Tumgik
#Miele di donna
theconstantnymph · 2 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Miele di donna, 1981
1K notes · View notes
Text
Miele di donna
The owner of the guesthouse
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
27 notes · View notes
gregor-samsung · 8 months
Text
" Intorno, botteghe chiuse, targhe stinte sui muri. Qualcuno spiava dalla fessura d’una persiana. Un uomo in bicicletta si avvicinò lentissimo, scese, poveramente con gesti dissanguati legò una catena tra i raggi della ruota prima di sparire in un portone. «Dunque: hai almeno un amico? O no. Insomma qualcuno. Un argomento. Sei nato sotto il cavolo? Dici mai niente di te» protestò all’improvviso. «Ma come fa a indovinare sempre» stupii. «Proprio nell’attimo in cui mi dicevo: parla.» Annuì ma senza compiacimenti. «Le mie virtù» riprese. «Per esempio, con me: sei amico? Sincero, sennò è inutile.» «Sì. Credo di sì. Perché?» «Perché e percome.» Si scosse nervosamente: «Che c’entrano tutti questi perché. Acqua fresca. Insomma: ti senti amico? Mi senti amico? O preferiresti star seduto con quegli altri. Là dietro a parlare di Boniperti Rivera. Di’ di’: sarebbe più che naturale». «Macché» risi intimidito. «Ti senti diverso da quelli là?» «Un po’. Non meglio. Solo diverso.» «Appunto. Football a parte, ti trovi bene col sottoscritto? Sì o no». «Ma sì. Davvero.» «Bah» ebbe una smorfia «crediamoci. Guarda che l’amicizia è un impegno serio.» Trangugiai il solito perché. Mi uscì un: «Sarebbe?» «Sarebbe che prima o dopo o forse anche mai si capisce potrei chiederti un grosso favore. Grosso ma possibile. Niente di impossibile» la voce era appena malinconica. «Benissimo signore.» «Benissimo signore» mi rifece il verso allentando finalmente la tensione del volto. «Ovvio che non pretendo giuramenti. Mi basta la tua parola. Giusto?» «Giusto.» «Devo dire che proprio muto non sei. Qualche sillaba ti viene fuori» rise. Mi confusi: «Eppure ho tanti discorsi da fare, in testa. Ma non mi escono». «Povera gioventù» sospirò ma distrattamente. E subito: «Andiamocene adesso. Hai notato? Un granello di ghiaccio nel whisky. Uno solo. Sempre così nei posti pitocchi. Torniamo al nostro bar di ieri sera». Era già in piedi, tutta la sua ossuta magrezza investita dal sole gettava in mezzo alla strada un filo d’ombra. "
Giovanni Arpino, Il buio e il miele, Baldini & Castoldi (collana Romanzi e Racconti, n° 5), 1993 [Edizione originale: 1969]; pp. 68-69.
6 notes · View notes
haiku--di--aliantis · 27 days
Text
Tumblr media
Intelligente, enigmatica. Autocritica fino all'eccesso. Fumantina. Impossibile da domare. Devi farti largo con pazienza e molto tatto tra gli aculei aguzzi della sua logica femminile. Ma riuscire a toccarle il cuore è il premio più bello. Lei è desiderosa di coccole, ma non lo ammetterebbe mai. Sa cos'è la vera sofferenza, sa cos'è l'amore ma conosce anche le ferite che può infliggere; perciò lo centellina. Non fa sconti a nessuno. E all'occorrenza, se serve sa essere molto crudele. Il miele dolce del suo sorriso te lo devi sudare. Le parole oscene appena sussurrate di complicità tra amanti le riserva solo per i momenti di assoluta intimità. Ma comunque gliele puoi tirar fuori solo con pinze di rovente passione. È dissacrante. Tagliente. Colta. Generosa. Piena di un insospettato pudore. È semplicemente meravigliosa. È la mia donna.
Aliantis
12 notes · View notes
principessa-6 · 4 months
Text
Tumblr media
Facendole cadere l’asciugamano, la strinse fra le braccia e la sospinse nella camera da letto. Per lui fu come la prima volta. La pelle della donna sapeva di sapone al latte e miele.
Lei sussultò quando ancora uniti poi rotolarono attraverso l’ampia distesa di morbide lenzuola, arrestandosi con lui che lo sovrastava. Ancora in movimento, con le mani e la bocca dell’uno che scivolavano contro quelle dell’altra.
Il piacere di lei fu improvviso e possente, accompagnato da gemiti sommessi. Lui la seguì pochi secondi più tardi, chiudendo gli occhi e aggrappandosi a lei come un uomo si aggrapperebbe all’ultimo appiglio capace di frenare la sua caduta...
᭄۫۫۫۫❤️𑜞᭄۫۫۫۫✿✿❤𑜞᭄۫۫۫۫✿✿❤𑜞᭄۫۫۫۫
10 notes · View notes
morganadiavalon · 1 year
Text
E Suzanne ti dà la mano
Ti accompagna lungo il fiume
Porta addosso stracci e piume
Presi in qualche dormitorio
Il sole scende come miele
Su di lei, donna del porto
E ti indica I colori
Tra la spazzatura e I fiori
Scopri eroi tra le alghe marce
E bambini nel mattino
Che si sporgono all'amore
E così faranno sempre
E Suzanne regge lo specchio
Tumblr media
66 notes · View notes
beevean · 7 months
Text
Still can't believe how much "rewriting in my native language then translating the rewriting" works, I hate it lmao.
Anyway. Have some Hectaly:
ENG, first draft:
It’s like the ebbs of the tides, in time with the waxing and waning of the moon.
Most of the days now, he lives a tranquil life, he watches Rosaly sew lace, he keeps company to the children, he even visits the village more often: word has spread among the townsfolk that he is quite apt at taking care of and training animals, and what once was reason for scorn, is now a sought quality, something that doesn’t fail to amuse Hector. He has always preferred the company of his non-human companions, but if they once used to be his safe haven out of need, now they are simply a soothing presence. [He quite enjoys being useful to others.]
ITA:
È come le onde della marea, in sincronia con la luna che cresce e cala.
La vita di Hector continua placida, e il sentiero è sempre più in discesa, a poco a poco meno scosceso. Ha imparato come aiutare Rosaly nelle sue infinite faccende: se lei insiste a prodigarsi per il prossimo, lui non la lascerà da sola. Quando i bambini del villaggio le portano miele e fragole per ringraziarla per il suo duro lavoro da parte dei genitori, Hector li cucina: i suoi lavori non saranno mai deliziosi come quelli di sua moglie, ma il suo sorriso da solo li rende più dolci. La presenza dei bambini, che un tempo adocchiava con diffidenza e imbarazzo e non senza una punta di rancore, è ora più che benvenuta, ora che “zio” Hector sa come intrattenerli. Non rivelerà mai a nessuno dove abbia imparato a disegnare mostri nel minimo dettaglio, e non importa più, non quando le sue bozze ora servono soltanto a incuriosire anime innocenti.
Il giardino è la sua parte preferita della casa, dove può dedicarsi a prendersi cura del giardino e degli animali, in pacifica solitudine. Hector ha sempre preferito la compagnia dei suoi amici non umani, ma se un tempo erano il suo rifugio sicuro dalla crudeltà dell’uomo, oggi altro non sono che una piacevole presenza.
Si sparge la voce nel villaggio che il marito di Rosaly è stranamente abile nel domare gli animali, anche i più temuti. Ha accettato da tempo di essere chiamato “pastore” dalla donna a mo’ di vezzeggiativo, ma mai si sarebbe aspettato che altri umani lo avrebbero accettato così come fosse. Alcuni paesani si azzardano ad avvicinarsi a lui, a chiedergli aiuto; Hector esita all’inizio, perché alcune delle sue cicatrici sono più vecchie della sua permanenza del castello, ma Rosaly lo incoraggia a fare del bene, e lui si fida di lei. C’è chi gli annuncia che è un segno che Dio lo favorisce, perché solo un’anima buona può avere tale affinità con il Suo creato. Hector deve mordersi la lingua per non scoppiare a ridere.
Riesce persino a scambiare due parole con il prete della chiesetta vicina. Si premura di ignorare il crocefisso che gli pende dal collo, perché non è degno di guardare Cristo in faccia, ma il vecchio è mite e cordiale e si offre di essere a disposizione, nel caso Hector decidesse di confessarsi. Lui rifiuta con un sorriso tirato, perché non ne ha bisogno – Dio sa già benissimo di quali crimini si è macchiato. Accetta, come compromesso, di aiutarli con il loro orto, e di insegnare ai bambini a leggere e a scrivere.
E, nei rari giorni pigri, Hector non si affanna a cercare un compito da svolgere, perché ora sa che non è quello lo scopo della sua vita e nessuno più gli darà ordini da eseguire a ogni costo. Invece, passa il tempo ad osservare Rosaly che ricama sulla sua sedia a dondolo, con calma e destrezza, intrecciando il pizzo senza un attimo di sosta. Non è molto differente, riflette, dal creare demoni: Rosaly ha un disegno ben preciso in mente, ognuno diverso dal precedente, e lo ricrea con le sue mani, gli dà forma e significato, infonde parte della sua vita nelle sue piccole opere d’arte.
È uno spettacolo semplice, ma Hector non se ne stanca mai e potrebbe ammirarlo per ore e ore, perché sua moglie risplende come il sole quando si dedica a portare gioia al prossimo.
E nei suoi giorni migliori, Hector è sicuro di aver imparato a fare lo stesso, e il conforto lo aiuta a camminare a testa alta.
ENG, translation:
It’s like the ebbs of the tides, in time with the waxing and waning of the moon.
Hector’s life continues placidly, and the path is less and less steep. He has learned how to help Rosaly in her endless chores: if she insists on doing her best for others, he won’t leave her alone. When the children from the village bring her honey and strawberries on their parents’ behalf, to thank her for her hard work, Hector has taken to baking them: his works will never be as delicious as his wife’s, but her smile alone makes them sweeter. The presence of the children, which he once eyed askance with distrust and awkwardness and not without a hint of resentment, is now more than welcome, now that “Uncle” Hector knows how to entertain them. He will never reveal to anyone where he had learned to draw monsters in great detail, and it doesn’t matter anymore, not when his sketches now only serve to intrigue innocent souls.
The garden is his favorite part of the house, where he can dedicate himself to taking care of the plants and the animals in peaceful solitude. Hector has always preferred the company of his non-human friends, but where once they used to be his safe haven from the cruelty of man, today they are nothing more than a soothing presence.
Word spreads through the village that Rosaly’s husband is strangely apt at taming animals, even the most feared ones. He has long accepted being called “shepherd” by the woman as a term of endearment, but he never would have imagined that other humans would accept him as he is. Some villagers dare to approach him, to ask him for help to drive beasts away or train their pets; Hector hesitates at first, because some of his scars are older than his time in the castle, but Rosaly encourages him to do some good, and if he can trust anyone, it’s her. There are those who, clutching their hands, declare that it is a sign that God favors him, because only a good soul can have such an affinity with His creation. Hector has to bite his tongue to keep from bursting out laughing.
He even manages to exchange a few words with the priest of the nearby church. He takes care to ignore the crucifix hanging from his neck, because he is not worthy of looking at Christ’s agonized expression, but the old man is gentle and friendly and offers to be available, in case Hector decides to confess. He refuses with a tight smile, because he doesn’t need it – God already knows all too well the sins that stain his soul. He agrees, as a compromise, to help them with their grounds, and to teach the children to read and write.
And, on the rare lazy days, Hector doesn’t bother looking for a task to carry out, because he now knows that that is not the purpose of his life and no one will give him orders to obey at any cost. Instead, he spends his time watching Rosaly as she sews in her rocking chair, calmly and deftly, weaving the lace without a moment’s rest. It’s not very different, he muses, from creating devils: Rosaly has a very specific design in mind, each and every one different from the previous one, and she recreates it with her own hands, gives it shape and meaning, infuses part of her life into her small works of art.
It is a simple sight, but Hector never tires of it and could admire it for hours and hours, because his wife shines like the sun when she dedicates herself to bringing joy to others.
And on his best days, Hector is sure he has learned to do the same, and the comfort helps him walk with his head held high.
10 notes · View notes
Text
Donna completa, mela carnale, luna calda,
denso aroma d'alghe, fango e luce pestati,
quale oscura chiarità s'apre tra le tue colonne?
Quale antica notte tocca l'uomo con i suoi sensi?
Ahi, amare è un viaggio con acqua e stelle,
con aria soffocata e brusche tempeste di farina:
amare è un combattimento di lampi
e due corpi da un solo miele sconfitti.
Bacio a bacio percorro il tuo piccolo infinito,
i tuoi margini, i tuoi fiumi, i tuoi villaggi minuscoli,
e il fuoco genitale trasformato in delizia
corre per i sottili cammini del sangue
fino a precipitarsi come un garofano notturno,
fino a essere e non essere che un lampo nell'ombra.
Pablo Neruda
2 notes · View notes
theconstantnymph · 2 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Miele di donna, 1981
557 notes · View notes
ragazza-whintigale · 24 days
Note
Could you make a part 2 of the cassis pedelien fic pls
𝔜𝔞𝔫𝔡𝔢𝔯𝔢 ℭ𝔞𝔰𝔰𝔦𝔰 𝔓𝔢𝔡𝔢𝔩𝔦𝔞𝔫 𝔵 𝔯𝔢𝔞𝔡𝔢𝔯
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ The Way To Protect The Female Lead’s Older Brother
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento Yandere, relazione tossica, Abuso di Potere, Matrimonio Combinato, dinamiche di potere contorte, Sorella maggiore invadente, tocco non consensuale.
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 4021
⟢𝙿𝚛𝚎𝚌𝚎𝚍𝚎𝚗𝚝𝚎 / 𝚂𝚞𝚌𝚌𝚎𝚜𝚜𝚒𝚟𝚘 ⟣
Tumblr media
Erano quasi terminati i due maledetti anni promessi da Cassis, e (Nome) non ha semplicemente potuto ignorarlo come aveva pianificato. Lui te lo ha ricordato sempre, ogni giorno, affinché la sua fidanzata vivesse nella consapevolezza che non poteva scappare da lui in primo luogo.
La spiacevole sensazione di prurito in fondo all’anima era qualcosa che ancora non era riuscita a levare. Il non avere un vero controllo su se stessa la stava lentamente portando ad una specie di leggera e ironica pazzia. Ma questo non sembra infastidire Cassis o semplicemente lei non lo aveva mai notato. Gli occhi stanchi e quasi sempre socchiusi anche durante le conversazioni più interessanti. La bocca era asciutta per qualsiasi discorso e pregna di quell'espressione di disgusto per il mondo e per lui. Sentiva le mani fredde e ossute, ma non aveva freddo e soprattutto era difficile avere le sue stesse ossa esposte come pensava di sentirle al tatto. Forse è per questo che ha iniziato a strofinarle tra di loro in continuazione, quasi in uno scatto nervoso. Il rumore della porcellana pregiata risvegliò (Nome) improvvisamente e nuovamente si é ritrovata ad incontrare gli occhi soleggiati di Cassis. Era possibile stesse parlando, con lei e di qualcosa di importante - almeno a parer suo - e a cui Lady (Nome) aveva smesso di prestare attenzione nell’istante in cui aveva capito che non era qualcosa che meritava la sua reale attenzione. Non sapeva essere sintetico e sbrigativo. Ogni suo discorso conteneva ben poco di cose davvero importanti, la maggior parte era qualcosa relativo alla sua scarsa disattenzione. (Nome) lo riteneva marginale.
❝ Non pretendo realmente una risposta: Mi stavi ascoltando, (nome)? ❞ Se Cassis non pretendeva una risposta perché la domanda suona così autoritaria nell’istante in cui l’aveva pronunciata? Ma poi la nobile si é ricordata che in questi 2 anni l’aveva sempre illusa di avere una libertà effettiva o un vero potere decisionale in quello che lui aveva già deciso. Niente era qualcosa su cui sarebbe semplicemente passato sopra, soprattutto se lei avesse mai cercato di fare di testa sua. ❝ Mi stavo solo godendo questo thé. Non dovrei, Mio signore? ❞ Le due ultime parole le uscirono a fatica e ha quasi temuto di soffocare in esse, ma non lo ha fatto.
(Nome) nascose le mani sotto il tavolo di nuovo, con una certa discrezione. Ha fatto passare le punte dei polpastrelli di una mano sull’altra. Un movimento leggero e delicato, niente di doloroso o fastidioso.
Lei, in realtà, odiava quel thé e non era davvero qualcosa che meritasse le sue attenzioni, come volevi di certo illuderlo. Il bergamotto e la menta con il miele, erano solo le fragranze che più frequentemente indossava Cassis, e semplicemente le è sembrato che volevano farle il lavaggio del cervello. (Nome) aveva letto diverse storie di uomini che usavano certe fragranze ricorrenti per far invaghire una qualsiasi donna con il tempo. Questo doveva essere associato a sensazioni e gestiti piacevoli naturalmente.
Non era così diverso dagli Agriche che tanto disprezza.
E lei detesta il bergamotto.
Cassis non sembrava convinto della sua risposta. Lady (Nome) non sapeva se era collegato a quei micro segnali di repulsione o al fatto che ogni volta che accennava ad un argomento fastidioso lei nascondeva le mani come se fosse colpevole di qualche crimine.
In ogni caso non aveva nascosto il fastidio sotto una delle solite maschere, non c’era nessuno da cui doveva nascondersi. ❝ Sei costantemente distratta ultimamente, dovresti concentrarti sui preparativi. Manca solo un mese al matrimonio.❞ Non era del tutto colpa sua se era distratta. In primo luogo (Nome) non voleva nemmeno il matrimonio, non era pronta e tanto meno lo sarebbe mai stata con lui. Ma sapeva che non avrebbe avuto molto effetto se lo avesse puntualizzato ancora. Niente sarebbe cambiato e il matrimonio non sarebbe stato annullato. Era solo una grande perdita di voce e forze. ❝ Sono solo nervosa tutto qui. ❞ Certo non nel senso in cui voleva lui ma lo era. Avere una vita legata al proprio aguzzino non poteva non renderla nervosa e allo stesso tempo il mat rimonio era qualcosa che avrebbe dovuto emozionare… ma non lo ha fatto. Lei non provava niente.
Non stava più sfiorando le sue mani, percependo vene e capillari superficiali, ma stava sfregando intensamente la pelle creando un intenso rossore, niente di doloroso solo fastidioso.
Cassis si era alzato dalla sua sedia in metallo verniciato di bianco con cuscini di velluto azzurro soffici e lisci. La sedia aveva emesso un suono fastidioso mentre strisciava a terra, e semplicemente (Nome) si é costretta a stringere gli occhi per non soccombere al suono. Il Pedelian, da dove era seduto, di fronte a lei, si é spostato dietro di lei. Le sue mani troppo grandi e ruvide si posarono sulle sue spalle scoperte e vulnerabili. Ogni tocco e vibrazione sulla sua pelle le faceva tremare intensamente sul posto.
Ora ha iniziato a pizzicare e a creare calore, lo sfregare è diventato più insistente e (Nome) ha aumentato la forza.
❝ Nessuna bugia avrà più qualche effetto ora, mia signora. Dovresti iniziare a convivere con l’idea che tra poco saremo marito e moglie.❞ Si è morsa la guancia, e al ricordo di come che l’avrebbe messa sul suo stesso piano. Non lo voleva, voleva che la trattasse ingiustamente per avere qualcosa per cui incolparlo.
La pelle dei polpastrelli è stata sostituita dalle unghie. Graffi e sangue si mescolano e bruciano intensamente. Ha lasciato un bacio sulla tempia e ha fermato le mani. Non c’era tutto quel sangue che sentiva e nemmeno tutti quei graffi bruciare. ❝ Sarà meglio disinfettare queste ferite… chiamerò qualcuno che lo faccia.❞
Dopo di che se ne è andato attraverso la porta che collega il giardino alla tenuta Pedelian, ordinò ad una delle tante serve di tenerle compagnia, per tutto il tempo che sarebbe rimasta lì fuori e di prendersi cura della sua disattenzione.
Era sotto intenso che non poteva rimanere lì per sempre e nemmeno per troppo tempo. Avrebbe sicuramente pensato che stesse tramando qualcosa, anche se non poteva davvero farlo. Non ora, né dopo.
(Nome) si è chiesta come avrebbe potuto convivere con questo, con lui e con questo matrimonio. Lui glielo aveva ordinato quindi tecnicamente avrebbe dovuto farlo e basta. Arresa, Lady (Nome) si ritiró nelle tue stanze, tra qualche ora avrebbe dovuto incontrare il fioraio per scegliere le ultime composizioni e sarebbe stato seccante se fosse stata rimproverata per il ritardo da Cassis.
Tumblr media
Qualcuno ha bussato insistentemente alla sua porta e semplicemente chi era dall’altra parte non si era preoccupato di aspettare che (Nome) rispondesse. La figura appena entrata, si fermò sulla soglia guardando la scena che, per qualche motivo le era familiare.
La serva si fermò dall’intrecciare i capelli. Era mattina presto e certamente Lady (Nome) doveva essere presentabile come minimo prima di poter ricevere qualcuno. L’altra opzione era un aspetto impeccabile, come aveva preteso Cassis, ma a volte c’erano occasioni troppo importanti per poter aspettare che lei fosse perfetta.
Nell’istante in cui era stata fissata la data del suo matrimonio, è diventata di colpo una dame delle più importanti del continente eppure sua sorella, Reina, poteva molto spesso dimenticarlo. Non che (Nome) l’avesse vista molto durante questi 2 anni, quindi non ha avuto molte occasioni per usarlo contro di lei. Ma era sicura lo avrebbe odiato.
Reina non era cambiata molto e conservava ancora la sua autorità di sorella maggiore. La bella nobile si è domandata brevemente se anche Cassis lo faceva con Sylvia, e semplicemente ha provato pietà per la sua futura cognata.
❝ Sorella..? ❞ Il silenzio di quell’istante, per un attimo le ha parlato più di come avrebbe fatto normalmente. Con uno sguardo da parte di sua sorella e un gesto della futura Pedelian, la serva è stata congedata. Come minimo avrebbe riferito la cosa a Cassis, ma di colpo era passata in secondo piano, come se (Nome) fosse diventata di colpo intoccabile con la bionda presente. Reina si avvicinò alla sorella minore e sciolse semplicemente il lavoro della serva, per procedere a modo suo, come sempre.
Sembrava disgustata dall’operato della donna. ❝ Pensavo che la famiglia Pedelian non avrebbero badato a spese per la cameriera personale della loro futura signora. ❞ Non sembrava delusa, lo era e basta, come se la (colore) fosse davvero superiore a chiunque fosse presente in quella residenza. Come se non fosse una novella futura sposa, ma la diretta matriarca della famiglia. Per il momento non era niente di questo, anche se un giorno lo sarebbe stata, ma per ora valeva meno di zero.
❝ È solo provvisoria…❞ (Nome) ha sottinteso che avrebbe scelto qualcuno di molto più appagante e rispettoso di quella donna. ❝ Sarà…❞
Mentre parlavate non aveva mai smesso di acconciarle i capelli. Il ricordo della sua infanzia, invase la mente di Lady (Nome), mentre Reina faceva lo stesso quando erano più piccole. Quando Reina non era sposata e non aveva quelle pesti dei suoi 3 figli e la più giovane non stava ancora complottando per affondare il suo futuro marito.
L’intreccio era preciso e pulito, e decisamente più stretto di quello della serva. Poteva quasi fermare il flusso sanguigno se davvero fosse stato possibile. Questo era quello che si doveva pretendere da una cameriera che avrebbe preso questo ruolo. Ma (Nome) poteva immaginare che non potesse esistere una persona più affidabile di questa donna, per stare al suo fianco.
❝ Come procede la tua relazione con Cassis? ❞ L’affermazione era uscita dal nulla. Non aveva usato titoli o onorificenze vicino al nome dell’uomo che era a tutti gli effetti l’erede di casa Pedelian. Reina era sempre stata una donna irrispettosamente elegante.
Tutto quello che poteva dire era così semplice ed essenziale quando era con Reina. Ma lei era seria! o forse la stava prendendo in giro? Sperava la seconda ma era chiaro fosse la prima. ❝ Procede… almeno credo. ❞ Si sono fissate per minuti interminabili negli occhi e semplicemente aveva capito cosa intendeva con la sua vaga risposta. Aveva iniziato ad inserire nel raccolto un complesso di nastri dai colori azzurro e blu, dando un qualche tocco di colore, imprimendo saldamente la consapevolezza del suo ruolo e poi del proprio nei confronti di (Nome) .
❝ Invece tu che cosa ci fai qui? ❞ Non capitava molto spesso che le due sorelle avessero tempo di qualità da passare solo loro due. C’era sempre la presenza di Cassis o suo cognato o ancora i suoi nipoti. Nessuna chiacchierata tra sole donne adulte e anche allora vi erano orecchie indiscrete a cui non era saggio far ascoltare. Cameriere, lady Pedelian o ancora Sylvia.
❝ Ma come? non posso prendermi una pausa dai miei doveri di Moglie e Madre per aiutare la mia adorata sorella minore con il proprio matrimonio. ❞ Mancava un mese al matrimonio… ma era plausibile. Spesso Reina rammenta come (Nome) fosse la sua preferita.
Le due più grandi in casa e un'età molto più vicina rispetto alle due gemelle. Ma la (colore) sperava ci fosse di più per questo suo intervento.
❝ Avete già piani per il futuro? ❞ (Nome) capii all’istante e molto bene cosa intendeva con questo, era molto velato ma era il loro modo di parlare. Quel modo di parlare segreto per intendere cose che gli altri non avrebbero dovuto capire. Piccoli cenni del capo, guardare in un certo punto ad un certo punto, gesti con le mani del tutto nella norma ma che in un preciso ordine avevano tutt’altro significato.
Questo aveva fatto Reina - decisamente la più intelligente della famiglia- che aveva capito che qualcosa non era come dovrebbe essere.
Aveva ritenuto ad un certo punto necessario che lei è la sorella avessero un modo diverso per comunicare.
Ma questa volta non ha avuto bisogno di alcun segnale. Solo di una semplice frase.
Lo avete già fatto? O ancora meglio: Ha già fatto qualcosa?
Reina non aveva staccato il suo sguardo da (Nome) anche quando quest’ultima lo aveva rivolto altrove rispetto al riflesso glorioso della sorella. ❝ Non esattamente. ❞ La bionda odiava le risposte vaghe. Questa era una di quelle. ❝ Dovresti essere più specifica. ❞ Strinse un pó troppo il nastro e le due ciocche sigillando l’acconciatura appena completata. Reina la voltó di scatto. Ora erano una di fronte all’altra. ❝ (Nome), cara sorella, se fosse per me non saresti in questa situazione… ❞ La sua mano accarezzò affettuosamente il viso della sorella più piccola. ❝ … se ti ha fatto qualcosa, qualsiasi cosa, faró tutto per fargliela pagare. Q-U-A-L-S-I-A-S-I.❞
I suoi occhi castani erano fuoco ardente che divampava. Cosa poteva fare? ❝ So cosa pensi… lo ti si legge negli occhi… ❞ Se possibile il fuoco divenne ancora più divampante nei suoi occhi, (Nome) temeva sul serio l’avesse bruciata viva.
❝ Esistono molti modi per far soffrire una persona… ❞
Tumblr media
(Nome) si mosse tra le coperte risvegliandosi da uno di quei sonni profondi e intensi. Ne aveva sentito il bisogno in questi anni, era da tempo che non dormiva come si deve. In parte dovuto ai preparativi e in parte per l’insistenza di Cassis, i suoi pensieri erano diventati un peso che aveva colpito anche il suo sonno. Avere qui sua sorella è sicuramente la cosa migliore che le sarebbe potuta capitare- batte di poco la scenata di (Nome) e Cassis per la scelta del profumo che (Nome) avrebbe usato per il matrimonio-.
Ogni qual volta che lui avrebbe cercato di cambiare qualcosa che Lady (Nome) aveva scelto, Reina interveniva in una discussione diplomatica e insistente su chi poteva avere la meglio - ovviamente lei-. E’ rinfrescante e rassicurante, tanto quanto la sensazione della silenziosa rabbia di Cassis.
Ogni tradizione è stata rispettata e ogni obiezione e cambiamento richiesto da Cassis era stato eliminato. E’ sbalorditivo, voleva davvero imparare anche lei qualsiasi nome avesse questa arte nel discutere che Reina padroneggiare.
Un gemito di contentezza è uscito dalle labbra sottili senza pensarci e senza consapevolezza della sua presenza. ❝ Pensi che possa durare in eterno?❞ (Nome) ha aperto gli occhi in un sussulto e ha visto Cassis nel suo stato rilassato, se non fosse per l’irritazione che gli addobbava il viso.
Non ha dato segno di paura o sorpresa nel vederlo nella sua stanza. Ha già messo in chiaro dal primo momento che tutto ciò è suo è di Cassis e tutto quello che è di Cassis è anche suo. Oltre ad aver sottolineando più volte che avrebbero comunque finito per condividere un letto tra meno di 2 settimane - 1 anno e 10 mesi la prima volta -.
Questo gli è sembrata una scusa sufficiente per svegliarsi alle prime luci dell’alba, raggiungere la stanza della sua fidanzata e sedersi sul suo letto per osservarla e avvolte toccarla. (Nome) non credeva fosse una buona scusa e di conseguenza aveva cercato di allontanarlo… le prime volte. Presto ha capito l'inutilità del gesto e lo ha lasciato fare. Le sarebbe bastato urlare e qualcuno avrebbe rimproverato il comportamento del ragazzo nei confronti della sua novella sposa, se mai avesse osato andare oltre.
❝ Non riesco a capire cosa intendi con questo. ❞ Lei si è tirata a sedere e poi si è allontanata il più possibile mentre lui si metteva più comodo sopra le coperte. Un sospiro esasperato lascia Cassis e (Nome) poteva quasi sentirsi orgogliosa del turbamento che provava anche se non era niente in confronto a quello che aveva provato in quel periodo. ❝ Ti prego (nome), non fingere di non capire. Non ti si addice.❞ è vero. Ha finto di non capire, ma era sempre meglio fingere di non sapere. Lui sembrava non aver mai imparato questa lezione e sperava che prima poi la vedesse dalla sua prospettiva ma il suo sguardo sembrava dire il contrario.
In ogni caso finge di non sapere le riusciva meglio di qualsiasi altra cosa e di conseguenza lei stessa pensava le si addicesse come cosa.
❝ È solo colpa tua… non hai niente di cui incolparmi. ❞ (Nome) si accasciò in modo rilassato tra i cuscini. La sua facciata era caduta, e decise di non sostenere più quella bugia, per il momento. ❝ In quale modo sarebbe colpa mia?❞ Il suo viso era corrugato in una espressione mista tra l’irritazione e la sorpresa per il cambiato repentino di (Nome). La sua voce però era ancora dura e gelida come sempre. ❝ Io non ho mai voluto questo matrimonio, non lo voglio ora come allora.❞ Non poteva mentire su una cosa del genere. Lo dimostrava a quanto era arrivata. Cederlo ai loro nemici pur di fuggire da questo, e successivamente avrebbe sop portato qualsiasi punizione le avessero affidato dopo il suo ritorno. Solo non era disposta a continuare con questa punizione. Persino le celle fredde dei Pedelian potevano essere più invitanti di questo matrimonio.
❝ Avevi detto che avresti sopportato qualsiasi punizione, ora ti rimangi la parola. Eppure sposarmi non mi sembra una poi così grande punizione.❞ Era facile per lui parlare. Lui aveva deciso di portare avanti il buon nome della sua famiglia, (Nome) invece aveva optato per vivere con tranquillità senza grandi pretese. Lui l’aveva trascinato in questa cosa, in fondo tra tutti aveva scelto lei. Chissà così ci ha visto allora?
❝ Speravo sinceramente in una punizione più magnanima.❞ Lui rise sotto i baffi. ❝ La prigione ti sembra una punizione magnanima? ❞ In realtà no, ma era più allettante di stare con lui per tutta la vita.
❝ Il matrimonio è una prigione. Solo senza sbarre.❞ Parole di sua sorella. Le stesse che disse una settimana dopo il suo matrimonio, quando avevano litigato per qualcosa che (Nome) aveva classificato irrilevante, ma che nel loro contesto sembrava esagerato.
❝ Hai un modo contorto di vedere di vedere le relazione amorese. ❞ Non era di certo una relazione quella, tanto meno amorosa. Lo ha fulminato con lo sguardo mentre lui fissava le sue mani giocherellare con l’orlo della tua adorabile camicia da notte in seta. Era più a suo agio quando (Nome) non cercava di squarciarsi le mani e non gli gridava quanto fosse sbagliato. ❝ I discorsi servono a questo… rivelare quello che è stato nascosto.❞ Altra frase di sua sorella solo questa era dedicata a lei.
Quando Reina di notte entrava di colpo in camera dopo aver scoperto come (Nome) era fuggita sfacciatamente di nascosto senza dirglielo e la costringeva a raccontarle tutto. Terminava sempre in questo modo il discorso per poi complimentarsi per essere riuscita a ingannare tutti -tranne lei ovviamente-.
❝ Sai essere molto più loquace a quest’ora, mia signora. ❞ Cassis era ad un palmo dal suo naso quando ha parlato, e (Nome) -persa nei suoi pensieri- se ne era accorta troppo tardi. Le sue mani l’avevano avvicinata a lui con estrema facilità lasciandola quasi sorpresa di quanto potesse essere forte.
Se mai avesse pensato di fuggire, avrebbe dovuto giocare d'astuzia e non sulla mera forza fisica. Ad Cassis sarebbe bastato poco per alzarla di peso e riportarla indietro da lui e dalla sua famiglia.
In un gesto istintivo (Nome) ha inarcato la schiena, per evitare la sua mano. Solo non aveva calcolato abbastanza adeguatamente la distanza da prevedere l’incontrarsi dei loro petti.
I loro occhi non avevano molta distanza tra loro, tanto che avrebbe sentito anche il più leggero dei suoi respiri.
❝ Sarò anche loquace ma tu sei invadente. ❞ (Nome) ha puntualizzato stanca di qualsiasi cosa potesse fare Cassis. Non si era trattenuta più -non che avesse realmente intenzione di farlo in ogni caso - ma ora si sentiva solo maggiormente autorizzata. Le sue labbra erano sul suo collo lasciando baci a farfalla, mentre le sue mani viaggiavano leggere sui suoi fianchi e sulla sua schiena.
Si é sentita Delusa e in gabbia, nonostante parte di questa situazione fosse proprio sua.
Per quanto (Nome) potesse riconoscere che quello che aveva fatto e la presenza di Reina lo rendessero frustrato e allontanato, la sua ragazza non lo trovava comunque giustificabile.
Il mix di inadeguatezza a qualsiasi ruolo lui potrebbe ma volere per lei, il formicolare sotto la pelle e alla pelle d’oca; Formano sonata di disgusto che penetra la pelle bel curata e profumata. Lo spinse via, o almeno era quello che voleva fare. L’unico risultato ottenuto era una distanza di a malapena 20 cm dei loro volti, e fermando di conseguenza le mani di Cassis. Una al centro della schiena e l’altra sul suo fianco destro. ❝ C’è qualcosa che non va? ❞ Sussurrò a bassa voce, affinché solo lei potesse udirlo. Il tono era leggero e amorevole, quasi come non ci fosse stata una discussione poco prima. Come se entrambi lo voleste davvero. Come se lei volesse infrangere la tradizione della prima notte di nozze proprio con lui.
Ma non era così.
Il disgusto é ancora più accentuato. ❝ Tutto questo. È tutto questo che non va! ❞ Si sentiva annegare in se stessa mentre lui alza un sopracciglio. Non sembrava capire cosa ci fosse di male. Glielo leggeva negli occhi caldi e chiari. Lui voleva arrivare fino in fondo quella notte.
Cosi che nessuno potesse difenderla da lui. È questo che ha pensato lei, e per questo voleva impedirlo.
❝ Questo non è il momento… hai atteso due anni… perché adesso..❞ Ad (Nome) mancava il fiato per quello che poteva sembrare la millesima volta da quando l’evava toccato. Il petto, le braccia, il corpo e la coscienza sono pesanti, come se ad un certo punto qualcuno le avesse fatto franare una montagna addosso e l’avesse lasciata in balia di qualsiasi morte l’avrebbe attesa. É rimasta lì in un soffocante silenzio solo che solo lei stava soffocando.
Lady (Nome) non sapeva se fosse i suoi occhi ancora fissi su di lei, o la pesantezza delle sue disperate é sprezanti parole o il semplice peso delle aspettative. ❝ Avevi promesso che avresti aspettato-❞
Rise basso e amaro mentre la guarda - no, anzi stava guardando qualcos’altro -. ❝ Sappiamo che non si tratta di questo… smetti di fingere che te ne importi. ❞ Cassis si é permesso di trascinarla a se. La Distese sul letto con la schiena contro il materasso, le sue gambe avvolte intorno alla vita di Cassis, le sue mani erano al lato del suo volto ed convolto e spaventato… e lei semplicemente rimase immobile aspettando qualsiasi cosa, qualcuno che venga a fermarlo.
(Nome) era sempre pregna di quell’espressione sconvolta quando era sola con lui in quella camera. Ogni volta parlava di quella maledettissima prima volta come se davvero fosse il punto focale. Come se fosse il vero centro del discorso.
In realtà, agli occhi di Cassis lei avrebbe trovato una scusa anche quella notte pur di non essere tocca in qualsiasi modo. Non aveva semplicemente senso continuare a prolungare le loro torture. Lui avrebbe potuto solo soddisfare il suo bisogno di possederla e lei semplicemente avrebbe smesso di negare.
Pateticamente non lo ha respinto, non per la consapevolezza della loro differenza di forza, ma dalla pura e semplice paura.
Se avesse voluto andare avanti, (Nome) avrebbe semplice pianto e supplicato affinché -prima o poi- questo potesse finire. ❝ Non si è mai trattato solo aspettare e lo sai. ❞ Certo che (Nome) lo sapeva. Per quanto fosse consapevole di questo era inutile, provava ancora un immenso terrore.
Prima o poi sarebbe dovuto accadere, e rimandare era solo l’unica cosa su cui Cassis ti ha fornito una scelta.
Si abbassò e ora il suo volto era dannatamente vicino alla sua pelle. Bació a stampo ogni punto di pelle scoperta a sua disposizione in quella dannata posizione. Le spalle, il collo, il viso, la mandibola, le clavicole e la valle dei seni. Quest’ultimo gli impone di spostare il tessuto della delicata camicia da notte. Avrebbe potuto andare avanti così, togliere l’abbigliamento da notte della sua signora e continuare, non lo avrebbe fermato ed era sicura non lo avrebbe fermato neanche ora.
Tuttavia non è andato oltre si era fermato lì, dove l’ultimo bacio era stato posato e si alzò di colpo.
❝ Spero sia bastato come avvertimento… Il tempo è un lusso che ti ho concesso io e nessun altro. ❞
Tumblr media
6 notes · View notes
angela-miccioli · 1 year
Text
Tumblr media
Ti porto molte cose.
I quattro elementi dei greci: la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria.
Un solo nome di donna.
L'amicizia della luna.
I chiari colori dell'atlante.
L'oblio, che purifica.
La memoria che sceglie e che riscrive.
L'abitudine che ci aiuta a sentirci immortali.
Il quadrante e le lancette che dividono l'inafferrabile tempo.
La fragranza del sandalo.
I dubbi che chiamiamo, non senza vanità, metafisica.
Il manico del bastone che la tua mano attende.
Il sapore dell'uva e del miele.
(Jorge Luis Borges)
16 notes · View notes
intotheclash · 11 months
Text
La coppia era seduta ad un tavolo in disparte, nello spazio esterno di quel minuscolo ristorante. La cornice era da mozzare il fiato. Antichi palazzi signorili incastonavano quella piazzetta di Trastevere, facendola risplendere senza arroganza, come un diamante grezzo non ancora tagliato. A prima vista, i due, avrebbero potuto essere scambiati per una coppia felice in luna di miele, o, quanto meno, per due furtivi amanti in vena di sfidare la gabbia dell'anonimato. Ma un attento osservatore avrebbe sicuramente colto il procedere incerto di chi veleggia su una rotta sconosciuta. Mangiavano poco o niente, parlavano molto. In verità era soprattutto lui a parlare. Troppo e con troppa enfasi. Come un attore consumato che, dopo aver ripetuto la parte un'infinità di volte e limato ogni sbavatura, va in scena la sera della prima convinto di ammaliare e catturare il suo pubblico. Si sentiva in forma, bello ed irresistibile. E bello ed in forma lo era pure, ma di una bellezza stereotipata, da rotocalco rosa. Indossava un impeccabile vestito firmato, grigio scuro, abbronzatura perfetta, denti sfavillanti; proprio non vedeva alcun motivo che potesse impedirgli di fare colpo.
Il problema era che le donne, una parte delle donne, almeno quella, lo vedeva benissimo. Fin troppo evidente. Lo sapeva ancor prima di accettare l'invito a pranzo. Lo sapeva, ma aveva tentato lo stesso. Voltando deliberatamente le spalle all'evidenza. Aveva paura della solitudine e aveva accettato.
Durante il pasto non aveva quasi aperto bocca, tranne che per poche frasi di cortesia e per assaggiare quel cibo, tanto ricercato quanto insipido. Non per mancanza di sale, ma di passione. Era bello, questo sapeva vederlo, ma quella bellezza che arrivava agli occhi era poi incapace di raggiungere la bocca dello stomaco. Niente da fare, la linea doveva essere interrotta. Come se non bastasse, aveva assunto l'atteggiamento del professionista della conquista, era evidente che si sentisse tale. Lei posò la forchetta sul piatto, sbuffò contrariata, si coprì gli occhi con una mano e chiese:“Di che colore sono i miei occhi?”
L'uomo fu colto alla sprovvista. Colpito ed affondato. Non era in grado di rispondere, così cercò, in maniera maldestra, di prendere tempo.
“Come dici Andrea?” Andrea era la donna.
“Ti ho chiesto: di che colore sono i miei occhi? Non è troppo difficile. Puoi farcela anche tu! Non si vince nulla, è tanto per giocare.”
“Che razza di domanda è? Dove vorresti arrivare? Non capisco!” Aveva capito bene invece. Non era stupido. Non fino a quel punto, almeno.
“Lascia perdere, non importa. Chissà cosa succede se ti sforzi troppo. Ti faccio la domanda di riserva: quanti giorni sono che ci frequentiamo?”
L'uomo era in difficoltà. Sentiva il sudore iniziare ad imperlargli la fronte. E non era per il caldo. La situazione stava sfuggendogli di mano. E non riusciva neanche a trovare il tasto reset.
“Quattordici!” Quasi urlò. Cazzo, questa era facile!
“Bravo Umberto! Una l'hai presa! Quattordici giorni e non hai trovato un secondo di tempo per guardarmi negli occhi?”
“Non è vero! Nel modo più assoluto! I tuoi occhi sono bellissimi!” Rispose, ma con uno slancio eccessivo e un tono a metà strada tra l'offeso ed il piagnucoloso che la donna trovò infantile e disgustoso.
“Scommetto tutto quello che ho, anche se non è molto, che se ti chiedessi come sono le mie tette, che taglia porto di reggiseno e di che colore è, non esiteresti un istante a rispondere. Ti giocheresti pure il jolly. O sbaglio?”
Certo che non sbagliava! Aveva delle tette meravigliose. Che sfidavano sfrontatamente la legge di gravità. Sulla taglia del reggiseno, nutriva qualche perplessità. Se la giocavano alla pari la terza e la quarta. Non ne era sicuro. Il colore era facile, visto che ne sporgeva un pezzetto. Turchese. Probabilmente coordinato con le mutandine, che, ormai ne era sicuro, non avrebbe mai visto.
“Il tuo silenzio conferma che ho ragione. Eppure ancora avresti potuto salvare la faccia. Sarebbe bastato ammetterlo. Dirmi: è vero, non ho fatto altro che ammirare le tue tette! Non ci sarebbe stato niente di male. Anche se tu ti sei lasciato prendere un po’ troppo la mano. D'altra parte a me non dispiace mostrarle. E fino a quando riusciranno a tenersi su da sole, continuerò a farlo. Anche in questo non c'è nulla di male. Solo una sana dose di civetteria. Ma, a rischio di sembrare banale, ti informo che c'è dell'altro.”
“Eccome se c'è dell'altro!” Pensò l'uomo. E l'espressione trasognata e vagamente ebete lo tradì di nuovo.
Difatti non sfuggì alla donna. Evidentemente, oltre ad essere decisamente bella, doveva avere un cervello niente male. Non roba che si possa trovare ad ogni angolo di strada.
“Ascolta, Umberto,” Era giunto il momento della disillusione, “Facciamola finita. Ho paura che, da adesso in avanti, tutto ciò che potresti dire, non farebbe che aggravare ulteriormente la situazione. Peccato, avrebbe potuto essere diverso. Ma non tra noi due. Questa è la mia parte, stammi bene e addio.” Concluse sorridendo e lasciando trenta euro sul tavolo. Prese la sua borsetta, fece un mezzo giro sui tacchi e sparì per sempre dalla vista dell'uomo, accompagnata dallo sguardo di tutti i presenti. O, almeno, di quelli appartenenti al genere maschile.
9 notes · View notes
Text
Looking back 30 years ago at the 50th Golden Globes, the winning film was 'Scent of a Woman, the best tango ever, danced by Al Pacino and Gabrielle Anwar.
Scent of a Woman - 1992 Dir: Martin Brest. The film is a remake of Dino Risi's 1974 Italian film Profumo di donna, adapted by Bo Goldman from the novel Il buio e il miele (Italian: Darkness and Honey) by Giovanni Arpino.
The film was released on December 23, 1992. It received a positive response from critics and was a box-office success. Al Pacino won the Academy Award for Best Actor for his performance in a dramatic film as an irascible retired army officer adjusting to life without sight. Chris O'Donnell was nominated for Best Performance by an Actor in a Supporting Role in a Motion Picture.
The film also was nominated for Best Director, Best Picture and Best Screenplay Based on Material Previously Produced or Published.
The film won three Golden Globe Awards, for Best Screenplay, Best Actor, and Best Motion Picture – Drama.
Tumblr media
#ScentofaWoman #AlPacino #GabrielleAnwar #bestactor #50thGoldenGlobes #winner #film #tango #dance #drama #ChrisO'Donnell #actor #SupportingRole #AcademyAward
5 notes · View notes
iocaotic · 5 months
Text
Tumblr media
LEI
Lei era così,
a volte acida
altre miele.
Lei era l'essenza,
quella che profuma di amore.
La forza,
di chi sa rinascere
dalla cenere
dal nulla, dal male.
La potevi guardare
un milione di volte
e forse di più
e ogni volta
un sorriso diverso.
Femmina, donna,
o semplice forza della natura.
Coraggio,
quello di chi
non ha più paura
di chi non teme l'amore.
Lei era così,
forse troppo per te
per questo mondo.
Lei da sola
era già l'universo
il tuo immaginario disperso.
Lei era per sé,
lo voleva lo sapeva
si faceva bastare,
Ma nella sua testa
dentro al suo cuore
cercava
chi la poteva abbracciare...
Igor Ferrarese.
#Caotic.
3 notes · View notes
io-e-la-mia-mente · 5 months
Text
Tumblr media
Cosa penso del mio Padrone ?
Credo fermamente che il mio Padrone sia un vampiro , anomalo , ma sì, un vampiro con i fiocchi .. Perchè dico questo? sicuramente non per il fatto che ami guardare i film di Dracula ma perchè si nutre di emozioni per vivere bene .. Una volta , ogni preda era buona per godere , oggi , l'esperienza lo ha cambiato , è più maturo e questo gli fa onore visti i milioni di uomini con la sindrome di Peter Pan .. Per Lui nutro profonda ammirazione , credo sia una persona che ha sempre dato tutto , con il cuore in mano , e che in risposta, spesso e volentieri , abbia ricevuto delle belle batoste , ma , nonostante tutto lo ha mantenuto " buono " ( il suo cuore ) .. I Suoi occhi , un paio di volte li ho visti incupirsi , e spessissimo sorridere , il Suo sguardo è dolce , quando ride gli occhi diventano piccoli piccoli ma la loro luce si vede sempre , ci sono poi quelle rughettine d'espressione che danzano al ritmo del suo ridere e che lo rendono così bello da togliere il fiato.. cosa penso del mio Padrone ? penso che sia un Uomo risoluto, di larghe vedute, con esperienze di vita da raccontare e insegnare , è capace di mordere la vita gustandola fino in fondo ma, senza ferire chi gli gravita intorno , perchè rispetta l'individuo .. è gentile , con sani principi morali , sa farmi volare con poco e rendermi felice con il suo solo esserci .. non è però tutto rose e miele , sa farsi valere , è bello cazzutello quando serve e , ligio al dovere .. Come tutti noi ha i suoi alti e bassi e dal canto suo cerca di non farmi pesare i suoi momenti out .. Del mio Padrone posso solo pensare bene , posso solo dire che è la persona più sincera che abbia mai conosciuto, posso dire che volergli BENE è qualcosa di naturalmente bello , posso dire che essergli accanto è un onore .. dove trovare un Uomo e un Padrone che sa tenerti sempre sul palmo della Sua mano anche quando la terra sotto i suoi piedi trema ? dove trovare un Uomo e un Padrone che vuol vivervi a tutto tondo ? dove trovare un Uomo e un Padrone che non ha paura di mettere in mostra ciò che sente e prova per la Sua schiava e Donna ? non so voi ma io l'ho trovato , saprò custodire la fiducia che ha riposto in me , saprò prendermi cura di questo dono prezioso .. sempre ..
Tua schiavetta
4 notes · View notes
theconstantnymph · 2 months
Text
Tumblr media Tumblr media
Miele di donna, 1981
362 notes · View notes