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#Morto Del Vecchio
ifattinews · 2 years
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E' morto Leonardo Del Vecchio il fondatore di Luxottica
Aveva 87 anni il fondatore di Luxottica, nonché presidente di EssilorLuxottica, il più grande sistema distributivo del mondo dell’ottica. Si è spento stamani al San Raffaele di Milano. Del Vecchio era uno dei più ricchi uomini d’Italia, azionista di maggioranza di Mediobanca e di Generali. Dal 1986 era Cavaliere del Lavoro. Tre lauree al suo attivo e due master honoris causa. E’ partito dalle…
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writtenmemxries · 2 years
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Finally got my new book 🥰
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Sorry for being insufferable about the beatles on main in the year 2022 but I can't help it
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sauolasa · 2 years
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Morto Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica
Morto questa mattina al San Raffaele di Milano Leonardo Del Vecchio, all'età di 87 anni. Ci lascia uno dei volti del Made in Italy
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papesatan · 5 months
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“Ero veramente un bambino difficile. Non è che non capissi le cose o facessi fatica ad apprendere. Era semplicemente che non riuscivo a star fermo più di cinque minuti… che più o meno era il mio massimo periodo di concentrazione. Finivo quasi sempre per essere espulso dalla classe. Fu lì che, dopo avermi visto quattro o cinque volte in corridoio, Mister Pigden si prese cura di me. M'insegnò tutto lui. Non solo la didattica, ma anche a controllarmi, a canalizzare la rabbia e a contare fino a dieci prima d’esplodere come facevo di solito. Io non lo so perché mi scelse, ma lo fece. Mi diede delle responsabilità. Ero io a dover raccogliere i registri degli insegnanti, io a controllare che tutti bevessero la loro razione di latte. Era davvero bello, semplicemente mi sentivo importante. Mi ha fatto capire che potevo servire a qualcosa. Era l’uomo più grande del mondo. Amo quell’uomo.”
Cresciuto senza padre e frequentemente abusato dal patrigno violento, Ian Wright (uno dei più grandi bomber della storia dell’Arsenal) descrive così il suo rapporto col maestro Sidney Pigden, l’uomo che in qualche modo ne mutò la vita. I due si rincontreranno solo nel 2005 e alla vista del vecchio maestro, Ian scoppierà a piangere, incredulo: “Non posso crederci… mi avevano detto che era morto”. Lo sguardo  svagato e smargiasso che cambia d’improvviso espressione, gli occhi che cercano disperata conferma, la sacra deferenza nel togliersi il cappello e, su tutto, la voce dolce e gentile del vecchio maestro che sembra provvedere ancora a quel bambino, al suo cuore smarrito, fissandolo intensamente come a dirgli: “Va tutto bene, sono qui e sono fiero di te”. Avrò guardato questo video centinaia di volte, di continuo, e ogni volta penso QUESTO, insegnare è questa cosa qui e non riesco a trattenere le lacrime, perché chissà se un giorno Rayan riuscirà a costruire il robot che ha in testa e ad aprire un negozio di elettronica, se Mirko diventerà papa Michele I, come tanto sogna, o Jacopo farà il calciatore, e incontrandoli, ormai anziano, si fermeranno a salutarmi, mi vedranno, ricorderanno tutto e allora saprò d’avergli lasciato qualcosa, una briciola di vita nel taschino, saprò d’esser stato un buon insegnante e non solo un freddo businessman, pronto a lucrare su asineria e ignoranza per vile tornaconto, ogni bambino una fattura. Non so se sarei in grado di fare ciò che ha fatto Mr. Pigden con Ian Wright, in un mondo, il mio mondo, in cui le mele marce si sostituiscono al primo morso, perché troppo dispendiose. Chissà se sono ancora capace d’insegnargli qualcosa di buono. Chissà cosa ricorderanno un giorno del loro folle tonto maestro.  
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spettriedemoni · 1 year
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Solo un cane
Lo scorso inverno ho deciso di prendere un cane.
Sono andato al canile comunale, che a Milano sta in via Corelli.
Per arrivarci bisogna passare davanti al centro di detenzione dei migranti, che è lì accanto.
Banale quanto inevitabile notare che persone e cani sono tenuti in cattività così simili e vicine. Peraltro, entrambi privi di alcuna colpa.
Amen.
Al canile di Milano sono molto seri, non è che vai lì e prendi il cane. Devi compilare moduli, sottoporti a interviste, indagini psicologiche, diverse visite perché possano decidere qual è il cane che va bene per te, o meglio il contrario.
Dopo la terza visita mi hanno fatto scegliere tra due. Ho scelto il più anziano, per solidarietà anagrafica.
Poi ho dovuto, giustamente, fare altre sei o sette visite per familiarizzare con lui, il cane dico.
Ogni volta passavo davanti al carcere per migranti. Ma questo si è già detto.
Ogni volta poi passavo tra le gabbie dei cani, a cui lì non manca nulla di concreto ma stanno tutto il giorno in gabbia da soli.
Il problema è la solitudine, mi spiegavano i ragazzi del canile. I cani, come gli esseri umani, hanno l'affettività alla base della loro piramide dei bisogni, al pari di cibo e acqua. Ma al canile, con più di 200 cani da curare, su quella cosa possono farci poco.
Dopo un po' di settimane mi hanno dato il cane, finalmente. La solitudine per lui era finita.
Ho chiesto, uscendo, se potevo avere informazioni sulla sua vita precedente, sui sette anni che gli avevano imbiancato il muso da bastardo. Mi hanno detto solo che stava al canile da qualche mese, che il proprietario precedente era morto, ma niente di più perché c'è la privacy.
Il cane e io, dopo, abbiamo fatto il nostro normale percorso di amicizia - e chi ha avuto un cane ne conosce l'assoluta bellezza. Ma io non ero ancora formalmente il suo padrone, c'è un periodo di solo affido, per essere sicuri che l'adozione funzioni.
Ha funzionato, quindi un po' di tempo fa mi è arrivata la carta del passaggio di proprietà. E c'era su scritto il nome del padrone precedente. Fine della privacy. Qui, chiamiamolo T.
Vado al pc e lo googlo, per innata curiosità.
Trovo solo due cose.
Una è la sua pagina Facebook abbandonata. Ma non abbandonata perché era morto, proprio abbandonata da sempre. L'aveva aperta nel 2017, zero "amici" e non ci aveva postato neanche una parola. Solo tre foto: del cane, il mio cane, quando era giovane e il muso era ancora tutto nero. Una era in montagna, il cane pareva contento.
Mi ha fatto piacere.
L'altra cosa che ho trovato su di lui, googlando, era una pagina recente della Gazzetta Ufficiale in cui si affidava a un tal avvocato la ricerca di suoi familiari, per "eredità giacente".
C'era anche la data di nascita di T., sulla Gazzetta Ufficiale, e la residenza a Milano (che buffo, stava vicino alla radio dove lavoro adesso) e il codice fiscale. Scopro così che siamo quasi coetanei, anzi lo eravamo.
Faccio il giornalista, per eccesso di curiosità.
E così telefono all'avvocato che deve gestire "l'eredità giacente". È gentile, mi spiega che lui non conosceva il defunto e che dalle indagini per trovare eredi non sta cavando un ragno dal buco: non risultava aver alcun parente, il vecchio padrone del mio cane. Né aveva fatto testamento.
Un giorno, uscendo dalla radio, per via della consueta curiosità decido di passare dalla casa dove abitava il mio cane.
Mi presento alla portinaia.
Gentilissima - e commossa quando le dico che il cane ora sta con me e sta bene.
T., mi dice, viveva per lui, anche perché non aveva nessuno.
Non lavorava: viveva o sopravviveva grazie all'eredità dei genitori, ma faceva esistenza modesta.
Non aveva amici, nessuno, dice la portinaia.
Usciva tutti i giorni a pascolare il cane, e basta.
È morto in casa, da solo, l'estate scorsa.
Cioè, non era proprio da solo: c'era anche il mio cane.
Dopo un po' di giorni che non lo vedeva uscire col cane, la portinaia è salita a bussare.
Ha risposto solo il cane, con un disperato guaito.
Lei allora ha chiamato la polizia.
Hanno sfondato la porta. T. era disteso accanto al letto con una confezione di medicine in mano.
Il cane tremava come una foglia, mi ha detto. Lei gli ha dato da bere e da mangiare, lui ha solo bevuto.
Poi lo hanno portato al canile.
Fine.
Già.
Il problema è la solitudine. La questione dell'affettività, che è alla base della piramide dei bisogni.
(Alessandro Gilioli)
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crazy-so-na-sega · 3 months
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No, non è un complotto e noi non siamo complottisti. Ma solo perché è tutto alla luce del sole, in un vortice di vertici esclusivi tra nasi, compassi e gente comune la corruzione sistemica è giunta ormai ovunque in modo capillare. Resta da attendere l'implosione, che non mancherà.
Il woke&cancel è arrivato tardi, quando il vecchio mondo era già morto per ipossia. Dei fatti storici come si sono realmente svolti non c'è più notizia e la storia viene riscritta caricaturalmente in originali televisivi prodotti da mano adunca per un pubblico di decerebrati.
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@IlFlautoCinese
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elperegrinodedios · 8 months
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Testimonianza di un convertito...
(Quarta parte)
Rimasi lì seduto tutta la serata a fare sarcasmi sul film e presi molto interesse per Nicky Cruz. Vedete, voi pensate con una mente e ora come Cristiano anch'io penso con la stessa mente ma come stregone pensavo con una mente diversa: Dave Wilkerson (Il pastore) era il nemico e Nicky Cruz (il criminale) era l'eroe. Cosi, rimasi seduto e pensavo questo tipo è in gamba e convertirà il predicatore... e poi lui si salvò! Ora, quel termine non voleva dire niente per noi ma quando poi lui cambiò dal vecchio Nicky Cruz, al nuovo Nicky Cruz, allora quello davvero significava qualcosa: era impossibile! Se Nicky Cruz era cambiato era davvero un miracolo incomprensibile a qualsiasi stregone. Veramente incomprensibile!
La pietra angolare tutto il fondamento della stregoneria è che non si può far un sortilegio non si può mescolare una pozione, non si può fare un rito senza una salda conoscenza della astrologia. E' la base, di tutte le pratiche della Stregoneria. Uno dei suoi insegnamenti è che si nasce con una tal personalità e non si può fare niente per cambiarla e la mia, era piuttosto squallida così come era.
Così uscendo da lì mi trovavo in uno stato a dire poco confusionale, di stress mentale, di grande oppressione e di un forte senso di smarrimento. La mia condizione io l'avevo ereditata e tutto ciò che avevano i miei genitori era stato trasferito a me. In altre parole avevo ereditato i loro demoni o alcuni simili a loro. E cosi, io non ero mai stato libero dal momento in cui quel dottore mi aveva dato la pacca sul sedere in sala parto, fino a tale notte del '72. Forse voi quando vi siete salvati vi siete sentiti meravigliosamente, ma non penso, che vi siate sentiti così tanto meravigliosamente di me, quando mi sono salvato io!
Per la prima volta potevo pensare da solo senza questo peso, come del cotone nella mia testa; è più o meno il solo modo per descriverlo. E la mia sensazione era quella che se mi avessero ucciso uscendo da quel posto ora io, sarei morto felice. E me ne andai senza pensare a nessun pericolo. La notte seguente tornai dicendo: "Vorrei vivere abbastanza a lungo da potermelo godere!". Ed il motivo era che non si abbandona la Stregoneria una volta che si è stati iniziati: una volta dentro, dentro per sempre! La mia vita ora, ogni giorno, è in continuo pericolo: quella di mia moglie e la mia e quella di tutte le persone che ne sono poi uscite. I Cristiani rimangono stupefatti, quando dico loro, che il più grande mago, stregone che sia mai esistito fu re Salomone. Quando tornò indietro, tornò veramente indietro! E come tutte le cose che ha scritto nella Bibbia, sono davvero grandi cosi altrettanto grandi sono quelle scritte nella Bibbia della Stregoneria!! Gli stessi riti di iniziazione e anche come preparare Bibbie della Stregoneria o come evocare demoni, sono tutte cose scritte e create da lui. Questi che seguono sono tipi di gioielli creati mediante la istruzione demoniaca per persone molto importanti.
Prima di raccontarvi cosa significano, io voglio dirvi questo: "Era impossibile comperare questi ornamenti, eccetto la croce ansata, al di fuori di un negozio di Stregoneria", fino a pochi anni fa. Erano fatti a mano, da gioiellieri appartenenti al sacerdozio, e venduti solo agli stregoni iniziati nei negozi di occultismo. "Da allora gli illuminati hanno deciso che uno degli scherzi peggiori che potevano fare ai Cristiani era mettere loro questi gioielli attorno al loro collo e sulle loro mani". E il motivo è: "Che questa roba attira i demoni" "Essi si abbarbicano nei posti dove la si trova".
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Ora, se rimanete scioccati nel vedere di seguito la Stella di David è perchè solo recentemente è stata chiamata la Stella di David. Per migliaia di anni era stata chiamata Esagramma o Sigillo di Salomone.
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Ora, quandob una strega, vuole praticare atti di Stregoneria si mette un pentacolo che è la stella a cinque punte dentro a un cerchio, che è la loro forma di protezione più forte. Dopo, depongono questa stella a sei punte, cosi detto esagramma, l'inglese "hex", che vuole dire "fare magia nera o lanciare un sortilegio su qualcuno". Cosi che, la mettono in un cerchio sul pavimento e questo fa apparire i demoni, secondo le loro istruzioni. È il segno più "maligno della Stregoneria". Lo so che forse, non riesco a farvi capire, quello che vorrei farvi capire, ma è molto pericoloso avere quell'affare. La "stella a cinque punte" dentro al cerchio, il pentacolo con una punta verso l'alto, significa Stregoneria; con due punte verso l'alto significa culto del demonio o Satanismo.
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È interessante notare, che il simbolo della stella orientale, è una stella a cinque punte con le due punte in su. Simboleggia la testa di capra, che secondo i satanisti rappresenta il diavolo ed essi usano questa testa di capra e la adorano proprio come adorassero il diavolo stesso. (Segue)
Fine quarta parte
lan ✍️
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intotheclash · 5 months
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“Che c'è, Pietro, non sai cosa dire?”
“No.” Risposi con una vocetta appena udibile. Davvero non sapevo cosa cazzo dire. Guardai anche mia sorella, in cerca di una qualche illuminazione, di un appiglio qualsiasi, mi sarei aggrappato a tutto, pur di uscire indenne da quella pericolosa e niente affatto chiara situazione, ma lei rispose picche. Si voltò verso il televisore e mi lasciò solo contro tutti. Non voleva immischiarsi e non si sarebbe immischiata. Se se la prendevano con me, avrebbero lasciato in pace lei; la legge della giungla. Schifosa di un'egoista! Ma, alla prima occasione, me l'avrebbe pagata. Come si suona si balla.
“Allora, visto che non sai cosa dire,” Iniziò mio padre, “Lo faccio io per te. Ti racconto la mia parte di storia, quella che ho dovuto ascoltare stasera, prima di cena. Dopodiché sarai tu a raccontare la tua e bada bene di raccontarla tutta. E soprattutto precisa. Se mi accorgo che mi stai fregando, o soltanto me lo fai pensare, ti darò una di quelle strigliate che te la ricorderai finché campi. E potrai anche dire addio ai tuoi amici per tutta l'estate, visto che non ti farò più uscire di casa. Ci siamo intesi?” Dovetti acconsentire. Non è che fossi poi tanto d'accordo, ma cosa potevo farci? Avevo solo tredici anni. Comandava lui! Lui prendeva le decisioni e io le subivo. Non avevo alternativa. Per quanto riguarda il dove volesse andare a parare era ancora buio totale. Dovevo pazientare.
“Stasera, prima di venire a cena,” Iniziò, “mi sono incontrato al bar con Mario, il papà del tuo amico Sergio, abbiamo deciso di giocarci l'aperitivo a scopa. Una partita secca, chi perde paga, naturalmente. Consuetudine, lo facciano sempre. Ad un certo punto entra nel bar quella gran testa di cazzo dell'avvocato Terenzi…”
Quel cognome mi scoppiò in testa come una bomba a mano. Ora si che era tutto chiaro. Riuscivo a vedere solo disgrazie. Pensai al sangue che zampillava dal naso di Alberto Maria, il figlio dell'avvocato, pensai… Oh no! Peloroscio! Sembrava che si fosse ripreso, che stesse meglio quando lo avevamo lasciato al campo. Invece… Invece doveva essere morto, porco cane! Ecco perché mio padre era incazzato nero! Era finita! Sarei stato sbattuto in prigione per tutta la mia miserabile vita.  Probabilmente anche i carabinieri sapevano già tutto e stavano venendo a prendermi. Forse i miei amici li avevano già rinchiusi. Ero disperato, avevo voglia di piangere. Gli occhi mi si arrossarono e iniziò a tremarmi il labbro inferiore. Era finita! Il vecchio se ne accorse, fece un mezzo sorriso di vittoria e proseguì: “Vedo che non sei del tutto stupido, che stai iniziando a riflettere. Ma non è ancora il tuo turno di parlare, prima devo finire io. Dicevo: entra nel bar l'avvocato Terenzi. Un fatto strano, perché quel figlio di una puzzola è tirchio come un genovese di origini ebraiche e, là dentro, non ci mette mai piede, neanche per un caffè. La cosa ancor più strana, però, è stata che, appena entrato, si è diretto deciso verso il nostro tavolo. Sputava fiamme come un drago. Prima ci ha vomitato addosso una catasta di insulti, almeno dal tono sembravano insulti,  le parole non si capivano bene, quel borioso idiota parla una lingua che solo lui capisce. Ed è stata la sua fortuna, altrimenti sarei tornato a casa con una collana fatta con i suoi denti. Ma quando ha deciso di farsi capire, si è fatto capire bene e ci ha raccontato una storia. Una storia che tu dovresti conoscere bene e che, tra poco, sarai costretto anche tu a raccontare. L'avvocato ha detto che, giù al campo sportivo, tu e i tuoi amici siete saltati addosso a quel bastardo del suo adorato figliolo, lo avete caricato di botte e, non contenti, gli avete pure fregato il pallone. Adesso sta all'ospedale di Civita Castellana con il naso rotto e tutto gonfio. Un bel lavoro, non c'è che dire. Ha detto anche vi denuncerà tutti e a noi ci toccherà pagare una barca di soldi. Il Bastardo!”
Le lacrime trovarono finalmente la strada e sciamarono fuori. Un torrente di montagna dopo mesi di pioggia intensa. Portava con se un sacco di detriti, paura, rabbia, ma anche sollievo. A pensarci bene, soprattutto sollievo. Peloroscio non era morto e, per la seconda ed ultima volta nella mia vita, ne fui felice. Ero scampato di nuovo alla prigione. Subito dopo venne la rabbia. Ci mise un attimo a prendere il sopravvento.
“Non è vero!” Urlai “E’ un bugiardo! Bugiardo lui e bugiardo suo figlio! Il pallone era mio. Quello che mi hai regalato tu, quello di cuoio. Noi stavamo già giocando, poi è arrivato il figlio dell'avvocato, insieme a Peloroscio e a Ringhio, mi hanno gettato in terra e mi hanno fregato il pallone. Il mio pallone, non il suo!
"Se le cose stanno in questo modo, allora avete fatto bene a suonargliele. Domani mi sente quel lurido verme! Erano pure in tre i figli di bagascia. E tutti più grandi di voi.” Vidi lo sguardo del mio vecchio e capii che stava rispolverando l'idea della collana fatta con i denti dell'avvocato Terenzi. La cosa non mi dispiaceva affatto.
“Veramente, papà, non siamo stati noi a dargliele…”
“Ascolta, stronzetto, ho detto niente bugie! Cosa vorresti farmi credere? Che si sono picchiati tra di loro? Che il naso a quel prepotente figlio di prepotenti lo hanno rotto i suoi compari?”
“Non dico bugie! E non ho detto neanche questo! Il naso all'avvocatino lo ha rotto Pietro il Maremmano. E le ha suonate anche ai suoi amici. Anzi, solo a Peloroscio, perché Ringhio se l'è fatta sotto ed è rimasto paralizzato dalla paura.” Dissi tutto d'un fiato.
Mio padre non ci stava capendo più un cazzo. Guardò prima me, poi mia madre, che lo mise al corrente su chi fosse questo Maremmano, che lui non aveva mai sentito nominare, né aveva idea di chi fosse figlio, o dove abitasse. Volse ancora una volta lo sguardo verso di me e, con una calma che proprio non gli riconoscevo, disse: “Ascolta, piccolo, raccontami di nuovo tutto daccapo, senza tralasciare nulla. Poi deciderò il da farsi.” Ed io raccontai. Daccapo. Con dovizia di particolari. Dalla mattina. Raccontai delle biciclette, del pranzo, della partita e infine dello scontro. Il vecchio non mi interruppe mai. Si limitò a seguire il racconto, accompagnandolo con cenni di approvazione, o di disapprovazione, a seconda dell'evolversi degli eventi. Alla fine ero stremato. Stremato ma sollevato. Mi sentivo stranamente leggero. La paura era scomparsa. Mi sentivo bene.
La risata di mio padre piombò giù dalla cima del monte, come una valanga, con lo stesso frastuono e la stessa forza dirompente. Dapprima, io, mia madre e mia sorella, restammo pietrificati, poi ci lasciammo contagiare e fu risata liberatoria per tutta la famiglia. Non capivo bene cosa ci fosse tanto da ridere, ma me ne guardai bene dal protestare; poi era bello ridere tutti insieme. Non riuscivamo più a smettere e papà era quello che rideva più forte. Come suo solito, rideva e piangeva e menava delle manate sul tavolo e sulle mie spalle, facendomi anche male, ma non protestai.
“Certo che questo ragazzino deve essere un bel fenomeno!” Disse quando si fu calmato, “Hai detto che ha la tua stessa età, vero?”
“Si.”
“E ha lisciato il pelo a tre ragazzi più grandi di lui?”
“Si.”
“Davvero un bel fenomeno. Solo mi sfugge una cosa: nel frattempo, tu e quegli altri stronzetti dei tuoi amici, cosa facevate? Non gli avete dato una mano? Anche se, da quanto ho capito, non è che ce ne fosse bisogno. Casomai potevate darla a quegli altri tre perdigiorno!” E giù un'altra mitragliata di risate.
“No.” Risposi molto timidamente.
“No? E perché no? Se le avesse buscate?” Era di nuovo serio.
“Perché avevamo paura! Lui non è di qui. Lui non sa come vanno le cose. Quelli erano più grandi e quelli grandi si approfittano sempre dei piccoli. Guai a protestare. Non era la prima volta che ci fregavano il pallone. Lo fanno sempre. E se ti azzardi a protestare, giù botte.”
Aveva capito. Fece segno di si con la testa. Sicuramente anche quando era un ragazzino lui funzionava così. “Capisco, ci sono passato anch'io. E’ così che va il mondo, perdio! Pesce grosso mangia quello piccolo. E’ una legge di natura. Non ci sono santi. O, forse, no, sembra che il meccanismo si sia inceppato. Credo sia un buon segno.” Sentenziò. Si alzò dalla sedia, si infilò una camicia a quadri sopra la canottiera d'ordinanza, mi fece l'occhiolino e: “Infilati una maglietta pulita e andiamo.” Disse.
“Dove?” Chiesi. La paura stava tornando a farsi sotto. Non ero mai uscito con lui dopo cena.
“Voglio conoscere questo fenomeno del tuo amico. Subito.”
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curiositasmundi · 9 months
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Un personaggio sempre sullo sfondo di vicende misteriose, che appare e scompare, di quelli che non finiscono sulle prime pagine dei giornali, ma il cui nome affiora più volte negli atti giudiziari degli ultimi trent’anni. A volte perché accostato alla mafia siciliana, più di recente alla ‘ndrangheta. L’uomo di cui parliamo ha quasi ottant’anni, è nato in Libia ma vive a Catania.
Si chiama Francesco Rapisarda e nel corso della vita ha stretto relazioni pericolose che – seppure non abbiano mai portato a imputazioni per associazione mafiosa – hanno contribuito ad alimentare sul suo conto ombre e misteri. Alcuni dei quali intrecciati con la massoneria. Ora che è al centro di inchieste dell’antimafia, il modo migliore per conoscerlo è risalire la linea del tempo.
Per ultimo il suo nome è comparso nell’inchiesta della procura di Catanzaro che, a inizio luglio, ha riacceso i riflettori sul villaggio Sayonara di Nicotera (Vibo Valentia), passato alla storia per avere ospitato, nell’estate ’92, uno dei summit in cui le ‘ndrine decisero di aderire alla strategia stragista inaugurata da Cosa nostra con le uccisioni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e che, l’anno dopo, avrebbe portato le bombe a Firenze, Roma e Milano.
Per i magistrati, tre decenni dopo quella riunione, il Sayonara era ancora in mano alla ‘ndrangheta. E a dimostrarlo sarebbe proprio la presenza al suo interno di Rapisarda. Sayonara simbolo di un’alleanza duratura tra le organizzazioni mafiose divise dallo Stretto di Messina.
[...]
Per gli inquirenti, Rapisarda sarebbe arrivato al Sayonara forte di alcune referenze mafiose. In particolar modo da parte della famiglia Santapaola-Ercolano, che a Catania rappresenta Cosa nostra.
A sostegno di questa ipotesi, citano i fatti che nel 2016, l’anno prima di prendere la conduzione del lido, avevano portato Rapisarda e il fratello ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta Brotherood. Al centro dell’indagine erano finiti i punti di contatto tra esponenti della famiglia Ercolano e alcuni appartenenti a una loggia massonica di cui proprio Francesco Rapisarda era il sovrano.
Grazie a tali convergenze l’uomo, che è anche rappresentante di un’associazione che rimanda all’organo di governo del Rito Scozzese Antico ed Accettato, sarebbe riuscito a turbare un’asta giudiziaria e rientrare in possesso di un complesso industriale. Vicende per le quali Rapisarda è stato condannato a due anni e otto mesi in appello, dopo essere stato assolto in primo grado.
Per spiegare perché la vicinanza agli Ercolano avrebbe rappresentato un buon biglietto da visita agli occhi di Mancuso, i magistrati ricordano invece l’amicizia che lega il boss di Limbadi ad Aldo Ercolano, nipote del capomafia Nitto Santapaola e condannato all’ergastolo per diversi omicidi, tra cui quello del giornalista Giuseppe Fava.
[...]
l capitolo più misterioso della biografia di Francesco Rapisarda risale, però, a tempi più remoti. Si tratta di una vicenda in cui, in prima battuta, venne tirato in ballo insieme al fratello Carmelo, per poi uscire di scena: il duplice delitto della Megara.
È il 30 ottobre 1990 quando, nella zona industriale di Catania, l’auto su cui viaggiavano Alessandro Rovetta e Francesco Vecchio – amministratore e dirigente della più grande acciaieria di Sicilia – viene crivellata di colpi da un commando che, per gli investigatori dell’epoca, agì con «tecniche quasi militari».
Ad oggi non esistono colpevoli e l’indagine per tre volte è finita sul binario morto della richiesta di archiviazione. L’ultima attende il responso del gip, chiamato a valutare l’opposizione dei parenti delle vittime, convinti che non tutto il possibile sia stato fatto.
Sullo sfondo di questa storia c’è posto non solo la criminalità organizzata. Il 5 novembre 1990 una telefonata all’Ansa di Torino annunciò l’esecuzione di Rovetta e Vecchio per conto della Falange Armata, la sigla che ha accompagnato parte dei misteri italiani dagli anni Novanta in poi – dai delitti della Uno Bianca alle stragi – e che sarebbe sorta all’interno della settima divisione del Sismi, il servizio segreto militare. Di fatto, il duplice omicidio della Megara fu la seconda rivendicazione nella storia della Falange.
A mancare finora è stato anche il movente. L’acciaieria da tempo era nella morsa del racket e, con all’orizzonte una ristrutturazione miliardaria, Cosa nostra avrebbe avuto tutto l’interesse a evitare il clamore di un delitto eccellente.
È tra questi punti interrogativi che, a metà anni Novanta, compaiono sulla scena i fratelli Rapisarda: entrambi attivi nell’indotto della Megara, a citarli è il collaboratore di giustizia Giuseppe Ferone. Secondo il quale, Vecchio sarebbe stato ritenuto colpevole della riduzione di commesse a favore di una delle loro ditte e per questo destinatario di un’estorsione da parte degli emissari di un clan locale, a loro volta vicini ai Rapisarda.
[...]
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fridagentileschi · 6 months
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Nel 1950 il barone Marcel Bich, francese, lanciò uno "strumento di scrittura" assolutamente rivoluzionario (come direbbero oggi i pedagoghi di Terra Nova che non erano nati all'epoca): la penna a sfera, che chiama Bic, abbreviazione più facilmente pronunciabile della sua nome. Niente più matita la cui mina si rompe costantemente e il suo essenziale temperamatite, niente più tratti in alto e in basso con un pennino Sergent-Major immerso nell'inchiostro viola e che ha fatto grandi blocchi!
La Bic Cristal, la più semplice in plastica, venduta all'epoca a 0,50 franchi (meno di tre volte niente...) sarebbe diventata presto la penna più venduta al mondo: oltre 100 miliardi di copie vendute in 160 paesi sul 5 continenti fino ad oggi! Ma restiamo in Francia… Da oltre 70 anni generazioni di scolari, liceali, studenti e adulti hanno utilizzato Bic anche. E per quanto ne so, nessuno fino ad oggi è morto per questo. A parte ovviamente quelli che inavvertitamente ne hanno ingoiato uno intero masticandone l'estremità.
La storia della penna a sfera potrebbe finire qui ed essere molto bella, quella di un successo francese come il Concorde, il TGV o il Beaujolais. L'asso! Senza tener conto della cultura Woke e dell'immaginazione delirante delle generazioni di palle morbide e cretini da allora prodotte dall'Educazione Nazionale... Apostoli delle tre religioni più alla moda nelle loro file (la mania dei bambini, il principio di precauzione e la paura del panico di avvelenarsi quando respirano normalmente o mangiano una salsiccia) questi idioti senza cervello chiedono loro di smettere di comprare penne a sfera per bambini! E come al solito, non me lo sto inventando...
Secondo UFC-Que Choisir, componenti POTENZIALMENTE pericolosi si nascondono di nascosto nel serbatoio del nostro buon vecchio Bic... "...a volte dosi considerevoli di composti tossici, cancerogeni, allergenici o interferenti endocrini". Ha capito bene, signora Michu? Non vi stiamo dicendo che ci sono, non abbiamo studio scientifico per dimostrarlo, vi stiamo dicendo che potrebbero esserci...😱😛
Gli ecologisti veri e propri gendarmi del finto ambientalismo ormai tutto ciò che è civiltà e cultura lo aborriscono...Ma prima di arrabbiarmi, ho provato a immaginare con cosa potremmo sostituire la penna a sfera:
- Non la penna del Sergente Maggiore, è di acciaio e le acciaierie inquinano molto! L'impronta di carbonio, la tosse...
- Non la piuma d'oca, non si sa mai: si scatena tutto l' arsenale fintamente interessato agli animali...
- Lo stilo e la tavoletta, non è possibile neanche: se la tavoletta è di legno, attenzione alla deforestazione. E se è fatto di pietra, ardesia, ecc., colpendolo con uno scalpello e un martello, fa volare la polvere. Fai attenzione alle particelle fini che si infiltrano nei polmoni, negli alveoli. La silicosi, la tosse, è ben nota...
Allora?... Buon Dio, ma certo! Perché preoccuparsi di insegnare loro a scrivere, le nostre care teste bionde o crespi? Adesso hanno tutti i cellulari. Non ha più senso avere una penna e saperla usare. Dittafono e funzione di registrazione per prendere appunti, riconoscimento vocale quando vuoi scrivere qualcosa e voilà!
In un click tutto viene cancellato ma non importa...la storia non serve...
Cara vecchia BIC, sei ormai vintage come la cabina telefonica, come il rullino di foto, come il mondo che fu ..pieno di valori che abbiamo perso e che manca. Verba volant scripta manent..ah no...ora solo verba volant perché la tecnologia non conservera' se non serve al potere. 🥹
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mewscarrafone · 3 months
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TOKYO MEW MEW REWATCH EP 43
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- Che t'importa di perdere un compagno di squadra?
In linguaggio psicoanalitico, questo si chiama 'proiettare peggio che in un drive-in anni 50'.
Comunque questa scena si conclude in niente. Kisshu spiffera tutto di Deep Blue alle Mew Mew, chiede in modo molto vago a Zakuro di unirsi a lui, e poi se ne va piantandola in un cantiere. Boh? Io quando ho visto questa scena per la prima volta a sette anni mi aspettavo/speravo che Kisshu si alleasse con le Mew Mew per trovare un modo di salvare la sua gente senza ricorrere a Deep Blue, e ci rimasi abbastanza stranita quando di quella scena non se ne fecero nulla. Ho il sospetto che agli sceneggiatori sarebbe piaciuto andare in quella direzione, visto come hanno sviluppato il personaggio rispetto al manga, ma si siano dovuti trattenere per non discostarsi troppo. Il risultato sono scene molto belle e interessanti che però non sfociano da nessuna parte.
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Adoro quando mostrano le altre ragazze, oltre a Ichigo, comunicare con animali loro affini.
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La pesomortaggine si diffonde in fretta da queste parti!
Pace, almeno Minto ha cambiato idea ... Letteralmente un secondo dopo rispetto a quando sarebbe stato utile.
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Ryou che come al solito si sente tutte le responsabilità addosso. Certo che quando il suo personaggio è usato bene funziona alla grande: non può condividere la situazione delle ragazze Mew per quanto lui voglia, non riesce davvero a capire i loro problemi perché poveretto è pure presissimo dai suoi e immedesimarsi negli altri non gli viene facile, e al contempo si addossa tutte le colpe non appena qualcosa va male. Un piacevole disastro umano.
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E rissa! Minto effettivamente dimostra una certa forza morale nell'affrontare quella che è sempre stata il suo idolo, ma con il suo atteggiamento Zakuro, come le ribadisce Ichigo, sta davvero passando il limite. Come ho letto da qualche parte, Minto si è quasi sacrificata per salvarla mentre faceva il peso morto; non avrebbe imparato una grande lezione se fosse morta disciolta da un getto d'acido.
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Questo sarebbe stato un ottimo momento per fare usare il Mew Aqua Rod a Minto! Era il suo momento, il focus di questa scena è il suo coraggio e la sua forza d'animo. Perché il vecchio anime stava tanto in fissa con Ichigo?
Altra cosa in cui New fa di meglio, lasciando a ognuna delle ragazze il suo momento.
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- Ero arrabbiata perché avete creduto alle notizie senza prima consultarvi con me.
L'hanno fatto! È stata la prima cosa che Ichigo le ha chiesto, una conferma! Le uniche a crederci erano Minto e Purin!
Okay, d'altronde capisco che il punto di questi episodi sia che Zakuro abbia veramente esagerato. Quelle briciole del suo passato accennano a un evento traumatico che coinvolge qualcuno che non le ha creduto, e quello che le è sembrato un ripetersi della situazione ha probabilmente fatto da trigger per una reazione sproporzionata e totalizzante. Alle fine, il personaggio resta coerente con sé stesso, e alla fine riesce a svilupparsi in positivo ammettendo di aver avuto torto.
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canesenzafissadimora · 7 months
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Dimentica tutto quello che ti hanno insegnato i pedanti.
Convinciti che niente ti è impossibile.
Pensati in grado di comprendere tutto: le arti, le scienze, la natura di ogni essere vivente. Richiama a te tutte le sensazioni di ciò che esiste: del fuoco, dell'acqua. Immagina di essere ovunque, sulla terra, nel mare, in cielo, di non essere ancora nato poi di trovarti nel grembo materno, quindi di essere adolescente, vecchio, morto, al di là della morte.
Giordano Bruno
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gregor-samsung · 1 year
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La fuga di Pulcinella
Pulcinella era la marionetta più irrequieta di tutto il vecchio teatrino. Aveva sempre da protestare, o perché all'ora della recita avrebbe preferito andare a spasso, o perché il burattinaio gli assegnava una parte buffa, mentre lui avrebbe preferito una parte drammatica. - Un giorno o l'altro, - egli confidava ad Arlecchino, - taglio la corda. E così fece, ma non fu di giorno. Una notte egli riuscì a impadronirsi di un paio di forbici dimenticate dal burattinaio, tagliò uno dopo l'altro i fili che gli legavano la testa, le mani e i piedi, e propose ad Arlecchino: - Vieni con me. Arlecchino non voleva saperne di separarsi da Colombina, ma Pulcinella non aveva intenzione di portarsi dietro anche quella smorfiosa, che in teatro gli aveva giocato centomila tiri. - Andrò da solo, - decise. Si gettò coraggiosamente a terra e via, gambe in spalla. «Che bellezza, - pensava correndo, - non sentirsi più tirare da tutte le parti da quei maledetti fili. Che bellezza mettere il piede proprio nel punto dove si vuole». Il mondo, per una marionetta solitaria, è grande e terribile, e abitato, specialmente di notte, da gatti feroci, pronti a scambiare qualsiasi cosa che fugge per un topo cui dare la caccia. Pulcinella riuscì a convincere i gatti che avevano a che fare con un vero artista, ma ad ogni buon conto si rifugiò in un giardino, si acquattò contro un muricciolo e si addormentò. Allo spuntare del sole si destò e aveva fame. Ma intorno a lui, a perdita d'occhio, non c'erano che garofani, tulipani, zinnie e ortensie. - Pazienza, - si disse Pulcinella e colto un garofano cominciò a mordicchiarne i petali con una certa diffidenza. Non era come mangiare una bistecca ai ferri o un filetto di pesce persico: i fiori hanno molto profumo e poco sapore. Ma a Pulcinella quello parve il sapore della libertà, e al secondo boccone era sicuro di non aver mai gustato cibo più delizioso. Decise di rimanere per sempre in quel giardino, e così fece. Dormiva al riparo di una grande magnolia le cui dure foglie non temevano pioggia né grandine e si nutriva di fiori: oggi un garofano, domani una rosa. Pulcinella sognava montagne di spaghetti e pianure di mozzarella, ma non si arrendeva. Era diventato secco secco, ma così profumato che qualche volta le api si posavano su di lui per suggere il nettare, e si allontanavano deluse solo dopo aver tentato invano di affondare il pungiglione nella sua testa di legno. Venne l'inverno, il giardino sfiorito aspettava la prima neve e la povera marionetta non aveva più nulla da mangiare. Non dite che avrebbe potuto riprendere il viaggio: le sue povere gambe di legno non lo avrebbero portato lontano. «Pazienza, - si disse Pulcinella, - morirò qui. Non è un brutto posto per morire. Inoltre, morirò libero: nessuno potrà più legare un filo alla mia testa, per farmi dire di sì o di no». La prima neve lo seppellì sotto una morbida coperta bianca. In primavera, proprio in quel punto, crebbe un garofano. Sottoterra, calmo e felice, Pulcinella pensava: «Ecco, sulla mia testa è cresciuto un fiore. C'è qualcuno più felice di me?» Ma non era morto, perché le marionette di legno non possono morire. È ancora là sotto e nessuna lo sa. Se sarete voi a trovarlo, non attaccategli un filo in testa: ai re e alle regine del teatrino quel filo non dà fastidio, ma lui non lo può proprio soffrire.
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Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi (collana Gli struzzi n°14), 1973⁷; pp. 107-108. [Prima edizione: 1962]
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bicheco · 3 months
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Siamo in buone mani
Ai fan dell’elezione diretta del premier, segnaliamo il caso di Biden, affetto da una galoppante demenza senile che nessuno osa chiamare col suo nome per non favorire Trump. Appena Joe dà i numeri, cioè sempre, tutti parlano di gaffe. Ma c’è una bella differenza tra un gaffeur e un rimbambito. Per anni, da senatore e da vicepresidente, Biden seminò gaffe per il mondo. Definì Obama “il primo afro-americano di tendenza, parla bene, sveglio, pulito e bello”. Chiese un minuto di silenzio per la madre del premier irlandese che aveva appena perso il padre. Intimò a un senatore in sedia a rotelle: “Alzati, così ti vedono”. E così via. Poi si candidò alla Casa Bianca e iniziò a vedere cose mai avvenute e viceversa. Strinse la mano a un fantasma. S’inventò di aver assistito al crollo delle torri a Ground Zero. Svelò che “la Thatcher è seriamente preoccupata per Trump” (era la May: la Thatcher è morta nel 2013). Annunciò “l’Armageddon da Mosca”: un lancio di atomiche mai neppure pensato da Putin. Invocò il “cambio di regime in Russia”: subito smentito dai portavoce, come quando rivelò di avere il cancro (era un tumore alla pelle rimosso prima che fosse eletto). In un discorso in tv lesse la nota del suo staff: “Fine della citazione, ripeti la riga”. Disse che “la guerra russo-ucraina non si risolve finché l’Ucraina non si ritira” e “Putin sta perdendo la guerra in Iraq”. Ricevendo Modi, si pose la mano sul cuore all’inno indiano. Evocò un “patto sacro” con Taiwan che imporrebbe agli Usa di intervenire in caso di invasione cinese (e per fortuna non esiste). Non riuscendo a dire Hamas, l’ha appena chiamata “l’opposizione”. E ha narrato un incontro nel 2021 “col presidente tedesco Mitterrand” (francese, morto nel ‘96).
Un tempo lo stato di salute dei candidati Usa era un fatto pubblico e cruciale: il vecchio McCain, sfidando Obama, dovette esibire le cartelle cliniche. Ora, per paura di Trump, si finge di non sapere che Biden è fuori di testa e nessuno domanda chi comanda al posto suo. Ma è la questione più importante della politica mondiale. Nel marzo 2022 Putin e Zelensky si accordarono per il cessate il fuoco, poi arrivò il veto di Johnson e Biden che condannò a morte 500 mila fra ucraini e russi. Il 16 novembre 2022 il capo degli Stati maggiori Usa, generale Mark Milley, sentenziò: “Ci sono poche possibilità che i russi siano cacciati dall’Ucraina: l’inverno è una buona finestra per negoziare la pace”. Ma la Casa Bianca lo ignorò e spinse Zelensky alla controffensiva di primavera del 2023: altre 100 mila vittime ucraine e zero risultati. Chi prese quelle decisioni criminali al posto del rimbambito? Qualcuno che non è stato eletto e che, se Biden fosse rieletto, continuerebbe a far danni nel mondo e a restare impunito.
Marco Travaglio
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yomersapiens · 1 year
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Heavy Mental Detector
Non ho parlato molto ultimamente. Ho lasciato spazio agli altri, ai loro racconti. Sono stato una settimana ad ascoltare credo proprio perché negli ultimi mesi mi sono rinchiuso in un bunker mentale creato dalla scrittura e ascoltare voci e problemi altrui è stato come spalancare le finestre e cambiare aria. C'era puzza di stantio nel mio cranio. I personaggi della mia storia sono cresciuti, hanno fatto i loro casini, si sono ammazzati a vicenda e ora li ho dovuti lavare via con giornate intere di ascolto. Quando torno in Italia è sempre come prendere in mano un vecchio videogioco iniziato tantissimo tempo prima e su cui ci sono delle missioni che devi ancora finire e altre che mai finirai. Ascolto, cerco di capire in che direzione andare, aggiorno. Chi è morto nel frattempo. Chi ha lasciato chi e ora sta con cosa. Mi piacciono i personaggi che non escono dal ruolo a cui sono stati assegnati decenni prima. Ho amici che non fanno altro che invecchiare e drogarsi e non accennano a smettere e un giorno una delle due cose smetterà di proseguire ed eliminerà di conseguenza l'altra. Mi sembravano tutti in crisi e io pensavo solo a salire su un treno e tornare a stare solo. Questa esperienza di concentrarmi sulla scritta mi ha cambiato e sto bene come non sono mai stato.
Non potevo fare altro che ascoltare. Tutti avevano bisogno di fare rumore e rendermi partecipe di quello che era accaduto. Ho scoperto pure che si gioca ancora al calcio e con mia grande sorpresa la squadra che tifo non fa schifo come una volta! Aspetta che lo dico a mio fratello e mio nipote. Non ci crederanno. Oppure lo sanno già dato che hanno quel servizio di streaming che cade sempre quando vuoi vedere una partita decente ma a cui tutti sono abbonati.
Mi è stato chiesto poco "come stai?" e credo sia per questo che non ho mai risposto come stavo sul serio, quando qualche coraggioso l'ha detto. "Ho avuto periodi peggiori, quindi credo che questo non sia poi così male". Da ora in avanti darò solo questa risposta standard. Fa credere che ci sia una profonda riflessione dietro e non la totale mancanza di voler comunicare.
La sala era gremita di persone e su 11 autori io ero l'unico di madrelingua italiana. Ero l'elemento esotico che dava un tocco avventuroso all'ambiente. Sono stato invitato per leggere qualcosa e ho colto l'occasione al balzo per scoperchiare il primo capitolo del romanzo breve. Avevo 5 minuti di tempo e a me quando danno uno spazio striminzito mi prende male e non riesco ad allargarmi quindi ho letto solo metà del capitolo e pure velocemente. Ero nervoso. Ero uscito allo scoperto, avevo smesso di stare dentro la scrittura e ora ero solo, senza protezione, a leggere e sentirmi nudo. Non ho idea di come sia andata ma qualcuno ha riso, altri hanno applaudito, in molti non hanno capito dato che erano anni che non sentivano qualcuno parlare in italiano. Ho pensato a chissà come sarebbe andare in un luogo dove tutti capiscono quello che dici. O funziona oppure vengo ricoperto di insulti e magari la smetto di credermi chissà chi. Ah, magari c'è qualcuno interessato, ho messo i primi due capitoli del romanzo breve sul mio sito, c'è chi l'ha già letto e non ha smesso di parlarmi quindi penso non sia così terribile. Oppure è perché faccio pena.
Adesso non so cosa fare con le prossime giornate. Mal che vada dovrò trovarmi davvero un lavoro anche perché non so quali altre spese tagliare dato che ho già eliminato un pasto al giorno unendo un tardivo pranzo a una precoce cena. Ho pensato a dei nuovi hobby che potrebbero affascinarmi. Uno è andare in giro con un metal detector. Mi ci vedo a indossare i cuffioni, legarlo al braccio, andare sull'isola del Danubio e biiip biiiip biiiip camminare finché non arriva un biiiiiiiiiiip e allora tiro fuori la paletta, scavo, uso la carotona per trovare il punto esatto nel terreno ed estrarre probabilmente un tappo. Magari una moneta. Vorrei andare con mio nipote, secondo me anche lui si divertirebbe. Ma non so se servano permessi! Poi sono sicuro che io sarei capace di rinvenire una bomba inesplosa e non voglio disturbare le autorità allora cercherei tutorial su youtube per disinnescarla da solo. L'altro hobby a cui penso è il magnet fishing. Un magnete gigantesco legato a una fune, vai sopra a un ponte o vicino a un canale e lo lanci e tiri su quello che si aggancia. Principalmente biciclette o monopattini ma anche coltelli, pistole, armi gettate in acqua da rapinatori in fuga. Bombe a mano perché no. Questo hobby mi sembra più pericoloso del precedente. Poi però vorrei anche un compressore ad acqua per pulire i vialetti o un tagliaerba e andare in giro a sistemare i giardini. Tutto pur di non tornare a lavorare.
Dopo aver inviato il manoscritto mi sono sentito perso e sono crollato negli abissi di tiktok (dove sono bombardato da video su metal detector, magnet fishing, gente che pulisce cose col compressore e gente che taglia l'erba) e ho dovuto nuovamente fare i conti con la sessualità forzata che mi viene gettata in faccia. Mio caro algoritmo, io lo so che ti faccio strano inquanto maschio bianco etero prossimo alla quaratina proprietario di un gatto e che passa molto tempo da solo ma davvero, più video sensuali mi mandi e più mi scende la voglia di cercare nuovamente contatto con un essere femminile. Sto bene così, a guardare i tappeti che diventano puliti (che poi davvero come cazzo fai a sporcare in quel modo un tappeto fai schifo al mondo dovresti morire) e scoprire che alla fine tutti sanno fare lavoretti di manutenzione e tutti, ma proprio tutti tutti, anche io ahimé, si credono capaci di cucinare.
Alla persona che mi ha detto "Fai così perché non hai ancora conosciuto la persona giusta" mi sono permesso di dire che in reltà di persone giuste ne ho conosciute almeno sette e che poi le cose sono andate male. O bene, dipende dai punti di vista. Mi piace ricevere consigli non richiesti e frasi del cazzo perché li colleziono e li metto tutti in una bottiglia che un giorno seppellirò e probabilmente verrà ritrovata da qualcuno con un metal detector.
Tra scrivere, pulire casa, pensare a Ernesto, andare in ospedale, fare visite, incontrare dottori per la nuova terapia, cucinare una sola volta, giocare con Ernesto per evitare mi distrugga casa, uscire per fare una merda di passeggiata per la mia merda di salute mentale, leggere o guardare un film, stare con mio nipote e insegnargli a mangiare senza mani, ascoltare i discorsi degli sconosciuti, guardare i piccioni che volano fuori dalla finestra insieme a Ernesto, cioè, dove lo infilo un lavoro?
Metterò un cartello "Ti ascolto. Dieci minuti dieci euro. Non sono uno psicologo e non rilascio consigli e frasi del cazzo." così potrò finanziarmi il metal detector e poi annoterò tutte le paranoie riversate nelle mie orecchie in piccoli bigliettini che seppellirò in giro per il mondo e non dovremo mai più averci a che fare. Ecco una bellissima occupazione.
Dovrò chiudere le finestre a breve, perché sto tornando a Vienna e lì la primavera è ancora lontana. Ha fatto bene lasciarle spalancate per un po'. Adesso posso sistemare un paio di cose e fare spazio a qualche nuova passione. Addirittura a una persona.
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ambrenoir · 9 months
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"Dottore, le posso portare il cane per fare quella siringa, quella per addormentarsi?"
"Ma cos'ha il cane?"
"È vecchio!"
"Ma che cure sta facendo?"
"Un anno fa ha preso del cortisone, ma adesso si muove a stento."
"E in un anno nessuna visita e nessuna cura?"
"Dottore, ha 15 anni!!!"
Quando si adotta un cane si dovrebbe fare un giuramento come nei matrimoni: "Lo adotti nella buona e nella cattiva sorte? In salute e in malattia? […]", e invece al primo problema tutti a cercare di disfarsene. Beh, con me cascano male, sono un medico, non un killer. Con questo non voglio dire che sono contrario all’eutanasia. Spesso sono costretto a praticarla, ma solo per rimuovere inutili sofferenze laddove non esistano ragionevoli speranze di cura.
Ricordiamo brevemente due casi in cui la legge consente l’eutanasia:
1) grave stato di sofferenza;
2) impossibilità di guarigione in malattia che provochi sofferenza
È evidente che la vecchiaia NON È una malattia e la 'non voglia' di spendere soldi nelle cure non è una giusta causa!
Ma poi che insegnamento date ai vostri figli? Che l’anziano, al primo problema, si getta in un ospizio? Che la misericordia è una perdita di tempo? Che i nonni prima muoiono e meglio è?
Qualche tempo fa mi telefonò un tizio dicendo: "Dottore, ho un cane con un tumore alla mammella, vorrei sapere quanto costa operarlo e quanto costa l’eutanasia, così scelgo”. Per decenza non vi scrivo cosa risposi.
Un'altra volta venne un tizio in ambulatorio il 31 luglio (data molto sospetta) dicendo: "Dottore, dovrei abbattere questo cane perché beve ed urina in continuazione, e mia moglie sta sempre ad asciugare e non ce la fa più", e io: "Guardi che potrebbe essere semplicemente un diabete, in 5 minuti potrei trovare una terapia per riportarlo alla normalità!". Lui: "Lo abbatte lei o devo portarlo da qualcun altro?"
Ecco il problema: c’è sempre qualcun altro che si mette qualche bel biglietto da 100 euro in tasca e lava la coscienza del cliente... 'Ma fa bene... Ma era vecchio... Tanto sarebbe morto lo stesso...'
La vita va rispettata, non si può essere così privi di etica. È proprio da noi veterinari che devono partire quegli input che aiutano le persone a rispettare gli animali; il rispetto della vita aiuta anche ad avere migliori rapporti fra noi umani. La velocità della parabola della vita dei nostri amici a quattro zampe è una meravigliosa metafora che ci aiuta a fare i conti anche col nostro fine vita; la vecchiaia e la sua accettazione è una stupenda palestra in cui si fortifica il rispetto.
La vita merita rispetto e il rispetto è l’ultima arma che c’è rimasta contro il cinismo.
Voglio guadagnare di meno ma continuare a parlare col piccolo idealista che è ancora dentro di me.
Dottor Vincenzo Minuto
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