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#ambiguo blu
andrhomeda · 9 months
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My comic Ambiguo Blu is available ! Currently only in Italian, but in English? …………..soon >:)
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lamilanomagazine · 1 year
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Un anno di guerra in Ucraina
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Un anno di guerra in Ucraina. «Il 24 febbraio milioni di noi hanno fatto una scelta: non una bandiera bianca ma una blu e gialla. Non fuggire ma affrontare. Resistendo e combattendo. È stato un anno di dolore, di lacrime, di fede e di unità. E durante quest’anno siamo rimasti invincibili. E sappiamo che il 2023 sarà l’anno della nostra vittoria!», scrive questa mattina il Presidente Volodymyr Zelensky sul suo account Twitter. Esattamente 12 mesi fa, 24 febbraio 2022, alle 5 del mattino, la Russia di Putin attraversa i confini Ucraini, sancendo il ritorno della guerra in Europa a più di venti anni dalla conclusione dei conflitti armati in Jugoslavia. Sono colpite tutte le principali città del paese, compresa la capitale Kiev. Allo stesso tempo inizia l’invasione terrestre da parte dei soldati russi e i primi combattimenti sul campo. « Un’operazione militare speciale» - la chiama Vladimir Putin, da considerare come una guerra lampo, con un attacco su più fronti strategici così da insediare un governo fantoccio guidato da Mosca. Vani i tentativi di concludere delle trattative di pace. Ad un anno dall’attacco, però, sono stati denunciati 66mila presunti crimini di guerra, oltre 13 milioni le persone sradicate dalla propria terra, tra rifugiati e sfollati, circa 8.000 civili morti e 13.287 feriti. Conseguenze su più fronti, dal piano militare e strategico a quello geopolitico, con la frattura tra l’Occidente e Mosca e il ruolo ambiguo della Cina; su un piano socio-economico, vista la grave crisi energetico-militare; sul piano umanitario, con l’imponente ondata di profughi ucraini in Europa. Sale la tensione anche in Moldavia. Putin revoca un decreto del 2012 – sulle linee di politica estera in cui metteva tra gli obiettivi la cooperazione con l’UE e lo sviluppo delle relazioni con la Nato - che in parte sosteneva la sovranità della Moldavia nell’ambito delle decisioni politiche sulla Transinistria, regione separatista sostenuta da Mosca che confina con l’Ucraina e dove la Russia ha posizionato da tempo le truppe. Decisione che è stata pubblicata ieri sul sito del Cremlino. Ieri anche il voto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, il ritiro immediato delle truppe russe dall’Ucraina auspicando una pace “giusta e duratura in linea con la Carta della Nazioni Unite”. La risoluzione riceve 141 voti a favore, 7 contrari e 32 Paesi che si sono astenuti, tra cui Cina e India. I no, oltre dalla Russia sono arrivati da Siria, Bielorussia, Eritrea, Nord Corea, Nicaragua e, per la prima volta, il Mali. La Cina intanto rende noto il suo documento – articolato in 12 punti- per una soluzione politica, alla crisi ucraina. Il dialogo come elemento centrale.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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enkeynetwork · 2 years
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SENSI DELL’ARTE - di Gianpiero Menniti 
LE COSE NON DETTE
La scena è scarna.  Il chiaroscuro è appena accennato.  Di primo acchito, la costruzione del dipinto appare come una prova d’accademia che spingerebbe a valutare solo il livello plastico dell’immagine. Se non fosse per un oggetto che si staglia in primo piano connotandosi come un “primus inter pares”.  Improvvisamente, seguendo il filo di quest’intuizione, il dipinto prende vita quando lo si osserva dall’angolo di vertice alto a sinistra seguendo l’ideale linea che attraversa l’imboccatura del collo della bottiglia fino al vaso blu a destra - una sorta di linea vettoriale - facendo provare la sensazione di oggetti che si animano, che seguono una gerarchia di marcia in senso prospettico, capitanati proprio dallo sgargiante vaso blu nel ruolo d’avanguardia: come un condottiero che guida questo piccolo drappello in fila indiana.  E’ sempre il vaso blu a rompere lo schema comunicativo/semantico iniziale della natura morta: non appartiene alla categoria degli oggetti che lo accompagnano nella rappresentazione.  I suoi colori vivi non sono paragonabili alla fredda trasparenza ed al bianco virginale di quegli altri.  Questo apre un altro scenario della visione.  In tanta ricercata compostezza e sobria semplicità, in una dimensione che sembra esprimere staticità e assoluta assenza di un significato se non quello prettamente connesso al proporsi dell’immagine “pura”, non è solo il vaso blu ad apparire d’incerta collocazione, ma anche un ambiguo calice che di certo non può appartenere a quel contesto.  E poi, perché la tazza è adagiata su un fianco?  Infine, come mai il coltello è in bilico peraltro nell’inconsueta posizione della lama verso l’esterno?  Insomma, quell’accenno ad un’impostazione accademica si manifesta un grossolano inganno, quasi una boutade, lasciando spazio a una riflessione nuova, qualcosa che rimanda al pirandelliano “sentimento del contrario” con il quale esprimere la condizione umoristica della realtà.  Morandi, è un caso artistico singolare, di altissimo profilo, particolarmente significativo nella rappresentazione di “forme” in rapporto allo “spazio”.  Si dedicherà esclusivamente a nature morte, bottiglie, qualche paesaggio.  In lui l’immagine è studio della visione, in un ideale e per nulla ardito ponte con Cezanne.  Ammira Picasso ma anche Henrì Rosseau, premonizione del suo interesse per De Chirico e la “metafisica”, per il mondo delle “cose non dette”.  Dunque, anche nella sua biografia artistica si riscontrano echi di una parte nascosta che va oltre la considerazione tecnico-strutturale e razionalista delle sue opere: è come se, oltre la figurazione, Morandi intendesse sottintendere qualcos’altro, come capita a chi è capace di mascherare, con una formale patina di cinismo, il moto sarcastico di una battuta mordace, dietro la quale si cela la concezione della realtà ormai penetrata da uno spirito disilluso e consapevole. Ora, non c’è davvero nessun senso dell’umorismo e nessun sarcasmo nel dipinto in esame?  Davvero non significa nulla la lunga ed intensa amicizia e condivisione intellettuale e culturale di Morandi con uno dei maestri della comunicazione giornalistica del Novecento come Leo Longanesi, straordinario creatore di aforismi celeberrimi?  Invece, c’è una relazione.  E accompagno questa vaga intuizione con una frase dello stesso Morandi che mi pare significativa: 
«Per me non vi è nulla di astratto: per altro ritengo che non vi sia nulla di più surreale e di più astratto del reale». 
- Giorgio Morandi (1890-1964): “Natura morta (Il vaso blu)”, 1920, Museo Morandi, Bologna
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cherylroberts · 3 years
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Anche per questo devo chiedere il permesso, o posso?
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[H]  Fa avanzare il gomito su cui ha indirizzato il peso e si protende in avanti, quel tanto che basta –inclinato lievemente il capo per agevolare– a far incontrare le loro loro labbra in un bacio. Un bacio a stampo, semplicissimo e senza malizia. O almeno, questo è ciò che tenta di fare; assolutamente di getto e senza preavviso, attardandosi così per qualche istante –sempre che la Roberts non l`abbia impedito in qualche modo– prima di ritrarsi di appena qualche centimetro e interrogarla con le iridi. «Anche per questo devo chiedere il permesso, o posso?»
[C] Ha giusto il tempo di trattenere il respiro, del tutto ignara di quel che sta per accadere, prima che il giovane posi delicatamente le labbra contro le proprie. Un bacio a stampo, così semplice e dolce che quasi non le sembra sia Hektor, a darglielo. Le palpebre si abbassano ma, stranamente, non si ritrae. Anzi, pare quasi rilassarsi, mentre si accinge a ricambiare quel semplice bacio. Lascia che sia lui, per primo, a staccarsi. Le guance sono spruzzate d’un lieve rossore, e gli occhi ricercano quelli del giovane, che le sembrano presentare uno sguardo decisamente diverso dal suo, piuttosto confuso. «L’hai già fatto.» Mormora piano, prima di schiarirsi la voce. «E comunque, no.» La mano sinistra scivola lungo il braccio del ragazzo, fino ad arrivare alla spalla. È lì che si posa, tranquilla, e con quella sembra quasi farsi forza, per raddrizzarsi di poco e avvicinare i loro volti, prima di premere le labbra contro quelle del giovane.
[H] Indugia un poco così, contro le labbra altrui, morbide e sconosciute, prima di indietreggiare giusto di qualche centimetro, per guardarla dritta in volto e studiare quel rossore che le imporpora le gote. Sogghigna, ovviamente, anche se in maniera più discreta del solito «E ti dispiace?» Ti dispiace che l`abbia già fatto, senza domandare nulla? Sbattacchia le ciglia, chissà se in una tristissima –ha la faccia da canaglia, non se lo può permettere– imitazione di un paio d`occhi da cerbiatto, ma non insiste, preferendo lasciar parlare i fatti. La osserva, invece, con quel solito fare ambiguo, finché le dita dell`altra gli esplorano piano il braccio, sino alla spalla, e le loro bocche tornano a combaciare, all`improvviso, esortandolo a celare lo sguardo sotto le palpebre. E` sempre di getto, come ha fatto poco prima, che la destra inanellata si muove, andando a posizionarsi con delicatezza sulla nuca della coetanea, in mezzo alla cascata di capelli colorati, e il capo si inclina leggermente, per facilitare la vicinanza e quel successivo e cauto, molto cauto, dischiudersi delle labbra, quasi a chiederle il permesso. Si può, Cheryl? Lo lascia decidere a lei, non volendo complicare ulteriormente le cose, né farla scappare da lì, non come ha già fatto.
[C] La vicinanza del ragazzo le fa avvertire uno strano batticuore, così come strana e piacevole trova la sensazione dei capelli del giovane che le carezzano la guancia arrossata, per via della vicinanza. Inspira profondamente, ritrovandosi i polmoni pieni di una fragranza di cuoio mista a menta, completamente nuova per lei. Un nuovo brivido le percorre la schiena, quando la mano di Hektor scivola, discreta e silenziosa, fra i capelli violacei. Ancora una volta, è lei a muoversi: la mano posata fino a quel momento sulla spalla del giovane risale, lentamente, fino al viso, con un tocco così leggero da risultare quasi una carezza; il braccio destro, invece, si alza, e senza preavviso si trova a circondare le spalle di Hektor. In quel momento, la ragazza si ritrova quindi a doversi sorreggersi contro il corpo del terzino, avendo perso l’appoggio del gomito puntellato sul materasso. Quando però le labbra morbide di Hektor si dischiudono contro le proprie, lei si ritrova bloccata, per qualche istante. È solo dopo qualche secondo che, quasi dubbiosa, schiude le labbra contro le sue, dandogli il permesso di esplorare, e farle esplorare, percorsi mai intrapresi prima d’ora, da entrambi –o, almeno, per Cheryl è così.
[H] Lascia che la coetanea si aggrappi, retrocedendo il peso non più solo sul gomito, ma anche sulle gambe distese e il fondoschiena, in modo da non perdere l`equilibrio, ma piuttosto «Ti puoi sedere» appena un sussurro, pronunciato a fior di labbra, mentre le palpebre si sollevano leggermente, andando a scrutare il viso della Corvonero «O metterti come vuoi» ... «Se ti va, eh» e se non ha capito dove, è con un cenno labile che va a riporre l`attenzione sulle gambe. E quindi le lascia il tempo di scegliere, eventualmente quello di seguire il consiglio, dopodiché, in qualunque caso, tornerebbe a baciarla, dando alla terzina il tempo di abituarsi e la decisione di quali limiti valicare, fino ad approfondire l`effusione, quando glielo permette. Nel frattempo, la mano destra rimane là, affondata nella chioma viola, mentre la mancina va a poggiarsi sul fianco altrui, obbediente quest`oggi e se ne stanno lì, non si muovono nemmeno quando lui, poco dopo e per primo, interrompe il bacio, andando ad inumidire di nuovo il labbro inferiore e a guardarla, al di sotto di una folta cortina di ciglia bionde, in silenzio. Ancora qualche istante, poi «Che ne dici?» Di boh –semi cit– lui, quello che hanno appena fatto, quello che vuole lei. Non sguscia via, sosta là dov`è, i capelli un po` arruffati com`erano già da prima.
[C] Lo osserva, le labbra leggermente arrossate e i capelli spettinati. Non tenta di svincolarsi da quella posizione, tantomeno pensa di andar via. Ritrae semplicemente la mano che è ancora impigliata fra la chioma dorata, e la congiunge in grembo con l’altra. «Che vuol dire? Perché mi hai baciata?» E stavolta, risponde deliberatamente con un’atra domanda. Probabilmente, prima di rispondergli, ha bisogno di sapere cosa ne pensa lui.
[H] «In che senso `che vuol dire`?» … «Era un bacio» due, vabbè, ma a quanto pare già così la cosa dovrebbe avere un qualche significato, o forse no «E l`ho fatto perché mi andava di farlo» non esita, nel far rotolare fuori la spiegazione «Cioè» ecco sì «Mi andava di farlo e mi è sembrato fosse il momento giusto» non dice se gli andava di darlo a lei, quel bacio, o se era una semplice `voglia` che si voleva togliere da un po’. Intanto regge lo sguardo Bronzo-blu, fra tutte le varie cose che lascia in pasto al dubbio, senza tentennamenti.
[C]  «Vabbè, lo so che era un bacio.» Fin qui c’è arrivata, Hektor, tranquillo; ma ciò che gli ha chiesto è altro, e probabilmente lui l’ha anche capito. «Ti andava di farlo in generale… O ti andava di farlo con me?» Ancora una volta, la terzina pare non rendersi conto della specificità delle domande che gli sta ponendo. E se metterlo in difficoltà non è nei suoi piani, l’urgenza di sapere e di capire c’è, e si legge chiara dal suo sguardo.  «Ti piaccio?»
[H]  «Perché?» E lui, lui le piace? Deve pensarci, o magari si tratta solamente di salvare la situazione, in qualche modo. Lui, con una Corvonero? La osserva dritta negli occhi e senza alcuna vergogna, prima di stirare un angolino delle labbra e soffiare fuori un  «Non lo so» se prova qualcosa  «Non ci ho mai pensato, in realtà.» Buttiamola così, sulla beata ignoranza, con un'innocenza a sporcargli la voce che –sarà vera, poi?– non è capace di esternare appieno, a differenza della naturalezza con cui si abbandona ad un sospiro, affievolendo l'equilibrio sulle braccia e, dunque, lasciandosi ricadere lungo disteso sul materasso, di nuovo.  «Mi andava di farlo» e fine, tutto qui «Però boh» e la osserva, da quella posizione allungata  «Il fatto di aver baciato te l'ha reso» più piacevole? Interessante?  «Migliore.» Plot twist, signori e signore, seguito da uno dei soliti sorrisetti appuntiti e disinvolti  «Rimani qui ancora un po'?» Con lui? Così? Insomma, Roberts, ti fidi?
[C] «Migliore?» È palesemente confusa, e lo si può notare non solo dalle sopracciglia aggrottate, ma anche dall’espressione che le si è dipinta il volto. Tuttavia, all’improvviso, le labbra si piegano in un piccolo sorriso, un po’ intenerito, un po’ imbarazzato e un po’ compiaciuto. Sembra valutare la sua proposta, stesa ancora sul suo corpo, prima di stringersi nelle spalle e rotolare di lato. I loro corpi ora si trovano l’uno accanto all’altro, tuttavia quello di Cheryl è posto orizzontalmente rispetto a quello di Hektor, e il capo si poserebbe leggero sul ventre del Grifondoro. Volta piano il capi verso di lui e gli rivolge un mezzo sorriso. «Raccontami qualcosa.» Gli mormora, semplicemente. Lei resta, Hektor. Ma tu? Cosa farai?
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manoelt-finisterrae · 4 years
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daquela luz neste xeito
@anemos-world: Come fate a sapere, quando pensate al blu – quando dite blu –, che state parlando dello stesso colore che pensano tutti. Il blu è inafferrabile. Blu, o azzurro, è il cielo, il mare, l’occhio di un dio, la coda di un diavolo, una nascita, un volto cianotico, un uccellino, una battuta spinta, la canzone più triste, il giorno più splendente. Il blu è astuto, sornione, sguscia nella stanza di sbieco, è subdolo e scaltro. Questa storia parla del colore blu, e al pari del blu non vi è niente di vero. Blu è la bellezza, non la verità. In inglese si dice true blue, ma è un giochetto, una rima: ora c’è, ora non più. È un colore profondamente ambiguo, il blu. Anche il blu più intenso ha le sue sfumature. Blu è gloria e potere, un’onda, una particella, una vibrazione, una risonanza, uno spirito, una passione, un ricordo, una vanità, una metafora, un sogno. Blu è una similitudine. Blu, lei, è come una donna.
Christopher Moore
@lyatheo: Tout ce bleu dans ses malles, dans ses valises et dans ses veines, un ventre de femme tiède et rond gercé de silence … Elle.
​Instantanés
©Toel Moum, 2019
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Come fate a sapere, quando pensate al blu – quando dite blu –, che state parlando dello stesso colore che pensano tutti.
Il blu è inafferrabile.
Blu, o azzurro, è il cielo, il mare, l’occhio di un dio, la coda di un diavolo, una nascita, un volto cianotico, un uccellino, una battuta spinta, la canzone più triste, il giorno più splendente.
Il blu è astuto, sornione, sguscia nella stanza di sbieco, è subdolo e scaltro.
Questa storia parla del colore blu, e al pari del blu non vi è niente di vero. Blu è la bellezza, non la verità. In inglese si dice true blue, ma è un giochetto, una rima: ora c’è, ora non più. È un colore profondamente ambiguo, il blu. Anche il blu più intenso ha le sue sfumature. Blu è gloria e potere, un’onda, una particella, una vibrazione, una risonanza, uno spirito, una passione, un ricordo, una vanità, una metafora, un sogno.Blu è una similitudine.Blu, lei, è come una donna.
Christopher Moore
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blooddeepsoul · 4 years
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"Come fate a sapere, quando pensate al blu – quando dite blu –, che state parlando dello stesso colore che pensano tutti.
Il blu è inafferrabile.
Blu, o azzurro, è il cielo, il mare, l’occhio di un dio, la coda di un diavolo, una nascita, un volto cianotico, un uccellino, una battuta spinta, la canzone
più triste, il giorno più splendente.
Il blu è astuto, sornione, sguscia nella stanza di sbieco, è subdolo e scaltro.
Questa storia parla del colore blu, e al pari del blu non vi è niente di vero.
Blu è la bellezza, non la verità. In inglese si dice true blue, ma è un giochetto, una rima: ora c’è, ora non più. È un colore profondamente ambiguo, il blu.
Anche il blu più intenso ha le sue sfumature.
Blu è gloria e potere, un’onda, una particella, una vibrazione, una risonanza, uno spirito, una passione, un ricordo, una vanità, una metafora, un sogno.
Blu è una similitudine.
Blu, lei, è come una donna."
-Christopher Moore
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andrhomeda · 10 months
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AMBIGUO BLU
«Blu is skipping school and isolating, strictly limiting their social interactions to online messaging while refusing to think about what’s to come. Uncertain and incomprehensible, Blu’s identity is wavering in a secluded room, melting away»
50 pag / 16.5 x 23.5 cm
Language: Italian
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paper---airplane · 5 years
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Non dico il simbolo
d’amore, quello di zucchero
per decorare torte,
il cuore fatto per
spezzarsi o appartenere;
dico il pezzo di muscolo
che si contrae come un bicipite scuoiato,
blu violaceo, unto,
cartilaginoso, questo isolato
eremita rintanato, nuda
tartaruga, questa boccata di sangue,
per niente invitante.
I cuori fluttuano nei loro
densi oceani di non luce,
umidoneri e baluginanti,
le quattro bocche palpitanti come pesci.
Il cuore batte, dicono:
è naturale, la lotta abituale
del cuore per non affogare.
Ma molti cuori dicono, voglio,
voglio, voglio. Il cuore mio
è più ambiguo, seppur
non doppio come pensai un tempo.
Lui dice, voglio, no, non voglio,
voglio, poi una pausa.
Mi forza ad ascoltarlo,
e poi di notte il terzo occhio
a infrarossi resta aperto
mentre gli altri due dormono
ma si rifiuta di dire cos’ha visto.
È un disturbo persistente
nelle orecchie, una falena in gabbia, un tamburo floscio,
un pugno di bambino contro
una rete a molle:
Voglio, no, non voglio.
Come si vive con un cuore tale?
Da tempo ho smesso di cantare
per lui, non sarà mai quieto o soddisfatto.
Una notte gli dirò:
Fermati, cuore,
e lo farà.
Margaret Atwood
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ladyklein · 5 years
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14 giugno 2019
Alle 14 ho preso il pullman per Nuoro, dormo dai genitori della mia collega Francesca. Non ho fatto molti piani, se non l'idea di andare a casa di Grazia (Deledda), salutare le pietre di Costantino (Nivola) in piazza Satta, andare al Manca Spazio e vedere qualcosa di Maria (Lai). Sono partita col nuovo vestito blu e bianco, quello lungo comprato alla festha manna di Porto Torres, i sandaletti rossi regalati da mamma lo scorso anno, macchina fotografica e poco più. La Luna piena è vicina, probabilmente mi verrà il ciclo proprio durante questo breve viaggio. Sassari si allontana, nelle gallerie di Chighizzu mi metto due fazzoletti negli slip (le ovaie ai fanno sentire, approfitto del buio e del vestito lungo), passano i monti e le valli, dormo. Mi addormento per una buona mezz'ora, e poi la pianura. Lunghe distese di campi verdi, gialli, sugherete, pirastri, , colline, la mesa, i graniti.. I nuraghi, le pietre. Tutto parla, tutto tace. Mentre il cielo ambiguo sa di deserto, e il mio umore di pioggia. L'arrivo a Nuoro sa di casa, solo l'anno scorso sono andata due volte. Viale Sardegna coi corvi, le vie con i fiori e le foglie sui lati. Non sembra esser cambiato nulla qui. Sono a metà strada quando la mamma di Francesca mi viene a prendere con la macchina. Saliamo, in casa, metto il giubbottino, il pigiama, e scendo. Piove. Tuona. Sì: anche questa volta faccio piovere. E sono felice di poter camminare sotto la pioggia, ma ora diluvia, la mamma mi da un ombrello. Grazia aspettami. Arrivo sotto casa di Grazia (Deledda) e smette di piovere. Suono, entro. Pago. Vago. Continuo a commuovermi, vedo cosa poteva vivere, il suo giardino, le piante, il suo letto, la sua scrivania, il suo orinale, il pozzo, sa batza, l'inchiostro, lo specchio, le scale... Dalla finestra dell'ultimo piano le sculture di Nivola con piazza Satta. Nuoro è la culla dei poeti si sa, e la Sardegna è la culla della magia. Esco, mi siedo vicina alle statue, raggiungo il Manca Spazio e.. La Poesia Visiva, Maria Lai, e tanti altri artisti di cui ora non ricordo il nome. Parlo con Federica, la ragazza che aiuta la curatrice dello spazio. Le parlo di come l'arte sia la mia vita, come sia tornata alla scrittura, al fare arte grazie al ritorno alla natura, mi dice di mandare una mia mail a Chiara presentando qualche lavoro. Incrocio le dita e saluto questo mondo a me caro, fatto di libri cuciti, parole di flussi di coscienza diventate quadri. Tele scarabocchiate in nome dell'effimero. E mi dirigo verso il Duomo. Rimango fuori ad ammirare Ortobene e Corrasi: i monti. Sento il richiamo, ho bisogno di andare al museo etnografico che non so dove sia. Quasi mi perdo ma poi... Trovo l'inaugurazione di una mostra quasi penosa, c'è Sgarbi che presenta, affossando l'effimero dell'arte contemporanea, mentre ciò che presenta (nei miei gusti) è pura decorazione. Aspetto che venga inaugurata e come una ladra mi muovo negli spazi delle maschere. Mamuthones, Merdules, Boes, Issohadores, Filonzana, Thurpos, Bundu, Erittos... Gli strumenti musicali.. Continuo, vago, mentre sento fremere le lacrime agli occhi. Telai, tappeti, arazzi, bisacce, i costumi, gli attrezzi da contadino.. Dal pastore. Il pane. Il pane è l'alimento sacro alla nostra terra, la prima alchimia. I pani nunziali, i pani.. Piango. Trovo ciò che non conoscevo, ciò che non sapevo: i pani del mio luogo. Campanedda (Santa Maria a Torres). I pani nunziali, i pani rituali. Ho trovato ciò che non sapevo stessi cercando. I pani di Santa Rita per i malati, i pani di San Marco... I pani di tutta la Sardegna, l'alchimia, la vita. Ora c'è troppa gente. Torno domani. Lasciatemi trovare ciò che sono, chi sono. La Sardegna non è mai stata così bella, ai miei occhi.
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corallorosso · 6 years
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SESSO E MASCHILISMO TRA I FUNGHI Uno degli elementi tuttavia più discussi e più oggetto di teorie complottiste è la strana, unica presenza di una sola donna, l’avvenente Puffetta. In realtà in una storia del 1988 compare un’altra figura femminile, Sassette, poi dimenticata. Ma la proporzione di 99 uomini blu e una femmina, bionda, ha scatenato dibattiti, ironie e questioni morali. Puffetta è una creazione di Gargamella, forgiata dalla magia per creare gelosie e rivalità nella comunità maschile. Viene poi redenta dal Grande Puffo e diviene parte del gruppo... La questione è trattata anche in una scena del film culto Donnie Darko in cui il protagonista e i suoi amici discutono animatamente sulla sessualità dei Puffi e sulla virtù di Puffetta. Gli amici del protagonista dipingono scene orgiastiche all’ombra dei funghi, per Donnie i Puffi sono asessuati e pertanto esseri senza senso: «Che vivi a fare se non hai il pisello?» GUIDO MARIANI "Altra ipotesi è che la Puffetta in realtà non sia altro che un puffo-viado e che sotto la gonnella nasconda ben altre proprietà. Al momento una sola femmina puffa in età fertile sembra un po' poco per un centinaio circa di Puffi maschi, anche se a onor del vero non sembra che i Puffi dimostrino molta propensione all'accoppiamento. Da ciò è stato suggerito che molti Puffi siano omosessuali, ma questo probabilmente non sarà mai possibile verificarlo. Comunque è altamente plausibile la propensione dei Puffi a fare il trenino, tesi che qualche studioso avvale pienamente, in quanto non è mai stato possibile vedere come finisce il rituale della Danza dei Cento Puffi. Se un puffo dice a un altro "ora ti puffo!" è difficile capire se voglia dirgli se intende picchiarlo o congratularsi con lui. È quindi ancora più ambiguo un qualunque puffo che si rivolga alla Puffetta dicendo: "Puffiamo?". Potrebbe significare la richiesta di aiutarlo a raccogliere le puff-bacche, o anche un invito all'accoppiamento. In realtà tutto dipende dal contesto della frase e dal tono con cui viene proferita. È questo che fa capire ...alla Puffetta se le tocca lavorare o finalmente potrà divertirsi. «Ti puffo o pio puffo e mite un puffamento di vigore e di puffo al cor m'inpuffi e che puffando come un puffamento tu guardi i puffi liberi e puffondi. E al puffo impuffandoti contento l'agil opra del puffo grave sepuffi: ei ti espuffa e ti puffa e tu col puffo giro dei puffanti occhi rispuffi.» (Nonciclopedia)
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chiarasolems · 2 years
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Martina è una ragazza che mi ha contattato su Instagram e successivamente mi ha inviato un suo prezioso scritto via mail... Con il suo permesso, ringraziandola, pubblico la sua #poesia: Quando nulla mi bastava, quando mi sentivo diluita, persa alla ricerca di qualcosa, qualcuno che mi tenesse in vita, eccola, in prima fila. Mi attira, come un abile commesso, in realtà Cupido sottomesso dalla sua stessa - unica - freccia.  “Meglio di niente”, penso. Non mi accorgo cheha un colore giallo spento, quello del sole che troppo presto È giunto al tramonto, appena il freddo ha corrotto ogni mio intimo silenzio. Eppure spesso mi ci rifugio, fingo senza indugio. Spero ancora sia l'eterna soluzione ad un insostenibile rifiuto. Pure a me stessa, gran certezza, ho rinunciato per seguire solo il calvario del tuo sguardo, in cambio di un ambiguo e ingannevole messaggio. Soprattutto in quelle giornate d’incertezza, dove tutto s’annebbia, assieme alla mia arresa, nell’eco di un lamento. Vedo, sento, posso trasformare quello che ho dentro?  Il nero delle notti di lotte passate tra la catarsi e il rasoio nelle dita stanche di cercarti. Il verde dell’amara tristezza. Il viola livido che riflette in ogni attaccamento una speranza solitaria che galleggia. Il bianco accecante del desiderio della morte. Il rosso che sgorga dal mio cuore scontento mentre vaneggio parole distorte. E il blu. Il blu di un cielo di stelle che vorrei non aver spento così tante volte. (presso MondoSole anoressia bulimia binge disturbi alimentari (dipendenze)) https://www.instagram.com/p/CYu_dFfouq3/?utm_medium=tumblr
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SENSI DELL’ARTE - di Gianpiero Menniti 
LE COSE NON DETTE
La scena è scarna.  Il chiaroscuro è appena accennato.  Di primo acchito, la costruzione del dipinto appare come una prova d’accademia che spingerebbe a valutare solo il livello plastico dell’immagine. Se non fosse per un oggetto che si staglia in primo piano connotandosi come un “primus inter pares”.  Improvvisamente, seguendo il filo di quest’intuizione, il dipinto prende vita quando lo si osserva dall’angolo di vertice alto a sinistra seguendo l’ideale linea che attraversa l’imboccatura del collo della bottiglia fino al vaso blu a destra - una sorta di linea vettoriale - facendo provare la sensazione di oggetti che si animano, che seguono una gerarchia di marcia in senso prospettico, capitanati proprio dallo sgargiante vaso blu nel ruolo d’avanguardia: come un condottiero che guida questo piccolo drappello in fila indiana.  E’ sempre il vaso blu a rompere lo schema comunicativo/semantico iniziale della natura morta: non appartiene alla categoria degli oggetti che lo accompagnano nella rappresentazione.  I suoi colori vivi non sono paragonabili alla fredda trasparenza ed al bianco virginale di quegli altri.  Questo apre un altro scenario della visione.  In tanta ricercata compostezza e sobria semplicità, in una dimensione che sembra esprimere staticità e assoluta assenza di un significato se non quello prettamente connesso al proporsi dell’immagine “pura”, non è solo il vaso blu ad apparire d’incerta collocazione, ma anche un ambiguo calice che di certo non può appartenere a quel contesto.  E poi, perché la tazza è adagiata su un fianco?  Infine, come mai il coltello è in bilico peraltro nell’inconsueta posizione della lama verso l’esterno?  Insomma, quell’accenno ad un’impostazione accademica si manifesta un grossolano inganno, quasi una boutade, lasciando spazio a una riflessione nuova, qualcosa che rimanda al pirandelliano “sentimento del contrario” con il quale esprimere la condizione umoristica della realtà.  Morandi, è un caso artistico singolare, di altissimo profilo, particolarmente significativo nella rappresentazione di “forme” in rapporto allo “spazio”.  Si dedicherà esclusivamente a nature morte, bottiglie, qualche paesaggio.  In lui l’immagine è studio della visione, in un ideale e per nulla ardito ponte con Cezanne.  Ammira Picasso ma anche Henrì Rosseau, premonizione del suo interesse per De Chirico e la “metafisica”, per il mondo delle “cose non dette”.  Dunque, anche nella sua biografia artistica si riscontrano echi di una parte nascosta che va oltre la considerazione tecnico-strutturale e razionalista delle sue opere: è come se, oltre la figurazione, Morandi intendesse sottintendere qualcos’altro, come capita a chi è capace di mascherare, con una formale patina di cinismo, il moto sarcastico di una battuta mordace, dietro la quale si cela la concezione della realtà ormai penetrata da uno spirito disilluso e consapevole. Ora, non c’è davvero nessun senso dell’umorismo e nessun sarcasmo nel dipinto in esame?  Davvero non significa nulla la lunga ed intensa amicizia e condivisione intellettuale e culturale di Morandi con uno dei maestri della comunicazione giornalistica del Novecento come Leo Longanesi, straordinario creatore di aforismi celeberrimi?  Invece, c’è una relazione.  E accompagno questa vaga intuizione con una frase dello stesso Morandi che mi pare significativa: «Per me non vi è nulla di astratto: per altro ritengo che non vi sia nulla di più surreale e di più astratto del reale». 
- Giorgio Morandi (1890-1964): “Natura morta (Il vaso blu)”, 1920, Museo Morandi, Bologna
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sunnybyart-blog · 6 years
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Come fate a sapere, quando pensate al blu – quando dite blu –, che state parlando dello stesso colore che pensano tutti. Il blu è inafferrabile. Blu, o azzurro, è il cielo, il mare, l’occhio di un dio, la coda di un diavolo, una nascita, un volto cianotico, un uccellino, una battuta spinta, la canzone più triste, il giorno più splendente. Il blu è astuto, sornione, sguscia nella stanza di sbieco, è subdolo e scaltro. Questa storia parla del colore blu, e al pari del blu non vi è niente di vero. Blu è la bellezza, non la verità. In inglese si dice true blue, ma è un giochetto, una rima: ora c’è, ora non più. È un colore profondamente ambiguo, il blu. Anche il blu più intenso ha le sue sfumature. Blu è gloria e potere, un’onda, una particella, una vibrazione, una risonanza, uno spirito, una passione, un ricordo, una vanità, una metafora, un sogno. Blu è una similitudine. Blu, lei, è come una donna. (Christopher Moore) #blu #christophermoore #painting #labellezzasalveràilmondo
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[...]creando sulla pareti in pietra allungate ombre. In particolare si può scorgere quella della quintina, in piedi e con le spalle poggiate alla colonnina di legno intagliato che sorregge il baldacchino blu. Tiene le braccia incrociate e i talloni arpionati al pavimento un po` sporti in avanti rispetto al bacino.
Seduta a gambe incrociate accanto al letto, mantiene i gomiti poggiati contro le ginocchia e il pugno a sorreggere la testolina mentre lo sguardo punta le due Corvonero. L`abito è ancora chiuso nell`involucro scuro fornitole dalla madre mentre i capelli sono sciolti e piatti sulle spalle - di quelli si occuperà Eileen, glielo ha promesso.
E « Come non vuoi andare al ballo? »
fa adocchiando Corine e l`assenza di un abito con lei. Le sopracciglia si aggrottano appena nel mettere su un piccolo broncio infantile.
A « Come non vieni al ballo???Stai scherzando spero»
E qui un`occhiata fulminea va a Corine.
È seduta sul letto della quintina, con le gambe che penzolano e il peso dell`intero corpo sorretto dalle fini braccia da dodicenne poco dietro la schiena, quando, alle parole delle altre, scatta in avanti e d`istinto mette in avanti pure le mani, ad altezza seno
C «No ecco io..!» E « Hai la possibilità di andare al ballo il tuo primo anno e vuoi sprecarla così? Anche Aco ci va »
esclama quasi si trattasse di una cosa più unica che rara. Ed è un po` così, ammettiamolo.
Punta gli occhi sgranati sia su Aconite che su Evanna, ad intermittenza in cerca di un via di fuga che ovviamente nelle iridi delle altre non c`è. Bene.
C « Io non ho detto che non verrò a prescindere!Ho detto che non so se verrò... Tutto qua»
stringe le braccia al petto e guarda verso la finestra per paura di incontrare lo sguardo di Aconite ed incenerirsi all`istante, lì sulla stoffa blu del letto.
E « Non dovresti neanche avere il dubbio »
seria e quasi imperativa in quella frase, ma è troppo dolce anche solo per dedicarle uno sguardo duro che, appunto, è smorzato dai lineamenti dolci che cercando comunque di infonderle tranquillità.
Poggia le mani sulle cosce e inizia a giocherellare (stritolare) con l`orlo della gonna; le spalle sono in tensione, talmente in su che il lungo collo della primina viene quasi del tutto nascosto da tale rigidità corporea.
E « So che può essere una cosa imbarazzante »
C « Non è per l`imbarazzo...»
E appena pronuncia tali parole lo sguardo guizza per un istante a sinistra, lievemente in alto, del tipo che pure gli occhi sanno che ha appena detto una mezza-cavolata, ma prosegue
C « è solo che...»
Troppe cose private che vorrebbe dire, ma che si tiene per se` fin dentro le scarpe, dove le dita stringono forte per trattenere il fiume di parole che potrebbe sfociare tanto aggressivamente da far cedere il cuoio.
E « Però una festa è sempre bella, no? »
C « Si, ma...»
A «Quindi perché non dovresti andarci?»
Per Merlino datele tregua povera bimba! Incrocia le braccia , si nasconde dentro le spalle (come farebbe una tartaruga) e guarda in basso a sinistra, per poi uscirsene con un lieve borbottio imbronciato
C «Per cose mie...»
ti ha appena detto di farti gli affari tuoi, si.
A «Vuoi perderti un evento del genere? E, più importante»
E adesso il volto si contrae in una smorfia
A « Volete lasciarmi da sola con Gus?»
E « Gus? » *spalancado occhi e bocca*
Gus? Gus chi?
A « Ho tipo...»
L`indice va ad arrotolare su se stesso una ciocca di capelli mossi, poi rilasciati e che sposta dal naso con uno sbuffo.
A «Perso una scommessa. Se vi tenete a saperlo»
E « Che scommessa? »
C « Chi è Gus?»
Si volta un attimo verso Corine rivolgendole un semplice gesto con la mano.
E « Tassorosso del quarto anno »
A «Pelle scura, ha le treccine»
C « Aaah ho capito! Quello che cammina strano»
A «Cammina strano?»
C «Sii.. cammina in modo ambiguo»
e se ne esce con quello che dovrebbe essere un accenno remoto di un`imitazione (cosa più unica che rara): rimanendo piantata lì dov`è si limita ad una finta camminata (giusto un secondo) piuttosto impettita, da macho fatto male, e subito inizia a molleggiare socchiudendo gli occhi a mo` di tipo assonnato, movimento che le fa scrocchiare entrambe le ginocchia.
E « Che carino »
arricciando il naso in direzione di Aconite e ridacchiando della smorfia che le spunta sul viso.
E « Lasciati andare al romanticismo »
si riprende tutta insieme, accendendo lo sguardo e piantando per bene i piedi per terra
C «ROMANTICISMO CON QUELLO?»
Guarda Evanna schifata per quello che ha appena osato dire, poi lancia un`occhiata ad Aconite ancora più inorridita, del tipo "non ti azzardare mai, quello cammina troppo strano per te"
Quando però Evanna accenna a del romanticismo, si aggrappa con le dita della mano sinistra al colletto del pullover grigio. Spalanca la bocca e lascia uscire la lingua, simulando un grottesco conato di vomito.
A «OOOOOOODIO LE COSE ROMANTICHE!»
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