Tumgik
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È proprio in quei lunghi baci fatti di intrecci di lingue, mani che stringono ciocche di capelli, occhi socchiusi che ogni tanto si incrociano scintillando come stelle in un cielo terso d’estate; che due cuori, prima persi ed ora perdutamente innamorati, si sincronizzano dilatando fino all’infinito quel tempo sempre così scarso per due anime così follemente complementari.
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I ritorni che sanno di caffè amaro
È un po’ di tempo che non scrivo più, o meglio che non uso la scrittura come valvola di sfogo, come ponte fra i miei pensieri più intimi ed il mondo, quello lì fuori che mi ha sempre incuto un po’ di timore.
Non è che non avessi nulla da condividere, semplicemente non ne sentivo la necessità. Perché quando hai al tuo fianco delle orecchie pronte ad ascoltarti senza proferir loro alcun giudizio, beh la libertà che ti infondono è incomparabile.
Che si fa però quando l’altro è immerso nei propri impegni e tu, pur cercando in tutti i modi di non dargli fastidio concedendogli spazio, ti scontri con la sua freddezza inspiegabile?
Ecco, facciamo un passo indietro.
La mia vita, lo scorso 23 luglio è cambiata radicalmente quando un pomeriggio, dopo 10 giorni di messaggi, di raccontarsi senza paure, davanti ad un caffè con vista mare ho conosciuto quel ragazzo che da lì a poco avrebbe sconvolto ogni mia carta in tavola.
Ho sempre ritenuto gli incontri online un qualcosa che non facesse al mio caso; sarà che sono già di mio molto guardinga, sta di fatto che non avevo mai realmente considerato tale possibilità, fin quando una sera in pieno lockdown, logora da un rapporto che non prendeva il via, decisi di iscrivermi su Tinder abbattendo quel muro della mia comfort zone.
Vi chiederete come mai, proprio in un periodo del genere abbia preso una simile rischiosa decisione per la mia salute, ma la verità è che tuttora me lo domando anche io senza però trovare alcuna logica nella mia folle scelta. Una decisione che mi ha posta dinanzi a opzioni mai prima considerate, ad una crescita personale che coinvolgeva non soltanto la mia persona, ma anche un altro essere umano che, con i suoi timori e le sue paure, si affacciava insieme a me ad un mondo inesplorato.
Non sono mai stata brava nel comprendere i reali interessi di chi ho dinanzi, non tanto per incomunicabilità, piuttosto per un mio senso di inferiorità che mi pone sempre più in basso rispetto all’altro; tuttavia con lui ho imparato che esiste davvero chi riesce a scorgere oltre le apparenze, chi riesce a squarciare quel velo dato dal pregiudizio a suon di ascolto puro e sincero.
Ho imparato che la mia mente può sì attrarre, ma non solo lei. Che il mio corpo, nonostante i suoi mille limiti, può risultare affascinante, può piacere, nel suo essere così imperfetto.
Ho imparato che trattenere un sentimento fa male ancor più di un presumibile rifiuto.
Ho sperimentato sulla mia stessa pelle che esistono infinite forme d’amore, e se reale, può fare giri assurdi, ma prima o poi arriverà a destinazione.
Sei mesi di sorrisi, confessioni, lacrime, abbracci, baci infiniti, sguardi penetranti, abbandono e fiducia reciproca, un perdersi per ritrovarsi, parole inconfessabili venute alla luce con una facilità disarmante, un amore senza confini, privo di etichette e con una sola regola dettata dalla ed unica sincerità.
Condividersi con un altro essere umano, è l’atto d’amore che assieme al donarsi ci rende così meravigliosamente e fottutamente vulnerabili.
E già, quando sei solo, solo tu puoi farti del male; ma quando si è in due le variabili si moltiplicano a dismisura.
Proprio mentre sono qui a buttar giù questi pensieri che mi logoravano da tempo, realizzo che in fondo il mio primo diverso “amore”, risiede proprio nella scrittura; colei che riesce a dare ordine anche dopo uno tsunami, che appiana ogni mio tormento, che porta quiete anche nel pieno di una tempesta.
La scrittura è come una tazzina di caffè amaro, lì per lì ti spiazza col suo sapore così duro, a volte può pure nausearti, può assuefarti e non bastarti più; ma prima o poi ti renderai conto di quanto davvero ti manchi, di quanto sia per te necessario, oseresti definirlo vitale, e alla prima boccata dopo tanto tempo, ti renderai conto di quanto nonostante il suo sapore, per te è buono così com’è.
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Pensieri confusamente reali
È tanto oramai che non scrivo qui.
In questi mesi ne sono successe di ogni, fra sconvolgimenti di piani, ristabilimenti di equilibri persi strada facendo, ma soprattutto un barcamenarsi continuo fra nuove e inesplorate priorità.
Ecco, conoscere qualcuno quando la speranza rasenta lo zero e con lui cercare di mettere su le fondamenta di un rapporto così nuovo; non è affatto semplice, eppure la naturalezza con cui avviene il tutto, a volte ti lascia solo sgomenta e al contempo estasiata.
Se mi guardassi indietro e cercassi di dare un senso, di attribuire un filo logico a tutto quello accaduto in questi soli 5 mesi, non ci riuscirei, eppure se dovessi assegnargli una semplice definizione, direi AMORE.
L’amore ha infinite forme, segue percorsi unici ed irripetibili, ha un modo ed un tempo tutto suo per manifestarsi, ma quando arriva non puoi che aprirgli le porte e accoglierlo in tutto il suo splendore. Ed è proprio mentre tutto questo accade, che tu non hai nemmeno il tempo di elaborare il sentimento che inevitabilmente si sta facendo strada dentro di te.
La gioia di due occhi emozionati che guardano oltre l’esteriorità, l’unione di due corpi imperfetti ma senza limiti e pregiudizi che si cercano e si attraggono a prescindere dalle insicurezze, le scintille di due menti affini unite da un legame che va oltre ogni logica e la dolcezza con cui si accolgono le fragilità reciproche con la forza del rispetto e dell’amore; ecco, è così difficile da spiegare, che ogni parola appare così vuota e riduttiva.
Poi però una sera ti ritrovi a gioire, mentre le lacrime scendono giù inevitabilmente da sole perché pur volendo la sua felicità ed il suo bene, questo vi porterà a vivere separati nonostante la vicinanza effettiva. Lui per il tuo bene eviterà di avvicinarsi a te per un periodo non bene identificato e tu cercherai di stargli accanto spiritualmente, nonostante il periodo difficile.
Vedere una persona soffrire, senza poter fare nulla e provare per lei un amore che va oltre il dicibile, è forse fra le cose più dolorose che un essere umano può provare.
L’umanità è la fragilità allo stato puro e lì risiede la chiave di una vita di tumulti e sentimenti; un’esistenza pregna di significato sì, ma priva di paure per la propria umanità in quanto tale.
Esserci nonostante il dolore dell’altro, esserci e volere il bene reciproco nonostante la sofferenza propria, ecco cos’è per me l’Amore.
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Studi medicina?
Ehm no, ho frequentato un corso di laurea triennale in Scienze Animali e Produzione Alimentari, titolo di studi tuttavia non conseguito a causa di un bello sgambetto che la vita mi ha riservato.
Come si dice però, non tutte le occasioni mancate sono definibili perdite e, a conti fatti, mi va bene così. Grazie proprio a questo stravolgimento di piani, mi si sono aperte porte che neppure avrei mai immaginato, tanto meno considerato.
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Pensieri di un risveglio domenicale agitato
È domenica, sono le 6:40 e son sveglia oramai da più di un’ora.
Il mio cuore ha deciso di avere un ritmo tutto suo oggi, mentre la mente ripercorre confusionaria gli ultimi giorni.
Lui mi ripete costantemente ogni minuto della giornata di smetterla di colpevolizzarmi, di non pensare così tanto, perché a prescindere da tutto, stiamo bene insieme e dobbiamo solo trovare un nostro equilibrio, eppure io non ce la faccio.
Mi sento di non essere capace, mi sento come se non fossi buona a nulla, come se non valessi nulla.
L’altro giorno so di averlo ferito con la mia passività, che in verità era solo paura.
Quando provo paura il mio corpo si blocca, il mio sguardo si perde annebbiato da peggiori ed indicibili pensieri. Una paura che scorre nelle vene, offuscando la razionalità.
Lui è così dolce quando cerca di mostrarmi quanto gli piaccia, quando si arrabbia se dico di essere brutta o mi scuso per non essere perfetta.
Temo che prima o poi si stancherà di ripetermi quanto sia bella, che lo farò esaurire e andrà via esasperato dalla mia insicurezza.
Ieri ho cercato di essere più spontanea, ha apprezzato stupito il mio cambiamento; perché sì, io voglio cambiare, migliorarmi e ce la sto mettendo tutta, ma chissà se ci riuscirò.
Intanto le lancette dell’orologio segnano le 7 ed io vorrei soltanto smettere di provare questo senso di inferiorità ogni minuto della mia vita, essere me stessa e fregarmene se ci sono cose che non posso dargli, perché se è rimasto a prescindere da tutto un motivo ci sarà.
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E mentre cerco di colmare questo vuoto inspirando profondamente il tuo odore fra le ciocche dei miei capelli, da te ieri lasciatomi in dono nella frenesia di un affetto senza nome; mi scopro così fragile e al contempo forte, come mai avrei immaginato.
Un sentimento ignoto in balia delle intemperie, come navigati senza un faro a cui potersi affidare e navigare in sicurezza, procediamo a tentoni ferendoci inevitabilmente l’un l’altra.
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Quella sensazione di vuoto che ti assale quando una folata di vento, ti strappa via inesorabilmente dalle mani quella foglia che avevi raccolto con tanta dedizione e che desideravi custodire fra le pagine di quel libro le cui parole rimarranno eternamente scolpite nella tua mente quanto nel tuo animo, oramai a brandelli.
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Pensieri disordinati
È da un bel po’ oramai che non scrivo, complice diversi fattori: fra la mancanza di tempo, idee definite e piani stabili, è davvero difficile riuscire a fare ordine a tutti quei pensieri che affollano la mia mente.
Stamattina però ho deciso che fosse cosa buona e giusta impugnare il mouse per scrivere dì qualcosa che non fosse solo bilanci, prospetti, archi riflessi neuromuscolari, iPSCs, Nusinersen, Risdiplam, Zolgensma e chi ne ha più ne metta.
Il vero problema è: come posso fare ordine, se neppure so da dove iniziare? Come iniziare? Dove voglio andare a parare?
Ecco, mi sento come se fossi su un treno in corsa e non avessi la più pallida idea dove sia diretto. Ho paura finanche a chiedere ad un compagno di viaggio la tratta sulla quale stiamo viaggiando.
È estremamente inusuale per me non avere le idee ben chiare, eppure la vita ultimamente mi sta facendo scontare tutto l’ottimismo che ho ostentato per anni; sembra quasi voglia farmela pagare per tutti i “passerà” pronunciati pur non credendoci più di tanto, per tutti i sorrisi sfoggiati a discapito di lacrime ingoiate come se fossero niente.
Vorrei solo riuscire a capire, trovare la causa primaria del mio malessere e affrontarla di petto; anziché nascondermi nella vana speranza che passi tutto presto lasciandomi illesa, come una folata di vento fra le frasche degli alberi che a malapena le piegano senza mai spezzarle.
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Quei vorrei taciuti, sussurrati al vento per paura di fare troppo rumore, fatti di sguardi distolti di sfuggita per evitare di rimanere incastrati, di tensioni e mani tremanti.
Quei vorrei dimenticati infondo ad un cassetto, impolverati sotto strati di rimpianti, di cui vorresti solo disfartene ma non sai come smaltirli accuratamente perché non ritornino più a galla.
Quei vorrei consumati a furia di pensarli e mai provati a realizzarli.
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È in mattinate come queste, lente, cariche di pensieri, dubbi e preoccupazioni, mentre soffia quella leggera brezza sferzando la calura della notte appena trascorsa fra mille tormenti, che realizzi quanto la vita per te sia sempre stata un turbinio di emozioni disparate, tante da non avere mai il tempo per elaborarle fino in fondo, trascinandotele come un’inutile zavorra.
Sarò troppo emotiva, vivrò troppo intensamente ciò che mi accade, mi prenderò pure troppo a cuore i problemi altrui anteponendoli ai miei, ma credo ancora fermamente e nonostante tutto che questa sono io, e vado bene così.
Certo, la gastrite nervosa sarebbe bene non averla, ma questa è un’altra storia.
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E mentre le prime luci dell’alba si insinuano timide fra gli spiragli della tapparella e l’odore di una pioggia imminente desta i miei sensi ancora in dormiveglia, la mia mente invece viaggia a mille elaborando scenari e sensazioni uniche, tocchi e respiri intrecciati che chissà se un giorno diverranno mai reali.
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I pensieri di un’inguaribile timida post evento sportivo
Quel sottile confine fra il sentirsi appagati e l’imbarazzo più totale nel ricevere un complimento/apprezzamento, mentre ridi in modo confuso cercando di mascherare le mille sfumature di rosso palesatesi sul tuo volto, che però sembrano divertirsi a peggiorare la situazione, mettendoti ancora più in difficoltà.
Ah che bello non saper gestire i rapporti interpersonali, l’essere negata, e il non avere la più pallida idea sul come accogliere un complimento, seppur dolce ed innocente il più delle volte.
Prima o poi imparerò ad essere sfrontata, per il momento però continuo ad essere la solita timidona che scappa al primo sguardo di troppo o abbassa la testa quando qualcuno le fa un apprezzamento, e non è il massimo per una che gioca in una squadra di calcio, sport di interesse prevalentemente maschile.
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L’impatto con la realtà è come un tuffo in un mare cristallino
Domenico Modugno cantava “La lontananza sai è come il vento / Che fa dimenticare chi non s'ama” e, sembrerà una cosa banale, ma aveva ragione, non tanto perché finisci per non pensare a chi tu credevi di provare un forte sentimento, piuttosto però perché realizzi che spesso il contatto stretto ti porta ad idealizzare una persona a tal punto, da non vedere tutti quei segnali lampanti che avrebbero dovuto portarti a cambiare strada.
Con B. lontano ho capito quanto lui il più delle volte mi desse per scontata, quanto probabilmente io mi fidassi di lui più di quanto lui non facesse con me, ma soprattutto la sua completa indifferenza in queste settimane di lontananza segnale lampante dello squilibrio nel nostro rapporto. E già, ci eravamo ripromessi di divertici, ma se solo avesse voluto, il modo per dimostrarmi il suo affetto ed interesse lo avrebbe potuto trovare.
Non gli do colpe, non tutti siamo uguali, piuttosto incolpo me per averci sperato così tanto da non cogliere i segnali più evidenti, come il confidarsi senza remore, o ancora passeggiare senza la paura d’essere soli, ma per il solo piacere di stare insieme. Con lui tutto questo è sempre stato difficile, tanti sguardi e poche parole, tanti gesti ma zero azioni concrete. Un tira e molla estenuante, un confidarsi sentimenti a metà per poi rimangiarsi tutto fra stupide paure che celano più insicurezze che verità.
In tutto questo però la colpevole sono io per avergli concesso di trattarmi così, per essere stata sempre accondiscendente e remissiva per paura di perderlo, quando in verità a perderci ero solo io con me stessa.
Se uno vuole davvero starti accanto, fa di tutto per trascorrere del tempo con te, per conoscerti veramente oltre le apparenze, per capire ogni angolo di te; si impegna insieme a te a superare le paure parlandone anziché buttandoti addosso solo insicurezza e dubbi.
Per Modugno la lontananza aveva alimentato un fuoco, a me invece ha fatto aprire gli occhi e realizzare che valgo troppo per spendermi tanto con persone che non mi valorizzano abbastanza, che non mi danno la stessa importanza che do io a loro.
Perché spesso l’impatto con la realtà, raggiungere una simile consapevolezza, si trasforma in un tuffo in un mare cristallino, così incredibilmente mozzafiato e al contempo sconcertante; un gelo che ti pervade ogni singola terminazione nervosa, ma a cui però poco per volta ti abitui, lasciandoti quell’inspiegabile senso di ristoro e benessere personale.
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Tumblr media
Perdersi in quel turbinio di pensieri opprimenti, per ritrovarsi nella quiete della natura così inspiegabilmente lineare e rasserenante.
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Non vi è nulla di più totalizzante dell’abbraccio del mare che, col suo sciabordio e la sua brezza, nell’aggrovigliare i capelli, dipana ogni pensiero tortuoso, come una carezza amorevole di una mamma al suo bambino 🌊 (presso Bisceglie)
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È normale che uno pensi che avresti tanti corteggiatori se non fossi così, sei bella ma le apparenze contano in questi casi
Cos’è, la fiera delle banalità?
Io sono consapevole che il mio aspetto fisico non sia così allettante per un occhio fugace, che molti maschietti “giovanotti” si soffermino maggiormente a guardare corpi perfetti anziché la persona in quanto tale; ma penso di meritare anche io degli sguardi di apprezzamento o dei complimenti di tanto in tanto, non ti pare?
Non dico che mi piacerebbe essere squadrata dalla testa ai piedi, guardata con occhi bramosi ma ogni tanto uno sguardo mi piacerebbe riceverlo, qualcuno che mi faccia apprezzamenti e si lanci un po’ di più, non sarebbe disdicevole. Poi oh, de gustibus non est disputandum e sono consapevole che ognuno ha i propri canoni di piacere, pure io li ho eh, ma sta cosa delle apparenze possiamo anche sdoganarla ogni tanto.
Provate ogni tanto a guardare una persona negli occhi, a conoscerla veramente, poi sono sicura che l’attrazione fisica verrà da se, se davvero vi è un legame oltre le apparenze.
Ma sai che ti dico anon, preferisco un corteggiatore serio e che mi veda seriamente, a 10 che guardino e basta 😉
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C’è qualcosa del tuo corpo che ti piace?
Scusa anon se ti rispondo in ritardo (credo), ma stranamente non mi era arrivata alcuna notifica e solo oggi ho notato questo ask nella box.
Com’è evidente in molti dei miei papiri-sfogo-esistenziali non ho un buon rapporto col mio corpo, non l’ho mai avuto e solo negli ultimi anni ho iniziato a lavorare su me stessa per riuscire a conviverci in maniera più pacifica, perché sai, le guerre civili sono davvero stupide.
Inutile premessa fatta, qualche tempo fa risposi ad un ask giochino in cui mi si chiedeva di elencare un numero definito - che non ricordo e fa troppo caldo per prendermi la briga di cercarlo - di cose che mi piacciono di me stessa e, la prima cosa a cui pensai e tuttora penso, sono le mie labbra. Penso sia l’unico dettaglio di me stessa che trovo sensuale, femminile e che mi piace valorizzare, nonostante sottostress mi capita di martoriarmi le labbra mordendomele come se non fosse una parte di me stessa.
Tuttavia ti sono sincera è un po’ che seguo una blogger influencer americana su Instagram, una ragazza più o meno della mia età, anche lei con una SMA 2, che si condivide senza veli e facendo passare a gran voce e senza filtri il concetto che, un corpo inevitabilmente “diverso” come il nostro, non è sinonimo di bruttezza, bensì di femminilità oltre i canoni, di bellezza pura. Nella sua campagna di sensibilizzazione insegna che ogni corpo merita di essere amato e desiderato così com’è, proprio per come è e non per quello che gli manca. Viene spesso criticata per come “sessualizza” il suo corpo disabile, cavoli andrò pur contro corrente, ma ben venga a mio avviso che lei faccia passare il messaggio che: “being different is fucking awesome & so much more interesting.”
Se avessi un briciolo della sua sicurezza, proverei anche io a fare una cosa del genere, ci ha provato Toscani l’anno scorso con gli atleti paralimpici e in passato in maniera piuttosto pessima; ma credo non sia mai abbastanza la cultura e l’insegnamento all’amore per il diverso, inteso come unico e non come differente. Spesso mi sento dire che sono “carina nonostante tutto”, finanche qualcuno con innocenza e un bel po’ di ignoranza mi ha detto che se non fossi stata così, avrei avuto sicuramente molti spasimanti (fa venire i brividi pure a voi, vero?), eppure stranamente quando mi sento dire certe cose non mi viene ancor più voglia di nascondermi, ma piuttosto di mostrarmi nella mia infinita diversità.
Non avrò un corpo mozzafiato, sul fianco destro ho un osso del bacino incredibilmente sporgente e appuntito così tanto che un giorno mio fratello nell’abbracciarmi al mare credeva lo avessi punto di proposito con una spina (da dove avessi potuto recuperarla, ancora mi risulta ignoto), ho 157 punti di “ricamo” fra gamba, fianco e schiena (non conto i punti del drenaggio e dei cateteri venosi); ciononostante però mi vado bene così e sono sicura che non sono la sola a pensarlo.
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