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riservadopamina · 1 month
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“Non si considerava un turista, bensì un viaggiatore. E in parte la differenza sta nel tempo, spiegava. Laddove, in capo a qualche settimana o mese, il turista si affretta a far ritorno a casa, il viaggiatore, che dal canto suo non appartiene né a un luogo né all’altro, si sposta più lentamente, per periodi di anni, da un punto all’altro della terra”.
Paul Bowles, ‘Il tè nel deserto’
(Feltrinelli Editore)
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riservadopamina · 1 month
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“Era ormai un uomo maturo, che quel giorno s’era pettinato, rasato, s’era messo una bella cravatta rossa, e gli era anche venuto in mente di sapere cos’è la vita: una trama di rapporti cerimoniali per tenere insieme qualcosa d’inconsistente”.
Gianni Celati, ‘Storia d’un apprendistato’ in ‘Narratori delle pianure’ (Feltrinelli Editore)
[Luigi Ghirri, Pescara, 1972, Archivio Luigi Ghirri]
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riservadopamina · 2 months
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“Sostiene Pereira che si sentì più sollevato, finì la sua limonata e fu tentato di prenderne un’altra, ma era indeciso, perché non sapeva per quanto tempo Monteiro Rossi voleva ancora trattenersi. Così domandò: che ne direbbe se prendessimo un’altra bibita? Monteiro Rossi acconsentì, disse che aveva tutta la serata a disposizione e che avrebbe avuto voglia di parlare di letteratura, lui ne aveva così poche occasioni, di solito parlava di filosofia, conosceva solo gente che si occupava unicamente di filosofia. E a quel punto a Pereira venne in mente una frase che gli diceva sempre suo zio, che era un letterato fallito, e la pronunciò. Disse: la filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità”.
Cosa vuoi che siano trent’anni per un romanzo destinato a restare?
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riservadopamina · 3 months
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"Passai al quadro successivo, che ritraeva una giovane donna seduta accanto a un tavolo, il volto illuminato dalla fiamma di una candela – la fronte larga e le guance tonde bagnate dalla luce dorata, le nette pieghe della camicetta bianca quasi accecanti. L’artista aveva fatto un uso del chiaroscuro davvero straordinario, almeno al mio occhio inesperto – non avrei saputo descriverne con precisione le caratteristiche, ma la luce sembrava tridimensionale, sembrava estendersi oltre la cornice del quadro, fino a dare l’impressione che la tela stessa fosse la fonte di illuminazione. Alle spalle della giovane donna c’era un uomo; appoggiato al tavolo in una posa disinvolta e volgare, un po’ lasciva, sembrava invadere lo spazio personale della giovane, che però non l’avrebbe definito spazio personale. Anche questo era un anacronismo. Mi avvicinai al quadro. La giovane donna – più una ragazza, in realtà – stava ricamando, un lavoretto domestico che sembrava non interessare il giovane in cappello e tunica da cosacco. Il suo sguardo era rivolto a lei, era lei l’oggetto del suo interesse, non il lavoro di ricamo. La ragazza era in bianco, lui in nero, il simbolismo era piuttosto chiaro, ma l’esatta natura di quell’incontro mi risultava opaca. Sbirciai la targhetta con il titolo – quei quadri avevano in genere titoli descrittivi, mai molto poetici, privi di quella forzata nebulosità dei titoli di arte contemporanea. Sulla targhetta c’era scritto ‘Uomo che offre denaro a una giovane donna’. Tornai a guardare il dipinto. Questa volta notai che l’uomo aveva delle monete nella mano a coppa, e le porgeva con discrezione alla ragazza, mentre con l’altra mano le tirava leggermente il braccio, come per distoglierla dal lavoro e metterla davanti alla sua proposta. Notai la rara capacità con cui l’artista aveva trasmesso le sfumature di forza e resistenza – la teatralità della mano che le tirava il braccio, la postura rigida della ragazza, i suoi occhi aperti e spaventati. La tensione del dipinto, però, non stava nella perfetta coerenza con cui era stato reso il momento del contatto, ma nell’incoerenza al cuore dell’immagine. Per quanto a lungo osservassi il quadro, non riuscivo a conciliare l’assoluto pudore della giovane donna, che aveva scoperte solo faccia e mani, con l’offerta e i modi osceni dell’uomo. Le stava solo proponendo di comprare il tessuto ricamato? Se fosse stato così, perché la ragazza aveva quell’espressione di paura? Perché manteneva quella concentrazione, così fragile e carica di significato, come se fosse l’unico modo di rifiutare a sua disposizione? Guardai di nuovo la targhetta, con sorpresa vidi che il quadro era opera di una donna, Judith Leyster. Non l’avevo mai sentita nominare, pur sapendo che era insolito per una donna raggiungere un risultato simile nel Secolo d’oro. Perfino adesso era raro che una pittrice raggiungesse lo status dei colleghi maschi. Secondo la targhetta, Leyster era nata nel 1609. Il quadro era datato 1631: l’aveva realizzato a soli ventidue anni. Sembrava un miracolo che l’avesse dipinto una persona sotto i venticinque anni, non solo per la tecnica sorprendente – per quanto straordinario aver raggiunto quel grado di maestria così giovane – ma per l’ambiguità dell’immagine stessa. Tornai alla tela, e mi venne in mente che solo una donna avrebbe potuto realizzare quell’immagine. Il dipinto non parlava di tentazione, ma di molestia e intimidazione, una scena che avrebbe potuto aver luogo in quell’esatto momento in qualsiasi parte del mondo. Il quadro operava intorno a uno scisma, rappresentava due inconciliabili punti di vista: l’uomo, che la riteneva una scena di passione e seduzione, e la donna, immersa in uno stato di paura e umiliazione. Quello scisma, capii in quel momento, era la vera incoerenza che animava la tela, e il vero oggetto dello sguardo di Leyster."
Katie Kitamura, 'Tra le nostre parole'
Bollati Boringhieri
[Judith Leyster, Uomo che offre denaro a una giovane donna, 1631, Pinacoteca Mauritshuis, L'Aia]
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riservadopamina · 5 months
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Tears in heaven.
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riservadopamina · 2 years
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40 anni sono un compleanno importante.
Anche per un disco. Figurarsi per un disco perfetto.
Oggi per festeggiarlo lo mettiamo in loop, tanto non patisce.
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riservadopamina · 2 years
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Quanti sono quei dischi di cui puoi fregiarti dell’acquisto nel giorno d’uscita?
Pochi, a dirla tutta. Nel mio caso, forse davvero soltanto uno.
Trent’anni fa gli album importanti arrivavano fisici, concreti, nello stesso giorno, quasi in tutti i negozi di dischi in ogni angolo del globo. Sembra ieri che stavo fuori dalla vetrina, ma tre decenni non passano invano. Sono cambiato io e, soprattutto, sono cambiati loro. Lui, il disco, per fortuna è bello sempre come il primo giorno.
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riservadopamina · 3 years
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È come con le nuvole, quando potevo ancora vederle, bastava un minimo appiglio per dare loro una forma: una grande nave nel cielo, un grande spazzolino da denti, un animale grande accucciato. Devo difendermi da quell’immaginazione che collega le stelle tra di loro, come i punti di una vignetta enigmistica, e fa dire “l’Orsa!” o “il Carro!”, mentre tutto nella realtà è staccato, disunito, non messo lì per assomigliare a qualche cosa.
Nel museo di Reims,
Daniele Del Giudice
[Roma, 11 luglio 1949 - Venezia, 2 settembre 2021]
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riservadopamina · 3 years
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PITCHFORK (Vindra Jagota) - The lyrics to “Saans Lo” were written by your friend who passed away, Annie Ali Khan. How did you think about situating her words, and the accompanying composition, with poetry written so long ago?
AROOJ AFTAB - I wasn’t thinking, “Oh, write this and put it onto Vulture Prince.” It was just happening as a process of my own grief, and made sense that it should go in an album even though it’s just voice and guitar. It’s something I didn’t even really instrumentalize. It’s an incomplete song. It grew legs and walked into the album itself. I woke up and had the voice note of the melody there.
Che il disco di Arooj Aftab, artista di origine pakistana trapiantata a Brooklyn, è destinato a essere uno dei più memorabili ed emozionanti del 2021 l'hanno detto in tanti. Mi accodo volentieri.
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riservadopamina · 3 years
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- Is this Heaven?
- No... it’s MLB.
[E poi vuoi spiegarlo agli americani come si realizzano i sogni, vabbè]
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riservadopamina · 3 years
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Where was her home?
Who was her father?
Who was her mother?
Had she a sister?
Had she a brother?
Or was there a dearer one
Still, and a nearer one
Yet, than all other?
I versi di Thomas Hood, la voce di Marianne Faithfull, le musiche di Warren Ellis con qualche pennellata di Brian Eno.
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riservadopamina · 3 years
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Il fatto è che la ECM Records continua a sfornare dischi la cui bellezza, fortunatamente, non si ferma alla copertina.
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riservadopamina · 3 years
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Oggi è uscito questo disco qui.
Elettronica leggerissima e mai banale, pennellate jazz, tappeto sonoro classico.
È di lungo respiro, ma poco poco vi migliora il weekend in qualsiasi colore vi troviate.
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riservadopamina · 3 years
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A volte ritornano.
E lo fanno pure bene.
Arab Strap, As Days Get Dark
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riservadopamina · 3 years
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Breathingness, respirabilità, è il termine coniato da Rothko per la sua arte: “La pittura deve essere respirata sulla tela”, dice. Niente di più indefinito, niente di più esatto. Eppure lui, il soffiatore di colore, sostiene che non c’è nulla di delicato, né di sereno, né di rassicurante in tutto questo.
“L’unico equilibrio possibile è quello precario che precede l’istante del disastro. Rimango sempre sorpreso nel sentire che i miei dipinti comunicano un’impressione di pace. In realtà sono una lacerazione. Nascono dalla violenza”.
Estratto da Gregorio Botta, Pollock e Rothko. Il gesto e il respiro (Einaudi editore)
Markus Rothkowitz
[25 settembre 1903 - 25 febbraio 1970]
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riservadopamina · 3 years
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Bianco è il colore del danno di Francesca Mannocchi è un libro bellissimo, direi potente se questa parola ha ancora un significato in ambito letterario e politico.
Prendendo spunto da La musica tra le righe - una delle tante produzioni di Radio3 Rai che meritano ascolto e dedizione - quello che segue è il percorso musicale, altrettanto bello, che si incontra nelle sue pagine.
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riservadopamina · 3 years
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She saw his coat in the charity shop window
In the charity shop window
Where the past lives on at a bargain price
Long ago dreams find another chance to live again
Memories are cheap in the charity shop window
In the charity shop window
She can almost hear if she really tries
The sound of his voice and their first hello, their last goodbye
Typewriters, guitars, autographs of the stars
Her heart's like some forgotten souvenir
Broken 45s, other people lives
Books half-read, love gone dead
A wedding dress promise yellowed with age
She just can’t turn the page
She saw his coat in the charity shop window
As the rain and the wind blows
She can almost hear, if she really tries
And their first hello and their last goodbye
She just can't turn the page.
[Da archiviare nella sezione “Grandi canzoni pop senza tempo”]
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