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scienza-magia · 1 year
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I culti misterici nel mondo antico
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In questo articolo prenderemo in considerazione l’importanza dei culti misterici nel mondo antico. A metà estate nel mese chiamato “della festa di tammuz” gli antichi babilonesi celebravano il rifiorire della natura con una forte sorta di pantomima che raffigurava la morte e la rinascita del dio della vegetazione Tammuz. Tali divinità della vegetazione erano venerate con nomi diversi nel mondo antico (Adone, Osiride, Astis) in ogni caso si trattava presso i popoli antichi di una divinità legata al processo di morte e rinascita del mondo vegetale. A tal divinità si dedicavano culti e pratiche magiche iniziatiche sia in Egitto sia nella Mesopotamia. Per fare degli esempi a Tammuz i babilonesi innalzavano veri e propri lamenti funebri cantandoli sopra un’effige del dio. Tale effige veniva lavata con acque pure unta d’olio e avvolta in un manto rosso mentre i fumi d’incenso si alzavano nell’aria come per smuovere i suoi sensi e svegliarlo dal sonno della morte. Il rapporto con questi riti che celebravano la morte della vegetazione nell’inverno e la sua rinascita nella primavera estate si svilupparono poi in tutte le terre d’oriente e nell’antica Grecia culti magico religiosi di carattere iniziatico. Tali culti misterici il cui significato andava oltre quello dei riti agrari poiché esprimevano soprattutto in Grecia un desiderio di autentica beatificazione. In Grecia erano particolarmente noti i misteri celebrati nella città di Eleusi. Nella tradizione dei misteri eleusini la parola chiave è proprio beatitudine intesa come riferita alla vita dopo la morte. Appare evidente il notevole salto di qualità tra pratiche magiche che avevano come scopo la guarigione da una malattia o il benessere in questo mondo e il significato dei riti iniziatici dei misteri. Infatti nei riti misterici l’interesse cambiava nettamente natura e si dirigeva sempre più esplicitamente alla dimensione ultraterrena. Infatti in questi riti misterici non aveva più importanza il “qui e d’ora” e neppure la semplice continuazione dell’esistenza oltre la dimensione finita e terrena. Sempre più esplicito almeno a partire dal V secolo a.C. era l’interesse preciso nei riguardi della salvaguardia della felicità eterna. A dire degli iniziati ai riti misterici dalla felicità eterna erano esclusi i non iniziati ai misteri. Ma in definitiva che cosa veniva promesso agli iniziati ai riti misterici? A tali iniziati veniva promesso un destino di felicità ultraterrena non alla portata degli altri individui. La certezza di tale felicità ultraterrena nei misteri eleusini si fondava su un rito e su una visione del mondo riconducibile alla dea Demetra che era nell’antica Grecia una divinità della terra e del grano. Nei misteri eleusini l’iniziando doveva elencare tutte le azioni da lui compiute per essere ammesso ai misteri. L’iniziando concludeva il suo breve discorso con la seguente frase:” ho digiunato ho bevuto la pozione ho preso dalla cesta “. Gli studiosi dei misteri eleusini non hanno ancora compreso a dispetto dei molti studi e delle molte ipotesi che cosa veniva preso dalla cesta e neppure quale fosse il significato di tali azioni elencate. Riguardo a tali misteriose parole Walter Otto ha affermato che tali parole nonostante le numerose ipotesi avanzate continuano a rimanere misteriose. Tuttavia gli studiosi moderni hanno compreso che lo scopo finale dei gesti compiuti dagli iniziandi ai misteri eleusini doveva essere quello di ottenere una visione non esprimibile in parole ma assolutamente straordinari. Dobbiamo dire che comune a tutte queste pratiche magico iniziatiche nel mondo antico era la sostanziale volontà di sconfiggere il male la morte il dolore. Scopo dei riti magico iniziatici in ultima analisi era quello di realizzare con mezzi magici la VITTYORIA DELLA VITA DEL bene e della felicità. Dall’Egitto a babilonia dal lontano Oriente alla più vicina Grecia tutte le popolazioni arcaiche avevano elaborato un insieme di pratiche magico iniziatiche destinata alla salvezza personale o collettiva. Si trattava di un bisogno universale di “salvezza” che non poteva non servirsi di codici e significati segreti di regole comportamentali apparentemente insensate poiché fuori per principio dalla decifrazione razionale. Infatti la magia iniziatica di quei riti segreti si proponeva di superare la dimensione finita e mortale che caratterizzava la natura degli uomini incapace per sua natura di spingersi oltre un determinato limite razionale. Come negare allora l’inevitabilità di un approccio magico esoterico iniziatico alla vita. A questo stesso desiderio di salvezza si collega il grande successo in tutto il mondo arcaico del rito del capro espiatorio espresso in Grecia nel complicato rituale magico esoterico del “ farmacos” vivente strumento di purificazione. Il rituale poteva tradursi sia in un sacrificio umano sia nel sacrificio di un animale e sia in un sacrificio simbolico come la cacciata dalla comunità. Lo scopo era sempre quello di liberare la comunità da un male incombente come la minaccia di una pestilenza o l’imminente attacco del nemico. Doveva essere messa in atto una pratica salvifica affinché il male incombente venisse rovesciato sull’oggetto sacrificale ed espulso attraverso l’espulsione simbolica o reale del predestinato. Come si vede ci troviamo in presenza di una vera e propria pratica magica che si ripresenta con mille volti in tutte le società antiche. Di fronte a un male incombente ben definito o generico si ritiene necessario individuarlo dargli per così dire forma concreta. Apparirà allora molto più semplice liberarsene. Il timore di una minaccia senza volto viene combattuto e vinto attraverso la sua dedizione a esistenza particolare e concreta che è ben più facile eliminare o allontanare. Tuttavia dobbiamo dire che anche nell’antica Grecia nella quale avevano molta importanza i culti misterici la magia non ebbe sempre vita facile. La sua origine era infatti spesso legata a un cattivo intendimento di usanze religioni presenti tra popolazioni poco conosciute. A volte le usanze e le religioni di tali popolazioni poco note finivano per essere immaginate come perversione della vera religione oppure esotismi segreti cui solo pochi iniziati avrebbero avuto accesso. Non vi è dubbio che l’azione magica scardina ogni certezza poiché la sua sfera d’azione rompe le rigide opposizioni e quindi le certezze determinate che ci guidano in questa vita. Ciò vale anche per i riti magico esoterici che fanno riferimento al manifestarsi di un'altra dimensione. Infatti anche i riti magico esoterici erano caratterizzati da un profondo e insondabile mistero. Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sui culti magico esoterici nel mondo antico. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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scienza-magia · 2 years
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La magia nel mondo greco romano del periodo antico e tardo antico
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In questo articolo ci interesseremo della presenza della magia nel mondo greco e romano . Nell’ antica civiltà greca alcuni riti magici facevano parte integrante della religione ufficiale ( vedasi ad esempio i riti catarsici ). Tuttavia la Grecia classica considerava con diffidenza la magia praticata privatamente per fini personali. Sia per questa diffidenza sia anche in base a una certa conoscenza dei riti magici presenti nel vicino Oriente i Greci attribuivano alla magia un’origine straniera. Vi era un notevole salto di qualità tra i riti  magici della bassa magia tipici dell’antica Grecia che avevano come fine la guarigione da una malattia nonché il benessere in questo mondo e i riti iniziatici dei misteri. L’interesse andava cambiando natura e si dirigeva sempre più chiaramente alla dimensione ultra terrena. Infatti ad avere importanza non era più il “Hic et nunc “ ovvero la dimensione terrena. Sempre più esplicito infatti a partire dal V secolo appare l’interesse specifico nei confronti della salvaguardia della felicità eterna dalla quale venivano considerati esclusi in non iniziati al mistero. I principali misteri nell’antica Grecia erano i misteri eleusini. In tali misteri lo scopo finale di alcuni gesti non spiegati doveva essere una visione non trascrivibile in parole poiché assolutamente straordinaria . Si trattava probabilmente di una specie di intento comune a tutte queste pratiche di tipo magico-iniziatico . Tale scopo comune era la sostanziale volontà di sconfiggere il male la morte e il dolore in rituali di una magia finalizzata a realizzare la vittoria della vita e del bene. Siamo quindi presenti a un radicale cambiamento di prospettiva . Infatti si passava da una magia finalizzata alla dimensione terrena e alla realtà materiale ad una magia proiettata verso il dopo vita. Ma anche quest’ ultimo tipo di magia era una cosa che riguardava un numero ristretto di persone. Sarà così fino al II secolo a.C. Il principale autore al quale si collegano le fonti greche e romane era un autore egiziano ovvero Bolos de Mendes. La sua opera intitolata Cheiromecta  scritta sotto il nome del filosofo presocratico Democrito è la prima raccolta di argomento magico che conosciamo. Esisteva la credenza nel mondo greco che Democrito e Pitagora fossero venuti a conoscenza della saggezza segreta egiziana nel corso di un viaggio effettuato in Oriente. In seguito a tale viaggio si ipotizza che i due filosofi greci siano venuti a conoscenza di vari rituali magici . Le civiltà greco-romana non avevano collezioni di testi da utilizzare per fini magici ad eccezione dei cosiddetti “ papiri Magici Greci” dell’Egitto romano , della magia etrusca e dei testi legati ad un’antica tradizione di riti egiziani . Diverso discorso va fatto per i testi teurgici astrologici ed ermetici che formavano tradizioni separate sebbene correlate . Questa scarsità di testi differenzia le civiltà greca e romana da quelle del vicino Oriente e dall’Egitto dove collezioni di testi magici hanno svolto un ruolo importante in quelle civiltà soprattutto per riti apotropaici . C’erano inoltre numerose collezioni pseudo epigrafiche di testi esametrici usati nei culti misterici e nelle divinazioni (poesia orfica, oracoli di Bakis e delle Sibille) . Da questi libri gli oracoli Caldei che contenevano l’essenza della teurgia potevano essere annoverati nella letteratura magica. L’interesse del mondo greco per la magia divenne particolarmente vivace all’interno della compenetrazione culturale tra civiltà classica e civiltà orientale che diedero origine all’ellenismo. In epoca ellenistica la magia acquistò un nuovo significato innescandosi su una concezione della “simpatia universale”. Molti sono gli scritti magici dell’età ellenistica spesso posti sotto l’autorità di antichi sapienti oppure considerati trascrizioni di speciali rivelazioni divine Tutta la vasta produzione che va sotto il nome di Ermete Trismegisto comprende oltre a trattati più spiccatamente filosofici e misti scritti o frammenti che riguardano l’astrologia l’alchimia e la magia. Il fondamento comune di tutte queste opere è rappresentato da una concezione unitaria dell’universo pervaso di forze spirituali e dominato da leggi nascoste di “ simpatie “ universali. L’uomo si trova al centro di questo universo e può scoprire le simpatie nascoste entrando in rapporto con quelle forze universali. Inoltre l’uomo può riuscire a dominare tali forze mettendole al proprio servizio. Questa visione dell’universo e dell’uomo trova fondamento della magia ermetica e di quella neoplatonica  di Proclo e Giambico . Giambico concepì  la magia come una scienza suprema  mettendola in rapporto con una complessa teoria degli esseri intermediari tra l’uomo e il divino. A Roma la magia visse un periodo di forte diffusione nel I secolo a.C. nel momento in cui si rafforzò la credenza nel fatalismo astrale . La magia già dall’epoca arcaica serviva all’uomo romano per difendersi dalle forze naturali considerate malvagie oppure per agire proprio sulle forze naturali che voleva conciliarsi. In genere  si trattava di una magia bassa finalizzata ad ottenere vantaggi nella dimensione quotidiana come avveniva nella cultura ellenistica . L’esistenza di libri magici è dimostrata attraverso l’intera epoca imperiale romana e in molti luoghi soprattutto nell’oriente greco. Mentre Paolo predicava ad Efeso un numero non trascurabile di persone che praticavano la magia decisero di bruciare un considerevole numero di libri magici come è attestato negli Atti degli Apostoli . Nel 400 d.C. il compilatore delle “ Sentenze di Paolo “ affermava che nessuno doveva possedere libri di magia per non rischiare che venissero bruciati. I proprietari di tali libri potevano subire condanne molto severe come la confisca dei loro beni , l’esilio o persino potevano essere uccisi . Le autorità bruciavano i libri di magia considerati devianti e pericolosi . Tale pratica aveva una lunga storia nella cultura romana nell’epoca storica che precedette gli imperatori cristiani il primo dei quali fu Costantino. Ma  molto tempo prima dell’epoca cristiana a Roma vennero bruciati molti libri di magia . Per fare un esempio Augusto bruciò moltissimi libri oracolati che rivaleggiarono coi libri Sibillini come attesta Svetonio nella sua opera “Vita di Augusto” . Inoltre già nel 181 a.C. il Senato aveva ordinato l’incendio dei Pitagorici, libri di Numa trovati in una tomba come attesta Tito Livio . Non ci sono prove dell’esistenza a Roma di libri magici prima dell’era imperiale . Detto ciò riteniamo chiuso il discorso sulla magia a Roma e in Grecia nel periodo antico e tardo antico. Prof. Giovanni Pellegrino           Read the full article
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