Tumgik
ulrichbloodwar · 6 years
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Al cospetto dell’imperatore
Ulrich, Victor e Shaper si teletrasportarono all’interno del Parahoy.
L’unica stanza della nave non era adatta a contenere il grande numero di persone che la riempivano. Oltre ai tre senza-culto erano presenti i tre Paramore e Reba, la comandante mezz’orca del codice arancio.
Ulrich si voltò subito nella sua direzione, attirato dagli insulti che la mezz’orca stava lanciando ai tre Paramore, ed in particolare ad Hayley.
Le due donne erano entrambe sedute al grande tavolo presente nella stanza, ma Reba era legata alla sedia da una serie di legacci metallici, con tutta probabilità magici. Hayley qualche volta rispondeva per le rime e qualche volta ignorava gli insulti.
La situazione sembrava essere bloccata da diversi minuti.
Gli altri due Paramore, Zac e Taylor si godevano un po’ di riposo, rifocillandosi e bevendo pozioni di cure che erano sparse in giro per i mobili che completavano l’arredamento del Parahoy.
Ulrich posò delicatamente il cadavere di Terra sul pavimento. Il corpo dell’amico era martoriato dai molti colpi di Dominic, che nella sua incontrollabile furia della battaglia aveva iniziato ad attaccare i suoi alleati, una volta che i nemici erano finiti.
Victor e Shaper avevano avvolto il corpo in un telo, temendo di perdere qualche pezzo.
Allo stesso modo Victor appoggiò il corpo Abirag vicino alla parete. Il comandante drow era uscito sconfitto da una sfida allo Xorvinthal contro Shade, ed ora si trovava in uno stato di semi-incoscienza, debilitato e ferito.  
<Basta litigare, abbiamo già avuto troppi guai, oggi!> abbaiò Ulrich cercando di zittire le due donne, ma non fu ascoltato: il battibecco continuava.
Il barbaro sentì la rabbia risalirgli su per la gola, detestava essere ignorato. Si avvicinò al tavolo e con un violento pugno sulla superficie produsse un rumore abbastanza forte da attirare l’attenzione e da zittire i presenti.
Ulrich, scuro in volto, guardò Reba. <La battaglia a terra è stata vinta, i due Tesseract sono morti, Abirag è prigioniero e Tosin Abasi è fuggito.> sospirò. <Le cattive notizie sono che avete perso Joe, e Jus Oborn sta distruggendo navi del vostro esercito come se fossero insetti.>
Reba ascoltò il resoconto in silenzio, evidentemente preoccupata per le sorti della sua squadra. La notizia della morte del combattente orso sembrava averla colpita nel profondo e abbassò lo sguardo  per un attimo.
Zac irruppe nella conversazione <Non è l’unico problema, sulla spacca-ghiacci c’è Iborighu> disse serio. <Ha massacrato molti orchi prima che riuscissimo a scappare.>
Reba sembrava essersi leggermente calmata, probabilmente aveva capito che insultare tutti non l’avrebbe ricondotta sul campo di battaglia. <Dobbiamo tornare là! Dobbiamo aiutarli!>
Victor alzò gli occhi al cielo, se questa era la miglior diplomatica dell’esercito orchesco c’era molto da lavorare.
Ulrich abbassò lo sguardo fissando il tavolo, indeciso se aiutarla oppure no. I senza-culto avevano già perso Terra, affrontare l’imperatore del Karnath sembrava fuori discussione, ma d’altra parte desiderava aiutare Reba ed il codice arancio; in fondo al cuore però sapeva che quel desiderio non era a favore del gruppo, ma soltanto suo. La consapevolezza di questo pensiero egoistico lo turbava.
Shaper interruppe i suoi pensieri: <Ho un’idea su come uccidere facilmente Jus Oborn.>
Un silenzio carico di aspettative si diffuse nella stanza e tutti si voltarono verso il cangiante che al momento vestiva le vesti di Seraphin, un cantore con una forte predilezione per le arti arcane.
<Ho una pergamena di campo anti-magia> annunciò. <Se Ulrich lo blocca, grazie all’incantesimo, Oborne non potrà usare la magia e potrete ucciderlo anche con le armi normali, è comunque solo un umano.> disse in modo sbrigativo muovendo la mano come ad imitare il fendente di una spada.
Victor ed Ulrich si guardarono, di solito i piani di Shaper funzionavano e questo non era nemmeno dei più pericolosi. Il tempismo era fondamentale ed il cangiante era un maestro nello scegliere l’attimo migliore per agire. <Va bene, ammazziamo quel bastardo.> disse Victor. <eppoi? Affrontiamo l’imperatore?> chiese ai suoi compagni.
Ulrich rispose con prontezza. <Sarebbe un buon modo di saggiarne il potere, Terra voleva affrontarlo da diversi giorni, ma io non ero sicuro. Questo scontro mi aiuterà a togliermi i dubbi.>
poi si rivolse a Reba. <A te sta bene?>  Ulrich non era bravo nel capire le emozioni, ma probabilmente Reba era altrettanto incapace di nasconderle. Il mezz’orco riconobbe un forte senso di gratitudine mentre la barbara annuiva.
Shaper batté le mani, soddisfatto che il suo piano fosse stato approvato. <Ottimo! Voi venite?> chiese a Zac, ma l’umano scosse la testa. <Non ci penso proprio.>
Ulrich si rivolse ad Hayley. <Liberala, per favore.> disse indicando i legacci.
La comandante del Parahoy fece spallucce e schioccò le dita. I legacci di ferro si aprirono e caddero a terra. <Basta dirlo con gentilezza>.
Reba raccolse la sua spada e si avvicinò ai senza culto; Victor si rivolse agli altri due Paramore. <Vi affidiamo Abirag e Terra, abbiatene cura. >
I senza-culto e Reba si riunirono intorno a Shaper. <Andiamo ad aiutare il codice arancio! Teletrasporto!>.
Dopo un lungo istante comparirono sul ponte della spacca-ghiacci. Il ponte era pressoché sgombro, senza alberi, né ringhiere. Un lungo corridoio di dieci metri che andava restringendosi per seguire la forma speronatrice della nave.
In prossimità della punta torreggiava il mago elettrico Jus Oborn che con ampi e plateali gesti delle braccia scagliava saette contro le impotenti navi del monarca degli orchi.
<Smettila, cane bastardo!> ringhiò la barbara infuriata.
Il mago si voltò ed allargò le braccia, come in segno di benvenuto. <Siete stati coraggiosi a venire qui, ma morirete...non potete impedire la vittoria del Karnath!> disse indicando le navi in fiamme alle sue spalle. <La sconfitta degli orchi è solo questione di tempo> mosse nuovamente la mano e un fulmine distrusse un’altra nave.
Ulrich osservò la nave colare a picco, i marinai e gli schiavi si gettavano in mare alla ricerca della salvezza, i primi a volte riuscivano a trovarla aggrappandosi a detriti galleggianti, i secondi venivano trascinati negli abissi dal peso delle catene. Il barbaro percepì qualcosa di familiare, come se quella sensazione di disperazione gli fosse già nota. Ulrich alzò nuovamente lo sguardo sul mago elettrico, impaziente di scagliarsi contro di lui.
Il mezz’orco fu subito accontentato. <Ora Ulrich!> disse Shaper mentre estraeva la pergamena dalla borsa. Il barbaro non estrasse nemmeno la spada e corse verso il nemico, Ulrich coprì la distanza che lo separava dal mago elettrico con diverse falcate, gli si scagliò addosso e lo avvolse con le possenti braccia, immobilizzandolo. <lo tengo!> annunciò ai compagni.
Shaper superò tutti gli altri e si avvicinò al barbaro.
Il mago elettrico aveva intuito quello che stava per accadere. <Maledetti! Sleali bastardi!> cercò di liberarsi dalla presa, ma Ulrich era più forte. Nonostante il forte vento che imperversava sul ponte della nave, Shaper lesse rapidamente e con precisione le rune dell’incantesimo e la magia si attivò.
Dalla figura del cangiante scaturì una leggera aura violacea che racchiuse Ulrich, il mago e Shaper.
Ulrich si sentì immediatamente più debole, il potere dei suoi oggetti magici era svanito e il loro potere rinvigorente era sopito abbandonandolo alla sola forza del suoi muscoli.
Victor e Reba raggiunsero i due compagni e si posizionarono davanti al mago che ormai era un bersaglio facile. Victor fece mulinare la morning star che si abbatté con violenza sulla testa di Oborne, procurandogli sotto l’elmo una vistosa ferita che iniziò a sanguinare.
Reba sembrava reticente a colpire un nemico che non poteva difendersi, ma dopo un istante di esitazione colpì il mago con la spada.
<Adesso basta!> abbaiò Oborn e un altro fulmine colpì una nave del codice arancio. <Lasciatemi andare o le spazzerò via tutte!> Ci fu un lungo istante d’indecisione, nessuno voleva che altre vite di orchi venissero perse in quella battaglia, ma lasciare libero Jus Oborn avrebbe allungato la guerra , oltre che metterli in pericolo.
Fu Ulrich il primo a rompere il silenzio. <Continuate a colpirlo, non può distruggerle tutte, prima lo finite più vite salviamo!>
Reba scosse la testa, <No, lasciatelo. Non possiamo perdere altre navi.>
Jus Oborn evocò l’ennesimo fulmine ed un altra nave colò a picco.
Victor era d’accordo con Ulrich: <Non possiamo fidarci, le colpirebbe lo stesso dopo averci eliminato.> e detto questo colpì con forza il mago elettrico alla testa che svenne.
Ulrich abbandonò il corpo a terra. <Bene, finiamolo e andiamo da Iborighu.> Tutti si fermarono per un istante, nessuno si fece avanti per tagliare la gola al mago. Victor e Shaper fecero un passo indietro, Ulrich distolse lo sguardo. <Come la fate lunga!> disse Reba spazientita, fece passare il filo dello spadone sulla gola indifesa e Jus Oborn spirò.      
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Il ponte scoperto della spacca-ghiacci aveva un unica porta che conduceva sottocoperta, il gruppo ci si infilò all’interno, pronto a insinuarsi nelle viscere dell’ammiraglia del Karnath. A guidare la compagnia c’era Reba, dietro Ulrich (con il corpo di Oborn), Shaper e a chiudere Victor. Il gruppo oltrepassò la porta; l’interno della spacca-ghiacci era completamente metallica, diversi tubi percorrevano le pareti di ferro della nave, trasportando chissà quale liquido al loro interno.
I cinque trovarono una scala a chiocciola che conduceva ad un livello inferiore, la percorsero fino alla fine, arrivando ad un bivio. Avevano percorso pochi metri di dislivello tra il ponte esterno e il sottocoperta, ma la temperatura era profondamente cambiata. L’interno della nave era estremamente caldo, quasi al limite della sopportazione. L’alta temperatura unita agli spazi angusti davano una forte sensazione claustrofobica. Non ci fu molto tempo per lamentarsi per il caldo o per l’indecisione provocata dal bivio, dal corridoio a sinistra provenivano gli inconfondibili suoni di una battaglia in corso.
Fu Reba la prima a muoversi verso quel corridoio, gli altri la seguirono. Alla fine del corridoio vi era un grande portone a doppia anta spalancato.
Una volta varcata la soglia Ulrich si sentì mancare dal vomito. Il caldo era ancora più insopportabile che fuori, la puzza metallica del sangue, delle carni dilaniate e delle viscere esposte impregnava l’aria. Il soffitto era un dedalo di tubature che conducevano chissà dove, attaccati ad alcuni di questi, soprattutto in prossimità delle pareti, vi erano delle catene che terminavano con dei ganci.
A terra decide e decine di corpi di orchi martoriati, il sangue e le interiora si mescolavano a pezzi di armi e scudi distrutti o abbandonati da padroni morti. Qualche disgraziato ancora vivo implorava aiuto cercando di richiudere una ferita da cui usciva troppo sangue o qualche organo interno.
Al centro della stanza vi erano ancora tre figure che combattevano; Dallas e Flagello, entrambi vistosamente feriti, si stavano misurando contro Iborighu.
Ulrich lo aveva già visto solo in un’occasione, quando si trovava sul piano etereo il giorno dell’incoronamento di Ares.
L’imperatore appariva come un guerriero alto tre metri, interamente ricoperto da un armatura che ne nascondeva completamente i tratti somatici.
Gli imponenti spallacci erano ornati da due spuntoni per parte e nella mano destra impugnava una grande spada il cui singolo filo era dentato, incastrate fra i denti vi erano resti indefinibili di soldati.
Lo scontro era palesemente a favore dell’imperatore che non sembrava né ferito né sofferente; l’armatura, dalla vita in giù, era coperta del sangue orchesco.
All’entrata in scena del gruppo il combattimento si fermò per un istante, Iborighu alzò leggermente l’elmo per osservare i nuovi arrivati, mentre Dallas sospirò di sollievo, sperando in una via di fuga, Flagello sembrava ormai rassegnato al suo destino.
Ulrich osservò l’imperatore e quello che aveva fatto a quell’orda barbarica che ora giaceva ai suoi piedi in un lago di sangue. Era evidente che fosse un avversario oltre le sue possibilità, ma c’erano due sopravvissuti che andavano aiutati.
Inspirò con forza, l’odore del sangue era intenso e lo riportò con la mente alla carneficina che aveva compiuto qualche giorno prima nelle prigioni del Karnath. Si ripromise di non uccidere più in modo così folle e indiscriminato, e sopratutto di non provarne tanto piacere.
Fece un paio di passi in avanti superando Reba e ponendosi davanti agli altri. Il mezz’orco avrebbe sfidato la morte come mai prima d’ora combattendo contro l’imperatore, ma la posta in gioco era grande. Voleva affrontare il più grande avversario di Ifrit, saggiarne la forza, capire di cosa era capace e come aveva battuto il suo patrono.
L’arrivo del gruppo aveva interrotto il combattimento per un istante, ma poi riprese.
<Abbiamo un piano?> chiese il barbaro verso i suoi compagni.
Reba e Victor rimasero in silenzio, ma Shaper aveva un’idea. La voce tremava leggermente. <Se volete possiamo dare una possibilità a Reba di scappare con i sopravvissuti, noi lo teniamo impegnato il necessario poi torniamo sul Parahoy. > disse.
Ulrich si voltò verso Reba. <Salva i tuoi compagni, non vincerete la guerra oggi.> sospirò <Lo affronteremo un’altra volta.> poi il barbaro si rivolse verso Victor. <Vienimi dietro.>
Ulrich flesse leggermente le gambe preparandosi a caricare il suo avversario. Il mezz’orco osservò il pavimento davanti a sé, trovando un percorso libero da ostacoli, ed infine si rivolse ad Iborighu.
<Iborighu! Io sono Ulrich della tribù di Ifrit!> il campo anti-magia di Shaper influenzava il potere che la Bestia gli aveva concesso, ma il barbaro sapeva che era sufficiente invocare il suo nome per risvegliare quella forza.
Nell’urlare il nome di Ifrit, il mezz’orco percepì il dolore provocato dalla mancanza di alcuni membri della tribù che non era riuscito ad aiutare, il barbaro si lasciò invadere dalla rabbia provata a causa del risveglio della loro vera natura demoniaca. Ulrich diede sfogo alla frustrazione di non sapere quale reale fato avessero subito Ifrit e la sua tribù.
Le emozioni presero il sopravvento sul barbaro che si lanciò in carica verso l’imperatore.
Dopo pochi passi l’influenza del campo anti-magia si dissolse e il protetto di Ifrit manifestò il potere che gli era stato concesso in qualità di senza maschera.
La pelle divenne nera striata da venature rosso fuoco, il volto completamente ricoperto da una maschera senza lineamenti, ad eccezione di un due grandi occhi fiammeggianti, e le tre corna lunghe e nodose, la cui aguzza estremità erano rivolte contro Iborighu.
Le corna impattarono contro la corazza dell’imperatore, senza riuscire a superare le scaglia metalliche.
Ulrich ebbe la sensazione di essersi scontrato contro un castello intero, indietreggiò cercando l’equilibrio.
Iborighu abbassò lo sguardo e disse. <Quindi sei tu..> la voce proveniente dall’elmo era profonda e possente. <L’ultimo della sua ignobile stirpe!> aggiunse.
Ulrich alzò lo sguardo verso di lui pronto a colpirlo ancora, ma dalle sue spalle i suoi amici lo raggiunsero.
Il barbaro percepì immediatamente l’arrivo di Shaper a causa del rinnovato influsso del campo anti-magia, il potere di Ifrit tornò a sopirsi dentro di lui. Victor si voltò verso Dallas <Scappate!> ordinò.
Dallas e Flagello indietreggiarono dal combattimento raggiungendo Reba in fondo alla stanza.
Ulrich era pronto a colpire ancora l’imperatore, ma lui fu più veloce, e mosse la spada verso di lui. Le dentature impattarono con forza sul suo corpo, l’armatura resistette ma un dente riuscì a infilarsi nello spazio tra due placche e a mordere la carne.
Ulrich osservò la sua ferita, il suo sangue si stava mischiando a quello degli altri orchi sulla spada di Iborighu, ma il suo cadavere non avrebbe fatto altrettanto.
Alle spalle del combattimento Reba aveva recuperato i suoi due compagni, Dallas era pesantemente ferito e Flagello era senza un braccio. Li fece attraversare il portone, ma si voltò, osservando per un ultima volta il combattimento.
Reba si rese conto di essere stata superficiale a desiderare uno scontro frontale contro l’imperatore,
quell’attacco era stato un inutile spreco di sangue orchesco, ma il suo era stato risparmiato grazie all’intervento di un gruppo male assortito di avventurieri che l’avevano aiutata.
Sembravano avere molte informazioni utili in loro possesso, ma quello che forse la interessava di più erano le loro intenzioni.
I senza culto desideravano salvare il popolo del Karnath dalla guerra, ristabilire la pace per un pugno di contadini ed artigiani che popolavano quella terra che era stata alla mercé dei potenti per generazioni. Era abituata a pensare che la vita del nemico non valesse nulla, che solo la vittoria fosse importante e che la forza bruta fosse l’unico mezzo efficacie per ottenerla. Era la legge di Hazaban: i forti sopravvivono ed i deboli soccombono.
Davanti all’imperatore del Karnath e ai cadaveri dei suoi commilitoni, Reba si era sentita debole come mai prima d’ora. La barbara aveva sentito il sapore della paura e dell’impotenza di fronte ad un nemico la cui forza bruta era superiore alla sua.
Reba poteva sfuggire ad un destino di morte grazie a quei tre avventurieri che si frapponevano tra lei ed Iborighu.
La barbara voltò le spalle al combattimento e si chiese se frapporsi tra i deboli ed i tiranni non fosse la cosa giusta da fare.
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ulrichbloodwar · 7 years
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Un giorno senza sangue è come un giorno senza sole
“Allarme! I Prigionieri!” urlò il cortigiano con la sua disgustosa erre-moscia.
I prigionieri alzarono lo sguardo verso il povero cameriere di mezza-età che aveva urlato, il vassoio d'argento che aveva in mano vibrava violentamene dalla paura, i bicchieri che vi erano posati sopra tintinnavano urtandosi l'uno contro l'altro.
Ulrich fu il primo a muoversi, con la prima falcata scavalcò gli ultimi gradini e con una seconda entrò nel porticato raggiungendo il cortigiano.
Il barbaro colpì con forza la testa dell'uomo con il pomo della spada; un rumore secco del cranio che si rompeva riempì l'atrio del castello. L'uomo di afflosciò a terra senza vita, spargendo sangue e materia grigia sul pavimento.
Victor, Luke e Jon superarono il barbaro entrando nell'atrio del castello, oltre all'entrata delle segrete c'erano altri due vie: una scala che poi si diramava in due per raggiungere il ramo destro e quello sinistro del castello ed un arco che dava probabilmente sul cortile.
<Meglio prendere le scale> suggerì Victor. <Ulrich, spicciati. Non l'hai fatto apposta, vieni via.> disse mentre iniziava a salire le scale.
Il mezz'orco dapprima era rimasto ad osservare il cadavere del cortigiano, incapace di spiegarsi come fosse stato possibile un tale spargimento di sangue, il colpo era previsto per stordire e non per uccidere. Poi la sua attenzione si era rivolta al pomo della spada.
Il pomo aveva le sembianze di un rapace dalle ali spiegate, ora era intriso di sangue e materia celebrale così come le mani del barbaro ed il resto dell'impugnatura. Ulrich osservò per un lungo istante gli occhi del rapace, essi erano due piccoli rubini incandescenti che lo fissavano. Ulrich si stupì anche dell'odore del sangue, ne aveva versato molto in passato dai suoi nemici, ma nessuno aveva un odore forte e pungente come quello del cortigiano che giaceva ai suoi piedi. Gli riempiva le narici e si sorprese a gradire quell'odore dolciastro.
Usando due dita, Ulrich raccolse parte del miscuglio che si trovava sulla spada e lo usò per tracciare due mezze lune su entrambe le sue guance. Fu un gesto dettato dall'istinto, di cui si scordò quasi immediatamente.
<Dai Ulrich! Arrivano le guardie!> lo spronarono gli altri, ed il barbaro li raggiunse su per le scale.
<Una strada vale l'altra per quello che ne sappiamo.> disse Jon. Nessuno seppe ribattere e scelsero la via di destra.
Terminate le scale il gruppo si inoltrò in un corridoio sui cui si affacciavano diverse porte, tutte chiuse.
Victor si avvicinò ed aprì la prima a destra. <Solo un magazzino.> annunciò ed aprì la successiva; il paladino osservò l'interno di questa nuova stanza, tovaglie di lino bianche erano impilate su pesanti scaffali di legno che coprivano tutte e tre le pareti libere della stanza. <altro deposito.> sentenziò con una punta di disperazione.
I quattro fuggitivi si guardarono: la strategia non stava funzionando, sempre che ne avessero mai avuta una.
Non avrebbero trovato facilmente la loro roba.
Un rumore di numerosi e pesanti passi provenienti dall'atrio attirò la loro attenzione, le guardie stavano arrivando.
<Le nostre armi non sono in questo corridoio. > disse Victor. <è più probabile che i gith le tengano sott'occhio, troviamo loro e troveremo la nostra roba.> il piano fu approvato all'unanimità con un gesto del capo ed i fuggitivi presero a correre lungo tutto il corridoio. Dopo una svolta il gruppo si trovò di nuovo davanti a molteplici porte su entrambe le pareti del corridoio. <Entriamo qui.> propose Ulrich mentre i compagni riprendevano fiato. <Li ammazziamo sulla porta mentre cercano di entrare.>
A nessuno piaceva davvero l'idea di organizzarsi per trucidare soldati; dopo un istante di esitazione Jon propose: <e se semplicemente ci nascondessimo qui e li lasciassimo passare?> .
Victor annuì <Meglio.>
Ulrich aprì la prima porta sulla sinistra ed i quattro entrarono in un ampio salone. Tre camerieri alzarono lo sguardo dalle loro faccende nel veder entrare i prigionieri.
Per un lungo istante nessuno disse nulla. Ulrich alzò la spada verso il più vicino, lasciando che la punta dello spadone di Pazuzu sfiorasse il petto del cortigiano. Con il dito indice della mano sinistra sulle labbra fece segno di rimanere in silenzio, ma qualcosa andrò storto.
I tre cortigiani si scambiarono uno sguardo preoccupati, poi il più vicino fece cadere una teiera che si sfracellò sul pavimento in mille pezzi, il secondo rovesciò a terra l'intero contenuto di un vassoio. Diverse posate e piatti s'infransero sul marmo del pavimento con violenza. Il terzo, il più lontano semplicemente urlò: <Sono qui!>.
I prigionieri furono scossi da un brivido di paura, il piano era fallito. Il barbaro invece ebbe un incontrollabile moto di rabbia verso quell'omuncolo vecchio e molliccio che aveva osato tradirlo; senza pensarci troppo gli affondò la lama nel petto per metà della sua lunghezza.
Il vecchio cameriere si portò le mani alla ferita e osservò il mezz'orco con sguardo terrorizzato. <Sei un demonio...> disse con un filo di voce, poi Ulrich liberò la spada dalla carne dell'uomo e quello crollò a terra.
Gli altri due camerieri corsero lontano dai fuggitivi, prendendo la porta in fondo alla stanza e sparendo tra i corridoi.
<Andiamocene da qui!> disse Jon.
<No!> abbaiò il mezz'orco di rimando mostrando i denti. <Mi sono stufano di scappare, uccidiamo questi scemi così avremo modo di cercare le armi!> disse piazzandosi davanti alla porta da cui erano entrati. Dal fondo del corridoio poteva sentire i passi dei soldati appesantiti dalle armature rinforzate. <Victor, prendi una cosa qualsiasi e vedi se ne arrivano altri dall'altra parte.> disse il barbaro che poi si rivolse a Luke. <Quando ammazzo il primo stronzo prendigli spada e scudo e portali a Victor, chiaro?!> Il ragazzo annuì e si nascose vicino alla parete.
Ulrich si mise in posizione, dopo un istante il primo soldato comparì dalla porta. Indossava quella strana armatura di ghiaccio che avevano tutti i soldati del Karnath. Ulrich non aveva idea di che materiale fosse, ne quanto fosse resistente.
Il soldato alzò lo scudo, pronto a difendersi dal nemico. Ulrich con un potente fendente diagonale colpì lo scudo, aprendo con la forza la guardia del suo avversario, con un successivo affondo penetrò la sua armatura e la spada si fece spazio nel ventre del guerriero che crollò a terra, morto.
Ulrich calciò la spada caduta al soldato verso Luke che la raccolse e la portò al paladino dall'altra parte della stanza.
Nel frattempo un soldato aveva preso il posto del precedente ed aveva colpito Ulrich ad un braccio, ferendolo leggermente. Di tutta risposta il mezz'orco era riuscito ad individuare un varco nella guardia del suo avversario e con un solo colpo la spada di Pazuzu gli impalò il cuore, uccidendolo. Una terza guardia prese il posto delle due precedenti, mentre altre proseguirono nel corridoio. Ulrich era ancora abbastanza lucido da comprendere che volevano girare intorno alla stanza e cercare di prenderlo alle spalle usando l'altra porta del salone.
Il terzo soldato cercava di combattere sulla porta, ma i corpi dei due precedenti lo intralciavano notevolmente, fece per indietreggiare ma lo spadone di Ulrich lo raggiunse con un affondo vigoroso, la spada colpì lo scudo con tanta violenza da far inciampare il povero soldato. Ulrich fu su di lui con una sola falcata. La guardia aveva probabilmente il braccio dello scudo rotto, poiché non lo usò per difendersi; abbandonata la spada alzò la mano. <Pietà! Pietà!>
Le narici di Ulrich si riempirono di nuovo dell'odore del sangue. Il mezz'orco si rese conto che in fondo era nato per essere una macchina di morte.
Affondò con semplicità la spada nella gola del soldato senza aggiungere parole di scherno.
Non c'era nessun altro nel corridoio, né a destra né a sinistra, il barbaro rientrò nel salone. Le guardie in qualche modo erano riusciti ad entrare dalla porta; Victor aveva appena abbattuto una guardia ed era alle prese con l'altra. Lo scudo sembrava proteggerlo bene e Victor faticava a trovare uno spazio nella guardia. Ulrich si lanciò in carica, il povero soldato non fece nemmeno in tempo a spostare lo scudo verso il nuovo nemico che lo spadone di Pazuzu gli aveva aperto il cranio, uccidendolo.
Ulrich osservò soddisfatto il massacro appena compiuto, il sangue rosso dei cortigiani e dei soldati bagnava tutto il pavimento rendendolo scivoloso, l'odore di sangue nel salone era nauseabondo per tutti tranne che per il mezz'orco.
Ulrich rimase in silenzio qualche istante ad osservare quei cadaveri, la profezia di padre Zaccaria aveva detto il vero, non solo per quanto riguardava la missione, ma per la sua intera vita. “La missione avrà successo se userai la tua spada con la forza necessaria e nella direzione giusta”. Ulrich aveva ottenuto la forza da Ifrit, ma il condottiero non gli aveva dato una direzione chiara da seguire. Ulrich era diventato un potente guerriero grazie al potere di Ifrit, ma non sapeva contro cosa usare la sua forza.
I pensieri del barbaro furono brutalmente interrotte da Victor: <Troviamo la nostra roba.> disse verso i compagni, esortandoli a proseguire.
Usarono la porta in fondo al salone che si apriva in un'ampia sala.
La sala non era chiusa come quella precedente, affacciava direttamente su un corridoio attraverso un grande arco. Il soffitto, finemente decorato, era molto più alto del precedente, almeno quattro uomini.  
In opposizione al corridoio si trovava una scalinata che portava ad un piano superiore, doveva condurre verso le sale dei consiglieri maggiori o del re stesso.  
La porta che i prigionieri avevano aperto si trovava sul una parete laterale, ed in opposizione ad essa  c'era una porta speculare. Affiancate alle pareti laterali vi erano diverse statue che nessuno si degno troppo di osservare, poiché appena i quattro mossero qualche passo nella stanza qualcosa si manifestò nell'aria. Un turbinio di aria ed energia magica che nel loro moto diedero forma ad un nemico che Ulrich e Victor avevano già visto.
Un guerriero enorme, dalla pesante armatura ghiacciata e dalla pelle bluastra atterrò sul pavimento del salone, incrinandolo leggermente. La sua pancia prominente era coperta da una placca dell'armatura, ma era comunque visibile. Il volto deformato in un ghigno di rabbia ed intolleranza, reso ancora più spaventoso dai denti giallastri che uscivano dalle labbra violacee. Il mento grassoccio era contornato da una peluria nera, unticcia e disordinata. Le mani stringevano già il possente spadone che tipicamente usava in battaglia.
Khurzun si era teletrasportato davanti ai fuggitivi e sbarrava loro la fuga.
<Siete sempre voi! Quando c'è un problema, voi siete in mezzo!> abbaiò con voce gracchiante, <Sono veramente stufo! Vi ucciderò una volta per tutte!> disse allungando una mano verso il gruppo di fuggiaschi.
Dalla sua mano si dipanò un'ondata di vento ghiacciato che investì tutti quanti. Victor cercò di ripararsi dietro lo scudo rubato ad una guardia, ma il freddo era un nemico molto più insidioso di una spada. Lo scudo si ghiacciò quasi completamente, il freddo raggiunse braccio del paladino, rendendolo quasi insensibile.
Ulrich fu investito in pieno, il freddo colpì ogni suo arto, sferzando la pelle non protetta. L'ondata fredda lo pervase ricordandogli i rigori dell'attraversata nel bosco freddo. Perse per un attimo le forze e dovette piegarsi, avvicinando gli arti nel vano tentativo di scaldarsi.
Poi l'incantesimo si spense ed il cuore di Ulrich batteva ancora. La temperatura mite del Karnath influì immediatamente sulla sua sensazione di freddo ed il suo cuore accelerò i battiti pompando sangue bollente in tutti i suoi muscoli che ripresero sensibilità.
Ulrich si rialzò osservando Khurzun minaccioso.
Il generale del Karnath, vedendo i suoi nemici ancora in piedi, sfruttò i suoi poteri magici e si alzò da terra levitando a quattro metri di altezza. Il suo corpo ingobbito non toccava ancora il soffitto, ma se avesse raddrizzato la schiena ci sarebbe riuscito.
Ulrich era già pronto ad urlare contro l'ogre magi, ad aprire il suo mantello magico e a gettarsi in carica contro l'odiato nemico quando Victor indicò la porta davanti a loro.
Spostandosi in alto, il generale aveva liberato una via di fuga.
Ulrich rinunciò immediatamente ai suoi istinti bellicosi e tutti e quattro corsero verso la porta.
Il barbaro fu il primo ad arrivare, la spalancò con forza la porta e ,dopo che i suoi amici furono entrati, la richiuse; da oltre la porta sentì gli ingiuri del comandante del Karnath contro di loro e le loro madri.
Erano entrati in una anticamera, davanti a sé avevano tre porte, mentre alla destra una sola.
Luke aprì quella a sinistra. <Una camera da letto.> dedusse osservando senza troppa cura la mobilia.
<Dovrò sterminare il fottuto corpo di guardia del castello!> abbaiò Ulrich in preda allo sconforto.
<Dobbiamo tornare giù, abbiamo sbagliato...probabilmente dovevamo prendere la strada per il cortile.> disse grattandosi la testa. <Il castello è per nobili e cortigiani, non troveremo nulla in questi piani.> sospirò <Continuiamo dritti e dovremmo tornare indietro. Questi corridoi girano tutt'intorno all'atrio interno.> suggerì.
I quattro uscirono dalla porta laterale; Ulrich si voltò a vedere il corridoio, riusciva ad intravedere l'apertura che dava verso il salone dove avevano abbandonato Khurzun, di lui nessuna traccia. Più lontano invece, vedeva sopraggiungere a gran velocità i guerrieri grigi: i gith.
<Arrivano i gith, Victor non possiamo seminarli. Aspettiamoli dopo l'angolo ed ammazziamoli come cani.> disse il barbaro, sputando a terra come a ribadire il concetto.
Victor annuì, si era arreso all'idea che avrebbero sparso altro sangue per uscire di lì, si voltò verso i due compagni. <Voi trovatevi una stanza e nascondetevi lì, quasi sicuramente Khurzun ci spunterà alle spalle.> Si sentiva nudo senza la sua armatura, ma poteva comunque contare su una spada ed uno scudo, forse sarebbero stati sufficienti.
Bastarono pochi passi di fretta per svoltare l'angolo. La parte finale del corridoio si ricollegava alla scala sinistra che dava nell'atrio. Ulrich e Victor si prepararono ad affrontare le guardie speciali.
Victor chiuse gli occhi, si concentrò su quel senso di colpa che lo attorniava da quando si era risvegliato, quella colpa che lentamente si trasformava in una forza. Aveva pregato innumerevoli dei e divinità di culti e religioni diverse, fino ad incontrarne uno in persona. Quella preghiera, tuttavia , che si era risvegliata nella sua mente dopo qualche settimana dal suo risveglio era speciale, non la intonava per gli dei conosciuti o dimenticati, era per qualcosa di più profondo e personale. <Nostro Signore che scorre nel buio delle vene, reggi il mio braccio sull'impugnatura, guida i miei passi sul campo di battaglia. Rifletti sul mio scudo la luce di coloro che chiedono il perdono, dissolvi i fantasmi neri che mi porto dentro. Proteggimi e fa che nulla mi accada.>
Ulrich non disse preghiere e non si concentrò su colpe passate e dimenticate, Ulrich richiamò il potere di Ifrit da dentro di sé. La pelle del mezz'orco di fece nera come l'armatura che aveva rubato al corruttore del fato, era difficile distinguere il l'acciaio ,che di solito indossava, dalla pelle così trasformata. Il suo viso si deformò in un volto senza lineamenti, con solo due grandi fori minacciosi traboccanti di fiamme scarlatte. Sulla fronte si svilupparono tre corna aguzze. Il corpo di Ulrich iniziò ad emanare un leggero tepore e di tanto in tanto sembrava che delle fiamme avvolgessero le sue membra. Ulrich spostò in posizione offensiva lo spadone di Pazuzu. Il barbaro era pronto a versare altro sangue nemico.
I gith erano guerrieri scelti dei Tesseract non appartenevano al mondo terreno, ma a quello astrale. Erano creature brutte e piuttosto deformi agli occhi di Ulrich, ma aveva visto di peggio nei suoi viaggi. La loro pelle era grigiastra e coperta qua e la da macchie più scure; i capelli erano radi e sporchi tenuti quasi sempre in un codino. Avevano bocche senza labbra da cui spuntavano denti aguzzi e gialli, dietro i quali si muoveva una lunga lingua nera. Il loro alito era pestilenziale come il suono della loro lingua parlata. Un miscuglio di accenti e parole sguaiate prive di significato.
Ulrich aveva provato profondo disgusto quando li aveva visti per la prima volta nelle prigioni sul piano etero, ad Odessa, ed aveva provato molto gusto a massacrarne un gran numero nella taverna, ma ora sentiva che poteva fare di meglio.
Il barbaro sentiva una forte rabbia crescere in sé, provava il desiderio di uccidere e sterminare quei maledetti esseri che osavano porsi sul suo cammino. Sarebbe stato un piacere ucciderli, ma doveva essere un piacere rapido: in un minuto Khurzun sarebbe tornato, e questa volta nessuna tattica di gruppo avrebbe impedito al barbaro di scatenare la sua ira contro il generale.
I gith girarono l'angolo, ed il secondo massacro nel castello di Keldemor ebbe iniziò.
Con grande rapidità, e per nulla presi alla sprovvista, i guerrieri gith attaccarono per primi. Uno si posizionò davanti ad Ulrich, mosse la sua spada ricurva contro il barbaro, ma incontrò lo spadone e l'attacco fu vanificato. Sfruttando il rimbalzo delle spade Ulrich spostò la spada sulla spalla dell'avversario e tagliò un carne e ossa al di sotto dell'armatura, il guerriero urlò di dolore. Con estrema rapidità affondò sul fianco dell'avversario, anche questa volta l'armatura non riusci a fermare la spada di Pazuzu. Il gith crollò in ginocchio tenendosi con una mano la ferita e cercando di tenere Ulrich a distanza spostando la spada, ma non vi riuscì. Il mezz'orco con un fendente aprì il cranio del malcapitato concludendo lo scontro, un terzo gith sostituì il compagno caduto e lo scontrò proseguì.
La spada d'argento gith venne fermata dallo scudo del paladino. Non erano in molti che riuscivano a superare le sue difese, anche una guardia scelta avrebbe certo faticato, ma i gith erano più di guardie scelte, usavano il potere della mente. Victor sapeva che non poteva lasciare troppo tempo all'avversario per capire i suoi punti deboli.
Rimpiangendo la sua morning star Victor colpì il suo avversario sul braccio, rilasciando il potere divino che era insito in lui. Un profondo taglio si aprì sull'arto del gith ed il suo sangue nero si sparse sul pavimento. La guardia urlò qualcosa di incomprensibile contro il suo avversario e lo fissò per un lungo istante. Il pendente al suo collo s'illuminò, Victor sapeva cosa stava per accadere. Il metallo e la pelle di demone a cui normalmente affidava per la sua protezione non avrebbe fermato la spada intrisa di potere psionica della guardia.
La spada del gith si mosse veloce, Victor mise lo scudo tra lui e la spada, spostando il suo corpo di lato. La spada attraversò lo scudo, ma il gith non aveva visto il suo movimento. La sua vista, a differenza della spada, non trapassava l'acciaio. Sperava in un colpo semplice, ma rimase deluso.
Il suo sguardo si fece ancora più cattivo. Victor attaccò due volte, il primo colpo fu un affondo verso la spalla della spada, il paladino aveva bisogno di fiaccare il suo avversario ed indebolirne gli attacchi.
La spada si conficcò nella spalla dell'avversario, anche questa volta il potere divino venne scaturito contro la guardia, bruciando la sua carne. Victor ritrasse la spada e la liberò dal corpo dell'avversario, ma la mosse ancora verso la gola del gith che riuscì ad evitare un colpo molto pericoloso spostandosi di lato, ma commesse un errore fatale. Il suo passo lo aveva avvicinato ad Ulrich che gli piantò lo spadone nel petto. Il gith si voltò verso Ulrich terrorizzato ed esanime crollò a terra.
Approfittando della distrazione del barbaro, il gith davanti a lui lo colpì con forza sul fianco, procurandogli un'ampia ferita. Ulrich era pronto a reagire, quando dietro di loro i prigionieri udirono un tonfo sordo.
<Non fuggirete idioti, morirete qui!> la voce gracchiante di Khurzun riecheggiò nel corridoio alle loro spalle, il generale del Karnath era arrivato per massacrarli.
<Mi occupo io di questi gith, tu puoi resistere qualche secondo da solo contro di lui.> disse la voce cavernosa di Urich. <Ti raggiungo appena questi muoiono.> aggiunse. Victor annuì, ma prima di allontanarsi convogliò parte del proprio potere divino verso il barbaro. L'energia benevola fluì verso Ulrich curando parte delle sue ferite.
<Grazie, ora va'!> disse il seguace di Ifrit,  e Victor così fece allontanandosi dal combattimento con i gith per raggiungere Khurzun. Alzò lo scudo contro di lui e caricò di potere sacro la spada.
Ulrich aveva ancora due avversari da uccidere, per coprire Victor si era piantato in mezzo al corridoio, sarebbe stato molto difficile per le due guardie superarlo. Fece un passo in avanti in mezzo ai due soldati, quello a sinistra cercò di colpirlo e lo ferì lievemente al braccio, ma Ulrich con forza gli piantò lo spadone nel collo. Il gith abbandonò la spada portandosi entrambe le mani alla gola e crollò a terra. Il secondo gith era in una posizione migliore, aveva Ulrich di spalle. Il suo psico cristallo s'illuminò trasferendo il potere della mente nella spada e procurò un'ampia ferita lungo tutta la schiena di Ulrich. Il barbaro urlò di dolore, ma nel farlo con un ampio movimento di braccia e corpo roteò su sé stesso. La spada di Pazuzu sembrava guidare perfettamente i suoi movimenti, rendendo Ulrich un combattente ancora più perfetto. Il filo della lama trovò il collo del gith e la sua testa saltò dal resto del corpo. Il gith non emise nemmeno un gemito di dolore.
Ulrich si voltò chinando leggermente il busto a causa della fatica e del dolore delle ferite, ansimava.
Osservò per un istante Khurzun che continuava a sbattere lo spadone contro lo scudo di Victor. Non riusciva ad oltrepassare il pesante scudo di metallo, ma il paladino non avrebbe retto all'infinito quei brutali colpi.  
Khurzun alzò lo sguardo verso il barbaro, a breve avrebbe patito d'inferiorità numerica. Sfruttando il  suo volo magico il generale si allontano dai due guerrieri, allungò la mano verso di loro. <Cono di freddo!> sentenziò. Sia Ulrich che Victor avevano già subito quell'incantesimo. Entrambi si abbassarono, evitando in parte l'ondata gelida di Khurzun. Il disappunto sul volto dell'ogre era evidente. <Maledetti!> urlò.
Victor riguadagnò subito la mischia, la sua spada s'illuminò ed aprì un ampio taglio sulla gamba del generale.
Ulrich si gettò in carica contro Khurzun, Il generale cercò di ripararsi dietro lo spadone, ma non ci riuscì, l'ama di Pazuzu si conficcò con forza nell'armatura di ghiaccio del generale conficcandosi nelle budella. Khurzun urlò di dolore, indietreggiò tenendosi la ferita, mentre il pavimento si riempiva del suo sangue verdastro.
Il generale cercò di cambiare tattica, osservò il barbaro e puntò un dito contro di lui. <Mettere gli amici gli uni contro di altri è sempre stato un piacere per me!> disse, ed un raggiò colpì Ulrich al petto.
La mente del barbaro fu scossa da moltissime immagini e suoni che non riusciva a definire, erano troppe e si muovevano in modo confuso. Il barbaro urlò dalla disperazione, la sua mente stava venendo attaccata di nuovo come nel piano delle ombre, quando una voce melliflua s'insinuò nella sua mente, era quella di Pazuzu.
“Ulrich, non ti distrarre. Khurzun è il tuo nemico, non li senti i tamburi? No eh? In effetti eri così concentrato sull'odore del sangue e sul desiderio di morte che li hai lasciati suonare senza ascoltarli. Sono molto fiero di te Ulrich, ma ora ne hai bisogno. Riempiti le orecchie con il loro ritmo e al contempo ubriacati del sangue dei tuoi nemici. Uccidili Ulrich, uccidili tutti!”
Il suono ritmico delle percussioni si fece sempre più intenso, sempre più forte e spezzò completamente la sequenza di suoni confusi che Khurzun aveva cercato di insinuare nella sua mente, le immagini mentali del generale vennero confinate. Ulrich vedeva chiaramente solo Khurzun, tutta la realtà circostante si mischiava alle immagini illusorie dell'incantesimo dell'ogre, ma non il generale stesso, lui era chiaramente visibile agli occhi del barbaro.
Ulrich urlò di rabbia, la sua mente era completamente dilaniata dalle emozioni: la rabbia, l'odio ed il desiderio di sangue dominavano ogni pensiero di Ulrich e nessuno di essi era razionale. Lo spadone di Pazuzu colpì il corpo dell'ogre con forza spezzando pezzi di armatura e tranciando carne.
Gli urli di dolore e rabbia di quella battaglia ruggivano come quelli di due piccoli eserciti che si affrontavano.
Khurzun si allontanò ancora nella speranza di allontanarsi da quelle furie da combattimento, quando le aveva incontrate nell'accampamento di Lady Nulaye non gli aveva dato peso, pensava fossero inutili idioti capitati a caso al suo cospetto, ora sapeva che doveva temerli. Le ferite che gli aveva inferto il barbaro erano numerose, profonde e sanguinavano copiosamente, quelle del paladino continuavano a bruciare animate dall'odio che una qualche oscura divinità provava per lui. Il generale si sentì perso, ma non si arrese. Allungò ancora una volta la mano verso il mezz'orco, doveva arrivare alla sua mente, avrebbe potuto ribaltare il combattimento con un solo incantesimo. Il potere magico scaturì dal suo arto e colpì il barbaro.
La mente di Ulrich venne colpita nuovamente e Khurzun cercò di imporsi per controllarla, ma non vi riuscì. La mente del barbaro era caotica, folle, completamente slegata da ciò che l'ogre conosceva, e l'incantesimo fallì.
Khurzun non riuscì a capacitarsi dell'accaduto, era come se la mente del mezz'orco fosse incontrollata anche dal barbaro stesso.
Victor si avvicinò per primo al generale, infilò la sua spada nel braccio della spada, trapassandolo come un enorme prosciutto. Una scarica sacra invase l'intero braccio diramandosi nelle vene. Khurzun urlò per il dolore estremo, poi venne il turno di Ulrich. Khurzun aveva ancora una mano dell'incantesimo alzata verso di lui, con un unico colpo, la potente spada di Pazuzu tranciò l'armatura, la pelle, i muscoli e l'osso all'interno dell'arto.
Il braccio del generale crollò pesantemente a terra. L'urlo di dolore di Khurzun era ormai un suono continuò, il generale allargò le braccia per difenderle da coloro che le stavano attaccando così duramente.
Ulrich approfittò di quell'apertura e ancora una volta infilò la spada nella pancia prominente di Khurzun, trascinò la lama aprendo un vasto taglio nel ventre del generale, rovesciando sangue e budella sul pavimento. Il generale cadde in ginocchio. Il suo sguardo perso osservò le sue interiora a terra, sembrava non riuscisse a crederci, alzò gli occhi verso il barbaro giusto in tempo per vedere la sua lama che si conficcava nell'enorme gola. Khurzun smise di respirare e crollò pesantemente a terra.
Victor osservò il corpo del generale del Karnath ai suoi piedi. Il suo sangue continuava a sgorgare dalle numerose ferite. Non riusciva a crederci, avevano ammazzato Khurzun. La sua mente andò ai giorni dell'accampamento con Lady Nulaye, al terrore referenziale che la ragazza aveva nei confronto di quell'ogre magi. Sentì un moto di orgoglio, uno di coloro che minacciava Nulaye era morto, ed erano stati loro ad ucciderlo.
Due porte del corridoio si aprirono, Victor sussultò pronto a combattere ancora, ma erano Luke e Jon usciti dai loro nascondigli. Il paladino trasse un sospiro di sollievo e passò il sguardo su Ulrich.
Il barbaro si era accasciato contro la parete, stremato. Era completamente ricoperto di sangue, il suo e quello dei nemici. Anche Victor aveva molte macchie di sangue, ma Ulrich ne sembrava ricoperto. Il sesto senso del paladino gli diceva che era eccessivo, anche per uno come il mezz'orco, ma accantonò questo pensiero. Si concentrò su di lui, cercando di rilasciare il suo potere benevolo sulle sue ferite, ma non ci riuscì.
Un terribile dubbio s'insinuò nella mente di Victor. Ulrich riprendeva fiato con gli occhi chiusi e la bocca vistosamente aperta a raccogliere quanto più ossigeno potesse; l'arma di Pazuzu era al suo fianco. La stringeva ancora con forza, come a non volersene separare.
Ulrich aveva evocato un potente nemico, gli aveva chiesto aiuto facendosi prestare il suo potente spadone e con esso li aveva liberati e condotti alla vittoria contro i gith e persino contro il potente generale Khurzun, ma per farlo aveva sacrificato qualcosa di molto importante. L'animo del barbaro non era stato completamente corrotto dal demone, di questo Victor era certo, ma Pazuzu aveva richiesto un tributo. Le parole del bardo Sufjan tornarono alla mente del paladino. “Oh si, il potente Ifrit divenne corrotto e il suo cammino fu accompagnato dal Diavolo. Servì il potere di Ares per ricondurre Ifrit sulla giusta strada.”
Pazuzu forse voleva corrompere Ulrich come padre Yagami aveva fatto con Ifrit, la sola idea terrorizzò Victor.
Ulrich aprì gli occhi, una venatura rossa s'illuminò sulle iridi del barbaro, ma durò solo un istante. Victor aiutò Ulrich ad alzarsi.
<Prendete quello che potete da Khurzun, gli taglio la testa e la gettiamo tra i soldati del Karnath, un po' di panico ci farà comodo.>
Ulrich osservò il nuovo massacro, forse ce l'avrebbero fatta ad uscire di lì con la loro roba, ma il piano per aiutare Shaper era con ogni probabilità fallito. Avrebbe perso la scommessa con il Colosseo dei sogni e sarebbe diventato uno degli infiniti spettatori delle sfide degli altri.
Sospirò, in fondo aveva ancora qualche giorno e molte informazioni utili, forse alla fine ce l'avrebbe potuta fare, ma poi?
Il dubbio si insinuò ancora nella sua mente, non aveva una direzione. Una volta salvato Shaper cosa avrebbe dovuto fare? Secondo Ifrit stesso la tribù non sarebbe sopravvissuta, e comunque erano i seguaci di Ifrit, non quelli di Ulrich. I sopravvissuti si sarebbero dispersi nelle terre selvagge, e lui non aveva nessun diritto di reclamarli per sé.
I suoi pensieri furono interrotti da Jon che gli stava porgendo una grande cintura.
< Magicamente parlando, non è diversa dalla tua.> gli disse <Potresti indossarla sulle spalle, penso che il potere magico funzioni lo stesso.>
Ulrich sorrise ringraziando l'amico e indossò la cintura.
Proprio quando si domandava che direzione prendere, gli veniva offerta altra forza. Questo pensiero lo fece sorridere mestamente.
Si avvicinò alla testa del generale, quando qualcosa attirò la sua attenzione. La ferita sulla gola che aveva inflitto lui stesso era sparita. Il sangue, ormai coagulato, imbrattava completamente la barba e la gola, ma non c'era più il profondo taglio che il mezz'orco aveva inferto.
Ulrich strabuzzò gli occhi dal terrore, stava per caricare il colpo di grazia, ma gli occhi gialli del generale del Karnath si aprirono.
Khurzun era ancora vivo.
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ulrichbloodwar · 7 years
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Ezechiele 25, 17.
Ulrich non aveva idea di cose significasse combattere contro un fratello. Iniziò a domandarselo nel momento esatto in qui Aaqa posò i piedi a terra.
In realtà i due non erano fratelli, ma Ulrich percepiva comunque un legame.
Aaqa era uno dei fratelli di Orcus, il mezz'orco che Ulrich aveva incontrato nelle terre fuori Bresa. Colui che per la prima volta lo aveva introdotto alla fede di Ifrit, e con il quale il barbaro si era trovato decisamente in sintonia: i due condividevano il sangue orchesco ed il modo di combattere, prediligendo un grosso spadone da brandire a due mani in mischia. Orcus era morto nel tentativo disperato di vendicare i fratelli uccisi a Bresa dal Corruttore del fato.
Il ricordo della morte di Orcus richiamò nell'animo di Ulrich il profondo senso di fallimento che spesso provava e che gli appesantiva il cuore.
“Cosa penserebbe di me Orcus se uccidessi uno dei suoi fratelli?” si chiese mentalmente il barbaro, senza trovare risposta.
Aaqa alzò lo sguardo in pieno gesto di sfida. <Cosa diavolo ci fate qui?> ostentava sicurezza, ma sapeva di essere stato colto con le mani nel sacco. Aaqa era accompagnato da un piccolo manipolo di coboldi; sicuramente appartenenti della tribù di Eths, nemici di Ifrit; forse era addirittura coinvolto nella scomparsa di Ifrit stesso.
Victor fece un passo in avanti, vicino ad Ulrich. Lo scontro era inevitabile, sganciò il martello dalla cintura.
Ulrich sentì montare la rabbia dentro di sé, il suo respiro si fece più rapido e pesante.
<Cosa ci fai tu, piuttosto. > abbaiò il mezz'orco di rimando. <Hai tradito la tribù?> attese la risposta mostrando i denti aguzzi tipici del sangue orchesco.
Il mantello di Aaqa si animò, trasformandosi in due grandi ali piumate dietro la sua schiena. Ulrich era stato messo in guardia sulla pericolosità di Aaqa e del suo infido stile di combattimento. Le ali si mossero violentemente, una grande massa d'aria venne spostata, muovendo a sua volta terra e polvere intorno ai combattenti. Aaqa arrivò a una decina di metri di altezza, e nel farlo estrasse una pozione dalla cintura. <Non sono affari tuoi mezz'orco. Tu non hai capito nulla della tribù di Ifrit! Non c'è nessun legame che lega i membri della tribù: forza personale e sopravvivenza sono l'unica cosa che conta per tutti loro.> sentenziò stappando la boccetta. <Non m'importa nulla di voi, ma non posso lasciarvi andare.> e detto questo ingurgitò rapidamente il liquido, sicuro di non poter essere disturbato dalla sua posizione sopraelevata.
Ulrich non aveva occhi che per Aaqa, ma Victor osservò meglio il campo di battaglia. Prima che il Tanar'ri riprendesse il volo gli avversari erano separati da un lungo fossato che si perdeva da entrambi i lati nella boscaglia, esso era profondo un metro e mezzo e largo tre. Victor non avrebbe potuto attraversarlo con facilità con la sua pesante armatura, era chiaro quindi che avrebbe dovuto mantenere la posizione e aspettare che fosse Aaqa ad agire. Dietro lui ed Ulrich si nascondevano Lythos, padre Ezechiele e Lady Nulaye. I due combattenti potevano fare da muro verso i compagni, ma Aaqa aveva un vantaggio tattico di mobilità che a loro mancava, avrebbe potuto raggiungere la parte debole del gruppo, e Victor non poteva permetterlo.
Il loro avversario era tuttavia in chiara inferiorità numerica.
Appena Victor fece questo pensiero dalle fronde degli alberi uscirono quattro coboldi armati di balestre. Oltre ad Ulrich e Victor l'unico altro vero combattente era Lythos, quindi avevano perso anche quel vantaggio.
Ulrich estrasse lo spadone da dietro la schiena. <Come vuoi Aaqa, vieni a prenderle!> sentenziò minaccioso, mentre anche Victor posizionava il pesante scudo davanti a sé.
Un istante soltanto fu necessario ad Aaqa per essere addosso al barbaro. La spada del Tanar'ri produsse un lungo taglio lungo braccio sinistro di Ulrich, fendendo prima il cuoio a protezione dell'arto poi parte dei muscoli del bicipite e della spalla. Di reazione il mezz'orco menò un fendente cercando di colpirlo, ma Aaqa era già passato oltre sfruttando lo slancio dato dalla carica in volo.
Victor fu più fortunato, il potere divino che aveva infuso nel suo martello guidò il suo attacco, e il martello diede un colpo violento alla gamba destra di Aaqa, lasciata scoperta dal movimento compiuto dal Tanar'ri. Aaqa continuò e sfruttando la velocità della picchiata riuscì a riprendere quota risalendo fino a tre metri di altezza al sicuro da altri attacchi.
Erano già pronti a prepararsi ad un nuovo attacco in volo, quando diversi quadretti vennero lanciati nella loro direzione. Victor offrì parte della copertura offerta dal suo scudo al compagno, fiducioso che l'armatura in pelle di demone avrebbe comunque fermato le frecce, e così fu. I due erano illesi dall'attacco dei coboldi, tuttavia rischiavano grosso. Alla lunga un colpo fortunato avrebbe potuto colpirli ed avvelenarli, come era successo a Shaper.
<Non questa volta!> urlò Lythos dietro di loro. L'incantatore si era spostato lateralmente, il muro di muscoli che lo aveva difeso, ora intralciava la visuale. La bacchetta di Shaper venne agitata con energia, sulla punta si formò una piccola sfera di luce. <Palla di fuoco!> annunciò Lythos puntando la bacchetta in direzione dei coboldi. La sfera di luce raggiunse l'altra sponda del fossato ed esplose violentemente.
I coboldi vennero tutti sbalzati dall'esplosione, volando a terra, ma solo per uno la palla di fuoco fu fatale; il suo corpo completamente carbonizzato giaceva a terra, un altro risultava pesantemente ferito, e a fatica cercò di alzarsi. Gli ultimi due erano riusciti miracolosamente a salvarsi gettandosi a terra. Erano intontiti e leggermente scottati, ma principalmente illesi.
Lythos guardo la bacchetta. <Shaper sei sempre una delusione.> disse mettendola nella cintura, poi osservò i compagni. <Pensate all'angelo della simpatia; delle lucertole mi occupo io; gli insegno due o tre cosette sul fuoco.> Ulrich e Victor annuirono.
Padre Ezechiele si avvicinò a loro. <Dio è con noi figli miei, non disperate.> sembrava spaventato, ma in qualche modo desiderava dare il suo contributo.
Ulrich sorrise. <”E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine distruggere i miei fratelli.”> recitò il mezz'orco a memoria.
<conosci un passo della bibbia a memoria, figliolo?> chiese Ezechiele stupito.
<Solo questo versetto padre, me lo ha insegnato Shaper: lo trovava adatto a me.> disse con un sorriso ripensando all'amico. Il vecchio pastore a quella rivelazione si chiuse nei suoi pensieri.
Il barbaro era invece ben presente e osservava Aaqa. La ferita da lui inferta lo indeboliva e pulsava in modo tremendo. Lo spadone si era fatto molto pesante.
<Aspettiamolo qui, quando ripassa lo colpiamo.> suggerì Victor. Ulrich grugnì un segno di approvazione, riluttante. Non gli piaceva combattere in questo modo. C'era dell'altro celato nel malumore del mezz'orco, qualcosa lo preoccupava.  
Ulrich trasse un profondo respiro, una serie di rapide immagini gli riattraversarono la sua mente. La salvezza trovata fuori Bresa grazie al manipolo di Orcus, il ritorno alla città maledetta nel tentativo di ritrovarli, la morte di Grat'tz durante la fuga, il combattimento contro il corruttore del fato e l'assurda morte di Orcus. Il viaggio nelle terre selvagge alla ricerca del rifugiò della tribù, il bosco freddo, l'accoglienza ricevuta da Aaqa, poi quella di Mysk, fino al combattimento nell'arena. Tutti ricordi che avevano il sapore amaro della sconfitta. La perdita era insita in ogni azione che lo aveva condotto nella ricerca di quella verità che sembrava non arrivare mai, a quella fede che faticava a farsi sentire.
Risentì il calore dei fuochi intorno all'arena ed i tamburi suonati dai giovani membri della tribù durante quel combattimento. Sentiva che quell'esperienza l'aveva già vissuta, era nascosta nelle pieghe della sua mente; era dove i tamburi suonavano, era quel suono che aveva sempre salvato e di quello sapeva di potersi fidare.
Per la prima volta i tamburi risuonavano da un ricordo completo e non da vaghi accenni abbandonati. Il suono si fece più costante e ritmico.
“Aaqa ha tradito la tribù, è mio compito uccidere lui e tutti i coboldi nella città abbandonata. È questo che farebbe Orcus. Lui era fedele ai suoi compagni.” decise Ulrich, fu l'ultimo pensiero cosciente della sua mente.
Aaqa non si fece attendere oltre, il suo movimento non si fermò. Muovendo le ali compì una virata stretta volgendosi di nuovo contro i suoi avversari e scese nuovamente in picchiata. Questa volta Ulrich era pronto. I due combattenti calarono le spade contemporaneamente, nessuno dei sue si preoccupò di opporre una difesa all'attacco dell'avversario.
Il mezz'orco mosse lo spadone in un poderoso affondo. La spada penetrò facilmente la difesa del Tanar'ri procurando un profondo taglio al fianco sinistro. Aaqa fece una smorfia di dolore, ma con un fendente verticale cercò di colpire in testa Ulrich. Fortunatamente con un rapido riflesso Ulrich tolse la testa dalla traiettoria della lama che impattò contro la spalliera dell'armatura leggera del mezz'orco. La forza del colpo venne trasmessa ai muscoli e alle ossa, era un colpo doloroso, ma non mortale.
Victor, temendo di colpire il compagno ebbe un istante di esitazione, il suo martello sfiorò Aaqa mentre stava già risalendo verso una posizione più sicura.
Un raggio scarlatto scaturì dalle mani di Lythos e colpì il coboldo già ferito. Il raggiò lo trafisse generando un buco nel suo petto. Il coboldo crollò a terra mentre cercava di ricaricare la balestra. Gli altri due si erano rialzati ed avevano sparato i loro dardi verso l'incantatore. Entrambi lo avevano colpito, ma non in modo grave.
La situazione era abbastanza svantaggiosa per l'incantatore. Doveva finire i coboldi uno per volta; ci sarebbe voluto tempo e lui non poteva fare da puntaspilli a lungo. Un violento brivido scosse le sue membra, un forte senso di freddo si sparse lungo il torace che però si spense rapidamente come era venuto: era riuscito a resistere al veleno.
Era stato fortunato, se avessero continuato a colpirlo lo avrebbero steso. Lythos osservò il combattimento principale: Victor ed Ulrich sembravano essere in difficoltà contro Aaqa, era un bastardo sfuggevole.
Ebbe un'idea. Una di quelle idee rischiose che venivano spesso in mente a Shaper.
Sospirando disse: <Dannato vecchiaccio, spero che il tuo diuccio sia davvero con noi.> e rivolse la sua attenzione ad Aaqa, i coboldi erano impegnati nell'ingrato compito di ricaricare le balestre, Lythos poteva contare su alcuni istanti di vantaggio. Raccolse le energie per generare la deflagrazione che normalmente sfruttava a piacimento, ma mentre lo faceva aggiunse alcune parole nella lingua infernale: < A tutti coloro che esistono e seguono le leggi del tempo e della natura. Io sterminerò razze, distruggerò stirpi e spezzerò dinastie.  > Le parole influirono sul potere del warlock potenziandolo ulteriormente, si rivolse direttamente ad Aaqa nella lingua infernale <e tu che sei il mio nemico sei solo un cadavere abbandonato sull'argine di una storia senza importanza, quella dei mortali.> Gli occhi di Lythos si fecero luminosi come bracieri e il voltò fu stravolto da una smorfia impossibile da ricreare da muscoli umani. La bocca era aperta oltre il naturale e dal fondo della sua gola scaturiva una tenue luce calda. Nonostante l'innaturale smorfia sembrava rendere più difficoltoso parlare, la lingua infernale ne veniva agevolata, l'incantatore pronunciò: <Fuoco infernale.> L'energia si animò nuovamente. Lythos concentrò tutto il potere nel palmo sinistro della mano e la diresse contro Aaqa. Il raggio colpì il bersaglio al torace generando un buco tra il petto e la spalla del Tanar'ri. Aaqa urlò di dolore. Egli si voltò improvvisamente verso di lui.
Il volto del Tanar'ri era colmo di rabbia. <Tu! Piccolo vigliacco! > disse osservando la ferita. Il foro era piccolo, ma da esso si spargeva una bruciatura piuttosto grave. Fortunosamente per lui non era il braccio della spada.
Aaqa si scagliò in una violenta carica verso Lythos, il quale oppose una minima resistenza. La spada taglio in profondità la spalla destra del Warlock tagliando vesti, carne ed ossa. Dopo il colpo, Aaqa passò oltre.
Lythos granò gli occhi osservando la ferita, crollo a terra un istante dopo in una pozza di sangue.
<Lythos!> urlò Victor. Ora la situazione era ancora peggiorata. Iniziava a preoccuparsi di come ne sarebbero usciti vivi, passo lo sguardo dietro di sé. Sia padre Ezechiele che Lady Nulaye erano spaventati a morte.
Doveva salvarla a tutti i costi.
Cercando di coglierlo alla sprovvista gli ultimi due coboldi spararono al paladino, ma ancora una volta l'armatura fece da protezione.
L'ennesima fallimento fece spazientire i due mostri che gettarono a terra le balestre ed estrassero due spade corte mentre si avvicinavano alla sporgenza del fossato, scesero sul fondo e iniziarono a strillare qualcosa. Victor non conosceva la loro lingua, ma forse aveva intuito il senso del discorso. Stavano avvertendo Aaqa: la sfera che rotolava all'interno del fossato stava arrivando. <Credo che la palla stia arrivando> suggerì al mezz'orco.
Aaqa fermò il suo volo a mezz'aria, osservò Ulrich indicando il corpo di Lythos. <Non puoi fare nulla mezz'orco! Tutto ciò in cui credi, tutto ciò in cui credeva Orcus è spazzatura! La fede di mio fratello si è spezzata e la tua è nata morta.> sentenziò con un ampio gesto della mano. Poi estrasse un'altra boccetta e ne bevve il contenuto. Alcune delle sue ferite vennero guarite.
Il cuore di Victor sprofondò nella disperazione. Due coboldi stavano attraversando il fossato e presto il avrebbero raggiunti. Lythos era caduto ed Ulrich era pesantemente ferito. Grazie al pesante scudo lui forse avrebbe resistito molto più a lungo, ma solamente per vedere morire i suoi amici uno dopo l'altro, ancora una volta era in grado di proteggere solo se stesso.
Invece che caricare Aaqa scese sul fondo del fossato, dalla parte opposta alla loro, in modo da poter comunicare con Ulrich. <Vieni fratello, vieni a combattere a terra! Non puoi vincere se continuo a volare!>
Era una trappola, Ulrich lo sapeva, nonostante la frenesia da battaglia la sua mente fu abbastanza lucida da capirlo e decise di attendere dalla sua posizione.  <Non ci casco Aaqa, vieni tu qui a combattere ad armi pari!> abbaiò il barbaro.
Aaqa scosse la testa, il mezz'orco non aveva mangiato la foglia, poco male. Ormai la sfera era in arrivo. Era un globo traslucido di un materiale a metà tra il liquido ed il solido. Ulrich non era sicuro che potesse danneggiare Aaqa, ma era forse il metodo più rapido per porre fine al combattimento. Senza il loro capo  i coboldi si sarebbero sparpagliati fuggendo.
Aaqa apri le ali <Non siamo ancora ad armi pari!> urlò con forza caricando Ulrich. Il barbaro aprì la guardia permettendo all'avversario di infliggergli una profonda ferita al fianco. Con il braccio e la spada cercò di intrappolare Aaqa in una presa ravvicinata bloccando la sua spada tra il fianco ferito e il suo spadone. Ora il Tanar'ri era abbastanza vicino perché Ulrich gli assestasse due forti pugni in faccia. Aaqa incassò i colpi rimanendo leggermente stordito. Approfittando dello stato confusionale dell'avversario il mezz'orco liberò la spada e con entrambe le mani cercò di dare una violenta spinta al suo avversario tentando di spingerlo nel fossato proprio mentre passava la sfera.
I pugni purtroppo non avevano stordito abbastanza a lungo Aaqa che riuscì ad opporre una forte resistenza. Le sue ferite erano state curate a differenza di quelle di Ulrich che era sanguinava piuttosto gravemente.
Aaqa sorrise quando si rese conto del vantaggio, calciò violentemente Ulrich all'addome facendolo crollare a terra poco distante da lui.
Aaqa rise di gusto vedendo a terra il mezz'orco che boccheggiava nella polvere <fuori uno!> annunciò, e si voltò verso Victor che teneva alto lo scudo. Una difesa quasi impenetrabile per un attacco frontale. Aaqa si mosse rapido spostandosi a lato di Victor, gli bastò un istante per essere al suo fianco. La spada si conficcò tra le placche dell'armatura. <Ti ho preso!> disse ridacchiando. Victor si voltò subito porgendo nuovamente lo scudo contro di lui, Aaqa provò un nuovo affondo che questa volta colpì lo scudo. Il Tanar'ri sorrise, <sarà un giochino lungo, ma alla fine ti prenderò per stanchezza.>
Una follia. Il possente Ulrich a terra, come avrebbero fatto? Padre Ezechiele era terrorizzato. Quel maledetto demonio li avrebbe uccisi tutti, perché dio li aveva abbandonati? Il vecchio sacerdote osservò Ulrich sporco di terra, polvere e sangue che cercava di trovare le forze e rialzarsi. Le sue ferite sembravano piuttosto serie, ma qualcosa si leggeva in profondità nel suo volto. Stava cedendo, si stava arrendendo.
La pozza di sangue su cui giaceva Lythos si stava lentamente allargando, l'incantatore non ne aveva per molto.
Perché Dio aveva abbandonato lui e quei ragazzi? Nessuno di loro credeva davvero in Dio, lui lo sapeva, ma tutti credevano in qualcosa. E quel qualcosa li portava a proteggere i deboli, ad essere misericordiosi e a distruggere il maligno. Quei ragazzi credevano in Dio seppur chiamandolo in altro modo. Allora perché Dio li aveva abbandonati? Si era offeso per così poco?
Padre Ezechiele era anziano e la sua mente non lavorava bene, eppure un pensiero lo scosse. <Dio non li ha abbandonati. Io sono l'aiuto di Dio per loro...nella mia autocommiserazione non mi sono accorto di tutto questo. Non ho tradito Dio aiutando questi ragazzi, l'ho tradito non aiutandoli.> disse fra sé e sé queste parole che solo Lady Nulaye poteva sentire.
<Padre nostro che sei nei cieli...> iniziò a recitare mentre muoveva le sue vecchie membra verso il mezz'orco. Ogni passo era incerto e doloroso, ma presto fu al capezzale del giovane guerriero. Impose le sue mani sulle spalle di Ulrich. <...concedi a questo ragazzo la forza di un toro. Così che la sua vendetta possa abbattere colui che cerca di distruggere la nostra famiglia. > Il potere divino si espanse nel corpo martoriato. <Vai ragazzo, puoi farcela. Dio è con te, Ifrit è con te, il dio di tutte le cose taglienti è con te. Vai ad aiutare Victor perlamisericordiadeicieli!> fu l'incoraggiamento di padre Ezechiele per Ulrich che finalmente riuscì ad alzarsi in piedi.
Appena mazz'orco fu di nuovo in piedi, il padre si mosse ancora per andare ad aiutare Lythos, per raggiungerlo calpesto l'erba intrisa di sangue. <..quale sacrificio hai compiuto ragazzo mio, non puoi morire così.> disse inginocchiandosi vicino a lui. La mano grinzosa e tremante si appoggiò sulla guancia del Warlock con fare paterno. <Padre dei cieli, la misericordia nel tuo nome e nei nostri cuori. Salva lui e tutti noi.> disse sottovoce. La magia divina si attivò immediatamente riformando ossa spezzate e muscoli. Lythos apri debolmente gli occhi. <Ben tornato tra noi.> sussurrò il padre.
Ulrich era ancora ferito, ma la sua forza era stava risanata dalle parole e dalla magia di padre Ezechiele. Victor stava cercando di resistere al balletto mortale in cui Aaqa lo aveva trascinato. Il Tanar'ri era veloce e qualche volta riusciva ad infilarsi nella guardia del paladino.
Il barbaro si rese conto di essere disarmato, la sua spada gli era sfuggita quando Aaqa lo aveva colpito; aveva solo una possibilità: estrasse lo spadone di Orcus.
L'arma non era magica, ma era di buona fattura seppur essenziale nei dettagli di guardia e pomo. Orcus era un tipo dai pochi fronzoli. Ulrich con quella lama aveva già abbattuto un membro della tribù di Ifrit: Mysk.
Doveva ripetere l'impresa.
Doveva scegliere il momento adatto, ma il barbaro tentennava, i tamburi iniziarono a farsi più forti e un canto ritmico si aggiunse ai colpi di percussione. Capì che era quello il momento di agire, Ulrich impugnò lo spadone e si volse alla carica. Aaqa gli dava le spalle ed era concentrato nel trovare un varco nella difesa di Victor quando si ritrovò il mezz'orco alle spalle. Un violento fendente aprì un lungo tagliò lungo la schiena di Aaqa, in mezzo alle due ali. Il Tanar'ri il voltò urlando di dolore alzando la spada in difesa.
Ulrich era totalmente in balia dell'ira. Una folle frenesia combattiva muoveva il suo corpo oltre il suo stesso pensiero. La rabbia che non aveva trovato sfogo prima si stava scatenando ora. I colpi erano violenti e rapidi, Aaqa riuscì a pararne un paio indietreggiando, poi perse la spada e l'arma del mezz'orco fendette la carne del torace, dalla coscia alla spalla opposta. Il taglio era esteso e profondo. Aaqa rimase intontito dal dolore, un istante dopo si ritrovò mezzo spadone nelle viscere. Ulrich affondò la lama avvicinandosi al Tanar'ri che boccheggiava sputando sangue. <Non ferirai più nessuno di questa famiglia!> abbaiò e con un calcio sfilò lo spadone dal corpo del nemico che cadde senza vita nel fosso.
Ulrich era riuscito a fermare Aaqa, ma ancora due coboldi erano in giro. Victor si rallegrò voltandosi finalmente verso i due, ma si stupì di non vederli.
<Davanti a te, sono invisibili...> spiegò Lythos con un filo di voce, cercando di alzarsi.
Qualcosa colpì la sua armatura, uno dei coboldi era riuscito a superare la sua guardia, ma le placche demoniache erano comunque riuscite a difenderlo, subito dopo l'attacco il coboldo tornò visibile. Iniziò ad imprecare nella sua lingua. Victor abbatté con forza il martello sul braccio armato dell'avversario che lasciò cadere la daga. Spaventato e ferito il coboldo si allontanò rapidamente da Victor e scappò nella foresta.
Visto il fallimento del compagno, l'altro coboldo non tentò neppure un attacco. Scappò ancora sotto gli effetti dell'invisibilità.
Fu Lythos ad annunciare che i nemici si erano dati alla fuga.
Aaqa era appena caduto nel fossato, ed Ulrich lo aveva seguito immediatamente, disinteressandosi dei coboldi. La sua mente stava tornando ad essere lucida, temeva di non aver inflitto un colpo mortale all'avversario e si avvicinò per quello di grazia.
Il corpo di Aaqa era a terra coperto di sangue, ma ancora si muoveva cercando di recuperare la sua spada. Il pesante stivale di Ulrich bloccò quell'ultimo patetico tentativo. Le parole che uscirono dalle labbra del Tanar'ri erano bagnate nel sangue. <sei solo un pazzo...>.
La spada di Orcus si fece spazio fino ad arrivare al cuore di Aaqa spezzando definitivamente la sua vita.
Senso di giustizia e sensi di colpa attorniavano in equa misura il cuore del mezz'orco. Due facce della stessa uccisione: la morte di un fratello colpevole di tradimento.
Ulrich sprofondò di nuovo nel dubbio, la sicurezza che aveva trovato in combattimento lo aveva lasciato nuovamente orfano di risposte. Non sapeva spiegarlo nemmeno a sé stesso, ma sapeva che, anche se aveva ucciso il proprio nemico, aveva perso.
Ulrich aveva perso un altro fratello e con lui l'ennesima possibilità di capire cosa significasse credere in Ifrit o in qualsiasi altra cosa.  
Il barbaro si riunì ai suoi compagni trascinando con sé il corpo di Aaqa; il mantello sarebbe stato usato da uno di loro, la spada l'avrebbero probabilmente venduta e lui avrebbe seppellito il corpo del Tanar'ri.
Ulrich osservò i suoi compagni, la disperazione di pochi istanti prima si attenuò un po', quello che più contava era ciò che aveva salvato valeva molto di più di ciò che aveva perso.
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ulrichbloodwar · 8 years
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lo spirito dell’acqua.
Non era ancora il momento di farsi prendere la mano, Ulrich lo sapeva. Davanti a lui l'ennesimo lucertoloide sbraitava e agitava il randello. Quello stupido pezzo di legno non gli sarebbe servito ancora per molto.
“Lo spirito dell'acqua vi ucciderà tutti!” strillò prima di alzare un colpo verso il mezz'orco.
Ulrich ancora non ricordava il suo passato, non sapeva chi erano i suoi genitori, dove avesse vissuto fino a quel momento. Non sapeva dove e con chi si era addestrato al combattimento, ma sapeva che era una frana a schivare i colpi.
Cercò di ripararsi dietro al grosso spadone di acciaio, mettendolo davanti a sé in orizzontale, ma il lucertoloide riuscì ad abbattere il randello sul braccio destro, lasciato stupidamente indifeso. L'impatto fu leggero per Ulrich.
Il barbaro mosse l'arma in avanti; con un affondò trapassò il petto del suo avversario,  lo spadone tagliò carne e ossa con facilità, sangue verdastro schizzò ovunque e il mostro cadde.
La grotta dove erano arrivati era molto più grande delle altre, il soffitto era alto circa tre o quattro uomini. Vicino a lui, in mezzo alla grotta c'era una grande vasca.
Il pavimento di terra battuta era ornato qua e là da stalagmiti che rendevano difficoltoso il passaggio.
Nelle vicinanze della vasca, a pochi passi dal barbaro due cadaveri umani che non aveva avuto ancora modo di esaminare.
C'erano altri tre lucertoloidi nella grotta, tutto il gruppo era impegnato in combattimento. Victor ,il paladino, stava cercando di difendersi da due avversari. Il suo grosso scudo di legno gli forniva una protezione che Ulrich invidiava.
Victor fece un rapido passo indietro, uno dei lucertoloidi cercò di incalzarlo tentando di colpirlo con il suo randello ,ma il paladino frappose tra sé e il nemico lo scudo, impedendo all'avversario di raggiungerlo. Il secondo lucertoloide, credendo di cogliere l'opportunità si avvicinò rapido,ma non a sufficienza. La spada di Victor s'illuminò in un istante e rapidamente fu spinta in avanti in un affondo preciso nell'addome del lucertoloide. La spada incontrò il ventre molle della creatura che crollò a terra sputando sangue dalla bocca, mentre le sue viscere uscivano dalla ferita. Il compagno indietreggiò visibilmente spaventato, ma non si era ancora arreso.
“lo spirito dell'acqua presto sarà qui!” strillò il sopravvissuto.
Dall'altra parte della stanza Shaper e Lythos fronteggiavano due lucertoloidi, nessuno dei due era esperto nel combattimento in mischia, ogni volta che ne avevano la possibilità indietreggiavano, ma presto avrebbero avuto le spalle al muro
I due lucertoloidi si divisero gli avversari, il primo aggredì Lythos, che indietreggiò cercando di evitare l'attacco, ma fallì e venne ferito al braccio sinistro; la veste che ricopriva l'arto venne strappata e un lungo taglio si aprì per tutto l'avambraccio.
Il mostro cercò di colpirlo di nuovo, alzando il randello rudimentale,ma questa volta il warlock riuscì a destreggiarsi e a spostarsi di lato. Lythos allungò una mano verso il suo avversario. <Bomba!> urlò contro il lucertoloide.
Una violenta esplosione si manifestò dal nulla all'altezza del petto della creatura. Il mostro volò a terra, indietro di parecchi metri. La sua cassa toracica era aperta e fumante,all'interno ciò che rimaneva di muscoli e polmoni era carbonizzato.
Shaper fu più rapido del suo avversario, alzò la balestra leggera che impugnava e sparò un dardo verso il lucertoloide; il dardo si conficcò della scapola sinistra,ma questo non fermò il mostro che continuò ad avanzare alzando il braccio e abbattendo il randello sulla testa di Shaper che fu colpito in pieno.
Uno schizzo di sangue fuoriuscì da un'ampia ferita sulla testa del cangiante coprendo il terreno.
Il ladro sembrava intontito e il lucertoloide era pronto ad alzare ancora una volta il randello, nella confusione del colpo Shaper sapeva di avere poche possibilità di schivarlo, ma in quell'istante una nuova esplosione si deflagrò nella grotta. Il lucertoloide davanti a Shaper volò a terra colpito da Lythos.
Shaper alzo uno sguardo riconoscente verso il compagno, poi spostò l'attenzione sul combattimento dall'altra parte della stanza. Sia Lythos che Shaper erano pronti ad aiutare Victor per finire l'ultimo lucertoloide,quando qualcosa attirò la loro attenzione:un ribollio nell'acqua.
Ulrich dopo aver abbattuto il suo nemico era pronto ad andare ad aiutare Victor quando l'acqua intorno a lui iniziò a ribollire.
Il barbaro fece necessariamente alcuni passi indietro, leggermente spaventato dalla situazione.
Il mezz'orco temeva ciò che non vedeva.
Lentamente dall'acqua uscì un nuovo nemico.
La parte al di sopra del busto era umanoide, aveva muscoli molto grossi e definiti, le lunghe braccia arrivavano fino al pavimento erano ornate da lunghi artigli affilati.
La parte al di sotto del busto era quella di un serpente, il mostro strisciava per muoversi e sembrava anche piuttosto agile.
Il volto era allungato,dalla bocca senza labbra s'intravedevano i lunghi denti gialli ed irregolari disposi su due file. Gli occhi cerei erano puntati sul barbaro,mentre una alta cresta lentamente si ergeva sul suo capo.
Emetteva un verso stridulo ed acuto.
Era lo spirito dell'acqua.
“Victor, avrei bisogno di una mano qui..” disse il barbaro al paladino.
Il mostro dell'acqua, tuttavia, non avrebbe atteso l'arrivo del paladino; Ulrich si rese conto che i due cadaveri erano il pasto destinato allo spirito e che ora lui e i suoi compagni avrebbero semplicemente reso il pasto più abbondante.
Il mostro si mosse in avanti, il mezz'orco cercò di difendersi con la spada, ma invano. Il mostro si sporse verso il barbaro e aprendo le fauci oltre l'inverosimile morse Ulrich sulla spalla. I denti affondarono facilmente la carne esposta del mezz'orco che urlò di dolore.
Ulrich percepì un forte brivido lungo la schiena, e una sensazione glaciale all'altezza della ferita, il morso dello spirito era avvelenato.
La sua mente fu investita da una serie di pensieri di morte e dolore. Improvvisamente ogni suo passo fatto dopo il risveglio sulla spiaggia gli sembrò un errore, una imperdonabile serie di errori che lo avevano condotto lì, davanti allo spirito dell'acqua a guardare in faccia la morte.
Indietreggiò verso Victor che stava cercando di passare la guardia del suo nemico, che per il momento reggeva.
Il barbaro osservava negli occhi la creatura che era uscita dall'acqua, la sensazione di gelo permaneva,ma almeno aveva smesso di aumentare.
Ulrich decise di provare ad attaccare la creatura, puntò i piedi e si sporse in avanti fendendo l'aria con il suo grosso spadone che incontrò la dura pelle dello spirito dell'acqua. Uno schizzo di sangue giallognolo si sparse sul terreno. Era riuscito a ferire il mostro.
Il mezz'orco iniziava a pensare che forse aveva una possibilità, stava per iniziare un nuovo attacco,ma il suo avversario fu più veloce. Con i due artigli si mosse in avanti cercando di prenderlo per le braccia, ci riuscì. Le unghie del mostro si infilarono nella carne di Ulrich che urlò di dolore. Il mostro aprì nuovamente la bocca,in modo lento,quasi plateale. Ulrich reggeva ancora lo spadone, ma non riusciva a muoversi liberamente a causa della morsa d'acciaio del suo avversario.
Improvvisamente dal recondito della sua mente iniziò a sentire un suono familiare: un lontano eco di tamburi. Richiamati dalle profondità più remote della sua mente i ricordi del suo passato invaserò la realtà. Il suono si fece più rapido e sempre più forte.
Ulrich ritrovò la forza e il coraggio per affrontare il suo nemico. Il mostro si sporse in avanti per azzannare la giugulare del mezz'orco, ma il barbaro con uno sforzo riusci a liberarsi della presa e frappose tra sé e i denti dello spirito il piatto della sua spada,che spinse con forza sulla faccia del mostro, spaccandogli qualche dente. Intontito dal colpo il mostro indietreggiò, Ulrich non perse tempo gettandosi all'attacco. Un affondo preciso all'addome ferì il fianco serpentiforme dello spirito che urlò ancora di dolore. Ulrich digrigno i denti, pronto ad affrontare ancora lo spirito dell'acqua.
Dall'altra parte della stanza Victor affrontava un avversario piuttosto fortunato. Sfruttando a pieno il suo scudo il lucertoloide forniva una discreta resistenza, senza però riuscire a contrattaccare efficacemente. La sua tecnica era rozza e quando attaccava menava fendenti potenti, ma prevedibili che il suo scudo pesante sapeva fermare.
La difesa del lucertoloide si stava indebolendo con lo scontro, ma non troppo rapidamente. Ulrich aveva bisogno di aiuto. Victor stava preparandosi ad un nuovo attacco, quando un dardo comparve dalle spalle del lucertoloide ferendolo ad una spalla, il mostro si voltò ad osservare Shaper che aveva appena sparato con la sua balestra, ma Victor ne approfittò piantando la spada nel petto del suo avversario. Il lucertoloide si scosse,osservò la lama e cadde a terra. Victor scambiò uno cenno d'intesa con Shaper e si buttò nella mischia cercando di aiutare Ulrich.
Il barbaro stava affrontando il suo avversario cercando di tenere i suoi artigli lontano dal suo corpo, aveva profondi graffi lungo le braccia e il petto, mentre lo spirito dell'acqua vantava solo due ferite,e solo una vagamente seria. La situazione stava precipitando rapidamente come era migliorata.
La volontà di Ulrich iniziava a vacillare, nella sua mente, nonostante la furia selvaggia del combattimento, percepì un pensiero antico e primordiale.  “Sei debole”.
Victor si unì alla mischia cercando di menare un fendente verso il braccio dello spirito dell'acqua che però schivò il suo attacco,spostandosi di lato.
Ulrich attaccò muovendosi veloce contro il mostro, cercò di affondare la lama nel petto del mostro, ma questo riuscì a schivare anche il secondo attacco.
Il mostro dell'acqua decise di attaccare il nuovo venuto, chinò il busto e cercando di superare la guardia fornita dallo scudo di Victor tentò di colpirlo ad un fianco. Il paladino, non riuscì a coprire il suo corpo e venne ferito, il peso dello scudo su quel lato era insostenibile a causa della ferita e Victor ebbe un attimo di esitazione cadendo in ginocchio.
Lo spirito dell'acqua alzò il braccio artigliato pronto a finire il suo avversario, ma Ulrich con una spazzata improvvisa gli procurò una profonda ferita sul fianco sano. Lo spirito dell'acqua fece un grugnito di dolore e interruppe l'attacco voltandosi verso il barbaro.
Con sorprendente rapidità lo aggredì colpendolo al petto con entrambi gli artigli. Il mezz'orco si ritrovò a terra con un'ampia ferita sul torace e la spada a qualche palmo da lui.
Sembrava tutto finito per Ulrich, quando un'esplosione coinvolse lo spirito dell'acqua.
Lythos era stato impreciso, volendo colpire il volto del mostro aveva mirato troppo in alto e il colpo era riuscito solo a sfregiare il brutto volto della creatura.
Era,tuttavia,riuscito ad attirare l'attenzione.
Il mostro si dimenticò di finire i due guerrieri e si diresse verso Lythos e Shaper.
Shaper fece alcuni movimenti ampi con le mani,nel tentativo di ingannare il mostro,che smise di avanzare per osservarlo meglio. <Questo è il mio incantesimo migliore orrenda creatura, brucerai. Preparati!>
Era il genere di cose in cui Shaper sapeva di essere bravo, ma c'era sempre una percentuale di errore. Il mostro sembrava incuriosito più che spaventato. Il cangiante sapeva che il trucco non stava funzionando a dovere. Gli occhi dei suoi amici erano fissati su di lui, doveva salvarli.
Decise che era finito il tempo dei trucchi, era il momento di passare ai fatti. Da dietro il mantello estrasse una boccia di olio per lanterne;
Il mostro non sembrò accorgersene,ma si era spazientito e iniziava a muoversi di nuovo verso di lui.
Con un rapido gesto diede fuoco al pirolo posto sulla sommità della sfera d'olio e la lanciò contro il mostro che venne colpito in pieno.
La boccia di ceramica esplose contro le scaglie dure dello spirito dell'acqua, l'olio non si incendiò immediatamente, ma prima si sparse su tutta la superficie superiore del corpo della creatura, un istante dopo prese fuoco.
La stanza venne illuminata a giorno per un lungo istante.
Lo spirito dell'acqua lanciò un urlo lancinante alzando le braccia, il fuoco stava consumando rapidamente la sua carne e le sue squame. La sua agonia durò qualche istante,poi crollò a terra ancora tra le fiamme,il corpo smise di muoversi che il fuoco bruciava ancora.
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ulrichbloodwar · 10 years
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La rabbia, la spada e il sangue.
Un suono sordo e profondo inondò le sue orecchie.
Dopo il primo colpo, né partì un secondo. I colpi continuavano a ripetersi a una frequenza sempre maggiore.
Divenne un continuo, come una cascata.
Erano il suono di tamburi incalzanti. Colpi decisi e profondi che riempivano il suo spirito di fretta e rabbia.
Ulrich aprì gli occhi.
La testa pulsava violentemente, aveva dolori su ogni singola parte del suo corpo, ma non li sentiva più.
Era steso a terra, il grande spadone ancora in pugno. Si guardò intorno rapidamente. Padre Ezechiele aveva ancora una mano sul suo petto, era ancora illuminata della luce divina che aveva imposto su di lui, curando alcune delle sue ferite.
Ulrich aveva sentito di nuovo la vita e la forza in sé, di nuovo.
“Allora è vero, Dio esiste”. Fu l’ultimo pensiero razionale di Ulrich.
Spostando lo sguardo notò il troglodita che lo aveva appena colpito sfogare la sua rabbia sul vecchio, che si era chinato per avvicinarsi a lui.
Ulrich pensava che non ci fossero creature più orrende.
Creature lucertoformi, dalla pelle sottile e i lineamenti scheletrici. La pelle tra il verde e l’azzurro era coperta di scaglie dure e resistenti. Il ventre bianco aveva scaglie più spesse. La sua mente guerriera lo mise in allerta sulla possibilità di sbudellarli.
Emanavano un puzzo fetente di uova marce.
Ora ricordava: li avevano attaccati cercando di coglierli alla sprovvista, e c’erano riusciti.
La vista del mostro che con il suo randello percuoteva il vecchio padre fece crescere la rabbia in lui.
Padre Ezechiele era un vecchio rimbambito, ma era buono e gli aveva appena salvato la vita.
I tamburi continuavano a pulsare nelle sue orecchie. Gli conferivano forza e determinazione.
Aprì la bocca per far scaturire un urlo di rabbia. L’aria viaggiò rapida dai suoi polmoni nella sua gola producendo un urlo disumano. Ulrich aveva perso gran parte della sua lucidità, si era lasciato andare ad una brutale condizione di rabbia.
Richiamando a sé la forza delle proprie braccia cercò di menare un fendente a casaccio dalla sua posizione a terra, fu un attacco prevedibile e maldestro che il mostro schivò facilmente.
Il troglodita sfruttando la posizione rialzata di vantaggio né approfittò e voltandosi verso di lui cercò di abbassare un colpo violento con il suo randello.
Ulrich con una capriola di lato schivò il colpo che fendette innocuo l’aria.
Sfruttando la capriola Ulrich riuscì a rialzarsi, il troglodita alzò la guardia verso il mezz’orco, il terrore coloriva le sue pupille giallastre. Ulrich fece un passo in avanti per coprire la brevissima distanza che separava i due combattenti e con un fendente obliquo verso l’alto cercò di colpire l’avversario.
Il lucertoloide tentò di alzare una difesa con un braccio e il randello. La sua naturale corazza di scaglie lo doveva aver protetto più volte durante lo scontro, ma non quella volta. Il colpo di Ulrich tranciò di netto il braccio e la lama procurò un lungo taglio verticale su tutto il busto del mostro. Dal fianco destro fino al muso.
Uno schizzo di sangue verdastro uscì perentorio dalla ferita, prima che il troglodita si afflosciasse al suolo.
L’orco abbassò lo sguardo verso padre Ezechiele; egli sembrava rivolgergli parole di gratitudine, ma lui le ignorò, passando lo sguardo verso un nuovo nemico.
Sentiva il pieno delle sue forze appartenergli, era in una condizione di potere superiore, l’aveva già provato. Un vago ricordo di fuochi e canti fu associato a quella condizione dell’animo.
Sentiva di ricordare i tamburi, il suono incessante dei tamburi durante lo scontro. Il sapore del sangue nell’aria. Il suono della forza dei guerrieri che prende vita con il cozzare di lame.
Il combattimento era solo all’inizio.
Dall’altra parte del campo Victor e il mercante cercavano invano di far breccia nella difesa di un avversario piuttosto fortunato.
Il troglodita era in mezzo ai due compagni che continuavano a cercare di colpirlo.
Victor cercò di affondare la sua spada nel petto del troglodita che però, spostandosi di lato evitò l’attacco, a sua volta Bretton cercò di menare un fendente tentando di decapitare il nemico, ma quello indietreggiando schivò il colpo.
Ulrich percorse rapidamente la distanza di due lance che lo separava da quello scontro, gli bastarono due falcate.
Urlando di rabbia alzò la spada sopra la testa, il troglodita si girò verso di lui, l’urlo di rabbia di Ulrich era stato già sufficiente a spezzare la guardia del lucertoloide che nemmeno abbozzò una difesa. Il suo cuore era in preda al terrore.
Ulrich calò la spada come una sentenza, aprendo un enorme varco nella carne del suo avversario. Un grande taglio percorreva frastagliato il busto della creatura. Il barbaro liberò la spada dalle membra della creatura calciando il lucertoloide con forza.
Poi si voltò verso l’ultimo avversario. Egli era alle prese con Erik, lo strano trasformista che in quel momento era nascosto da qualche parte tra le rocce.
La rabbia in Ulrich iniziava a placarsi, e la fatica per lo sforzo eccessivo lo incalzava. La stanchezza si diffondeva tra i suoi muscoli come il veleno di un serpente.
Aveva ancora il tempo per un ultimo colpo ma Victor fu più veloce.
<Tu sei mio!> urlò lanciandosi contro il sopravvissuto. Il troglodita si voltò appena in tempo per vedere la spada del paladino conficcarsi tra le sue costole e spaccargli il cuore. Il lucertoloide fece un’espressione sorpresa abboccando nel vano tentativo di respirare e continuare a vivere, poi Victor con uno strattone liberò la lama e il troglodita crollò a terra.
Il paladino si voltò verso il gruppo di sopravvissuti, Bretton era molto ferito, cosi come padre Ezechiele. Sorrise ai suoi compagni. <Sono tutti morti, voi come state?> chiese, la tensione dello scontro crollò e l’adrenalina abbandonò le vene di Ulrich che sentì tutto il peso delle sue fatiche; i lontani tamburi che sentiva , tacquero e lui si chinò a terra. Ansimava si sentiva a pezzi.
Victor fece qualche passo verso di lui. <Ti ho visto cadere, ho temuto il peggio, tutto bene?> chiese.
Ulrich cercò di sorridere, ma venne fuori un grugnito scomposto. <Temo di sentire le fatiche degli ultimi giorni, sto bene. Controlla gli altri, io sono forte.> disse, e il paladino annuì.
Ulrich ora era tornato alla lucidità, erano stati attaccati proprio nello stesso modo previsto dal disegno di Sfelf.
Osservò la foresta, tenebre e oscurità nascondevano i mali che vivevano tra gli alberi. Creature bestiali e crudeli interessate solo a uccidere e derubare, avrebbero dovuto prestare più attenzione d’ora in poi.
Si rese conto che il viaggio verso la capitale sarebbe stato un lungo percorso fatto di mostri nascosti nella terra e corpi fatti a pezzi. Una strada fatta di sangue e arti recisi in battaglia.
Passo il suo sguardo verso i compagni che lentamente controllavano le proprie ferite.
Senti un moto di preoccupazione nell’animo, e in quell’istante dalle sue labbra uscì debole ed incerta la sua prima preghiera:
“Dio, aiutaci.” 
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