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#Tempio shintoista
personal-reporter · 6 months
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L’inverno in Giappone
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Il Giappone in inverno è qualcosa di magico tra sculture di ghiaccio, luminarie e fuochi d'artificio, infatti i primi fiocchi di neve sono spesso un simbolo della festa nell'arcipelago. L'inverno è il momento ideale per ammirare il Monte Fuji, che si presenta innevato e privo delle nuvole, mentre la zone più belle del Giappone sono coperte da una leggera coltre di neve, come Kenroku-en a Kanazawa o Kinkaku-ji a Kyoto, che si possono visitare in tutta tranquillità. In inverno, gli ume, o susini giapponesi, fioriscono a febbraio e hanno un bel rosa pallido prima della famosa fioritura dei ciliegi. Il Giappone è diventato una destinazione di punta per gli appassionati di sci, attratti dalle sue eccezionali condizioni di neve e dai suoi magnifici paesaggi, in zone come Niseko a Hokkaido e Hakuba a Honshu con  una stagione che va da dicembre ad aprile. Ma ò'inverno è anche il periodo ideale per approfittare delle sorgenti termali giapponesi note come onsen, in particolare dei bagni all'aperto o rotenburo. Le yuki matsuri, o feste della neve, sono il momento culminante della stagione invernale, soprattutto nel nord del Paese, la più nota è il festival della neve di Sapporo, sull'isola di Hokkaido dove ogni anno, a febbraio, più di 250 sculture di neve e ghiaccio riempiono le strade della città. L'attrattiva del festival risiede soprattutto nel modo in cui vengono allestite le sculture, alcune delle quali superano i 15 metri di altezza, con un meraviglioso gioco di luci tra  animali fantastici, scene di vita quotidiana, affreschi e monumenti storici, ma anche celebrità giapponesi del momento o personaggi di anime oltre a molte altre attività, come concerti, giochi da tavolo e una deliziosa varietà di bancarelle di specialità locali. L'inverno è anche un momento di festa e, sebbene in Giappone non si festeggi necessariamente il Natale, il Capodanno,  è un momento molto importante per le famiglie per riunirsi e condividere momenti famigliari e spirituali. Già prima dell'inizio del nuovo anno, i giapponesi ripuliscono le loro case, le stuoie del tatami vengono scrollate, i tappeti arieggiati ed è di buon auspicio sostituire gli oggetti rotti per dare alle divinità del nuovo anno il benvenuto, tutti i debiti devono essere pagati e gli affari in sospeso devono essere conclusi. Poi le case vengono decorate con kadomatsu, composizioni floreali fatte di bambù e pino, come simbolo di salute e longevità. Le famiglie assaporano il toso, un sakè speziato che garantisce la salute, e si preparano alle preghiere e, al posto dei dodici colpi della mezzanotte, i giapponesi ascoltano i 108 colpi della campana del tempio. Nel culto shintoista,la divinità del nuovo anno arriva con il primo raggio di sole, leggenda che spinge molti giapponesi a cercare un punto di osservazione elevato per sfruttare al meglio il momento. L'usanza più divertente dell'inizio dell'anno è il pacchetto a sorpresa noto come fukubukuro, dove alcuni di essi possono contenere un telefono, un computer, un viaggio, un'auto o addirittura una casa. Per celebrare il nuovo anno, i festeggiamenti a Kobe partono la mattina del 31 gennaio con uno spettacolo di danza acrobatica cinese. Nella cucina del Giappone l'inverno è la stagione del nabemono, un incrocio tra fonduta cinese e pot-au-feu,  composto da cavolo cinese, tofu, funghi,  noodles, pesce e le fette sottili di carne (manzo, maiale), il tutto cotto in un brodo a base di pesce o alghe. Read the full article
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Non ho idea di quello che faró dopo,
dipenderá da quello che succederá in Messico, e nel tempio Shintoista,
una cosa peró é sicura,
una volta che esco dall'Italia non torno indietro,
forse andró in una favelas dove la vita costa poco,
Magari in Guatemala,
sicuramente non vado ad Aokigahara.
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riviaggiocontromano · 2 years
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L'isola di Miyajima - Itsukushima ed il Torii sull'acqua
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Miyajima, una perla del Giappone Miyajima  (nome vero Itsukushima o isola Santuario) è una piccola isoletta che dista circa un’ora dalla città di Hiroshima, L’isola è nota principalmente per il Santuario di Itsukushima, un santuario Shintoista il cui portale – Torii – viene ogni giorno parzialmente sommerso dall’alta marea, creando uno spettacolo unico. Questo scorcio pittoresco, che accoglie chi giunge sull’isola, è una delle immagini iconiche del Giappone, come il tempio Fushimi Inari Taisha di Kyoto o l’immagine del monte Fuji incoronato dai fiori di ciliegio. Miyajima è anche annoverata tra i nihon sankei, luoghi ed eventi più suggestivi del Giappone. Tempo di lettura stimato: 7 minuti Indice- Miyajima, una perla del Giappone - Cosa sono i Torii ⛩ - Il tempio Itsukushima Jinja di Miyajima - Storia dell’isola di Miyajima - Quando visitare il tempio di Miyajima - Altre destinazioni sull’isola di Itsukushima (Miyajima): il monte Misen- A piedi o in funivia? - Da ammirare durante la salita al monte Misen - I Templi del monte Misen- Riti buddhisti - Il Santuario Hokoku - Miyajima in conclusione Il Torii rosso nell'acqua di Itsukushima - Miyajima Cosa sono i Torii ⛩ I Torii (鳥居?) sono tradizionali portali d'accesso che portano ad un Jinja – un santuario shintoista giapponese – oppure, meno frequentemente, ad un’area sacra. Il portale è formato da due colonne verticali che sostengono un palo orizzontale, il tutto spesso dipinto di rosso o arancione. I Torii possono essere costruiti con materiali vari ed essere di diversi colori; quello di Miyajima, tuttavia, segue la forma classica, fatto di legno e di colore rosso. Solo come curiosità il carattere unicode che raffigura un Torii è ⛩ 26E9 Il tempio Itsukushima Jinja di Miyajima Il nome originario dell’isola è Itsukushima, ma è comunemente chiamata Miyajima, che significa “isola del tempio”. Il tempio di Itsukushima, Itsukushima Jinja, è infatti estremamente famoso e la sua fama è l’essenza stessa dell’isola. Gli altri edifici che compongono il tempio di Itsukushima sono anch’essi costruiti sull’acqua, così come il portale Torii. Le varie parti del tempio, che includono una sala preghiere, una sala principale e un teatro noh (particolare forma di teatro risalente al secolo XIV), sono collegate l’una all’altra per mezzo di piccoli ponti sopra l’acqua. Per via della centralità del tempio e della grande importanza della spiritualità shintoista nella storia dell’isola, molte delle persone si recano a Miyajima per motivi spirituali. L’isola si può infatti considerare come un vero e proprio luogo di pellegrinaggio per lo shintoismo. Storia dell’isola di Miyajima I primi insediamenti e riti shintoisti a Itsukushima sono datati al secolo XV, nella zona del monte Misen, la vetta più alta dell’isola. Successivamente, durante il periodo Heian, intorno al 1100, fu costruito il tempio di Itsukushima così come è oggi. Il Torii attuale, simbolo del santuario, fu costruito per la prima volta nel 1168, ma la versione attuale è del 1875, ristrutturata nel 2019. Quando visitare il tempio di Miyajima Il tempio è visitabile solo di giorno e chiude ai turisti dopo il tramonto. Gli ospiti dei ryokan (particolari hotel che offrono un’esperienza di vita conforme alle tradizioni giapponesi nell’arredamento casalingo e nella cucina) possono aggirarsi tra i pontili che collegano le strutture che compongono il tempio e, passato il tramonto, si può comunque godere della vista suggestiva del tempio illuminato dalle luci. Ci sono, inoltre, delle mini-crociere guidate che, quando c’è alta marea, portano all’esplorazione del tempio e del portale Torii. Alternativamente, con la bassa marea, è possibile giungere fino al portale a piedi. Siccome i movimenti su Miyajima, e in particolare quelli che riguardano il tempio, sono condizionati dai movimenti delle maree, è consigliabile programmare con anticipo. Santuari durante la bassa marea a Itsukushima - Miyajima Altre destinazioni sull’isola di Itsukushima (Miyajima): il monte Misen Oltre a Itsukushima Jinja, Miyajima è un’isola che ha tanto da offrire. Per godere della natura locale, ammirando una vista da favola, si può raggiungere la vetta del monte Misen. Nonostante i soli 500 metri di altezza, questa è la cima più alta di Miyajima e da qui si può osservare tutta l’isola, arrivando talvolta a vedere anche Hiroshima. A piedi o in funivia? Il monte Misen si può scalare a piedi, seguendo dei percorsi da trekking, tra cui il percorso Momijidani, il percorso Daisho-in o il percorso Omoto. Momijidani è il percorso più breve ma, allo stesso tempo, il più ripido. Approssimativamente, qualsiasi percorso venga scelto, ci vogliono da un’ora e mezza a due ore per arrivare in cima al monte Misen. In alternativa, è possibile fare uso del servizio di funivia, che toglie gran parte della fatica, lasciando comunque un pezzo da percorrere a piedi, poiché la funivia non arriva fino in cima, ma si ferma centro metri (di altezza) più in basso Da ammirare durante la salita al monte Misen Durante la scalata, con un po’ di fortuna, si possono osservare gli animali che vivono nella foresta che ricopre la montagna. Spesso si incontrano, infatti, i cervi che attraversano i sentieri che conducono alla cima. Un tempo, era normale avvistare anche le scimmie, ma oggi questa eventualità è molto più rara, in quanto molte delle scimmie un tempo presenti è stata trasferita a Inuyama in una riserva a loro dedicata per garantire il loro benessere e anche quello degli abitanti di Miyajima. I Templi del monte Misen Anche il monte Misen è un importante luogo di culto. Ai suoi piedi si erge uno degli edifici del tempio Daisho-in, fondato da Kobo Daishi, uno dei fondatori del buddhismo shingon. Le costruzioni appartenenti al tempio Daisho-in sono presenti anche in prossimità della cima del monte Misen. Tra queste c’è il Misen Hondo, che ospita una delle sale principali del tempio, e il Reikado, la sala della fiamma spirituale. Questa fiamma, si racconta, è stata accesa da Kobo Daishi stesso durante il periodo Heian ed è protetta all’interno del tempio sin da allora. Riti buddhisti Salendo verso la cima del monte Misen chi è interessato può prendere parte a uno dei riti buddhisti. Le scale che portano in cima verso questi importanti edifici parte del tempio sono ornate da un corrimano su cui sono disposti dei cilindri metallici che presentano iscrizioni tratte dalle scritture buddhiste (sutra). Girare tali cilindri mentre si salgono le scale ha lo stesso significato di leggere tali scritture. Per questo, anche chi non comprende il giapponese, può beneficiare delle benedizioni buddhiste se prende parte a questo rituale. Il Santuario Hokoku Un ultimo luogo sacro presente a Miyajima è il Santuario Hokoku, comunemente chiamato col nome di Senjokaku, ovvero “padiglione dei mille tappeti”. Il nome descrive la spaziosità della costruzione che è situata su una collinetta alle spalle del tempio Itsukushima. Il Santuario fu commissionato da Toyotomi Hideyoshi, uno degli unificatori del Giappone, con l’intento di creare un luogo per recitare i sutra per i soldati caduti. Quando Hideyoshi morì nel 1598, il Santuario non era ancora stato completato e, ancora oggi, ha dei pezzi mancanti. Non ci sono, infatti, delle parti di tetto né tantomeno un vero e proprio ingresso. Ad oggi, il tempio è dedicato a Hideyoshi ed è affiancato da una grande e coloratissima pagoda costruita nel 1407. Miyajima in conclusione Miyajima è una piccolissima perla del Giappone dove è possibile venire a contatto con quelli che sono gli aspetti più tradizionali e spirituali del Paese. Visitare l’isola è un’ottima opportunità per esplorare un Giappone diverso da quello delle grandi e famosissime città-metropoli. Tra luoghi di culto e paesaggi naturali, Miyajima è una meta magica e imperdibile. Read the full article
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zinicaviaggi · 2 years
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🦌 Quanto buonumore mette il benvenuto dei cervi Sika, sacri messaggeri divini, nello splendido parco di #Nara? La prima capitale imperiale nell’VIII secolo rappresenta uno dei vertici culturali e architettonici in un #viaggio nel paese. ⛩️ Il tempio Todaiji e il santuario Kasuga sono le testimonianze ineguagliabili della potenza della spiritualità giapponese e indiscussi capolavori delle tradizioni buddhista 📿 e shintoista. 🍘 Ricorda di non andare via senza aver salutato i cervi con una golosa galletta! #qualitygroupviaggi #MistralTour #zinicaviaggi #viaggiaconzinica #japan #giappone https://www.instagram.com/p/CfGKDs7qCAG/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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usagiinwonderland · 4 years
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⛩ROSSO NON È SOLO IL COLORE DELL'AMORE
♥️Quando pensiamo al rosso lo associamo in automatico all'amore e alla passione o a volte al male.
Chiunque è appassionato di Giappone si sarà reso subito conto che questo Paese trabocca di rosso: templi, ornamenti delle statue, colori delle statue...
Le associazioni a questo colore, 赤い “𝑎𝑘𝑎𝑖” in giapponese, risalgono ai tempi antichi.
👹Il rosso in Giappone è legato allo Shintoismo e al Buddhismo e ad alcune divinità della loro tradizione; infatti le loro statue vengono spesso adornate con vestiti rossi o pitturate di rosso (ad esempio, la bambola Daruma e i Niō).
Questo perché, secondo le credenze folcloristiche giapponesi, il rosso è in grado di scacciare i demoni e le malattie.
🔥Nel ᴘᴇʀɪᴏᴅᴏ ᴀsᴜᴋᴀ (522-645 d.c.) era abitudine attuare riti per purificare e per placare gli spiriti maligni. Queste cerimonie, incentrate sul Dio del fuoco (ᴋᴀɢᴜᴛsᴜᴄʜɪ), che è appunto una divinità rossa, servivano per purificare le terre e scacciare gli spiriti nel Nᴇ ɴᴏ Kᴜɴɪ ("la terra d'origine", una sorta di inferi della mitologia giapponese).
✨E ancora, la divinità del vaiolo (Hōsō Kᴀᴍɪ) è associata al rosso e se ne parla per la 1° volta nel Nɪʜᴏɴ Sʜᴏᴋɪ ("Annali del Giappone"), ma in realtà era presente in Giappone già prima. Ma perché questa associazione?🤔
Si pensava che se la pelle del malato diventasse viola, allora la situazione era grave, ma se la pelle era rossa il paziente si sarebbe ripreso. Nei secoli successivi, si consigliava di vestire i bambini malati di vaiolo con qualcosa di rosso, portando a credere che questo colore fosse legato alla guarigione, fertilità e parto.
E forse non è un caso che “neonato” in giapponese si dice 赤ちゃん (“𝑎𝑘𝑎𝑐ℎ𝑎𝑛”).
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newsintheshell · 3 years
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Star Comics, gli annunci dell’Hanami Manga Festival
In arrivo la Perfect Edition di Inuyasha, Rosen Blood, One Room Angel e Keep Your Hands Off Eizouken!
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A quanto pare, oltre a quelli annunciati giovedì sera in occasione dell’apertura degli STAR DAYS 2021, c’erano in caldo altri quattro titoli in casa Edizioni Star Comics. Di seguito trovate le novità svelate durante l’Hanami Manga Festival di AnimeClick.
INUYASHA (PERFECT EDITION) di Rumiko Takahashi 
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Kagome è una studentessa delle medie la cui famiglia gestisce un tempio shintoista. Il giorno del suo quindicesimo compleanno viene improvvisamente aggredita da un terribile demone, che la risucchia all’interno di un pozzo nei pressi del santuario, catapultandola indietro nel tempo di diversi secoli, fino nell’epoca Sengoku.
Nel tentativo di sfuggire alla creatura, la fanciulla cerca rifugio in un bosco, e lì si imbatte in un affascinante mezzo-demone dai lunghi capelli bianchi sigillato in un sonno magico. Risvegliato da Kagome per difenderla dal mostro che la sta minacciando, Inuyasha riconosce in lei la reincarnazione della sacerdotessa Kikyo, custode della preziosa Sfera dei Quattro Spiriti...
Inizia per il duo un emozionante viaggio tra passato e presente per cercare di proteggere la sfera dalle grinfie di spietati demoni e crudeli nemici.
A grandissima richiesta, ritorna finalmente uno dei più immortali capolavori della maestra Rumiko Takahashi, in un'imperdibile Perfect Edition che farà la gioia dei suoi tanti appassionati.
Serie di 30 volumi, conclusa - Novembre 2021 - In fumetteria, libreria e store online
KEEP YOUR HANDS OFF EIZOUKEN! di Sumito Owara
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Midori, Sayaka e Tsubame sono 3 liceali completamente diverse fra loro: Midori è un maschiaccio scapestrato che sogna mondi immaginari e li appunta con disegni meticolosi; Tsubame è una modella altolocata con la passione per le animazioni; Sayaka è un'inquietante, cinica e venale amica di Midori che vede nel fortuito incontro Tsubame un'irripetibile opportunità di business. Sfidando tutto e tutti, l'improbabile trio darà vita all'Eizouken, un club studentesco con l'obiettivo segreto di realizzare – fra maestosi e improbabili sogni a occhi aperti e furbeschi sotterfugi – un anime. Il favoloso mondo dell'entertainment non è mai stato così appassionante e imprevedibile!
Nominato nel 2018 ai Taisho Awards e nella selezione di «Kono manga ga sugoi!», il graffiante e acclamato manga di Sumito Oowara ha anche ispirato una pluripremiata serie anime, un film cinematografico live-action e un tv drama.
Serie di 5 volumi, in corso - Settembre 2021 - In fumetteria, libreria e store online
ROSEN BLOOD di Kachiru Ishizue 
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Rimasta sola al mondo, Stella si mette in viaggio alla ricerca di un lavoro, ma finisce coinvolta in un incidente. Per sua fortuna, un uomo affascinante e misterioso interviene e la trae in salvo, per poi portarla con sé alla sua magione, una seducente villa circondata da rose velenose. Levi – questo il suo nome – vive lì con altri tre uomini dalla straordinaria bellezza, e Stella, che non ha più un posto dove andare, si offre di lavorare per loro come cameriera per saldare il suo debito. La ragazza ancora ignora quanto possa essere rischioso mettersi al servizio di quattro... vampiri!
Passione, intrigo e atmosfere gotiche e decadenti in una mini serie scritta e straordinariamente illustrata dalla talentuosissima maestra Kachiru Ishizue.
Serie di 3 volumi, in corso - Dicembre 2021 - In fumetteria, libreria e store online
ONE ROOM ANGEL di Harada 
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Koki ha trent’anni, è single, non ha né amici, né hobby. Vive in un appartamento lurido, ha un lavoro misero e conduce una vita senza sogni e senza troppe pretese. Una sera viene accoltellato da un delinquente e proprio quando sta per morire… un angelo appare davanti ai suoi occhi!
La maestra Boys’ Love, Harada, torna in Italia attraverso un’opera molto diversa rispetto alle sue serie precedenti. Una storia matura e commovente, che rappresenta un vero e proprio elogio alla vita.
Vincitore anche del primo premio ai Chil Chil BL Awards 2020.
Volume unico - Novembre 2021 - In fumetteria, libreria e store online
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Autore: SilenziO)))  - Twitter @s1lenzi0
[FONTE]
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mariaceciliacamozzi · 4 years
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La spada, lo specchio e la gemma
Più di 2000 anni fa, la figlia dell’Imperatore Suinin, la principessa Yamatohime-no-Mikoto partì dal Monte Miwa (prefettura di Nara), alla ricerca di un luogo idoneo dove stabilire il culto della dea Amatesaru Omikami che è la divinità centrale (è la dea del Sole) tra i Kami del Giappone. Le Cronache del Giappone "Nihon Shoki" narrano di una ricerca durata 20 anni (la metà del tempo passato da Mosè, a vagare nel deserto, secondo l'Esodo) attraverso le regioni di Ohmi e Mino. Giunta ad Ise, la sua ricerca finalmente ebbe termine, grazie alla voce stessa della dea, cioè di colei da cui discende la Famiglia Imperiale e che ha dato il riso, come mezzo di sostentamento, al popolo giapponese: “Ise è una terra seclusa e piacevole. In questa terra io desidero dimorare”. Il tempio shintoista (Jingū) di Ise, dove ogni anno si svolgono più di 1500 feste religiose, oltre ad essere dedicato alla dea del Sole, contiene al suo interno un tesoro nazionale: lo Yata no Kagami, il Sacro Specchio in bronzo raffigurante Amaterasu. Ciò lo rende il sito più importante e sacro allo Shintoismo. Quasi nessuno può vedere lo Specchio, a parte la Grande Sacerdotessa e pochissime altre persone. Mentre i templi principali sono accessibili esclusivamente ai membri della famiglia imperiale. Dal 690 d.C. ad oggi, durante la cerimonia di insediamento sul trono imperiale, i sacerdoti del tempio presentano le insegne imperiali all'imperatore, che sarebbero la spada Kusanagi, lo specchio Yata no Kagami e la gemma Yasakani no Magatama. Questa parte della cerimonia non è pubblica e i 3 oggetti, per tradizione, sono visti solo dall'imperatore e da determinati sacerdoti. 
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iriseperiplotravel · 5 years
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Giappone: La differenza tra Tempio Buddhista e Shintoista
Giappone: La differenza tra Tempio Buddhista e Shintoista
In Giappone visiterete due generi di templi: Buddhisti e Shintoisti. I Templi o Santuari Shintoisti (in Inglese Shrine, in Giapponese Jingu) si distinguono dai Templi Buddhisti (in Giapponese Ji) per la presenza di specifici elementi che vi elencherò qui di seguito.
Tempio Buddhista
Ingresso. Entrata principale ed eventuali entrate secondarie sono demarcate da portali contenenti spesso statue di…
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celestica-1988 · 5 years
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“Che strano: quando sono rivolta verso il mare in compagnia di qualcuno, chissà perché, ma va a finire che non importa se si parla o si tace, mi vanno bene entrambe le cose. Non mi stanco mai di osservarlo, e anche quando é in burrasca, non c’è pericolo che il rumore dei suoi cavalloni possa darmi fastidio. Non potevo credere di dover traslocare in un posto dove non ci fosse il mare. Proprio non riuscivo a rendermene conto; era una cosa talmente impensabile che quasi mi veniva l’angoscia. Nei momenti belli e in quelli brutti, quando d’estate faceva caldo e c’era molta gente o in inverno sotto il cielo stellato, o quando andavo al tempio shintoista per accogliere il nuovo anno, se mi voltano a guardare, il mare era sempre lì. Sia che io fossi piccola o che diventassi grande, sia che morisse la nonnina della porta accanto o che nascesse un bambino nella casa del dottore, sia al mio primo appuntamento galante che alla mia prima delusione, sempre, in qualsiasi situazione, il mare circondava con le sue acque il nostro paese, ora gonfiandosi, ora ritirandosi a seconda delle maree.”
Tsugumi, Banana Yoshimoto
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uds · 6 years
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domo arigato (o di quella volta che sono andato in giappone)
-premessa 1: ho appena finito di scrivere il post, è lunghissimo. non ho la forza di rileggerlo, non rompete per i refusi. stay human. -premessa 2: quello che seguirà è un elenco di considerazioni raccolte 1) in una decina di giorni (di cui due di viaggio) 2) durante un tour organizzato. per cui non aspettatevi l'angolino sconosciuto o i guizzi da vero intenditore;
-so che alle parole "tour organizzato" state già sbuffando beffardi di fronte a tanta mediocrità, voi che conoscete lo mondo e il giusto modo di vivere, altro che noi sprovveduti con la guida e gli auricolari. in realtà, essendo la nostra prima e (con una certa probabilità, almeno nel prossimo orizzonte temporale) ultima volta in giappone, considerato la lingua, la cultura, gli spostamenti e tutto il resto, abbiamo preferito affidarci a qualcuno che ci facesse vedere il più possibile, spiegandocelo, piuttosto che voler fare a tutti i costi gli scienziati della vita vera e rischiare di perderci qualcosa di bello. non ce ne siamo affatto pentiti, contando che comunque in media alle cinque del pomeriggio la guida salutava fino al giorno dopo e abbiamo avuto anche tutto il tempo di giracchiare per conto nostro; -abbiamo volato con emirates. quindici/sedici ore di voli con scali a dubai, col tempo che si allungava all'infinito di fronte alla magia del fuso orario e della rottura di balle di stare seduto in una scatola di latta sospesa a migliaia di metri da terra. in aereo ti danno un sacco di attenzioni (però io ho volato quasi sempre con ryanair, per cui in questo caso per emirates siamo nel mondo del bon ci bon ci bon bon bon). e di cibo. cibo che, se viaggi di notte, arriva in orari assurdi. quando ho visto mia moglie svegliarsi al gentile richiamo della hostess e fregarsene del fatto che fosse mezzanotte e quaranta per scofanarsi di gusto il vassoio con la cena (che il menu pubblicizzava essere composta da "tipici sapori arabi", e dall'odore non ho avuto problemi a crederlo) ho avuto l'ennesima conferma della sua grandezza come persona, mentre io mi limitavo a chiedere pietosamente un bicchiere d'acqua e una decisa accelerazione dello spaziotempo; -la cosa più inquietante della emirates: l'acqua servita nel tipo di confezione che siamo abituati a vedere per le marmellatine, linguetta e tutto. -su quattro aerei presi in uno non mi andava lo schermo integrato al sedile per vedere i film/sentire la musica/giocare ai videogiochi, in due non mi funzionavano gli attacchi delle cuffiette. attorno a me a tutti andava tutto. poi uno dice che la sfiga non mira; -appena arrivi in giappone c'è uno shock culturale devastante. sono educati. sono gentili. non gridano. sono disponibili e sorridenti verso chiunque. seguono religiosamente le code. per terra, in dieci giorni, ho visto una (1) cicca di sigaretta e una (1) cartaccia. ed erano tipo le sette e mezza di mattina, quindi magari i netturbini dovevano ancora passare di là; -quando siamo stati a shirakawa la guida ci ha informati del fatto che, essendo un piccolo villaggio, non avrebbe potuto gestire la spazzatura eventualmente lasciata dai turisti, per cui questi sono pregati di tenere i propri rifiuti, per gettarli una volta a casa. ecco, la gente lo faceva. ci credereste? -per strada non si può fumare. ci sono aree apposite, delimitate e recintate, in svariati punti della città. e la gente, pensa te, rispetta questa norma; -anche se, a dire il vero, una volta ho visto della gente attraversare la strada senza aspettare il verde pedonale. ed eravamo noi. oh, i soliti italiani che si fanno riconoscere (no bon, lo fanno anche loro, ma per amor di battuta si fa tutto); -mentre eravamo su di un autobus a tokyo è spuntata, da una traversa laterale, un'allegra combriccola colorata. sappiate che l'attuale moda tra i giovani della capitale è comprarsi (o affittare) dei go kart e girarci per le strade del paese vestiti da personaggi di super mario. è tutto bellissimo; -il concetto giapponese di "dolce" è piuttosto diverso dal nostro. la guida lo ha definito più delicato, io mi limito a constatare alzando sette o otto sopracciglia che il ripieno tipico dei dolci nipponici è la marmellata di fagioli. spero che siamo tutti d'accordo sul fatto che ci sia qualcosa che non va in questo; -abbiamo visto un sacco di robe belle, dal fushimi inari al padiglione d'oro passando per sanjusangendo e così via. già solo per la parte storica e monumentale il viaggio è valso fino all'ultimo centesimo. poi c'è la parte moderna. c'è dotonbori a osaka e shinjuku a tokyo, le insegne verticali luminose, la pupazzosità di qualunque cosa, i programmi tv che sono esattamente come uno si immagina avendone visto le parodie nei simpson. e poi ci sono le parti a metà. da una delle vie centrali di kyoto buttare l'occhio a destra e sinistra e vedere viuzze da film di miyazaki con le casette in legno a uno o due piani e le tegole convesse. i quartieri delle geishe con i cartelli di divieto toccamento geishe, le feste di paese coi carri, i vestiti tradizionali e i canti, i concerti locali di gruppi a metà tra i ricchi e poveri e i pizzicato five; -no, vi farò l'elenco delle robe e delle città che abbiamo visitato, tranquilli, non voglio distruggervi di noia, ché la gente che mostra le foto delle ferie è una piaga sociale terrificante che trova troppo poco spazio nei moderni periodici d’inchiesta; -i water tecnologici. sono ovunque, anche nei bagni pubblici o nei locali più insospettabili. e sono la rivoluzione. se ci penso ancora adesso mi si illumina l'anima; -ah, indovinate chi è capitato in giappone durante l'ondata di caldo più anomala e intensa degli ultimi decenni? un giorno alle dieci e mezza di mattina eravamo a 43 gradi percepiti con il diciottomila per cento di umidità. grazie a dio in giappone c'è un distributore automatico di bevande ogni cinquanta metri. in una giornata avremo bevuto cinque litri a testa tra acqua e aquarius (una sorta di gatorade, onnipresente nelle vending machine. qualche anno fa avevano provato a importarlo, con scarso successo, anche in italia. dopo le giornate in cui mi ha letteralmente salvato la vita sto pensando di importarne diciotto casse al mese. o di indire una petizione per dedicarci un tempio shintoista); -i giapponesi hanno tre alfabeti scritti. uno -fonetico a base sillabica- per le parole giapponesi, un altro -fonetico a base sillabica- soltanto per le parole straniere da trascrivere in giapponese (...) e c'è poi quello "famoso", composto da ideogrammi, dato che i primi due possono dare adito a fraintendimenti. se non fossero così impegnati a complicarsi la vita credo avrebbero già conquistato il mondo da un paio di secoli; -all'inizio e alla fine della via che porta a un famoso tempio buddhista a tokyo ci sono due portali da attraversare. appeso al muro di uno di questi ci sono una sorta di espadrillas che saranno lunghe quattro o cinque metri. sono messe là perché così gli spiriti malvagi arrivano, le vedono, dicono "cavolo, quelle sono le scarpe dei guardiani del quartiere, se sono così grandi loro devono essere enormi" e se ne vanno. poi dite che non sono un popolo meraviglioso; -a quanto abbiamo capito i giapponesi hanno in media un rapporto molto tranquillo e sereno con la propria spiritualità, ma moltissimi sono superstiziosi (la quantità di souvenir legati ad amuleti, oggetti del buon augurio e simili è notevole, per dirne una). una mattina abbiamo visto una fila (ordinatissima) di qualche decina di metri fuori da una ricevitoria che vendeva biglietti della lotteria, in paziente attesa che aprisse, perché aveva la fama di essere una rivendita fortunata; -non mangio pesce, per cui a riguardo posso solo dirvi che mia moglie si è gustata più e più volte del sushi e, tra street food e ristoranti, ha uniformemente ampiamente apprezzato quantità e qualità. posso invece confermare direttamente che in giappone la carne è ottima, specie per quanto riguarda il manzo (kobe o hida che sia). a kanazawa c'era questo posto, il kanazawa meat, in cui ho mangiato uno dei cinque migliori piatti a base di carne della mia vita. se vi capita dite a aikina che vi mando io; -in giappone l'inglese lo parlano poco. soprattutto, lo parlano male, il che, come capirete, può diventare un po' un casino. certo, nei ristoranti risolvono con le vetrine che espongono le riproduzioni in silicone (perfette fino all'inquetudine) dei piatti presenti nel menu, ma vai tu a chiedere cos'è quella salsina. credo che in parte la colpa sia del fatto che pensano foneticamente su base sillabica (e non hanno differenza tra erre ed elle)(e non sono abituati a così tanti accenti), per cui le parole inglesi, nella loro versione, si arricchiscono di suoni che non sarebbero previsti. per riciclare il valido esempio che ci ha fatto la guida (giapponese, parlava l'italiano meglio di tre quarti dei vostri contatti su facebook), loro chiamano il mcdonald's meccu-donaru; -abbiamo comprato, per una conoscente, una rivista di manga. le riviste di manga in giappone sono dei mattoni belli spessi che contengono una decina abbondante di serie e costano pochissimo (abbiamo comprato weekly shonen jump, che ci hanno detto essere la più famosa, e costa meno di tre euro). il concetto è: ti diamo un sacco di serie su carta pessima, così intanto ti leggi tutto a pochi soldi, poi il mattone lo butti via e ti compri il volumetto -che esce periodicamente raccogliendo tot puntate- soltanto di quelle che ti interessano. la trovo una roba di una correttezza e onestà lodevole; -tornato in italia mi sono messo a provare a leggere manga, cosa quasi mai fatta in vita mia nonostante abbia sempre avuto la passione per i fumetti (la mia esperienza a riguardo si ferma a ranma e a death note -ma solo fino al momento in cui muore quel dato personaggio che non nomino per evitare spoiler, poi diventa noioso). ho scoperto che 1) ci sono un numero infinito di manga attualmente pubblicati e 2) ai giapponesi basta una mezza idea in croce per tirarci fuori un fumetto che duri anni e anni. boh, comunque se avete consigli dite pure. per ora sto leggendo attack on titan, che avevo sentito nominare più e più volte, ed è un misto tra il genere zombi e il genere robottoni. è disegnato in maniera oscena, ma la storia ti prende; -ah, di nuovo sul cibo: lo street food giapponese è, in generale, una figata; -nei ristoranti non c'è la cultura di bere acqua. se chiedi dell'acqua ti portano un bicchiere alla volta, gratis, ma ordinarne una bottiglia è impossibile. quando siamo andati a mangiare il tonkatsu, la famosa cotoletta di maiale, ce l'hanno servita con un té a temperatura ambiente fortissimo e amaro. immaginate di mangiarvi la milanese bevendo caffè freddo. oh, son giapponesi, che vi devo dire; -infoconsumatori: a occhio e croce mi sembra che i prezzi siano paragonabili ai nostri, per quanto riguarda i generi medi di consumo; -a takayama abbiamo fatto una degustazione di saké (io sono astemio, per cui il mio è stato più un assaggio, in tutta onestà). paghi meno di due euro -che servono ad acquistare una tazzina che poi ti tieni come souvenir- e poi puoi berci quindici tipi di saké diversi. l'unica regola è che non puoi riempirti più volte la tazzina con la stessa bottiglia. poi uno va a milano e ti chiedono otto euro per uno spritz, e manco ti puoi portare il bicchiere a casa; -il nostro concetto di snack in sacchetto è: patatine. il loro è: pesce fritto (o crostacei)(o alghe) di qualunque genere. brrrrr; -il concetto giapponese di colazione è una roba che nauseerebbe anche la moglie di pasquale ametrano in bianco, rosso e verdone. salse, pesce, fritti e tutto il resto. e io lo so che è tutto un fatto culturale, ma ogni mattina mi stringevo alle mie briochine in miniatura come fossero le ultime testimonianze di un mondo dorato ormai scomparso; -comunque oh, sarà che si era in vacanza, sarà che li abbiamo beccati tutti in buona, sarà che non c'è il mare a praga, ma io in un paese con un senso civico del genere mi ci trasferirei domani, che vi devo dire. anche perché poi uno arriva a casa e quello che dichiara certa gente su facebook e twitter lo capisce anche troppo bene. forse ci servirebbe un alfabeto a parte per le teste di cazzo.
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poetyca · 3 years
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Nelle mani del destino – In the Hands of Destiny – Storie Zen
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62. Nelle mani del destino Un grande guerriero giapponese che si chiamava Nobunaga decise di attaccare il nemico sebbene il suo esercito fosse numericamente soltanto un decimo di quello avversario. Lui sapeva che avrebbe vinto, ma i suoi soldati erano dubbiosi. Durante la marcia si fermò a un tempio shintoista e disse ai suoi uomini: «Dopo aver visitato il tempio butterò una moneta. Se viene testa vinceremo, se viene croce perderemo. Siamo nelle mani del destino». Nobunaga entrò nel tempio e pregò in silenzio. Uscì e gettò una moneta. Venne testa. I suoi soldati erano così impazienti di battersi che vinsero la battaglia senza difficoltà. «Nessuno può cambiare il destino» disse a Nobunaga il suo aiutante dopo la battaglia. «No davvero» disse Nobunaga, mostrandogli una moneta che aveva testa su tutt’e due le facce.
Da 101 Storie Zen In the Hands of Destiny A great Japanese warrior named Nobunaga decided to attack the enemy although he had only one-tenth the number of men the opposition commanded. He knew that he would win, but his soldiers were in doubt. On the way he stopped at a Shinto shrine and told his men: “After I visit the shrine I will toss a coin. If heads comes, we will win; if tails, we will lose. Destiny holds us in her hand.” Nobunaga entered the shrine and offered a silent prayer. He came forth and tossed a coin. Heads appeared. His soldiers were so eager to fight that they won their battle easily. “No one can change the hand of destiny,” his attendant told him after the battle. “Indeed not,” said Nobunaga, showing a coin which had been doubled, with heads facing either way. From 101 Zen Stories
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martybre88 · 4 years
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tempio shintoista con sakura in fiore
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aliciaandcompany · 4 years
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L’impermanenza nella natura
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A differenza degli occidentali che costruiscono per la durata, i giapponesi di oltre un secolo fa, descritti da Lafcadio Hearn, lo facevano per l'impermanenza. E non solo le semplici e caratteristiche case in legno, pronte in 5 giorni, ma anche i templi, gli oggetti, le stoviglie, le calzature, ecc. Come spiegazione parziale ci sarebbero i terremoti e gli incendi, caratteristici di un Paese cosparso di vulcani, ma anche la natura stessa del giapponese, che da sempre si sposta continuamente viaggiando per il Paese. Pare che ogni tempio shintoista venga ricostruito ad intervalli più o meno ravvicinati e, in ossequio ad un'usanza antichissima, il famoso Santuario di Ise (nella prefettura di Mie), consacrato alla dea del Sole Amaterasu-ō-mi-kami, viene smantellato e ricostruito identico ogni vent'anni.
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usagiinwonderland · 4 years
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IKEBUKURO e lo "stagno dei gufi"🦉
✨Il quartiere di Ikebukuro è conosciutissimo, soprattutto per i suoi maid cafè, il Pokemon Megacentre e per i negozi dedicati agli anime. In realtà è molto di più, è un quartiere dove convivono perfettamente l'elemento tradizionale con quello nuovo; cominciare con due passi in un giardino giapponesi e poi allungarsi per recuperare qualche BL (sì, se ne trovano tantissimi in questo quartiere),
Ma non solo, sapevate che i gufi sono la mascotte e simbolo di questo paese?
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✨Il gufo è diventato la mascotte e simbolo dopo la Seconda Guerra Mondiale, quindi relativamente da poco tempo, ed è per questo che la città è piena di statue, immagini e cose a forma di gufi.
✨La correlazione tra questo animale e il quartiere giapponese deriva da un simpatico gioco di parole.
Gufo in giapponese si dice "fukurou 梟", mentre invece il secondo kanji di Ikebukuro si legge appunto "bukuro", che è una contrazione di "fukuro 袋" (che significa busta). I kanji sono diversi, ma la pronuncia è simile (gufo ha un prolungamento finale, che il kanji di bukuro non ha).
"Ike" invece significa "stagno", da qui il titolo del post; infatti spesso si tende a chiamare Ikebukuro con il nome Ikefukurou.
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✨Quella che vedete in foto è una panchina presente nel tempio di Kishimojindo, decorata con statue di gufi. Ma non è l'unico tempio in cui è possibile trovarle, inoltre ad Ikebukuro potete trovare molti Owl Cafè, cioè dei cafè in cui è possibile accarezzare e stare in loro compagnia. Per non parlare dei box dei koban (stazioni di polizia) che ricorda molto la faccia di un gufo.
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ross-nekochan · 7 years
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京都 -> 東京
Lo so, non mi sono fatta sentire, sono una persona di merda.
In realtà avevo scritto un post lunghetto qualche giorno dopo la partenza. Volevo metterlo nelle bozze ma è sparito e la testa per riordinare un po’ di pensieri non c’erano proprio.
Partiamo dalla partenza: sono partita verso le 14:00 italiane da Roma. Prima di fare il controllo al bagaglio a mano, ho dovuto salutare per l’ultima volta mio padre e lei che hanno voluto accompagnarmi. Lei non ha pianto, era solo un po’ amareggiata però sorrideva. Mio padre invece per la prima volta nella sua e nella mia vita ha cacciato lacrime per me. All’ultimo momento mi ha abbracciato talmente forte che mi stava facendo male... Mi ha detto che se avevo bisogno di qualcosa, dovevo dirlo (vabbè, i suoi soliti discorsi). Niente, questa cosa mi ha un po’ destabilizzato all’inizio. Tant’è che stavo cominciando a cacciare lacrime anche io quando stavo facendo la fila per i controlli. Però avevo da fare, quindi me le sono trattenute e ho respirato. Il primo viaggio è durato 10h e sono atterrata a Bangkok verso le 5:00. Ho intravisto addirittura l’alba. Il tempo di 1h30min ed ero già su un altro aereo diretto a Narita. Quando sono atterrata in Giappone, l’effetto è stato strano. Da quando ho messo piede qui sembra che stia vivendo una sorta di vita parallela. Non sono io eppure sono io. Non è la mia vita eppure è la stessa di prima. Dopo Narita ho preso un treno che mi portava a Tokyo (non centrale, ma a Shinagawa) e da lì ho preso il treno-proiettile più famoso del mondo: lo Shinkansen. Sono arrivata a Kyoto verso le 21:00 di sera. La mia amica giapponese ha detto che mi sarebbe venuta a prendere. Le avevo mandato dei messaggi sull’app che usiamo e poi anche SMS, perché non avevo mai connessione. Quando sono arrivata lei non c’era. Il mio telefono stava morendo... non potevo usare nemmeno Google Maps. Avevo solo l’indirizzo dell’ostello che avevo prenotato. Ho scritto l’indirizzo sul foglio del biglietto del concerto dei Ministri. Il telefono era morto e in quel momento mi sono sentita morire. Non avrei voluto, perché di proposito avevo scelto un posto vicinissimo alla stazione, però ho preso un taxi nella speranza non mi costasse una fortuna. Ho dato l’indirizzo che avevo scritto, ma nemmeno l’autista capiva dov’era. Sbuffava sempre... si immetteva in stradine piccole, quando io avevo visto che l’ostello si trovava in una strada abbastanza trafficata. Dopo un po’ di tempo, ha chiesto un po’ in giro e alla fine sono riuscita ad arrivare. L’ostello era molto piccolo, ma decente. Non era mai sporco nulla e c’erano cucine e bagni in comune, doccia, vasca e anche i letti erano 4 a castello. Quindi dormivo con altre persone. Sembra molto da pezzente, forse, non dormire in una stanza d’hotel da solo, però a me andava bene. Avevo pagato anche poco, in fondo... non potevo aspettarmi di meglio.
Il giorno dopo, con l’aiuto di Google Maps sono riuscita ad arrivare al tempio di Kamigamo, dove la mia amica giapponese avrebbe dovuto celebrare il matrimonio con rito shintoista. Non so davvero come, ma ci sono riuscita. Infatti mi sono fatta un giro per il tempio e poi ho visto che arrivava. Nel tempio entravano solo i parenti, gli amici erano fuori. Mi si è avvicinata una ragazza e in giapponese mi ha chiesto se ero venuta per la sposa e se mi chiamavo Rossella. Abbiamo parlato un po’, era simpatica. Finita la cerimonia, le ho chiesto se sapesse niente della festa che si sarebbe fatta nel pomeriggio con gli amici degli sposi. Lei non e sapeva niente, ma ha trovato il modo di accompagnarmi alla stazione della metro dove sarei dovuta scendere e mi ha detto di aspettare alle 17:00 in quel posto. Ero arrivata, ma non veniva nessuno. Di botto riesco a connettermi con la linea wi-fi di Kyoto e mi arrivano messaggi della sposa che mi chiedono se fossi sicura di venire, perché di sicuro ero stanca. Le invio messaggi in cui dico che sono già alla stazione ad aspettare... ma non li legge. Aspetto 1h30min poi decido di farmi un giro e comprarmi la cena al primo konbini. Poi torno a casa. Mi arrivano mille messaggi di scuse, però alla fine ci organizziamo per vederci il giorno dopo a pranzo. E così fu. Il giorno dopo, lei è venuta a prendermi con la macchina (Fiat 500, pensate un po’) e siamo andati tutti e 3 (gli sposi ed io) a mangiare fuori: per la prima volta ho assaggiato 焼きそば yakisoba e お好み焼きokonomiyaki. Dire divini è dire poco, tutto non buono ma ottimo. Mi sarei volentieri fatto il bis... ma hanno pagato loro, quindi meglio così. Poi siamo andati al famoso tempio Fushimi Inari e ho bevuto un 抹茶オレー (bevanda al matcha con latte e zucchero). Il pomeriggio stesso sarebbero tornati a Nagoya (la loro città). Ho dato solo il mio regalo: due piatti e una ciotola e li ho salutati.
Il giorno dopo ancora, invece, ho incontrato una mia collega dell’Università che si è stabilita a Kyoto con la stessa borsa che ho preso io. Ci siamo viste nel tardo pomeriggio, ci siamo prese qualcosa da Starbucks e poi abbiamo passeggiato chiacchierando.
I giorni successivi, per non farmi prendere dalla voglia di non fare nulla, ho girato in continuazione facendo più di 10km al giorno. Ho visitato templi bellissimi, altri meno belli seppur cari, ho mangiato un ramen in un ristorante completamente da sola, ho fatto Kyoto su e giù decine di volte con i mezzi, prima la metro, poi il bus. 
Una settimana pienissima è stata. Una settimana meravigliosa, sebbene fossi da sola. Kyoto mi è piaicuta moltissimo. Ha tantissimo verde ed è tranquilla quasi fosse una cittadina di campagna (tranne nel centro, dove ovviamente c’è il caos).
Non ero sicura di voler riprendere lo Shinkansen per arrivare a Tokyo. Infatti, all’ultimo ho deciso di risparmiare qualche soldo e ho aptato per un bus notturno. Sono partita verso le 23:30 dalla stazione di Kyoto e alle 6:00 di questa mattina (orario giapponese) sono arrivata alla stazione centrale di Tokyo. Non ho fatto foto perché con 2 valigie di cui una di 30kg, pensare alle foto non è proprio contemplato. Ho fatto un casino di giri per capire come districarmi tra le mille linee della metro e non. Alla fine non so come, mi sono buttata su un treno e sono riuscita ad arrivare al dormitorio verso le 8:30.
Ora vi sto scrivendo da quella che da oggi sarà la mia nuova casa per un intero anno. Non è molto confortevole. Era meglio l’ostello. Ho già incontrato 3 ragni, tutto è molto vecchio tanto da sembrare sporco. La cucina e la sala delle lavatrici è un delirio. Pensavate che i dormitori giapponesi scintillassero? Ebbene no, ci sono dormitori e dormitori. Pensavo che la linea wi-fi fosse gratuita, invece si deve prendere il modem in affitto. Ho pagato da qualche ora... per lo meno funziona.
In questo momento sono le 14:00 in Giappone e credo sia ora di pranzare. Andrò a prendere un bento pronto in un konbini qui vicino. Sto mangiando molto male e a caso ultimamente. Ieri ho cercato di mangiare bene con insalate, pesce e carne, ma oggi sono ancora troppo incasinata per capirci qualcosa. Si vedrà più in là, cosa riuscirò a combinare con dieta e allenamento. Una cosa alla volta. La mia vita è già stata sconvolta abbastanza.
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tourgiappone · 5 years
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19/05/2019 3° Giorno: TOKYO
Michel rientra solo alle 01.30 per colpa di un ritardo del volo dei tre nostri compagni toscani; e per l'aiuto prestato a una coppia di connazionali in difficoltà con gli ostici bancomat giapponesi. Appena tocca il cuscino inizia a russare come un felice boscaiolo IKEA in vacanza premio in Amazzonia. Dormicchio tutta la notte fino alle 06.30 ora fissata per la sveglia. Prima di incontrarmi con il gruppo faccio colazione nel vicino conbini FamilyMart con uno Yogurt da bere e un Sandwices (JY 128+145). I conbini sono minimarket, (FamilyMart, 7ELEVEN, LAWSON i più diffusi), che trovate ad ogni angolo di strada e sono utilissimi per ogni cosa vi possa servire nell'arco del giorno e della notte. Nel sacchettino della vostra merce -che userete per deporre gli avanzi e la spazzatura dato che non ci sono cestini rifiuti per le strade- inseriscono anche una salvietta detergente. Tornato in hotel per le 08.00, mi tocca tornare al FamilyMart insieme al resto del gruppo per le loro prime necessità. E' l'occasione di fare conoscenza con i tre giovani toscani e le tre signore marchigiane. Alle 08.22 andiamo a prendere la metro per la prima visita ufficiale di Tokyo. “Tokyo sorge sull'isola di Honshū, nella regione di Kantō. Dal 1867 è capitale del Giappone (prima di quella data la città era conosciuta con il nome di Edo). L'attuale città metropolitana, divisa in 23 quartieri, comprende sia le aree della prefettura che quella della città (fuse nel 1943) e conta una popolazione di circa quindici milioni di abitanti. Tokyo offre 13 linee metropolitane, oltre alla comodissima circolare JR Yamanote Line e diverse altre linee di compagnie private.”  Arriviamo alle 09.07  “al tempio  Meiji, attraversato il bellissimo Yoyogy Pony Park. Il santuario shintoista Meiji, eretto nei pressi della stazione di Harajuku di Tokyo, è dedicato alle anime dell'Imperatore  Meiji e di sua moglie, l'Imperatrice Shoken. L'imperatore Meiji morì nel 1912 e la moglie nel 1914: il santuario venne consacrato nel 1920. L'edificio originale andò distrutto durante la seconda guerra mondiale, la ricostruzione si completò nell'ottobre 1958. Seppur situato nel cuore della capitale, il complesso è immerso in una rigogliosa foresta sempreverde di 700 mila metri quadrati , contenente 120 mila alberi di 365 specie differenti, donati dal popolo giapponese.” Lungo il viale alberato del Parco YoYogy barili di vino consacrato di Borgogna; i primi Torii -il tipico portale giapponese che introduce in un area sacra-; l'area dedicata alle abluzioni con l'acqua consacrata. Non manca il transito cerimoniale di una coppia di sposi attempati e compiti. Un area del santuario è dedicata agli ex voto o alle richieste personali di aiuto. A fine visita, nel parco incontriamo una scolaresca intenta a pulire il già pulitissimo percorso sterrato. Alle 10.21 ci perdiamo nella vicina Takeshita Street, affollata e colorata via dello shopping, casa di Cosplay, gelaterie, paccottiglia e mega zucchero filato . Approfittiamo della presenza nel gruppo di un Architetto tra le signore per notare alcuni edifici di particolare pregio ingegneristico e un negozio di porcellane. Poi prendiamo la metro per Kappabashi alle 11.45. Giunti alle 12.15, incontriamo, nel quartiere, una processione religiosa che porta diversi fercoli con tamburi rullanti e pellegrini devoti, alcuni dei quali, in mutande succinte. Pranziamo (JY 1517 alla romana, io avrei speso 580) prima della visita al “Tempio  di  Senso-ji  di Asakusa. Senso-ji, il tempio più  grande  ed  antico  di  Tokyo, è dedicato alla dea buddista Kannon, incarnazione della compassione. La imponente struttura del tempio è eretta al centro di un complesso buddista, la cui cinta comprende intere strade del quartiere di Asakusa. La statua della dea è custodita nella “sala del tesoro”, accessibile soltanto ai monaci. A sinistra del tempio, si erge una Pagoda alta cinque piani, la seconda più alta del Giappone dopo quella del tempio di Toji. Secondo la leggenda, nel 828, due pescatori con le loro reti pescarono dal fiume Miyato la statua della dea; tentarono quindi di rimetterla in acqua, ma non ci riuscirono, decidendo quindi di donarla al loro signore.”  Prima di lasciare il Tempio alcuni di noi tentano la fortuna alla Lotteria Sacra Omikuji, una sorta di I Ching giapponese. - Da una scatola di latta estraete un bastoncino numerato. Aprite il cassettino corrispondente e prendete il foglio scritto con la vostra sorte. Fate leggere il foglio a un Michel traduttore. Se l'oracolo non vi è favorevole, niente paura, basta legare il foglio ad una rastrelliera e dimenticarvene, se ci riuscite -. Alle 15.25, metro per Odaiba, il moderno quartiere costruito su isole artificiali affacciato sulla Baia di Tokyo, il Rainbow Bridge e la Statua della Libertà. Naturalmente anche qui incontriamo una coppia di sposi fotogenici, insieme alla Unicorn Gundam Statue a grandezza naturale. Lasciamo questo bel quartiere alle 17.30, e in metro raggiungiamo Shibuya, per l'incrocio pedonale più grande e trafficato del mondo. Sostiamo per la foto di rito sotto il monumento al cane Hachiko reso famoso in occidente dal film omonimo con Richard Gere. E giustamente attraversiamo l'incrocio, oggi, solo per noi, meno trafficato del solito (cerco di scattare più foto possibile mentre cammino e mentre cerco di non urtare nessuno, ed ottengo belle foto mosse). Giunti in salvo sulla sponda opposta entriamo nella Center-Gai, una strada commerciale dove sostiamo per un aperitivo (JY 500 per un aranciata) e visitiamo un mega negozio di fumetti manga, passione di uno dei nostri compagni. Alle 19.53, metro per Hotel. Ceniamo in un ristorante di Ramen scelto da Michel, che non sbaglia mai (JY 450) e siamo in camera alle 21.40. Michel e i giovani toscani escono per una serata karaoke, io approfitto del bagno tutto per me e mi metto, speranzoso, a letto alle 23.30. Al rientro di Michel, sono ancora sveglio per cui non dormirò nemmeno questa notte. Pace.
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