✍️Qualche spunto su come NON curare una mostra sull'arte Africana? Una tematica a me cara e della quale sento la necessità di doverne parlare e ancora e ancora [ahimè]😌 >> il mio ultimo articolo su Artribune >>
Tra i tanti propositi, vi sono: "la necessità di cambiare la nostra percezione della natura e riconoscere che siamo collegati con essa”🍃o “gli esempi collettivi dell’architettura che crea connessioni e comprensione”💫 YOUR DECISION MATTERS ⚡️
Padiglione degli Stati Uniti d’America alla 18. Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia @labiennale-blog Everlasting Plastics, progettata da SPACES, organizzazione d'arte alternativa con sede a Cleveland, Ohio.
"I polimeri petrolchimici che chiamiamo plastica, sviluppati negli Stati Uniti all’inizio del Novecento, sono stati accolti come materiali rivoluzionari, capaci di ridurre le barriere socioeconomiche nel garantire l’accesso a beni prima disponibili solo alle classi agiate. Oggi, la plastica è prodotta a ritmi esponenziali e allarmanti, nonostante la crescente consapevolezza del suo impatto tossico. Everlasting Plastics nasce in risposta all’urgenza del momento e riunisce opere appositamente commissionate a Xavi L. Aguirre, Simon Anton, Ang Li, Norman Teague, Lauren Yeager le cui pratiche creative si concentrano sull’analisi e il recupero dei rifiuti plastici. Analizzando il modo in cui questo materiale permea la vita contemporanea, la mostra rimodula gli atteggiamenti e gli approcci alla gestione della sovrabbondanza di rifiuti plastici nelle acque, nelle discariche e nelle strade.
Everlasting Plastics riconosce la dipendenza globale da questo materiale e propone un attento ripensamento del modo in cui conviviamo con la plastica e delle possibilità di quest’ultima di diventare agente di cambiamento."
Installazione sonora e luminosa di Ana Shametaj e Giuditta Vendrame, Trieste, Kleine Berlin.
Parte di "Spaziale. Ognuno appartiene a tutigli altri", Padiglione Italia alla 18. Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia @labiennale-blog, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura curato da Fosbury Architecture.
spaziale2023.it
"Per la prima volta il Padiglione Italia è stato interpretato dai curatori come l'occasione per realizzare nuovi progetti-attivatori di azioni concrete a beneficio di territori e comunità locali. Fosbury Architecture ha individuato 9 stazioni, siti rappresentativi di condizioni di fragilità o trasformazione del nostro Paese, dove ciascun gruppo transdisciplinare è stato chiamato a intervenire.
La terza delle nove stazioni è Trieste dove il tema della coesistenza multiculturale viene analizzata lungo il confine italo-sloveno da Giudita Vendrame con Ana Shametaj.
SOT GLAS (sot dal friulano 'sotto' e glas dallo sloveno voce') è un'installazione sonora e luminosa che riattiva cinquecento metri di tunnel sotterraneo Kleine Berlin a Trieste: un rifugio antiaereo costruito durante la Seconda guerra mondiale (1943), luogo difensivo, oscuro come l'inconscio della storia collettiva delle comunità che hanno vissuto in questa regione di confine. Oggi la frontiera italo-slovena si manifesta per le comunità di migranti che in auto o a piedi lo attraversano come ultima tappa della rotta balcanica.
Sot Glas affronta e interroga la nozione di confine politico guardando alla musica come ad uno sconfinamento e ad un paesaggio. In questa regione di confine c'è una particolare ricchezza linguistica, che comprende le lingue ufficiali come l'italiano, lo sloveno, il tedesco, il friulano, ma anche molti dialetti, vernacoli e "nuove lingue" (arrivate anche attraverso la migrazione contemporanea). Dobbiamo ricordare come durante il periodo fascista, ci siano stati atti molto violenti verso la lingua e conseguentemente verso il canto, infatti durante questi anni era vietato parlare e cantare in sloveno. La nozione di confine politico viene qui messa in discussione attraverso l'utilizzo di canti popolari, in particolar modo quei canti di due più lingue intrecciate, che non sono stati storicamente archiviati perché considerati pratiche incoerenti, che sfuggono alla moderna costruzione dello Stato-nazione. I canti selezionati sono stati reinterpretati da un quartetto di voci femminili del territorio che ha performato in chiave contemporanea il repertorio popolare individuato. Nel soundscape sono presenti anche una tessitura di voci con impostazioni canore di provenienza diverse: Stu Ledi, gruppo vocale femminile della minoranza slovena dì Trieste, un coro di bambini e singole voci Pashto intonano landavs, brevi poesie di resistenza solitamente cantate dalle donne afghane, e una dolce ninnananna.
Proprio quest'anno Eschaton—Anselm Kiefer Foundation [40 ettari di atelier] a Barjac a nord di Nîmes, apre le porte ai visitatori, chi viene con me? 😁🙋♀️