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vino75 · 7 years
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Alto Adige, terra di grandi bianchi
Negli ultimi decenni i vini bianchi dell’Alto Adige sono saliti alla ribalta nazionale e internazionale, affermandosi come vere eccellenze in termini assoluti. Molte etichette hanno ricevuto premi e riconoscimenti dalle più importanti guide dei vini, creando valore per tutto il territorio. Un successo ancor più sorprendente, se pensiamo che l’Alto Adige rappresenta una delle zone vitivinicole più piccole d’Italia, con una superficie vitata di circa 5.000 ettari. 
Pur essendo una regione piuttosto piccola, da un punto di vista pedoclimatico, non è un territorio omogeneo. E’ un mosaico di vigne molto sfaccettato per quanto riguarda esposizioni, altitudini, composizione dei suoli e microclima. La vite è coltivata tra i 200 e i 1.000 metri d’altitudine; si passa dalle zone più calde e soleggiate della Bassa Atesina, fino a salire verso la fredda Valle Isarco. Questa variabilità e complessità si è rivelata una grande ricchezza, che consente di coltivare ogni vitigno nelle aree più vocate, raggiungendo cosi i massimi livelli qualitativi.
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Alto Adige: un mosaico di zone
Se per tutte le denominazioni è sempre fuorviante procedere per generalizzazioni, che rischiano spesso di rivelarsi imprecise e approssimative, ancor più il principio vale per l’Alto Adige. Non si può parlare di un solo Alto Adige, ma di diverse zone che presentano caratteristiche diverse una dall’altra.
La Bassa Atesina è la zona con il clima più temperato, che può ancora beneficiare delle dolci brezze del lago di Garda che risalgono verso nord. I vitigni bianchi più coltivati nell’area sono il gewürztraminer, il moscato giallo e nelle vigne più alte il müller-Thurgau. Oltre il 65% delle vigne coltivate nella Bassa Atesina è a bacca bianca.
L’Oltradige si estende nella zona del Lago di Caldaro. E’ un’area con esposizioni dolci e ben soleggiate, dove si coltivano con ottimi risultati anche uve a bacca rossa. Sui versanti più alti troviamo le vigne di uve bianche, come gewürztraminer, sauvignon blanc, pinot bianco e moscato giallo, che rappresentano circa il 60% della produzione. 
La calda e soleggiata conca di Bolzano, caratterizzata da terreni alluvionali, è famosa soprattutto per i vini rossi. Le uve a bacca bianca sono solo il 35% del totale e i vitigni più coltivati sono il gewürztraminer e il pinot bianco. Tra Bolzano e Merano si estende la zone dell’alta Valle dell’Adige. Qui troviamo località molto famose come Terlano, Andriano e Nalles particolarmente vocate per i vini bianchi, che rappresentano oltre il 70% della produzione. Si coltivano pinot bianco, sauvignon blanc, chardonnay, riesling e müller-Thurgau, che grazie al clima fresco e ai terreni generati da antiche rocce di porfido, donano vini eleganti, minerali e longevi. L’area intorno a Merano è ben soleggiata, con estati calde, che favoriscono la coltivazione di vitigni a bacca rossa. Tuttavia non mancano i bianchi (45%), soprattutto sauvignon blanc e pinot bianco. 
Salendo da Merano verso nord si arriva in Val Venosta, caratterizzata da un clima fresco e da terreni piuttosto poveri e sabbiosi, che conferiscono ai vini profili di grande finezza ed eleganza. E’ la zona famosa per i grandi riesling altoatesini. 
Infine la Valle Isarco, che sale tra le montagne da Bolzano a Bressanone, è la zona vitivinicola più a nord. E’ il regno indiscusso dei grandi bianchi (90%) prodotti con vitigni che amano il clima freddo: sylvaner, kerner, riesling, grüner veltliner e müller-Thurgau. Una zona ancora giovane, ma molto vivace e ricca di vigneron di grandissimo talento.
Il panorama odierno dell’Alto Adige è di una regione a forte vocazione bianchista, tuttavia in passato non è sempre stato così. In molte zone la coltivazione dei vitigni a bacca bianca è una scoperta recente. Le aree più a sud, fino ad alcuni decenni fa, erano un grande vigneto di schiava, per una produzione di vini rossi di qualità piuttosto bassa. Grazie a un progressivo processo di cambiamento, orientato verso una viticoltura di qualità e a un lavoro di zonazione dei terreni, oggi la schiava è coltivata quasi esclusivamente nell’area di Santa Maddalena e Caldaro, mentre il resto del territorio è stato destinato ai vitigni a bacca bianca. Il clima soleggiato ma fresco e ventilato e la presenza di forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, favoriscono la produzione di uve bianche dai profili aromatici intensi, fini ed eleganti. Attualmente oltre il 65% della produzione altoatesina è rappresentata da vini bianchi, con una percentuale in continua crescita di anno in anno. Grazie a questo vero e proprio rinascimento della cultura vitivinicola, il livello dei vini altoatesini ha raggiunto punte di vera eccellenza. Difficile proporre una selezione delle etichette più rappresentative della regione, ma cercheremo comunque di segnalare alcune bottiglie da provare assolutamente.
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Cominciamo con il Gewürztraminer, vitigno aromatico molto amato e di grande successo, coltivato soprattutto nella zona di Termeno. Per chi ama vini intensi, ma di buona freschezza consigliamo l’Alto Adige Gewürztraminer della Cantina Cortaccia, l’Alto Adige Gewürztraminer Vigna Kastelaz di Elena Walch e l’Alto Adige Gewürztraminer Vigna Kolbenhof di Hofstatter. Chi preferisce vini di maggior concentrazione e ricchezza, può scegliere l’Alto Adige Gewürztraminer Brenntal Riserva della Cantina Cortaccia o l’Alto Adige Gewürztraminer Nussbaumer di Tramin.
Il Sauvignon Blanc si esprime in Alto Adige con vini freschi, aromatici e fini. Molto amato per i suoi profumi esuberanti, regala bottiglie molto interessanti: l’Alto Adige Sauvignon Lieben Aich di Manincor, l’Alto Adige Sauvignon Voglar di Peter Dipoli, l’Alto Adige Sauvignon Porphyr & Kalk di Ignaz Niedrist e l’Alto Adige Sauvignon di Franz Haas.
Sempre per restare in ambito di famosi vitigni francesi, qualche consiglio per gli amanti dello Chardonnay: l’Alto Adige Chardonnay Löwengang di Alois Lageder, l’Alto Adige Chardonnay Selection di Peter Zemmer, l’Alto Adige Chardonnay Kreuth della Cantina di Terlano.
Il Pinot Bianco è un vino aristocratico, troppo spesso sottovalutato rispetto ad altre varietà aromaticamente più espressive. In realtà è un vino di grande eleganza ed equilibrio, raffinato e longevo. Sono molte le etichette interessanti: l’Alto Adige Pinot Bianco Eichhorn di Manincor, l’Alto Adige Pino Bianco Sirmian di Nals Margreid, l’Alto Adige Pinot Bianco Berg di Ignaz Niedrist, l’Alto Adige Barthenau Vigna S. Michele di Hofstatter, l’Alto Adige Pinot Bianco Vorberg della Cantina di Terlano e l’Alto Adige Pinot Bianco Praesulis di Gumphof.
Sempre per restare nella famiglia dei Pinot, segnaliamo un altro grande vino. Dimenticatevi tutti i Pinot Grigio in commercio e assaggiate una vera eccellenza: il Valle Isarco Pinot Grigio di Köfererhof del grande “bianchista” Günther Kerschbaumer.
Il Riesling, nobile vitigno del nord, nelle zone più fresche della Val Venosta e Valle Isarco produce vini di grande fascino. Tra i molti segnaliamo: il Val Venosta Riesling di Falkenstein, il Val Venosta Riesling e il Val Venosta Riesling Windbichel di Castel Juval - Unterortl, il Valle Isarco Riesling di Taschlerhof, il Valle Isarco Riesling di Pacherhof, il Valle Isarco Riesling Praepositus dell’Abbazia di Novacella.
Tra i figliocci del Riesling ricordiamo l’Alto Adige Müller-Thurgau Feldmarschall Von Fenner di Tiefenbrunner.
Sempre per restare tra i vitigni che amano il freddo, segnaliamo qualche etichetta di Sylvaner, che in Valle Isarco ha trovato le migliori condizioni per regalare grandi vini, come il Valle Isarco Sylvaner di Garlider, il Valle lsarco Sylvaner Lahner di Taschlerhof, il Valle Isarco Sylvaner Sabiona della Cantina Produttori Valle Isarco, il Valle Isarco Sylvaner di Manni Nössing e il Valle Isarco Sylvaner di Köfererhof.
Altro vitigno tipico della Valle Isarco è il Kerner. Su tutti il Valle Isarco Kerner di Manni Nössing e a seguire: il Valle Isarco Kerner di Strasserhof, Valle Isarco Kerner Praepositus dell’Abbazia di Novacella e il Valle Isarco Kerner Sabiona della Cantina Produttori Valle Isarco.
Il Grüner Veltliner, il bianco più famoso e diffuso in Austria, in Valle Isarco offre vini eleganti e freschi, impreziositi da una delicata speziatura. Tra le bottiglie più interessanti segnaliamo: il Valle Isarco Grüner Veltliner di Kuenhof, il Valle Isarco Grüner Veltliner  di Köfererhof, l’Alto Adige Grüner Veltliner Praepositus dell’Abbazia di Novacella e il Valle Isarco Grüner Veltliner di Strasserhof.
Infine, dopo tanti vini in purezza, chiudiamo con alcune interessanti Cuvée Bianche: l’Alto Adige Manna di Franz Haas, l’Alto Adige Sophie di Manincor, l’Alto Adige Bianco Abtei Muri di Muri-Gries, l’Alto Adige Nova Domus della Cantina di Terlano e il prestigioso Alto Adige Terlaner I Grand Cuvée della Cantina di Terlano.
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vino75 · 7 years
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Vini per l’estate
L’estate porta con sé il caldo, la voglia di vacanze, di vivere di più all’aria aperta. Anche le nostre abitudini alimentari cambiano, si preferiscono cibi più leggeri. Inevitabilmente cambiano anche i vini da portare a tavola o da condividere al momento dell’aperitivo. In estate si ha voglia soprattutto di freschezza, di vini più scorrevoli e meno strutturati.
Partiamo proprio dall’aperitivo. Un momento particolarmente importante nelle serate estive. Quando alla fine di una giornata di lavoro abbiamo voglia di condividere il piacere di stare insieme e bere qualcosa in compagnia, c’è qualcosa di meglio di uno spumante?
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La scelta più immediata è un buon Prosecco. Meglio se Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, che per livello qualitativo, intensità aromatica, freschezza e sapidità, saprà offrirvi quanto di meglio per un calice semplice e spensierato. Quanto alla tipologia per l’aperitivo è d’obbligo un Brut, con dosaggio zuccherino basso, perfetto per accompagnare stuzzichini, tartine e sfizi vari.
Se invece amate gli spumanti più importanti, intensi e persistenti, allora ci si può indirizzare senza esitazione su un buon Metodo Classico. Considerando che siamo all’aperitivo, può essere perfetto un Franciacorta Satèn o un Franciacorta Extra-Brut. Per chi cerca maggior freschezza acida e minerale, meglio ancora uno chardonnay in purezza Trento Doc. Una denominazione che garantisce sempre un livello qualitativo d’eccellenza.
Ovviamente chi ama il Metodo Classico può continuare con questa tipologia per tutta la cena, passando a vini di maggior struttura e persistenza, come millesimati e riserve magari con cuvée che prevedano l’utilizzo anche di pinot noir o con dei Blanc de Noirs dell’Oltrepò Pavese.
Chi ama i vini fermi anche al momento dell’aperitivo può optare per un calice rinfrescante di Ribolla Gialla del Collio o di Muller-Thurgau della Valle Isarco o di Prié Blanc di Morgex et La Salle. Per i più raffinati, l’eleganza di un Pinot Bianco dell’Alto Adige non ha pari.
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Se poi pensiamo ad abbinamenti con menù di pesce, allora la scelta è veramente vasta. Per gli antipasti di mare o crostacei possiamo pensare alle note aromatiche di un Moscato d’Alessandria o di una Malvasia delle Lipari vinificati in secco o a un Sauvignon dell’Alto Adige, del Collio o dei Colli Orientali.
Per primi piatti di mare si può scegliere tra la freschezza densa d’aromi di un Grillo, l’armonia di un’Insolia, la personalità di un Catarratto. Chi ama i bianchi più ricchi e strutturati può scegliere un Vermentino di Gallura, un Verdicchio dei Castelli di Jesi, un Soave Classico, un Fiano di Avellino o un Greco di Tufo, tutti vini che possono accompagnare anche secondi piatti di pesce al forno o alla griglia.
Se invece il menù propone dei guazzetti o zuppe di pesce, allora possiamo orientarci su un rosé della Valtènesi, dell’Etna, della costa Toscana o del Salento. Una scelta che accompagnerà il pesce con del pomodoro in modo perfetto. I vini rosé sono troppo spesso dimenticati anche dalle carte vini dei ristoranti, invece possono offrire ottimi abbinamenti e d’estate sono piacevolissimi. Non dimentichiamocelo, possono risolverci molti problemi a tavola!
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E i rossi? Dobbiamo forse dimenticarceli in estate? Proprio no. Ci sono molti vini rossi che fanno della finezza e dell’eleganza la loro arma vincente e che sono ideali da gustare anche in estate, sia con piatti di pesce importanti, pensiamo a una tagliata di tonno o a dello spada o con carni bianche. Qualche nome? Schiava dell’Alto Adige, Frappato e Cerasuolo di Vittoria, Rossese di Dolceacqua e l’immancabile e nobile Pinot Nero.
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vino75 · 7 years
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Le guide estere dei migliori vini: le riviste internazionali
Se desideriamo allargare lo sguardo su tutta la produzione mondiale di vino, allora piuttosto che a singole guide, dobbiamo rivolgerci alle principali testate internazionali, oggi consultabili anche in versione on-line, con ricchissimi database di presentazione e schede di degustazione. Sono testate che spesso fanno riferimento a un solo giornalista, con una sorta di personalizzazione della funzione critica che spesso ha condotto a discutibili derive. Sono nati così presunti guru del settore, spesso sopravvalutati e seguiti in modo acritico e quasi fideistico da consumatori inesperti, che si avvicinavano al mondo del vino fidandosi ciecamente di esperti, spesso provenienti da paesi senza storia, tradizioni e cultura enologica. Un fenomeno che purtroppo si è diffuso anche in Italia e che ha oscurato anche la saggezza letteraria e la profonda competenza di personaggi del calibro di Mario Soldati e Luigi Veronelli.
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Robert Parker - The Wine Advocate
Robert Parker è stato per diversi decenni uno dei personaggi più influenti del mondo del vino. Verso la metà degli anni ‘70 comincia a scrivere di vini e dopo alcuni anni fonda “The Wine Advocate”, una rivista che si diffonde rapidamente tra gli addetti ai lavori. I suoi giudizi cominciano a influenzare gli acquisti nel mercato statunitense, per poi espandere il raggio d’azione anche sui mercati asiatici ed europei. La sua enorme credibilità internazionale ha contribuito ad appiattire il gusto dei consumatori e a far sposare ai produttori meno avveduti un “gusto internazionale”, piuttosto standardizzato e omologato. Si parla, infatti, di un progressivo processo di “parkerizzazione” del panorama del vino, proprio per indicare questa visione piuttosto omogenea, che tiene poco conto delle infinite sfumature  espressive dei singoli vitigni, di particolari terroir e microclimi. Tuttavia la sua classificazione in centesimi e i suoi giudizi hanno influenzato per qualche decennio il settore e c’è voluto parecchio tempo prima che si superasse quest’ubriacatura per ritornare a una visione dei vino più articolata, complessa e attenta ai valori dei vitigni autoctoni e dei singoli luoghi di produzione. 
Wine Spectator
Wine Spectator è una rivista americana dedicata al mondo del vino e della ristorazione, fondata nel 1976. Come da consuetudine americana, le schede di degustazione dei vini sono accompagnate da un punteggio in centesimi. La redazione si avvale di uno staff di giornalisti di grande esperienza e organizza anche eventi di degustazione e una classifica annuale dei migliori 100 vini del mondo. 
Wine Enthusiast
Wine Enthusiast è una rivista americana specializzata nel settore del vino. Si rivolge sia al mercato consumer degli appassionati che agli operatori professionali del settore. La testata è presente anche in rete con un sito che ospita articoli e notizie sul vino e recensioni di etichette con un vasto database che contiene gli archivi della rivista.
James Suckling
James Suckling è un giornalista americano specializzato nel settore del vino e dei sigari. Ha lavorato per molti anni nella redazione di Wine Spectator e dal 2010 gestisce un suo sito personale. Oggi è considerato uno dei più importanti e influenti critici a livello mondiale, soprattutto per quanto riguarda la produzione francese, italiana e portoghese. 
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Antonio Galloni - Vinous
Per anni è stato collaboratore di Robert Parker a “The Wine Advocate”, prima di fondare una sua testata Vinous nel 2013. Esperto di vini italiani e francesi Antonio Galloni ha costruito la sua credibilità professionale all’ombra di Robert Parker e la sua nuova avventura, in solitario, sembra confermare che ha tutte le carte in regola per diventare un punto di riferimento internazionale nel mondo del vino. 
 Jancis Robinson
La giornalista Jancis Robinson è una delle massime autorità inglesi del mondo del vino. Il suo sito JancisRobinson.com è un punto di riferimento per il pubblico anglosassone ed è apprezzato anche a livello internazionale. Ha cominciato a scrivere di vino verso la metà degli anni ’70, prima lavorando nella redazione di Wine & Spirits, poi con altre collaborazioni e attraverso la sua testata online. Oltre ad occuparsi di degustazioni e recensioni, è autrice di numerose pubblicazione legate alla didattica di settore e ha partecipato alla stesura di varie enciclopedie e atlanti sul mondo del vino. Contrariamente alla maggior parte dei colleghi, le sue valutazioni sui vini sono espresse in ventesimi.
Wine & Spirits
Wine & Spirits è una delle più prestigiose riviste americane. Nata con il nome di Winestate's Wine & Spirits Buying Guide, è stata rifondata con il nuovo nome nel 1984. La rivista ha uffici a San Francisco e New York e la redazione segue anche i contenuti del sito internet, che contiene articoli e recensioni di vini di tutto il mondo. I punteggi sono attribuiti in centesimi. 
Decanter
La rivista Decanter è stata fondata a Londra nel 1975 e oggi è uno dei magazine tra i più famosi e quotati a livello internazionale. Si occupa di articoli sul mondo del vino, cantine e recensioni di etichette. E’ pubblicata in numerosi paesi, ma il focus della testata è concentrato sui vini disponibili sul mercato inglese. I suoi articoli si rivolgono sia al consumatore finale, che agli addetti ai lavori, con particolare attenzione al pubblico più giovane. La rivista è presente anche con la versione online.
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vino75 · 7 years
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Le guide estere dei migliori vini
Se le Guide italiane sono perfette per scegliere i migliori vini della nostra penisola, appena varchiamo le frontiere, abbiamo bisogno di altri strumenti per orientare le nostre scelte. 
La cultura del vino si è ormai diffusa in molti paesi ed è diventata un fenomeno globale. Oltre alle nazioni storicamente vocate alla viticoltura dell’area mediterranea ed europea, oggi sono presenti nel panorama mondiale altre interessanti realtà. Pensiamo solo a Cile, Argentina, Sudafrica, Australia, USA, Nuova Zelanda o a una nazione come la Cina, che si sta affacciando da pochi anni al mondo del vino, per comprendere come sia vasta l’offerta. Un mondo ormai globalizzato, che ha superato i tradizionali confini dei secoli scorsi quando l’universo enologico si fermava ai pochi paesi che storicamente facevano parte dell’area geografica in cui si diffusero i primi centri di domesticazione della vite o la sua successiva coltivazione grazie all’opera d’espansione delle antiche civiltà, prima greca e poi romana. 
Nonostante i cambiamenti che dal secolo scorso hanno rivoluzionato profondamente la millenaria geografia enologica, restano alcuni punti fermi, che per storia e tradizione, rappresentano ancora oggi dei fari sicuri del mondo del vino. In particolare la Francia è da secoli un modello di riferimento per tutto il mondo. La zonazione e la classificazione delle terre della Borgogna, che risale addirittura al XII secolo, il mito e l’allure dello Champagne e il secolare prestigio dei rossi di Bordeaux, fanno della Francia una nazione che occupa un posto d’assoluto rilievo nel panorama vitivinicolo. Non è un caso che il secolare processo di selezione dei vitigni, che ha portato i nostri cugini d’oltralpe a privilegiare poche varietà, abbia poi influenzato tutta la viticoltura moderna. 
Oggi quando parliamo di vitigni internazionali, facciamo fondamentalmente riferimento alle varietà francesi, che si sono poi diffuse rapidamente nel nuovo mondo. Cabernet sauvignon, cabernet franc, merlot, pinot noir, syrah, pinot blanc, pinot gris, chardonnay, chenin blanc, sauvignon blanc, sono oggi i vitigni più diffusi e famosi a livello globale, ma i vini francesi restano i modelli di riferimento per tutte le nazioni che si cimentano con queste uve. Senza tener conto dei vitigni accantonati dai francesi, che hanno poi trovato una nuova patria all’estero come il malbec in argentina o il carmenère in Cile. 
Proprio per queste ragioni storiche, prima di dare uno sguardo alle riviste internazionali più famose, che vedremo prossimamente, è d’obbligo soffermarsi un attimo sulle Guide francesi, strumenti fondamentali per chi si vuole avvicinare alle etichette che hanno fatto e continuano a fare la storia del vino.
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 LE GUIDE FRANCESI
 La Guide Hachette des Vins
Un volume ormai storico nel panorama francese è Guide Hachette des Vins. Ogni anno lo staff di oltre 900 esperti, selezionati tra giornalisti, enologi e sommelier, degusta più di 40.000 vini. La Guida raccoglie una selezione di circa 10.000 etichette, presentate con note di degustazione e catalogate da zero a tre stelle. Interessante la sezione che raccoglie circa 500 vini “coup de coeur”, spesso scelti tra le Appellation meno conosciute e caratterizzati da un ottimo rapporto qualità/prezzo. La Guide Hachette des Vins non si limita a segnalare i grandi vini delle Appellation più celebri, ma ha da sempre una particolare attenzione verso le regioni meno conosciute. E’ un ottimo strumento per accompagnare gli appassionati alla scoperta di nuovi Domain e di regioni emergenti nel panorama della viticoltura francese.  E’ una guida che ha sempre un occhio di riguardo per il prezzo del vino, con un’ampia scelta di vini decisamente abbordabili. In costante crescita anche la segnalazione delle etichette Bio, che hanno ormai raggiunto quasi le 900 referenze.
La Guide des meilleurs vins de France
Altra guida molto importante è la Guide des meilleurs vins de France edita da La Revue du Vin de France. Una vera istituzione. La guida è un punto di riferimento imprescindibile per i professionisti del settore e più in generale per tutti gli appassionati. Ogni anno recensisce il meglio dei vini francesi con una classificazione che va da una a tre stelle. Oltre 800 pagine, con schede di presentazione e note di degustazione di circa 6500 vini. Al suo interno troviamo, inoltre, una selezione delle migliori etichette a meno di 15 euro, i ritratti dei vigneron più celebri e una selezione di circa 1600 vini definiti “coup de couer”. La guida offre anche le carte delle principali regioni vitivinicole, con presentazione della storia della regione, una selezione dei più interessanti itinerari enoturistici con segnalazioni gastronomiche e di fiere ed eventi locali. Una guida completa sia per degustare il meglio della produzione francese, che da portare con sé durante un tour in Francia tra vigne e cantine.
 La Guide des Vins Bettane+Desseauve
La Guide des Vins Bettane+Desseauve nasce dalla collaborazione di due famosi giornalisti francesi, che hanno lavorato a lungo per la La Revue du Vin de France. E’ una guida molto completa e pratica, con la presentazione di circa 9800 vini scelti tra le eccellenze della produzione francese e oltre 2000 schede di presentazione di Maison, Domaine e Châteaux. La guida fornisce anche un’interessante selezione delle seconde etichette dei produttori più celebri, che hanno vini top spesso dai prezzi inaccessibili, un elenco delle migliori etichette per rapporto qualità/prezzo e un’attenzione particolare ai vini Bio. La guida riporta anche utili informazioni, oltre che sulle Appellation, sulle regioni, sulle cuvée, sui prezzi di vendita e sul momento ideale per degustare i vini nella piena maturità espressiva. Il punteggio è assegnato in ventesimi, con una scala che parte da 13 punti, ma già attorno ai 15 punti si possono trovare vini interessanti, che i francesi amano definire con l’espressione “coup de coeur”, per salite alle vere eccellenze dai 18 in su. Con l’acquisto del libro si ha la possibilità di accedere anche a una particolare sezione del sito internet che raccoglie un fornitissimo database con lo storico di tutte le recensioni di Bettane+Desseauve. Un vero è proprio archivio utilissimo per gli appassionati, anche di vecchie annate.
La Guida Gault et Millau
Per chi desidera una guida completa e semplice, dedicata non solo agli appassionati, ma anche a chi si sta avvicinando con curiosità al mondo del vino, la scelta ideale è la Guida Gault et Millau. La selezione comprende circa 6.000 vini, spesso selezionati tra etichette con un prezzo entro i 15 euro e con particolare attenzione alle proposte anche di zone meno celebri e rinomate. La struttura della guida riserva spazio a utili informazioni su itinerari enogastronomici con segnalazione di cantine di vigneron, ristoranti e alberghi per organizzare dei tour turistici alla scoperta del territorio. Una guida agile nella consultazione, dedicata anche a un pubblico giovane, che vuole bere bene senza spendere troppo e considera spesso il vino come parte di un’esperienza turistica.
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vino75 · 7 years
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Le principali Guide dei Vini italiane: Bibenda, Ais, Veronelli, Luca Maroni.
Finiamo la nostra panoramica sulle principali guide italiane di settore, guide che come abbiamo visto, svolgono la funzione di accompagnare i consumatori nella conoscenza e nella scelta dei vini, segnalando ogni anno le bottiglie più interessanti del nostro panorama enologico.
Bibenda
La guida Bibenda, edita da Franco Maria Ricci, è arrivata ormai alla diciannovesima edizione. Terminato il sodalizio con AIS, oggi è curata in collaborazione con la Federazione Italiana Sommelier. Anche in questo caso i numeri sono importanti: 1.900 aziende coinvolte, oltre 25.000 vini degustati, di cui 605 premiati con i cinque grappoli. La guida è completa, con schede dettagliate ed esaustive. I migliori vini sono premiati con i grappoli, che sono una traduzione grafica dei punteggi in centesimi: 2 grappoli da 74 a 79; 3 grappoli da 80 a 84; 4 grappoli da 85 a 90 e 5 grappoli da 91 a 100.
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 Guida Vitae AIS
Dopo il divorzio tra Bibenda e AIS, è nata la nuova Guida Vitae edita dall’Associazione Italiana Sommelier. Nel 2017 è uscita la terza edizione, frutto di un lavoro di degustazione di oltre 35.000 vini, con 4.000 aziende coinvolte. Un’opera molto vasta e particolareggiata, realizzata grazie all’impegno di 22 delegazioni AIS sparse su tutto il territorio nazionale. Un lavoro capillare, che ha il pregio di coinvolgere Delegati e sommelier AIS, con una conoscenza diretta delle realtà produttive di ogni singola Regione. Il risultato è una Guida dall’impostazione tradizionale, molto classica, che si fa apprezzare per la completezza e il dettaglio delle informazioni.  
Guida d’Oro - I Vini di Veronelli
Figlia della grande eredità lasciata dall’indimenticabile critico enogastronomico, la Guida d’Oro - I vini di Veronelli è pubblicata dal Seminario Permanente Luigi Veronelli. Oltre 16.000 vini recensiti di più di 2.000 aziende, per scegliere le 346 etichette che nel 2017 hanno ricevuto un punteggio superiore a 94/100 e si sono così meritate le Tre Stelle Blu. Anche in questo caso l’impostazione è piuttosto classica e tradizionale.
Vini Buoni d’Italia
La Guida Vini Buoni d’Italia, curata da Mario Busso ed edita dal Touring Club Italiano, ha la particolarità di occuparsi solo ed esclusivamente dei vini prodotti con vitigni autoctoni italiani, fatta eccezione per gli Spumanti Metodo Classico e per un’interessante capitolo dedicato all’Istria. Classica la suddivisione regionale, con una valutazione da 1 a 4 stelle, più la menzione della corona per le eccellenze dell’anno. Una guida adatta per chi vuole soprattutto riscoprire la tipicità territoriale dei nostri vini, nel segno della valorizzazione dei vitigni autoctoni.
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Doctor Wine e Annuario dei Migliori Vini Italiani di Luca Maroni
Chiudiamo con due guide “personali”, ovvero curate da celebri firme del giornalismo enologico, che dopo aver accumulato numerose e prestigiose esperienze, hanno deciso di pubblicare un loro personale elenco annuale dei migliori vini italiani. Guide che spiccano per competenza e per un taglio più personale e coerente, frutto di un progetto realizzato con una più diretta partecipazione del curatore alla stesura del testo. Da consigliare a chi apprezza particolarmente la visione del mono del vino di Daniele Cernilli, ovvero Doctor Wine e Luca Maroni.
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Le principali Guide dei Vini italiane: L’Espresso e Slowine
Continua la nostra panoramica sulle principali guide italiane del settore enologico. Oggi parliamo della guida Vini d’Italia de L’Espresso e della Guida Slowine
Vini d’Italia - L’Espresso
Altra Guida storica è quella pubblicata dall’Espresso e giunta ormai alla sedicesima edizione. 
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Tradizionalmente la guida aveva un’impostazione abbastanza simile a quella del Gambero Rosso, anche se con una diversa scala di valutazione, che contemplava punteggi in ventesimi, tradotti poi per i vini che si aggiudicavano valutazioni più alte in un numero di bottiglie: da una a cinque. Ai premi alle singole etichette si affiancava la segnalazione con una stelletta per le cantine complessivamente più meritevoli. 
Una Guida che ha sempre voluto parlare al grande pubblico degli appassionati e curiosi, con un linguaggio semplice e l’idea di diffondere sempre di più la cultura del vino. 
L’edizione del 2017 ha segnato un profondo cambiamento della Guida. Il progetto è stato affidato ad Andrea Grignaffini e Antonio Paolini e al loro staff di collaboratori, che dopo oltre 20.000 degustazioni, hanno selezionato 300 etichette divise in tre diverse sezioni: 100 vini “da bere subito”, già pronti da gustare; 100 vini “da conservare”, destinati all’affinamento in cantina; 100 “da comprare” per il rapporto qualità-prezzo. 
L’intento è di porre l’interesse del consumatore al centro del progetto, cercando di guidarlo nel consumo del vino giusto al momento giusto, anche con un occhio al portafoglio.
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Guida Slowine
La Guida Slow Wine è nata nel 2011, all’interno del più ampio progetto di Slow Food.
E’ curata da Fabio Giavedoni e Giancarlo Gariglio, con l’aiuto di una numerosa schiera di collaboratori. Si tratta di una guida particolare, che oltre alla qualità del vino vuole premiare anche i valori legati alla sostenibilità ambientale, con un occhio di riguardo per le realtà che operano in regime di agricoltura biologica e biodinamica. Una scelta in linea con i principi dell’editore e che ha saputo interpretare e andare incontro a un cambiamento in atto nella sensibilità degli appassionati, sempre più attenti anche agli aspetti legati al mondo agricolo e produttivo. 
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La Guida ha trovato così una sua identità differente e unica nel panorama del vino e oggi raccoglie i frutti di un percorso coerente, che ha cavalcato un fenomeno in crescita. Se nella prima edizione le cantine Bio erano circa un quinto, ora hanno abbondantemente superato un terzo del totale, con un incremento che segnala un profondo cambiamento dell’universo vitivinicolo italiano. Ad esempio, nell’ultima edizione, il fatto di non utilizzare il diserbo chimico nei vigneti è diventata una conditio sine qua non per ottenere il riconoscimento di Vino Slow o della Chiocciola per l’Azienda. 
Una guida perfetta per chi non si accontenta della qualità dei vini, ma allarga lo sguardo anche alla conduzione della vigna e più in generale ai fattori di sostenibilità ambientale e rispetto della natura.
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Le principali Guide dei Vini italiane: Gambero Rosso
Se nel nostro paese i consumi di vino sono da anni in leggero calo da un punto di vista quantitativo, sta invece aumentando il numero degli appassionati che sono interessati alla qualità. La cultura del vino e più in generale dell’enogastronomia, si sta diffondendo sempre di più, portando come conseguenza una maggior richiesta d’informazioni sui prodotti e produttori. Le Guide dei vini svolgono proprio la funzione di accompagnare i consumatori, segnalando ogni anno le bottiglie più interessanti del nostro panorama enologico. Oggi sono presenti molte Guide, con caratteristiche a volte simili, a volte frutto d’impostazioni molto diverse tra di loro. Diamo uno sguardo al panorama editoriale delle principali Guide italiane di settore partendo da una delle più storiche e importanti: il Gambero Rosso
Gambero Rosso
Quest’anno la Guida dei Vini del Gambero Rosso ha festeggiato i 30 anni. E’ una delle Guide più influenti e autorevoli del mondo del vino, sia a livello nazionale, che internazionale. Ogni anno recensisce circa 20.000 etichette della Cantine più rappresentative del nostro territorio, valutando i vini con una scala che va da uno a tre bicchieri. 
E’ stata la guida che ha avvicinato il grande pubblico all'universo del vino, facendo conoscere produttori ed etichette, che avevano spesso solo una notorietà legata al territorio o che erano famosi solo nel ristretto circolo degli addetti ai lavori. 
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Con la sua opera di diffusione della cultura enologia, ha dato un decisivo contributo alla rinascita del vino italiano e all’affermazione delle sue migliori eccellenze. Non dimentichiamo che poco prima della sua nascita in Italia era scoppiato lo scandalo del metanolo, che aveva provocato una ventina di morti, molte lesioni alla vista e intossicazioni gravi. Un episodio che ha fatto veramente da spartiacque per entrare in un mondo del vino più consapevole, responsabile e sottoposto a maggiori controlli da parte delle autorità di vigilanza. 
Nasceva proprio in quegli anni una visione del vino come elemento importante della tradizione della cultura enogastronomica italiana, legata alla storia dei singoli territori. Nel 1987 prendevano vita Arcigola e il Seminario Permanente Luigi Veronelli, tra le prime associazioni attente alla valorizzazione del nostro patrimonio enogastonomico. 
Era l’inizio di un percorso a cui ha contribuito in modo fondamentale anche la Guida dei Vini del Gambero Rosso. La prima edizione conteneva le schede di circa 1.500 vini, di cui 32 premiati con gli ambiti tre bicchieri. Fin dal principio la guida ha avuto il merito di scegliere solo ed esclusivamente in base al criterio della qualità, facendo coesistere e premiando tanto grandi Cantine famose e affermate come piccoli produttori poco conosciuti. Il direttore Editoriale era Stefano Bonilli, i due curatori erano Daniele Cernilli e Carlo Petrini, affiancati da uno staff di una ventina di collaboratori. 
Anche oggi, che il numero dei vini degustati e premiati è aumentato molto, è rimasta invariata la passione, la cura e la competenza con cui la redazione procede nelle valutazioni. Caratteristiche riconosciute anche a livello internazionale e che fanno della Guida dei Vini del Gambero Rosso una delle voci più indipendenti e attendibili del settore.
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vino75 · 7 years
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Grandi vini bianchi del Nord Italia: Collio DOC
Oggi si conclude il nostro viaggio tra i grandi vini bianchi del Nord e l’ultima tappa ci porta in Friuli Venezia Giulia. La grande tradizione friulana dei vini bianchi trova senza dubbio la migliore espressione nel Collio DOC. 
L’area di produzione si estende nei territori dei comuni di Capriva del Friuli, Cormòns, Dolegna del Collio, Farra d'Isonzo, Gorizia, Mossa, San Floriano del Collio e San Lorenzo Isontino in provincia di Gorizia. Stiamo parlando del lembo estremo di terra al confine con il territorio Sloveno. Un’area che può vantare condizioni pedoclimatiche particolarmente favorevoli per una viticoltura di qualità. 
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Il Collio è una splendida zona collinare, protetta dai venti freddi di nord-est dalle Alpi Giulie e mitigata dall’influsso delle brezze del vicino mar Adriatico. I terreni sono costituiti da arenarie e marne calcaree di antichissima origine marina, chiamate in friulano “ponca”, ricche di sostanze minerali. 
Il vino Collio DOC è frutto di un assemblaggio di varie uve, che creano una perfetta armonia gustativa. Il disciplinare di produzione fissa la base ampelografica in modo piuttosto ampio ed elastico, che lascia molto spazio alla libera interpretazione di ogni produttore: chardonnay e/o malvasia istriana e/o pinot bianco e/o picolit e/o pinot grigio e/o riesling italico e/o sauvignon e/o friulano, con un massimo del 15% müller thurgau e/o di traminer aromatico.
Il vino ha un colore giallo chiaro con riflessi dorati. Il quadro olfattivo è ampio e complesso con profumi floreali, fruttati e cenni di pietra focaia. Al palato ha buon corpo, è ampio, con aromi profondi e persistenti. Il sorso è armonioso con acidità mai eccessiva e sempre equilibrata.
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vino75 · 7 years
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Grandi vini bianchi del Nord Italia: Alto Adige Gewürztraminer DOC
Uno dei bianchi più famosi e amati è senza dubbio l’Alto Adige Gewürztraminer DOC. 
Il vitigno gewürztraminer è una delle poche varietà aromatiche ovvero che producono un vino con profumi e aromi già presenti nell’uva. La storia del vitigno è lunga e complessa. Le origini vanno ricercate nell’area geografica del sud-ovest della Germania e nord-est della Francia. Il traminer è un clone dell’antico vitigno savagnin e il gewürztraminer ne è una successiva mutazione genetica spontanea, che ha esaltato le note aromatiche varietali. 
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Le testimonianze della presenza del gewürztraminer in Alto Adige risalgono all’inizio XXIII secolo e oggi rappresenta uno dei vitigni simbolo della Regione. E’ coltivato soprattutto nella zona di Termeno, dove ha trovato l’habitat perfetto per esprimersi con straordinaria intensità aromatica. Il colore è giallo chiaro con riflessi dorati. Il quadro olfattivo è complesso e suadente con note di rosa, lilchi, frutto della passione, ananas, mango, frutta esotica e spezie dolci.
 Al palato è morbido e armonioso, con frutto ricco, succoso ed equilibrata freschezza. Il finale è di grande persistenza aromatica. E’ un vino che conquista per la sua esuberante aromaticità, particolarmente adatta agli abbinamenti con  piatti speziati della cucina asiatica.
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vino75 · 7 years
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Grandi vini bianchi del Nord Italia: Soave DOC
Il nostro percorso tra i grandi vini bianchi del Nord, oggi ci porta nella zona del veronese, famosa per l’Amarone e i grandi rossi della Valpolicella, dove viene prodotto uno dei bianchi italiani di più antiche tradizioni: il Soave DOC. 
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La zona collinare attorno alla città di Verona era già famosa ai tempi degli antichi Romani per la produzione di grandi vini. Una tradizione che ha continuato a segnare il territorio per secoli, fino ai giorni nostri. A conferma di quest’antica vocazione, sulle mura del Palazzo di Giustizia di Soave è scolpita l’iscrizione “io, casa amica del diritto, sono stata eretta quindici lustri dopo gli anni mille e trecento… quando i paesani pigiavano con i piedi le uve”. 
La zona di produzione si estende sull’area collinare a est di Verona, in particolare nei territori dei comuni di Soave, Monteforte d'Alpone, San Martino Buon Albergo, Lavagno, Mezzane di Sotto, Caldiero, Colognola ai Colli, Illasi, Cazzano di Tramigna, Roncà, Montecchia di Crosara, San Giovanni Ilarione e San Bonifacio.  Ma la zona più antica e famosa è quella del Soave Classico. 
Le vigne si trovano sui meravigliosi rilievi collinari dei comuni di Monteforte d'Alpone e Soave, che custodiscono i cru più vocati. I suoli di queste colline sono di antichissima origine vulcanica, con prevalenza di rocce nere basaltiche, estrusioni di tufo e venature calcaree, che donano al vino profonde note minerali e sapide. Nelle storiche parcelle della zona di Soave, sopravvivono ancora vecchie vigne centenarie piantate a piede franco su antichi suoli vulcanici, un patrimonio di straordinario valore, capace di regalare bianchi di rara intensità e profondità aromatica. 
Il vitigno principe di soave è un’antica varietà autoctona, la garganega.
Il vino Soave possiede un interessante patrimonio olfattivo legato ai profumi di fiori bianchi e a note fruttate. Non spicca per particolare aromaticità o acidità, ma soprattutto per equilibrio e armonia, che dona al vino un sorso piacevolmente morbido e avvolgente. Il Soave è uno dei bianchi italiani più longevi e i lunghi affinamenti in bottiglia sono in grado di regalare evoluzioni verso note terziare con eleganti sentori d’idrocarburo.
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vino75 · 7 years
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Grandi vini bianchi del Nord Italia: Riviera Ligure di Ponente Pigato DOC
Continua il nostro viaggio tra i grandi vini bianchi del Nord Italia. Qualche giorno fa eravamo in Piemonte, alla scoperta del Gavi DOCG mentre oggi dal Piemonte scendiamo verso il mare e incontriamo la terra di un altro famoso vino bianco, perfetto per accompagnare la cucina di mare: il Riviera Ligure di Ponente Pigato DOC. 
Il pigato è un vitigno coltivato in una piccola area tra Albenga e Imperia, che comprende sia la zona costiera, che le vallate dell’entroterra. Recenti ricerche genetiche, hanno stabilito che pigato, favorita e vermentino possiedono lo stesso DNA. Si tratta di tre diversi cloni dello stesso vitigno, che nel corso dei secoli, ha dato vita a varietà con tratti esteriori e caratteristiche leggermente differenti. Mentre il vermentino è diffuso in tutta l’area nord del bacino del mediterraneo occidentale, dalla Spagna, alla Sardegna, alla Corsica alla Liguria, alla Toscana al Sud della Francia, dove è conosciuto con il nome di Rolle, il pigato è presente solo nel piccolo territorio del ponente ligure. 
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Il nome deriva dalla parola dialettale “pigau”, puntinato, a indicare le piccole macchie color ruggine presenti sulla buccia degli acini maturi. Il vino è un bianco dalle note tipicamente mediterranee, che sulla costa si esprime con matura ricchezza solare e tratti iodati, mentre nella zona più interna della valle Arroscia, più fresca e con maggiori escursioni termiche, regala vini dai profumi più sottili, intensi ed eleganti. 
Il vitigno è anche molto sensibile ai diversi suoli. Le terre bianche di matrice calcarea conferiscono delicata finezza, mentre le terre rosse, più ricche e ferrose, donano ai vini maggior corpo e una spiccata connotazione minerale. Il profilo olfattivo comune è invece caratterizzato da note di macchia mediterranea e di erbe officinali. 
E’ un vino morbido, che denota una grande armonia tra frutto e moderata freschezza. Il finale chiude su note leggermente ammandorlate. Molto interessanti gli sviluppi aromatici legati all’invecchiamento, che fanno virare il bouquet verso sentori resinati.
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vino75 · 7 years
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Grandi vini bianchi del Nord Italia: Gavi DOCG
Il Nord Italia, oltre a essere terra di grandi spumanti Metodo Classico e di famosi vini rossi, basti citare il Barolo e l’Amarone, è anche una regione molto vocata per la produzione di vini bianchi. Non è facile scegliere pochi vini in un territorio così ampio e con così tante eccellenze. Tuttavia la preferenza è andata ai vini simbolo di un territorio o espressione di vitigni autoctoni tipici di una particolare zona.
Se conosciamo il Piemonte soprattutto per i grandi rossi delle Langhe, non possiamo tralasciare la sua anima bianchista, che si esprime con molti vitigni interessanti, in particolare il cortese di Gavi.
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Gavi DOCG
La denominazione Gavi Docg comprende il territorio di numerosi comuni dell’area collinare di Alessandria. 
Si tratta di un vino bianco, declinato anche nelle versioni riserva e spumante, prodotto con il vitigno cortese in purezza. Una varietà a bacca bianca coltivata da secoli in tutto l’alessandrino e che nella zona di Gavi raggiunge livelli di particolare eccellenza. Tanto che è prevista addirittura la dicitura “Gavi del Comune di Gavi” a sottolineare la qualità della produzione dell’area storica del cortese. 
Il territorio si trova nella zona sud-orientale del Piemonte, verso il confine ligure. Le colline, che salgono verso i primi rilievi appenninici, offrono belle esposizioni soleggiate. Il clima mite, con buone escursioni termiche e con l’influsso benefico delle brezze del mare, offre un habitat ideale per la coltivazione della vite. I terreni poveri, con forte presenza di calcare, si sono rivelati particolarmente adatti alle uve a bacca bianca. Grazie a queste favorevoli condizioni pedoclimatiche, il cortese esprime vini con eleganti note floreali, intensi aromi fruttati e sentori minerali. Un vino molto piacevole da consumare giovane, ma che possiede anche un buon potenziale d’invecchiamento, con evoluzione aromatiche verso note terziarie di raffinata complessità.
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vino75 · 7 years
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Grandi Vini Bianchi del Sud: il Catarratto e il Grillo
Si conclude il nostro percorso tra i grandi vini bianchi del sud. Oggi ci troviamo in Sicilia, alla scoperta di Catarratto e il Grillo
Sicilia: il Catarratto e il Grillo
Il vitigno catarratto è una varietà molto antica, che pare discenda geneticamente dalla garganega di Soave. E’ coltivato da secoli in tutta la Sicilia, ma soprattutto nell’area nord occidentale e nella zona dell’Etna.  In passato era molto utilizzato insieme a grillo e inzolia per produrre il Marsala. Da quando il celebre vino fortificato ha imboccato la strada del progressivo e inesorabile declino, il catarratto è stato utilizzato insieme ad altre varietà a bacca bianca per produrre vini secchi.
Da una decina d’anni a questa parte, dopo l’abbandono della coltivazione di molte varietà internazionali, molti produttori hanno riscoperto il catarratto, vinificandolo in purezza con ottimi esiti qualitativi. E’ un vino che possiede carattere e personalità. Ha una bella struttura e un buon corredo aromatico, caratterizzato da note di fiori bianchi, erbe officinali e aromi d’agrumi. Il sorso è dinamico, sorretto da vivace acidità e da una piacevole vena minerale. Il finale chiude su note di mandorla tostata.
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Il vitigno grillo nasce da un incrocio tra il catarratto e il moscato d’Alessandria, due tra le varietà bianche più famose della Sicilia. E’ storicamente presente soprattutto nell’area della Sicilia occidentale. Per secoli è stato utilizzato nella produzione del Marsala. Ma negli ultimi decenni, accurate vinificazioni in purezza, ne hanno fatto uno dei bianchi siciliani più interessanti in assoluto. E’ un vino che unisce la struttura del catarratto con il corredo aromatico del moscato d’Alessandria, regalando aromi profumati e armoniosi, con note vegetali, agrumate e di frutta tropicale. Un vino molto equilibrato tra componenti fruttate e freschezza, piacevole da degustare da giovane, ma che sta dimostrando anche un buon potenziale d’invecchiamento.
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vino75 · 7 years
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Grandi Vini Bianchi del Sud: il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino
Il nostro viaggio alla scoperta dei grandi vini del Sud oggi ci porta in Campania, alla scoperta di due bianchi eccezionali.
Campania: il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino
Una delle regioni in assoluto più vocate per la produzione di grandi bianchi è l’Irpinia, non a caso premiata con ben due Docg: il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino.
Le particolari condizioni pedoclimatiche la rendono, infatti, perfetta per la coltivazione di uve a bacca bianca. Il suo territorio è collinare e montuoso, con terreni di natura piuttosto varia, ma tendenzialmente composti da calcare, argille ed elementi minerali d’origine vulcanica. Nonostante la latitudine, il clima è fresco e continentale, con inverni freddi e notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte. Una particolarità che permette alle uve di maturare molto lentamente, sviluppando corredi aromatici particolarmente ricchi e intensi.
Le vigne godono di ottime esposizioni, su terreni ben drenanti e asciutti. Spesso sono inserite in un ambiente ancora incontaminato, con ampia presenza di aree boschive, dove trovano dimora alberi secolari di castagno, nocciolo, acero, rovere e faggio.
Il vino Greco di Tufo è stato riconosciuto con la Docg nel 2003. Secondo il disciplinare, può essere prodotto nei territori dei comuni di Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Petruro Irpino, Prata di Principato Ultra, Santa Paolina, Torrioni e Tufo, in provincia di Avellino. La base ampelografica è costituita da almeno l’85% di greco e un massimo di 15% di coda di volpe. Il greco di Tufo è uno dei vitigni autoctoni più antichi del sud Italia.  
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Non abbiamo informazioni certe sulle sue origini, ma sicuramente è coltivato da secoli in Campania. Il suo profilo genetico è molto simile a quello dell’asprinio d’Aversa, a conferma della forte territorialità del vitigno. Nel territorio montuoso dell’Irpinia ha trovato le condizioni per esprimersi su alti livelli qualitativi, grazie a un clima sempre fresco e a suoli di natura vulcanica.
Vinificato in purezza, regala vini di buona struttura, con aromi intensi e bella acidità. Le caratteristiche del territorio gli conferiscono una spiccata mineralità e una piacevole sapidità finale. E’ un vino duttile, che si fa apprezzare da giovane, ma che ha dimostrato un’ottima propensione all’invecchiamento.
 Il disciplinare della Docg prevede anche la possibilità di produrre spumante Metodo Classico con un periodo d’affinamento minimo sui lieviti di 36 mesi.
 Altro vitigno di grande carattere e personalità, coltivato soprattutto in provincia di Avellino, è il fiano.
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Secondo alcune ipotesi, potrebbe derivare dalle pregiate uve apiane, già conosciute e apprezzate ai tempi degli antichi Romani per la loro ricchezza e dolcezza. Ma in realtà si tratta di una dicitura molto generica, difficilmente riconducibile a un’unica varietà. Secondo il disciplinare della Docg, il fiano può essere coltivato in numerosi comuni in provincia di Avellino. La base ampelografica della Docg Fiano di Avellino è costituita da un minimo di 85% di fiano, con un eventuale saldo massimo del 15% di greco, coda di volpe, o trebbiano toscano. Il fiano è una delle uve più ricche in assoluto di componenti aromatiche.
Il vino ha un bouquet intenso e complesso, dal profilo fresco ed elegante. Oltre a note floreali e fruttate, esprime uno spettro che comprende aromi di frutta bianca, frutta gialla matura, frutta esotica, nocciole, mandorle tostate e sentori speziati. E’ un vino capace di esprimere il meglio delle sue potenzialità dopo lunghi periodi di affinamento, che esaltano lo sviluppo di sentori terziari di grande fascino.
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vino75 · 7 years
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Grandi Vini Bianchi del Sud: il Vermentino
Il sud Italia, non è solo una terra di grandi vini rossi potenti, caldi e strutturati, ma anche di bianchi di grande pregio, spesso prodotti con vitigni autoctoni. Regioni come la Campania, la Sicilia e la Sardegna hanno un’antica tradizione nella produzione di vini da vitigni a bacca bianca, che rappresentano alcune delle migliori eccellenze del panorama enologico italiano.
Sono vini particolarmente adatti a chi, oltre alla freschezza, cerca in un vino bianco anche la complessità, l’armonia e la profondità aromatica. Sono vini mediterranei, solari e intensi, che conquistano per la loro forza espressiva e la loro spiccata personalità.
Iniziamo quindi oggi un viaggio alla scoperta dei grandi vini bianchi del Sud partendo da una delle nostre meravigliose isole, la Sardegna.
Sardegna: il Vermentino
Il Vermentino è il vino bianco più famoso della Sardegna. Il vitigno vermentino pare sia originario della Spagna e si sia poi diffuso nelle isole e lungo le coste del nord del Mediterraneo. Oggi è presente nel sud della Francia, con il nome di rolle, in Corsica, in Sardegna, in Liguria e lungo il litorale toscano.
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Le recenti indagini sul DNA del vitigno, hanno messo in luce che pigato e favorita altro non sono, che dei biotipi di vermentino. In Sardegna è coltivato in tutta la regione, ma solo il Vermentino di Gallura è stato riconosciuto con la Docg.
L’area di produzione del Vermentino di Gallura Docg è limitata al territorio della regione della Gallura, in provincia di Olbia-Tempio. Il disciplinare prevede l’utilizzo di un minimo di 95% di vermentino con un eventuale 5% di altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, autorizzati nella Regione Sardegna.
Grazie alla sua adattabilità ai climi siccitosi, caldi e molto ventosi, si è acclimatato benissimo in Sardegna. E’ coltivato soprattutto sui terreni di origine granitica del gallurese, con suoli poveri e rocciosi. Ha un colore giallo paglierino, con bouquet dai profumi floreali, fruttati, con cenni d’erbe officinali e di macchia mediterranea. Il sorso è caldo, armonioso, mediterraneo, con frutto polposo, e acidità equilibrata. Il finale è leggermente ammandorlato.
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vino75 · 7 years
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Grandi Vini Rossi Del Sud: il Nero d’Avola
Il nero d’Avola è il vitigno autoctono a bacca rossa più diffuso in Sicilia. Oggi è coltivato in tutta la regione, tuttavia la zona storicamente più vocata si trova nella Sicilia sud-orientale, nelle contrade di Noto e Pachino.
Le vigne sono spesso coltivate ad alberello, su suoli di matrice calcarea, piuttosto poveri e siccitosi, che limitano naturalmente le rese, fornendo uve dagli aromi ricchi. Il clima è tipicamente mediterraneo, con esposizioni soleggiate, temperate dalla presenza delle miti brezze del mare.
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Il nome pare derivi dall’espressione dialettale calaulisi, che significa uve provenienti da Avola, in passato storpiato anche in  calabrese.  
Il vino ha spesso un grado alcolico elevato e un colore intenso, caratteristiche che in passato hanno fatto del nero d’Avola un ricercato vino da taglio per rinforzare i millesimi più esangui del nord Europa. Tuttavia il rinascimento enologico, che ha visto la Sicilia protagonista negli ultimi decenni, ha dato a questo grande vino un volto nuovo. Grazie a un lavoro in vigna indirizzato verso le basse rese e a un sempre più attento processo di vinificazione, il Nero d’Avola si è affermato come uno dei vini del Sud Italia più interessante, coniugando forza espressiva ed eleganza. Il vino ha un colore rosso intenso. Nelle versioni più giovani, il bouquet porta in primo piano soprattutto le note più fragranti e fruttate. L’affinamento in legno, invece, esalta la sua complessità e profondità aromatica, con lo sviluppo di interessanti sentori terziari di cioccolata, cacao, liquirizia, caffè, spezie e carruba.
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vino75 · 7 years
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Grandi Vini Rossi del Sud: Primitivo
Il vitigno primitivo è coltivato in Puglia, soprattutto in provincia di Taranto, nei territori dei comuni di Sava, Manduria, Lizzano e anche nella zona di Gioia del Colle.
E’ una varietà a bacca rossa presente da secoli in Puglia e originaria della Croazia, viste le somiglianze generiche con l’antico vitigno balcanico tribidrag. Con il nome di zinfandel, è inoltre presente negli Stati Uniti, dove è tra i vitigni a bacca rossa più diffusi in assoluto. Il nome primitivo fa riferimento al suo periodo di maturazione particolarmente anticipato, che permette di vendemmiare all’inizio del mese di settembre. Si è ambientato molto bene al clima caldo e secco del Tavoliere, dove viene coltivato ancora ad alberello, con potatura corta per limitare la sua esuberante produttività.
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Soprattutto nella zona storica di Sava produce vini dal tenore alcolico elevato, potenti e strutturati, mentre più a nord, sui suoli calcarei di Gioia del Colle, si esprime con profili più fini ed eleganti.Per queste sue caratteristiche, anche il primitivo, come molti vini del sud, è stato considerato per molto tempo solo un vino da taglio. Negli ultimi decenni, grazie all’accurato lavoro di molti produttori, il Primitivo ha raggiunto livelli qualitativi elevati, ritagliandosi uno spazio importante tra i grandi rossi del nostro Paese.
Ha un colore rosso scuro. Al naso esprime aromi intensi di frutta bacca nera, con caratteristiche note speziate. Il sorso è ampio, con attacco caldo e avvolgente. Gli aromi fruttati sono morbidi e maturi con una buona trama tannica e grande persistenza finale.
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