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#Giò Ponti
fashionbooksmilano · 5 months
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Design is a state of mind
Martino Gamper
a cura di Martino Gamper, Rebecca Lewin, Jochen Volz e Melissa Larner. Design: Åbäke e Alex Rich
Serpentine Galleries / Koenig Books, London 2014, italiano/inglese, 96 pagine, ISBN 978-3863355418
euro 60,00
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Design is a state of mind: l’esposizione mette in luce la storia degli oggetti di design e del loro impatto sulla nostra vita con un’ampia selezione di sistemi di scaffalatura dal 1930 ai giorni nostri. Muovendosi in un raggio che comprende classici del design storico, pezzi unici, lavori di design industriale e funzionale contemporanei, o comunque commissionati recentemente, saranno esposti i progetti di Gaetano Pesce, Ettore Sottsass, Ercol, Giò Ponti e IKEA. Ogni elemento espositivo verrà utilizzato per organizzare ed esporre collezioni di oggetti dagli archivi personali di amici e colleghi di Gamper, oltre ad un’ampia biblioteca di pubblicazioni sui mobili contemporanei da tutto il mondo. Per l’occasione verranno inoltre realizzate nuove scaffalature di Michael Marriott e dello stesso Martino Gamper, co-prodotte dalla Serpentine Gallery, Museion e dalla Pinacoteca Agnelli.
“Non esiste un design perfetto e non c’è un ultra design. Gli oggetti ci parlano in maniera personale. Alcuni dovrebbero essere più funzionali di altri e l’impatto emozionale che hanno su di noi rimane molto individuale. La mostra mette in evidenza un modo molto personale di collezionare e raccogliere oggetti, con pezzi che raccontano una storia.” Martino Gamper
Mostra Serpentine Galleries London (05/03- 21/04/2014) e la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli Torino (24/10/14 – 01/03/2015).
14/12/23
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reverendomark · 3 months
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recherchestetique · 1 year
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art at Palazzo Liviano - Padua - Italy
architect Giò Ponti
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Interior designed by Nanda Vigo for Giò Ponti’s Casa Lo Scarabeo Sotto la Foglia, 1965-68 (via Pinterest)
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interniemateriali · 2 months
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La poliedricità di Gio Ponti
E adesso diamo uno sguardo a Giò Ponti, un illustre architetto e designer italiano che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia. Nato il 18 novembre 1891 e scomparso il 16 settembre 1979, giace nel Monumentale di Milano, con un illustre nome nel Famedio, a testimonianza del suo contributo alla città.
Se vi trovate nel cimitero, noterete il Monumento funebre commissionatogli dalla famiglia Borlacchi.
Cominciando dai suoi esordi, si è laureato al Politecnico nel 1921, in un'epoca in cui l'istituto aveva un nome diverso. Successivamente, ha insegnato lì dal '36 al '61, durante i quali ha progettato il "Trifoglio" per la Facoltà di Ingegneria.
Dopo la laurea, ha aperto uno studio con gli architetti Emilio Lancia e Mino Fiocchi, e in seguito ha collaborato con gli ingegneri Soncini e Fornaroli. La sua prima creazione di spicco è stata la Casa Randaccio (1924–26), in cui non solo ha curato il design ma ha anche vissuto. Questa residenza è ora un punto di interesse, così come lo specchio Randaccio, sempre opera sua. Seguono la villa Bouilhet di Garches (1927) e Casa Borletti (1927).
All'estero, ha lasciato il segno con opere come l'Istituto italiano di cultura di Stoccolma, il Centro italo-brasiliano a San Paolo e l'Auditorium all'ottavo piano del Time and Life Building di New York. Tra le altre opere internazionali, si annoverano il Pakistan House Hotel a Islamabad, i grandi magazzini Shui-Hing di Hong Kong e il Museo d'arte di Denver.
In Italia, ha lasciato il suo marchio indelebile con gli uffici Philips a Roma e la co-cattedrale Grande Madre di Taranto, quest'ultima è stata la sua ultima grande creazione nel Bel Paese nel 1970.
Ma la vera gemma? Il Grattacielo Pirelli (1956–60), che per anni è stato il palazzo più alto d'Europa. Nonostante abbia subito un incidente con un velivolo in primavera del 2002, non si trattò di un attentato. Questo edificio rappresenta il suo capolavoro italiano, ma ha contribuito anche ad altre opere iconiche a Milano, come la sede Rai, la Torre Branca e Casa Rasini.
Giò Ponti non è stato solo un architetto e designer, ma anche uno scrittore prolifico. Ha contribuito a riviste come Italia d'oggi, Stile e Domus, di cui è stato editore, direttore e fondatore. Tra i suoi libri più celebri ci sono "La casa italiana", "Amate l'architettura" e "Nuvole sono immagini".
Nel 2018, il Musée des arts décoratifs di Parigi gli ha dedicato una mostra che ripercorreva la sua carriera, mentre nel 2020 al MAXXI di Roma è stata allestita una grande retrospettiva su di lui.
Presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma, è conservato un fondo su Giò Ponti, ricco di schizzi, disegni e modellini, accessibile a chiunque desideri approfondire la sua opera.
Passando al design, dal 1952 al '76 ha collaborato con lo studio Ponti-Fornaroli-Rosselli, dedicandosi all'interior design e alla produzione in serie di oggetti. Ha lavorato con diverse aziende, tra cui Cassina, Richard Ginori, Christofle, Fontana, De Angeli-Frua, Vittorio Ferrari, Krupp Italiana, Boselli, Casa e Giardino, Kardex e Olivari.
Parlando di quest'ultima, ha creato la Maniglia E42 per l'Expo di Roma (1942), la Maniglia Lama per il Grattacielo Pirelli e la Maniglia Cono per la Villa Planchart.
Questo è solo un assaggio della grandezza di Giò Ponti, senza approfondire tutte le sue opere e collaborazioni.
L'importanza della cura dell'arredamento si manifesta anche nel lavaggio e nel restauro dei tappeti, azioni fondamentali per mantenere un ambiente sempre impeccabile e accogliente.
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wildesignblog · 3 months
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Archistar e lampade
Spesso, i grandi architetti si distinguono non solo per la progettazione di edifici monumentali ma anche per la creazione di oggetti di arredamento destinati all'uso quotidiano.
Data la vastità di scelte disponibili, abbiamo selezionato sei architetti di fama, concentrandoci sulle loro lampade, oggetti che possiamo definire con sicurezza come icone del design. Tutti gli architetti che esamineremo in questo articolo hanno legami significativi con Milano.
Queste lampade spaziano da modelli da terra a quelli da tavolo o da parete, includendo persino lampadari. Inizieremo esaminando il contributo di Vico Magistretti, architetto e designer, noto non solo per gli edifici iconici, come la chiesa di Santa Maria Nascente a QT8, ma anche per oggetti d'uso quotidiano come le eleganti maniglie Club e Sibilla per Olivari.
Passando alle lampade famose, la prima che esploreremo è "Eclisse" (1966-1967) di Vico Magistretti per Artemide. Questa lampada, nata dall'osservazione delle nuove tendenze che vedevano il letto utilizzato per varie attività, offre una luce regolabile per adattarsi alle diverse esigenze dell'utente. La sua concezione creativa e funzionale le ha valso il prestigioso Compasso d'oro.
Giò Ponti, noto per progetti architettonici come il Grattacielo Pirelli, ha anche lasciato il segno nel design con le lampade Pirellina e Pirellone (entrambe del 1967), ispirate all'ex sede della Regione Lombardia.
I fratelli Castiglioni, Achille e Pier Giacomo, hanno progettato, tra gli altri edifici, la chiesa di San Gabriele Arcangelo a Milano. La loro lampada "Snoopy" (1967) è un omaggio al cagnolino dei fumetti di Schulz e offre un tocco divertente e versatile con la sua capacità di regolare l'intensità della luce.
Gae Aulenti, architetta e designer, ha regalato al mondo la lampada "Pipistrello" (1965), ispirata allo stile liberty e caratterizzata da forme sinuose. La sua visione enfatizza l'armonia tra la luce e l'ambiente circostante.
Infine, Zaha Hadid, archistar visionaria, oltre a realizzare opere architettoniche iconiche come la torre di City Life a Milano, ha trasferito la sua maestosità nel design di lampade per l'azienda Slamp. Queste opere, definite architetture e sculture, evidenziano la sua interpretazione unica del lampadario a sospensione.
In conclusione, osservando le creazioni di queste archistar nel contesto del design di lampade (che sono anche dei complementi d'arredo) emerge un connubio affascinante tra funzionalità quotidiana e genialità artistica. Questi artisti hanno dimostrato che anche gli oggetti più prosaici possono diventare straordinari attraverso il loro.
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archinterni · 5 months
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Tre tendenze per il mondo delle maniglie: innovazioni tecniche e stilistiche
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Dimensioni ridotte delle componenti, nuove finiture, attenzione al design e tecnologie smart sono le tendenze principali del settore maniglie.
Un settore articolato, perché composto da un alto numero di aziende attive e distribuite in diverse fasce di mercato, dal punto di vista di range di prezzo, di stile delle proposte, di collocazione geografica. Nonostante il fitto numero di realtà industriali e di specificità individuali, è comunque possibile riconoscere tre tendenze principali che oggi definiscono il settore: si tratta della ricerca nel ridurre le dimensioni di ogni componente della maniglia, l'innovazione nella proposta di finiture sempre più efficienti dal punto di vista tecnico e varie dal punto di vista estetico e, rimanendo nell'ambito stilistico, la costante concentrazione verso la ricerca di progetti di design di alta qualità, sviluppati grazie a collaborazioni eccellenti con designer e architetti. Ne dà conferma Carlo Olivari, terza generazione dell'omonima azienda di Borgomanero: "il settore maniglie è composto da un vasto numero di aziende, ognuna delle quali si muove secondo sue specifiche esigenze, di mercato e di prodotto. Negli ultimi anni da parte di Olivari è stata data particolare attenzione al tema estetico della riduzione dimensionale delle componenti tecniche: la rosetta per la porta, la placchetta per la finestra. Questa riduzione dimensionale non ha però pregiudicato le prestazioni: si è riusciti comunque a mantenere la durata di 1.000.000 di cicli, rispetto ai 200.000 richiesti dalla normativa più esigente".
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Una tendenza in linea con quanto sta accadendo anche nel settore delle porte, chiaramente vicino a quello delle maniglie, considerando che la tipologia più richiesta e più studiata riguarda le porte con struttura filomuro. Minimalismo innanzitutto, dunque, per fare in modo che porta e maniglia si integrino con l'interior design generale, senza invadere gli spazi né dal punto di vista dimensionale né stilistico. Un altro ambito di attenzione, studio e ricerca riguarda le finiture, sempre più resistenti, dal punto di vista meccanico, e varie, dal punto di vista delle proposte cromatiche e delle texture: lucide, matt o tattili. Fra le ultime proposte, ad esempio, il nichel lucido, il rame o il bronzo satinato realizzati attraverso una finitura galvanica e la successiva superfinitura ottenuta con la tecnologia PVD (phisical vapor deposition), di Olivari, e, spaziando verso altre realtà, anche quelle studiate per ridurre l'impatto ambientale, usando materiali green e filiere produttive certificate, per contenere i consumi energetici e di materia prima. La maniglia Lama, disegnata da Giò Ponti per Olivari
Terza tendenza, in atto ormai da tempo e costante negli anni, è l'attenzione verso il design: ogni maniglia ha una storia a sé. "Quasi sempre", racconta Carlo Olivari, "il progetto per una nuova maniglia nasce dall'incontro e dalla collaborazione con un architetto o con un designer. E si sviluppa secondo dinamiche sempre variabili. A volte c'è un'architettura specifica e significativa da realizzare, che l'architetto vuole caratterizzare con una maniglia "speciale". E per avere un esempio concreto basta pensare al modello Lama, studiato per il grattacielo Pirelli, di Gio Ponti. Un esempio più recente è il modello Chevron, elaborato per un nuovo edificio posizionato lungo la High Line di New York e sviluppato dagli architetti dello studio di Zaha Hadid. A volte invece c'è un'intuizione del designer, che esprime un'esigenza estetica o un nuovo concetto tecnico. In questo ambito un esempio è stato il modello Total, di Rodolfo Dordoni, che ha ridotto le componenti della maniglia dalle tradizionali tre a solo due, essenziali e icastiche".Il modello Chevron di Olivari, sviluppato dagli architetti dello studio di Zaha Hadid
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Ultima, ma non per importanza, l'attenzione verso l'applicazione delle tecnologie smart anche nell'ambito delle maniglie. Motori della ricerca, la volontà di garantire un livello crescente di sicurezza e di permettere il controllo da remoto di ogni elemento che compone l'involucro edile. Se l'applicazione delle soluzioni IoT è già evoluta è pressoché sistematica per quanto riguarda le porte blindate e di sicurezza, nel settore delle maniglie per interni la diffusione di software e APP di controllo non è ancora metodica e costante, ma diverse realtà aziendali stanno cominciando a collaborare con partner specializzati in questo ambito. La presentazione sul mercato di una nuova maniglia, quindi, è frutto di un percorso progettuale complesso e multitematico, studiato in ogni dettaglio per fare in modo che l'elemento sia adattabile a ogni progetto e pronto all'uso; da qui, le varie declinazioni per ogni modello, di colori e finiture, e la possibilità di scegliere fra diverse dimensioni. Il lavoro che sta alle spalle di ogni modello fa in modo che, nella maggior parte dei casi, non sia necessaria l’assistenza post vendita e che i tempi fra ordine e consegna siano molto rapidi.
Good Design Award
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Il Good Design Award, assegnato dal Chicago Athenaeum Museum of Architecture and Design e promosso dall'European Centre for Architecture Art Design and Urban Studies viene conferito ai prodotti più innovativi dell'anno, distinti per funzionalità, ricerca del concept, materiale utilizzato, sostenibilità ed estetica. Nell'ultima edizione, a dicembre 2017, è stata premiata anche Mandelli 1953, per la maniglia Zeit disegnata da Marco Piva e per il progetto Juno, la maniglia in cemento di Alessandro Dubini. Nuovi effetti tattili e visivi per entrambi i modelli; nello specifico Zeit (tempo, in tedesco) rappresenta i 12 mesi dell’anno, 12 i settori nel quadrante dell’orologio e 12 le sfaccettature create simmetricamente sul corpo. I progetti premiati saranno esposti in modo permanente presso il Chicago Athenaeum.
Cosa vuol dire PVD? PVD, acronimo di Physical Vapor Deposition (deposizione fisica da vapore) è un metodo usato per deporre film sottili sottovuoto e il suo uso risale a diversi secoli fa, ad esempio per la realizzazione degli specchi, ottenuti depositando un film di alluminio su una lastra di vetro. Nel tempo la tecnologia si è trasformata ed è enormemente evoluta, fino ad arrivare alla distinzione di diverse tecniche per ottenere il PVD e allargando il suo uso a diversi ambiti, dall’elettronica fino alle finiture per elementi legati all'edilizia, come gli infissi. I sistemi di evaporazione sono i seguenti: • evaporazione termica; • cannone elettronico; • spluttering; • evaporazione ad arco; • pulsed laser deposition.
Ciascuna tecnica si sceglie e si applica in funzione del materiale su cui lavorare (chiamato substrato), variando fra ottone, zama, alluminio, acciaio, titanio, plastica, vetro/cristallo, ceramica e fibra di carbonio e del materiale da usare come rivestimento superficiale: • zirconio (Zr), • titanio (Ti), • cromo (Cr), • titanio-alluminio (TiAl), • alluminio-titanio (AlTi), • alluminio-cromo (AlCr) in miscela con gas tecnici come azoto (N), • ossigeno (O2), • acetilene (C2H2), • metano (CH4).
Le combinazioni vengono studiate con l'obiettivo di raggiungere la durezza e la resistenza più utili al prodotto e non precludono dall'ottenere diversi colori, garantendo atossicità e contenimento dell’impatto ambientale.
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edwin--artifex · 5 months
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MUSEUM AUDIOGUIDES (narration & voice acting) (2019/20) various posters ->
della materia spirituale dell'arte / on the spiritual matter of art MAXXI_17-10-2019 - 08-03-2020
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“Storie di strada”, Letizia Battaglia at Palazzo Reale, Milan. 05-12-2019 until 19-01-2020
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George La Tour. L'Europa della Luce. Palazzo Reale, Milano. 07 febbraio - 07 giugno 2020
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Giò Ponti. Amare l'Architettura. MAXXI, Roma 27/11 2019 - 13/4 2020
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La Collezione Thannhauser. Da Van Gogh a Picasso. Palazzo Reale, Milano 17.10.2019 al 08.03.2020
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Pompei e Santorini. L'Eternità in un Giorno. Scuderia del Quirinale, Roma. 11/10 2019 - 06/01 2020
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WHAT A WONDERFUL WORLD_The Long History of Ornament in Art and Nature_Palazzo Magnani, Reggio Emilia (16/11 2019 - 08/03 2020)
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adrianomaini · 7 months
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L'architetto Giancarlo De Carlo e la casa vacanze ATM di Bordighera
L'architetto Giancarlo De Carlo e la casa vacanze ATM di Bordighera https://ift.tt/r4mBcnD Bordighera (IM): Casa vacanze ATM. Fonte: Fondazione ATM Bordighera (IM): un interno della Casa vacanze ATM. Fonte: Fondazione ATM Sulle colline di Bordighera in Via Bel Soggiorno si trova la casa per ferie della Azienda Trasporti Milanesi (ATM), un gioiello architettonico a basso impatto ambientale progettato dal noto architetto Giancarlo De Carlo. Questa particolare struttura alberghiera è riservata esclusivamente ai dipendenti dell’azienda e alle loro rispettive famiglie, ed è amministrata dalla Fondazione ATM. L’edificio venne inaugurato nel 1966, a seguito dell’acquisto dei terreni che circondano la residenza, e rappresenta oggetto di studio per numerosi laureandi e storici dell’architettura. Sara Alessandri, Bordighera, la casa per ferie ATM: gioiello dell’architetto Giancarlo De Carlo, Riviera Time Television, 23 ottobre 2018   Federico Bilò, Taccuino n. 32, 2012. Bordighera, casa di vacanze per gli impiegati ATM, 1961-66 in Aa.Vv, Attualità dell'opera di Giancarlo De Carlo, Sala Editori, Pescara, 2020 La produzione architettonica post-bellica presenta una prima fase, corrispondente all’ottimismo e al fervore culturale degli anni Cinquanta, caratterizzata da alcune importanti realizzazioni sia ad opera di architetti esterni (Daneri e Giò Ponti, per citare i casi più eclatanti), sia locali (Mario Alborno) e una seconda fase, negli anni Sessanta e Settanta, purtroppo identificata dalla massiccia ed impersonale edificazione di condomini e case monofamiliari: “la febbre del cemento s’era impadronita della Riviera: là vedevi il palazzo già abitato, con le cassette dei gerani tutte uguali ai balconi, qua il caseggiato appena finito, coi vetri segnati da serpenti di biacca, che attendeva le famigliole lombarde smaniose di bagni; più in là ancora un castello di impalcature” (I. Calvino, La speculazione edilizia, Milano, 1963, pp.4-5). Rappresentano delle felici eccezioni la Casa di vacanza per i dipendenti Atm a Bordighera di Giancarlo De Carlo e il Villaggio del Poggio a Cervo di Leonardo Mosso. Francesca Buccafurri e Lucio Massardo, Per un panorama dell’architettura moderna e contemporanea in provincia di Imperia in (a cura di) Giovanna Franco e Stefano Francesco Musso, Architetture in Liguria dopo il 1945, De Ferrari, 2016, volume esito del progetto di ricerca “Censimento e schedatura di complessi di architettura moderna e contemporanea in Liguria” ideato e realizzato dall’allora Direzione regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici, oggi Segretariato regionale del MiBACT per la Liguria, da Regione Liguria e dal Dipartimento di Scienze per l’Architettura-DSA dell’Università degli Studi di Genova, nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro “Beni e Attività culturali III integrativo - Intervento BF-10 Progettazioni per lo sviluppo di programmi di valenza strategica in materia di cultura” Giancarlo De Carlo, Casa per Vacanze a Bordighera, 1961. Pianta del piano principale di accesso. Fonte: Marco Leccese - Stefano Tucci, Op. cit. infra Giancarlo De Carlo, Casa per vacanze a Bordighera, 1961. Vista da strada del complesso. Fonte: Marco Leccese - Stefano Tucci, Op. cit. infra Giancarlo De Carlo, Casa per vacanze a Bordighera, 1961 Nel 1960 la Commissione Amministratrice dell’ATM (Azienda Trasporti Milanesi) decise di stanziare dei soldi per l’acquisto di un terreno e per la costruzione sullo stesso di un nuovo centro climatico a Bordighera, in provincia di Imperia (Liguria). Questo nuovo Centro avrebbe dovuto contenere 200 persone in 120 stanze, per garantire ai dipendenti dell’azienda un convalescenziario e ai pensionati un centro climatico dotato di alcune attrezzature di assistenza sanitaria. Si trattò probabilmente di un concorso ad inviti ristretti, al quale partecipò anche De Carlo, con Alberto Mioni, risultando vincitore
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fashionbooksmilano · 4 months
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Design is a state of mind
Martino Gamper
Serpentine Galleries & Koenig Books, London 2014, 96 pages, 48 colour illustrations, 24x16,5cm, ISBN 978-3863355418
euro 60,00
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In the exhibition design is a state of mind, Gamper presented a landscape of shelving systems, telling the story of design objects and their impact on our lives. The pieces of furniture, arranged around the outer walls of the Serpentine North Gallery, dated from the 1930s to the present day and ranged from historic design classics and one-off pieces, to industrial, utilitarian, contemporary and newly commissioned work. Renowned designers such as Ettore Sottsass, Charlotte Perriand and Giò Ponti were placed in close proximity to IKEA and Dexion industrial shelves that together represented an eclectic history of the way that we display, archive and organise our most precious possessions. The function of each piece was underlined by the collections of objects arranged on them, which were chosen by Gamper from the personal archives of his friends and colleagues. From the beauty of the mundane to the wonder of the relic, these collections gave an insight into the inspirations and obsessions of designers.
28/12/23
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La Scala del Sapere, affrescata nel 1941 da Giò Ponti, con la collaborazione di Giovanni Dandolo e Fulvio Pendini. Gli affreschi rappresentano il nascere dell'umanità e del sapere e lo sviluppo delle scienze attraverso cui sale lo studente sotto la guida del maestro. I colori vivaci degli affreschi e dei marmi degli scalini sono stati scelti per vivacizzare uno spazio quasi privo di illuminazione naturale.
Ai piedi dello scalone troviamo la statua di Palinuro, ultima opera realizzata dal grande maestro Arturo Martini prima di morire tra il 1946 e il 1947 all’età di 58 anni.
Foto di Erica Tamiazzo 👍
Padova in foto 🇮🇹
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amberfaber40 · 1 year
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See the Incredible Interiors of Mid-Century Design Polymath Gio Ponti
See the Incredible Interiors of Mid-Century Design Polymath Gio Ponti
Giovanni Ponti (1891–1979), better known by his nickname Gio, was arguably the most important figure in 20th-century Italian architecture and design. He is best known for his imposing buildings (his Pirelli Tower looms over Milan); his sometimes practical, sometimes impractical furniture (including, in the former category, the lightweight Superleggera chair, produced by Cassina since 1957; […]
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Explore the Genius of Italian Architect Gio Ponti
The pioneer of modern design is the focus of an upcoming retrospective in Paris
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At Home With Roberto Baciocchi (Published 2016)
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Gio Ponti exhibition
Modernity specialises in the collection and sale of rare and high-grade furniture, ceramics, glass, lighting and jewellery by the most renowned Scandinavian designers of the 20th Century.
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Heritage Collection
Molteni&C is re-examining its own history with an eye to the future. The 80!Molteni exhibition, the creation of the company’s historical archive and its
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Gio Ponti, Rare "811" Lounge Chair, Fabric, Walnut, Rubber, Cassina, c. 1956
About A rare and iconic lounge chair designed by Gio Ponti. Produced by Cassina, Meda, Italy, c. 1956. This chair is sold with a certificate of authenticity from the Gio Ponti Archives. Other Italian designers of the period include Ico Parisi, Franco Albini, Carlo Mollino, Paolo Buffa, and Osvaldo Borsani.
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118: GIO PONTI, Rare and early chair from Conti Contini Bonaccossi, Florence | Wright20.com
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Gio Ponti : les 7 enseignements du génie italien pour faire rayonner votre intérieur - Elle Décoration
Expo jubilatoire de l'automne, la rétrospective consacrée par le musée des Arts Décoratifs* à l'oeuvre immense du génie italien Gio Ponti, promet de faire vibrer Paris. Suivez ses sept enseignements capitaux pour faire rayonner votre home.*Du 19 octobre au 10 février 2019, "Tutto Ponti. Gio Ponti, archi-designer". Plus de renseignements ici.
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Giò Ponti en 10 œuvres phare
Retour sur les 10 projets marquants qui ont émaillé sa carrière prolifique
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Gio Ponti’s University of Padua Project, in Pictures (Published 2018)
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218: GIO PONTI, display cabinet, model 2140 | Wright20.com
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First Skyscraper in your country!
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Emma Finch on Her Favorite Lamps, Gio Ponti, and the Future of Brilliant British Company Hector Finch
Emma and Hector Finch, owners of the British heritage lighting brand Hector Finch, will be at James showroom in Dallas (March 1 to 3) to “talk all things
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Creators A new book brings attention to the Italian master’s talent for creating unforgettable rooms.by Fred A. Bernstein The subject of a comprehensive new book by TASCHEN, design legend Gio Ponti poses here for a 1959 portrait with his Superleggera chairs (photo by Dan Wynn, courtesy of Gio Ponti Archives/Historical Archive of Ponti’s Heirs). Top: At Villa Planchart, built and furnished by Ponti in the 1950s, two antelope heads are mounted in rotating displays that allow them to be hidden from view (photo by Jason Schmidt). May 2, 2021Giovanni Ponti (1891–1979), better known by his nickname Gio, was arguably the most important figure in 20th-century Italian architecture and design. He is best known for his imposing buildings (his Pirelli Tower looms over Milan); his sometimes practical, sometimes impractical furniture (including, in the former category, the lightweight Superleggera chair, produced by Cassina since 1957; and, in the latter, the half-seat-less Gabriela lounge chair of 1971, “for crossing legs comfortably,” Ponti explained); and his achievements as an editor/entrepreneur (he founded Domus in 1928 and ran it until his death with just one break, to launch another publication). He was also a successful product designer, curator, painter, graphic designer, teacher, author and promoter of Italian industry through his collaborations over 60 years with seemingly every important manufacturer, artist and designer in that country. A new book from TASCHEN, more than a decade in the making, lays out his achievements in each of those fields. Gio Ponti presents 136 projects, with text by Stefano Casciani, the Italian writer and designer who conceived the book, as well as Ponti’s late daughter Lisa Licitra Ponti and grandson Salvatore Licitra. Brian Kish, a New York–based architecture and design historian, wrote nearly 1,000 captions for the volume. “Ponti launched Italy into the twentieth century, and this book makes him relevant for the twenty-first,” says Kish, who believes Ponti’s expropriation of historical motifs has a contemporary feel. On 1stDibs, TASCHEN is offering the special Art Edition of Gio Ponti with a reproduction of the designer’s Arlecchino coffee table. Each book in the numbered series of 1,000 comes with a set of four numbered prints of Ponti drawings, as well as the coffee table, reissued in the rarely seen square format first conceived in 1954 for Villa Planchart. The book is full of revelations. But for those who know Ponti for his architecture and his furniture, the real surprise is the ways they came together in rooms that display his seemingly endless supply of creativity. There are many lessons to be drawn from the book, including this one: Ponti was a superb interior designer. Here are just a few of the spaces that prove it. Palazzo del Bo, 1936–41 Left: The central vestibule of the palazzo, which serves as the rectory of the University of Padua, is covered with murals created by Ponti with the help of his daughter Lisa Licitra Ponti and painter Fulvio Pendini. The sculpture, titled Palinuro, is by Arturo Martini. Right: The furnishings in the rector’s office were designed by Ponti and produced by Luigi Scremin. Photos by Giovanna SilvaFrom 1936 to 1941 Ponti redid the interiors of the 15th-century palazzo housing the rectorate of the University of Padua. The main staircase, which he called the Scala del Sapere (stair of knowledge), was fitted with multicolored marble risers, a motif he would repeat in other projects. A pair of Ponti-designed sconces made by Fontana Arte —where as a young man he had been named artistic director — illuminate the frescoed wall wrapping around the stairway. Ponti executed the fresco with the assistance of his daughter Lisa and the painter Fulvio Pendini, treating the wall as a void against which the painted figures seem to float.   The rector’s office was outfitted with custom pieces designed by Ponti and made by Luigi Scremin. The bronze door handles are by the sculptor Marcello Mascherini. On the far wall is an enameled painting on copper of one of the university’s founders, rendered by Ponti. Who else could have created a room so serious and so original at the same time? Andrea Doria, 1949–53 This image from a promotional brochure shows the ship’s Zodiac Suite, designed by Ponti with blue-and-white prints by fellow Italian great Piero Fornasetti. Photo courtesy of Paolo Piccione Collection One of Ponti’s most successful collaborations was with the artist Piero Fornasetti, and one of their greatest achievements was the ocean liner Andrea Doria, a symbol of Italy’s postwar renaissance. (Launched in 1953, it was the largest, fastest and supposedly safest of Italy’s new ships.) In an instance of what Kish calls “exuberance tethered to surrealism,” Ponti engulfed the first-class Zodiac suite in Fornasetti’s lithographic transfer prints in such profusion that they create a deliberate disorientation. The white-on-blue and blue-on-white fabrics are an example of a positive-negative tack that Ponti often took to keep things interesting. He “furnished the walls,” Kish says, with various built-ins, and whenever possible, he hid light sources, allowing Fornasetti’s work to dominate. The Madonna and Child over the bed was most likely hung by the owners of the ship when it was blessed before its maiden voyage. The religious icons didn’t save Andrea Doria. It sank in 1956 after colliding with a Swedish ship off the coast of Nantucket. Conte Grande, 1949–53 The first-class reading room of the Conte Grande included Ponti furniture produced by Cassina. Strips of anodized aluminum embellished the ceiling. Photo courtesy of Gio Ponti Archives/Historical Archive of Ponti’s Heirs In the late 1940s, Ponti refurbished several ocean liners that had been used, and badly damaged, in the war. He covered the walls of the Conte Grande’s first-class reading room, a library-like space, in mottled parchment that evokes burled wood. The ceiling is plaster, but with inset strips of anodized aluminum, which Ponti used throughout the ship, elevating an industrial material to a thing of beauty. Concealed lights turn the low ceiling into an overhead display. Intarsia (wood mosaic) panels depict stylized buildings. Flowers and butterflies adorn an enamel-on-glass panel by Nino Zoncada. With rooms like this, Ponti proved that there was no technique and no material he couldn’t find a place for in interior design.   Ceccato Apartment, 1950 Ponti selected burled walnut for both the desk and the walls of the main reception room of the Ceccato home in Milan. The recessed shelves hold ceramics by Fausto Melotti. Photo courtesy of Gio Ponti Archives/Historical Archive of Ponti’s Heirs The sheets of Ferrara root wood (known to Americans as burled walnut) that Ponti chose for the reception area of this 1950 Milan apartment have such extravagant, Rorschach-test–like veining as to be almost surreal. But using the same wood on horizontal and vertical surfaces is even more disorienting. It doesn’t help that the curved living room is on a raised platform, or that the marble floor is set on the diagonal. (Diagonally patterned floors, meant to make rooms more dynamic, were a Ponti signature.) Two recessed shelves, illuminated from behind, display ceramics by Fausto Melotti. The Ceccatos were chocolatiers whose Milan retail store was also designed by Ponti, in the same year, 1950. Vembi-Burroughs Offices, 1950 The offices of adding-machine manufacturer Vembi-Burroughs, featured on the cover of a 1952 issue of Domus, had rubber flooring developed by Ponti in conjunction with Pirelli. The large Ponti-designed display table was also used for training staff on the machines. Photoy by Ancillotti, courtesy of Editoriale Domus S.p.A In May 1952, Domus featured on its cover the reception area of the Vembi-Burroughs company, a Genoa-based maker of calculators and adding machines. In redoing the company’s offices, Ponti used his own rubber flooring, called Fantastico P, which he developed with the tire company Pirelli. The system he invented allowed colors to be spread over large expanses without repeating patterns, perhaps emulating the striations of marble. (Fittingly, he later used the material in his Pirelli Tower.) Ponti also designed elegant but functional office furniture and enlisted his frequent collaborator Piero Fornasetti to produce upholstery fabrics that depicted the company’s products. Even serious workspaces can be joyful, or, as Ponti himself put it, “a degree of amusement shouldn’t be excluded.” Villa Planchart, 1953–57 In the reception area of Villa Planchart, in Caracas, Ponti’s Mariposa chairs flank a square version of his Arlecchino coffee table. The master bedroom, on the second floor, includes a small balcony overlooking the space. A site-specific installation by Jesús Rafael Soto, added after Ponti finished his work on the house, occupies the wall next to the balcony. Photo by Antoine Baralhe One of Ponti’s most successful projects outside Italy is the Villa Planchart, in Caracas, Venezuela, completed in 1957. (Kish notes that Ponti ultimately built in more countries than the seminal modernist Le Corbusier.) He designed the villa for Anala and Armando Planchart, art collectors who had made a fortune representing General Motors in South America and who chose him because, Anala wrote, ”we liked everything that appeared in Domus.” Its rooms were to be filled with tropical plants and other exotica, including Ponti’s own furniture. His leather-upholstered Mariposa armchairs, from Cassina, made one of their first appearances in the front of the main reception area. In the back of that room, geometric sofas and chairs from Ponti’s Diamond line are harlequined in yellow and white. The color-block ceiling is a subtle echo of the marble floor. Upstairs bedrooms have tiny balconies overlooking the reception hall; the railing around one depicts a sliver of a moon, in bronze. Ponti would have thought through the view from that balcony. Says Kish, “He drew little figures on his plans with dotted lines to show the clients what they were in store for.” The tables in the main dining room, custom designed by Ponti, were made by Giordano Chiesa. Ponti’s tall brass sconces were made by Arredoluce. Photo by Antoine Baralhe Ponti varied ceiling heights to symbolize the relative importance of various rooms. The double-height dining room contains half a dozen tables of various sizes; their painted tops echo the fragmented marble floor slabs and the painted ceiling. Ponti designed nearly everything in the room, including the surreally long brass sconces. “They would have been glowing and sending light up to the ceiling,” Kish says. This drawing shows plans for the bar, which is designed to masquerade as a colorful mural, with panels that conceal two foldout tables and rotating shelves for liquor and glassware. Photo courtesy of Centro Studi e Archivio della Comunicazione, Universitа di Parma, and Sezione Progetto, Fondo Gio Ponti Nothing was left to chance; an ink drawing with colored gouache lays out what looks like a mural of overlapping triangles and trapezoids. In fact, it is Ponti’s rendering of the bar area, where two panels conceal foldout tables and a third a carousel of glass shelves for barware.  Ponti disliked the trophies from the African hunting expeditions of his patron Armando Planchart. Asked to display two antelopes’ heads in the study (pictured at top), he mounted them within a wall of walnut cabinetry, on panels that could be turned 180 degrees, hiding them completely. Below the antelopes are cabinets painted in a fragmented diamond pattern. Ponti’s oddly industrial Round chair (model 852), made by Cassina, is used here for the first time in a domestic setting. The accompanying Mariposa armchairs are also from Cassina. Villa Arreaza, 1954–56 Ponti’s blue-and-white color scheme touches every corner of the villa’s reception area. He reupholstered the owners’ existing furniture to match it and added a pair of his Round chairs, seen in the foreground, as well as two tables of his own design. Photo courtesy of Gio Ponti Archives/Historical Archive of Ponti’s HeirsWhile working on the Villa Planchart, Ponti designed a smaller house for the Arreaza family, known as La Diamantina for its predominant motif. The main reception room was a festival of blue and white, from tiled floor to painted ceiling. The drapery fabric is Ponti’s Diamanti for JSA. Doors that open to the dining room are disguised as a diamond-patterned mural (broken up by a dark rectangle). The owners’ older furniture was refreshed with new Ponti-designed upholstery fabrics. Hotel Parco dei Principi, Rome and Sorrento, 1960–64 The lobby of the Hotel Parco dei Principi in Rome is furnished with sofas, chairs and coffee tables produced by Cassina. Ponti collaborated with Emanuele Ponzio on the wall sconces and pendant lights, made by Candle. Photo courtesy of Gio Ponti Archives/Historical Archive of Ponti’s HeirsThe banquet room walls are lined with colored ceramic pebbles from Ceramica Joo. The curtains are from JSA, and the tables and chairs were produced by Cassina. Photo courtesy of Gio Ponti Archives/Historical Archive of Ponti’s Heirs One of Ponti’s favorite shapes was the elongated hexagon, which appears in everything from small tabletop items to the footprint of his Pirelli building. Here, it’s the shape of the windows in the lobby of the 1964 Rome hotel, as well as that of the sconces, designed by Ponti with Emanuele Ponzio. Ponti created the interiors using several trademark techniques, including the patterning of all-white surfaces (see the subtly striped ceiling in the far room). Some walls are covered in grasscloth and some in Venetian stucco; others are studded with ceramic pebbles arranged in patterns derived from antiquity. In another example of his inventive use of materials, baseboards throughout the hotel’s ground floor are brass. The Rome lobby is furnished with Ponti-designed sofas and chairs from Cassina (model 899). The same ceramic pebbles used in Rome dot the walls of the entrance hall at the Hotel Parco dei Principi in Sorrento. The pillar at left, however, is covered with ceramic panels by Fausto Melotti and adorned with a sconce by Arredoluce. The floor tiles are by Ceramica D’Agostino. Photo by Allegra Martin, courtesy of Collezione Fotografia MAXXI ArchitetturaThe blue-and-white ceramic tile work continues into the bar area. But the bar stools are not, in fact, a Ponti design. Though made by Cassina, they were conceived by Gianfranco Frattini. Photo by Allegra Martin, courtesy of Collezione Fotografia MAXXI Architettura In the sister hotel in Sorrento, Ponti used ceramic pebbles to particularly dramatic effect, applying — as he often did — a graphic design approach to interior design. But here the floors are tile, and Ponti used not just his own furniture but pieces by Gianfranco Frattini (the bar stools), Ico & Luisa Parisi and Carlo de Carli, all made by Cassina. Buy This Book Gio Ponti, offered by TASCHEN, is also sold as an Art Edition, accompanied by four numbered Ponti prints, as well as a reissue of the designer’s Arlecchino coffee table, available through 1stDibs and TASCHEN.
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lamilanomagazine · 1 year
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Milano, al via i lavori per la passerella ciclopedonale in connessione con il percorso della M4.
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Milano, al via i lavori per la passerella ciclopedonale in connessione con il percorso della M4. Con l’apertura del cantiere in piazza Tirana, partono i lavori per la realizzazione della passerella ciclopedonale che dalla piazza, in prossimità della Stazione FS San Cristoforo, condurrà fino all’area del Ronchetto sul Naviglio, adiacente a via Lodovico il Moro, in connessione con la stazione della linea M4, la nuova metropolitana di Milano. Il progetto, vincitore di un concorso internazionale promosso dal Comune di Milano e dalla società concessionaria M4 spa, realizzerà un percorso funzionale e paesaggistico tra piazza Tirana e via Martinelli, valorizzando i quartieri, mettendo in connessione attraverso un lavoro di ricucitura territoriale due aree strategiche della città, potenziando i benefici in termini di mobilità della linea blu. La passerella, progettata dallo studio AOUMM, si estenderà come un ‘nastro morbido’ elicoidale collegando Lorenteggio e Ronchetto sul Naviglio alla fermata San Cristoforo della M4. La struttura sarà accessibile e sarà retta da pilastri d’acciaio rivestiti, diversi tra loro per colore, forma e finitura, omaggio ad alcuni grandi maestri dell’architettura milanese (Aldo Rossi, Gae Aulenti, Alessandro Mendini, Franco Albini, Angelo Mangiarotti, Giò Ponti). Nell’intersezione con i tre punti di risalita vengono predisposti dei punti di osservazione rialzati che collegano gli sbarchi di scale e ascensori con l'asse principale della passerella. Questi belvedere offrono punti di vista rialzati e inediti sul panorama del Naviglio Grande. Insieme alla realizzazione della passerella è prevista anche un’ampia riqualificazione, sia per gli spazi a verde sia per quelli destinati alla fruizione dell’area di sbarco ricompresa tra via Ludovico il Moro e via Martinelli, che diventerà un hub intermodale per favorire l’interscambio tra mezzi di trasporto della mobilità sostenibile (biciclette, pedoni, metropolitana e trasporto pubblico di superficie). È prevista anche la collocazione di una velostazione per le biciclette private. In questa fase, per fare spazio al cantiere che occuperà necessariamente l’area al centro di piazza Tirana, si procederà con la rimozione di alcuni alberi interferenti. Alla fine dei lavori si provvederà alla messa a dimora di nuove alberature. “Partono i lavori per un altro progetto simbolo dei lavori della nuova M4 - commenta Arianna Censi, assessora alla Mobilità - che avrà anche la funzione di collegare due quartieri separati dal Naviglio e dalla ferrovia. La nuova metropolitana, oltre che a offrire un nuovo importante servizio pubblico che collega l’area est di Milano con quella ovest, è stata anche l’occasione per ridisegnare le parti superficiali in modo da offrire ai residenti quartieri più serviti e vivibili”. “La passerella di San Cristoforo sarà un’opera di particolare qualità architettonica – ha aggiunto Alessandro Lamberti, presidente di M4 spa - che con le sue connessioni intermodali, e grazie alla M4, consentirà a molti milanesi di raggiungere in pochi minuti il centro città e l’aeroporto di Linate”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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interniemateriali · 2 months
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Lampade celeberrime
Spesso, i grandi architetti emergono non solo per la progettazione di imponenti strutture, ma anche per la creazione di oggetti di illuminazione destinati all'uso quotidiano.
In questa selezione, ci concentriamo su sei architetti di fama, esaminando le loro lampade, oggetti che possiamo definire con sicurezza come icone del design. Tutti gli architetti presi in considerazione hanno stretti legami con Milano.
Le lampade da terra, da tavolo o da parete, e persino i lampadari, rappresentano un ventaglio di scelte affrontate. Iniziamo con il contributo di Vico Magistretti, celebre architetto e designer, noto non solo per le sue opere architettoniche iconiche, come la chiesa di Santa Maria Nascente a QT8, ma anche per oggetti d'uso quotidiano come le eleganti maniglie Club e Sibilla per Olivari.
Passando alle lampade celebri, la prima che esploreremo è "Eclisse" (1966-1967) di Vico Magistretti per Artemide. Questa lampada, frutto dell'osservazione delle nuove tendenze che vedevano il letto utilizzato per varie attività, offre una luce regolabile per adattarsi alle diverse esigenze dell'utente. La sua concezione creativa e funzionale le ha valso il prestigioso Compasso d'oro.
Giò Ponti, noto per progetti architettonici come il Grattacielo Pirelli, ha lasciato il segno anche nel design con le lampade Pirellina e Pirellone (entrambe del 1967), ispirate all'ex sede della Regione Lombardia.
I fratelli Castiglioni, Achille e Pier Giacomo, noti per opere come la chiesa di San Gabriele Arcangelo a Milano, hanno progettato la lampada "Snoopy" (1967). Quest'opera, un omaggio al cagnolino dei fumetti di Schulz, offre un tocco divertente e versatile grazie alla sua capacità di regolare l'intensità della luce.
Gae Aulenti, architetta e designer, ha regalato al mondo la lampada "Pipistrello" (1965), ispirata allo stile liberty e caratterizzata da forme sinuose. La sua visione enfatizza l'armonia tra la luce e l'ambiente circostante.
Infine, Zaha Hadid, visionaria archistar, oltre a realizzare opere architettoniche iconiche come la torre di City Life a Milano, ha trasferito la sua grandiosità nel design di lampade per l'azienda Slamp. Queste opere, definite architetture e sculture, evidenziano la sua interpretazione unica del lampadario a sospensione.
In conclusione, osservando le creazioni di queste archistar nel contesto del design di illuminazione (che sono anche complementi d'arredo), emerge un connubio affascinante tra funzionalità quotidiana e genialità artistica. Questi artisti hanno dimostrato che anche gli oggetti più prosaici possono diventare straordinari attraverso il loro ingegno.
L'importanza della cura dell'arredamento si manifesta anche nel lavaggio e nel restauro dei tappeti, azioni fondamentali per mantenere un ambiente sempre impeccabile e accogliente.
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dindonduke · 1 year
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tynatunis · 1 year
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Parisian with Italian-Tunisian origins, impregnated with fifteen years spent in New York and London, Sandra Bennamou is passionate about design maestros such as Carlo Scarpa or Gio Ponti. Sandra associates, accumulates and likes the offbeat associations. she is a great enthusiast who likes life to be a party! In her apartment of 320 square meters we discover her universe. #Repost @architecture_ar_design -- i n s p i r a t i o n s -- Maison Solferino. La belle maison à Paris de l'architecte d'intérieur Sandra Benhamaou @sandrabenhamou Les intérieurs révèlent la passion de la designer pour la photographie et le design notamment pour les pièces classiques des maîtres italiens du XXe siècle comme Carlo Scarpa, Giò Ponti, Gianfranco Frattini, Franco Albini et pour les luminaires de Gino Sarfatti. ❣️ . Photo @gaelleleboulicautpics @germainsuignardphotographe . . #Paris https://www.instagram.com/p/CkqI9HZtZ72/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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