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#ripudio della guerra
aitan · 2 years
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Il T-RIPUDIO DELLA GUERRA
Anche oggi, puntualmente, come ogni 2 giugno, celebreremo la Festa della Repubblica con una parata militare.
Ma io non capirò mai questa identificazione di una repubblica con un esercito. Tanto più in un Paese che "ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" (articolo 11 della Costituzione Italiana).
Una repubblica fondata sul lavoro sarebbe meglio rappresentata da un corteo di disoccupati e di lavoratori che da file di soldati che avanzano a passo d'oca mostrando i loro fucili e i loro cannoni come esibizionisti ai giardinetti.
Lo dico ogni anno e lo ripeto con qualche fremito e qualche sussulto in più, nell'anno della terribile invasione dell'Ucraina.
Da ((( aitanblog )))
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unwinthehart · 3 months
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Vogliono che Ghali si vergogni di aver detto "Stop al genocidio" sul palco del festival della musica italia. L'Italia, che ha scritto il ripudio della guerra nella Costituzione. Ma di che si deve vergognare 'sto ragazzo? Di aver detto "non ammazzate dei poveri cristi"?
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falcemartello · 11 months
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Mattarella: "i valori della Costituzione continuano a guidarci."
Davvero, Presidente?
Intende il lavoro? No, quello è sottoposto alla disoccupazione strutturale che ci impongono i trattati europei e comunque non possiamo fare politiche di piena occupazione senza la nostra banca centrale. E poi dal mare arriva già manovalanza gratis!
Intende la sovranità popolare? No, quella è brutta e cattiva, una roba da medioevo, molto meglio dare il beneplacito a governi tecnici e politiche diametralmente opposte al volere del popolo, che tanto non c'entra nulla con la democrazia.
Intende il ripudio della guerra? No, la guerra è pace, lo sanno tutti, per questo stiamo inviando armi all'Ucraina ponendoci in prima linea in un conflitto non nostro. D'altronde il ripudio è una forma di amore più sofisticata.
Intende il risparmio privato? No, quello è un problema perché gli italiani dovrebbero indebitarsi un po' di più come fanno le nazioni più civili, quelle frugali. Probabilmente il mercato interno deve essere smantellato del tutto per funzionare.
Intende l'eliminazione delle disegueglianze sociali? No, quelle vanno benissimo, anzi, possiamo salvare il mondo impedendo ai luridi poveracci di andare al lavoro in macchina e seguendo gli umili consigli dei filantropi multimiliardari.
Intende la salute? No, quella è una roba per ricchi: se hai i soldi vai in una clinica privata, altrimenti ti metti in fila negli ospedali pubblici che stiamo smantellando e trasformando in aziende. Moderni, sani e inclusivi, come il Green Pass.
Intende la difesa della patria? No, per carità, non si nomini quella parola fascista e retrograda. Il tricolore va bene solo se sventola accanto al drappo europeo, altrimenti è un simbolo di odio e di pericoloso nazionalismo.
Intende la libertà di parola? No, quella andrebbe limitata e cancellata del tutto. Per fortuna il mondo libero sta già adottando le misure necessarie contro quei cittadini che non si accontentano dei professionisti dell'informazione.
Insomma, Presidente, quando parla di "valori della Costituzione" a cosa si riferisce?
Ah, mi scusi, stanno suonando l'Inno alla Gioia e lei sta sull'attenti con gli occhi lucidi.
Non si preoccupi, mi risponderà un'altra volta.
✒️Matteo Brandi
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superfuji · 1 year
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Se invece non c’è più nulla si può ricostruire, magari in fretta e, per l’emergenza, senza troppe regole e troppi controlli. Le nostre aziende sono pronte. Gli (im)prenditori, già assuefatti ed esperti delle nuove semplificazioni messe in atto in molti settori anche in un Paese ad alta corruzione come l’Italia, non avranno difficoltà. E anche l’esperienza di convivere con qualche mafietta locale, è ormai acquisita. D’altra parte lo suggerì un esponete di Governo di non molto tempo fa che con le mafie occorreva convivere. E chi, come Libero Grassi, non ne volle sapere si consegnò al martirio mentre le inchieste giudiziarie su quelle convivenze non hanno sinora dato alcun risultato. D’altra parte, e non è da oggi, il settore metalmeccanico nazionale si regge, in gran parte, sul reparto bellico. Volete che non tragga qualche beneficio anche da quello della ricostruzione? Sì, effettivamente c’è una variabile che si tende a sottovalutare o proprio a non considerare. Nel percorso, migliaia di esseri umani vengono sacrificati. Ma è necessario al trionfo del mercato. Senza il quale il mondo va in crisi. Se non riparte l’economia interi popoli andranno in sofferenza. Ce la vendono così e così trionfa l’economia del profitto, senza etica, senza morale, indifferente alle sorti di gran parte dell’umanità (la più povera) e dell’ambiente. Vite, storie, rapporti, ambiente, natura, diritti, libertà, giustizia, uguaglianza sono parole ignote all’algoritmo della crescita dell’economia e del mercato. Sì, perché ora non ci sono neppure più le facce, c’è l’algoritmo a sgravare le coscienze. In attesa che comandi l’intelligenza artificiale e i cuori delle persone si atrofizzino per mancato uso. Possiamo, può l’umanità accettare tutto questo? Fino a quando permetteremo che abusino della nostra pazienza? Fino a quando non incroceremo una politica capace di opporsi a livello globale al dominio di questo progetto di morte del pianeta e della nostra specie? Quando organizzeremo una seria opposizione al sistema nel quale siamo costretti a vivere nella certezza della negazione di un futuro per i nostri figli? Quante guerre dovremo ancora tollerare spinti a considerarle giuste quando siamo consapevoli che nessuna lo è? Quando vedremo muoversi un movimento capace di opporsi a tutto ciò, in ogni angolo del pianeta? Intanto lo sfregio continua e l’ultima aberrante proposta arriva dalla Commissione Europea che con l’Action Support of Ammunition Production vuole addirittura consentire di utilizzare parte dei fondi del PNRR per fabbricare munizioni che vadano a rimpiazzare quelle inviate, e utilizzate, in Ucraina, per rimpinguare le scorte di armamenti svuotate dal conflitto. Nel Piano che ha come fondamenti la transizione verde, quella digitale e la resilienza, si configurerebbero in quest’ultimo capitolo. La Resilienza passa dunque dalla guerra? Preferiamo rilanciare a gran voce, fino a urlarlo, che «si svuotino gli arsenali, si riempiano i granai», richiamando il Parlamento e gli italiani alla Costituzione e al suo ripudio della guerra «come aggressione e come mezzo per risolvere i problemi fra gli Stati» dove quel “l’Italia ripudia” non ammette né incertezze né interpretazioni.
L’Ucraina e il cantiere perverso
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pettirosso1959 · 1 year
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Al via firme contro l’invio di armi. Enzo Pennetta (Portavoce “Ripudia la guerra”): “Superare le distanze politiche. Lo chiede la maggioranza degli italiani”
Maurizio Blondet 21 Aprile 2023
Antonio Di Siena
Enzo Pennetta, saggista e docente di scienze naturali, è il portavoce di Ripudia la Guerra, comitato promotore della campagna referendaria contro l’invio di armi in Ucraina e negli altri teatri di guerra. L’Antidiplomatico l’ha intervistato alla vigilia dell’avvio, domani 22 aprile, della raccolta firma su tutto il territorio nazionale.
Come nasce il comitato Ripudia la Guerra?
Ripudia la Guerra nasce per volontà di un gruppo di giuristi che si interroga da tempo sul fenomeno dell’invio delle armi, una deroga a una norma generale. L’idea è intervenire sulla legge che consente l’eccezione. E il comitato ha precisamente questo compito: creare le condizioni per mettere in collegamento tutte le realtà interessate a sostenere la causa. Hanno avviato un meccanismo pensato per essere apartitico e rivolto ai cittadini, di cui io sono il semplice portavoce.
La legge che volete abrogare con il referendum – la 185/1990 che vieta “l’esportazione, il transito, il trasferimento di armi verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite” – non è già palesemente in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione?
Nel nostro nome c’è già un chiaro riferimento all’articolo 11, ma l’obiettivo non è certo una dichiarazione di incostituzionalità. Dal punto di vista giuridico siamo testimoni di come l’interpretazione giuridica della Costituzione possa essere molto varia. Il principio del ripudio della guerra è di carattere assoluto oppure è lecito contraddirlo perché l’Ucraina si sta difendendo? Dipende dall’interpretazione. La mia idea è che l’Italia ripudi la guerra in toto. A meno che non ci siano di mezzo i trattati internazionali. Ma è un punto discutibile. Ciò che sappiamo per certo, invece, è che possiamo salvaguardare il principio dell’art. 11 chiedendo l’abrogazione di una legge nazionale. Andando cioè a colpire un articolo di una legge nazionale che è svincolato da qualunque Trattato. Il popolo con un referendum può abrogare qualunque legge. Ci potranno bloccare lo stesso ma non per quel motivo. Non serve far leva sull’incostituzionalità – che probabilmente c’è pure – ma promuovere un atto più diretto: l’abrogazione della norma.
Qualcuno sostiene che un referendum di questo tipo è estremamente rischioso perché sussiste la possibilità che non si raggiunga il quorum. In questo caso il governo avrebbe sostanzialmente mano libera per agire indisturbato.
Inizierei col dire che il governo sta già facendo quello che vuole. Non mi piace scommettere ma raccoglieremo le firme necessarie. E quando 500.000 cittadini dicono “no” è già un segnale fortissimo, che obbliga chi vuole agire diversamente a farlo in maniera sfacciata. Il mancato raggiungimento del quorum è un rischio che possiamo correre, perché se invece lo raggiungiamo la vittoria sarà schiacciante.
Eppure, anche difronte a vittorie inequivocabili, la volontà popolare espressa attraverso la consultazione referendaria potrebbe essere comunque ignorata, disattesa o aggirata con nuovi provvedimenti di legge in nome della ragion di Stato. È già accaduto al referendum italiano sull’acqua pubblica o a quello greco contro la Troika. Ti sembra una valida ragione per non imbarcarsi in questa avventura?
La possibilità certamente esiste, ma dobbiamo guardare la cosa con altri occhi. L’unico risultato utile non è che il referendum passi e la legge venga abrogata, quello è il risultato massimo. Ce ne sono altri, altrettanto importanti, che si ottengono strada facendo. Già oggi abbiamo ottenuto un risultato: l’informazione è obbligata a occuparsi del tema che solleviamo. La dissonanza tra decisione del parlamento e volontà della maggioranza della popolazione è già posta alla loro attenzione, mentre magari sarebbe più comodo fare finta di niente. E sarà così per ogni fase successiva. I banchetti per strada sono una presenza fisica che infastidisce i media, specialmente se l’intenzione è condizionare l’opinione pubblica. E il referendum è uno strumento straordinario, perché anche le persone più distratte si accorgono che sta succedendo qualcosa. Per assurdo se anche ci fermassimo adesso – per il solo fatto che tanta gente ne sta parlando e ha iniziato ad aggregarsi in un corpo solo che non vorrebbero che ci fosse, perché scardina la propaganda e la manipolazione mediatica – ne sarebbe già valsa la pena.
Pochi giorni fa Michele Santoro ha fatto appello per una staffetta contro le armi. Quanto è importante allargare il più possibile il fronte contro la guerra?
Serve allargarlo il più possibile. Tutti possono sostenere Ripudia la guerra senza temere che qualcuno se ne intesti i meriti. Quindi non c’è motivo di valutare le opportunità o le alleanze. Certo, se si presentasse una formazione palesemente delinquenziale starebbe certamente fuori. Ma nell’ambito delle forze politiche, per quanto fra loro molto distanti, il problema non si pone. Restano eventualmente in conflitto ma convergono sulla questione specifica. La pluralità non può che essere un valore aggiunto, d’altronde ci serve il sostegno della maggioranza della popolazione italiana. Un risultato possibile solo coinvolgendo realtà molto differenti.
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La guerra non è un gioco da salotto in cui tutti
rispettano le regole. Quando ci sono in ballo la vita
e la morte, le regole e gli obblighi vanno a farsi
benedire. Qui soltanto il ripudio totale della guerra
può essere utile.
Albert Einstein
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Mattarella: 'Inaccettabile l'aumento delle vittime civili nelle aree di guerra'
“La Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, voluta all’unanimità nel 2017 dal Parlamento, unisce la comunità nel conservarne la memoria, con l’intento di promuovere, secondo i principi sanciti dall’articolo 11 della Costituzione, la cultura della pace e del ripudio della guerra“. Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio.…
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lamilanomagazine · 4 months
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Studenti romani in Campidoglio per l'evento conclusivo del Tour della Costituzione
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Studenti romani in Campidoglio per l'evento conclusivo del Tour della Costituzione. Oltre 100 studenti tra i banchi dell'Aula Giulio Cesare, in Campidoglio,  a Roma, per parlare di Costituzione Italiana con il sindaco Roberto Gualtieri e la presidente dell'Assemblea capitolina Svetlana Celli. Hanno partecipato, in rappresentanza delle scuole romane, all'evento conclusivo del Tour che nei mesi scorsi ha raggiunto tutti i Municipi e che è stato promosso dalla Presidenza dell'Assemblea capitolina in occasione dei 75 anni della Carta Costituzionale. Un percorso di conoscenza dedicato ai più giovani sui principi, i valori e l'importanza della Costituzione, realizzato con la collaborazione del costituzionalista Alfonso Celotto. «È un'iniziativa importantissima di cui ringrazio la presidente Celli. Siamo a 75 anni dal momento politico più bello e importante del nostro Paese, alla base della nostra prosperità, della trasformazione di un Paese che usciva dalla guerra in una delle principali economie industriali del mondo. La Costituzione è il patto fondamentale che ha reso possibile questo progresso. Se si vuole parlare della Costituzione è importante capire il miracolo realizzato dai nostri costituenti. È una tra le più avanzate del mondo, che introdusse un concetto di cittadinanza avanzatissimo basato su diritti civili, politici e sociali. La nostra Costituzione, rispetto alle altre Carte europee, è la 'Divina Commedia' delle Costituzioni, è un capolavoro. È un testo sempre attuale, per questo dico ai giovani di leggerla», ha affermato il sindaco Roberto Gualtieri. «Sono felice ed emozionata perché oggi si conclude il tour dei 15 Municipi per i 75 anni della Costituzione. Ci ha fatto scoprire quanto sia bella e preziosa la nostra Carta attraverso la reazione dei giovani. Un viaggio iniziato a settembre del '22 che ci ha portato in tutta la città, da Tor Bella Monaca a Forte Bravetta. Il nostro obiettivo è stato aprire le istituzioni: non sono state lezioni ma riflessioni sui valori fondanti del nostro Paese, un gioiello che indica la via maestra e che da sudditi ci ha reso cittadini. Oggi la Costituzione va difesa, conosciuta e studiata. Dobbiamo parlare ai giovani dei diritti alla cultura, al lavoro alla dignità sociale, del ripudio della guerra e dobbiamo trasformare la Costituzione in azioni concrete. Noi istituzioni abbiamo il dovere di farlo», ha detto la presidente dell'Assemblea capitolina Svetlana Celli.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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confrontodemocratico · 11 months
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Duro attacco di Travaglio a Mattarella: «Su Kosovo e Ucraina tradisce la Costituzione». E ce n’è anche per Sofri
Il direttore del Fatto contro il capo dello Stato: la Costituzione italiana deve rispettarla Putin? Il direttore del Fatto Marco Travaglio contro Sergio Mattarella e Adriano Sofri. Nell’editoriale sul quotidiano Travaglio critica il presidente della Repubblica per quanto detto alla vigilia del 2 giugno. Ovvero che il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie è «un…
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infosannio · 11 months
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Guerre da remoto
(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Ogni giorno si impara qualcosa. Ieri, nella festa della Repubblica Ucraina celebrata a Roma dalle massime autorità italiane, addirittura due cose. La prima ce la insegna il presidente Mattarella: “La Costituzione indica il ripudio della guerra quale strumento di risoluzione delle controversie… un principio attualissimo e profondamente sentito, di cui…
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pastrufazio · 1 year
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Il punto di partenza è semplice: quasi un anno di carneficine non hanno provocato alcuna reazione apprezzabile tra gli europei. Una reazione pacifista seria si sarebbe dovuta manifestare, sia tra chi riteneva ingiusto l’attacco russo e sia tra chi invece lo giustificava per il pregresso accumulato di provocazioni da parte dei paesi occidentali.
Niente di tutto questo. L’unica mobilitazione è quella dei governi e dei poteri. Garantita ideologicamente dagli scampoli degradati delle ideologie novecentesche. Nessuna esclusa. Questi balbettii ideologici, lingue morte e sepolte sotto le loro contraddizioni, sono quanto di più penoso e disperante si possa leggere e costituiscono il brusio grazie ai quali i poteri imbastiscono le loro strategie mortali.
Dal momento che lo sforzo bellico si traduce in un sostanziale abbandono delle carte costituzionali europee, almeno in ciò che hanno assunto del ripudio strategico della guerra come strumento di risoluzione dei contenziosi, cercando di mantenere formalmente intatto il rispetto della loro lettera, credo che occorrerebbe chiedere a gran voce la chiara ed esplicita proclamazione dello stato di guerra.
Se c’è qualcosa che inquinerà per decenni la dimensione pubblica dell’Europa questa sarà l’ignavia, l’ipocrita, l’infame e la criminale entrata in guerra senza alcuna dichiarazione esplicita. È un danno morale non più calcolabile esclusivamente in quell’ordine giuridico nel quale di solito si relega la questione formale dell’entrata in guerra. È un danno di civiltà. Comunque vada a finire la guerra non credano i popoli europei di poter levarsi di dosso l’onta di aver partecipato a una guerra senza averla mai dichiarata. Non credano di sfuggire alla maledizione che proviene dalle fosse di migliaia e migliaia di combattenti morti; dai cimiteri sempre aperti nei quali si sotterrano i resti di chi muore grazie ai pacchetti di armi e munizioni con i quali si fa finta di difendere per continuare il gioco di aggredire per procura chi è stato elevato a nemico assoluto.
L’Europa non è neppure all’altezza di questa dichiarazione! I primi a chiederlo dovrebbero essere coloro che dicono di battersi per l’Ukraina! Se il nemico è la Russia le si dichiari guerra! Ma la viltà immisericordiosa di questa accozzaglia di vigliacchi non lo permetterà mai.
Il movimento pacifista, se mai dovesse dare fiato ai propri denti, dovrebbe avere l’improntitudine di chiedere ai governi la dichiarazione di guerra subito, immediatamente, con la chiamate alle armi dei suoi giovani, la mobilitazione dei suoi eserciti. Non volendosi operatori di pace i popoli dovrebbero chiedere di entrare in guerra e pagare il prezzo della propria ignavia. Occorre essere giusti nei confronti del nemico assoluto, non lo si può dichiarare tale e poi trattarlo come un cane rognoso facendolo attaccare da macilenti mastini.
La Russia è una potenza nucleare? Dal momento che non lo si è scoperto quando ha invaso l’Ukraina si accetti il confronto nucleare e il rischio dell’estinzione.
Lo si corra questo rischio fino in fondo. Si dica che l’incenerimento della civiltà che ha prodotto in sé stessa questa possibilità è anche disposta a morirne. Si dica ai popoli europei che, non essendo stati capaci di dotarsi di una costituzione ragionevole, vale a dire che fornisse i motivi profondi della loro unità, questo è, alla fin fine, il loro destino. E se invece, da vigliacchi, ci si ostina a sacrificare il popolo ukraino credendo che dopo, a guerra finita, tutto verrà superato da un di più di spettacolo, da un di più di benessere, da un di più non si sa di che cosa e che dopo tutta questa immensa carneficina le cose torneranno più di prima meglio di prima come se nulla fosse accaduto, ebbene se questa è l’unica verità per la quale si crede di impegnare il proprio essere allora non c’è alcuna soluzione possibile che la guerra totale tra uomini che non sanno più essere tali.
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itisanage · 1 year
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Il punto di partenza è semplice: quasi un anno di carneficine non hanno provocato alcuna reazione apprezzabile tra gli europei. Una reazione pacifista seria si sarebbe dovuta manifestare, sia tra chi riteneva ingiusto l’attacco russo e sia tra chi invece lo giustificava per il pregresso accumulato di provocazioni da parte dei paesi occidentali.
Niente di tutto questo. L’unica mobilitazione è quella dei governi e dei poteri. Garantita ideologicamente dagli scampoli degradati delle ideologie novecentesche. Nessuna esclusa. Questi balbettii ideologici, lingue morte e sepolte sotto le loro contraddizioni, sono quanto di più penoso e disperante si possa leggere e costituiscono il brusio grazie ai quali i poteri imbastiscono le loro strategie mortali.
Dal momento che lo sforzo bellico si traduce in un sostanziale abbandono delle carte costituzionali europee, almeno in ciò che hanno assunto del ripudio strategico della guerra come strumento di risoluzione dei contenziosi, cercando di mantenere formalmente intatto il rispetto della loro lettera, credo che occorrerebbe chiedere a gran voce la chiara ed esplicita proclamazione dello stato di guerra.
Se c’è qualcosa che inquinerà per decenni la dimensione pubblica dell’Europa questa sarà l’ignavia, l’ipocrita, l’infame e la criminale entrata in guerra senza alcuna dichiarazione esplicita. È un danno morale non più calcolabile esclusivamente in quell’ordine giuridico nel quale di solito si relega la questione formale dell’entrata in guerra. È un danno di civiltà. Comunque vada a finire la guerra non credano i popoli europei di poter levarsi di dosso l’onta di aver partecipato a una guerra senza averla mai dichiarata. Non credano di sfuggire alla maledizione che proviene dalle fosse di migliaia e migliaia di combattenti morti; dai cimiteri sempre aperti nei quali si sotterrano i resti di chi muore grazie ai pacchetti di armi e munizioni con i quali si fa finta di difendere per continuare il gioco di aggredire per procura chi è stato elevato a nemico assoluto.
L’Europa non è neppure all’altezza di questa dichiarazione! I primi a chiederlo dovrebbero essere coloro che dicono di battersi per l’Ukraina! Se il nemico è la Russia le si dichiari guerra! Ma la viltà immisericordiosa di questa accozzaglia di vigliacchi non lo permetterà mai.
Il movimento pacifista, se mai dovesse dare fiato ai propri denti, dovrebbe avere l’improntitudine di chiedere ai governi la dichiarazione di guerra subito, immediatamente, con la chiamate alle armi dei suoi giovani, la mobilitazione dei suoi eserciti. Non volendosi operatori di pace i popoli dovrebbero chiedere di entrare in guerra e pagare il prezzo della propria ignavia. Occorre essere giusti nei confronti del nemico assoluto, non lo si può dichiarare tale e poi trattarlo come un cane rognoso facendolo attaccare da macilenti mastini.
La Russia è una potenza nucleare? Dal momento che non lo si è scoperto quando ha invaso l’Ukraina si accetti il confronto nucleare e il rischio dell’estinzione.
Lo si corra questo rischio fino in fondo. Si dica che l’incenerimento della civiltà che ha prodotto in sé stessa questa possibilità è anche disposta a morirne. Si dica ai popoli europei che, non essendo stati capaci di dotarsi di una costituzione ragionevole, vale a dire che fornisse i motivi profondi della loro unità, questo è, alla fin fine, il loro destino. E se invece, da vigliacchi, ci si ostina a sacrificare il popolo ukraino credendo che dopo, a guerra finita, tutto verrà superato da un di più di spettacolo, da un di più di benessere, da un di più non si sa di che cosa e che dopo tutta questa immensa carneficina le cose torneranno più di prima meglio di prima come se nulla fosse accaduto, ebbene se questa è l’unica verità per la quale si crede di impegnare il proprio essere allora non c’è alcuna soluzione possibile che la guerra totale tra uomini che non sanno più essere tali.
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colonna-durruti · 1 year
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https://www.facebook.com/100077105247477/posts/pfbid02PkKWTJ4g1y9oEwjdMQNpL5FVSNFaFBzX1ZoxXR1UAbdo4acjfvj8su1GaV7qTo5Kl/
IL GOLPE BORGHESE
UN PRINCIPE NERO
PER LA NOTTE DI “TORA-TORA”
Il Fronte Nazionale fu fondato a Roma, con atto notarile da Junio Valerio Borghese, il 13 settembre 1968.
Junio Valerio Borghese, ex-comandante della Decima Mas, dopo essere stato salvato dal colonnello James Jesus Angleton, responsabile dei servizi segreti militari USA in Italia, che lo sottrasse alla giustizia partigiana, passò indenne anche il processo per collaborazionismo. I reati per cui Borghese era stato riconosciuto colpevole avrebbero dovuto comportare la pena dell’ergastolo, ma il 17 febbraio 1949, con il riconoscimento delle attenuanti si scese prima ad una condanna di 12 anni, poi direttamente alla scarcerazione per l’applicazione dei due decreti di condono del 1946 e del 1948.
RECLUTATO DAGLI AMERICANI
Junio Valerio Borghese, come risulta in modo ormai inoppugnabile dagli stessi documenti della CIA declassificati, fu reclutato ancor prima della fine della guerra dagli Stati Uniti e utilizzato, insieme a ex-appartenenti alle formazioni militari della RSI, a criminali di guerra e agenti dell’OVRA, per operazioni “coperte”. La prima, secondo le ricerche dello storico Giuseppe Casarrubea, fu la strage a Portella della Ginestra, il 1° maggio 1947 in Sicilia, dove squadre di ex della Decima Mas, sbarcate qualche giorno prima a Palermo, unitamente a gruppi di mafiosi e ai banditi di Salvatore Giuliano, spararono su una folla di contadini, uccidendo 11 persone e ferendone altre 27.
Anche dopo essere stato nominato, nel 1952, presidente dell’Msi, J.V. Borghese restò sempre legato agli americani. Uscito dal partito alla fine degli anni Cinquanta, fece ancora parlare di sé nel 1964 in coincidenza con la crisi del luglio di quell’anno, per il suo sostegno ai tentativi golpisti del generale De Lorenzo.
UN FRONTE NAZIONALE PER IL COLPO DI STATO
La sua ultima creatura politica fu proprio il Fronte Nazionale.
Nello statuto e negli Orientamenti programmatici del 1969, gli scopi dell’organizzazione vennero individuati nella «difesa» e nel «ripristino dei massimi valori della civiltà italiana ed europea», nel ripudio della «lotta di classe» e del «materialismo��, nella costruzione di uno Stato forte «efficiente ed autorevole» come «diga al comunismo» e al «terrore rosso», nel riconoscimento del ruolo primario delle Forze Armate.
Oltre a Borghese, gli esponenti più noti del Fronte Nazionale furono: Antonio Leva, il costruttore edile Benito Guadagni (che ricoprì la carica di segretario), l’ex-maggiore Mario Rosa (segretario organizzativo), l’ex-aiutante di campo dello stesso Borghese, Mario Arillo, Santino Viaggio, l’ex-tenente dei parà Sandro Saccucci e Giovanni De Rosa.
Costruito come coordinamento delle principali organizzazioni della destra extraparlamentare, in particolare Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, il Fronte Nazionale fu in realtà uno strumento unicamente concepito in funzione della realizzazione del colpo di Stato. Strutturato su due livelli, uno pubblico ed uno clandestino, dotato di nuclei armati (il gruppo ”A” e il gruppo ”B”, affidato a Stefano Delle Chiaie), si mosse per alimentare uno stato di tensione al fine di provocare un intervento delle Forze Armate.
Il Fronte Nazionale rappresentò, in conclusione, nulla più che un’articolazione politico-militare della destra eversiva all’interno del “Partito del golpe”. In un suo opuscolo del 1968, La nostra azione politica, si parlò senza perifrasi della progettazione di «azioni di forza che sembreranno fatte dai nostri avversari comunisti», utili a creare «un sentimento di antipatia verso coloro che minacciano la pace di ciascuno e della nazione».
Finanziato da alcuni non trascurabili settori imprenditoriali, soprattutto liguri, il Fronte Nazionale puntò nel meridione ad alimentare la rivolta di Reggio Calabria, dando vita, in particolare attraverso Avanguardia Nazionale, ad una campagna di attentati. Intensi anche i rapporti con la mafia siciliana e la ‘ndrangheta calabrese, di cui si tentò anche un coinvolgimento nei piani golpisti. Alcuni pentiti di queste organizzazioni criminali hanno permesso di svelare retroscena importanti, come la partecipazione il 22 luglio 1970 al deragliamento della Freccia del Sud (6 morti e 54 feriti), poco dopo l’inizio della rivolta di Reggio Calabria.
LA NOTTE DEL 7-8 DICEMBRE 1970
Nella sentenza della Corte d’Assise di Roma del 14 luglio 1978, riguardante il cosiddetto “Golpe Borghese”, la strategia del Fronte venne così riassunta: «La finalità era quella di gettare il paese nel caos, di portare allo scontro le forze politiche di diversa matrice, così da rendere necessario l’intervento di ‘reparti militari’ affiancati da squadre armate di giovani estremisti di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale».
Secondo il rapporto della Questura di Roma, nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970, la notte di “Tora-Tora”, dal nome in codice dato dai congiurati al progettato colpo di Stato, «alcune centinaia di individui erano stati concentrati nella palestra di Via Eleniana, nelle sedi del Fronte Nazionale, di Avanguardia Nazionale, di Ordine Nuovo, del movimento politico Europa Civiltà, in prossimità dell’abitazione di Reitano Antonio, esponente dell’associazione universitaria di destra Fronte Delta, nello studio commerciale di Rosa Mario (dove si trovava il ‘comando politico’ n.d.r.), nell’ufficio di Orlandini Remo, a Montesacro (dove si trovava il ‘centro operativo’ n.d.r.)».
La Corte d’Assise di Roma ricostruì la vicenda in modo assai riduttivo, grazie soprattutto al ruolo svolto dal Pm Claudio Vitalone. Si escluse che il piano avesse carattere nazionale, come anni dopo invece la magistratura appurò pienamente. Il golpe venne definito come un atto «iscritto in un disegno lucido» ma «velleitario», nonostante esponenti di Avanguardia Nazionale fossero penetrati fin dentro l’armeria del Ministero degli Interni, impossessandosi di 200 mitra. Si evitò di collegare fra loro i diversi progetti eversivi, si pensi alla ‘Rosa dei Venti’, e, soprattutto, si lasciò nel buio più completo il ruolo giocato dai servizi segreti ed i rapporti con le Forze Armate.
Inutile dire che, dopo aver fatto cadere il delitto di insurrezione armata contro lo Stato (articolo 284 c.p.), le assoluzioni riguardarono la maggior parte degli imputati e le poche condanne comminate (per cospirazione politica e associazione a delinquere) furono assai miti. La Corte d’ Assise d’Appello nel novembre 1984 assolse comunque tutti da ogni accusa. Il 24 marzo 1986 la Cassazione confermò definitivamente l’assoluzione generale. Per la giustizia, il golpe Borghese non era mai avvenuto.
Il “Comandante” Borghese non venne mai processato. Fuggito in Spagna nel marzo del 1971, prima che filtrasse la notizia del tentato golpe, morì nel 1974 in circostanze mai chiarite. Si parlò anche di un suo possibile avvelenamento.
Gli uomini del Fronte Nazionale confluiranno nei successivi progetti eversivi della primavera-estate del 1974.
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giuseppearagno · 1 year
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Centomila omicidi di Stato
Centomila omicidi di Stato
Mentre siamo parte attiva in una guerra e in piazza si chiede la pace, è a dir poco singolare: dopo un secolo, la nostra repubblica parlamentare, che ha tra i suoi principi fondamentali il ripudio della guerra, celebra ancora un conflitto nel quale ci trascinò a tradimento un re criminale con un patto segreto ignorato dal Parlamento. Un conflitto feroce e insensato, un’infamia, universalmente…
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valeria-manzella · 2 years
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..Ci ha spinto e ci spinge il solenne impegno al ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali..Oggi, l’amara lezione dei conflitti del XX secolo sembra dimenticata..l’aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa pone in discussione i fondamenti stessi della nostra società internazionale, a partire dalla coesistenza pacifica..(presidente Mattarella, discorso, concerto per la festa della repubblica)..
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corallorosso · 2 years
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LA COSTITUZIONE VIOLATA L'art. 11 della nostra Carta dispone il ripudio della guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli “e a tenersi lontano dai conflitti anche “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. G. Raimondo Due
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