimi prototipi e creatori di giochi e questa tappa napoletana non è stata da meno.
Oltre ai tantissimi prototipi di giochi da tavolo da provare con i conseguenti brainstorming era l'atmosfera generale ad essere veramente interessante, perché oltre alle idee che circolavano attorno ai tavoli di prova dei boardgame le idee circolavano anche durante i pranzi ,le cene, le pause caffè e le chiacchiere tra un gioco da tavolo e l'altro: rendendo il tutto un'esperienza davvero fondamentale per tutti coloro che vogliono far provare i propri giochi da tavolo ma anche per quelli, come me, che hanno sì un paio di boardgame che gli frullano per la mente ma non hanno idea di quali possano essere le criticità nella stesura delle meccaniche di base, del bilanciamento di tanti altri aspetti che magari non si considerano.
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Clip 1.3 - Pirulo
L: Regà, non potete capire cosa m'è successo ieri.
G: Hai rimesso un uovo nel microonde, zí?
L: No, regà. Peggio. Avete presente la tipa che fa ripetizioni con mia madre?
E: La strabica con le tette grosse?
L: No, quella con l'apparecchio e le tette medie.
G: Ah, sì, sì, ho capito. Be'?
L: Abbiamo pomiciato, regà.
M: Grande, zí!
E: Bella! Grande!
M: Grande Luchetto!
G: Hai chiuso il trick. Grande!
E: Ce l'hai una foto? Voglio vedé.
G: No, ma fa schifo, zí. Lascia perdere.
L: Non è vero che fa schifo, comunque, lascia perdere la foto. Non v'ho detto la cosa più importante.
M: No, no, no. Cioè se sono zozzerie vostre io non le voglio sapere.
G: No, macché, zí. No, diccela. Diccela.
L: Allora...non c'aveva...il coso lì...il...fe-ferulo, il pirulo, là, come si chiama? Il clitoride.
E: Luchì, ma che cazzo dici?
M: A regà, vi giuro, non c'aveva il clitoride.
G: Ma te l'ha detto lei?
L: Ma no, l'ho scoperto da solo. Sono stato lì sotto un quarto d'ora a cercare.
E: Te l'avrebbe detto, zí.
G: Ma poi non ho capito, scusa zí, tu lo sai com'è fatto un clitoride?
P: Ciao come stai? Vuoi venire a cena da noi mercoledì sera?
M: Non posso.
L: Zí, mi sono visto un tutorial di 20 minuti su YouPorn su come leccarla e ti giuro che lei lì quel cosetto lì, quel ditino lì non ce l'aveva.
S: Ciao.
M: Ciao.
G: Ciao.
S: Avete saputo la grande notizia?
E: Della ragazza senza clitoride?
S: No. Dei nuovi responsabili della radio.
M: E chi sono?
S: Ce li avete davanti.
G: No! Wow!
M: Wow! Ragazze, questa è una grande responsabilità.
G: Che onore!
M: Ma complimenti!
G: Sì, fantastico!
E: Brave!
S: Sì, lo so. Giovedì c'è la prima riunione. Abbiamo scoperto la rubrica musicale, quella dell'oroscopo, quella dei grandi personaggi storici. Vi potrebbe interessare?
M: Sì, però noi...
E: Solo che hai detto giovedì, no?
G: Giovedì?
M: Noi avevamo quella cosa da fare...
L: Era giovedì comunque.
G: Comunque tutto il giorno quindi non possiamo.
SA: Secondo me cambierete idea molto presto. Andiamo?
S: Sì. Okay. Va bene. Ciao.
SA: Ciao.
S: Ciao.
L: Regà, a me quella mi mette troppa paura comunque, cioè.
G: Sì, un po' sì. Vabbè, cannetta relax pre studio a casa mia? Tu hai recuperato l'erba?
M: Non ancora, fratè. Però ci sto lavorando.
G: Dai, zí.
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sangha-scaramuccia · 5 years
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Sesshin – settembre2019
Riporto i brani estratti dal notiziario N. 151  ANNO 34  NOVEMBRE 2008/2539, utilizzato dal maestro Taino per il teisho.
Il maestro ha parlato del fatto di aver chiaro ciò che interessa e mettere da parte il resto, dell'importanza di liberarsi dall'ossessione di avere vicino chi diciamo noi, figli grandi o i genitori anziani, ma sentire di essere vicini a tutti coloro che ci sono di fianco, chiunque può essere come un fratello, un figlio. L'importante è il bastare a sé stessi, essere presenti al vivere, tutti siamo nel respiro dell'universo.
Quindi prendere al volo ciò che c'è, senza rimandare, se si attende quello che per noi è il momento migliore si finisce per non fare.
Nel Junkei di domenica mattina il maestro ha raccontato un episodio riferito all'arrampicata di ferragosto al Fosso dell'Eremo. C'era un gruppo di arrampicatori romani un po' caciaroni, uno di loro ha chiesto a un altro chi fosse il vecchio che stava arrampicando. "È er padre d'Arvise” ha risposto l'amico. Commentando l'accaduto nel gruppo di Scaramuccia, a chi si stupiva, il maestro ha detto invece che era contento della sua non centralità: chi viene dopo deve a un certo punto prendere il posto dei padri e dei maestri. A questo proposito ha ricordato il commento al caso n. 95 del Zenshin Roku “La nostra è una scuola di coraggiosi e di fiduciosi. Coraggiosi perché non abbiamo paura d'incontrare il diverso, fiduciosi perché sappiamo che il mondo è perfetto così com'è”
Paolo Shōju
P.S. Grazie a Carla G. per gli appunti sul teisho e junkei.
*** *** *** *** ***
Teisho della sesshin di settembre (sabato 7/9/2019)
testo tratto dal: Notiziario di SCARAMUCCIA  n. 151 Anno 34 Novembre 2008/2539
Ogni lasciata è persa. Ora che siamo in autunno, siccome per la pioggia abbondante dei giorni passati non devo trasportare le tanniche per l’acqua agli alberi, corro alla fontana per il percorso più lungo. Vado per la strada verso Cacciarino e sembra d’essere fra la terra e il cielo. Non ricordo com’ero da giovane, se a ogni idea di fare facevo seguire subito l’azione, ma mi sono accorto che da un po’ d’anni che per fare i primi passi di qualunque attività individuale devo vincere la voce che mi dice che potrei farlo un’altra volta. Poi, appena uscito e fatto il primo migliaio di metri, tutto va da sé e la tentazione del ritorno si fa più flebile.
Il sabato della luna d’autunno, mentre camminavamo al Fosso dell’Eremo, due discepoli hanno detto che la palestra a pochi metri da casa la chiuderanno. Stanno pensando a come organizzarsi, magari comprando gli attrezzi per fare gli esercizi in casa. C’è il timore che vada come quando si decide d’imparare l’inglese da soli o uno strumento musicale e tutto quello che c’è d’imparabile. Per esempio fare zazen a casa, senza tutti i km che si devono percorrere per arrivare a Scaramuccia o nei centri di città. Cioè, rimandando a un momento più favorevole, finisce che non s’impara l’inglese e nemmeno il flauto, come non si fa zazen e non si va avanti nei koan. I maestri affermano che l’illuminazione è in sé, in ogni essere così com’è, senza alcun bisogno di pratiche ascetiche per realizzarla. Ammesso che abbiano ragione, la nostra esistenza nella società richiede di lavorare, di curarsi del prossimo e di se stessi, e per farlo ci vuole un corpo sano e, ancor più, una mente sveglia. Tutto questo richiede applicazione, che sarebbe l’ascesi dell’esistenza. Dice: “Non ci può essere il piacere di lasciare e di perdere? Chi ha stabilito che si debba sempre praticare?”. Non credo ci sia, almeno per noi, chi stabilisca come si debba condurre la propria esistenza. Nello scrivere queste righe, che nell’ambito di un notiziario dovrebbero essere notizie, o note di viaggio, assolvo al mio compito di fare la guida di un gruppo di persone che hanno trovato in Scaramuccia un punto di riferimento. E scrivo perché capita, con una certa frequenza, che ritornino discepoli che erano spariti per anni. Nella storia di Hitomi della NHK, di cui ho già scritto, c’è il suo amico Ken che le racconta di essere tornato dai genitori dopo un’assenza d’una diecina d’anni. E quando è rientrato in casa, la madre lo ha accolto come se fosse uscito il giorno prima. Anche a Scaramuccia qualcuno telefona e si ripresenta dopo anni di silenzio e io, senza aver mai conosciuto la madre di Ken, ho sempre accolto tutti come se ci fossimo lasciati il giorno prima. Forse che la madre di Ken non gli voleva abbastanza bene, oppure, che il figlio ci fosse o no cambiava poco per lei? Ancora: forse il tempo che Ken è stato lontano dalla madre è stato un tempo lasciato e perciò perso?
Per mezzo dei koan della sesshin di agosto s’è provato a sviscerare il tempo in tanti modi. Questo è un altro, ma il punto fondamentale, che ho già detto a pag. 51 di la trippa ci sarebbe… è che: “Un maestro non dovrebbe stabilire dei traguardi da raggiungere, altrimenti farebbe l’allenatore. Per quanto è possibile deve mettere i discepoli in condizione di comprendere da sé il proprio posto nel mondo…”. Affinché ognuno il tempo se lo viva senza la  frustrazione del non aver fatto quanto voleva fare. Il dispiacere ci sarà lo stesso, e magari pure una madre di Ken pronta ad accoglierci con: “Ohi, sei tornato. Come stai?”. Anche se, come sosteneva Ennio Flaiano, scrittore di libri, e sceneggiatore dei film di Fellini che ho più amato: “La società, o compagnia degli altri, è un vizio che ci si può togliere, ma si resta soli. Non si torna in compagnia quando si vuole. O sempre, o mai”.                
Per finire, durante l’arrampicata al Fosso dell’Eremo ho provato a scalare una via a vista. Significa salire in maniera pulita un itinerario sconosciuto. È una delle situazioni in cui si può dire che una lasciata è persa, perché se non si riesce alla prima volta, la seconda non sarà più a vista. Io stavo per cadere due volte, e tutte e due una voce ha provato a convincermi che arrivare fin lì era già tanto, poteva bastare. Invece ho voluto provare a tenere, e la via m’è riuscita. Non è che sia stato chissà quale exploit, su quelle vie i forti arrampicatori ci si riscaldano. Inoltre, a parte chi m’assicurava, nessuno avrebbe assistito al mio fallimento. Eppure…
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seineimieidomani · 7 years
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Intervista G.intervista V.sulla sua omosessualità e le pone le domande che la gente si fa su questo “tipo” d'amore. G.: Allora V., sai benissimo che le domande non sono io a portele di mia spontanea volontà.. V.:(si mette a ridere) Sì, non c'è problema, conosco già la cattiveria della gente..! G.: Eccoti allora la prima domanda: Cos'è l'amore per “voi”, gay, omosessuali in generale? V.: Risponderò a tono anche io, vista la qualità delle domande.. G. Si mette a ridere V.: “Noi” non siamo extraterrestri, l'amore che proviamo è lo stesso di chi ritiene di essere normale. L'unica differenza è che voi, e sottolineo il voi, amate persone di sesso diverso dal vostro! G.: Ok V., vedo che la situazione sta diventando calda (sorride) G.: Seguendo questa domanda e la tua affermazione, cosa pensi del fatto che le persone ritengano che il vostro sia solo un modo perverso di divertirsi per chi si annoia della normalità, un hobby, un passatempo o un modo per apparire diversi al pubblico? V.: Rispondo già all'ultima di queste critiche, innanzitutto non tutti gli omosessuali sono dichiarati, io si, ho fatto coming out da un po’ ma ce ne sono molti, anzi moltissimi che si nascondono, che soffrono e tutto perché la gente non si rende conto..Anzi dà contro. Dunque l'ipotesi del “farsi notare” dovrebbe essere disconfermata! G. e V. ridono V.: Per quanto riguarda il divertimento, certo come gli eterosessuali sco***o per divertirsi, così alcuni omosessuali! Ma non siamo tutti così, come gli etero non sono tutti da “una botta e via”! G. ride: Certo, ovviamente, attenzione alle parole del gatto V.! Proseguo con le domande cattive.. V.: Scusa,non vedo l'ora! G. sorride: Come sono le relazioni tra fidanzati gay? V.: Allora, è vero che ormai “gay” è utilizzato per parlare degli omosessuali in generale, ma gay va riferito agli uomini e il termine lesbiche per le donne. Io ti posso parlare della mia relazione! Delle altre non ne ho idea! Ognuno ha la sua! G.: Parlaci della tua.. V.: Sono fidanzata da circa due anni con R., lei è splendida.. G.: E per quanto riguarda i vostri rapporti? Quando uscite, quando andate a mangiare fuori.. Chi fa l'uomo delle due? V.: È proprio vero che la gente non imparerà mai! Nella nostra relazione nessuna “fa l'uomo”! Siamo al naturale come siamo! Se ci fosse tanto piaciuto che una fosse uomo non saremmo lesbiche,non credi? G. ride: Hai pienamente ragione! V.: Comunque adesso la mia ragazza è in erasmus, non è più in città da circa 7 mesi..Quando andavamo in giro più spesso ci tenevamo la mano qui a Milano, anche lei è dichiarata, non ci importa delle facce che fa la gente, ci amiamo. G: Questa domanda te la pongo io, è tanto che non la vedi? V: Beh..(silenzio) si, sono due mesi adesso che non la vedo se non via PC..Sono andata a trovarla tre volte su in Inghilterra, R. è scesa per Natale e un'altra volta per un lutto in famiglia.. G.: Quanto starà in Inghilterra? V.: Un anno accademico, fa la magistrale, vuole essere il miglior architetto del mondo! Ha già progettato casa nostra! (Ride e si commuove senza darlo troppo a vedere) G. sorride: Allora sei già bella che sistemata! (scherza) V.: Sì, a parte le stravaganze che vuole infilarci in quella casa! G e V ridono V.: È un po’ megalomane! G.ride: Adesso proseguiamo con le domande cattive..Come fate a fare sesso? V. scoppia in una sonora risata: Ehm.. sono cose private! G. ride: La gente si chiede se usate qualcosa che possa somigliare ad un pene dato che non ne avete.. V.: Aahh!! Un altro classico!!! No, noi non usiamo falli di gomma, usiamo la lingua o le mani. G.: Tutto questo non ti sembra strano? V.: No, anzi mi sembra strano esserne così a secco! G.e V. se la ridono G.: Per quanto riguarda le posizioni del kamasutra? Non potete svolgerle.. come fate? Vi limitate? V. ride: Ma che domande! No, noi non siamo limitate, i corpi si incastrano comunque! La 69 non mi pare un grosso problema, anzi… G. ride e arrossisce: Ricordo che non sono mie le domande, V.! V.: Certo, lo so! G. e V. ridono G.: Come avete scoperto di essere lesbiche? Dove l'hai conosciuta? Molti qui domandano se per trovare una ragazza lesbica sia necessario andare in locali appositi.. V.: Io sono lesbica da quando sono nata, non mi piacciono i ragazzi, prima di R. ho avuto due storie importanti, ma a quanto pare senza lieto fine.R. invece ne ha avuta solo una, non molto importante (a quanto dice) ma io sono parecchio gelosa e non mi piace l'argomento! V. e G. ridono V.: Comunque a quanto ne so R. ha scoperto il suo mondo da grandina cioè verso i 14/15 anni..Probabile che qualche bacio al sesso opposto ci sia stato! Non frequentiamo locali, se non di rado. L'ho conosciuta perché veniva spesso nel supermercato in cui lavoro.. G. e V. sorridono G.: Sempre riguardo al sesso (sembrano tutti parecchio interessati!) usate vibratori, lubrificanti.. ah aspetta qui leggo anche oggetti sadomaso!! G. ride sonoramente e V. le va dietro V.: Premetto che ogni coppia fa quello che vuole sia etero sia omosessuale, noi non usiamo lubrificanti perché siamo molto eccitate..Non ci servono.. Non ci abbiamo mai pensato! Circa il vibratore.. Una nostra cara amica una volta ce ne ha regalato uno per scherzo e due o tre volte l'abbiamo provato, ma non è il nostro preferito. G.: Ok, manca una cosuccia.. G. e V. ridono e arrossiscono insieme V.: Va bene, ammetto che qualcosa di sadomaso l'abbiamo anche utilizzato, ma non dico di più! G.ride: Ovvio ovvio! G.: Vi vestite da “maschi” ( la gente che fa domande non ti può vedere) V.: Mmh io mi sono sempre vestita abbastanza sportiva, ma per le occasioni un vestito non me lo nego, e come vedi tu, mi trucco. R. Invece odia il trucco, ma direi che a parte qualche stravaganza dovuta al genio architettonico,( G.e V. sorridono) si veste nella norma, forse un po’ più femminile di me.. G.: Come avete i capelli? V.: Lo sapevo che cadevamo anche in questa domanda! R.è bionda e ha i capelli lunghi e mossi, non dico di più perché sennò poi ci fate qualche pensierino! G. e V. ridono G.: Tu invece? V.: Io ho i capelli neri e..sono incredibilmente lunghi pure i miei!!!!! Non ve lo aspettavate! ?! G. e V. ridono G.: Cosa pensate di avere pure dei figli? (scusa il tono le leggo come sono scritte) V.: R. ne vuole. Io sono un po’ più incerta, di certo non parliamo di inseminazioni o roba varia..Siamo per le adozioni. Ora R.finirà i suoi studi e quando saremo più stabili (circa la sede) ne parleremo meglio. G.: Sei timorosa perché siete due donne? V.: Sono timorosa come ogni futuro genitore. G.:le sorride in assenso. G.: Com'è un rapporto omosessuale a distanza? V.: Una sofferenza. La sento poco perché è sempre molto impegnata, quando posso io non può lei e mi manca tremendamente. Ora siamo quasi alla fine, inizio a tirare sospiri di sollievo, ma ne abbiamo ancora per un po’..Quando la vedo vorrei poter mettere in un barattolo l'odore della sua pelle per inspirarne un po’ nelle notti più buie. R. ha sofferto moltissimo, voleva che prendessi l'aspettativa dal lavoro per stare su con lei qualche mese, ma non era una soluzione ragionevole perché avrei potuto perdere il posto. G.: Sei stata molto chiara V., grazie. V.: Di niente, mi ha fatto piacere e soprattutto ridere! G.: Un'ultima domanda, inviata proprio alla fine, i vostri genitori come l'hanno presa? Parlate di matrimonio? V.: I miei l’ hanno sempre saputo, sono stati bravi genitori. I genitori di R. molto meno, ma alla fine lei si è dichiarata al mondo senza pensare alle conseguenze e l'hanno accettato. Matrimonio? Sì.. R. lo progetta in un posto esotico, io con una r al posto della s. G. e V. ridono V.: Se abbiamo finito vorrei specificare una cosa che prima forse non ho detto.. G.: Sì V. V.: Per me l'amore è il desiderio di stare accanto ad una persona, quella che si ama e quella da cui si è amati. L'amore fortifica. Non importa cosa si ha tra le gambe, il motore di tutto è sempre e solo il cuore. Amate e lasciatevi amare, sarà sempre bellissimo. G.: Grazie della tua disponibilità e delle splendide parole. V.: Figurati, auguri a tutti.
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Clip 2.5 - Tabasco p.2
M: Ottimo nascondiglio, tra l'altro. E..la musica celtica com'è?
N: Non la conosci?
M: No.
N: Perché, che musica ascolti?
M: Bah, ultimamente sto in fissa con Jamie XX.
N: Okay.
M: Non ti piace?
N: No..non male, però..insomma...
M: Vabbè, non è la musica celtica, però...
N: Vabbè, mica ascolto solo musica celtica, cioè...
M: Che ascolti?
N: Conosci Earl Sweatshirt?
M: Sì, ho sentito qualcosa.
N: Ma stai scherzando? Cioè è tipo il più matto, il più maledetto di tutti i rapper. Roba che, senza alcun motivo, ha lasciato la crew con Tyler The Creator per fare il solista.
M: Vabbè, un pazzo.
N: Un pazzo. E la madre, che tipo è un avvocato californiano, lo ha spedito per due anni in questa specie di prigione rieducativa alle Samoa.
M: Vabbè, ma pure la madre non è che sta tanto bene comunque, eh.
N: No, ma nessuno sta bene là, zí, cioè...
M: Ci credo.
N: L'hai sentito l'hashtag FreeEarl?
M: Sì, diciamo che adesso che mi ci fai pensare l'ho sentito. FreeEarl.
N: Vabbè, famo che ti faccio sentire qualcosa, va.
M: Famo di sì.
N: Ascolta e trema.
Ecco.
M: Ma cosa sono quei due cadaveri che stanno laggiù?
N: Quei due cadaveri sono due marionette che faceva mio nonno. Sono fighissime. Tiè. Devi mettere tipo il dito medio nella testa e.. No, indice nella testa e pollice e medio nelle braccine. Fatti sotto.
M: Mi stai proponendo una sfida di marionette? Solo marionette? No, no, in faccia no, solo marionette.
N: È un colpo basso.
M: Solo marionette, non fare lo scorretto
N: Ah, be', ma stai scorretto, cazzo.
M: Ma tuo nonno si incazza se gliele rompiamo?
N: Ma anche sti cazzi di mio nonno.
M: "Sti cazzi de mi' nonno", ma come?
N: Carbonara?
M: Mmh, hai il guanciale?
N: Vediamo. No e nemmeno le uova.
M: Allora che carbonara vuoi fare?
N: Vabbè...birra?
M: Birra.
N: Cheers, buddy!
M: Cheers. Vabbè..quindi pasta in bianco?
N: No...potremmo sempre fare, la carbonara come la facevano nel ristorante dove lavoravo a Londra quest'estate.
M: Cioè?
N: Cioè... funghi, panna e salame.
M: Madonna, la morte!
N: Per altro, vegano, idea di mia madre.
M: Che è una carbonara questa?
N: Guarda che è 'na mina.
Okay.
M: Ma tu sei sicuro di quel che stai facendo?
N: Sì. Però..secondo me ci manca ancora qualcosa. Se ci mettessimo un po' di tabasco?
M: Ma sì, a sto punto.
N: E... sottiletta?
M: Si vive una volta sola, no? Dai.
N: Alici?
M: No, no no no, le alici no.
N: No, c'hai ragione. Contegno.
E: Ohi ci dai l'indirizzo rana?
?????
N: Olè.
G: Richiamami.
Non sappiamo dove dobbiamo andare.
EM: Ciao! Il citofono non funziona, chiamatemi quando arrivate.
Ho detto a tutti che i miei tornano all'1...non è vero 😉
N: Tabasco! Ma vai un altro po' col tabasco. Okay. Madonna, ma lo sai che forse non dovremmo mangiarla sta roba?
M: Ormai andiamo fino in fondo.
N: Hai ragione.
Tutta?
M: Tutta.
N: Facciamo.
N: Mmh!
M: Mmh. È terribile!
N: 'Na merda.
M: Mamma mia!
N: Però un sacco di cose che puzzano poi alla fine sono buone, eh.
M: Tipo?
N: Tipo il miele.
M: Il miele non puzza.
N: Ma come no? Cioè, hai mai annusato il miele? Sa di piedi.
M: Ma io non so che miele mangi tu, ma il miele non sa di piedi. Sta pasta sa di piedi.
N: Perché ci ho messo il miele.
M: Ma quando?
N: Quando stavi al telefono.
M: Vabbè, dai. Assaggiamo.
Orribile. Ma poi quanto tabasco ci hai messo, oh?
N: Però fa talmente schifo che forse è quasi buona.
M: Insomma.
N: Tipo...le caramelle frizzanti, quelle chimiche.
M: Ci hai messo pure quelle?
N: Purtroppo no.
Ma non c'avevi una festa?
M: Sì, però, mi sa che è pisciata.
N: Okay. Quindi per un cinema ci staresti?
M: Sì. A vedere?
N: Boh, mo vediamo. Senti, io faccio un secondo tentativo.
M: Coraggioso, eh.
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