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#Gian Piero Vivalda
travellingnews · 2 years
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ITA Airways: A year of firsts
ITA Airways: A year of firsts
A year of great achievements: 9 million passengers carried and excellent performance in terms of Punctuality and Regularity  A new ad aired from tomorrow: like our passengers, ITA Airways’ first year has flown by really fast Our new chef Gian Piero Vivalda and the new Made in Italy food offering New IFE programming: 80 new releases, including 6 new blockbuster films, 18 new Italian masterpieces…
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tastatast · 7 years
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Antica Corona Reale “Da Renzo”
Quin lloc tant especial!
Quin restaurant tant senyorial!
Un restaurant que vol expressar la bellesa, l’elegància i la decadència italiana mitjançant el servei ben entès de la vella escola. Estovalles de fil, coberteria de plata, aroma de tartufo bianco a l’ambient, cambrers a dojo i sommeliers educats.
La cuina, preparada per en Gian Piero Vivalda i el seu equip, es mostra al gust de la clientela amb un toc de classicisme acadèmic. Imprescindibles quan és temporada: el Uovo in Cocotte al tartufo bianco d’Alba i la Finanziera da Renzo in doppia cottura.
La carta de vins és un altre dels seus punts forts i no només pel vi de la regió. Magnífica en selecció i en preus.
Un lloc per regalar-se, al menys, una vegada a la vida.
Tornar a veure les fotos de l’Antica Corona Reale
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freedomtripitaly · 4 years
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Un panettone speciale, realizzato per il giorno di Natale dallo chef Gian Piero Vivalda, dell’Antica Corona Reale di Cervere, con 2 stelle Michelin. Una ricetta esclusiva con ingredienti selezionati, tra cui il burro di filiera certificata piemontese e la vaniglia in bacche del Madagascar, accompagnata da un calice di moscato rosé Batasiolo. E’ una delle [...]→ https://ift.tt/2Rz3Liq Neos: tra le iniziative per Natale c'è anche un panettone d'autore a bordo Un panettone speciale, realizzato per il giorno di Natale dallo chef Gian Piero Vivalda, dell’Antica Corona Reale di Cervere, con 2 stelle Michelin. Una ricetta esclusiva con ingredienti selezionati, tra cui il burro di filiera certificata piemontese e la vaniglia in bacche del Madagascar, accompagnata da un calice di moscato rosé Batasiolo. E’ una delle [...]→ Un panettone speciale, realizzato per il giorno di Natale dallo chef Gian Piero Vivalda, dell’Antica Corona Reale di Cervere,
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I conquistatori dell’Inutile
Se calcolassimo sempre i pro e i contro, le possibilità di riuscita e le eventuali conseguenze, i guadagni e le perdite di ogni nostra decisione quotidiana, probabilmente ci accorgeremmo che l’alpinismo è, se va bene, una grande perdita di tempo e di energie, oppure, se va male, un notevole rischio per noi stessi. Forse potremmo anche arrivare a considerarlo “inutile”. Una preparazione fisica e mentale unita ad una necessaria spesa in termini di attrezzatura ed equipaggiamento per cosa? Per salire sul punto più alto di una cima rocciosa creatasi milioni di anni prima dallo scontro e dal conseguente sollevamento di placche tettoniche? Se poi ci aggiungi che per “conquistarti” quella vetta anche solo per pochi minuti hai arrampicato una parete verticale per ore, o ancora peggio giorni, allora la domanda sorge ancora più spontanea: perché?
Ovviamente non siamo dei calcolatori così freddi e distaccati dalla realtà. Un bel paesaggio, una cima mozzafiato, un’impresa coraggiosa sono tutte cose che non si possono descrivere solo con i numeri. Si può calcolare l’altezza dell’Everest, ma non certo l’emozione di trovarcisi sopra dopo mesi di pianificazione e allenamento. È ricercando questa emozione che gli alpinisti e gli arrampicatori si sono spinti più in alto, a partire da quello che si potrebbe definire il padre dell’arrampicata moderna: Paul Preuss.
Austriaco, nato il 19 agosto 1886, fu colpito da giovane dalla poliomielite, una malattia che lo costrinse sulla sedia a rotelle(come molti personaggi storici che ne furono affetti tra cui il più noto è certamente il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt). La sua forza di volontà non solo lo portò a camminare di nuovo, ma lo accompagnò per tutta la sua breve (morirà il 3 ottobre 1913 a soli 27 anni cadendo dalla Nord del Mandlkogel), ma fondamentale carriera di scalatore. Arrampicava da solo, unendo uno specifico allenamento atletico ad un approccio radicale e romantico. Sue sono le sei regole per lo scalatore:
-Non basta essere all'altezza delle difficoltà che si affrontano, bisogna essere superiori a esse.
-La misura delle difficoltà che un alpinista può con sicurezza superare in discesa senza l’uso della corda e con animo tranquillo, deve rappresentare il limite massimo delle difficoltà che può affrontare in salita.
-L'impiego di mezzi artificiali trova giustificazione solo in caso di pericolo incombente.
-Il chiodo da roccia deve essere un rimedio di emergenza, e non il fondamento del proprio sistema di arrampicata.
-La corda può essere una facilitazione, ma non il mezzo indispensabile per effettuare una scalata.
-Tra i massimi principi vi è quello della sicurezza. Non però la sicurezza che risolve forzosamente con mezzi artificiali le incertezze di stile, bensì la sicurezza fondamentale che ciascun alpinista deve conquistarsi con una corretta valutazione delle proprie capacità.
Ne traspare un estremo purismo criticato da molti, tra questi Tita Piaz (colui che inventò la discesa in corda doppia) e ammirato da pochi, in un particolare momento storico segnato dall’invenzione del chiodo da roccia. Proprio su quest’ultimo s’intavolò un dibattito che vide come protagonista uno dei più famosi alpinisti di tutti i tempi: Reinhold Messner.
Mentre in America venivano conquistate le grandi pareti di Yosemite, come El Capitan e la Half Dome, e gli arrampicatori si spingevano verso gradi sempre più difficili (tipo il 7C+), in Europa si rimaneva ancorati al limite del sesto grado e delle direttissime ottenute con l’utilizzo sistematico di chiodi a pressione. In questo contesto Messner scrisse il polemico articolo “L’assassinio dell’impossibile”(ottobre 1968), in cui si scagliava contro l’utilizzo indiscriminato delle direttissime chiodate dichiarando: “L’impossibile in montagna è stato eliminato, ucciso dalle direttissime […] Un tempo, la storia dell’alpinismo si scriveva sulle muraglie di roccia con la penna simbolica dell’ardimento; oggi, si scrive con i chiodi. Mutano i tempi, e con essi le concezioni e i valori. L’assicurazione strumentale ha preso il posto della sicurezza interiore, la bravura di una cordata si valuta in base al numero dei bivacchi, mentre il coraggio di chi arrampica ancora in “libera” viene squalificato come manifestazione di incoscienza.
[…]                                                                                                  
L’impossibile è sgominato, il drago è morto avvelenato e l’eroe Sigfrido è disoccupato. Ognuno si lavora la parete piegandola con il ferro alle proprie possibilità. […]Io mi preoccupo per il drago ucciso: dobbiamo fare qualcosa prima che l’impossibile venga del tutto sotterrato. Noi ci siamo cacciati a furia di chiodi sulle pareti più selvagge: la prossima generazione dovrà sapersi liberare da tutta questa zavorra.”
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L’eco di questo articolo fu enorme, amplificato ancora di più dal successivo libro di Messner “Settimo Grado” del 1973, in cui sosteneva che bisognasse superare la barriera del Sesto Grado verso nuovi limiti. Seguendo la sua filosofia Reinhard Karl e Helmut Kiene aprirono, nel 1977, il primo Settimo Grado lungo la Pumprisse, una nuova via sul Fleischbank. In Italia si sviluppò in questi anni una nuova scuola di arrampicata, detta Nuovo Mattino. Il suo entroterra culturale era composto, oltre che dalle critiche di Messner, dalla scuola americana e dalla stagione del Sessantotto, incarnata nell’arrampicata dalla figura di Gian Piero Motti. Questi scalatori rifiutavano di ridurre la montagna solo ad una scalata di vette e decisero, così, di spostarsi dalle grandi cime alle valli rocciose sottostanti, come la Val di Mello o la Valle dell’Orco; si mossero alla ricerca di questa “Pace con l’Alpe”, riprendendo le idee di Preuss e utilizzando al minimo ogni protezione artificiale. In questo contesto nasce una generazione di forti arrampicatori, come Maurizio Zanolla, detto Manolo, e Ivan Guerini.
Dagli anni Ottanta in poi ci si è mossi verso una visione sempre più sportiva dell’arrampicata, con veri e propri atleti in grado di aprire vie sempre più difficili tecnicamente e fisicamente. Tra questi spicca Wolfgang Güllich, che ha infranto vari record: ha scalato il primo 8a nel 1982, il primo 8b nel 1984 e si è superato nel 1990 chiodando il primo 9a. Per fare ciò ha impiegato una nuova tecnica di allenamento a secco su pannello inclinato detto, appunto, Pangüllich, ancora oggi ampiamente impiegata.
Parallelamente, sempre più persone, anche semplici amatori, si sono avvicinati all’arrampicata. Per far fronte a ciò si è cominciato in quegli anni, soprattutto in Francia, ad attrezzare monotiri in falesia chiodandoli dall’alto, riducendo il rischio della disciplina. Nel nuovo millennio si sono sviluppate nuove vie dell’arrampicata, dal Deep Water Solo (arrampicata in libera su pareti a strapiombo sull’acqua), al Boulder (arrampicata su massi) fino al Trad climbing (arrampicata su monotiri su protezioni rimovibili, diffusa in Inghilterra). L’ultima generazione di arrampicatori ha continuato a spingersi sempre più in là, con Adam Ondra che è stato capace di spingersi prima al 9b+ nel 2012 poi fino al 9c, liberato a Flatanger in Norvegia il 3 settembre 2017.
Tutti questi sono i “conquistatori dell’inutile”, ricercatori di un’emozione che è la meta di un viaggio alla ricerca di un limite che si sfiora sempre, ma che proprio per questo continua a farci scalare.
L’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare.                 Eduardo Hughes Galeano
Vittorio Trenti
Questo articolo è stato pubblicato sul Cimone, il notiziario del CAI di Modena. Per scaricarlo Cliccate Qui
Bibliografia: E. Camanni, Nuovi Mattini. Il singolare Sessantotto degli alpinisti, Vivalda Editore, 1998 G. Strata, Alpinismo: itinerario di una pratica culturale, Lulu.com 2015 R. Messner, L’Assassinio dell’Impossibile in Rivista Mensile CAI, ottobre 1968 Planet Mountain, http://www.planetmountain.com/it/notizie/interviste/adam-ondra-libera-il-primo-9c-al-mondo-a-flatanger-in-norvegia.html
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tastatast · 7 years
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Antica Corona Reale “Da Renzo”
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Un restaurant que vol expressar la bellesa, l’elegància i la decadència italiana mitjançant el servei ben entès de la vella escola. Estovalles de fil, coberteria de plata, aroma de tartufo bianco a l’ambient, cambrers a dojo i sommeliers educats.
La cuina, preparada per en Gian Piero Vivalda i el seu equip, es mostra al gust de la clientela amb un toc de classicisme acadèmic. Imprescindibles quan és temporada: el Uovo in Cocotte al tartufo bianco d’Alba i la Finanziera da Renzo in doppia cottura.
La carta de vins és un altre dels seus punts forts i no només pel vi de la regió. Magnífica en selecció i en preus.
Un lloc per regalar-se, al menys, una vegada a la vida.
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