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#sbagliarsi
ragazzoarcano · 5 months
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“Non idealizzare nessuno, finirà per mancarti qualcuno che non è mai esistito”
— M. Bwriter
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mostro-rotto · 1 year
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Ti stai sbagliando Ren, tu non sei assolutamente una persona gelida. Man mano che le nostre vite vanno avanti i nostri cuori sono costretti a reggere pesi più grandi, e questo ci porta a non comportarci come vorremmo: ecco perché è necessario trovare qualcuno che ci aiuti a portare quei pesi. Reira
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perseverranda · 1 year
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Persevero a errare. O persevero a provarci, almeno.
Una volta in una libreria ho trovato una cartolina con sopra stampata la duplice definizione di errare.
Errare come vagare senza una direzione, ma anche come sbagliarsi, ingannarsi su ciò che si crede.
Mi sono accorta così di come dentro di me convivano due impulsi: quello di sperimentare liberamente e la paura di sbagliare.
Che buffo trovare queste due cose nella stessa parola.
Che voglia di provarci un po' di più, sempre di più. In foto: Saul Steinberg, untitled, 1973. 13,5 x 14. Saul Steinberg Papers, Beinecke Rare Book and Manuscript Library, Yale University. 
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crazy-so-na-sega · 6 months
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C'è in Italia un po’ di gente, gente giovane, e cominciano a riconoscersi e a contarsi, che non si sente nata a far da fedelissimo a nessuno; che saggia, sonda, sposta la visuale, rasenta a volte l’eresia, e preferisce sbagliarsi al dondolarsi tra gli agevoli schemi; che parla un linguaggio proprio e ha proprie e ben conoscibili idee; che considera il presente unicamente in funzione del futuro; che ha buone gambe e una tremenda voglia di camminare.
-Berto Ricci
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la-novellista · 8 months
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Lei non poteva sbagliarsi.
Unica al mondo era quella voce.
Solo lui, l’essere capace di concentrare in lei emozioni, qualsiasi desiderio, quella voce nella sua mente affiorava descrivendo nei minimi particolari geometrie complesse da far provare al corpo, quella voce le possedeva completamente corpo, anima e cuore.
Quella voce era Lui.
G. Bataille
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smokingago · 1 year
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Ragioniamo con la mente, amiamo e odiamo con il cuore.
Questa è la condizione dell’uomo, attratto dalla mente che esercita il suo controllo sulle passioni, ma anche sedotto dalle passioni che sfuggono al controllo della mente.
Questa condizione è stata descritta da Platone nel mito dell’auriga,che guida verso il cielo un carro alato trainato da due cavalli, uno bianco e uno nero.
L’auriga rappresenta l’anima razionale che con le sue redini tiene a bada il cavallo bianco che rappresenta l’anima irascibile, e il cavallo nero che rappresenta l’anima concupiscente.
Ogni uomo possiede tutte e tre le anime. Se a prevalere è l’anima razionale, questa controlla sia l’irascibilità, che può essere convertita in coraggio, sia la concupiscenza che può essere tenuta a bada con la temperanza. A un certo punto il cavallo nero sbanda e fa precipitare con sé tutto il carro e l’auriga che lo governa.
Ciò accade, secondo Platone, quando ci si lascia guidare dai sensi invece che dalla ragione, e in questo modo il carro perde il suo equilibrio e manca la sua meta, che è quella di raggiungere il cielo dove sono le idee, modello e misura di tutte le cose, senza le quali naufraga la conoscenza e con essa la retta conduzione della vita.
Platone invita a privilegiare la mente razionale capace di governare le passioni del cuore. Ma noi non possiamo dimenticare che anche il cuore ha le sue ragioni.
Anzi, prima che la mente giungesse a guidare l’uomo, per i nostri antenati la vita era governata dal cuore, che con le sue sensazioni arrivava a capire, come peraltro fanno gli animali, in modo rapido e senza riflettere, che cosa è vantaggioso e che cosa è pericoloso per il mantenimento della vita stessa. Il cuore promuove le azioni più rapidamente della ragione e senza troppo indugiare sul da farsi, perché il mondo non è ospitale e i pericoli, che sono a ogni passo, richiedono decisioni immediate.
I nostri antenati, che ancora non disponevano di una mente razionale, con il loro giudizio intuitivo promosso dall’emozione del cuore potevano sbagliarsi, e anche morire se di fronte al pericolo non avessero agito immediatamente.
In questo senso è possibile dire che le emozioni del cuore sono state indispensabili per evitare che il genere umano si estinguesse, e concordare con Daniel Goleman là dove dice che “le emozioni ci hanno guidato con saggezza nel lungo cammino dell’evoluzione”.
Umberto Galimberti
Il libro delle emozioni
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ilfascinodelvago · 1 year
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È sempre meglio sbagliarsi con le dittature, che avere ragione tacendo.
Osvaldo Soriano
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animapienadiodio · 2 months
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Di solito cerchiamo di illuminare l'opacità del presente speculando su possibilità favorevoli e fantasticando su cento speranze chimeriche, ciascuna delle quali è gravida di disappointment, se, come capita per lo più, rimane delusa. Viceversa dovremmo fare oggetto della nostra speculazione tutte le possibilità sfavorevoli, il che in parte consentirebbe di prendere provvedimenti per prevenirle, in parte offrirebbe piacevoli sorprese se non si verificassero. I caratteri cupi e meticolosi incontreranno qualche dolore immaginario, ma meno dolori reali dei caratteri sereni e spensierati: infatti chi vede tutto nero e teme sempre il peggio non avrà modo di sbagliarsi altrettanto spesso di chi attribuisce sempre alle cose un colore e un aspetto sereni.
Arthur Schopenhauer, L'arte di essere felici
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alonewolfr · 2 months
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Di tutti i diritti che ha un uomo, quello più importante è il diritto di sbagliarsi, di capire l’errore, di trasformarlo in valore e di non renderlo una condanna per tutta la vita. Diritto di sbagliarsi.
|| Dolores Redondo
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ragazzoarcano · 1 year
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“Non c'è nulla di più pericoloso delle idee sbagliate che hanno un aspetto corretto.”
— Oscar Wilde
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mostro-rotto · 1 year
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Quando dico "magari sbaglio" lo faccio solo per sembrare umile, in realtà ho sempre ragione io.
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blackrosesnymph · 5 months
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Penso non darò più peso ai commenti delle persone sui social quando non riportano propri fatti o opinioni personali, ma giudicano gli altri e i commenti di altri fatti nella suddetta forma.
Finché uno parla di se stesso, ha il diritto di sbagliarsi; ma se un'altra persona si sbaglia mentre parla di uno sconosciuto, fa più danni di quelli che crede di risolvere sputando sentenze.
Usate la tastiera solo per raccontarvi e raccontare.
Ovviamente non sono cogliona, farò così anch'io, ancora di più di quanto non faccia già.
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ggpost · 1 year
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L'uomo intelligente ha il diritto di sbagliarsi..
Soltanto lo stupido ha l'obbligo di avere ragione..
- Nicolas Gomez Davila
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kegantodini · 1 year
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Giochi alla play. Vai a scuola ma studi il giusto,non è importante se tutti ti dicono che studiare è importante e se i genitori esordiscono con frasi del tipo "se avessi studiato". Ti dedichi allo sport. Sembra una delle poche cose in cui sei bravo, forse, e comunque non abbastanza. Poi dopo qualche anno ti porti dietro gli insegnamenti dei tuoi genitori, che non hai mai seguito, vorrai trasmetterli a una futura prole. Parti già rassegnato, sai che non ti ascolterà, ma sei speranzoso in un cambio di registro e comunque già deluso, speranzoso e deluso esattamente come erano i tuoi genitori con te. Che ora sono più vecchi, ricordi tuo padre con i capelli più folti che ti portava a giocare a pallone, tua madre più energica che ti sgridava per sistemare la camera. Ora tuo padre non ti porta più fuori e tua madre ha perso energie, non ti sgrida più, ringrazi solo che mancano una ventina di anni prima di considerarli effettivamente vecchi, ringrazi che non siano il genitori del tuo amico che li ha già persi da diversi anni per mali improvvisi. O forse sei già l'amico di chi scrive. Pensi tra vent'anni. Anche tu sarai un po' più vecchio e i tuoi pensieri li avrà tuo figlio, e te forse ringrazierai di essere sopravvissuto ai tuoi genitori, che in fin dei conti volevano questo, che tu sopravvivessi a loro, però meglio di loro, con più soldi, con un amore come il loro o più forte del loro nel caso del divorzio, non credono più nell'amore ma sperano di sbagliarsi per te. Forse volevano solo che tu fossi migliore di loro. Come speri che sia tuo figlio. Ma saranno vecchi e le loro energie si spegneranno. Come accadrà alle tue che non sono già più quelle di qualche anno fa. Loro sperano nel tuo riuscire meglio di loro. E tu speri di non deluderli. Spererai in un riuscire meglio di tuo figlio. E lui spererà di non deluderti. Però sei giovane e le opportunità sono giovani. Il dieci per cento della vita è quello che ti accade. Il novanta per cento è come reagisci a quello che ti accade. Solo che accade sempre da giovani. Il resto della vita, da vecchio, la passi a sperare che tuo figlio sappia come reagire a ciò che accade. Quello che non hai saputo fare te. Come stanno facendo i tuoi genitori per te. Vecchi, stanchi, delusi, dalla loro vita che si riflette nel te giovane, nel te che farai i tuoi errori. Nel te che non sei così genio da imparare dagli errori degli altri, dei tuoi genitori, ma mediocre da imparare solo dai propri errori. Ma è la vita. Però tu che leggi. Se sei giovane. Interrompi il cerchio della vita. Creane un'altro. Non essere solo insegnante da vecchio. Cerca di essere esempio da vecchio. Cerca di essere genio. E parti dall'inizio: Gioca poco alla play. Vai a scuola e studia tanto , è esemplare se i genitori esordiscono con frasi del tipo "se avessi studiato". E imparerai dai loro errori. Non dai tuoi
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Ho deciso di ignorare il suo idolo calcistico (è giovane, può accadere sbagliarsi). Poi oggi ne vale più di 40!
Rasmus, se ti piacciono polenta e casoncelli non puoi mai andartene di Bergamo!
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danilacobain · 1 year
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Ossigeno - 2
2. Garden Flower 
Zlatan uscì dalla doccia e guadò Megan intenta ad asciugarsi i capelli in biancheria intima di pizzo nera davanti all'enorme specchio che occupava quasi tutta la parete dal lavabo in su. Era stupenda, mozzafiato. Ricordava ancora la prima volta che l'aveva vista, stava uscendo dall'appartamento di fronte al suo a Miami, con indosso un vestitino semi trasparente bianco e i capelli raccolti in uno chignon. Era rimasto imbambolato. E dopo qualche mese erano diventai la coppia più popolare d'America. Erano inseparabili e a letto facevano scintille. Megan era pazza di lui, si era trasferita a Barcellona e poi a Milano e tornava negli Stati Uniti solo per girare un film o partecipare a qualche programma. Ma, ultimamente Zlatan non provava più gli stessi sentimenti per lei. 
Megan era estremamente viziata e spesso si comportava male, molto male. Lui, dal canto suo, aveva sempre odiato i figli di papà. Non gli aveva mai regalato niente nessuno, tutto quello che aveva ora lo aveva guadagnato con le proprie forze e grazie al proprio talento. Non aveva mai avuto un bel carattere, le persone lo definivano arrogante e presuntuoso, e lui lo era, ma in campo. Fuori era una persona completamente diversa. Non digeriva affatto certi suoi comportamenti, più volte glielo aveva fatto notare e spesso avevano litigato fin quasi ad arrivare alle mani, ma d'altronde quello era il suo carattere e non poteva di certo cambiarlo. Due settimane prima, col cuore a pezzi, Zlatan aveva deciso di chiudere la storia. Megan però aveva avuto un crollo emotivo, gli aveva detto che non poteva vivere senza di lui e... lui l'aveva semplicemente stretta a sé e non aveva avuto più il coraggio di mandarla via. Si avvolse un asciugamano intorno alla vita e si avvicinò allo specchio per pettinarsi i capelli. Lei lasciò vagare lo sguardo su quel corpo da urlo e sospirò. Spense il fono e lo poggiò sul piano di marmo. ‹‹Amore, sei irresistibile.›› Zlatan le sorrise e l'attirò a sé per sbaciucchiarla un po'. Le accarezzò il sedere. ‹‹Vai a prepararti, altrimenti faremo tardi.›› Si scambiarono qualche altro bacio, poi lei scomparve nella camera da letto e lui continuò a prepararsi.
Due ore più tardi erano in centro a Milano, nel nuovo locale del suo amico, nonché compagno di squadra, Ignazio Abate. Aveva aperto un lounge bar, il Garden Flower, e quella sera c'era un party inaugurale al quale erano stati invitati molti vip e presunti tali, calciatori e amici. Zlatan prese posto su un divano di pelle grigio accanto ai suoi compagni e ordinò da bere. Fu proprio nel momento in cui portò il bicchiere alle labbra che la vide: la ragazza che lo aveva insultato in quella boutique in centro era appena entrata nel bar e stava salutando un po' di persone. Era proprio lei, non poteva sbagliarsi. ‹‹Chi è quella?›› chiese a Mark Van Bommel, seduto accanto a lui. Mark guardò nella sua stessa direzione ‹‹Amico, non ne ho la più pallida idea, però è uno schianto.›› E sì, Zlatan dovette ammettere a sé stesso che era favolosa. Indossava un vestito rosso fuoco che le arrivava fin sopra le ginocchia, senza spalline e molto aderente. I capelli biondi erano sciolti e leggermente mossi; stringeva una piccola pochette nera e ad un tratto i loro sguardi si intrecciarono. L'eloquenza del suo sguardo lo fece incazzare, continuò a guardarla fino a quando non fu lei per prima a spostare lo sguardo altrove. Però continuava ad avere quell'aria familiare... ‹‹Ma come, non l'avete riconosciuta?›› intervenne Rino ‹‹Quella è Sveva, la sorella di Ignazio.›› Ah. La sorella di Ignazio. Ecco dove l'aveva vista! Ogni volta che andava a casa di Ignazio si soffermava sempre a guardare le sue foto sparse per tutta la sala. E adesso? Come doveva comportarsi con lei? Qualcosa dentro di lui si agitò. Aveva sempre desiderato conoscere la sorella di Ignazio, lui la nominava di continuo e dalle foto ne era rimasto affascinato. Ora invece il pensiero di conoscerla non lo allettava più. Aveva paura che potesse cambiare l'opinione che si era fatto di lei, cambiarla in peggio. E non era sicuro di volerlo.
Sveva distolse lo sguardo da quegli occhi profondi che la stavano fissando e si recò al tavolo del buffet. Mise qualche rustico e qualche tartina in un piattino e prese un cocktail analcolico alla frutta, poi trovò un posticino vuoto vicino al bancone e si sedette. Poco dopo la raggiunse il fratello. ‹‹Sveva, finalmente sei arrivata.››
‹‹E' da un po' che sono qui, chiacchieravi con delle persone e non sono venuta a disturbarti.›› ‹‹Hai salutato i ragazzi?›› ‹‹Non ancora, stavo mangiando qualcosa.›› Ignazio le accarezzò un braccio ‹‹Non mi hai ancora detto com'è stato per te ritornare qui dopo tanto tempo.›› ‹‹È casa mia qui. Ci sei tu, ci sono mamma e papà, è sempre bello.›› ‹‹Sono felice di sentirtelo dire. Ora vieni a salutare Rino, Massimo e tutti gli altri.›› Sveva si alzò dallo sgabello e seguì il fratello fino all'angolo dove prima aveva visto Ibrahimovic e gli altri compagni. ‹‹Ehi ragazzi, guardate un po' chi è tornato? Conoscete tutti mia sorella, vero?›› ‹‹Ciao Sveva!›› Massimo Ambrosini si alzò e la strinse in un caloroso abbraccio. Lo stesso fecero i veterani del Milan, che la conoscevano piuttosto bene. ‹‹Io non la conosco›› disse Mark, alzandosi e porgendole la mano. ‹‹Io sono Mark, molto piacere›› ‹‹Sveva.›› Mark sfiorò con le labbra il dorso della mano e la lasciò andare controvoglia. In cambio però ricevette un bellissimo sorriso, genuino, fresco, abbagliante, e per un secondo anche Zlatan rimase incantato. ‹‹Zlatan!›› Ignazio guardò l'amico, ‹‹anche tu non conosci Sveva vero? Oddio, mi sembra così strano...›› ‹‹Già›› rispose lui. ‹‹E così tu sei la famosa Sveva. Ti immaginavo diversa›› si alzò controvoglia e le strinse la mano. Forte. Lei ricambiò la stretta senza batter ciglio e disse in tono tagliente ‹‹Posso dire la stessa cosa di te, Zlatan Ibrahimovic.›› Che i due non si piacessero era chiaro a tutti in quel momento. Ignazio capì che doveva essere successo qualcosa, ma non disse nulla. Gli altri ripresero a parlare tra loro. Zlatan le rivolse un sorriso forzato e si accomodò di nuovo al suo posto. Sveva si guardò intorno nel tentativo di trovare una valida scusa per allontanarsi da lì il prima possibile e, guardando verso l'entrata, scorse il suo migliore amico Christian. ‹‹Vogliate scusarmi›› disse rivolgendosi ai ragazzi ‹‹ho appena visto una persona, vado a salutarla. A dopo›› Si congedò e corse verso la porta. A pochi passi da lui si fermò. Christian. Quanto gli era mancato. Lui la vide e sorrise, le si avvicinò rapido. ‹‹Sveva..›› l'attirò a sé e la strinse forte, tenendo premute le labbra sulla sua guancia. ‹‹Chri...›› ‹‹Quando sei tornata?›› ‹‹Un paio di giorni fa.›› ‹‹E non mi hai chiamato, perché?›› ‹‹Volevo farti una sorpresa.›› Lui le accarezzò la guancia ‹‹Come stai?›› Christian era l'unico che sapeva cosa era accaduto a New York con Logan. A lui non poteva mentire, non ci riusciva. ‹‹Molto meglio.›› ‹‹Per quanto tempo rimani? Ho tanta voglia di stare un po' con te... non hai idea di quanto mi sei mancata. Anche Stefania e le piccole vorranno vederti.›› ‹‹Ehi, ma Stefania non è venuta?›› ‹‹No, era un po' stanca e ha preferito riposare.›› ‹‹Uno di questi giorni verrò a pranzo da voi.›› ‹‹Ci puoi scommettere! Allora quanto rimani?›› ‹‹Abbastanza perché ti stuferai di avermi tra le scatole.›› ‹‹Sciocca›› le scostò alcune ciocche di capelli dal volto e l'accarezzò di nuovo. Non riusciva a staccare gli occhi dal suo volto. La guardava e sorrideva, era veramente felice di averla lì. Si sedettero ad un tavolo e rimasero a chiacchierare per molto, molto tempo.
Zlatan li osservò incuriosito. Sembravano molto più che semplici amici. Il modo in cui il suo compagno di squadra la guardava... c'era amore nei suoi occhi, tanto amore. Cos'erano quei due, amanti?
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