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#casa di foglie
rononliest · 1 year
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Consigli di lettura per gli amanti di Casa di Foglie
🔶 Se ti è piaciuto Casa di Foglie di Danielewski allora poterbbero piacerti anche: 🔹 La biblioteca di Babele - Borges (racconto contenuto nel libro Finzioni) 🔹 La vita: Istruzioni per l'uso - Perec (labirinto) 🔹 Il processo - Kafka 🔹 Film notturno - Marisha Pessl (thriller) 🔹 Il Magus - Fowles 🔹 La paziente silenziosa - Michaelides (thriller, bellissimo) 🔹 Strangers - Yamada (storia di fantasmi, giapponese) 🔹 Utsubora (vol. 1 e 2)- Nakamura (mystery thriller; graphic novel in due volumi) 🔹 La troga - Rugarli 🔹 Le venti giorante di Torino - De Maria (un bel horror, molto ansiolitico) 🔹 Rabbits - Terry Miles (molto particolare; non mi è piaciuto moltissimo, ma mi ha dato certi incubi D:) 🔹 Trilogia della città di K. - Agota Kristof 🔹 L'etá inquieta - Starobinec (super weird, bellissimo!) 🔹 One Bloody Thing After Another - Joey Comeau (horror, bellissimo!) 🔹 The Number 73304-23-4153-6-96-8 - Thomas Ott (graphic novel senza testo) 🔹 Il demone di Maxwell + The Raw Shark Texts (in italiano: I pensieri dello squalo) - Steven Hall 🔶 Questi invece mi sono stati consigliati, ma devo ancora leggerli: 🔹 The Way Through Doors - Jesse Ball
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sofysta · 8 months
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Oggi il mio giorno libero l'ho impiegato andando a vedere un pò di bellezza in questa terra che mi accoglie da qualche mese, ma quella bellezza che ti tocca l'anima. Abbiamo visitato Nuoro e gran parte delle tradizioni Sarde, e sotto mia richiesta siamo andati a visitare la casa di Grazia Deledda, una delle più grandi scrittrici Italiane alla quale è stato conferito il Premio Nobel per la Letteratura. Inutile dire che mi sono completamente immersa nella sua vita, e fortunatamente in passato avevo anche letto un suo libro che alla fine vi consiglierò. Nei suoi scritti narrava della passione della gente sarda e della loro caparbietàa ma anche delle fragilità dovute al loro forte disattamento per le epoche che cambiavano. Il popolo sardo è ancorato fortemente al passato. Mi ha molto colpita la sua dimora, odora ancora oggi di cuore, cuore in ogni più minuscolo dettaglio.
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(Il suo discorso in occasione della consegna del Premio Nobel)
"Ho avuto tutte le cose che una donna può chiedere al suo destino, ma grande sopra ogni fortuna la fede nella vita e in Dio. Ho vissuto coi venti, coi boschi, colle montagne. Ho guardato per giorni, mesi ed anni il lento svolgersi delle nuvole sul cielo sardo. Ho mille e mille volte poggiato la testa ai tronchi degli alberi, alle pietre, alle rocce per ascoltare la voce delle foglie, ciò che dicevano gli uccelli, ciò che raccontava l’acqua corrente. Ho visto l’alba e il tramonto, il sorgere della luna nell’immensa solitudine delle montagne, ho ascoltato i canti, le musiche tradizionali e le fiabe e i discorsi del popolo. E così si è formata la mia arte, come una canzone, o un motivo che sgorga spontaneo dalle labbra di un poeta primitivo."
Il libro che vi consiglio 👇e su google trovate anche la stesura completa.
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donaruz · 9 months
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2 agosto 1980 ore 9,00
«Forza Carmelo! È ora di alzarsi, bisogna correre in stazione, c’è il treno che ci porterà da papà!»
«Uffa, va bene, mi alzo» Il piccolo Carmelo ancora frastornato per la giornata precedente dove aveva mangiato un buonissimo gelato e corso per le vie di Bologna come un giovane esploratore in una terra sconosciuta. Osservava tutto. Carmelo era alto, non dimostrava la sua giovane età e con quel bellissimo binocolo che gli aveva regalato suo zio e i pantaloncini corti era perfetto come ricognitore dell’ignoto. Aveva gli occhi azzurri, la mamma per scherzare diceva sempre che era figlio di qualche Dio dell’Olimpo greco; nessuno in famiglia aveva gli occhi azzurri. Da grande voleva studiare gli animali e girare il mondo alla scoperta di nuovi territori. Era un esploratore ancora prima di esserlo davvero.
Una semplice ma abbondante colazione e poi un bacio forte a Tobia, il cane. La strada è breve fino ai treni ma quella mattina i parenti devono portare la macchina dal meccanico, una vecchia fiat 127 ormai al termine. La decisione è presto fatta, si va in stazione a piedi, tanto il treno è alle 11, c’è tempo...
Carmelo è contento, ha visto una grande città del nord, piena di gente che corre, non ha capito il motivo ma si diverte a vederli indaffarati, al suo paese sono molto più tranquilli. Poi, finalmente, vede i treni. Che amore che ha per i treni! Ogni domenica il suo papà lo porta alla piccola stazione del paesello a vedere i treni che partono, ora anche lui potrà salire su quelle macchine meravigliose fatte di ferro e legno per ben la seconda volta nella sua vita.
10,20
«Mamma!, mamma mi piacerebbe tanto avere un amico cane, ma tanto tanto!»
«Va bene piccolo, vedremo, quanto torniamo a casa ne parliamo con papà e se lui è d’accordo andiamo al canile»
«Che bello!, che bello!, sono sicuro che il papà sarà d’accor……»
BUUUMMM!?!
«Mamma, mammaa, aiuto! Dove sei? Ho paura! è tutto buio, mamma aiuto è tutto buio..»
Suoni, strani suoni di ferro caldo. Un caldo feroce; gemiti che provengono dal treno di fronte ai binari, gemiti sempre più profondi e poi...urla disperate. Chi cerca la mamma, chi il fratello chi l’amico, la compagna, il figlio. Ma loro non sono più in stazione, sono stati sbalzati a 100 metri di distanza per l’onda d’urto. Come delle foglie strappate ai rami di un albero autunnale.
Poi il fumo si dirada e s’intravede il disastro.
«Mammaa!, dove sei? Dove sei?» Carmelo sembra un minatore appena uscito dalla galleria; la galleria più profonda del suo piccolo paese.
«Vieni piccolino, vieni in braccio, ti aiuto io!» Un ragazzo di 20 anni, una divisa da vigile del fuoco. Il ragazzo è nero come Carmelo, zoppica, ma continua a togliere pezzi di cemento dal piccolo corpo del bimbo. Solleva calcinacci pesanti e taglienti, rossi dal caldo; le sue mani ustionate, ma continua a spostarli. Alcuni giorni dopo venne ricoverato in ospedale per le ustioni. Perse tre dita di una mano.
«Chi sei? Dov’è la mia mamma?» Carmelo è sepolto da una montagna nata dalla violenza.
«Sono un amico della mamma… stai tranquillo»
«Ma cos’è successo?» La sua voce non è più quella di un giovane esploratore, ora è rauca, piena di polvere e distruzione.
«Niente, non è successo niente. Piccolo…non è successo niente»
Fine
In Italia non succede mai niente.
La Rosa dei venti, Il golpe borghese, piazza Fontana, Gioia Tauro, Reggio Emilia, Brescia, l’Italicus, Genova, Il rapido 904, Bologna, Ustica, Firenze, Milano; non sono niente. Non è successo niente. Non è STATO nessuno. In fondo qualche pezzente, qualche moglie di pezzente, qualche figlio di pezzente cosa volete che sia, incidenti di percorso; incidenti per una democrazia migliore, più libera, più ricca. In Italia non è mai STATO nessuno, una cena tra poteri, un brindisi e poi le direttive agli organi di informazione:
“Dovete dire questo, dovete dire quello, dovete dire che non è successo niente; arriva l’estate mandiamoli in vacanza tranquilli, poi, quando tornano, avranno dimenticato tutto”
Ma non avete preso in considerazione una cosa: voi! infami manovratori dietro le quinte, migliaia di occhi hanno visto, sentito, sanguinano ancora. Loro lo sanno chi è STATO. Potete manipolare tutto, cancellare tutto ma dietro il vostro secchio di vernice bianca democratica ci sono pareti rosse di sangue pulito.
Quelle non potrete mai più cancellarle.
-A Carmelo e a tutti i morti e feriti di quella mattina spensierata di un agosto solare-
(Breve parte dal racconto "Piccolo esploratore" contenuto nel libro "Stelle cannibali" ED. Il Foglio 2022)
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poesiablog60 · 2 months
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Beato il mio vicino che dalle sue finestre
coglie con gli occhi i fiori che io curo,
i colori che veglio dal buio della casa.
Io penso a togliere le foglie secche
a dare l’acqua ai vasi appena serve,
devo sempre patire quando un giorno
vedo che sono morti eternamente.
Per lui sono soltanto vivi, solo belli,
non ha bisogno di saperne i nomi
per imparare come amarli meglio.
Beato lui, il vicino,
che chiama il mio balcone il suo paesaggio
e che di fronte a sé tra strada e cielo
vede distintamente il mio destino
Silvia Bre
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lunamagicablu · 6 months
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Con occhi di selva
Il muschio è il grembo del Buddha su cui siedo per aprire gli occhi. Il Sangha sono gli alberi che oscillano al capriccio del vento dell’alba, i mulinelli d’acqua che il ruscello disegna nella luce che cresce e sprofonda. Sono anche le foglie nuove, in cima ai rami, e le foglie consunte, nella polvere. Compagni di meditazione sono i passeri ed i merli acquaioli che svagano in questo schizzo di bosco. Sono le cortecce divelte dalla fame dei cervi, le edere nelle loro mille strette ferrose, i giorni di pioggia i giorni di nebbia i giorni d’afa. Socchiudo gli occhi e dimentico ogni eco di ragione, sono io per un attimo e non sono più io. Non ho più parole, non ho più casa. Tiziano Fratus photo by Richard Littlewood *********************** With wild eyes
The moss it is the womb of the Buddha on which I sit to open my eyes. The Sangha are the swinging trees at the whim of the dawn wind, the eddies of water that the stream draws in the light that it grows and sinks. They are also the new leaves, on top of the branches, and the worn leaves, in the dust. Meditation companions are sparrows and blackbirds water carriers who amuse themselves in this sketch of the woods. They are the bark torn away by the hunger of the deer, the see the days in their thousand iron grips rainy days, foggy days, sultry days. I close my eyes and forget everything echo of reason, it's me for a moment and it's not me anymore. I have no more words, I do not have anymore home. Tiziano Fratus photo by Richard Littlewood 
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petalididonna · 5 months
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Rimedi naturali per l'arrivo del freddo
- Coprirsi il collo con una sciarpa, possibilmente non sintetica e possibilmente che porti ancora un profumo o almeno un ricordo
- tenersi al caldo i piedi, pancia e reni con calzini e maglioni di lana
- non accendere condizionatori e i termosifoni, solo se due coperte non bastano
- raccogliere fiori da portare in casa quando piove, altrimenti fermarsi a guardarli
- preparare zuppe di verdura, calde
- impastare il pane
- prendere una decisione
- farsi una tana con quello che ti pare e dove ti pare, con accesso singolo e privato: andarci ogni volta che chiama
- Annusare spesso olio di lavanda, di rosmarino e limone
- piangere, se necessario
- ridere, quando capita
- baciare, per chi può
- stare a letto con la coperta sopra gli occhi a inventare favole, poi farle diventare neve e vere
- camminare
- andare a tenere compagnia al bosco
- consolare il mare
- costruire un aquilone ed aspettare il vento
- appoggiare la testa sulla spalla dei nonni e se non ci sono, sulla corteccia di un albero
- rifare il letto tutte le mattine e una vita ogni giorno
- dire la verità
- scrivere lettere e consegnarle
- leggere libri per bambini
- avere una canzone per colazione, pranzo, merenda e cena
- bere centrifugati di frutta e verdura ( il più buono per me è mela e barbabietola)
- accompagnare il prato
- semplificare
- semplificarsi
- dimenticare
- amare quello che c'è, quello che non c'è, non c'è
- svelare i segreti
- cercare e trovare un carillon e usarlo, quando serve
- spogliarsi di tutte le foglie e tremare
- inginocchiarsi dove vuoi
- mettere le mani dentro alle maniche lunghe e sventolare le braccia
- registrare la pioggia e ascoltarla ad ogni paura, ché l'acqua scioglie tutto
- sedersi su uno scalino con il viso tra le mani
- accarezzarsi le ciglia
- respirare
E poi danzare e danzare in ogni stanza e in ogni angolo della terra.....
La Raccontadina
Accarezzarsi sotto i maglioni❤️
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ilciambellano · 6 months
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Un anno fa non sono tornato, tanto ormai a cosa serviva, ma da allora mio fratello ha cominciato a telefonarmi, come se si fosse ricordato di essere il fratello maggiore. Come va?, mi chiedeva. Alla grande, dicevo. E poi un minuto di silenzio tra la Valsesia e la British Columbia, lungo come l’oceano che c’è in mezzo. Finché ha sputato il rospo e mi ha proposto di comprarmi la mia metà di questa casa, che io nemmeno pensavo potesse valere qualcosa. Cinque milioni tondi, meno il prezzo del biglietto aereo, per fare una vacanza in valle e una firma dal notaio. Qui in giardino ci sono questi due alberi che papà ha piantato quando siamo nati noi. Tutt’e due in autunno, nel ’57 e nel ’59. L’autunno doveva essere un buon momento per fare figli e di certo lo è per trapiantare alberi, è quando finisce la stagione vegetativa e a strapparli dalla terra gli rompi meno le scatole. Poi dormono, a modo loro, cosí hanno tutto l’inverno per riprendersi, e se nevica è anche meglio, è come stare sotto le coperte. Se dio vuole in primavera si risvegliano e cominciano a succhiare dalle radici, a mettere le foglie nuove, e ad ambientarsi là dove non erano nati, ma adesso gli tocca vivere. Quello che non so, e che non ho mai chiesto a papà, è perché quella volta abbia scelto il larice per mio fratello e l’abete per me.
Paolo Cognetti - Giù nella valle
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rononliest · 1 year
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Horror Books List
The horror books I read that I really enjoyed:
🔹 Comeau - One bloody thing after another 🔹 Danielewski - house of leaves 🔹 De Maria - The Twenty Days of Turin 🔹 Miles - Rabbits 🔹 Nakamura - Utsubora (cw: suicide) 🔹 Pessl - Night Film (cw: suicide) 🔹 Starobinec - An Akward Age 🔹 Vandermeer - Annihilation (part #1 of the Area X trilogy) 🔹 Yamada - Strangers (japanese ghost story)
🔹 American Elsewhere - Andrew Jackson Bennett
🔶 TBR: 🔹 The Raw Shark Texts - Steven Hall 🔹 Bats of the republic - Dodson 🔹 S. The Ship of Theseus -J.J. Abrams 🔹 The Troop - Nick Cutter 🔹 you should have left - Kehlmann 🔹 Broken Monsters - Beukes 🔹 Betrayals - Charles Palliser
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susieporta · 24 days
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*Maestro, come posso affrontare l'isolamento?*
"Pulisci la tua casa.
A fondo. In tutti gli angoli. Anche quelli che non hai mai avuto la voglia, il coraggio e la pazienza di toccare. Rendi la tua casa splendente e curata.
Togli la polvere, le ragnatele, le impurità. Anche quelle più nascoste. La tua casa rappresenta te stesso: se ti prendi cura di essa, ti prendi cura anche di te."
"Maestro ma il tempo è lungo. Dopo essermi preso cura di me attraverso la mia casa come posso vivere l'isolamento?"
"Aggiusta quello che può essere aggiustato ed elimina ciò che non ti serve più.
Dedicati al rammendo, ricama gli strappi dei tuoi pantaloni, cuci ben bene gli orli sfilacciati dei tuoi abiti, restaura un mobile, ripara tutto ciò che vale la pena riparare.
Il resto, buttalo. Con gratitudine. E con consapevolezza che il suo ciclo è terminato.
Aggiustare ed eliminare fuori di te permette di aggiustare o eliminare ciò che c'è dentro di te."
"Maestro e poi? Cosa posso fare tutto il tempo da solo?"
"Semina. Anche un solo seme in un vaso.
Prenditi cura di una pianta, annaffiala ogni giorno, parlaci, dalle un nome, togli le foglie secche e le erbacce che possono soffocarla e rubarle energia vitale preziosa.
E' un modo di prenderti cura dei tuoi semi interiori, dei tuoi desideri, dei tuoi intenti, dei tuoi ideali."
"Maestro, e se il vuoto viene a farmi visita? Se arrivano la paura della malattia e della morte?"
"Parlaci. Prepara la tavola anche per loro, riserva un posto per ciascuna tua paura.
Invitale a cena con te. E chiedi loro come mai son giunte da così lontano fino alla tua casa. Che messaggio vogliono portarti. Cosa vogliono comunicarti."
"Maestro, non penso di potercela fare..."
"Non è l'isolamento il tuo problema ma il timore di affrontare i tuoi draghi interiori. Che hai sempre voluto allontanare da te.
Ora non puoi fuggire.
Guardali negli occhi, ascoltali e scoprirai che ti hanno messo con le spalle al muro.
Ti hanno isolato per poterti parlare. Come i semi che possono germogliare solo se sono da soli"
Elena Bernabè
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libero-de-mente · 7 months
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Il Caregiver
Questa mattina sono andato da mia madre, come tutte le mattine, ma con un impegno in più.
Infatti oggi comincia il servizio di assistenza a domicilio per mia madre, la struttura a cui mi sono rivolto le ha assegnato un'assistente. Si chiama Dolores.
"Buongiorno soy Dolores" - così ha esordito qualche giorno fa l'assistente al telefono con me.
"Buenos días" - le ho risposto per darmi un tono
"Lei è il señor Tomasseli?
"So' Rino" - ma come cacchio le parlo?
"Sorino? Lei è el señor Sorino?"
"No Sorino, solo Rino. Il mio nome".
"Ah, Solarino... me scussi, ma che nome è?"
"Maggnente, sono uno che tira sole e quindi Solarino è i mio soprannome"
Nulla da fare, la deficienza telefonica mi aveva preso, ora come potevo rimediare?
Nel frattempo Dolores gira dei fogli, si sentono chiaramente al telefono, probabilmente sta cercando i dati di chi ha compilato la domanda, ed ecco che trova ciò che cercava "Ah, lei se chiama Rino Tomasseli"
"Si" - le rispondo divertito di come chi parla lo spagnolo raddoppia alcune consonanti eludendone altre.
Arriviamo a questa mattina. Dolores è puntualissima, bella truccata e pimpante come lo sono le persone che debbono sostenere persone anziane e in fase discendente.
Entra in casa e saluta entrambi con un sorriso rassicurante, le presento mia madre e le faccio vedere la casa.
In soggiorno il televisore è sintonizzato sulla Santa Messa, in camera da letto l'altro televisore idem.
"Doppia Messa, como mai due televissori acessi?"
"Effetto stereo"- le rispondo.
"Como?!"
"Si, ascolti... non sente la stereofonia del prete che dice <Prese il pane>, non sente la potenza della frase raddoppiata?"
"No" - mi guarda stranita.
Credo che l'ironia non sia in questo momento cosa buona e giusta.
Così Gesùrino prese l'ironia, la piegò la pose in un cassetto e disse <Pendete e andate senza sorrisi, non ve li meritate>.
Tornando in soggiorno, dove c'è mia madre, Dolores mi chiede: "Mi potrebbe firmare questi due moduli, è lei il caregiver, vero?"
"No, lui è mio figlio" - interviene secca mia madre, poi guardando me - "Tu sei mio figlio non o' carabbinier"
"Ma no mamma caregiver, ovvero quello che si occupa di te"
Le brillano gli occhi, si sente protetta e poi guarda Dolores, conosco quello sguardo di chi comincerà a raccontare aneddoti sulla mia vita di quando ero piccino. La fermo a tempo.
"Beh"- dandomi un tono da attore consumato che sta per uscire dalla scena sul palcoscenico di un teatro - "Io devo andare, mamma sei in buone mani - poi rivolgendomi a Dolores le stringo una mano - "Grazie, grazie mille dell'aiuto che mi darà".
Il sorriso di Dolores mi conforta.
Sono in auto, scommetto che il sorriso di Dolores sarà diventato una risata. Già mi sembra di sentire mia madre raccontare i "famosi aneddoti" di un piccolo Rino che ancora, illuso, si permetteva di vivere d'istinti e d'istanti (frase da boomer lo so).
Come quando mia madre, a un cambio del pannolino, si divertiva a "rubarmi il pisello" come si fa con il naso dei bambini, solo che io per assicurarmi che non lo avesse preso davvero le pisciai in volto.
O quella volta che entrai in una cabina al mare, credendo che fosse la nostra per cambiarmi il costumino pieno di sabbia, invece era di un'altra famiglia. La ragazza, penso allora ventenne, che stava dentro (nuda) non si scompose più di tanto, avevo cinque anni più o meno, e mi disse "ma tu bel bambino da dove sbuchi?". Sorrise.
Io no, rimasi pietrificato guardando una micia. Non sapevo che dei micini vivessero proprio lì nei costumi delle donne. Uscii dalla cabina rosso in volto, con una paresi facciale e la
Voglia di remare
Fare il bagno al largo
Per vedere da lontano gli ombrelloni, -oni, -oni
Da allora nessuna donna mi ha più sorriso se entravo per sbaglio in una cabina o uno spogliatoio dove ci stava una di loro. Va beh, forse quando ci provai ero troppo avanzato con l'età. Credo di averne avuto venti o venticinque in più, di anni intendo.
Oppure le racconterà di quando, la sera di una Vigilia di Natale con cenone ben disposto sulla tavola e ospiti pronti al pasto, stando in piedi sulla sedia all'urlo "Sono la tigre di Mompracem!", persi l'equilibrio e arrivai preciso con la faccia nell'insalatiera che conteneva chili di insalata russa.
Ecco perché crescendo sono traumatizzato dalle patate femminili e le insalate russe.
Però mi piace cucinare.
E mangiare.
Grazie mamma per avermi fatto empatico e rispettoso degli altri, ma anche molto meno andava bene. Per dire.
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sofysta · 2 months
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Cambiate musica. Cambiate libri. Cambiate voci, strade, luoghi. Cambiate i fogli attaccati ai muri, il colore di smalto, il modo di pensare. Dovete cambiare. Dovete cambiare ed imparare a ricominciare. Dovete ricominciare. Non sentitevi persi, non sentitevi soli, tanto nessuno lo è mai davvero. A partire da chi sta condividendo la vostra stanza, la vostra casa, il vostro quartiere. A partire dalla cuccia che avete in casa, una gabbietta, un acquario, una chat a destra dello schermo. Non siete soli. Piangete. Piangete fino a versare vomito e lacrime nello stesso bagno. Piangete fino a farvi venire la febbre, i brividi sul corpo, il mal di testa che non riesce a farvi dormire. Piangete. E anche tanto. MA poi ricominciate. Che non significa non soffrire più, attenzione. Si soffre sempre, a ricordare di cosa si stava facendo in questo momento settimane fa, del pensiero che si aveva fisso mesi fa, dei sogni e delle speranze che non si perdevano mai, anni fa. Tutto perso, già, ma ricominciate. È difficile. È dura. Ma non dura per i giorni, difficile per le ore ed i minuti che non passano mai. Ma poi passano anche quelli, tranquilli. I minuti passeranno con le ore e le ore con i giorni. Ma poi passa.
Ricordate : Ce la fate, stampatevelo in testa, sul frigorifero, sui muri. “Posso farcela”. E ora cambiate canzone. E fate un sorriso.”
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yomersapiens · 1 year
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Sono stato via una manciata di giorni, ho lasciato il gatto nella sua casa vacanze e salutato le piante che stanno tornando a splendere dopo l’inverno. Una in particolare, l’ho salutata con più vigore. Una volta tornato ho controllato cosa fosse accaduto durante la mia assenza e la polvere era ovunque. Incredibile quanta polvere si accumuli quando non la aspiri via due volte al giorno come surrogato della terapia dato che non hai soldi per permettertela. Poi sono tornato a guardare le piante e stavano tutte bene ma quella che mi ero premurato di salutare con più affetto, aveva generato una piccolissima nuova fogliolina. Poche cose mi piacciono quanto le foglioline inaspettate soprattutto quando non ho fatto nulla per meritarmele. Me ne sono andato e durante la mia assenza lei è andata avanti e vorrei dire che è merito mio, o della lontananza, ma so che non è così. Sono passati tanti anni da quando me ne sono andato da te e dalla tua vita e spero solo che tu ora sia ricoperta di foglie rigogliose e infinite e che rendano i tuoi capelli ancora più lucidi e la tua pelle ancora più candida e vorrei davvero pensare che anche qui, non c’entra la mia assenza, però so che non è così. In questo caso era necessario andarsene. Ti ho sognata, eri stupenda e io invidioso. Vorrei che questo ricordo ora si ingiallisse e cadesse senza fare rumore sul pavimento in parquet del salotto. Ma è primavera o almeno così dice il calendario e ahimè ci vorranno un paio di stagioni. Forse devo partire nuovamente o forse devo iniziare a spolverare tre volte al giorno.
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thecatcherinthemind · 4 months
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La più grande disgrazia di questo mondo è la gente convinta che facendo le cose in nero abbia gli stessi diritti di chi le fa dichiarate, con timbri ufficiali e fogli di garanzia.
La soddisfazione più bella è rispondere ai clienti che se hanno voluto fare le cose al risparmio, noi non ne rispondiamo più. Allo stesso modo, oggi ho provato a farlo capire a mia madre che si è incazzata e ha iniziato a urlare. Si è fatta montare la caldaia da un amico di famiglia senza fattura, senza scontrino, senza dichiarazione e senza libretto e ora vuole che la casa madre intervenga.
Ciao cavallo.
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mynameis-gloria · 1 month
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Oggi day off, nonché anche compleanno di papà. Mattinata in palestra, pranzo dell'ultimo minuto con P al sushi, in cui dire no ad un amica era scortese, soprattutto dopo 3 settimane di assenza e in cui un momento per noi alla fine ce lo meritavamo anche per recuperare la quotidianità in chiacchiere e racconti, ma che mi ha mandato poi in crisi per tutta la giornata, con tanto di lacrime e cattivi pensieri già nello spogliatoio a fine allenamento. Ed una volta arrivata a casa e sistemato, mi son messa a letto, piena e gonfia da questo pranzetto, accorgendomi che proprio oggi è pure la giornata del fiocchetto lilla e tutto questo mi è sembrata una grande ed immensa barzelletta, nulla per caso insomma!
Mi sono poi addormentata, un po' per la stanchezza ed un po' in vista del weekend full lavorativo, al risveglio ero ancora piena, così da mangiarmi giusto due foglie di insalata per cena e festeggiare mio padre con una fettina della sua torta richiesta rigorosamente con tanta pasta frolla. Ed ora sono qui, a letto, che volevo scrivere due paroline riguardo questa giornata, perché scrivere aiuta sempre e perché dicono che parlarne fa bene ed anzi si deve. E per come son fatta a volte penso proprio il contrario, che parlarne peggiori le cose, che faccia sentire ancora più pazzi, pronti ad essere giudicati, con quel dito puntato ed i commenti di chi non riesce a capire e comprendere. Ed anche chi ti vuole bene a volte non comprende, ed a volte ci provi a parlare, a tirar fuori l'argomento, a far capire che andare a pranzo fuori è un fottuto problema, soprattutto se prima ti sei allenata, se ci sono altri pasti liberi in programma, se non ti vedi, se se se..ma le frasi che senti ripeterti son sempre le stesse, chi fa battute, chi la mette sul ridere e scherza, chi prova a "consolare" ma fa solo peggio e non è nemmeno colpa loro. La colpa sai bene di chi è, di cos'è e tutto questo ti manda ancora più in tilt. Così si finisce per fingere che sia tutto a posto, lo si mette da parte e si fa passare un altra giornata
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nusta · 2 months
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In questi giorni sono stata a trovare una mia amica, era da un sacco che non ci vedevamo di persona da sole io e lei ed era da tantissimo che non facevo una gita da sola. Dovrei farlo più spesso, girovagare per le strade a caso è una delle cose che amo, ma non mi ritaglio il tempo di farlo quanto vorrei e quanto, probabilmente, mi farebbe bene. Come per molte altre cose che amo, in effetti.
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Dopo aver fatto merenda siamo andate a prendere alcune cose per preparare la cena in questo posto in cui si vendono anche le piante e ho preso una rosellina per mia mamma, chissà se resisterà nei suoi terrazzi. Ho preso anche una piccola piantina di rododendro per il mio mini-balcone e una piccola monstera: questa l'ha presa anche la mia amica e vorremmo provare a farla stare in acqua, intanto io l'ho messa insieme alle altre che cercano di resistere alla poca luce di casa.
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Lei è appassionata di cucina ed è una grande viaggiatrice, una combinazione perfetta per farmi conoscere nuove ricette e nuovi sapori. Per cena mi ha preparato riso pilaf con verdure e zafferano, l'indomani per colazione abbiamo mangiato i suoi kanelbullar appena sfornati e poi a pranzo pasta coi broccoli appena presi al mercato, peperoncino e bottarga. E ovviamente poi abbiamo fatto di nuovo merenda allo stesso bar, in cui ho preso di nuovo la schiacciata alla fiorentina, che avevo già preso il giorno prima per la prima volta e volevo "conoscerla" meglio. Sì, sono abitudinaria anche quando provo cose nuove, vivo di contraddizioni, lo so.
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Mi ha regalato un libro di ricette a base di miele che non vedo l'ora di provare e mi ha fatto assaggiare le combinazioni strane di mieli che ha preso da un'azienda agricola sarda, un miele allo zenzero e una nocciolata con miele e carrube. E un cioccolatino napoletano dei Fratelli Scaturchio con la velina stampata al contrario, chissà come mai. Di pomeriggio siamo andate alla ricerca di un negozio iraniano che aveva visto su instagram e abbiamo preso altre cose da provare: lei del riso affumicato e un mix di erbe aromatiche, io dei dolcetti vari e i gelsi essiccati. Mi piace questo aspetto di lei, mi fa sempre scoprire cose nuove. Abbiamo girato un po' sotto la pioggia e poi è arrivato il momento di ritornare a casa. Spero proprio di replicare presto, perché le videochiamate sono una bella invenzione, ma stare insieme di persona è tutta un'altra faccenda. Abbiamo parlato tanto e di alcune cose si riesce a parlare meglio di persona, con la pancia piena e una tazza di tè in mano.
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Questa mattina mentre sistemavo le piantine in balcone ho visto che alcune hanno fatto le nuove foglie e anche qualche fiorellino. La primavera sta arrivando. Chissà cosa ci aspetta. Chissà cosa riusciremo a combinare. Non sempre arriva ciò che vogliamo, a volte non so nemmeno cosa vorrei e lascio che il tempo passi e porti quello che capita. Chissà se quella coccinella ha fatto altrettanto e chissà se è incastrata o al riparo tra le spine. Vedremo.
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