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#Parate musicali
State organizzando un evento davvero speciale?
State organizzando il vostro matrimonio? Avete già scelto la chiesa per il vostro rito religioso? Oppure il ristorante per il ricevimento? non avete tempo per scegliere la musica e o l’animazione per il vostro matrimonio? Ci pensiamo noi. Il nostro lavoro consiste nel proporvi i migliori musicisti in base al vostro budget di spesa, oppure a consigliarvi la migliore idea per stupire i vostri…
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lamilanomagazine · 4 months
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Napoli, al via la 2a edizione di Sottencoppa, il Carnevale sonico
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Napoli, al via la 2a edizione di Sottencoppa, il Carnevale sonico Il 10, 11 e 13 febbraio 2024 torna "Sottencoppa", il Carnevale promosso dal Comune di Napoli. Tre giorni di festa sonora tra i marmi della Chiesa di San Potito e le volte della Galleria Principe di Napoli, con aree destinate a laboratori aperti a cittadini e visitatori di ogni età. Un Carnevale sonico, organizzato da Ravello Creative L.A.B. con la direzione artistica di Giulio Nocera, che vuole abbracciare una mondialità musicale, suoni capaci di popolare la città a partire da profonde specificità, come paradigma accogliente e molteplice. Tenendo assieme – tra le altre – vibrazioni turche, voci e sperimentazioni statunitensi, esperienze musicali italiane, canti egiziani, ritmi panafricani, mistiche persiane. "Giunge alla sua seconda edizione il Carnevale organizzato dal Comune di Napoli, nel segno della programmazione culturale, continua e destagionalizzata, sostenuta dal Sindaco Gaetano Manfredi – dichiara il coordinatore per le politiche culturali Sergio Locoratolo – Un rito che si rinnova, creando senso di appartenenza, condivisione e incontro tra culture e generazioni diverse. Un momento di gioia e divertimento, ma anche di rinnovamento e riflessione in cui si ricorre al linguaggio universale della musica come potente mezzo di coesione sociale, in grado di superare qualsiasi barriera culturale e linguistica. Spazio, anche quest'anno, alle attività per bambini e ragazzi che potranno vivere l'anima della festa partecipando attivamente ai laboratori sui trucchi e costumi e ingegnandosi nella costruzione di maschere in cartapesta". "Il Carnevale è una festa sovversiva che punta a rovesciare i paradigmi nel segno della rigenerazione, per questo l'Amministrazione comunale ha voluto promuoverla anche quest'anno come una sorta di evento sonoro e visivo paradossale e beffardo, nel quale le scene underground e le avanguardie potessero contaminarsi con le tradizioni del folklore globale in un grande gioco istrionico in grado di distoglierci, per un momento, dalla nostra realtà – commenta il consigliere per le biblioteche e la programmazione culturale integrata Andrea Mazzucchi – Sottencoppa è una proposta che non mira a sostituire ma ad aggiungersi alla già ricchissima offerta di parate in maschera dei Carnevali autonomi di quartiere che sono la vera anima del Carnevale napoletano". "Un Carnevale sonico – sostiene il direttore artistico Giulio Nocera – è un modo per ripensare, attraverso il potente simbolo della maschera, i concetti di identità e di cultura: i suoni, le voci, gli strumenti, i generi, quelli della città e quelli lontanissimi - dall'Egitto all'Iran, dall'Uganda alla Bosnia, dallo yaybahar al setar - sono maschere sonore, storie acustiche dell'umano che si traveste e che attraverso il gioco della voce festeggia e protesta. Insieme, nella ripetizione del ritmo, si ritrova il sacro e si ripensano le forme tradizionali, riscrivendo la propria storia". Carnevale ribalta e ridefinisce l'ordine costituito. Saltano le distinzioni e si esaltano le intenzioni. "L'ambizione è generare uno spazio di trasformazioni e mascheramenti sonori in cui possano convivere pop, avanguardia, musiche della tradizione, poesia sonora, strumenti antichi, strumenti inventati, strumenti elettronici. Uno spazio di liberazione e rigenerazione che stabilisce la simbiosi di ritmi fratelli e l'incontro di scenari espressivi distanti", aggiunge Nocera. Il programma è immaginato come una parata di maschere sonore. Apparizioni che manifestano una drammaturgia tesa a guidare gli spettatori in una avvincente scoperta di diversità e somiglianze. Aprono le danze nella Chiesa di San Potito sabato 10 febbraio, il gruppo Tenore Supramonte di Orgosolo con il suo canto misterioso, nato probabilmente in tempi antichissimi dall'imitazione di versi di animali e suoni della natura e inserito dall'Unesco nei patrimoni orali e immateriali dell'umanità. Dal canto sardo alla musica persiana con Kiya Tabassian e Benham Samani che presentano Splendours of Persian Music, un concerto in cui i musicisti si pongono di fronte all'ignoto ed esplorano letteralmente i suoni in ogni istante invitando il pubblico alla ricerca di uno stato di estasi che avvicini all'invisibile. Si procede così dalla sgangherata e tragicomica poesia di Uomo Uccello, al secolo Claudio Montuori, artista di strada che assume le vere e proprie sembianze di un uccello regalando un delicatissimo spettacolo musicale capace di far innamorare adulti e bambini, a Holland Andrews, che attraverso l'uso di tecniche vocali complesse evoca paesaggi sonori di vulnerabile bellezza. Spazio allo yaybahar, strumento post-tradizionale inventato dal turco Gorkem Sen e capace di emettere un suono dalla parvenza quasi digitale, senza l'uso di alcun tipo di elettrificazione, e poi ai virtuosismi del bosniaco Mario Batkovic dedito all'estensione dell'universo della fisarmonica oltre i limiti dell'immaginabile nel solco della lezione della continuous music e dei grandi minimalisti americani. Sarà inoltre il tempo della poesia e delle voci sublimi dell'egiziano Abdullah Miniawy (scrittore/cantante/compositore/ attore), che presenta per la prima volta in Italia il suo nuovissimo progetto in solo per voce ed elettronica. Dopo una prima edizione dedicata al sollevamento in superficie dell'underground e dell'emergente, Sottencoppa 2024 sceglie di includere nella sua programmazione un artista internazionale affermato come Josiah Wise, in arte serpentwithfeet, icona musicale queer e del soul/r'n'b contemporaneo – da alcuni definito come il perfetto incrocio tra Nina Simone e Bjork – in Europa per questa esclusiva tappa napoletana a pochi giorni dal lancio del suo ultimo album. Anche la scena musicale partenopea più giovane è chiamata a partecipare alla festa: dal rap viscerale e travolgente dei Laxxard al rock-noise dolcemente alienante dei Radford Electronics, fino alla prima esecuzione a Napoli di "doppiopasso", creazione per 10 ottoni firmata dal compositore napoletano Renato Grieco che gioca a smontare lo stereotipo della banda. A loro si aggiunge la compositrice, produttrice e cantante capitolina Francesca Palmidessi, portatrice di sperimentazione pop non convenzionale e il duo Abidjan Centrale che propone una selezione di rarissime musiche legate a riti e feste del continente africano. Continua anche in questa edizione la collaborazione con il collettivo panafricano Nyege Nyege, questa volta attraverso la presenza dirompente di HHY and the Kampala Unit che, con i loro ritmi percussivi mutevoli, generano una continua e contagiosa tensione tra rottura e stabilità. Oltre ai concerti, grande attenzione verrà posta ai laboratori dedicati a bambini e ragazzi con la costruzione di maschere utilizzando materiali di riciclo e con laboratori dedicati al teatro delle guarattelle e al travestimento tout court. Il programma SABATO 10 FEBBRAIO 2024 - Chiesa di San Potito - dalle 18.00 alle 24.00 - Tenore Supramonte Orgosolo - Görkem Sen - Kiya Tabassian & Behnam Samani: Splendours of persian music - Holland Andrews - Mario Batkovic - Abidjan Centrale / djset: musiche per riti trasformativi dal continente africano DOMENICA 11 FEBBRAIO 2024 - Galleria Principe di Napoli Laboratori - 11.00 Vorrei essere... Laboratorio di trucchi e costumi per bambini - A cura di Giusi Russo - 16.30 Ho perso il filo Laboratorio di costruzione di maschere in cartapesta - A cura di Claudio Cuomo - dalle 18.00 alle 24.00 Radford Electronics, Tenore Supramonte Orgosolo, Laxxard, Uomo Uccello, Francesca Palamidessi, Abdullah Miniawy, serpentwithfeet, HHY & The Kampala Unit MARTEDÌ 13 FEBBRAIO 2024 - Galleria Principe di Napoli 11.00 Laboratorio teatrale per riscoprire la propria essenza giocosa - A cura di Federica Martina (dai 6 ai 16 anni) 12.00 Pulcinella incontra l'Uomo Uccello - per attori, burattini e musica 19.00 Renato Grieco: doppiopasso - composizione per 10 ottoni - costumi di Canedicoda Gli eventi sono a capacità limitata - L'ingresso è libero fino a esaurimento posti Indirizzi: - Galleria Principe di Napoli / Via Broggia 7 (Ingresso solo da Via Broggia) - Chiesa di San Potito / Via Salvatore Tommasi 1 Per informazioni: - Web - Facebook - Instagram - Mail: [email protected]  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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inonda · 6 months
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Gallipoli. Al via la IX edizione del Wonder Christmas Land fino al 7 gennaio 2024
Dal 26 novembre 2023 al 7 gennaio 2024 (secondo calendario)a Gallipoli torna l’incanto della celebre produzione di Poieofolà-CostruzioniTeatraliallestita nella galleria sul mare ai piedi del Castello angioinocon quaranta tra attori e ballerini protagonisti Nuovi percorsi interattivi, nuove parate musicali, proiezioni luminose, macro e micro scenografie, spettacoli teatrali e sempre nuovi…
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freedomtripitaly · 4 years
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L’incantevole borgo di Campli è un piccolo gioiello d’Abruzzo, situato in provincia di Teramo. È uno di quei luoghi dove le tradizioni secolari sono parte integrante della vita degli abitanti, poco più di 7000 anime, e nel quale il tempo sembra scorrere a ritmi piacevolmente rallentati. Uno scrigno di arte e storia, arroccato sulle colline Teramane a circa 30 chilometri dall’Adriatico. Le origini di questo insediamento si perdono in tempi antichi. Come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti in quest’area, il territorio di Campli era abitato sin dal VIII secolo a.C.: gli scavi effettuati nella necropoli della vicina Campovalano hanno riportato infatti alla luce centinaia di tombe appartenenti ad un arco temporale che va dall’età del bronzo alla conquista romana. È solo nel Medioevo però che Campli acquisisce importanza e prestigio, fino a vivere il suo momento di massimo splendore, fermento artistico e vivacità politica tra il XVI ed il XVIII secolo quando a governare la città è la famiglia Farnese. Oggi Campli si offre ai suoi visitatori orgogliosa delle sue bellezze e consapevole del suo fascino. Fiera inoltre di essersi rialzata con incredibile forza dal devastante terremoto che nel 2009 ha colpito la regione Abruzzo. Cosa vedere a Campli Campli è facilmente raggiungibile in auto ed il modo migliore per godere delle sue atmosfere è quello di perdersi senza fretta tra le sue vie, passeggiando a piedi e scovando ogni scorcio del borgo abruzzese. È proprio camminando lungo Corso Umberto I, il lungo viale che taglia in due la città, che i più attenti e curiosi potranno scoprire un piccolo tesoro celato all’interno di un cortile. Si tratta della Casa del Medico e dello Speziale, un idilliaco palazzo che ha nei secoli cambiato più volte la sua funzione passando da essere un edificio religioso, adibito tra le altre cose a luogo di accoglienza e cura dei neonati non voluti dalle famiglie, a prestigiosa residenza nobiliare. Le ambientazioni dei suoi cortili e del suo loggiato sono decisamente da non perdere, per un bagno di quiete e relax. Proseguendo poi verso la piazza principale del paese, Piazza Vittorio Emanuele ci si ritrova circondati da due dei luoghi di interesse principali di Campi. Sulla destra si erge la Chiesa di Santa Maria in Platea, un sito carico di spiritualità e custode di importanti opere artistiche. La cattedrale prende il suo nome dalla statua in essa alloggiata, ritraente una Madonna col Bambino che rivolge lo sguardo alla piazza della città, ed ha saputo resistere alle scosse sismiche che l’hanno colpita anni fa. Sulla sinistra di Piazza Vittorio Emanuele svetta invece il Palazzo del Parlamento, chiamato anche Palazzo Farnese, uno dei palazzi civici più antichi di tutto l’Abruzzo, ed oggi sede del Municipio cittadino. Nella parte nord del paese sorgono uno accanto all’altro la Chiesa di San Francesco e l’importante Museo Archeologico di Campli. La Chiesa San Francesco è stata edificata nel 1227 ma ha purtroppo subito ingenti danni a seguito del terremoto, ed è rimasta per lungo tempo chiusa ed ammirabile solo dall’esterno. Il Museo Archeologico invece ha sede negli ambienti dell’antico convento di San Francesco e raccoglie i numerosissimi reperti archeologici rinvenuti nell’area di Campli e dintorni, molti dei quali provenienti da Campovalano. Campli tra spiritualità e usanze antiche Una delle particolarità di Campli è il suo forte legame con il mondo spirituale e proprio dietro Palazzo Farnese si nasconde un luogo legato a doppio filo con la sentita religiosità degli abitanti del borgo: la Scala Santa. Costruita XVIII secolo, la celebre Scala si trova a ridosso della Chiesa di San Paolo, ed è una scalinata di 28 gradini in legno di quercia intrisa di religiosità e misticismo. Secondo un’usanza in vigore fin dal 1772, i fedeli che la percorrono in ginocchio raccolti in silenziosa preghiera e passano attraverso i dipinti che ricoprono le pareti laterali della gradinata, rievocazioni della Passioni di Cristo, vedono perdonati tutti i loro peccati. Un’Indulgenza Plenaria insomma, di espiazione e rinascita, che precede la scalinata per la discesa, percorribile in piedi accompagnati invece da affreschi rappresentanti simbolicamente la Resurrezione. Un rituale imperdibile, da mettere in atto in prima persona o semplicemente da osservare con rispetto. Eventi e sagre a Campli: buon cibo e genuinità La regione Abruzzo è sinonimo anche di buon cibo e tradizioni gastronomiche d’eccellenza. Il ricco palinsesto di sagre paesane di Campli è spesso legato alla sue migliori offerte culinarie, e tra le vie del paese genuinità e socialità si uniscono in un calendario di manifestazioni popolari dal fascino autentico. Imperdibile se si passa da Campli nel mese di agosto è la Sagra delle Porchetta Italica: un vero concorso tra i produttori di questo squisito prodotto di carne suina, durante il quale gli estimatori dei panini caldi farciti di succulenta carne alla brace vivono momenti paradisiaci per le papille gustative. Il tutto accompagnato da concerti, parate e intrattenimento di vario genere. L’estate di Campli è fatta anche di Festa della Pizza e di Sagra del Tartufo di Campovalano, altri due cavalli di battaglia del menù di ricette tradizionali: tra le bancarelle delle fiere paesane o comodamente seduti nei numerosi ristoranti della zona, non fatevi scappare nemmeno un assaggio delle altre specialità camplesi, come il timballo teramano, le acciughe sottolio cotte nell’aceto, i calcioni, la frittata di basilico o la pasta al sugo di lepre. E per deliziare anche l’udito, Campli è palcoscenico di interessanti momenti musicali come il Campli Music Festival o altri eventi dedicati ai più svariati generi e gusti, che colorano la bella stagione del borgo abruzzese. https://ift.tt/2O3cXZN Cosa a vedere nel bellissimo borgo di Campli L’incantevole borgo di Campli è un piccolo gioiello d’Abruzzo, situato in provincia di Teramo. È uno di quei luoghi dove le tradizioni secolari sono parte integrante della vita degli abitanti, poco più di 7000 anime, e nel quale il tempo sembra scorrere a ritmi piacevolmente rallentati. Uno scrigno di arte e storia, arroccato sulle colline Teramane a circa 30 chilometri dall’Adriatico. Le origini di questo insediamento si perdono in tempi antichi. Come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti in quest’area, il territorio di Campli era abitato sin dal VIII secolo a.C.: gli scavi effettuati nella necropoli della vicina Campovalano hanno riportato infatti alla luce centinaia di tombe appartenenti ad un arco temporale che va dall’età del bronzo alla conquista romana. È solo nel Medioevo però che Campli acquisisce importanza e prestigio, fino a vivere il suo momento di massimo splendore, fermento artistico e vivacità politica tra il XVI ed il XVIII secolo quando a governare la città è la famiglia Farnese. Oggi Campli si offre ai suoi visitatori orgogliosa delle sue bellezze e consapevole del suo fascino. Fiera inoltre di essersi rialzata con incredibile forza dal devastante terremoto che nel 2009 ha colpito la regione Abruzzo. Cosa vedere a Campli Campli è facilmente raggiungibile in auto ed il modo migliore per godere delle sue atmosfere è quello di perdersi senza fretta tra le sue vie, passeggiando a piedi e scovando ogni scorcio del borgo abruzzese. È proprio camminando lungo Corso Umberto I, il lungo viale che taglia in due la città, che i più attenti e curiosi potranno scoprire un piccolo tesoro celato all’interno di un cortile. Si tratta della Casa del Medico e dello Speziale, un idilliaco palazzo che ha nei secoli cambiato più volte la sua funzione passando da essere un edificio religioso, adibito tra le altre cose a luogo di accoglienza e cura dei neonati non voluti dalle famiglie, a prestigiosa residenza nobiliare. Le ambientazioni dei suoi cortili e del suo loggiato sono decisamente da non perdere, per un bagno di quiete e relax. Proseguendo poi verso la piazza principale del paese, Piazza Vittorio Emanuele ci si ritrova circondati da due dei luoghi di interesse principali di Campi. Sulla destra si erge la Chiesa di Santa Maria in Platea, un sito carico di spiritualità e custode di importanti opere artistiche. La cattedrale prende il suo nome dalla statua in essa alloggiata, ritraente una Madonna col Bambino che rivolge lo sguardo alla piazza della città, ed ha saputo resistere alle scosse sismiche che l’hanno colpita anni fa. Sulla sinistra di Piazza Vittorio Emanuele svetta invece il Palazzo del Parlamento, chiamato anche Palazzo Farnese, uno dei palazzi civici più antichi di tutto l’Abruzzo, ed oggi sede del Municipio cittadino. Nella parte nord del paese sorgono uno accanto all’altro la Chiesa di San Francesco e l’importante Museo Archeologico di Campli. La Chiesa San Francesco è stata edificata nel 1227 ma ha purtroppo subito ingenti danni a seguito del terremoto, ed è rimasta per lungo tempo chiusa ed ammirabile solo dall’esterno. Il Museo Archeologico invece ha sede negli ambienti dell’antico convento di San Francesco e raccoglie i numerosissimi reperti archeologici rinvenuti nell’area di Campli e dintorni, molti dei quali provenienti da Campovalano. Campli tra spiritualità e usanze antiche Una delle particolarità di Campli è il suo forte legame con il mondo spirituale e proprio dietro Palazzo Farnese si nasconde un luogo legato a doppio filo con la sentita religiosità degli abitanti del borgo: la Scala Santa. Costruita XVIII secolo, la celebre Scala si trova a ridosso della Chiesa di San Paolo, ed è una scalinata di 28 gradini in legno di quercia intrisa di religiosità e misticismo. Secondo un’usanza in vigore fin dal 1772, i fedeli che la percorrono in ginocchio raccolti in silenziosa preghiera e passano attraverso i dipinti che ricoprono le pareti laterali della gradinata, rievocazioni della Passioni di Cristo, vedono perdonati tutti i loro peccati. Un’Indulgenza Plenaria insomma, di espiazione e rinascita, che precede la scalinata per la discesa, percorribile in piedi accompagnati invece da affreschi rappresentanti simbolicamente la Resurrezione. Un rituale imperdibile, da mettere in atto in prima persona o semplicemente da osservare con rispetto. Eventi e sagre a Campli: buon cibo e genuinità La regione Abruzzo è sinonimo anche di buon cibo e tradizioni gastronomiche d’eccellenza. Il ricco palinsesto di sagre paesane di Campli è spesso legato alla sue migliori offerte culinarie, e tra le vie del paese genuinità e socialità si uniscono in un calendario di manifestazioni popolari dal fascino autentico. Imperdibile se si passa da Campli nel mese di agosto è la Sagra delle Porchetta Italica: un vero concorso tra i produttori di questo squisito prodotto di carne suina, durante il quale gli estimatori dei panini caldi farciti di succulenta carne alla brace vivono momenti paradisiaci per le papille gustative. Il tutto accompagnato da concerti, parate e intrattenimento di vario genere. L’estate di Campli è fatta anche di Festa della Pizza e di Sagra del Tartufo di Campovalano, altri due cavalli di battaglia del menù di ricette tradizionali: tra le bancarelle delle fiere paesane o comodamente seduti nei numerosi ristoranti della zona, non fatevi scappare nemmeno un assaggio delle altre specialità camplesi, come il timballo teramano, le acciughe sottolio cotte nell’aceto, i calcioni, la frittata di basilico o la pasta al sugo di lepre. E per deliziare anche l’udito, Campli è palcoscenico di interessanti momenti musicali come il Campli Music Festival o altri eventi dedicati ai più svariati generi e gusti, che colorano la bella stagione del borgo abruzzese. Campli è un bellissimo borgo dell’Abruzzo che, nonostante il terremoto del 2009, conserva la sua bellezza nei palazzi d’epoca e nei monumenti.
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Due libri sulle bande musicali e della loro storia sociale di un fenomeno sociale
di Giuseppe Corvaglia
  Il 2018 ha visto l’uscita di due libri sulla banda davvero interessanti, uno di Emanuele Raganato (Le Bande Musicali – Storia sociale di un fenomeno globale – Edizioni Streetlib write) musicista, musicologo, didatta, esperto di sociologia, ed un altro di G.M. Paone e D. M. Andriulli (La banda come strumento formativo, educativo e sociale – Edizioni Efesto 2018), entrambe acquistabili su web.
Raganato parte tracciando, in maniera gradevole e completa, la storia della Banda, partendo dall’origine del nome, fino a tracciare una storia delle bande dagli albori delle civiltà in Italia e nel mondo.
Inizia con le ipotesi sul nome, che potrebbe risalire al termine gotico bandwa, che indicava un gruppo di suonatori eterogeneo che animava la vita delle cittadine e accompagnava i banditori, o a quei gruppi musicali militari che suonavano e accompagnavano i vessilli che distinguevano gli eserciti (bandiere, bande) o ancora alla fascia (banda) che indossavano i trombettieri che annunciavano il corteo regale (pensate ancora oggi alle processioni che con le bande annunciano l’arrivo del simulacro dei santi o alle parate o alle manifestazioni civili…).
Segue una classificazione, che si giova di proposte come la distinzione di Fulvio Creux, che le distingue in Bande amatoriali, più diffuse al centro nord, Bande ministeriali o bande militari ispirate alla struttura proposta da Vessella, e Bande da giro, tipiche del sud Italia, o come pure la distinzione delle bande pugliesi di Bianca Tragni, che le suddivide in bassa banda, o bassa musica, banda a servizio interno, simile alle bande amatoriali che limita la sua attività a livello locale, e banda da giro, fenomeno a parte perché erano e sono vere e proprie imprese che da maggio a ottobre suonavano per più di cento giornate e diventavano reddito per molti lavoratori della musica.
Interessante anche il riferimento al termine Concerto, molto usato per le Bande, che deriva dal latino “consertus”, letteralmente “legato insieme”, come lo sono gli strumenti di una formazione, e ad altri termini come Fanfara, formazione fatta di ottoni e percussioni di origine ottomana, e la distinzione in ambito anglosassone fra Brass-band inglesi, composte, come le fanfare, da ottoni e percussioni, e le Wind-band che avevano anche strumenti ad ancia, oltre ad altre interessanti notizie.
Raganato poi fa una analisi storica del fenomeno che parte dall’Egitto dei faraoni e nell’antica Grecia, dove l’uso primitivo di strumenti a fiato e di percussioni era legato principalmente a due ambiti. Quello militare e quello rituale–funebre, specie per i morti in battaglia, aspetti presenti in tutto il mondo antico fino all’Impero romano e che per certi aspetti ancora resistono.
Nel prosieguo del racconto riporta l’opinione di Vessella sulle bande musicali dei popoli barbari, essenzialmente formate da strumenti atti a creare un fragore assordante che incitasse i propri soldati e incutesse paura agli avversari.
Poi passa al Medioevo, dove gruppi musicali scandivano le diverse fasi dei tornei, ma accompagnavano pure i cortei regali, e delinea brevemente una figura importante per la musica popolare, quella del Menestrello (Minstrel), musicista, cantastorie, girovago, spesso autodidatta e senza formazione specifica a livello musicale, figura caratteristica di musica e cultura popolare che, come la banda, portava musica e poesia al popolo, ed era diversa da quella del Trovatore che era più colto, conosceva la letteratura e le tecniche di scrittura ed era bene inserito nelle corti dei nobili. La carrellata sul Medioevo si chiude citando pure le fanfar delle truppe turche.
Dopo questa disamina passa ad analizzare il percorso delle bande popolari in Italia, che prendono forma come tali nel XIX secolo, partendo dalle Bande militari, le più importanti, fino alle bande locali, piccole realtà, ma non meno significative. Artefici di queste bande locali erano sodalizi come le Società di Mutuo Soccorso, le Società Operaie, gli Oratori, specie quelli dei Salesiani, che erano luoghi di incontro, cultura e istruzione quando lo Stato non riusciva a garantire questo. Queste associazioni iniziarono a occuparsi, fra l’altro, della formazione musicale di bambini e degli adolescenti delle classi popolari.
La presenza delle bande era molto diffusa e determinante fu il ruolo educativo, fortemente moralizzante, della didattica musicale che interessò tutti i ceti sociali influenzandone pure i reciproci rapporti, un po’ come le associazioni di soccorso e volontariato che pure comprendevano diverse classi sociali che, nelle operazioni di soccorso, stavano fianco a fianco.
Il ritrovarsi per le prove portava a creare rapporti umani solidi e inaspettati per le differenze sociali, ma anche a ricercare esperienze musicali nuove. Proprio questa voglia di novità portò le bande a rinnovare il repertorio, per cui si passò dal repertorio di marce militari e ballabili a un repertorio più colto, ma sempre popolare, come la musica lirica.
Nel Regno delle Due Sicilie le bande popolari erano caratterizzate da una base popolare imponente costituita da artigiani, bottegai, contadini, operai guidati da Capi-musica, provenienti dai ranghi più bassi dei corpi militari e da maestri formatisi negli ambienti religiosi o nei Conservatori napoletani.
Il sospetto che queste bande potessero essere conniventi con associazioni segrete eversive, specie dopo i moti del 1848, portò i Borboni a controllarle e a regolamentarle, cercando di inglobarle nella Pubblica Amministrazione.
Banda del Regno delle Due Sicilie
  Per questo un Decreto Regio stabiliva che tutte le bande dovevano essere censite, che non dovevano indossare uniformi di tipo militare o non autorizzate, che i musicisti dovevano essere inquadrati nel corpo della guardia urbana del proprio municipio e che il Capobanda doveva avere una patente di riconoscimento con l’elenco dettagliato di tutti i musicanti della sua formazione. Per usare una divisa la banda doveva presentare un figurino della stessa, che doveva essere approvato dall’autorità, e doveva disporre di un abito nero per le ritualità funebri, di una divisa di ordinanza e di una divisa da parata.
Con l’Unità d’Italia le bande militari furono unificate e molte Amministrazioni locali cercarono di dotarsi di una banda civica da gestire con le proprie risorse. I Sindaci, oltre a promuovere le bande, dovevano controllare la moralità dei musicanti.
Secondo il Ministero della Pubblica Istruzione nel 1872 in Italia erano attive 1927 formazioni, di cui nel Meridione 429 bande e 46 fanfare per un numero complessivo di 12.532 suonatori. In questo novero non c’erano le bande non istituzionalizzate.
Figurino per una banda municipale a Spongano di fine ‘800.
  Queste bande si esibivano nelle piazze e nelle ville comunali, spesso su strutture dette “Cassarmoniche”, che erano strutture in ferro o muratura a forma di padiglione o di pagoda che hanno dato origine alle attuali strutture mobili in legno che si montano in occasione delle feste patronali, strutture adorne di lampadine, ma spesso decorate con ritratti delle muse o dei musicisti come un teatro mobile.
Cassarmoniche a Trani nella villa comunale e ad Acquaviva delle Fonti
  Non manca in entrambe i libri il riferimento agli orfanotrofi, che si chiamavano Conservatori, che istruivano gli orfani alla musica e poi li indirizzavano ad arruolarsi nelle fanfare e nelle bande militari. Particolare a Lecce fu l’esperienza degli Spizziotti dell’Ospizio Garibaldi che formarono una banda benvoluta e apprezzata come i loro colleghi Martinitt a Milano.
La banda dei Martinitt – Museo dei Martinitt Milano
  Nel ventennio il fascismo cercò di accentrare e controllare tutto e le bande vennero inglobate nella Opera Nazionale del Dopolavoro (OND, 1925). Le bande che non si iscrivevano alla OND e i musicanti che non si tesseravano al Partito Fascista, non potevano suonare e al regime, che usava abbondantemente la propaganda; le bande servivano in molte occasioni (feste, adunate, manifestazioni…).
Con l’istituzione dell’Opera Nazionale Balilla poi si avviò per i più giovani un programma di inquadramento musicale da affiancare all’attività sportiva e tanti ragazzi appresero i rudimenti della musica.
Nel dopoguerra si cercò di ricostruire l’Italia e riprese stimolo anche la ricostituzione delle bande. Si crearono nuovi complessi che richiamavano le jazz band, ma anche le bande tradizionali ripresero a suonare. Importante in questo periodo fu la fondazione dell’ ANBIMA (Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome), animata da Lorenzo Semeraro, e il ricostituirsi di Associazioni culturali, chiuse dal Regime o inglobate nel Dopolavoro, che promossero l’istruzione musicale e la formazione di bande. Negli anni ’50 e ’60 le Amministrazioni locali cercarono di rilanciare il fenomeno inteso come momento di formazione culturale, istituendo corsi musicali popolari e vennero in questo supportate da ANBIMA che propose musicanti esperti, anche se non diplomati al Conservatorio, a cui venne riconosciuto un titolo dal Ministero della Pubblica Istruzione utilizzabile per insegnare in questi corsi ad orientamento bandistico che fornivano i mezzi per conoscere la musica e per farla concretamente. Così molti giovani tornarono ad essere istruiti alla pratica musicale e a sperimentare concretamente la musica suonando nelle bande (N.d’A. A Spongano in seguito a questi corsi furono in molti ad essere avviati alla musica e 10-15 ragazzi fecero l’esperienza della banda a giornata.)
Raganato ricorda come le bande riprendono il loro ruolo con successo grazie anche a valenti direttori dal gusto e dalla cultura musicale raffinata come Ligonzo, Lufrano, Centofanti e tanti altri.
Negli anni ’70 molti musicanti studiano al Conservatorio e possono ambire a qualcosa di più, per cui si indirizzano o verso le bande militari o verso l’insegnamento nella scuola. Resistono le Bande da Giro, che impegnano i lavoratori per 100 giorni all’anno, ma si cominciano a formare Bande a giornata che si spostano lo stesso per tutto il Meridione, ma fanno una stagione meno impegnativa, intorno alle 50 giornate all’anno, mantenendo una struttura che si ispira a quella delle bande da Giro, con un organico più contenuto, ma un repertorio classico di marce e fantasie d’opera con un occhio anche alla musica moderna (Canzonieri vari).
L’altro libro, di Gregorio M. Paone e Donato M. Andriulli (La banda come strumento formativo, educativo e sociale Edizioni Efesto 2018), è meno analitico sull’excursus storico, ma pone di più l’accento sulla funzione sociale e pedagogica della banda.
Per sottolineare quanto le bande siano state importanti per fare musica, per farla conoscere e farla apprezzare, cita il metodo Orff nel quale il bambino impara la musica creandola assieme agli altri, prima con piccoli e semplici strumenti a percussione e poi approcciandosi a uno strumento vero e proprio, che può suonare in gruppo, misurandosi in una esperienza formidabile. Questo metodo didattico considera la pratica di uno strumento essenziale per l’apprendimento e ci introduce a quella che oggi, sempre più spesso, è la pratica nelle Scuole secondarie di primo grado dove, alla normale educazione musicale, si associa l’esperienza pratica supplementare con uno strumento. Viene, però, posto pure l’accento sulla banda come esperienza di vita, spendibile in tutti i campi della vita stessa, e sulla necessità di educare all’ascolto, perché solo ascoltando si può raggiungere una consapevolezza che porta a migliorare l’esecuzione. L’ascolto degli altri consente poi ad ognuno di collocarsi nella giusta dimensione ed essere parte di una esecuzione perfetta.
Nella musica d’insieme, che sia l’orchestra, una fanfara, un quartetto d’archi, un gruppo rock o la banda, ascoltarsi è essenziale. Chi suona deve saper ascoltare la propria voce e la voce degli altri, ma l’ascolto globale e analitico serve anche ad ognuno di apprezzare un brano che è sempre il contributo di più voci.
Per gli autori l’essere parte di una banda è una esperienza di vita che ti porta, già in giovane età, a maturare, a mettere in pratica la teoria, ad adattarti al rispetto delle regole e a misurarti con le difficoltà vere, al fianco di persone più esperte che ti possono guidare.
Una parte del libro è dedicata al Maestro Direttore che, specie nelle piccole realtà, era una specie di Capobanda con competenza per scrivere le parti e indirizzare i bandisti, ma con il tempo, evolvendosi la tecnica degli strumenti, la competenza dei singoli musicisti, la loro scolarizzazione e i gusti del pubblico, il suo ruolo è cambiato e ha dovuto avvicinarsi sempre più alla figura del Direttore d’orchestra.
In effetti, il Maestro, che è anche concertatore della banda, non deve tenere solo il tempo dei pezzi suonati, ma deve comunicare emozioni, interpretare la pagina stampata, ispirare i musicisti e il pubblico.
Questo hanno saputo fare i grandi Maestri del passato (Piantoni, Ernesto e Gennaro Abbate, Falcicchio…) e del passato recente (Ligonzo, Lufrano, Centofanti…), ma anche del presente (Samale, Schirinzi, Pescetti, Guerrieri, Donateo…) e non a caso molti dei nomi citati sono stati anche Direttori d’orchestra.
Quando il Maestro tocca le corde giuste, dirigendo i musicisti, nessuno resiste e si crea una sintonia che ammalia il cuore di chi ascolta e di chi suona e lo cattura per dargli balsamo di piacere.
Questa maestria i musicisti, allievi e non, la apprezzano e sarà una lezione che li guiderà nella vita.
La seconda parte del libro declina in pratica quanto descritto, cioè come la banda sia uno strumento formativo, educativo, e sociale riportando l’esperienza dell’Orchestra giovanile “P. Ragone” di Laureana di Borrello e il lavoro del Maestro Managò che, in una realtà sociale divisa dalle faide, trova nella musica un momento edificante che unisce tutti i giovani a dispetto delle inimicizie e del clima ostile. Questo sforzo sarà ripagato non solo per il risultato artistico, che porterà il giovane Concerto in tutta Italia, ma anche per i riconoscimenti ottenuti. Primo fra tutti l’interessamento di Riccardo Muti che riconosce nel lavoro del Maestro Managò, di tutti gli altri maestri di trincea e dei giovani musicisti l’impegno a costruire cultura, pace, godimento, umanità nel quotidiano e nel concreto, invitando una di queste bande, la giovane banda di Delianuova , ad aprire il Ravenna Festival nel 2006 dirigendola lui stesso.
La banda di Delianuova col Maestro Muti al Ravennafestival
  Banda P.Ragone di Laureana di Borrello
  Libri di nicchia forse, ma sicuramente letture interessanti e facilmente reperibili nei siti del web.
  Siti da consultare sull’argomento
http://www.collezionespada.it/greci1.htm
http://www.salentoinlinea.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3649:la-banda-qernesto-e-gennaro-abbateq-citta-di-squinzano-una-tradizione-lunga-135-anni&catid=77&Itemid=689
https://www.youtube.com/watch?v=ranv_CdQZL4
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freestepitalia · 5 years
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Il carnevale fu introdotto in Brasile intorno al XIX secolo ed anche se nel tempo ha subito delle modifiche è caratterizzato dal fatto che gruppi di persone legati ad uno specifico quartiere della città sfilano per festeggiare con tamburi e ballerini, vestiti con costumi e magliette a tema. Attualmente il Carnevale di Rio de Janeiro è noto nel mondo soprattutto per le sfarzose parate organizzate dalle principali scuole di samba della città ed al termine della manifestazione viene dichiarata la scuola vincitrice dell’anno. Le parate si tengono nel Sambodromo e sono una delle principali attrattive turistiche del Brasile. Dal XX secolo ad oggi il samba ha subito un’evoluzione che è ancora in divenire e che ha creato anche dei sottogeneri. Inoltre ha influenzato molti generi musicali grazie al suo ritmo particolare. https://www.instagram.com/p/BvrA7JDHUVb/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1dxg13gr27n6p
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italianaradio · 5 years
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Lucca Comics & Games 2019: Becoming Human vola con 270mila biglietti
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/lucca-comics-games-2019-becoming-human-vola-con-270mila-biglietti/
Lucca Comics & Games 2019: Becoming Human vola con 270mila biglietti
Lucca Comics & Games 2019: Becoming Human vola con 270mila biglietti
Lucca Comics & Games 2019: Becoming Human vola con 270mila biglietti
Si conclude con 270.003 biglietti venduti il 53° anno del festival, culla della cultura pop, manifestazione in costante crescita che nei cinque giorni di kermesse ha portato a Lucca appassionati di fumetti, giochi da tavolo, videogiochi, narrativa e arte fantasy, animazione, cinema e serie tv. Un’edizione che, superando il trionfo del 2018, conferma il grande successo di Lucca Comics & Games a livello nazionale e internazionale: oltre 1.600 attività fra incontri, tornei, workshop, e live performance; più di 4.000 sessioni di autografi; 1.500 postazioni di gioco con decine di migliaia di sessioni giocate; 16 concerti e spettacoli musicali; 2 opere teatrali prodotte dal festival; oltre 1.000 relatori tra cui 180 stranieri.
Cuore pulsante della manifestazione sono gli ospiti provenienti da ogni parte del mondo, che anno dopo anno arricchiscono il programma del festival. Per la prima volta il Maestro Hirohiko Araki ha raccontato al pubblico italiano la genesi della sua opera più famosa, Le bizzarre avventure di JoJo. Dal Giappone anche il padre di Gigi la trottola, manga ed in seguito anime cult degli anni ’ 80, il Maestro Rokuda Noboru, e per la prima volta in Italia l’autrice Emil Ferris, che proprio l’anno scorso a Lucca con La mia cosa preferita sono i mostri aveva vinto il premio Gran Guinigi come Miglior Graphic Novel. E poi ancora Don Rosa, famoso in tutto il mondo per le sue storie su Paperon de’ Paperoni e tutta la famiglia dei Paperi, e Chris Claremont, autore che nel corso dei suoi 50 anni di carriera ha rivoluzionato il fumetto supereroistico, insignito a Lucca con il prestigioso premio alla carriera Yellow Kid. Tra i fumettisti di casa nostra: la disegnatrice Sara Pichelli, Zerocalcare, Leo Ortolani, Gipi, Fumettibrutti, Sio e molti altri.
Nella sua continua ricerca di commistioni di linguaggi, dopo il successo di Kobane Calling On Stage, pronto a partire con una tournée, Lucca Comics & Games torna a teatro con una nuova produzione: Io sono Cinzia (ovvero l’amore non si misura in centimentri), tratto dall’acclamato graphic novel di Leo Ortolani sul tema della transessualità. Sempre ottima l’accoglienza anche per l’ormai tradizionale format lucchese Voci di mezzo.
Il gioco da tavolo attore principale del Festival, di casa al padiglione Carducci, grazie alla presenza della migliore offerta editoriale. Ma non è finita qui, fino all’8 novembre gli studenti della GameS WiS, il primo workshop residenziale dedicato alla scienza e alla pratica del gioco, continueranno il percorso iniziato durante Lucca Comics & Games con grandi insegnanti e ospiti d’eccezione come Erik Lang e Andrea Chiarvesio. Imponente presenza del gioco di ruolo che quest’anno ha visto appassionati d’ogni età destreggiarsi in un vero sotterraneo per sfidarsi a Dungeons & Dragons. Tra le iniziative: D&D Epic, il maggior evento a tema mai realizzato in Europa con 180 giocatori e 30 Dungeon Master che hanno giocato la più grande sessione simultanea di D&D nel nostro continente. Tra i più appassionati giocatori di Dungeons & Dragons che hanno dato spettacolo a Lucca, anche l’attore hollywoodiano Joe Manganiello. Per Magic: The Gathering, il gioco di carte collezionabili più famoso al mondo, erano presenti a Lucca i due celebri illustratori John Avon e Melissa Benson. Anche in ambito games la crossmedialità è stata un elemento cardine come dimostra il progetto dei giochi da tavolo Cthulhu: Death May Die, Zombicide e Zombicide: Invader che coinvolge sceneggiatori di grosso calibro come Luca Enoch e Stefano Vietti.
Tra le eccellenze di quest’anno il programma dell’Area Movie, a cura di QMI – Stardust. Amazon Prime Video ha salutato la sua prima volta a Lucca Comics & Games con un ospite d’eccezione, Sir Patrick Stewart, salito sul palco del Teatro del Giglio per annunciare il ritorno di Picard ai fan di Star Trek. Accanto al celebre attore britannico, anche gli altri interpreti della serie Amazon Original Star Trek: Picard. Netflix è tornata a Lucca per presentare la nuova serie originale The Witcher tratta dai romanzi di Andrzej Sapkowski. Il pubblico del festival ha potuto assistere all’anteprima mondiale del trailer e incontrare, oltre all’autore della celebre saga, anche la showrunner della serie Lauren Schmidt Hissrich e le attrici protagoniste Anya Chalotra e Freya Allan. Piazza Anfiteatro è stata invece “occupata” da La Casa di Carta. Tra gli altri ospiti: Joonas Suotamo, l’attore finlandese che interpreta Chewbacca in Star Wars: L’Ascesa di Skywalker; Rebecca Sugar, creatrice della serie cult targata Cartoon Network Steven Universe; Francesco Montanari protagonista de Il cacciatore; Alessandro Rak e Lorenzo Mattotti. Come sempre non sono mancate le grandi anteprime, da Terminator: Destino Oscuro a Zombieland: Doppio colpo, fino alla première dell’attesissima serie tv Sky His Dark Materials – Queste oscure materie.
Edizione all’insegna del videogioco quella che si è appena chiusa, in tutte le sue poliedriche sfaccettature. Presso il Baluardo San Regolo si è celebrata l’uscita di Call of Duty: Modern Warfare di Activision. Alla Casermetta San Donato, invece, è stato tempo di imprese eroiche grazie a Square Enix e Marvel’s Avengers, dove era presente l’iconica statua di Captain America. I fan hanno potuto incontrare anche Scott Amos, Executive Producer di Crystal Dynamics, e Valerio Schiti, noto artista Marvel Comics. Anche Borderlands 3 è stato protagonista di attività indimenticabili come la parata cosplayer guidata da Leon Chiro, cosplayer di fama mondiale. Per la prima volta nella storia della kermesse toscana anche Ferrari, presso la “Casa del Boia”, ha portato in scena un roboante programma di intense sessioni Hotlaps per correre su leggendari circuiti, quali Imola, Spa e Silverstone, grazie alla presenza di simulatori di guida d’avanguardia. Nella suggestiva cornice dell’eSports Cathedral tanti i tornei disputati, tra cui Brawl Stars e League of Legends, oltre alla Pro League di Quake, che ha messo uno contro l’altro alcuni dei giocatori migliori del mondo, tra cui l’italiano Marco “Vengeur” Ragusa. All’Esport Palace (ex Cavallerizza) si sono celebrate le adrenaliniche finali della Logitech G Challenge, competizione che ha messo in palio un ambito posto per le finali europee del prossimo 9 novembre a Colonia, e l’entusiasmante Gillette Bomber Cup, torneo con licenza ufficiale di Fortnite che ha visto trionfare il bravissimo Filoakai. Piazza Bernardini si conferma il fortino di Nintendo, con un doppio padiglione dedicato ai titoli di prossima uscita, e Bandai Namco Entertainment che ha dato la possibilità di provare uno dei titoli più attesi del momento: Dragon Ball Z: Kakarot.
Anche la grande letteratura fantasy è stata protagonista. Autori ormai di casa come Licia Troisi e Paolo Barbieri hanno affiancato uno dei maestri del genere, Bruce Sterling, creatore con William Gibson della corrente cyberpunk. Presente anche il duo di autori Daniel Abraham e Ty Franck, noti come James S.A. Corey, famosi per la saga The Expanse; Dario Tonani, autore storico della collana Urania e creatore di Naila di Mondo9; Federico Carmosino, considerato la nuova promessa della fantascienza italiana con il suo Neon Blu.
I cosplayer si confermano un vivace spettacolo. Tra parate, concorsi e raduni, nei 5 giorni il loro entusiasmo ha colorato le strade della città, per arrivare fino al RedBull Cosplay Garage sul Baluardo Santa Croce. Tra i momenti più seguiti la Zombie Walk parade, il raduno ufficiale Marvel Cosplay Italia, e la parata a tema Rat-Man, dedicata al personaggio di Leo Ortolani.
Per i più piccoli il divertimento si è concentrato nell’area Junior, dove migliaia di giovanissimi tra sessioni di giochi, fantasiose costruzioni LEGO® (con uno spazio dedicato al lancio di Hidden Side) e momenti danzanti, hanno potuto incontrare dal vivo gli autori delle loro opere preferite, primo fra tutti Thomas Astruc, creatore e regista della serie TV animata Miraculous. Molto apprezzato il palinsesto di Teatro Junior, una proposta di contenuti teatrali legati ai titoli della narrativa per ragazzi a cui si è aggiunta l’attività di laboratori e incontri con gli autori Panini. Anche quest’anno, poi, il mondo della scuola, è stato protagonista con tre giorni di visite guidate alle mostre, iniziative e messe in scena.
Non poteva mancare l’ormai iconica Japan Town, il quartiere del meraviglioso centro storico lucchese dedicato interamente all’arte e alla cultura nipponica, come sempre preso d’assalto e protagonista di numerosi incontri dedicati al Sol Levante tra mostre, eventi, degustazioni, e momenti dedicati alla scoperta della cultura e delle tradizioni nipponiche. Grande presenza nel Giardino degli Osservanti quella di Bandai con le sue nuovissime figures.
Infine sul main stage del Baluardo San Donato ci si è scatenati tra le note delle indimenticabili sigle tv. Protagonisti di tre concerti da “tutto esaurito” gli Oliver Onions che a suon di musica hanno ripercorso la loro carriera; Cristina D’Avena, tornata a Lucca per riproporre i successi che l’hanno resa l’icona delle sigle tv; e Giorgio Vanni, che ha infiammato il palco di Lucca Comics & Games con uno show memorabile.
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Lucca Comics & Games 2019: Becoming Human vola con 270mila biglietti
Si conclude con 270.003 biglietti venduti il 53° anno del festival, culla della cultura pop, manifestazione in costante crescita che nei cinque giorni di kermesse ha portato a Lucca appassionati di fumetti, giochi da tavolo, videogiochi, narrativa e arte fantasy, animazione, cinema e serie tv. Un’edizione che, superando il trionfo del 2018, conferma il grande […]
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Chiara Guida
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tracycoltello · 6 years
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Concept Tamburo L’estate passata mi trovavo a casa di mio padre, che abita in una borgata popolare di pescatori. Improvvisamente sentii un suono fortissimo…sembrava la terza guerra mondiale! Andai fuori in strada e mi resi conto che si trattava di una banda di 10 persone che suonavano il tamburo da parata. Rimasi affascinata dall’intensità sonora che si udiva pure a grande lontananza e decisi di seguirli, fino ad arrivare alla festa in piazza.     L’idea è nata per divertimento fondamentalmente, l’energia e il forte suono mi hanno coinvolta a tal punto da sentirmi completamente a mio agio, pur non avendo conoscenza della tecnica musicale. Ritrovando in questo strumento una sensazione di gioia e di sfogo. In seguito, ho completamente capovolto il significato originario, rendendomi conto che era proprio nel suonare da sola, anche nel provare un pò di disagio, lo stesso provava chi mi guardava, aggiunto da un po’ di imbarazzo, per il fatto che in genere questo tipo di tamburo viene suonato dai maschi. Ed è proprio in questa incompletezza/imperfezione che sta la ricerca del mio lavoro. Il tamburo è uno strumento utilizzato nelle tradizioni delle parate religiose e folkloristiche di quartiere, affonda le sue radici nella storia delle tradizioni musicali siciliane, tramandate di generazione in generazione. Qui viene svuotato dal significato precedente e rivissuto con i codici di un’estetica nuova, come un ready made. Parte dal mondo postmoderno di una Sicilia in costante cambiamento e viene portato fuori, in altri contesti e nazioni, innestandosi ai precedenti linguaggi storici, sociali e religiosi. Il tamburo da parata, è levato dal suo contesto originario di manifestazioni religiose e folkloristiche. Viene rivissuto in modo animalesco, tribale e primitivo, non curante del contesto, dove il pubblico viene trascinato in danze imperfette. Quindi non più una musica legata strettamente a quel contesto, ma svuotata da ogni significante e vissuta come forma di liberazione dell'individuo. Muovere il proprio corpo a ritmo di musica implica una chiamata alla fisicità. E’ un istinto primordiale, come primordiale era il percuotere oggetti di ogni tipo per creare un suono che fungesse da intrattenimento o semplice difesa personale. Inoltre serviva per spaventare gli animali, non a caso quando ho girato il primo video stormi di gabbiani scappavano nel cielo. La musica, sia ascoltata da un supporto che ascoltata dal vivo, dovrebbe portare ad una sorta di liberazione in cui l’individuo abbandona se stesso per seguire un ritmo viscerale, un istinto innato, primitivo. Un richiamo alla fisicità come nei concerti punk hardcore, alla musica tribale come nella techno primordiale, dentro un’estetica decadente alla “Grande Bellezza” di Sorrentino. Contro la superficialità e le apparenze pop, contro la timidezza e le inibizioni comportamentali nei locali pubblici. Inoltre, ho goduto dell’accoglienza dei tamburinai di Ficarazzi (piccolo paesino in provincia di Palermo- vedi video), dove ho potuto creare un esperimento sociale. La reazione della gente di paese nel vedermi dentro la banda, (non si è mai vista una “femmina”suonare il tamburo), la mia emozione all’interno di questo contesto sconosciuto, fatto di mafiosità tra bande e primati di chi vuol dominare la scena nella via principale del paese, non tanto per appartenenza religiosa quanto per status symbol.
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koufax73 · 7 years
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LeSigarette, "La musica non serve a niente": la recensione
LeSigarette, “La musica non serve a niente”: la recensione
LeSigarette pubblicano La musica non serve a niente, secondo album per il duo romano. Jacopo Dell’Abate e Lorenzo Lemme, cresciuti in vari ambiti nella scena musicale indipendente romana, hanno un background è fatto di produzioni musicali indipendenti, di bande di strada e busker, cabaret musicali, spettacoli improvvisati e parate.
Nella primavera del 2015 pubblicano il loro primo album 2+2=8,…
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melo-il-magnifico · 7 years
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Norimberga e … (parte 2) Il secondo giorno inizia con una dritta di un ragazzo inglese conosciuto in ostello: il Bayer ticket. E che cos’ è?! E’ un biglietto giornaliero che ti permette di utilizzare tutti i mezzi di trasporto della Baviera (treni regionali, metro, bus e tram) al solo costo di 16€… not bad! Per la colazione (nel caso in cui non sia già inclusa nell’hotel/ostello) vi consiglio “Casa Pane”, vicino a Lorenzkirche: prezzo nella media tedesca ma colazione molto buona (sia dolce che salata). Grazie ai chilometri percorsi nella giornata precedente, che ci hanno permesso di vedere la maggior parte delle attrazioni della città, decidiamo di visitare il Reichsparteitagsgelande (museo documentale e complesso dei raduni del partito nazista) e successivamente sfruttare appieno il biglietto consigliatoci per andare ad ammirare la cittadina di Bamberg (che tutti dicono essere molto carina). L’ala nord ospita il Dokumentationszentrum (museo vero e proprio, ingresso 5€) che colloca il complesso nel suo contesto storico. Buona parte della gigantesca struttura è andata distrutta durante i bombardamenti degli Alleati. A est, invece, vi è una zona di laghetti artificiali; qui, ma sulla sponda opposta al museo, si trova l’area dove si svolgevano le parate ed adunate naziste (Zeppelinfeld) e la tribuna (Zeppelintribune). Oggi questa parte esterna è adibita a spettacoli musicali ed eventi sportivi. Solito pranzo al volo e ci catapultiamo nuovamente in stazione per prendere il treno regionale che ci porterà a Bamberg in circa un’ora. Anche qui notiamo con piacere che c’è un ottimo collegamento tra la stazione e il centro storico della città. Viene definita come una delle più belle città della Germania poiché negli anni è riuscita a mantenere il suo aspetto medievale, tanto che l’Altstadt è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. In mezza giornata è possibile vedere tutti i luoghi d’interesse tra cui il Duomo con le sue quattro guglie che svettano sull’intera città, il vecchio municipio (Altes Rathaus), la Klein-Venedig (Piccola Venezia) con le sue pittoresche case di pescatori, la Neue Residenz e il castello Altenburg. Tornati alla base, decidiamo di testare una birreria come location per la cena. Il Barfusser è una tipica birreria tedesca, situata sotto terra. Il locale è molto grande e quindi, se pieno, può risultare un po' chiassoso, come nella migliore tradizione delle birrerie tedesche. Dunque non stupitevi se vi fanno condividere uno dei tavoli grandi con altri clienti! Cucina buona, birra ottima (si può anche acquistare), bella atmosfera. Terzo ed ultimo giorno, organizzato come il precedente: prima parte in città dedicata alla visita del Tribunale del Processo di Norimberga, dove tra il 1945 e il 1946 furono processati gli ufficiali nazisti per crimini contro la pace e l’umanità; la seconda dedicata al quartier generale dell’Audi, ad Ingolstadt. Altro giretto in treno di circa un’ora e trasferimento dalla stazione al museo dell’Audi col bus 109: tutto semplicissimo! Il museo è composto da tre piani che ripercorrono la storia della casa automobilistica, dal 1899 ai giorni nostri; vi si trova anche una sezione dedicata alla Ducati. Finita la visita del museo ci trasferiamo nel centro della città: medievale, percorso da vie acciottolate e pieno di edifici storici. La cittadina, che sorge sulle rive del Danubio, è sorprendentemente prosperosa. Vale lo stesso discorso fatto per Bamberg: mezza giornata è più che sufficiente per visitarne tutte le bellezze, tra cui la chiesa-museo di Ingolstadt (Asamkirche Maria de Victoria), la grande chiesa Liebfrauenmunster e gli innumerevoli musei ed edifici del passato che risplendono per l’Altstadt. Si torna a Norimberga e per l’ultima cena “crucca” ci concediamo un posticino niente male: il ristorante medievale Heilig Geist Spital, a cavallo del fiume. La location è veramente carina, con un'atmosfera calda, molto legno scuro e luci basse. Il cibo è quello che ci si aspetterebbe da un locale tedesco di questo tipo. Salsicce e carni di tutti i tipi, accompagnate dai tipici contorni (soprattutto crauti e patate). Il conto finale è ottimo, come rapporto qualità prezzo. Considerando la bontà del cibo, la rapidità del servizio, la posizione proprio nel centro di Norimberga e il costo...ristorante consigliatissimo. In tre giorni siamo riusciti a mettere tanta carne al fuoco senza bruciarla. Abbiamo visto Norimberga in tutta la sua bellezza e ci siamo concessi due scampagnate...che dire: Franconia più che promossa!!!
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lamilanomagazine · 6 months
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Pistoia Città del Natale: sabato 25 novembre l’accensione dell’albero e delle luminarie e al via tante iniziative.
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Pistoia Città del Natale: sabato 25 novembre l’accensione dell’albero e delle luminarie e al via tante iniziative. Con l’accensione dell’albero di Natale in piazza del Duomo e tutte le luminarie cittadine, come da tradizione, previsti per sabato 25 novembre, prenderà ufficialmente il via il calendario di eventi che quest’anno è particolarmente ricco di iniziative grazie al progetto Pistoia Città del Natale realizzato da Comune e Consorzio Turistico Città di Pistoia. Infatti sabato 25 novembre la città sarà animata da tante iniziative: dalla Casa di Babbo Natale alla pista di pattinaggio su ghiaccio, dal Mercatino di Natale agli artisti di strada al Bosco incantato per immergersi tra le bellezze della città in un clima di grande festa. Alla cerimonia di accensione dell’albero di Natale, alle 17.30, sarà presente il sindaco Alessandro Tomasi con l’animazione dei canti natalizi del coro “I Grilli cantanti” formato da bambini da 5 a 13 anni, protagonisti dell’inizio della rassegna natalizia, diretti da Lucia innocenti Caramelli. Sempre in piazza del Duomo Adriano Mariotti si esibirà con le più belle canzoni di Natale di Micheal Bublé. Durante il pomeriggio si alterneranno sul palco gli artisti di Circotà con la loro parata “Lumiere”, a seguire le performance di Fatafoglia e la sua arpa incantata. Alle 18.30 l’evento si concluderà con la grande nevicata, la parata delle mascotte ed una grande festa per i bambini. Sempre sabato 25 novembre alle 15 sarà inaugurata nelle Sale Affrescate del Palazzo comunale la Casa di Babbo Natale (che resterà aperta fino alle 19.30) dove sarà possibile immergersi in un’atmosfera incantata, spedire una letterina usando l’ufficio postale degli elfi, salire sulla slitta. Il prezzo di ingresso è di 6 euro. Per i possessori di carta Conad Insieme il biglietto sarà scontato di 1 euro mostrando la carta alla biglietteria. Inoltre, è possibile comprare i biglietti salta fila in prevendita tramite il sito web pistoiacittadelnatale.it al prezzo di 10 euro. In piazza Spirito Santo verrà allestito un Mercatino di Natale ricco di prodotti tematici e artigianali, ideali per fare regali, comprare addobbi oppure oggetti unici fatti a mano con partenza da sabato 25 dalle 10 alle 19. Sempre in piazza Spirito Santo insieme al mercatino sarà allestito il suggestivo Bosco incantato con alberi abbelliti da luci cangianti per creare un’atmosfera fiabesca. Le piante per creare questa installazione verde sono messe a disposizione da Giorgio Tesi Group. Sabato dalle 16 alle 19 le vie e le piazze cittadine saranno animate dagli artisti di strada grazie all’iniziativa le Parate incantate. Anche quest’anno piazza San Francesco ospiterà, a partire da sabato, una grande pista di pattinaggio su ghiaccio aperta sabato, domenica e festivi dalle 10.30 alle 1 e dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 13 e dalle 14.30 alle 24. La pista, sempre molto apprezzata negli anni passati, è pronta ad accogliere visitatori di ogni età fino al 31 gennaio. Inoltre, alle 18, nel Pantheon degli Uomini Illustri (Parterre di piazza San Francesco) si esibirà il Trio BMB & Massimo Dolfi con un concerto lirico. L’iniziativa è a ingresso gratuito. Sempre sabato 25 novembre (dalle 16 alle 19) l’Associazione Culturale del Centro Storico di Pistoia proporrà la seconda tappa di “Pistoia che spettacolo!”, ricco calendario di iniziative tematiche in programma fino a Natale. Gli appuntamenti, curati dall’Associazione l’Artigiano di Agliana, coinvolgeranno via Curtatone e Montanara, via della Madonna, via degli Orafi, via dei Fabbri e via Cavour. Questo sabato, nello specifico, grande attenzione ai più piccoli con la mascotte gigante e l’elfo accompagnatore, seguiti da spettacoli di magia, live musicali ed esibizioni di trampolieri.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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freedomtripitaly · 5 years
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Alle porte di Dublino, a meno di un’ora di strada dalla città, ci sono diversi luoghi che vale assolutamente la pena visitare. La Contea di Meath, nell’Ireland Ancient East, è una delle più storiche dell’Irlanda, ma spesso poco frequentata dai visitatori che preferiscono fermarsi in città o puntare dritti verso le più celebri mete turistiche. Una zona che ruota intorno alla Boyne Valley, scavata dall’omonimo fiume, che ha fatto da sfondo a numerosi eventi che hanno fatto dell’Irlanda l’isola che è oggi. Siti celtici, come Brú na Bóinne, che risale a 5000 anni avanti Cristo, e il tumulo di Knowth, il luogo dove è nato Halloween. Castelli Normanni, come quello di Trim, dove è stata scritta la storia d’Irlanda. Luoghi talmente famosi da essere apparsi al cinema e alla Tv. Antichi villaggi dalle case colorate e tradizioni gastronomiche che ci riportano indietro nel tempo. Ecco dieci luoghi che si possono visitare in giornata partendo da Dublino. Knowth, il più grande sito di Brú na Bóinne Il tumulo di Knowth è il più ampio del sito archeologico di origine pre-celtica di Brú na Bóinne datato 5000 anni avanti Cristo. Di questo sito fanno parte anche il più celebre Newgrange e Dowth. Con il suo diametro di 95 metri, Knowth si estende su una superficie di circa 5 chilometri quadrati. Si tratta di una serie di 18 colline di varie misure e altezze immerse tra i verdissimi prati irlandesi, anch’esse ricoperte di erba. Alcune sono collegate al tumulo principale che ha due passaggi, ognuno dei quali conduce a due camere funerarie separate. Attorno alle entrate vi sono grosse pietre scolpite con graffiti dalle forme geometriche e astratte il cui significato è tutt’oggi sconosciuto. Dentro i tumuli si svolgevano cerimonie e venivano riposti i resti cremati dei defunti. Nelle epoche successive, sulle colline vennero costruiti persino dei villaggi. È uno dei siti archeologici da non perdere nell’Ireland Ancient East. La crociera di “Game of Thrones” sul fiume Boyne Un giorno Ross Kennay, proprietario della Boyne Boats, riceve la telefonata da una persona che chiede di poter girare alcune scene di una serie Tv lungo i canali intorno al fiume Boyne, a bordo di alcune vecchie e tipiche imbarcazioni irlandesi di legno chiamate “currach” ormai in disuso, ma che Ross possedeva ancora. Si trattava del produttore di “Game of Thrones” che, durante le riprese della settima stagione della pluripremiata serie televisiva, era alla ricerca di un set che rappresentasse al meglio il “Mare Stretto” in cui fare navigare Theon Greyjoy diretto ad “Approdo del Re”. È così che sono iniziati i “Game of Thrones Boat Tours” a bordo di vecchie imbarcazioni lungo i canali del fiume Boyne, nella Valle del Boyne che, non solo ripercorrono i luoghi di alcune scene della serie, ma anche luoghi storici, legati alla celebre battaglia del Boyne, e ad alcune leggende irlandesi. Slane Castle, il castello del Conte Rock Alle porte di Slane – una cittadina della Contea di Meath che vale una visita – si trova uno dei luoghi più famosi d’Irlanda, il Castello di Slane. Non soltanto è un bellissimo maniero, tuttora abitato dalla famiglia Conyngham (di origine scozzese e insediata in Irlanda nel 1611), le cui sale sono visitabili e dove si organizzano matrimoni e feste varie, ma è famoso perché, ogni estate, da trent’anni, vi si tiene un mega concerto con una star del rock. Nel parco, che può ospitare fino a centomila persone, si sono esibiti gli U2, Bruce Springsteen, i Rolling Stones, Madonna e i più grandi nomi delle musica internazionale. Il Conte Harry, soprannominato “Earl Rock”, ribelle fin da giovane a tutte le convenzioni che il titolo gli imponeva, fin dagli Anni ’70 frequentava Bono, Bruce e compagni ed ebbe la brillante idea di aprire le porte del castello ai suoi amici cantanti e musicisti. Nel 1984 gli U2 vissero sei mesi nel castello per registrare l’album “The Unforgettable Fire” e il salotto venne trasformato in studio di registrazione. La bellissima sala da ballo, dove incombe un gigantesco ritratto di Giorgio IV, fu il set del videoclip del singolo “Pride”. Il ritratto del monarca non è casuale: pare, infatti, che avesse una love story con un’antenata della Conyngham e, per questo motivo, fece aprire una strada diretta da Dublino al castello, strada che tutt’oggi collega le due località che distano 48 km. Trim Castle, il leggendario castello di “Braveheart” Affacciato sulla riva del fiume Boyne si trova il castello normanno più grande d’Irlanda, il Castello di Trim. Un imponente mastio di pietra ormai annerita dai secoli e dalle battaglie da cui si è dovuto difendere. Eretto poco dopo la battaglia di Hastings (1066), fu ampliato, modificato, fortificato più volte nel corso dei secoli successivi. Oggi il castello, restaurato e reso agibile, è magnifico e vale assolutamente una visita. Talmente iconico da essere stato scelto da Mel Gibson per girarvi alcune scene del film “Braveheart” nel 1995 di cui fu produttore e protagonista nelle vesti di William Wallace, un eroe scozzese del XIII secolo. Per rappresentare la Scozia dell’epoca, però, l’Irlanda sembrò più adatta, racconta Jimmy che, da volontario, accompagna i turisti alla scoperta del castello che domina una verde vallata attraversata dal fiume alle porte della deliziosa cittadina di Trim. Drogheda, la città Normanna sul fiume Boyne A una cinquantina di chilometri da Dublino, Drogheda è un’antica cittadina Normanna attraversata dal fiume. Un tempo era una città fortificata, tra le più grandi mai esistite. Oggi delle antiche porte d’accesso alla città resta solo l’imponente St Laurence’s Gate, con le torri circolari ai lati di un arco. Delle antiche mura resta solo un’altra porzione nella vicina Featherbed Lane. Ma Drogheda ha un altro luogo che vale la pena visitare: la St Peter’s Church. Ospita il santuario – e la testa mozzata – dell’arcivescovo irlandese St Oliver Plunkett, perseguitato da Oliver Cromwell nel XVII secolo. Per il Paese è una figura importantissima. Negli ultimi anni molti “dubliners” si sono trasferiti a Drogheda per la bellezza della cittadina, per la qualità delle vita e per la vicinanza con Dublino, collegata da treni e pullman. Anziché cercare un b&b a Dublino conviene alloggiare qui per risparmiare. Athboy, dove è nato Halloween Non tutti sanno che Halloween è una festa irlandese. È a Hill of Ward, un sito nei pressi di Athboy che sono stati ritrovati i resti di fuochi risalenti all’era pre-Cristiana che venivano accesi per la festa di “Samhain”. Per i Celti questa festa, che iniziava all’ora del tramonto del 31 ottobre e durava fino al calar del sole dell’1 novembre, rappresentava un rito importante che segnava il passaggio dalla luce all’oscurità, in quanto coincideva con la fine del raccolto e l’inizio dell’inverno. Per celebrare le origini (vere) di Halloween, nel 2019 è nato il Púca Festival, che si tiene proprio ad Athboy, una festa che dura tre giorni con parate per le strade cittadine, cene nel vicino castello di Slane e musica all’aperto. Proprio per la vicinanza ad alcuni luoghi simbolici irlandesi, la cittadina di Athboy, nella Contea di Meath, è un ottimo punto di partenza per visitare alcuni dei luoghi più famosi dell’Ireland Ancient East. Il luogo della battaglia del Boyne È stata la guerra più importante combattuta in Irlanda e, chi desidera fare un viaggio in questo Paese, dovrebbe assolutamente conoscerne la storia e visitare il sito dove si svolse la battaglia del Boyne nel 1690, a una cinquantina di chilometri da Dublino. Fu la battaglia che vide da una parte James II Stuart, che voleva riconquistare l’Inghilterra, e dall’altra Willliam III che vinse astutamente la battaglia e rispedì James in Francia. Il Battle of the Boyne comprende il terreno di battaglia, attraversato dal fiume Boyne, e un Visitor Centre all’interno del quale si trova il museo. L’esposizione permanente è ospitata in un antico edificio, la Oldbridge House costruita nel 1740. Visita alla Slane Irish Whiskey Distillery Il whiskey irlandese è famosissimo. E il terreno fertile e le acque pure della Valle del Boyne rendono questo territorio perfetto per la distillazione. In passato, molte distillerie si erano stabilite in questa regione, ma poi sono state chiuse tutte. Ecco perché nelle vecchie scuderie del Castello di Slane, a una cinquantina di chilometri da Dublino, qualche anno fa è stata aperta una distilleria di whiskey. A volerla, il proprietario del castello, Harry Conyngham. Ogni giorno si organizzano tour di un’ora alla scoperta del processo di produzione con tanto di degustazione finale. È meglio prenotare la visita. Ne fa parte anche un locale, aperto tutto il giorno, dove servono pasti e bevande, e lo shop dove acquistare l’whiskey e diversi gadget. La distilleria fa parte del castello e vale assolutamente la pena visitare anche l’edificio una volta giunti qui. Una curiosità: quello irlandese si scrive con la “e” (mentre quello scozzese è senza ovvero “whisky”) per via della tripla fermentazione e del diverso metodo di preparazione. La storica cittadina Trim La cittadina di Trim è famosa soprattutto per il castello, una meravigliosa fortezza di origine Normanna scelta da Mel Gibson per ambientarvi alcune scene del film ”Braveheart” nel 1995. Nel Medioevo Trim era una delle città inglesi più importanti. In quello che un tempo era il palazzo civico (la “town hall”) oggi è stato aperto un Visitor Centre che ospita anche una sala museo che racconta la storia della città e conserva alcuni reperti ritrovati in città, spade, armature, elmi e diversi oggetti indossati dai cavalieri nel periodo medievale. Una curiosità: prima che diventasse un museo, questo edificio ospitava band musicali che si esibivano per il piacere dei cittadini. Tra questi, anche gli U2, prima che diventassero così famosi. Trim è attraversata dal fiume Boyne. Da qui partono diversi sentieri lungo il fiume da fare a piedi o in bicicletta e la ”Blueway”, un itinerario di 35 chilometri sull’acqua da fare con la canoa o con lo stand up paddle. La Listoke Distillery, dove creare il proprio gin In Irlanda non ci sono solo il whiskey e la birra Guinness. A un’ora di strada a Nord di Dublino, nei pressi della cittadina di Drogheda, nella Contea di Meath, Bronagh e Dave hanno aperto pochi anni fa un’originalissima distilleria di gin dove ogni visitatore può creare il proprio gin e portarselo a casa. I visitatori vengono accolti nella loro casa con un fantastico gin tonic. Dopo un tour guidato per capire il processo di distillazione si prende parte alla “Gin School”: in un’aula vengono messi a disposizione dei partecipanti decine di ingredienti, dalle spezie ai fiori, che si possono mischiare tra loro fino a ottenere un distillato assolutamente personalizzato. Una volta distillato il proprio gin, viene imbottigliato. E il gioco è fatto. Ma prima di ripartire, un altro giro di gin accompagnato da prodotti locali della Valle dei Boyne, dai formaggi ai salumi. Una vera scoperta. Per raggiungere Dublino, la compagnia di bandiera irlandese, Aer Lingus, opera 40 voli giornalieri diretti da nove aeroporti italiani. Si può bloccare la prenotazione del volo per 24 ore pagando 5 euro, che verranno poi detratti in caso di acquisto del volo entro le 24 ore. Inoltre, consente di effettuare il check-in con un mese d’anticipo, scegliendo così con tutta calma il proprio posto a sedere. Si possono anche acquistare dei Voucher regalo, un bellissimo dono per gli amanti dell’Irlanda. Altre informazioni sul sito del Turismo irlandese. https://ift.tt/32zj6Bm I 10 luoghi da vedere a meno di un’ora da Dublino Alle porte di Dublino, a meno di un’ora di strada dalla città, ci sono diversi luoghi che vale assolutamente la pena visitare. La Contea di Meath, nell’Ireland Ancient East, è una delle più storiche dell’Irlanda, ma spesso poco frequentata dai visitatori che preferiscono fermarsi in città o puntare dritti verso le più celebri mete turistiche. Una zona che ruota intorno alla Boyne Valley, scavata dall’omonimo fiume, che ha fatto da sfondo a numerosi eventi che hanno fatto dell’Irlanda l’isola che è oggi. Siti celtici, come Brú na Bóinne, che risale a 5000 anni avanti Cristo, e il tumulo di Knowth, il luogo dove è nato Halloween. Castelli Normanni, come quello di Trim, dove è stata scritta la storia d’Irlanda. Luoghi talmente famosi da essere apparsi al cinema e alla Tv. Antichi villaggi dalle case colorate e tradizioni gastronomiche che ci riportano indietro nel tempo. Ecco dieci luoghi che si possono visitare in giornata partendo da Dublino. Knowth, il più grande sito di Brú na Bóinne Il tumulo di Knowth è il più ampio del sito archeologico di origine pre-celtica di Brú na Bóinne datato 5000 anni avanti Cristo. Di questo sito fanno parte anche il più celebre Newgrange e Dowth. Con il suo diametro di 95 metri, Knowth si estende su una superficie di circa 5 chilometri quadrati. Si tratta di una serie di 18 colline di varie misure e altezze immerse tra i verdissimi prati irlandesi, anch’esse ricoperte di erba. Alcune sono collegate al tumulo principale che ha due passaggi, ognuno dei quali conduce a due camere funerarie separate. Attorno alle entrate vi sono grosse pietre scolpite con graffiti dalle forme geometriche e astratte il cui significato è tutt’oggi sconosciuto. Dentro i tumuli si svolgevano cerimonie e venivano riposti i resti cremati dei defunti. Nelle epoche successive, sulle colline vennero costruiti persino dei villaggi. È uno dei siti archeologici da non perdere nell’Ireland Ancient East. La crociera di “Game of Thrones” sul fiume Boyne Un giorno Ross Kennay, proprietario della Boyne Boats, riceve la telefonata da una persona che chiede di poter girare alcune scene di una serie Tv lungo i canali intorno al fiume Boyne, a bordo di alcune vecchie e tipiche imbarcazioni irlandesi di legno chiamate “currach” ormai in disuso, ma che Ross possedeva ancora. Si trattava del produttore di “Game of Thrones” che, durante le riprese della settima stagione della pluripremiata serie televisiva, era alla ricerca di un set che rappresentasse al meglio il “Mare Stretto” in cui fare navigare Theon Greyjoy diretto ad “Approdo del Re”. È così che sono iniziati i “Game of Thrones Boat Tours” a bordo di vecchie imbarcazioni lungo i canali del fiume Boyne, nella Valle del Boyne che, non solo ripercorrono i luoghi di alcune scene della serie, ma anche luoghi storici, legati alla celebre battaglia del Boyne, e ad alcune leggende irlandesi. Slane Castle, il castello del Conte Rock Alle porte di Slane – una cittadina della Contea di Meath che vale una visita – si trova uno dei luoghi più famosi d’Irlanda, il Castello di Slane. Non soltanto è un bellissimo maniero, tuttora abitato dalla famiglia Conyngham (di origine scozzese e insediata in Irlanda nel 1611), le cui sale sono visitabili e dove si organizzano matrimoni e feste varie, ma è famoso perché, ogni estate, da trent’anni, vi si tiene un mega concerto con una star del rock. Nel parco, che può ospitare fino a centomila persone, si sono esibiti gli U2, Bruce Springsteen, i Rolling Stones, Madonna e i più grandi nomi delle musica internazionale. Il Conte Harry, soprannominato “Earl Rock”, ribelle fin da giovane a tutte le convenzioni che il titolo gli imponeva, fin dagli Anni ’70 frequentava Bono, Bruce e compagni ed ebbe la brillante idea di aprire le porte del castello ai suoi amici cantanti e musicisti. Nel 1984 gli U2 vissero sei mesi nel castello per registrare l’album “The Unforgettable Fire” e il salotto venne trasformato in studio di registrazione. La bellissima sala da ballo, dove incombe un gigantesco ritratto di Giorgio IV, fu il set del videoclip del singolo “Pride”. Il ritratto del monarca non è casuale: pare, infatti, che avesse una love story con un’antenata della Conyngham e, per questo motivo, fece aprire una strada diretta da Dublino al castello, strada che tutt’oggi collega le due località che distano 48 km. Trim Castle, il leggendario castello di “Braveheart” Affacciato sulla riva del fiume Boyne si trova il castello normanno più grande d’Irlanda, il Castello di Trim. Un imponente mastio di pietra ormai annerita dai secoli e dalle battaglie da cui si è dovuto difendere. Eretto poco dopo la battaglia di Hastings (1066), fu ampliato, modificato, fortificato più volte nel corso dei secoli successivi. Oggi il castello, restaurato e reso agibile, è magnifico e vale assolutamente una visita. Talmente iconico da essere stato scelto da Mel Gibson per girarvi alcune scene del film “Braveheart” nel 1995 di cui fu produttore e protagonista nelle vesti di William Wallace, un eroe scozzese del XIII secolo. Per rappresentare la Scozia dell’epoca, però, l’Irlanda sembrò più adatta, racconta Jimmy che, da volontario, accompagna i turisti alla scoperta del castello che domina una verde vallata attraversata dal fiume alle porte della deliziosa cittadina di Trim. Drogheda, la città Normanna sul fiume Boyne A una cinquantina di chilometri da Dublino, Drogheda è un’antica cittadina Normanna attraversata dal fiume. Un tempo era una città fortificata, tra le più grandi mai esistite. Oggi delle antiche porte d’accesso alla città resta solo l’imponente St Laurence’s Gate, con le torri circolari ai lati di un arco. Delle antiche mura resta solo un’altra porzione nella vicina Featherbed Lane. Ma Drogheda ha un altro luogo che vale la pena visitare: la St Peter’s Church. Ospita il santuario – e la testa mozzata – dell’arcivescovo irlandese St Oliver Plunkett, perseguitato da Oliver Cromwell nel XVII secolo. Per il Paese è una figura importantissima. Negli ultimi anni molti “dubliners” si sono trasferiti a Drogheda per la bellezza della cittadina, per la qualità delle vita e per la vicinanza con Dublino, collegata da treni e pullman. Anziché cercare un b&b a Dublino conviene alloggiare qui per risparmiare. Athboy, dove è nato Halloween Non tutti sanno che Halloween è una festa irlandese. È a Hill of Ward, un sito nei pressi di Athboy che sono stati ritrovati i resti di fuochi risalenti all’era pre-Cristiana che venivano accesi per la festa di “Samhain”. Per i Celti questa festa, che iniziava all’ora del tramonto del 31 ottobre e durava fino al calar del sole dell’1 novembre, rappresentava un rito importante che segnava il passaggio dalla luce all’oscurità, in quanto coincideva con la fine del raccolto e l’inizio dell’inverno. Per celebrare le origini (vere) di Halloween, nel 2019 è nato il Púca Festival, che si tiene proprio ad Athboy, una festa che dura tre giorni con parate per le strade cittadine, cene nel vicino castello di Slane e musica all’aperto. Proprio per la vicinanza ad alcuni luoghi simbolici irlandesi, la cittadina di Athboy, nella Contea di Meath, è un ottimo punto di partenza per visitare alcuni dei luoghi più famosi dell’Ireland Ancient East. Il luogo della battaglia del Boyne È stata la guerra più importante combattuta in Irlanda e, chi desidera fare un viaggio in questo Paese, dovrebbe assolutamente conoscerne la storia e visitare il sito dove si svolse la battaglia del Boyne nel 1690, a una cinquantina di chilometri da Dublino. Fu la battaglia che vide da una parte James II Stuart, che voleva riconquistare l’Inghilterra, e dall’altra Willliam III che vinse astutamente la battaglia e rispedì James in Francia. Il Battle of the Boyne comprende il terreno di battaglia, attraversato dal fiume Boyne, e un Visitor Centre all’interno del quale si trova il museo. L’esposizione permanente è ospitata in un antico edificio, la Oldbridge House costruita nel 1740. Visita alla Slane Irish Whiskey Distillery Il whiskey irlandese è famosissimo. E il terreno fertile e le acque pure della Valle del Boyne rendono questo territorio perfetto per la distillazione. In passato, molte distillerie si erano stabilite in questa regione, ma poi sono state chiuse tutte. Ecco perché nelle vecchie scuderie del Castello di Slane, a una cinquantina di chilometri da Dublino, qualche anno fa è stata aperta una distilleria di whiskey. A volerla, il proprietario del castello, Harry Conyngham. Ogni giorno si organizzano tour di un’ora alla scoperta del processo di produzione con tanto di degustazione finale. È meglio prenotare la visita. Ne fa parte anche un locale, aperto tutto il giorno, dove servono pasti e bevande, e lo shop dove acquistare l’whiskey e diversi gadget. La distilleria fa parte del castello e vale assolutamente la pena visitare anche l’edificio una volta giunti qui. Una curiosità: quello irlandese si scrive con la “e” (mentre quello scozzese è senza ovvero “whisky”) per via della tripla fermentazione e del diverso metodo di preparazione. La storica cittadina Trim La cittadina di Trim è famosa soprattutto per il castello, una meravigliosa fortezza di origine Normanna scelta da Mel Gibson per ambientarvi alcune scene del film ”Braveheart” nel 1995. Nel Medioevo Trim era una delle città inglesi più importanti. In quello che un tempo era il palazzo civico (la “town hall”) oggi è stato aperto un Visitor Centre che ospita anche una sala museo che racconta la storia della città e conserva alcuni reperti ritrovati in città, spade, armature, elmi e diversi oggetti indossati dai cavalieri nel periodo medievale. Una curiosità: prima che diventasse un museo, questo edificio ospitava band musicali che si esibivano per il piacere dei cittadini. Tra questi, anche gli U2, prima che diventassero così famosi. Trim è attraversata dal fiume Boyne. Da qui partono diversi sentieri lungo il fiume da fare a piedi o in bicicletta e la ”Blueway”, un itinerario di 35 chilometri sull’acqua da fare con la canoa o con lo stand up paddle. La Listoke Distillery, dove creare il proprio gin In Irlanda non ci sono solo il whiskey e la birra Guinness. A un’ora di strada a Nord di Dublino, nei pressi della cittadina di Drogheda, nella Contea di Meath, Bronagh e Dave hanno aperto pochi anni fa un’originalissima distilleria di gin dove ogni visitatore può creare il proprio gin e portarselo a casa. I visitatori vengono accolti nella loro casa con un fantastico gin tonic. Dopo un tour guidato per capire il processo di distillazione si prende parte alla “Gin School”: in un’aula vengono messi a disposizione dei partecipanti decine di ingredienti, dalle spezie ai fiori, che si possono mischiare tra loro fino a ottenere un distillato assolutamente personalizzato. Una volta distillato il proprio gin, viene imbottigliato. E il gioco è fatto. Ma prima di ripartire, un altro giro di gin accompagnato da prodotti locali della Valle dei Boyne, dai formaggi ai salumi. Una vera scoperta. Per raggiungere Dublino, la compagnia di bandiera irlandese, Aer Lingus, opera 40 voli giornalieri diretti da nove aeroporti italiani. Si può bloccare la prenotazione del volo per 24 ore pagando 5 euro, che verranno poi detratti in caso di acquisto del volo entro le 24 ore. Inoltre, consente di effettuare il check-in con un mese d’anticipo, scegliendo così con tutta calma il proprio posto a sedere. Si possono anche acquistare dei Voucher regalo, un bellissimo dono per gli amanti dell’Irlanda. Altre informazioni sul sito del Turismo irlandese. La Contea di Meath, nell’Ireland Ancient East, è una delle più storiche dell’Irlanda, con molti siti e villaggi da visitare.
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