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#bugie coloniali
Bugie Coloniali - Doppio appuntamento romano per Alpozzi. 12 e 13 aprile
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ferro5 · 4 months
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giancarlonicoli · 5 years
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21 MAR 2019 17:50
TUTTE LE FAKE NEWS SU MUSSOLINI - NON E’ VERO CHE “QUANDO C'ERA LUI" GLI ITALIANI ERANO RICCHI E FELICI NÉ I TRENI ARRIVAVANO IN ORARIO - LE BALLE RACCOLTE DALLO STORICO FRANCESCO FILIPPI NEL LIBRO “MUSSOLINI HA FATTO ANCHE COSE BUONE” - “DATI ALLA MANO, SI DEVE DIRE CHE IL FASCISMO DIEDE PESSIME PROVE DI SÉ IN TUTTI I TEATRI DI GUERRA IN CUI SI PRESENTÒ E PURE LE MITICHE BONIFICHE NON…”
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Francesco Filippi per il “Fatto quotidiano”
Le fake news, modo moderno e accattivante per definire le bufale, sono una costante non solo nel mondo dell' informazione, ma anche nella storia. Diffondere notizie false sul passato ha lo scopo di mettere a confronto un tempo trascorso che si immagina felice con un presente che non piace: un uso distorto della storia per portare avanti critiche, più o meno fondate, all'attualità.
Uno dei soggetti più usati per questo meccanismo perverso in Italia è sicuramente il fascismo: il passato totalitario del nostro Paese stimola da sempre sedicenti storici, specialisti del "si dice" o bugiardi consapevoli a produrre e diffondere le più svariate idiozie sui presunti meriti della dittatura in chiave critica nei confronti del presente.
Quasi tutte le bugie, alcune delle quali nate già in epoca fascista, sono state già smentite dalla storiografia e non hanno alcuna rilevanza per il mondo accademico, ma spesso continuano a girare tra le schiere, oggi un po' più fitte e coraggiose, dei nostalgici.
“Mussolini ha fatto anche cose buone” nasce dalla raccolta delle principali bugie che ancora girano attorno a lui e ai suoi. Ci si è affidati alla ricerca storica per smentire, una volta di più, le menzogne più grossolane, provando a comprendere da cosa, e perché, nascano queste leggende che ancora oggi avvelenano il dibattito pubblico.
Sono molti i campi in cui si dice che il fascismo abbia primeggiato: nell'economia, ad esempio. Gli ammiratori del duce proclamano che "quando c'era lui" gli italiani erano ricchi e felici come non mai.
Sono però gli stessi dati statistici raccolti sotto il ventennio a segnalare un peggioramento nella qualità della vita del Paese: la quantità e la qualità del cibo a disposizione della popolazione peggiorarono e gli embarghi internazionali causati dalla politica mussoliniana colpirono le possibilità di acquisto degli italiani. Alla vigilia della disastrosa guerra voluta dal duce il reddito medio di un italiano era un terzo di quello di un francese; appena un quinto di quello di un inglese.
Le mitiche bonifiche, ancor oggi raccontate come un successo fascista, furono per lo più immensi cantieri pubblici che assorbirono risorse e che, alla prova dei fatti, non risolsero il problema delle paludi e delle terre malariche in Italia. Delle abilità guerriere del "nostro" si pensava che si fosse già detto e scritto tutto, ma è tutt'oggi diffuso il mito dell' animo guerresco e dell' onore fascista.
Dati alla mano, si deve dire che il fascismo diede pessime prove di sé in tutti i teatri di guerra in cui si presentò. Le conquiste coloniali e imperiali, di cui ancora qualcuno anziché vergognarsi va fiero, furono occupazioni posticce, mantenute solo attraverso una sistematica opera di terrore. La "civiltà fascista", in Libia come in Etiopia, fu portata con gas, deportazioni e campi di concentramento.
Per quanto riguarda i progressi sociali, un ventennio di dispotismo non è bastato a distruggere in alcuni l'idea che il fascismo fosse una specie di regime illuminato. Così ancor oggi c'è ad esempio chi crede alla bufala del voto fascista alle donne. Una vicenda che dimostra come funzionasse il modo mussoliniano di fare le cose: pressato dai movimenti femministi nel dicembre del 1925 il duce approvò la legge che diede ad alcune categorie di donne la possibilità di votare alle Amministrative. Dopo solo due mesi, nel febbraio del 1926, il Parlamento abolì le elezioni amministrative stesse.
In questo, ironicamente, si realizzò una vera parità tra uomo e donna, privando tutti indistintamente dei diritti di rappresentanza. Alcune delle bufale sul duce sono antiche e consolidate, come quella dei treni che arrivavano in orario: in realtà ci si limitò a proibire la pubblicazione delle notizie che parlavano dei ritardi dei treni.
Altre bugie invece sono modellate su sensibilità più moderne, come quella, piuttosto strampalata, che gira in rete e parla del duce che "diede pari diritti a uomini e animali" (sic!). Una bufala nata per far andare a genio il duce agli amanti degli animali, che però non ha alcun fondamento. Anzi, Mussolini impose una tassa sui cani da compagnia, considerati trastulli poco marziali per le famiglie italiche.
Una delle bufale più recenti, nata sull'onda delle polemiche sui costi della politica e che strizza l'occhio al movimento ecologista, è quella che vuole Mussolini imporre ai propri ministri di andare in giro in bicicletta. Favola senza nessun fondamento, anzi: Mussolini arrivò a imporre una tassa sulle biciclette per stimolare l' acquisto di automobili.
Fake news nuove, ma con uno scopo antico: usare strumentalmente la storia per ridare dignità a un passato totalitario. Il primo passo per riabilitare e rendere accettabili idee che costituiscono, senza sconti, una delle pagine più tristi della nostra storia.
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jamariyanews · 6 years
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ALTO TRADIMENTO – la FRANCIA contro l’ITALIA e contro lo sviluppo del nord AFRICA – la caduta del governo Berlusconi – la debacle della economia ITALIANA (pubblicato da Francesco Bongiovanni su testo e parole di Mauro Mellini )
Onorevole Avvocato Mauro Mellini prossimo Presidente Della Repubblica
Domenica ·
Questo articolo e questo video di Mauro Mellini ,tratta del grave atto di ALTO TRADIMENTO compiuto dal Presidente della Repubblica Napolitano,che acconsenti’ alla invasione della Libia,e alla uccisione di Gheddafi,da parte di Francesi e Inglesi.Tale atto criminale venne iniziato su bugie francesi e fu fondamentale per la caduta dolosa del Governo di Silvio Berlusconi e per la debacle della economia italiana. prefazione di @Francesco Bongiovanni 23.7.2018 – Segue articolo di Mauro Mellini.
ALTO TRADIMENTO di Mauro Mellini 22 marzo 2018 Alto Tradimento L’Italia, già lo sapevamo, era stata “parte lesa” nella vicenda del dissennato attacco alla Libia di sette anni fa con il quale Francia ed Inghilterra distrussero lo Stato tenuto assieme dal "grottesco dittatore Gheddafi", che tuttavia era l’unico Stato africano affidabile sotto diversi punti di vista (funzionava l’accordo con l’Italia, per limitare e filtrare l’ondata migratoria ed ottimi erano i molti rapporti in fatto di rifornimenti energetici). Parte lesa di una brutale e sciocca spoliazione soprattutto francese dei nostri beni ed interessi, o, piuttosto, dovremmo dire, vandalica distruzione, perché la Francia si ritrova ora con in mano una economia disastrata di un Paese disgregato. Ma la storia di quella sciagurata vicenda di violenta politica neocoloniale ha arrecato all’Italia, danni ancora più gravi e, se le responsabilità dei governanti francesi e britannici sono gravi ed imperdonabili e gravi è la responsabilità del Presidente americano Barack Obama, convinto a consentire l’aggressione da Hillary Clinton, Segretaria di Stato Usa, da noi le responsabilità del più clamoroso errore in fatto di politica nei Paesi ex coloniali si intreccia con un’altra vergognosa vicenda, nella quale un altro Presidente della Repubblica, quello italiano, che, diversamente da Nicolas Sarkozy non è stato messo in stato di fermo, ha avuto un ruolo non secondario, che, secondo la nostra Costituzione (che non trova riscontro nel Codice penale) è definibile sicuramente come altro tradimento. Giorgio Napolitano fu il fautore accanito e spregiudicato della riluttante adesione italiana all’assalto alla Libia (utilizzazione delle basi e “apertura” dello spazio aereo). Napolitano, ex esponente, anche se non di primissimo piano, del Partito Comunista Italiano, si era ritrovato a godere della qualifica di “democratico” senza aver dovuto cambiare appartenenza e (formalmente) opinione, semplicemente perché volentieri fu regalato al Partito Comunista, magari con un’etichetta un po’ modificata, quella qualifica di cui egli, poi, fruttuosamente si avvalse per la sua carriera politica. La sua responsabilità nella vicenda libica non è solo quella di avere sostenuto la tesi dell’aggressione al di là delle posizioni e opinioni del Governo in carica (cosa che è, almeno, una grave scorrettezza costituzionale). In questi giorni testimoni che seguirono da vicino i contatti e i contrasti tra Napolitano e Berlusconi, Presidente del Consiglio, assolutamente contrario e poi riluttante di fronte alle insistenze del capo dello Stato, attestano che Napolitano “fece valere” il suo ruolo di capo delle Forze armate. Che un Presidente della Repubblica, esponente e simbolo dell’unità nazionale, si avvalga di un ruolo particolare e di un particolare apparato dello Stato per imporre al Governo, responsabile di fronte al Parlamento, decisioni, tra l’altro, in un campo diverso da quello oggetto delle funzioni connesse a tale ruolo, è di per sé un comportamento eversivo. Ma non basta. Napolitano si avvalse, per imporre la sua volontà a Berlusconi, di mezzi e personaggi che stavano dando prova di slealtà e di disinvolte prevaricazioni. Un modo certamente ambiguo (almeno) lo ebbe Franco Frattini, ministro degli Esteri (quello che, nella “Navicella” dei Parlamentari, aveva la singolare annotazione: “ama le arrampicate”). Pare che Frattini si ripromettesse di ricavare da questo suo “remar contro” la posizione del governo di cui faceva parte, la nomina a Segretario generale della Nato. Tutti i gusti sono gusti. Frattini è un magistrato, consigliere di Stato. Si direbbe che non gli è andata bene. È tornato a fare il suo mestiere. Ma un vero e proprio concorso in un reato contro il libero esercizio delle funzioni di Presidente del Consiglio per vincerne la riluttanza a dare una mano all’aggressione anglo-francese lo ebbe la Magistratura Ordinaria. I magistrati e le magistrate delle Procure e dei Tribunali di mezza Italia, impegnati in una frenetica operazione di rottamazione e di demonizzazione di Berlusconi. Il Partito dei Magistrati aveva per suo conto già ridotto Berlusconi in una condizione tale da non potere affrontare uno scontro aperto con un capo dello Stato che dimostrava di “giuocare sporco”. Non c’è bisogno di accertare se, in quella contingenza, vi furono appositi e specifici contatti del Quirinale con esponenti della Magistratura. Né vi è bisogno di fare ricorso alla figura giuridica (si fa per dire) del “concorso esterno”. È singolare che la magistratura, che ha una particolare propensione per l’affermazione della esistenza di fumosi complotti e di malefatte di ogni genere dei poteri forti, in questo caso in cui il complotto con lo straniero è provato e se ne conoscono i responsabili, non abbia sollevato il benché minimo sospetto al riguardo. E non è un caso che di questo attentato vero alla Costituzione e di questo vero tradimento del nostro Paese, il Partito dei Magistrati, sia stato, invece, parte corresponsabile di primo piano. Che cosa si ripromettesse Napolitano, oltre alla rottamazione di Berlusconi e dal suo definitivo accantonamento, non lo sappiamo. Del resto è abbastanza naturale che egli cercasse anche sul piano internazionale, di vedere apprezzato il suo recente e fragile presagio all’Occidente (certo non al meglio di esso). Anche se l’“Alto tradimento”, cui fa riferimento l’articolo 90 della Costituzione non trova nel Codice penale una collocazione e una specificazione che sarebbero state opportune, è certo che l’atteggiamento di Giorgio Napolitano in quella vicenda, sia per il debordare dai limiti della sua pure altissima funzione, sia per quel gravissimo ricorso che egli avrebbe fatto al ruolo di capo delle Forze armate per costringere il responsabile del Governo e della politica generale del Paese a desistere da ogni riluttanza ad un atto di guerra, sia perché così operando erano favoriti interessi stranieri e danneggiati quelli economici e politici del nostro Paese, è chiaro che si è trattato di alto tradimento. Oggi 23 marzo 2018, il responsabile di quel reato presiede, come il senatore più anziano, il Senato nella sua prima seduta della nuova legislatura. È fuori del Parlamento, “in castigo”, la vittima “personale” del tradimento: Silvio Berlusconi. Che, se è colpevole, è colpevole di non aver gridato alto e forte che il crimine veniva commesso. Contro di lui, ma anzitutto contro l’Italia.
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