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greggmaximilian · 3 years
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          📖🌙    —     𝐍𝐄𝐖 𝐏𝐎𝐒𝐓       ɢʀᴇɢɢ ᴍᴀxɪᴍɪʟɪᴀɴ ʀ. ʜᴏʟʟᴀɴᴅ        18.08.2021 —  #ravenfirerpg             ....  ↝ ʟɪғᴇ ʙɪᴛᴇs                             Erano le sere d'estate quelle che preferiva, quando il sole era ormai tramontato che godeva di quella brezza leggera che proveniva dalle montagne. Sedersi nella veranda della propria abitazione sembrava essere divenuta una sorta di tradizione ma erano i diari che teneva in mano ad essere una novità. Non s'era mai avvicinato allo scatolone che conteneva quei diari, quelli che lui stesso aveva scritto anni e anni prima, ma se li aveva portati dall'Inghilterra, qualcosa significava no? Aveva stappato una bottiglia di vino rosso, ne aveva versato un bicchiere e aveva lasciato che il gusto amaro si confondesse con il suo stesso stato d'animo. Faceva scorrere le mani sulla carta ormai ingiallita leggendo parole qui e là. Che senso di solitudine e turbamento che derivava. S'era sentito così tanto alla deriva quando era bambino, che non era così scontato che fosse riuscito ad arrivare dove era arrivato. Poteva ritenersi soddisfatto, eppure il nocciolo della situazione rimaneva sempre uno solo: che cosa era realmente successo ai suoi genitori? Aveva provato ad indagare con una detective, ma in quel momento si sentiva ad un punto morto, e il fatto che Ravenfire fosse stata colpita da un terremoto quattro mesi prima, aveva fatto sì che ogni cosa passasse in secondo piano. Dio, lui stesso aveva accantonato l'idea di indagare. Almeno per il momento. Ma leggendo quei diari, tutto sembrava così nitido, così chiaro da essere impossibile poter lasciar perdere. Si lasciò andare conto lo schienale della sedia, socchiuse gli occhi prima di posarli sul manto del cielo scuro. Poche stelle stavano per fare la loro comparsa, ma sapeva che era anche una figura femminile ad occupare i pensieri dell'inglese, e no, non era sua madre.
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greggmaximilian · 3 years
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               │❖ 28.𝟶𝟻.𝟸𝟶𝟸𝟷                    │❖ ᴀᴘᴘᴀʀᴛᴀᴍᴇɴᴛᴏ ᴅɪ Bᴇᴀᴛʀɪᴄᴇ.                │❖ #Ravenfirerpg Una donna come Beatrice, era capace di poter sorprendere con diverse sfaccettature, e quella di essere una degna padrona di casa in grado di saper cucinare, era quella tra le sfaccettature che stupiva le persone che avevano il piacere di mettere piede nella dimora della Lemmon. Poche erano quelle persone, e non per tutte lei era solita cucinare, ma in quel caso l'aveva fatto, perchè mettere a proprio agio gli altri della quale provava un sentimento di stima o di affetto, era la base di ogni legame, ed ecco perchè aveva deciso di offrirsi al posto di uno degli ottimi ristoranti della città, per intrattenersi in compagnia di Maximilian. Si era proposta di conoscerlo al di fuori dell'area lavorativa e di quello che ne comportava, perchè vi era qualcosa nell'inglese che toccava le corde dell'interesse più recondito della Lemmon, ed era intenzionata a scoprire quanto l'uomo potesse essere interessato a seguire le orme dell'oscurità latente che albergava in ogni essere umano. La cena era stata un successo su ogni fronte, dal momento che la conversazione non aveva ancora toccato davvero a fondo solamente la città di Ravenfire, ma altre argomentazioni un po'più frivole, per non rendere la conversazione stucchevole. Una volta lasciata la sala da pranzo in favore del salotto, Beatrice sfoderò una delle migliori bottiglie di vino che possedeva, a dire il vero era il suo preferito, e lo posò sul tavolino di fronte al divano, con due calici vuoti, e si sedette accanto a Gregg sul divano. « Non è mia intenzione farti ubriacare Maximilian, voglio che tu lo tenga ben a mente. Però, converrai con me, che non si può concludere una cena con qualcosa di degno. » pronunciando quella frase, stappò la bottiglia, riempiendo i due bicchieri per poi porgergliene uno. « Mi sento in vena di onestà questa sera, per cui, potrai domandarmi qualsiasi cosa, ed io ti risponderò, senza alcun gioco di parole. »
Gregg Maximilian R. Holland
Il gioco che s'era instaurato con la donna dai capelli corvini non era affare semplice, soprattutto perché il più delle volte li vedeva coinvolti in qualcosa che l'inglese non sapeva esattamente come definire. Eppure quando ricevette quell'invito, tutto di lui lo aveva spinto a scegliere la camicia migliore, il profumo più intenso che possedesse, solamente per conquistarla. Avevano trascorso buona parte della serata a parlare, mai un momento morto, mai un calo dell'attenzione da parte dell'altro e semplicemente s'erano trovati. Beatrice era l'enigma che chiunque si sarebbe arrovellato per risolvere, ma l'inglese voleva apprezzarla così com'era, con i suoi misteri e la sua sicurezza che poteva essere ingombrante per chi non fosse abituato. Aveva preso posto sul divano, sontuoso ed in pelle, mentre si voltava con una posa elegante in direzione della sua compagna. Accavallò le gambe in una posizione prettamente maschile dopo aver accettato il calice di vino appena riempito. Aveva avvertito il suo del liquido scarlatto diventare quasi un rimbombo in quella tensione che s'era venuta a creare, mentre entrambi alzavano i loro calici. « Credo che tu debba lavorare molto per farmi ubriacare, ma questa sera voglio essere lucidissimo. » Commentò con un leggero tono roco nella voce. Alzò il calice lo portò all'altezza degli occhi prima di fermarsi a parlare nuovamente. « Sai, credo altresì che potremmo cominciare con un brindisi prima di continuare con il gioco della verità. Volendo ti si potrebbe ritorcere contro, anche se, in questo preciso istante, la mia curiosità è a livelli decisamente alti... Brindiamo alle cene che non sanno ove ci porteranno, alle sensazioni che non conosciamo, e ai brividi che indirizzato in un'unica strada. »
Beatrice Diane Lemmon
Quel gioco che era partito involontariamente quella sera, non era stato vittima di un macchinamento della Lemmon, bensì era accaduto per caso, semplicemente perchè non sempre le persone erano in grado di stupire Beatrice, ma lui ci era riuscito. Era parecchio curiosa sul suo conto, sul poter scavare oltre a ciò che lui rivelava, oltre totale umanità che traspariva. Se lei avesse dovuto scoperchiare il vaso di Pandora che la riguardava, sicuramente l'avrebbero sbattuta e mandata davanti al Consiglio, o molto peggio, ma era questa la fortuna di una donna come lei : non si sarebbe mai esposta così tanto. Attese le sue parole prima di sorseggiare il vino, ma quando lo sentì parlare, Beatrice si illuminò, come se le avesse offerto qualcosa di estremamente prezioso su un piatto d'argento. La psicologa osservò il proprio ospite, lasciandosi andare ad un sorriso particolarmente tranquillo e sereno, per poi accavallare le gambe e sistemarsi meglio sul divano, voltandosi completamente nella direzione di Maximillian. « Un gioco sulla verità che potrebbe ritorcermisi contro? Addirittura? Sei più avido di verità o di curiosità, Maximillian? Però, brindiamo all'ignoto, o ai reconditi desideri. » Fece tintinnare il bicchiere contro il suo, per poi prendere una generosa sorsata di vino, tenendo però il bicchiere ancora in mano senza posarlo, e si allungò sul piccolo tavolino, quanto le bastò per arrivare al portafrutta, e prendere un grappolo d'uva. « Quanto sono alti questi livelli di curiosità? Perchè posso ammettere, di essere particolarmente curiosa anch'io. Ma forse, sono semplicemente avida di molte cose, in generale, ed in ogni contesto. » Pronunciò l'ultima parte della frase, portandosi il grappolo d'uva che teneva in mano, alle labbra, staccando un acino con i denti, mentre il proprio sguardo era totalmente concentrato su Maximillian.
Gregg Maximilian R. Holland
Una sensazione di eccitazione sembrava permeare quella stanza che ospitava i due psicologi intenti a chiaccherare. Ma non si trattava di una semplice chiaccherata tra amici o vecchi conoscenti, assolutamente no, era qualcosa di ben più intenso a cui l'uomo di certo non era preparato. Aveva sempre giocato con la seduzione, quante erano state le donne che erano cadute ai suoi piedi grazie al suo fascino, ma quello con Beatrice era qualcosa di molto più articolato. Era nato per caso, nulla di studiato, e quella sera poteva finire in un unico solo modo e loro entrambi lo sapevano. Seduto accanto alla Lemmon, Gregg aveva fatto tintinnare il proprio bicchiere contro quello della donna prima di portarlo alle labbra per berne un lungo sorso. Era voltato completamente nella di lei direzione, con le gambe appena accavallate e il braccio che costeggiava lo schienale del divano. La osservava, la studiava, era femminilità allo stato puro, e quando s'avvicinò per prendere un grappolo d'uva, l'inglese si ritrovò a deglutire prima di mostrare un sorriso sornione. « Tanto avido da non aver pace fino a quando non ho avuto ciò che voglio. E' sufficiente come risposta? » Commentò con un timbro di voce più basso rispetto al solito. Allungò poi una mano al grappolo d'uva per staccarne un acino e portarlo alle labbra della donna. Erano occhi negli occhi e quel gioco si stava ritorcendo contro ognuno di loro. « Dimostramelo allora quando sei avida. Mostrami se i tuoi livelli sono come i miei, e in quel caso dovremo porvi rimedio... »
Beatrice Diane Lemmon
Era da sempre lei, quella che prendeva il sopravvento ed il comando nelle situazioni, ma in quel caso, non aveva bisogno di ottenere la supremazia estrema, si stava comportando come meglio credeva senza forzare nulla. Quello che si era creato accidentalmente tra di loro, era qualcosa che difficilmente si poteva contenere o prevedere, e Beatrice era pronta per sferrare il proprio attacco, nemmeno fosse una predatrice di fronte alla propria preda impaurita, anche se a dirla tutta Maximilian non era di certo una preda per lei. Si lasciò divertire dalle sue parole, incuriosendosi particolarmene, ma già aveva una vaga, anzi, limpidissima idea di come sarebbe proseguita la serata. « Parole forti, devo dire. Ma sentiamo -- cosa vuoi Maximilian? » Avrebbe potuto prendere l'iniziativa, certo, ma in quell'occasione cacciare non era necessario, aveva bisogno di comportarsi in modo tranquillo e limpido, senza cercare di prevaricare nessuno. Non ci impiegò poi molto ad assecondare il suo volere, addentando l'acino d'uva che le veniva offerto con le labbra, per poi morderlo piano, in modo che il succo dell'uva le colasse sulle labbra lentamente. Prese la mano con la quale lui le aveva offerto l'acino, ed usò il suo pollice per pulire dalle proprie labbra le tracce del succo dell'acino, per poi prendere il pollice tra le labbra, e levare ogni traccia anche da esso. Infine, con uno sguardo che poteva valere una sola risposta, Beatrice sorrise.
Gregg Maximilian R. Holland
Le dita dell'uomo non fecero altro che assecondare i movimenti di Berenice, la quale prese tra le sue labbra l'acino che lui stesso le stava porgendo. Stavano entrambi correndo sul filo del rasoio, vagliando ipotesi che mai prima d'ora avrebbero preso in considerazione, eppure andava bene così. Eccome se andava bene. Gregg entrò in contatto con le labbra attraverso quel semplice movimento che mise in atto la donna, la lasciò fare mentre usava le di lui dita per pulire le proprie labbra ma fu quando osservò il proprio pollice tra le sue labbra che l'Holland gemette. Si sentì perso, vittima e carnefice al tempo stesso. Deglutì vistosamente in quel momento, osservò il sorriso formarsi in modo del tutto naturale sul volto della donna, e voce roca confermò il suo pensiero. « Voglio tutto... Uhm, fallo ancora. » Era una richiesta travestita da ordine ma entrambi sapevano che nessuno dei due avrebbe ceduto il potere così facilmente. Con un leggero movimento, egli s'avvicinò maggiormente, lasciò andare il proprio pollice dalle labbra di Beatrice con uno schiocco prima di girarle il volto nella propria direzione. Accarezzò la di lei guancia, intrecciò le dita a piccole ciocche di capelli prima di baciarla in modo determinato, in un bacio che non lasciava alcuna via di scampo.
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greggmaximilian · 3 years
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     📖🌙     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐠𝐫𝐞𝐠𝐠 𝐦𝐚𝐱𝐢𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐧 & 𝐥𝐞𝐭𝐢𝐭𝐢𝐚 𝐜𝐚𝐨𝐥𝐢𝐧      ❪    ↷↷     mini role ❫      huginn      e     muninn      25.05.2021  —  #ravenfirerpg
Quiete fu la prima sensazione che avvertì l'inglese quasi mise piede in quel luogo così carico di storia. Sentiva quasi un brusio lieve intimargli di andarsene mentre percorreva la strada che l'avrebbe portato all'ingresso di quel negozio così tanto misterioso. Sentiva come un richiamo ogni volta che vi si trovava al suo interno ma soprattutto sapeva che lì la storia lo avrebbe cullato come se fosse un bambino, mentre la di lui mente vagava tra i racconti e le leggende del mondo. Aveva conosciuto la proprietaria tempo prima, una delle prime persone che lo avevano accolto poco dopo il suo trasferimento a Ravenfire, e da quel momento s'erano sempre trovati sulla stessa lunghezza d'onda. Ancora con lo sguardo che vagava sui alcuni monili ivi presenti, Gregg non si rese conto di non essere più solo. Erano stati giorni duri quelli che s'erano susseguiti dopo il terremoto, e la preoccupazione per l'amica era stata più che tangibile.
Letita Caolin Agrawal
Da tempo i due amici non avevano avuto occasione di vedersi, ma almeno si erano sentiti, la cosa migliore era che il tempo non aveva mai influito negativamente sulla loro amicizia. Appena lo vide, Letitia si illuminò e con un sorriso affabile lo raggiunse. - Guarda guarda chi si vede.. Sono contenta di rivederti tutto intero, come stai?- Provava un grande affetto per Gregg ma tra di loro non vi era mai stata malizia. Era interessata e voleva sapere come stava l'amico.
Gregg Maximilian R. Holland
Solamente quando riconobbe la voce dell'amica, l'inglese si voltò nella di lei direzione mentre sulle proprie labbra si formò un sorriso sincero. Provava sincero affetto nei confronti della donna che, con il passare del tempo, era diventata per l'uomo una confidente preziosa. Immediatamente Gregg s'avvicinò per darle un rapido abbraccio che sciolse quasi subito prima di osservarla con più attenzione. « Potrei dire lo stesso di te, sai? » La osservò qualche minuto in più prima di distogliere lo sguardo per non essere troppo insistente. Il rigore inglese che scorreva nelle di lui vene lo portava a essere, il più delle volte, freddo, impassibile, e mostrare anche solamente un cenno di preoccupazione sembrava essere un reato per l'etichetta inglese. Eppure, col tempo, l'Holland si stava sciogliendo. « Ero preoccupato... Ero in ospedale quando è successo il terremoto, per non parlare del panico che ha scaturito. Tu stai bene? E nessuna scusa, questa volta... »
Letita Caolin Agrawal
Leti era sempre stata una persona socievole, non si faceva problemi, libertina e sicura di sé, aveva tirato su il Petit dal nulla ed era grata a tutti i suoi volontari per l'ottimo lavoro che svolgevano. Ricambiò l'abbraccio dell'amico, sciogliendolo poi poco dopo, per ammirarne l'espressione rilassata. La veggente era felice di vederlo , perché stava bene, ma anche perché sembrava più rilassato del solito. - La mia caviglia è guarita, il solaio della casa è quasi pronto e per fortuna il negozio e anche il Petit, non hanno subito alcun danno.- Spiegò la rossa mentre finiva di sistemare il bancone. - Tu quali novità mi porti? Sembri sprizzare gioia ed energia da tutti i pori.-
Gregg Maximilian R. Holland
La preoccupazione sul volto dell'inglese era reale e sincera, ma avere la conferma dell'amica che tutto sembrava essersi risolto per il meglio aveva fatto sorgere nell'Holland un sorriso spontaneo. Certo, vi erano ancora molti nodi che avrebbe voluto sciogliere e il motivo del suo trasferimento a Ravenfire stava ancora nel fatto di voler trovare la verità nell'uccisione di sua madre, ma nulla vietava di godersi un poco la vita. Si ritrovò così ad annuire prima di assumere la sua solita posizione rilassata con la mano destra in tasca. « Sono felice di sentirtelo dire... Sembra stato un episodio isolato, ma le conseguenze si faranno sentire ancora per qualche tempo, immagino. » La seguì poi mentre osservò l'amica affaccendarsi nel mettere a posto il bancone prima di fare un lungo sospiro. Si guardò attorno per un momento prima di posare nuovamente gli occhi su di lei. « Novità non direi, però diciamo che potrei sentirmi con qualcuno, ecco. »
Letita Caolin Agrawal
Letitia pensava che la vita si dovesse godere attimo dopo attimo, senza indugiare troppo, cercando di superare ogni difficoltà senza fuggire, ma affrontandola con coraggio. Era cresciuta e insieme a lei Dominic e Damien, questo le aveva dato l'idea del progetto per aprire il Petit Prince, insegnando ai bambini meno fortunati a vivere con semplicità e coraggio . Nonostante Ravenfire fosse una cittadina piena di misteri, lei era pronta ad aiutare chiunque avesse bisogno. Appena Gregg finì la frase appena pronunciata, Letitia rivolse lui uno sguardo ammiccante. - Finalmente! Spero che sia una donna forte e colta, penso sia la combinazione perfetta e conoscendo i tuoi gusti, sarà di certo bellissima.-
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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greggmaximilian · 3 years
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         ᴇxᴛʀᴀᴄᴛ  ⋰  📖🌙    ━━  gregg maximilian + beatrice ━━     ravenfire, virginia ↻ 06.02.2021
Stelle incastonate nell'oscurità del cielo erano spettatrici di quella serata che aveva visto il professore mostrare un lato che difficilmente avrebbe mostrato volontariamente. Aveva scelto un abito elegante, un completo scuro che faceva risaltare i di lui occhi cerulei, ma che aveva un che di strutturato lasciando la camicia parzialmente aperta e soprattutto senza cravatta. Appariva elegante, certo, ma anche con una nota alternativa che in qualche modo non stonava, anzi. Aveva da sempre preferito altri tipi di serate, non andava in discoteca da fin troppi anni, e il suo modo di divertirsi verteva su attività decisamente diverse. Era incuriosito dalle persone presenti alla festa, con i loro vestiti succinti davano libero sfogo ad istinti altrimenti repressi, e il gazebo che avevano allestito sembrava essere quello di un film cinematografico. Affascinato, Gregg osservava lo spettacolo delle spogliarelliste che avrebbero dato decisamente del filo da torcere a Demi Moore in Stripease. Movenze sempre più spinte acchiappavano gli occhi del genere maschile che sembrava aver tutto l'interesse a rimanere lì. In fondo, era quello il motivo per cui tutti si trovavano in quel luogo, no? Portò alle labbra un calice di champagne, rigorosamente freddo come il ghiaccio, mentre un profumo speziato ma estremamente femminile fece capolino accanto a sé. Permise alla donna di avvicinarsi, di dargli quel bacio così estremamente casto per lui prima di voltarsi per apprezzare la vista della donna. Una bellezza non convenzionale era quella che impreziosiva la figura di Beatrice che, nel suo abito nero, appariva come la regina della notte.
« Diane Lemmon... Che piacevole ed inaspettata sorpresa. »
Commentò portando una mano ad accompagnare il corpo della donna per salutarla. Tris, come era solta farsi chiamare, aveva sempre stuzzicato la curiosità dell'inglese, il quale, tuttavia, sentiva sempre un certo timore quando si trovava in sua compagnia. Non sapeva a che cosa fosse dovuta quella sensazione di gelo che sembrava permeare l'aria attorno a sé, ma di certo, in quel momento, non ci badò.
« Non dirmi che una bella donna come te si sta annoiando, mi sembra di capire che sei nel tuo ambiente... Eleganza e al contempo provocazione. »
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greggmaximilian · 3 years
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     📖🌙     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐠𝐫𝐞𝐠𝐠 𝐦𝐚𝐱𝐢𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐧  &  𝐛𝐞𝐚𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞      ❪    ↷↷     mini role ❫      c   o  l  l  e  g   e      29.03.2021  —  #ravenfirerpg
Un'infinità di fogli giaceva sulla scrivania del professore che sembrava essere immerso in uno di quei dubbi amletici da cui difficilmente si sarebbe tirato fuori. Continuava a ripetersi che presto o tardi avrebbe trovato una risposta a tutti quei quesiti che assillavano la di lui mente, ma la verità era ancor più semplice: stava brancolando nel buio. Consultava regolarmente la biblioteca in cerca di indizi storici, sui miti e le leggende che sembravano governare Ravenfire, ma quando pensava di essere arrivato ad una possibile spiegazione per tutto ciò che sembravano infiniti incidenti, tutto diventava vano. Scuoteva il capo l'uomo durante una delle sue mattine libere, giocando con la sua penna Parker e farla così passare velocemente tra lei dita come se fosse un prestigiatore. Non sentì nemmeno la porta del proprio studio aprirsi e subito dopo chiudersi. Solamente quando vide delle unghie laccate di rosso vino, un ghigno comparve sulle di lui labbra facendogli tirare indietro il busto ed osservare quella magnifica figura femminile.
« Miss Lemmon, l'orario di ricevimento è terminato mezz'ora fa... Che piacevole sorpresa. »
Beatrice Diana Lemmon
La facciata del college si ergeva di fronte a Beatrice, e la dood si ricordò degli anni in cui si era trovata a frequentare quei corridoi come studente. Un ricordo in parte amaro, che mise subito da parte, ricordandosi il vero motivo per la quale era giunta lì, che non aveva di certo niente a che fare con la valle dei ricordi. Senza togliersi il capello di tessuto pregiato con la quale era solita uscire di giorno per evitare il contatto con il sole, si destreggiò tra i corridoi, non curandosi di chiedere nessun tipo di informazioni agli inservienti o alla segretaria, che era sempre la stessa stantia donna che probabilmente, sarebbe morta dietro a quella scrivania. Il proprio olfatto, come quello di ogni altro essere della propria razza, era molto più utile rispetto a porre domande, ecco come riuscì a trovare lo studio di Gregg, senza alcun problema. Come al suo solito, non si degnò di bussare, limitandosi ad entrare nello studio, levandosi prima i guanti di pizzo che indossava, ed in seguito il cappello, e si limitò a sorridere come quando cacciava, lo stesso tipico sorriso che la contraddistingueva in quel frangente, senza però avere necessità di cacciare. « Sono famosa per non rispettare le regole imposte dagli orari, Maximilian. » posò i guanti ed il cappello, assieme alla borsa, su una delle piccole poltroncine di fronte alla scrivania, prendendosi il permesso di osservare il suo studio. « E così sei sorpreso di vedermi qui -- forse vuoi indovinare perchè sono qui? »
Gregg Maximilian R. Holland
Era impossibile non notare il sorriso furbo che aleggiava sulle labbra della donna che non s'era nemmeno preoccupata di vedere che cosa la circondasse. Ammirava cotale sicurezza da lasciarlo visibilmente esterrefatto ma sapeva giocare lui stesso a quel gioco appena intavolato. Un angolo delle labbra si piegò in un ghigno furbo, lasciandosi così scivolare contro lo schienale della propria sedia su cui era seduto prima di intrecciare le sue dita all'altezza dell'addome. Assunse così una posa più rilassata, prono a dedicare la sua totale attenzione a quell'essere che sembrava conoscere i segreti più misteriosi. « Chissà come mai, non sono affatto sorpreso che tu sappia non rispettare le regole... » Ammiccò il professore mentre lo sguardo scrutava con attenzione i movimenti della donna. Vedeva le sue movenze eleganti come passi di danza, e mentre osservò l'ambiente che li accoglieva, Gregg si chiese il motivo della sua visita, nonostante fosse una sorpresa ben più che piacevole. « Vediamo, non potevi stare lontana da me? Perché in quel caso ne sarei sinceramente onorato... »
Beatrice Diana Lemmon
Le uniche regole che Beatrice conosceva, erano quelle che dettava agli altri, e che raramente però era solita rispettare se le venivano imposte. Forse, poteva rispettarle se servivano al buon convivere civile, quello che la Lemmon non voleva disturbare, in modo da non attirare sguardi ed occhi su di sé per i motivi sbagliati. Beatrice sapeva come ottenere le attenzioni delle persone, e sapeva anche se era il caso di ricambiarle o meno, ma soprattutto se vi era la possibilità di un tornaconto personale. Il genere di persona che era, la portava a dover ottenere sempre qualcosa dagli altri, che fosse un favore personale o lavorativo. Ma ora si trovava nell'ufficio di Maximilian per una questione personale : le piacevano le persone che principalmente non stuzzicavano solo il proprio ego e il proprio sguardo, ma principalmente la propria mente. Ecco perchè era lì, per cercare di comprendere che cosa ci fosse in Maximilian che le interessasse a tal punto da mettersi a giocare, come raramente faceva con gli esseri umani : non un vero gioco ovviamente, nessuna supremazia, solamente mera curiosità. Si concentrò nuovamente su di lui, accennando una risata tipicamente femminile ma per nulla fastidiosa, ed accavallò le gambe, sistemandosi meglio sulla poltroncina. « Perchè non potevo stare lontana da te? Sai che è una risposta brillante? Però, mi duole deluderti che, per una cosa del genere, dovresti essere abituato a frequentarmi. E purtroppo, non mi risulta che ci frequentiamo così spesso, il che è un vero peccato, per entrambi direi. » Sicura di sé, come al solito, Beatrice aveva la capacità di attaccare le prede allo stesso modo dei serpenti, e in quel momento, si sentiva un po'nella pelle di un serpente. « Ma si da il caso, che io possa essere qui anche a porre rimedio a questo piccolo inconveniente : sei curioso riguardo alla città, e chi meglio di qualcuno di autoctono di queste strade, può saziare la tua curiosità? »
Gregg Maximilian R. Holland
Tagliente era ogni affermazione della donna che, con la sua presenza, occupava completamente l'ambiente attorno a loro. Sentiva crepitare la tensione nello studio, Gregg, mentre osservava con attenzione le movenze eleganti della donna che nel frattempo prese posto sulla poltroncina di fronte a lui. Rimase immobile l'uomo, lasciò scorrere solamente lo sguardo che seguì con insistenza i di lei movimenti prima di apprezzare, ancora una volta, quella sicurezza.
« Un peccato a cui dovremmo rimediare, non credi? »
Domandò cavalcando le sue stesse affermazioni. Era intrigato dalla donna, non solo per quella personalità eclettica che era, ma anche per qualcosa di più misterioso che sembrava tradire ogni azione della Lemmon. Ad ogni affermazione sembrava che vi fosse un significato sottointeso che lui stesso non riusciva a decifrare, un discorso a lui sconosciuto e questo lo spingeva ad avvicinarsi sempre di più. Aggrottò appena la fronte nel sentire quella proposta che sembrava essere troppo bella per essere vera. Non era un mistero il fatto che la sua curiosità fosse guidata dalle storie cittadine, ma era il motivo della presenza di Beatrice a far drizzare le antenne all'inglese.
« E vediamo, tu vorresti farmi da Cicerone? »  
Beatrice Diana Lemmon
Ravenfire era fonte di curiosità per molti, Beatrice lo sapeva, anche perchè, chi mai poteva non incuriosirsi di abitanti di una cittadina, che mai lasciavano i suoi confini, come nel caso della dood? Impossibile che la gente lo notasse, ma era un dato di fatto che buona parte della popolazione non osasse valicare l'invisibile confine che legava Ravenfire al resto del suolo americano. Che cosa ci fosse la fuori, Beatrice se l'era sempre chiesto ed aveva saziato la propria curiosità guardando numerosi documentari o ricercando personalmente video e quant'altro potessero esserle d'aiuto, nel caso in cui dovesse destare i sospetti sulla propria permanenza interna. Le domande erano rare, quasi del tutto inesistenti in realtà, ma ad un occhio attento, forse, questi piccoli dettagli avrebbero potuto scoperchiare un vaso di Pandora dalla portata di rogne non indifferente. Ma Beatrice perse subito di vista lo scenario della catastrofe, limitandosi ad apparire, come sempre, il più normale possibile, come se la morte non la minacciasse ogni qual volta si avvicinava troppo al confine. Un sorriso sinceramente divertito dipinse le labbra della Lemmon, per poi piegare la testa di lato sorreggendosela con un dito, anzi, più precisamente con l'unghia laccata di rosso. « Normalmente sono abituata ad avere a che fare con peccati differenti, Maximilian. Ma mi trovo a concordare con te : potrebbe essere un punto di svolta, frequentarsi di più. » Le proprie parole non erano doverosamente un doppio senso, anzi, erano qualcosa di velato, poggiato con grazia su un'argomentazione interessante, niente di più. Ma poteva essere appunto, un modo per gettare nuove fondamenta su un rapporto tra due colleghi. « Vorrei e posso farlo. Sono nata e cresciuta qui, e sono molto più divertente ed interattiva di tutti gli stupidi ed anonimi libri che troveresti alla biblioteca o su internet. Quindi, accetti o meno, la mia umile offerta? Magari incentivata da una buona cena, o da un buon bicchiere di vino? O da entrambi? »
Gregg Maximilian R. Holland
Giocare con una persona come Beatrice era un qualcosa che poteva sfociare in qualcosa di dannatamente pericoloso e l'inglese lo sapeva perfettamente. Eppure eccolo ad cercare di scavare maggiormente nell'animo della donna qualcosa che non sapeva nemmeno lui cosa cercare. Diana, come era solito Gregg chiamarla, era bella ma irraggiungibile, elegante ma con una verve che la rendeva distante e quella parlantina che in qualche modo faceva fremere, seppur silenziosamente, l'uomo. Si mise più comodo l'uomo mentre osservò i movimenti della donna con cui si resse dapprima il capo per poi replicare con quella voce quasi arrocchita dalla situazione. « Dunque se ti dicessi di uscire con me lo faresti. E bada bene, non te lo sto chiedendo. » Sapeva perfettamente che la donna avrebbe compreso quel gioco di parole che li aveva portati ad un punto di stallo. Chiedere presupponeva un qualche dubbio, quasi una forma di insicurezza, mentre nulla in Gregg era più certo in quel momento. La scrutava l'uomo, la osservava, mentre giunse quel punto di svolta che avrebbe cambiato le carte in tavola, rendendo il loro rapporto qualcosa di più di un semplice legame tra colleghi. « Sono curioso di conoscere quei peccati di cui parli, e come potrei dirti di no? A patto che possa essere io a scegliere la location, per il vino posso lasciarti carta bianca. »
Giocare per Beatrice era qualcosa di così facile, che spesso si chiedeva se non conoscesse altre vie del proprio comportamento, se non quelle, eppure in quel caso vi era qualcosa in più, qualcosa che la intrigava a tal punto da non rendere Gregg una vittima, bensì un ingraro protagonista ma al contempo spettatore. Era difficile rendersi conto di essere 𝑠𝑐𝑒𝑙𝑡𝑖 dalla psicologa, eppure in quel caso Maximilian, com'era solita lei chiamarlo, era stato 𝑠𝑐𝑒𝑙𝑡𝑜. Beatrice sorrise, sapendo di aver fatto centro nel proprio intento, e non si soffermò troppo su tale vittoria, attendendo la seconda parte delle sue risposte. Danzare con il diavolo, si diceva così, no? Alle volte era necessario, e forse più stimolante di ogni altra cosa al mondo. Ecco perchè usando determinate frasi e parole, la dooddrear era certa di aver toccato le corde giuste, affinchè lui la seguisse oltre le porte dell'inferno immaginario che era la vita della donna. « Dicono che la curiosità uccida, ma non credo sia così : uccide solo per far rinascere sotto una nuova luce. Chi lo sa, potresti splendere sotto una nuova luce, magari quella della luna, in una location pittoresca della città. Con del buon vino rosso, come piace a me. » la donna si alzò dalla poltrona, riprendendo le proprie cose, ricomponendosi con grazia per poi sistemarsi i capelli dietro alla schiena. « Aspetto tue notizie Maximilian, so che non mi deluderai. Non sei il genere di uomo che può deludermi, semmai, puoi sorprendermi. »
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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greggmaximilian · 3 years
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    ❛ Cars & suits... 👌 ❜
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greggmaximilian · 3 years
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     🔮 ⋅ new role! ― #ravenfirerpg & #ravenfirehunters.                  benjamin﹫gregg.            Ferguson’s house  ; 200221, evening.                         «  Sono d’accordo, è uno dei pochi parties a cui ho partecipato volentieri. Mi aspettavo di incontrarti qui, sai? » Ad accompagnare quelle parole v’era un’espressione che confermava l’affermazione appena fatta dal dottor Rogers; conoscendo il professor Holland e sapendo, soprattutto, egli fosse un uomo di cultura, era impossibile pensare che non prendesse parte all’evento. Benjamin era lieto d’averlo incontrato, perché non era il primo conoscente in cui aveva avuto il piacere di imbattersi durante la serata, ma in lui c’era stata la piccola speranza di incontrarlo, perché le conversazioni in sua compagnia non l’avevano mai deluso. Era certo di aver passato fin troppo tempo all’interno della sala, per tanto non sarebbe stato sgradevole fare due passi e godersi l’aria pulita nei pressi dell’ingresso. Tastandosi le tasche del lungo cappotto, andava alla ricerca di un pacchetto di sigarette, e non appena l’ebbe recuperato, chiese: « Ti posso offrire una sigaretta? Comincio a stancarmi della folla, il silenzio e il fresco dell’esterno sembrano quasi richiamarmi. »
Gregg Maximilian R. Holland
Ravenfire non era mai stata così viva come negli ultimi tempi, ove un susseguirsi di feste a tema sembravano aver preso il via. Dapprima l'evento dedicato ai single e ora una festa in cui di fatto credeva molto, il rifugio per gli animali. La festa organizzata dal vice sindaco sembrava essere uscita da un libro di Jane Austen, e il tema della serata aveva messo a dura prova il suo guardaroba che, nonostante tutto, aveva il suo perché. Amante della moda e dell'essere sempre perfetto in ogni occasione, Gregg aveva faticato prima di trovare il completo perfetto. I capelli corvini erano del tutto in sintonia con l'epoca, leggermente mossi ma tenuti sempre perfettamente in ordine con quel tocco che sembrava avere solamente lui. S'aggirava poi per la sala con un bicchiere di vino in mano, quando vide l'amico e fece per avvicinarsi. Il complimento riguardo alla festa era di fatto d'obbligo, ma comprendeva la necessità del dottore di prendere una boccata d'aria. « Volentieri, grazie. » Replicò allungando una mano e prendendo una sigaretta che si accinse a portare alle labbra. Era un vizio che aveva ereditato dal padre, quando era più giovane, ed ora in talune occasioni si concedeva quello sfizio. L'accese rapidamente godendosi la prima boccata per poi tenerla tra dito indice e medio della mano destra. « Addirittura sapevi di trovarmi qui? Devo decisamente rivedere le mie decisioni se ormai sono diventato così scontato. Ma tu invece qui, beh questa è decisamente una sorpresa. Niente ospedale? »
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greggmaximilian · 3 years
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.             𝙖𝙩 𝙩𝙝𝙚 𝙐𝙢𝙖𝙣 𝙇𝙞𝙛𝙚 𝙋𝙪𝙗, 𝙡𝙖𝙩𝙚 𝙚𝙫𝙚𝙣𝙞𝙣𝙜. *Le mattinate da trascorrere a rifornire il locale, riponendo ogni cosa accuratamente in sostituzione delle precedenti e a fare un "rapido" inventario erano tra le più interminabili, specialmente quando Russel si ritrovava a condividere quelle ore con Jake e i suoi piagnistei. Assurdo come avesse sempre qualcosa da dire - o da ridire - sulla qualunque. Sempre. Quell'uomo non sapeva proprio apprezzare il silenzio e i suoi benefici. Di certo non era quella la ragione o il perché il proprietario si vedesse di rado e in orari inverosimili nel suo stesso locale, ma per quell'intera giornata aveva fatto un'eccezione, trattenendosi oltre l'orario di chiusura per dare una ripulita. Alcuni sostenevano che non fosse consono per un capo dedicarsi alle mansioni più "basse" e che fosse meglio delegare a qualche dipendente, ma lui non era così; non si sarebbe posto in prima linea solo per conteggiare gli incassi della serata. Non avendo spento le luci qualcun altro mette piede nel locale e il Cowr, a un passo dall'annunciare al nuovo arrivato dell'inaccessibilità del pub, si ritrova a ritrattare e a picchiettare l'estremità della sigaretta sul bordo del posacenere.* « Stavo per sbatterti fuori, credendo fossi il solito ragazzino munito di un documento palesemente falso che tenta di convincermi a vendergli del whiskey. [...] Cosa ti verso? »
Gregg Maximilian R. Holland
La quiete della notte aveva sempre avuto un notevole fascino sul professore, così tranquilla, così silenziosa da spingerlo a cercare risposte a quelle domande che da sempre lo avevano spinto fino a Ravenfire. Ammirava il mistero che aleggiava attorno a quella cittadina della Virginia, sperava un giorno di riuscire a spogliarla di ogni segreto, ma al momento non poteva fare altro che godersi ogni istante. Apprezzava che per quanto piccola fosse rispetto alla sua città natale, possedesse quella vitalità che non tutte le città di provincia avevano. Ogni persona sembrava essere legata da un filo invisibile che veniva mosso da attori diversi, eppure tutto era naturale. Erano tanti i quesiti che spesso si poneva, ma per quella sera aveva deciso di lasciarli andare, dar loro una boccata d'ossigeno e dare voce all'istintività. Era ormai tardi quando stava rincasando, ma la luce accesa di quel luogo in cui aveva trascorso diverso tempo, spinse l'Holland ad avvicinarsi ed entrare. Un odore di birra sembrò riversarsi nelle sue narici, e solo quando vide l'uomo dietro il bancone, Gregg mostrò un sorriso furbo. « Addirittura? Brutta serata allora, eh... Uno scotch, per favore. » Commentò l'uomo avvicinandosi al bancone su cui l'amico stava ancora lavorando. Gli piaceva quel locale, ricordava un poco il suo passato a Londra, le serate trascorse al pub con amici, ma soprattutto aveva trovato in Russel un amico. « Non pensavo di trovarti ancora dietro il bancone... E poi non dovresti essere dietro e lasciare la chiusura a qualche garzone? »
Russel Emeric Cowr
*Russel concedeva delle eccezioni di trattenersi nel suo locale oltre l'orario prestabilito davvero a poche persone e chi lo conosceva anche solo in parte sapeva che quello era da considerarsi un privilegio non indifferente. Lui non dava facilmente fiducia - o confidenza - a chiunque, preferiva mantenersi alla larga per non avere rogne. In quel caso, Gregg rappresentava uno dei pochi. Gli versa in un bicchiere uno dei migliori scotch, servendolo dinanzi il posto occupato dall'amico. Il luogo comune che gli espone quest'ultimo lo porta a sorridere, richiamando il pensiero che aveva avuto tra sé e sé giusto poco prima.* « Questo è stato un caso. Mi fido ciecamente di Jake, ma occupandomi personalmente dell'andamento del locale mi sembra di riuscire a recuperare un minimo di controllo sulla mia vita. » *Confida all'Holland, poggiando le mani sul bancone nel rivolgergli la parola. Si guarda attorno, le labbra increspate d un altro sorriso, ma nettamente più amaro.* « L'unica area dove ho ancora un minimo di stabilità. E tu? Cosa fai in giro a tarda ora? »
Gregg Maximilian R. Holland
Un angolo delle labbra si piegò verso l'alto prima di annuire per condividere così le parole dell'amico. Recuperare un minimo di controllo era ciò che spingeva l'Holland ad andare avanti, giorno dopo giorno, nonostante le sue ricerche non fossero altro che un buco nell'acqua. Sapeva che Ravenfire nascondeva qualcosa di potente, qualcosa che mai al mondo avrebbe potuto ritrovare, ma che cos'era? Cominciò a picchiettare con i polpastrelli delle dita delle mani sul bancone lucido prima di alzare lo sguardo su Russel. « A volte dobbiamo essere noi a fare quelle cose che dovremmo cercare di delegare, no? La stabilità è ciò che ogni essere razionale ricerca, eppure non sembra una ricerca semplice... » Scosse appena il capo prima di farlo scricchiolare con un movimento del collo da una parte e dall'altra. Sentiva tutta la tensione accumularsi alla base delle spalle, sentiva il bisogno di un massaggio, ma il sol pensiero di potersi prendere del tempo per sé non sembrava nemmeno contemplabile. Prese poi in mano il bicchiere contenente il liquido ambrato che si ritrovò di fronte e lo alzò all'altezza degli occhi. « Avevo bisogno di fare due passi... Mi sembra sempre che qualcosa mi sfugga, qualcosa di cui ho bisogno di conoscere la verità, ma tutto è un completo enigma. La notte ha il poter di rasserenare anche le menti più travagliate... E dormire non era un'opzione. Dici che ci vuole un brindisi? »
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greggmaximilian · 3 years
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🐍                           ✵ 06/02/2021             ✵ Sugarfactory             ✵#ravenfirerpg             (✦🐍✦) Una serata diversa, se lo meritava dalla solita routine alla quale era abituata, ecco perchè si era lasciata ispirare dal contenuto del proprio armadio, forse osando un po' troppo. Se l'era persino detto ad alta voce quasi, mentre si specchiava all'enorme specchio nella propria stanza, seguendo la linea dello scollo del vestito dello stesso colore della notte senza luna che aveva deciso di indossare; come se poi lo spacco fosse stato così casto e davvero quasi impercettibile. Sorrise però, prendendo il miglior rossetto scarlatto che possedeva, passandoselo lungo le labbra con estrema lentezza, in modo da non sbavarlo e riempire attentamente la forma delle labbra. Si specchiò ancora ad opera compiuta, trovandosi come al solito 𝑖𝑚𝑝𝑒𝑐𝑐𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒, e come ultimo gesto prima di andarsene, prese il choker dorato da abbinare alle scarpe, ed uscì di casa, salendo sulla propria berlina scura, per raggiungere il Circle Eight. Non appena raggiunta la festa, l'umore della Lemmon virò drasticamente nel divertito, vedendo il sovraffollamento di persone pronte a tutto pur di accaparrarsi un appuntamento successivo alla serata, e nelle ipotesi peggiori, - per i più convinti e audaci - una continuazione della serata a casa di qualcuno. Per quanto si stesse realmente divertendo all'idea di vedere i poveri umani stolti che avrebbero fatto la fila e sbavato troppo sulle donne, Beatrice negò qualsiasi approccio a tre ragazzi, uno dopo l'altro, rispondendo secca e priva di possibilità di accedere a delle spiegazioni più profonde, sbuffando sonoramente in direzione dell'ennesimo ragazzo che si stava avvicinando a lei, fermandolo con un gesto della mano alzata, quasi gli intimasse lo stop. Improvvisamente annoiata, si destreggiò tra la calca delle persone, ignorando gli sguardi degli uomini e delle donne mentre camminava tra di loro, ma quando incrociò da lontano una figura a lei famigliare, sorrise divertita : ora la serata si stava facendo molto più 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑒𝑠𝑠𝑎𝑛𝑡𝑒. Passò accanto alla figura da lei conosciuta anche troppo bene, e con un tocco delle proprie gelide mani, - probabilmente giustificabili in quel frangente per la festa all'aperto e non propriamente in un luogo chiuso da mura, e non per la propria razza -, fece in modo di far capire all'uomo che non fosse solo. Non appena lui si voltò, Beatrice sorrise, scostandosi una ciocca di capelli, facendoli poi ricadere di lato, avvicinandosi al volto di Gregg, sfiorandogli la guancia con le labbra, sapendo ovviamente che non gli avrebbe lasciato alcun segno con il rossetto. « Finalmente qualcuno che potrà dare una svolta alla mia serata. Ciao Gregg, è un piacere immenso vederti. »
Gregg Maximilian R. Holland
Stelle incastonate nell'oscurità del cielo erano spettatrici di quella serata che aveva visto il professore mostrare un lato che difficilmente avrebbe mostrato volontariamente. Aveva scelto un abito elegante, un completo scuro che faceva risaltare i di lui occhi cerulei, ma che aveva un che di strutturato lasciando la camicia parzialmente aperta e soprattutto senza cravatta. Appariva elegante, certo, ma anche con una nota alternativa che in qualche modo non stonava, anzi. Aveva da sempre preferito altri tipi di serate, non andava in discoteca da fin troppi anni, e il suo modo di divertirsi verteva su attività decisamente diverse. Era incuriosito dalle persone presenti alla festa, con i loro vestiti succinti davano libero sfogo ad istinti altrimenti repressi, e il gazebo che avevano allestito sembrava essere quello di un film cinematografico. Affascinato, Gregg osservava lo spettacolo delle spogliarelliste che avrebbero dato decisamente del filo da torcere a Demi Moore in Stripease. Movenze sempre più spinte acchiappavano gli occhi del genere maschile che sembrava aver tutto l'interesse a rimanere lì. In fondo, era quello il motivo per cui tutti si trovavano in quel luogo, no? Portò alle labbra un calice di champagne, rigorosamente freddo come il ghiaccio, mentre un profumo speziato ma estremamente femminile fece capolino accanto a sé. Permise alla donna di avvicinarsi, di dargli quel bacio così estremamente casto per lui prima di voltarsi per apprezzare la vista della donna. Una bellezza non convenzionale era quella che impreziosiva la figura di Beatrice che, nel suo abito nero, appariva come la regina della notte. « Diane Lemmon... Che piacevole ed inaspettata sorpresa. » Commentò portando una mano ad accompagnare il corpo della donna per salutarla. Tris, come era solta farsi chiamare, aveva sempre stuzzicato la curiosità dell'inglese, il quale, tuttavia, sentiva sempre un certo timore quando si trovava in sua compagnia. Non sapeva a che cosa fosse dovuta quella sensazione di gelo che sembrava permeare l'aria attorno a sé, ma di certo, in quel momento, non ci badò. « Non dirmi che una bella donna come te si sta annoiando, mi sembra di capire che sei nel tuo ambiente... Eleganza e al contempo provocazione. »
Beatrice Diana Lemmon
Immaginava la reazione delle persone quando si trovavano a confrontarsi con lei, molti spesso venivano intimiditi da lei, forse dal suo modo di porsi, o dagli occhi ereditati dalla madre, freddi e grigi come la nebbia e la tempesta. Lei però non era proprio il demonio che la gente si aspettava che fosse, anzi, tutt'altro : sapeva essere il demonio che meritava di essere, quando si trattava di /nutrire/ la propria anima, placare la propria sete. In quel caso, poteva essere il rigoroso incubo del prossimo. Ma in quella serata, dal tema così frivolo e della leggerezza, lei cercava se non altro, di provare ad attenersi al tema della serata. Che però stesse andando a scatafascio e si stesse annoiando, quelle era un altro paio di maniche. Conosceva bene gli uomini, sapeva quanto potessero essere frivoli e superficiali, e quella sera ne aveva visti così tanti di appartenenti a tale categoria, che ovunque si girasse, li vedeva spendere come se avessero dei riflettori puntati addosso. Il fatto che però, avesse trovato qualcuno che lei già conoscesse, e che per qualche motivo che la dood non avesse ancora identificato, fosse interessante con cui conversare, era un punto in avanti. Sorrise senza mostrare alcun segno di imbarazzo o di dissenso nel sentirsi chiamare Diane, visto che quel privilegio, era davvero concesso a molto pochi. Vi erano delle persone che avevano l'onore di chiamarla Tris, e ancora meno persone, potevano chiamarla Diane, con il nome della madre. A Gregg era concesso, perchè l'uomo poteva essere ritenuto al proprio livello, qualcuno con cui potersi intrattenere mentalmente, senza aver bisogno di abbassarsi al livello della gente comune, lui infondo, proveniva dall'ambito accademico, identico a quello di Beatrice. Però, ciò che rispettivamente sapevano del loro privato, almeno per quanto la riguardava, non era che altri la punta dell'iceberg. « Maximilian Holland, l'uomo più interessante incontrato stasera. Mi sto annoiando? Si vede così tanto? In effetti è vero, sono leggermente stanca di rimbalzare i poveri malcapitati che mi si avvicinano questa sera. E' sempre così in auge l'oggettivizzazione della donna? Che se è attraente è obbligata ad accettare le lusinghe di chiunque? Siamo ancora nel Medioevo per caso? » per qualche istante, il tono di voce di Beatrice si indurì di proposito, trascendendo quasi nel disprezzo, per poi stemperare tutto, scostandosi i capelli da un lato del collo per poi sorridere. « Ti dispiacerebbe tenermi compagnia ed essere il mio accompagnatore, fin tanto che io non decida di andarmene? Preferirei passare il resto del tempo che mi resta a questa festa, con qualcuno che stuzzichi la mia mente e la mia vista. »
Gregg Maximilian R. Holland
Era curioso come l'eleganza di determinate persone non provenisse dai vestiti che indossavano, dai quegli abiti costosi che non erano altro che un involucro di qualcosa di più profondo. L'eleganza a cui alludeva l'Holland era da ricercarsi in qualcosa di profondo, non visibile agli occhi e che esercitava un fascino tutto suo. Tante erano le donne con cui aveva avuto a che fare e con cui tuttora aveva a che fare, ma solamente poche potevano spiccare ai di lui occhi. Queste potevano contarsi sulle dita di una mano, ma di certo era la donna dalla pelle d'alabastro a spiccare. In quell'abito che avrebbe fatto girare la testa a qualunque persona presente, di genere maschile o femminile, Diane era una donna che esercitava il suo magnetismo con una sicurezza quasi ostentata, uno sguardo che non aveva paura di distogliere ed una verve difficile da controbattere. « Beh, come puoi biasimarli. » Commentò con un accenno di sorriso, che cominciò a sorgere sul volto coperto da un leggero strato di barba. Era una minuscola fossetta quella che si era creata sul di lui viso, mostrando così l'espressione che assomigliava sempre più ad un ghigno. « Sei bellissima con quest'abito, e i complimenti e le lusinghe sono d'obbligo. Sai, molti uomini credono ancora di essere essenziali nella vita di una donna, credono che debbano e che siano fondamentali affinché siano complete, ma non esiste cosa più sbagliata. Siamo noi ad essere una concessione nella vostra vita. Non credi? E sì, mi farebbe uno straordinario onore farti compagnia, mia cara... Ma ora chi è che fa le lusinghe? »
Beatrice Diana Lemmon
Gli esseri della sua razza era subdoli per natura, ma lei forse lo era anche per divertimento, su questo poteva giocarci sicuramente una scommessa. Essere furbi però, era un surplus, qualcosa che non a tutti riusciva nel modo corretto, e a Beatrice, essere furba, riusciva molto bene, sia sul lavoro che nella vita privata. In una serata come quella però, Beatrice aveva semplicemente abbandonato ogni formalità dovuta alla deviazione professionale, cercando di comportarsi come una donna comune, anche se di comune lei aveva ben poco, se non quasi nulla. Una bella vista poteva solleticare gli interessi e gli animi di qualcuno, seppur per poco, mentre una buona mente, era in grado di solleticare curiosità ben più radicate e profonde, ed in quel momento la Lemmon, era spinta da entrambe. La bellezza apriva moltissime strade a uomini e donne, su questo non aveva alcun dubbio, ma spingere due persone profondamente legate alla psiche della mente, ad accettare di partecipare ad un /esperimento/ sociale, era tutt'altra cosa. Richiamò l'attenzione del barista, con l'intento di ottenere un nuovo bicchiere di champagne o di qualsiasi altra cosa avesse un sapore degno, non quegli intrugli colorati che la disturbavano solamente alla vista, e successivamente si sistemò meglio sullo sgabello, accavallando le gambe, spostando il corpo quello che le bastava per rivolgere ogni attenzione al proprio interlocutore. « Trovo banali i complimenti se fatti da uomini privi di un cervello e dettati solo dalla parte che loro credono essere la migliore, magari invece è decisamente quella più mediocre. Non fraintendermi : non sto denigrando tutto il genere maschile, purtroppo sto denigrando solo buona parte di quelli presenti qui questa sera. » Lei in realtà, trovava sempre un modo per screditare chiunque, facendo sempre in modo che il diretto interessato non se ne accorgesse, come quando rimbalzava gli inviti a cena di altri colleghi o conoscenti del gemello. 𝑃𝑙𝑒𝑏𝑒𝑖, com'era solita rivolgersi mentalmente a loro. Ottime generose donazioni per il proprio lato irrazionale e razziale. « Più che lusinghe, le definirei ovvietà, non sei d'accordo con me? Anche se mi incuriosisce il motivo perchè una mente come la tua, abbia accettato di venire in questo luogo. Curiosità? Studi personali? Se te lo stessi chiedendo, sì, sono le mie risposte quelle che ti ho appena posto come domanda. »
Gregg Maximilian R. Holland
La brezza leggera che rasserenava la sera era semplicemente perfetta in quella parte dell'anno. Le temperature più fredde sembravano essere un ricordo, e tutto sommato, nonostante si trovassero sotto un gazebo, vi erano più persone di quante non credesse. Qualche persona che beveva il proprio drink in compagnia di un altro, i sorrisi di ammiccamento che gli uni riservavano agli altri e perfino qualcuno che si spingeva a ballare guidato dalla musica che proveniva, eppure era tutto il contesto ad essere bizzarro. Bizzarro agli occhi del professore ovviamente. Aveva accettato quell'invito spinto dalla curiosità, alla ricerca di comprensione di quella Ravenfire che ancora conosceva, nonostante fossero trascorsi anni dal suo trasferimento. Un tale party non si sarebbe mai tenuto in quel di Londra, avrebbero dato precedenza alla raffinatezza, all'eleganza, e all'apparenza che probabilmente nascondeva sotterfugi perfino più bui. In quel momento, invece, Gregg osservava come il bisogno di affermazione di un sesso piuttosto che dell'altro fosse alla base di ogni scambio. Fu breve l'occhiata che diede alla donna, nonché amica e collega. Un'occhiata che rappresentava ciò che a parole forse non era nemmeno stato detto. « Il complimento di per sé è il primo approccio che fanno, sperano di risultare accattivanti, di fare breccia nel prossimo con qualche frase da due soldi o con una semplice occhiata. Il fatto è che non avviene solamente per il genere maschile, ma anche per quello femminile. Guardati attorno... Cercano approvazione. » Il debole sorriso che era comparso sulle labbra dell'inglese divenne più ampio questa volta prima di fare un semplice cenno della mano al barista. Aveva probabilmente bisogno di qualcosa di più forte del semplice champagne, qualcosa che sicuramente lo avrebbe fatto tenere sulle spine come la sua interlocutrice. « Decisamente curiosità, ma non solo nei confronti di quei comportamenti umani che paiono fuori dall'ordinario, ma anche la curiosità per la città stessa. Non è molto tempo che mi sono trasferito in città, almeno un paio d'anni è vero, ma c'è sempre qualcosa che mi sfugge. Potrei perfino tenere una lezione in classe su una serata come questa, e tu ne saresti protagonista. »
Beatrice Diana Lemmon
Cercare di primeggiare era qualcosa che le persone facevano a prescindere, cercavano sempre di sopraelevarsi rispetto agli altri, per diversi motivi : chi cercava la supremazia sulla bellezza rispetto agli altri, chi sull'intelletto, o chi su molte altre doti. Quella però che primeggiava su tutte in quella serata, era senz'altro la bellezza e il voler ostentare qualcosa che forse non si possedeva. Gregg aveva ragione : tutti stavano cercando approvazione dagli altri, perchè forse consapevoli di non avere sempre a disposizione serate del genere, dove poter combinare qualcosa a colpo sicuro. Beatrice osservava sempre, in silenzio, in religioso silenzio, mentre le persone le stavano attorno, e quella sera era forse più critica del solito : donne che volevano essere guardate ed ammirate, mentre uomini che cercavano lo sguardo di quelle stesse donne che volevano essere guardate da loro. In poche parole : un circolo vizioso. « C'è poi poco da approvare questa sera, a parte il pudore che a molti manca. Ma chi son io per giudicare gli altri, se non un'umile psicologa annoiata dai comportamenti banali ed altrui?! » Lei si annoiava spesso, specialmente quando si trattava di aver già compreso abbondantemente come andava la serata, e lei, per quella sera, aveva compreso fin troppo. Ma poteva dire di aver trovato un buon deterrente per rimanere ancora un po'fuori casa, senza dover rientrare in tutta fretta per fare compagnia ad Argo, ammesso che lui volesse compagnia da lei. Si incuriosì alle sue ultime parole riguardo alla lezione che avrebbe potuto dare, e lei richiamò il cameriere, ordinando del whisky, con tutta l'intenzione di abbandonare lo champagne, quasi scadente. « Sono molto curiosa di assistere ad una lezione universitaria. L'ultima volta che l'ho fatto, ero dalla parte opposto della lezione. Forse non avrei la pazienza per insegnare agli altri. » quando il cameriere interruppe entrambi per portare il whisky, Beatrice lo ringraziò con un sorrismo smagliate e sornione, con tanto di occhiolino, per poi porgere il bicchiere al proprio interlocutore. « Una lezione --- su di me? Credi ci sia così tanto da dire su di me? Ravenfire è pittoresca. Attraente e pittoresca. »
Gregg Maximilian R. Holland
Era interessante poter scambiare qualche parola con l'amica nonché collega, la quale appariva sempre più nel suo ambiente. Non si trattava solamente di un esperimento il cui fine era quello di vedere come soggetti diversi, in qualche modo, agissero ognuno spinto dal proprio bisogno, ma si trattava anche del fatto la ricerca di approvazione era ovunque. E non era questo forse uno dei cardini dei più insicuri? Si limitò così a ridacchiare l'uomo, un sorso di quel liquido ambrato che scivolò velocemente lungo la gola, ed uno sguardo che tradiva tutta la curiosità che riversava nei confronti di quella città e nei loro cittadini. « Direi anche piuttosto misteriosa, non trovi? » Domandò con quella punta di retoricità che l'aveva sempre contraddistinto. S'era trasferito a Ravenfire anni prima, spinto da una curiosità che l'aveva condotto non poche volte verso vicoli ciechi, eppure prima o poi avrebbe trovato qualcosa, no? Un ghigno aleggiò così sulle di lui labbra prima riflettere esattamente su come sarebbe potuta avvenire questa fantomatica lezione sull'amica. « Insegnare agli altri significa anche mettere a fattor comune sensazioni e momenti che una persona affronta, ma non è solamente questo. L'insegnamento è più una vocazione, e di certo è lo stimolo alla scoperta che spinge chi spiega a rendere tutto accattivante. Ravenfire è misteriosa quanto lo sei tu, mia cara Diane, inavvicinabile per alcuni aspetti e tremendamente sinistra in talune occasioni. » Si limitò così a rispondere all'amica prima di continuare quel discorso lasciando che fossero le loro comuni idee a dare la gusta direzione alla conversazione, trascorrendo così una serata decisamente diversa dal solito.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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greggmaximilian · 3 years
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Letitia Caðlin Agrawal #sugarfactoryevent #Ravenfirerpg Il cuore della festa erano i presenti, Leti era contenta di aver deciso di andare,   per di più, essendo un carattere libertino,   era sempre una sorpresa conoscere nuove persone. Stava beandosi di quella festa era entusiasta e parlare con Jay le aveva davvero restituito ogni entusiasmo. Aveva bevuto già diversi bicchieri di Champagne, ma era una donna forte, reggeva bene l'alcool, diventava solo un poco più allegra. Quando Jayleen andò a salutare delle persone, la veggente si guardò intorno e vide Gregg, distratto forse dalle luci colorate. Leti abbandonò il bicchiere e avvicinandosi furtivamente tappò gli occhi dell'amico con le proprie mani. - Anche tu qui? Indovina chi sono.- Sussurrò divertita al suo orecchio.
Gregg Maximilian R. Holland
Partecipare a feste e dedicarsi al divertimento non era esattamente nelle corde dell'inglese, il quale preferiva di gran lunga serate più tranquille ma sempre in compagnia di una bella presenza femminile. S'aggirava per il Circle Eight con circospezione, e doveva ammettere che era rimasto affascinato da come quel locale fosse così raffinato. Luci stroboscopiche danzavano sui corpi dei presenti che, con i loro vestiti succinti, davano libero sfogo a quegli istinti che spesso venivano repressi. Vi sarebbero potuti essere infinite tesi su quell'argomento, soprattutto per un professore di psicologia, ma la verità era il fatto che perfino Gregg sentiva il bisogno di svagarsi. Leggermente defilato, l'Holland osservava ogni dettaglio che potesse colpirlo prima che la sua vista venisse, per così dire oscurata, da mani decisamente femminili. Un sorriso furbo aleggiò sulle di lui labbra prima di udire quella voce calda, che avrebbe riconosciuto ovunque. « Vediamo... Non stai facendo fatica ad arrivarmi agli occhi, per cui sei alta, pelle delicata delle mani, voce suadente che riconoscerei ovunque e... Sì, decisamente una mia possibile studentessa. » Commentò ironicamente l'uomo prima di portare le proprie mani a coprire le gemelle e voltarsi successivamente in direzione di Letitia.
Letitia Caolin Agrawal
Leti era certa che l'amico l'avrebbe riconosciuta, la voce era inconfondibile e per un uomo così attento ai dettagli, era sicura di aver lasciato impressi nella sua memoria svariati dettagli. Quando si voltò verso di lei, Letitia accennò un sorriso, lasciando le proprie mani tra le sue. - Come siamo eleganti.. sei pronto alla conquista Holland?- Non era una donna timida, affatto, aveva un carattere forte e libertino, per questo riteneva sempre piacevoli le lusinghe del moro . - Bella festa vero? Hai assaggiato quei cocktail con il nome a tema? Dovresti . - Non aveva bevuto molto, non le piaceva perdere le staffe, anche se era davvero molto difficile accadesse. Preferiva quell'allegria e il calore sulle gote che l'alcool, in ragionevole quantità, sembrava dormire. - Posso offrirti qualcosa?- Alludeva ovviamente ai drink.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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greggmaximilian · 3 years
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      📖🌙    —     𝐍𝐄𝐖 𝐎𝐔𝐓𝐅𝐈𝐓       𝒔𝒖𝒈𝒂𝒓𝒇𝒂𝒄𝒕𝒐𝒓𝒚       𝒆𝒗𝒆𝒏𝒕         ❪  ••• 𝐎𝐔𝐓𝐅𝐈𝐓𝐒 📷  ❫
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greggmaximilian · 3 years
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‌ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌‌ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‌  ‌ ‌‌ ✨Matt&Gregg ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌‌ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‌   ‌𝘙𝘢𝘷𝘦𝘯𝘧𝘪𝘳𝘦, 24.01.2021 ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌‌ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‌ ‌ ‌ #minirole #Ravenfirerpg ✨ ・« I sentimenti vanno bene. Ma è meglio che tu abbia fatti concreti a sostenerli. » "Non ho niente okay? Solo dubbi! E questa cosa mi manda fuori di testa!" Matt non poteva certo essere totalmente sincero con Gregg, lui non sapeva che era un dooddrear, che poteva sentire ciò che di negativo lo circondava e che per lui quelle erano già prove che si aggiungevano all'istinto. Il dooddrear si stava sfogando con l'amico circa lo strano comportamento di Wendy degli ultimi tempi. Aveva provato a parlarci, ma la donna era sempre stata evasiva. "Sinceramente non so più come comportarmi." Mormorò poi sedendosi nuovamente sul divano. Avrebbe voluto davvero avere delle risposte, ma forzare la mano avrebbe significato ottenere risvolti poco piacevoli.
Gregg Maximilian R. Holland
Trascorrere un po' di tempo in compagnia dell'amico nonché vicino di casa era più che normale per il professore che osservava, in quel momento, il volto di Matt cedere alla frustrazione. Non sapeva esattamente che cosa stesse passando nella mente del pompiere e doveva perfino ammettere di non averlo mai visto in quello stato. Un cipiglio sembrò comparire sul volto dell'inglese, il quale rimase seduto sulla poltrona. Con qualunque altra persona avrebbe attinto magari alle sue conoscenze psicologiche, ma non con Matt, il quale era sempre stato sincero con lui. « Hai finito? » Domandò l'Holland alzando un sopracciglio. Non avrebbe preso sottogamba i dubbi dell'amico, ma sapeva anche che avrebbe dovuto lasciarlo sfogare. « Ora che ti sei seduto, prendi un bel respiro e comincia dal principio perché se non ho tutti gli elementi, come faccio ad aiutarti? Dubbi su cosa, esattamente? Sui tuoi sentimenti con Wendy? Perché mi sembrava che andasse a gonfie vele ultimamente... »
Frank Matthew Gutierrez
"No, nessun dubbio Gregg, io la amo." Sospirò pensando che non era stato poi molto chiaro con l'amico se ne rendeva conto. Purtroppo Matt ultimamente aveva un alto livello di frustrazione molto alto e quella era stata la prima occasione che aveva avuto per sfogarsi un po'. "E' che ultimamente c'è qualcosa che non va. E' più distante e appena cerco di affrontare l'argomento lei fa finta di niente, cambia argomento.." Matt sospirò massaggiandosi le tempie con le mani, poi appoggiò totalmente la schiena al divano. Cercò di riflettere un po' sulle sue parole. Non poteva dire molto a Gregg purtroppo, insomma qualsiasi cosa dicesse doveva comunque contenersi. "E' un casino."
Gregg Maximilian R. Holland
Il fatto che fosse un professore di psicologia non lo rendeva maestro di vita, assolutamente no, né tantomeno nelle relazioni amorose. Non aveva mai avuto una relazione, non credeva nemmeno fosse possibile per una persona come lui, così dedito al lavoro, ma sapeva corteggiare le donne, questo sì. Ascoltando le parole dell'amico, Gregg lo osservò come la frustrazione era diventata predominante in lui, facendolo apparire un uomo che quasi non riconosceva. Lo lasciò parlare, si prese il proprio tempo e solo quando sembrò essersi calmato, l'Holland prese nuovamente la parola. « Magari non dovresti prenderla di petto, forse mettendola a proprio agio riuscirà a parlarti. » Commentò con un leggero cipiglio in mezzo alla fronte. Cerca di riflettere e dargli così il miglior consiglio, soprattutto perché l'ultima cosa che voleva fare era dargli cattivi suggerimenti. « Se con te qualcuno prendesse un argomento di cui non vuoi parlare e ti tartassasse non fare lo stesso? Ma secondo te a che cosa è dovuto il suo comportamento? »
Frank Matthew Gutierrez
"Ma io le ho lasciato il tempo, non l'ho stressata, non ho insistito.." Matt non aveva stressato Wendy, le aveva chiesto cosa avesse diverse volte era vero, ma le aveva comunque lasciato dello spazio nella speranza che prima o poi lei si aprisse con lui, ma non lo aveva fatto. Era questo che lo preoccupava più di tutto il resto. "Le ho lasciato spazio, eppure lei non si è aperta con me. Avrebbe dovuto farlo, siamo una coppia eppure non lo ha fatto. Perchè?" Ovviamente non si aspettava una risposta da parte di Gregg, nessuno poteva dargli quella risposta, nessuno se non Wendy ovviamente. Era una domanda retorica la sua nei confronti dell'amico. Se l'era fatta tante volte e aveva provato a darsi una risposta, ma non gli erano mai piaciute. Sospirò. "Non so più come comportarmi."
Gregg Maximilian R. Holland
Ascoltò con attenzione le parole dell'amico che sembrava essere caduto in una crisi di nervi. Sapeva che vivere nell'incertezza era la cosa peggiore che si potesse affrontare, ognuno aveva i propri fondamenti di cui era certo, eppure quando questi venivano meno, sembrava che tutto il mondo cadesse sotto ai propri piedi. Continuò ad osservarlo camminare per la stanza, come se fosse un leone in gabbia, ed in quel momento si rese conto di quanto Matthew avesse bisogno di supporto. « So quanto possa fare male vivere in questa incertezza, ma più le chiederai, più lei ti risponderà che non c'è nulla. Aprirsi con una persona, una persona a cui si tiene, non è così semplice, si ha paura del giudizio, si ha paura di contaminare un equilibrio... » Sapeva quando l'equilibrio in un qualsiasi rapporto fosse fondamentale, ma sperava che i suoi amici prima o poi riuscissero a trovare il loro, di nuovo. « Non puoi fare altro che aspettare, Matt, solamente questo. »
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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greggmaximilian · 3 years
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          📖🌙    —     𝐍𝐄𝐖 𝐏𝐎𝐒𝐓       ɢʀᴇɢɢ ᴍᴀxɪᴍɪʟɪᴀɴ ʀ. ʜᴏʟʟᴀɴᴅ       31.01.2021 —  #ravenfirerpg           ....  ↝ ᴄᴜʀʀᴇɴᴛ ᴍᴏᴏᴅ                               ❛❛ Non c’è nulla di più forte di quei due combattenti là: tempo e pazienza. ❜❜
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greggmaximilian · 3 years
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[ Hugin e Munin Shop ] #minirole #Ravenfirerpg
Letitia conosceva Gregg da tempo, essendo cresciuta con Dennis, gli amici dell'uno erano anche dell' altra molto spesso, quello era il caso del moro.
Lo aveva accolto in negozio con un sorriso ampio e gli aveva sistemato una sciarpa fatta a mano al collo.
" Sei incredibile"
Quel complimento per l'archeologa era il più bello che potesse sentire, non perché fosse vanitosa, ma amava rendere felici le persone a lei più vicine.
- Vieni, siediti qui e raccontami quante cose splendide hai fatto durante queste feste.-
Aveva preparato del caffè e senza chiedere, lo sistemò in due tazze, porgendone una a Gregg.
-É sempre bello vederti qui.-
Gregg Maximilian R. Holland
Non si poteva dire che Gregg avesse centinaia di amicizie, doveva ammettere che quelle sincere si potessero contare sulle dita di una mano, al massimo due, ma sicuramente tra queste vi era Letitia. Avevano sviluppato un'amicizia legata alla straordinaria passione comune che avevano riguardo alla storia, ma non era un caso che i due si incontrassero anche per qualche chiacchera fuggente. Entrò nel negozio della bionda facendole un complimento, non perché avesse bisogno di lusingarla, ma perché lo sentiva davvero. « Vacanze che sono scivolate via più veloce del previsto, aggiungerei. » Replicò il professore prima di fare un semplice cenno del capo per ringraziarla della tazza di caffè. Era inglese, preferiva il tea, ma sapeva anche apprezzare il gusto amaro della bevanda scura, doveva ammetterlo. « Grazie Letitia. Ho pensato di venire a farsi un saluto, spero di non averti disturbato. Sono andate comunque bene, il tempo degli esami è alle porte e a volte mi sembra di essere io stesso a doverli sostenere... E tu, invece? »
Letitia Caolin Agrawal
Leti prese la razza tra le mani e bevve un sorso di caffè. - Do che preferisci il tra, anche io, ma ho pensato di cambiare per una volta. - Leti aveva molti amici , moltissimi, Gregg era uno di quelli a lei più vicini , sia per la passione in comune che per tutta una serie di motivi. - Sono contenta di vederti, dovrei vestirmi da scolaretta e venire a seguire una delle tue lezioni, sono sicura che quelle ragazze siano molto interessante alle tue lezioni per molteplici motivi.- Rise la veggente, scherzava sempre su quel fatto, ma non aveva alcuna vergogna di dire ciò che pensava. - Il lavoro qui va a gonfie vele, ho ripreso ad uscire con le amiche , dopo l'infortunio di Halloween sono dovuta restare a casa qualche settimana e sinceramente anche con la compagnia di un buon libro, iniziavo ad annoiarmi.- Leti era una donna elegante, amante della storia delle leggende e dell'archeologia, libertina sotto molti punti di vista, non aveva mai pensato a metter su famiglia, stava benone anche così, alla fine non era mai davvero sola. - E sto impazzendo con le mie solite ricerche sui segreti di Ravenfire..-
Gregg Maximilian R. Holland
Tantissimi erano i motivi che avevano spinto il professore ad avvicinarsi ad una donna come Letitia, e non da ultimo vi era il fatto che fosse una donna bellissima. Avevano scoperto poi di avere più cose in comune di quante credessero, ma era il suo spirito ad averlo fatto avvicinare sempre di più. Un angolo delle labbra si alzò nel sentire la replica della donna che ora nascondeva, solamente apparentemente, il sorriso dietro la tazza di caffè. « Credimi, se ti avessi come studentessa dovrei decisamente rivedere i miei fondamenti... » Commentò l'uomo strizzandole l'occhiolino velocemente. Era abituato agli sguardi lascivi che le sue studentesse erano solite rivolgergli, ma mai una volta aveva ceduto. Venerava il mondo femminile come fosse una divinità a cui inchinarsi, e non solo metaforicamente, ma teneva troppo al suo lavoro per metterlo a repentaglio. S'avvicinò poi di un passo nella di lei direzione, prima di godere del profumo della miscela arabica che proveniva dalla sua stessa tazza, puntò poi gli occhi cerulei su di lei ammiccando nemmeno troppo velatamente. « Meglio le donne che sanno il fatto loro e che non hanno paura di dire la propria opinione. » Flirtava l'Holland, era innegabile, ma come avrebbe potuto non farlo con l'eleganza della donna e con quella sicurezza che trasudava? « Uhm... Hai trovato qualcosa di interessante? »
Letitia Caolin Agrawal
Gregg era un uomo dai principi sani e molto forti, era sempre stato gentile con Letitia e questo ella lo aveva apprezzato, proprio perché lo considerava un uomo interessante lo aveva reso partecipe dei suoi interessi e dei suoi studi. Bevve un sorso di caffè e lasciò la tazza per sistemare meglio la camicia dell'uomo, aprendo qualche bottone. - Così va meglio, sarei una studentessa troppo audace per te , credimi.- Stava ovviamente scherzando e lasciava che flirtasse, non le dispiaceva , sebbene fosse una donna forte e non avesse per forza bisogno di un uomo, era pur sempre piacevole ricevere i suoi complimenti. Inutile dire che notò i suoi sguardi e non optò per allontanarsi da lui, era piacevole intrattenersi e Gregg era dannatamente arguto e intelligente. - Purtroppo per ogni passo avanti ne faccio uno indietro, non riesco a raccogliere abbastanza informazioni.. quella festa è stata un rischio per tutti. - Inspirò profondamente, le notti insonni si moltiplicavano senza che la rossa potesse ovviare a questo problema. - Potresti fare qualche ricerca insieme a me.-
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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greggmaximilian · 3 years
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     📖🌙     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐠𝐫𝐞𝐠𝐠 𝐦𝐚𝐱𝐢𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐧  &   𝐝𝐞𝐧𝐧𝐢𝐬      ❪    ↷↷     mini role ❫      piazza           principale      22.12.2020  —  #ravenfirerpg
L'aria dicembrina era ormai giunta in tutto il suo splendore rendendo le giornate cariche di un freddo che ricordava all'Holland una Londra lontana. Era difficile chiamare cara un luogo che portava con sé un velo di mistero difficile da scalfire eppure, dopo anni trascorsi in quella cittadina della Virginia, poteva tranquillamente affermare di essere arrivato al giusto equilibrio. Tante erano le cose che ancora non tornavano, tanti erano i misteri che voleva decifrare, ma non aveva alcuna fretta di farlo, nonostante il pensiero di scoprire che cosa fosse realmente successo a sua madre era sempre lì. Ma in quel momento, poteva semplicemente godersi la sua vita, i suoi impegni al college, e l'attività di volontariato. Non ci aveva pensato due volte ad offrirsi come volontario per la casa famiglia Le Petit Prince, era certamente una buona causa, ma in quel momento si maledisse per non aver scelto indumenti decisamente più pesanti e caldi. Era stretto nelle spalle, di tanto in tanto, faceva scricchiolare il collo muovendolo a destra e a sinistra, quando vide una testa bionda avvicinarsi. Un debole sorriso comparve sulle di lui labbra riconoscendo l'amico.
« Ti prego, dimmi che mi hai portato qualcosa di caldo. »
Dennis Sheridan
Sorrisi a mia volta. - "Diciamo di si. Anche se è solo un panino al prosciutto e un po' di caffè" Avevo deciso di aiutare con i rifornimenti per la festa e lo stavo facendo da giorni, muovendomi con il camion per rifornire sia gli stand del loro materiale sia i volontari del cibo di cui avevano bisogno. - "Forse dovrei cominciare a distribuire giacche però" - dissi ridendo - "...il clima si sta facendo gelido" L'uomo che avevo davanti era alto, dai lineamenti scolpiti e raffinati. Lo avevo visto un paio di volte ed ero a conoscenza del fatto che fosse un professore, ma niente oltre a quello. - "Forse dovremo presentarci per bene, stavolta. Sono Dennis Sheridan" - dissi porgendogli la mano guantata. - "Sono un pompiere, ma in questi giorni faccio solo il volontario per il Natale. Tu sei... Gregg, giusto? Ti ho visto ogni tanto. Facevi il volontario anche l'anno scorso?" - chiesi porgendogli un sacchetto con il cibo e sistemando su un tavolino i bicchieri vuoti per poi riempirli di caffè nero dal thermos portatile.
Gregg Maximilian R. Holland
Aleggiò un sorriso sulle lebbra dell'inglese. Erano trascorse ormai diverse ore, eppure non era stanco o annoiato. Preferiva sempre essere in prima linea quando vi era di mezzo la casa famiglia, era un progetto a cui teneva particolarmente e, a dirla tutta, quello era uno sforzo minimo. Un angolo delle labbra formò un sorriso sbilenco nell'ascoltare Dennis. « Gesù, grazie. » Ringraziò prendendo immediatamente un sorso della bevanda scura. Aveva sempre preferito il the in passato, e in fondo lo richiedeva anche la tradizione inglese, ma sapeva riconoscere un buon caffè, e quello lo era senz'altro. Il sorso di caffè, versato successivamente nei due bicchieri, sembrò rigenerare il professore, il quale allungò una mano per stringere quella del suo interlocutore per presentarsi. S'erano visti un paio di volte a dire il vero, ma mai vi era stata l'occasione di presentarsi. « Piacere di conoscerti, Dennis. E sì, sono Gregg, ormai è un po' una tradizione essere qui sotto il periodo natalizio. Anche tu c'eri? » Chiese con reale interesse. La casa famiglia era diventata come una seconda casa per l'Holland, i bambini che vi erano facevano ormai parte di lui, e aveva scoperto di tenerci più di quanto non volesse ammettere.
Dennis Sheridan
- "Si, ma di solito non lavoro per un posto solo. Sono un volontario multitasking" - dissi ridendo. - "No è che... mi metto al servizio di chi ha più bisogno a seconda dell'anno. Quest'anno serviva qualcuno che guidasse il camion e rifornisse tutti gli stand, quindi mi sono messo a fare questo. L'importante è esserci" Natale era un bel periodo dell'anno e mi piaceva aiutare con quei lavoretti. Era evidente che l'uomo che avevo di fronte tenesse a quello che stava facendo, ed era una delle persone che avevo visto lavorare più intensamente nei giorni passati. - "Il volontario però non è il tuo lavoro, vero? Dicono che sei un professore. E non sei di qua vero?" - chiesi poi. - "Hai un accento inglese" Mi piaceva la compostezza inglese, ed ero affascinato dalle tradizioni di quel luogo. - "L'inghilterra deve essere un grande paese"
Gregg Maximilian R. Holland
Sembrava che l'uomo avesse più informazioni di quante non avesse mai detto il professore ma immaginò che non vi fosse nulla di male sapere chi fosse chi. Sapeva che Ravenfire non era una città metropolitana come poteva essere Londra, e per quanto potesse essere grande tutti si conoscevano, e tutti venivano in qualche modo informati anche dei nuovi arrivi in città. « A quanto pare sai già tutto di me... » Commentò senza però non mostrare un sorriso sul volto. Cercò di scaldarsi le mani attraverso il contatto con la tazza di caffè che a poco a poco si stava raffreddando, prima di prenderne un ulteriore sorso. « Insegno al college di Ravenfire, sono un professore di psicologia ed ebbene sì, sono di Londra, mi sono trasferito qui ormai da qualche anno. Faccio il volontario per passione, tutto qui... E tu invece? Sembra che tu sappia tutto di tutti... »
Dennis Sheridan
- "Sono un buon ascoltatore. E spesso la gente parla. Tra l'altro conosco molte ragazze... e anche loro fanno tante chiacchiere" Gregge non passava inosservato, e nonostante la mia altezza mi sovrastava. - "L'accento però l'ho notato adesso... e l'Inghilterra è un posto che vorrei vedere nella vita, quindi mi sono subito incuriosito" Possibilità di andarci non vi erano, ma ero certo che avrei potuto fingere di esserci stato raccattando qualche informazione, se avessi voluto. - "Ma per par condicio puoi farmi delle domande, non mi offendo" - dissi ridendo. - "Intanto posso dirti che vivo a Ravenfire da molti anni e ho una casa solitaria da cui si vede il lago. Onestamente, penso che sia uno dei posti più belli della città, ma non sono solito vantarmene" L'acqua brillante, l'acqua ghiacciata, l'acqua tumultuosa e battuta dalla pioggia - il paesaggio dalla mia finestra era fatto di infinite sfumature di blu e mi piaceva.
Gregg Maximilian R. Holland
Il calore della bevanda che Dennis gli aveva portato stava cominciando a fare effetto e una sensazione di calore cominciò a pervaderlo facendogli rilassare le spalle almeno per un momento. Ascoltava le parole dell'uomo con interesse, soprattutto perché da quando aveva messo piede in città, non aveva instaurato chissà quali amicizie, ma erano di certo buone. Un sorriso comparve poi sulle labbra dell'Holland a quel riferimento, sapeva che le studentesse parlavano tra loro e non era nemmeno così raro per Gregg assistere a situazioni anche piuttosto imbarazzanti. « Oh, credimi le ragazze sanno avere decisamente la lingua lunga, me ne sono accorto. » Commentò ridacchiando e prendendo un sorso di caffè e osservando così con più attenzione il ragazzo. « Beh, sono certo che anche tu sai di che cosa sto parlando... A volte le ragazze sanno diventare davvero insistenti, non è vero? Sono stato tempo fa vicino al lago, c'è un resort se non sbaglio, una festa che è finita con un incidente che nessuno si poteva aspettare. C'eri anche tu? Il lago credo che sia la parte più bella di Ravenfire. »
Dennis Sheridan
- "Credo che le donne sappiano quello che vogliono molto meglio degli uomini" - dissi sorridendo - "...ma io mi tengo fuori dai radar, quando posso" Se la storia con Cloe mi aveva insegnato qualcosa in passato era che stare con qualcuno per dirgli bugie non era qualcosa che poteva funzionare. E visto che su di me ne dicevo molte, restare da solo era sembra sembrata l'opzione migliore. - "In ogni caso si, il resort voluto dai Maffei lo scorso anno. Hanno costruito un bel posto... ma ero abituato al silenzio e quello in parte lo ha portato via. Ad Halloween ero presente... e quella non è stata davvero una buona pubblicità per loro" - commentai alzando le spalle. - "D'altra parte... gli incidenti capitano" Se qualcuno avesse catalogato tutte le cose strane che avvenivano in città come incidenti, avrebbe posto Ravenfire in cima alla classifica dei luoghi più sfigati del mondo. - "Dobbiamo solo sperare che il nuovo anno si apra in tranquillità, giusto?" Chiusi il thermos sistemando tutto e guardai Gregg, mentre lentamente piccoli fiocchi di neve riprendevano ad offuscare l'azzurro cielo sopra gli stand di Natale.
Gregg Maximilian R. Holland
Quella festa, per quanto fosse stata bella, era terminata con moltissime persone in ospedale, Gregg compreso. Se l'era cavata con un semplice polso rotto, un'ingessatura per qualche mese e tutto sommato era andata bene così, ma le voci che erano corse a seguito di quell'incidente erano tra le più disparate. Si ritrovò così ad annuire alle parole dello Sheridan, prima di riflettere su come troppi erano gli incidenti a Ravenfire. Non voleva però soffermarsi solamente su quell'aspetto della cittadina che tutto sommato gli piaceva. « Capitano, ma se non capitano è meglio, ecco. Speriamo però nel nuovo anno! » Commentò il professore con un sorriso prima di continuare il suo turno come volontario. Era certo che presto o tardi, lui e Dennis si sarebbero fatti ancora compagnia.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆.��❫
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greggmaximilian · 3 years
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          📖🌙    —     𝐍𝐄𝐖 𝐏𝐎𝐒𝐓       ɢʀᴇɢɢ ᴍᴀxɪᴍɪʟɪᴀɴ ʀ. ʜᴏʟʟᴀɴᴅ       07.12.2020 —  #ravenfirerpg           ....  ↝ ᴄᴜʀʀᴇɴᴛ ᴍᴏᴏᴅ                               ❛❛ Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo. ❜❜
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greggmaximilian · 3 years
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(Role di trama) (Rock&Buy) #Ravenfirerpg
Come sempre Diggory era sul posto di lavoro, amava quel locale e le sensazioni che gli trasmetteva erano spesso e volentieri positive. Lo considerava da sempre il suo migliore investimento, per quanto avrebbe voluto un suo locale (di proprietà) dove esibirsi e poter condividere con la cittadina la sua passione. Non che così non potesse, si esibiva spesso in delle serata, ma averne la proprietà...sarebbe stato decisamente diverso.
Quel giorno Diggory stava lucidando una chitarra, un pezzo della sua collezione appartenuto a niente meno che James Hetfield, non uno da poco insomma. Era così concentrato che quasi non sentì aprire la porta nel negozio salvo udire dei passi in sua direzione. Alzò gli occhi vedendo un uomo abbastanza familiare, lo conosceva ben poco eppure gli stava antipatico a pelle. -Posso aiutarla?- Pronunciò, chissà cosa voleva... ma un cliente sarebbe sempre stato trattato con garbo, anche qualora a Diggory non stesse tanto simpatico come in quel caso.
Gregg Maximilian R. Holland
Trasferirsi in una nuova città non era semplice, e non importava quanti anni fossero passati, in qualche modo ci si sentiva sempre un po' come l'ultimo arrivato. Erano passati più di un paio d'anni dal suo arrivo a Ravenfire, ma fin dal primo momento aveva cercando di trovare quelle piccole cose che l'avrebbero fatto star bene, come l'amore per la musica. Fin da piccolo gli era stata trasmessa questa passione, principalmente musica classica, ma col tempo questo amore s'era esteso anche ad altri generi, anche quelli meno convenzionali. Entrato all'interno di quel locale che ormai sembrava essere divenuta una tappa fissa settimanale, Gregg alzò lo sguardo sull'uomo che non poteva essere più distante da lui. I capelli lunghi, l'aria trasandata e lo sguardo che osservava con una sottigliezza che non era da tutti: non era poi così strano, i due uomini non potevano soffrirsi. « Stavo cercando qualcosa di classico... » Commentò alzando distrattamente lo sguardo sull'uomo prima di posarlo nuovamente sulla collezione di dischi presenti all'interno del negozio. Poteva anche non apprezzare l'uomo, ma doveva ammettere che all'interno del Rock & Buy aveva trovato anche diverse chicche che s'erano rivelate dei veri e propri successi. « E allo stesso tempo qualcosa di non scontato. Ha qualcosa da consigliarmi? »
Diggory Fonda
-Dipende dal genere, ma azzarderei un Frank Sinatra anche se non si tratta di musica classica io lo considero un classico, nell'altro senso- Spiegò brevemente il dood, illuminandosi quando prese parlare, aveva come una luce negli occhi quando parlava di musica e di strumenti, sembrava quasi inevitabile. -Se invece cerca necessariamente musica classica, le suggerirei un buon Bach ma credo ricada nello scontato- Commentò sincero facendosi più vicino ai vari espositori, era una bella scelta senza dubbio.
Gregg Maximilian R. Holland
L'espressione che aleggiava sulle labbra del professore era arcigna, come se in quel momento volesse essere ovunque, in qualsiasi altro luogo sulla faccia della Terra, piuttosto che in quel negozio. Osservò di rimando l'uomo per un momento prima distogliere nuovamente lo sguardo e posarlo sull'infinità di dischi presenti all'interno del negozio. Non vi era un motivo particolare sulla sensazione che avvertiva in presenza del proprietario, eppure il fatto che tenesse la schiena così tanto dritta la diceva lunga. « Classico non è necessariamente datato, ma apprezzo comunque il tentativo. » Commentò l'Holland con una leggera smorfia. Disinteressato e altezzoso erano i primi aggettivi che spesso gli venivano affibbiati ma in quel momento era pressoché certo che il proprietario potesse rivolgergli i peggiori epiteti. « Ma Frank Sinatra... Ha l'album di My Way del 1969? Sono un fan accanito e mi piacerebbe avere tutta la collezione. »
Diggory Fonda
L'espressione del proprietario del Rock&Buy non era delle migliori, se la sua era arcigna quella di Diggory lasciava un messaggio ben chiaro: "Se non ti piace, fuori dai piedi" Ma non disse nulla finché non fu interpellato di nuovo, forse in un altra occasione si sarebbero anche insultati, sicuramente in un bar o in mezzo al traffico di sicuro sarebbe successo ma Diggory anteponeva un barlume di proprietario cortese a quel fastidio. -Dovresti trovarlo in quello scaffale.- Con un cenno del mento indicò uno scaffale addobbato in maniera Natalizia posto alla destra dell'uomo e con vari dischi adeguatamente esposti.
Gregg Maximilian R. Holland
La smorfia presente sul volto dell'inglese non fece altro che accentuarsi in quel momento nell'udire il tono del proprietario. Un leggero astio sembrava impregnare l'aria in quel momento, astio ovviamente non voluto, ma che non faceva altro che alimentare il disinteresse dell'inglese. Non sapeva a che cosa fosse dovuta quella sensazione che avvertiva, ma sapeva che la scelta migliore fosse andarsene. « Uhm... Okay. » Due parole che sembrarono macigni nella gola dell'Holland ma che in quel momento voltò lo sguardo in direzione dello scaffale appena indicato. Si ritrovò così ad aggrottare appena la fronte per un istante prima di dirigersi verso quest'ulimo in cerca di qualcosa che lo potesse realmente incuriosire. File e file di disci sembravano essere esposti, ma a quanto pareva nulla di quello che avrebbe suscitare in lui un qualche interesse. « Sarà per la prossima volta. Arrivederci... Grazie. » Solamente quando bonfonchiò quell'ultima parola, Gregg serrò le labbra e si avviò verso l'uscita. Quella sensazione di disagio misto a odio lo stava scavando nel profondo e doveva ammettere che mai prima d'ora s'era sentito così. Prima se ne sarebbe andato, più avrebbe ripreso fiato.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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