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#ipazia
ilciambellano · 6 months
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Sunday
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donaruz · 2 months
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Ipazia d'Alessandria fu una scienziata e filosofa nata approssimativamente tra il 355 e il 370 d.C. ad Alessandria d'Egitto e uccisa da fanatici religiosi nel 415 d.C., proprio a causa delle sue ampie conoscenze e della sua volontà di essere una donna capace di esercitare il libero pensiero.
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vanzinic · 2 years
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pazzoincasamatta · 10 months
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ambasciatrice non porta pena
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gregor-samsung · 1 year
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“ «Vi era una donna allora in Alessandria — narra la Storia ecclesiastica del contemporaneo Socrate [Scolastico], avvocato alla corte costantinopolitana — il cui nome era Ipazia. Costei era figlia di Teone, filosofo in Alessandria, ed era giunta a un tale culmine di sapienza da superare di gran lunga tutti i filosofi della sua cerchia, ricevere in eredità (diadochè) l'insegnamento della scuola platonica derivante da Plotino, esporre a un libero uditorio tutte le discipline filosofiche [...]. Da ogni parte accorrevano a lei quanti volevano filosofare.» Ipazia «aveva raggiunto un tale vertice d'efficacia nell'insegnamento, ed era così giusta e saggia e così straordinariamente bella e attraente» che gli allievi s'invaghivano di lei, si legge in Suida, il lessico bizantino del X secolo, nel lungo articolo intitolato Ipazia, o della faziosità degli Alessandrini. Le notizie di Suida derivano da due narrazioni, oggi perdute, del tempo di Giustiniano: quella, vera o presunta, di Esichio di Mileto e la Vita di Isidoro, ultimo sacerdote del tempio di Serapide, composta dall'ultimo scolarca dell'Accademia di Atene, il neoplatonico Damascio; di questa ci restano assai scarni frammenti. È presumibile sia la prima a dichiarare che Ipazia, «essendo per natura più dotata del padre, non si fermò agli insegnamenti tecnico-matematici praticati da lui ma si diede alla filosofia vera e propria, e con valore: pur essendo donna ella indossava il tribon [il mantello dei predicatori cinici] e andava per le vie del centro della città a spiegare pubblicamente a chiunque volesse ascoltarla Platone, Aristotele o qualcun altro dei filosofi.» “
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Brano tratto da Ipazia, l’intellettuale, saggio di Silvia Ronchey raccolto in:
AA. VV., Roma al femminile, a cura di Augusto Fraschetti, Laterza (collana Storia e Società), 1994¹; pp. 214-15.
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colonna-durruti · 2 months
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Anticlericali
Oggi 7 marzo la Chiesa festeggia S. Cirillo (370 - 444), assassino di Ipazia, per mezzo di 500 monaci da lui aizzati. Lo storico contemporaneo Socrate ci dice che il vescovo Cirillo la fece ammazzare per far accettare la beatificazione del monaco teppista Ammonio, che il prefetto di Alessandria, Oreste, fece giustiziare. La filosofa e scienziata Ipazia, sosteneva nella Alessandria cristianizzata, la cultura greco romana, mentre ebrei e cristiani lottavano tra loro per predominare sugli ultimi pagani tollerati, distruggendone i libri e i templi o convertendoli come propri edifici di culto. Ipazia aveva molto ascendente su Oreste; fu mandata una squadra di monaci teppisti detti «parabolani» capeggiati dal lector Pietro (ἀναγνώστης: dunque non un analfabeta) che costituivano, per Cirillo, una specie di «guardia del corpo»: Ipazia fu catturata per la strada, denudata, lapidata, fatta a pezzi e bruciata. Cirillo fu santificato per coprire il massacro e dare un'aura mistica all'assassinio. Gli storici cristiani tentano di screditare il racconto di Socrate attraverso una grossolana falsificazione, quella di essere nato un secolo dopo. Per papa Ratzinger Cirillo fu un “instancabile e fermo” testimone di Gesù Cristo, “Verbo di Dio incarnato” e il 3 ottobre 2007 dedicò alla “grande figura” di uno dei Padri della Chiesa un'intera udienza generale.
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mucillo · 4 months
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Un bellissimo Monologo di Barbara Giorgi dedicato a Franca Rame.
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Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete chiamarmi Strega.
Perché tanto la mia natura è quella. Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita, dal primo calcio che ho tirato al mondo.
Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell’anima, sono una di quelle donne che hanno la vista e l’udito di un gatto, sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche, sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie.
E sono bella! Ho la bellezza della luce, ho la bellezza dell’armonia, ho la bellezza del mare in tempesta, ho la bellezza di una tigre, ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell’erba gramigna!
Per cui sono Strega.
Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra, sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale… sono io!
Sono Strega perché sono fiera del mio essere animale-donna-zingara-artista e … folle ingegnere della mia vita.
Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso, perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente.
Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici.
Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io – prima o poi – potrei finirci dentro.
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solosepensi · 4 months
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Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete chiamarmi Strega.
Perché tanto la mia natura è quella. Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita, dal primo calcio che ho tirato al mondo.
Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell’anima, sono una di quelle donne che hanno la vista e l’udito di un gatto, sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche, sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie.
E sono bella! Ho la bellezza della luce, ho la bellezza dell’armonia, ho la bellezza del mare in tempesta, ho la bellezza di una tigre, ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell’erba gramigna!
Per cui sono Strega.
Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra, sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale… sono io!
Sono Strega perché sono fiera del mio essere animale-donna-zingara-artista e … folle ingegnere della mia vita.
Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso, perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente.
Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici.
Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io – prima o poi – potrei finirci dentro.
Barbara Giorgi
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sunstaxsworld · 10 months
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In Memoria di Ipazia.
Oggi la chiesa cattolica festeggia San Cirillo, "dottore della Chiesa" che condannò a morte la scienziata e filosofa Ipazia, ad Alessandria d'Egitto, agli inizi del V secolo. Nasce in quell'epoca il cosiddetto "Medioevo cristiano", caratterizzato dall'oscurantismo religioso e dall'oppressione del Papato.
Ipazia fu massacrata e il suo corpo ridotto letteralmente a brandelli da una massa di fanatici, ciascuno armato di un pezzo di vetro o coccio, col quale dovettero infierire sul cadavere in segno di fede e di sottomissione alla Chiesa.
Ancora oggi Ipazia è l'emblema della libertà di pensiero e di ricerca scientifica, della razionalità filosofica, della indipendenza ed emancipazione della donna, contro il buio della mente rappresentato da tutte le religioni cosiddette "rivelate". Che la chiesa cattolica apostolica romana festeggi pure il suo malvagio "dottore", io invece ricordo la splendida figura di Ipazia, simbolo di tutte le donne colte, intelligenti e libere.
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iocaotic · 6 months
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Potete chiamarmi Strega
Non importa chi sono.
Non importa come mi chiamo.
Potete chiamarmi Strega.
Perché tanto la mia natura è quella.
Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita, dal primo calcio che ho tirato al mondo.
Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell’anima.
Sono una di quelle donne che hanno la vista e l’udito di un gatto.
Sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche.
Sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie.
E sono bella!
Ho la bellezza della luce,
ho la bellezza dell’armonia,
ho la bellezza del mare in tempesta,
ho la bellezza di una tigre,
ho la bellezza dei girasoli, della lavanda
e pure dell’erba gramigna!
Per cui sono Strega.
Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra, sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale… sono io!
Sono Strega perché sono fiera del mio essere animale-donna-zingara-artista e … folle ingegnere della mia vita.
Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso, perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente.
Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici.
Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io, prima o poi, potrei finirci dentro.
#Caotic.
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arcobalengo · 10 months
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Chi ci attacca e minaccia punta all’autocensura
DI ELENA BASILE.
Non sono sorpresa per le denigrazioni pubbliche iniziate nei miei confronti. L’unico ministro plenipotenziario donna, nominato ambasciatore d’Italia in Svezia e in Belgio da due governi differenti, sarebbe un’incompetente. Non mi aspetto che chi elogiava il mio lavoro a Stoccolma o a Bruxelles testimoni a mio favore. Capisco la presa di distanze di tanti per quieto vivere. Avere ascoltato la mia coscienza e credere in una diplomazia di commis d’Etat mi ha penalizzata per la promozione ad ambasciatore di grado e non me ne lamento. È giusto che, in una carriera gerarchizzata, sia così. Di questi contrasti tra coscienza e struttura (alla Farnesina o altrove) parlo nel mio ultimo romanzo Un insolito trio”. Il tema di Antigone è approfondito. Ma queste sono banalità.
Passiamo a ciò che invece è grave per una democrazia. So bene che non viviamo in una delle dittature contemporanee: la Russia o le tante altre con cui l’Occidente ha ottimi rapporti. Non mi arresteranno, la mia incolumità fisica è salvaguardata. Ma il linciaggio pubblico e la criminalizzazione del dissenso sono armi per imporre il silenzio. Le usano i cosiddetti sostenitori della democrazia e della sua esportazione fuori dall’Occidente collettivo. Gli stessi politici e giornalisti che criticano giustamente Putin per le repressioni a Mosca gridano allo scandalo perché un diplomatico (che ha rinunciato a una lauta retribuzione e si è dimesso volontariamente per poter rispettare la propria integrità morale ed esprimersi liberamente) diviene editorialista del Fatto. Il giornale (uno dei pochi) offre spazio al dissenso, alla critica della politica occidentale sulla guerra in Ucraina e del tradimento dei valori europei sulla solidarietà economica e le migrazioni. Accoglie chi denuncia la propaganda mediatica e la censura della Ue di Borrell, che chiude mezzi di informazione stranieri con la motivazione propria dei regimi oscurantisti: proteggere la popolazione dalla “disinformazione”. Di disinformazione si parla con assoluta inconsapevolezza dei rischi che questo concetto strombazzato su giornali importanti possa avere su un dibattito politico libero e degno di una democrazia. In Italia come in tutta Europa. La Commissione e il Seae organizzano riunioni e strategie contro la disinformazione. Siamo quindi in guerra e dobbiamo accettare le minacce alle libertà individuali garantite dalla Costituzione? Il cittadino non può informarsi come vuole e scegliere liberamente cosa gli sembri menzogna o verità? Se questa decisione è stata presa, è gravissima. Avrebbe dovuto essere ampiamente dibattuta nei Parlamenti delle democrazie europee.
Nel mio primo articolo firmato col mio nome (quando il Fatto aveva già rivelato che Ipazia ero io) avevo ben specificato qual è il dovere di riservatezza dei diplomatici. A mio avviso, anche il diplomatico in servizio, se non gestisce il dossier accanto all’istanza politica e non ha accesso a fonti riservate, può mettere la sua esperienza e le sue competenze a vantaggio del dibattito pubblico. Nel 2022, in coerenza con questi principi, rilasciai interviste al sito Linkiesta, al Fatto, al Mattino, a Dimartedì su La7. Naturalmente utilizzai un linguaggio meno incisivo e irriverente di quello di Ipazia. Un tempo la diplomazia interagiva a testa alta con la politica. Grandi ambasciatori ormai in pensione (non li nomino per non creare loro noie) condividono le mie idee e mi raccontano la “Farnesina democratica” che hanno vissuto.
Ho firmato la lettera di dimissioni nel febbraio 2023. La mia collaborazione col Fatto è iniziata ad aprile. I segugi pronti ad attaccarmi possono accertare la data del primo articolo di Ipazia, lo pseudonimo che ho usato inizialmente perché l’iter procedurale per la pensione non era ultimato. Volendo esprimermi liberamente e in coscienza, sentivo di dover proteggere l’Amministrazione da inutili imbarazzi e me stessa da possibili rappresaglie.
Trovo divertente che chiunque si discosti dal vangelo dei democratici Usa sia tacciato di spionaggio o di collusione col nemico: la Russia. Sarebbe molto facile ribaltare l’accusa e chiedere quanti politici, diplomatici e soprattutto giornalisti sono costretti a tradire la propria coscienza e ripudiare la verità per mantenere ruoli di prestigio e di influenza, o anche solo il posto di lavoro. Non scambiatemi, per favore, per una moralista! Sono stata nell’establishment, un’ambasciatrice lo è automaticamente. Ho scoperto che tanti politici, giornalisti, imprenditori, diplomatici con cui ero in amicizia mi esprimevano idee non dissimili dalle mie, ma solo “in bilaterale”. Quanti avrebbero voluto la fine della tortura di Assange! Capivo bene che in pubblico non avrebbero ripetuto le stesse idee. Anch’io, senza mai mentire, ho peccato di omissioni. È comprensibile non esporsi anche solo per quieto vivere. Non è giustificabile invece che nelle democrazie europee i cittadini siano forzati all’autocensura. Non è possibile accettare che i cosiddetti ‘liberali’ (persino gli ex radicali: povero Pannella, si rivolterà nella tomba, lui la voce sempre fuori dai cori!) insultino e minaccino di sanzioni le poche voci isolate di critica alla politica Nato e alle guerre ‘umanitarie’ statunitensi. Io sono per un euro-atlantismo differente, nel quale la componente europea accresca, anche con una difesa propria e una reale autonomia strategica, la propria influenza. Siamo in tanti: non filo-putiniani, ma sostenitori di una politica occidentale che stabilizzi le aree geografiche, il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Est dell’Europa. Torniamo ai valori di pace e prosperità. Battiamoci per un Occidente davvero democratico. Diceva Primo Levi: un lager nasce quando il cittadino gira la testa dall’altra parte.
🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist
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ilciambellano · 2 years
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Un po’ di cose sulla casa nuova
I gatti sembrano molto più tranquilli, soprattutto Ipazia, perché adesso può mettere tra me e lei almeno una stanza e un corridoio di distanza.
Avere il Parco Dora vicino è bello, tranne quando fanno il Kappa Future Festival o il Salone del Gusto e devi parcheggiare a Milano.
Forse è perché ormai conoscevo ogni angolo di Borgo San Paolo, ma qui ho l’impressione che ci siano meno “cose” (ferramenta, panificio, etc.)
Sono caduto anche io nel tranello di Bezos e ho messo due Alexa e molti smart switch, ho comprato NetAtmo e conto di aggiungere altra domotica. Non dovrei, ma non riesco a fermarmi.
Avere una stanza-ufficio da cui esci quando smetti di lavorare (e rientri per pulire la lettiera) è molto d’aiuto per distinguere work time e leisure time
Dal settimo piano vedo le montagne, le colline oltre il Po, Superga, il grattacielo San Paolo, Santa Zita, ma non la Mole. Ho scoperto dopo mesi con un binocolo che quella che pensavo essere la Mole era solo un’antenna. Però dai, il panorama non è male (a parte quella chiesa di merda). 
Quest’estate ho acceso il condizionatore meno di 10 volte, perchè tenendo le finestre aperte si riusciva a sopravvivere. This is a big plus.
Non ho mai vissuto in una casa con degli infissi decenti a Torino, quindi sentivo già freddo a Ottobre, a causa degli spifferi. Adesso qua ci sono 24 gradi mentre fuori ce ne sono 15, sia lode al doppio vetro.
Tra quando abbiamo chiesto il mutuo e abbiamo fatto il rogito il tasso d’interesse è aumentato da da 0,9 a 1,5. Ho rosicato un sacco, ma dati i tassi che ci sono adesso, posso ritenermi fortunato.
Possiamo invitare più di due persone a casa!
Per buttare l’immondizia serve una tessera magnetica. L’altro giorno ho portato l’organico ma l’ho dimenticata, quindi sono salito a prenderla lasciando giù il bidone.  Quando sono tornato (3 minuti circa?), il bidone non c’era più. OK, messaggio ricevuto...
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donaruz · 9 months
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«Difendi il tuo diritto di pensare, perché anche pensare erroneamente è meglio che non pensare affatto».
(Ipazia)
Ipazia di Alessandria, inconfutabile emblema di passione per la verità, impavida e dolce anima, pertanto barbaramente defraudata della Vita.
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personal-reporter · 5 months
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ln tutta ltalia tante Fiere di Santa Caterina giovedì 30 novembre
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L'ultimo giorno del mese di novembre un po in tutta ltalia, dall' Alto Adige alla Sardegna  dalla Lombardia alla Puglia si aprono queste Fiere locali retaggio di  una storia plurisecolare. Quella del paese di Villanova d' Asti cui siamo affezionati e da cui han preso spunto queste considerazioni, , è in realtà fra le più recenti, essendo alla 153a edizione. Ovviamente la  Caterina qui ricordata non è quella di Siena, dottoressa della Chiesa dichiarata patrona d' Italia dal 1939 e più di recente d' Europa. Si tratta bensì di Santa Caterina d' Alessandria d' Egitto martire. del IV secolo, straziata con il supplizio della ruota chiodata. E successivamente decapitata, E non meno dotta. Proprio il tipo di tortura,cioè la ruota, l' ha fatta diventare propettrice dei mercanti  degli artigiani che con i loro carri trasportavano le varie merciegli attrezzi da lavoro. Vicenda truculenta come purtroppo molte in quei tempi ed i  quella zona a carico delle donne. Ricordiamo anche il martirio di Ipazia voluto però, in questo caso,  dal vescovo cattolico Cirillo, divenuto santo ed il cui culto è dilagato in Oriente tanto che la scrittura di quella parte del continente europeo ha preso il suo nome. In Francia il culto di Caterina è vivissimo tuttora, anche perché nel passato l' Università di Parigi la proclamò patrona della facoltà di Teologia. In effetti la Santa è nota altresi per la  sua sapiente erudizione con cui riuscì a convertire i retori  della sua città. Dal suo corpo al momento della decapitazione non sgorgò sangue e gli angeli portarono le sue spoglie sul Monte Sinai, ove tuttora esiste il monastero a lei dedicato : sola testimonianza cristiana in terra divenuta islamica. In Italia fu invece la protrettrice delle "sartine" cioè delle fanciulle povere che cucivano gli abiti delle signore. I goliardi torinesi (i non molti legati alla tradizione ottocentesca), ancora oggi festeggiano le "caterinette". Giovanette che gli studenti spesso illudevano con amori fugaci e che oggi non esistono più. Tornando al riferimento mercatilistico ed artigiano, si narra che furono i Crociati ad importare in Europa il culto della Santa finché nel 1373 il patriarca di Udine Marquardo concesse l' apertura nella sua diocesi di un mercato  dedicato a Santa Caterina. l veneziani  che occupavano ll Friuli, abiil mercanti, diffusero la novità  un pò ovunque. Nel mondo rurale San Martino è santa Caterina rappresentano due capisaldi fondamentali per lo scambio delle derrate,  per l' acquisto dei mezzi di lavoro o la loro manutenzione. Oggi chiaramente è l' ennesima occasione di fare acquisti a km zero, di gustare  piatti e bevande della tradizione grazie sopratutto alle Pro loco sempre attive a favore delle proprie comunità. Articolo di ERRECI Read the full article
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lamilanomagazine · 5 months
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Siracusa: all'Urban Center l'evento contro la violenza di genere chiuderà la sesta edizione del Festival dell'Educazione
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Siracusa: all'Urban Center l'evento contro la violenza di genere chiuderà la sesta edizione del Festival dell'Educazione. Siracusa. Sabato prossimo, Giornata internazionale dell’eliminazione della violenza sulle donne, nella sala B dell’Urban Center (via Nino Bixio 1) si discuterà di violenza di genere facendo parlare chi giornalmente si preoccupa sul campo di arginare il fenomeno. L’evento, che si svilupperà in due momenti, è stato organizzato dall’assessorato alle Pari opportunità ed è inserito nel programma del Festival dell’Educazione, in corso di svolgimento in questi giorni e curato dalla struttura di Città Educativa del Comune. Il convegno prenderà il via alle 16,30 e sarà aperto dall’assessora alle Pari opportunità, Barbara Ruvioli, e dall’assessore di Città Educativa, Giancarlo Pavano. Seguiranno gli interventi delle rappresentanti dei due centri antiviolenza della città: Daniela La Runa per “Ipazia” e Rita Disco per “Le Nereidi”; poi sarà la volta di Patrizia Dugo, dell'associazione Cotulevi (acronimo di Contro Tutte le Violenze), di Valeria Drago, neurologa e vice presidente dell’Associazione donne medico; di Salvo Sorbello, presidente provinciale del Forum delle associazioni familiari; dell’avvocata Alessandra Garufi, che nell’ambito del suo ordine professionale si occupa di pari opportunità; e di Luisa Ardita, sorella di Eligia, la donna uccisa dal marito nel 2015 a Siracusa. Nel dibattito prenderanno la parola studenti e attivisti. Il secondo momento dell’evento consisterà in uno spettacolo in cui si susseguiranno letture di brani e coreografie sempre sul tema della violenza di genere. «Per affrontare un argomento così delicato e attuale – spiega l’assessore Ruvioli – è importante non parlare di cose astratte ma di toccare con mano, attraverso le protagoniste, il dramma vissuto in prima persona dalle donne vittime dei soprusi ma anche gli effetti sulle famiglie. Ognuno degli interlocutori ci offrirà un punto di vista diverso ma sempre importante per comprendere i contesti e le dinamiche del fenomeno. Inoltre conosceremo l’associazione di volontariato Cotulevi che si sta accingendo ad aprire due sportelli di ascolto nelle scuole Quintiliano ed Einaudi, ai quali si potranno rivolgere studenti, docenti e genitori e, nelle ore pomeridiane, anche l’utenza esterna». L’iniziativa di sabato chiuderà la sesta edizione del Festival dell’Educazione, iniziato domenica scorsa e organizzato ogni anno dal Comune per ricordare Pino Pennisi, instancabile promotore di iniziative dedicate a bambini e ragazzi scomparso prematuramente. La mattinata inizierà alle 9, nella sala A, con il progetto “La comunicazione e l’ascolto consapevole” dell’associazione Mareluce Onlus.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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gregor-samsung · 2 years
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“ Influente nell'aristocrazia, erede della dinastia intellettuale che faceva capo alla scuola del Museo, Ipazia era soprattutto maestra del «modo di vita ellenico» (hellenikè diagogè), sostanzialmente politico, cui l'aristocrazia pagana s'ispirava: lo conferma Suida, ancora qui da identificarsi in Esichio, secondo cui era «fluente e dialettica (dialektikè) nel parlare, accorta e politica (politikè) nell'agire, così che tutta la città davvero la venerava e le rendeva omaggio». «Dalla cultura ellenica (paidèia) le derivava», come ci informa Socrate Scolastico, «un autocontrollo e una franchezza nel parlare (parrhesìa)» per cui «si rivolgeva faccia a faccia ai potenti e non aveva paura di apparire alle riunioni degli uomini: per la sua straordinaria saggezza, tutti costoro le erano deferenti e la guardavano, se mai, con timore reverenziale». Ipazia era la portavoce dell'aristocrazia cittadina presso i rappresentanti del governo centrale romano e in particolare presso Oreste d'Egitto. «I capi politici venuti ad amministrare la città», riferisce Suida, «si recavano per primi ad ascoltarla, come seguitava ad avvenire anche in Atene. Poiché, se anche il paganesimo vi era finito, comunque il nome della filosofia pareva ancora grande e degno di venerazione a quanti avevano le più importanti cariche cittadine». La filosofa influenzava direttamente e fortemente la politica interna della sua città: «Tu hai sempre avuto potere. Possa tu averlo a lungo, e possa tu di questo potere fare buon uso», si legge in una lettera di raccomandazione che le indirizzò l'allievo Sinesio. Ma proprio da questo potere locale e clientelare prende le mosse la trasformazione delle classi dirigenti, avviata nelle sedi provinciali dal legittimarsi politico della Chiesa. La polis tardoantica e bizantina vedrà d'ora in poi il vescovo, non più il filosofo, farsi consigliere e «garante civico» del rappresentante statale. «Il vescovo cristiano doveva avere il monopolio della parrhesìa!», ha scritto Peter Brown, proponendo, appunto sul caso di Ipazia, un sillogismo storico fin troppo immediato: se nella fase di trapasso dal paganesimo al cristianesimo il ruolo del filosofo e del vescovo vengono a sovrapporsi, che cosa fa il vescovo, se non eliminare il filosofo? «Phthonos personificato si levò in armi contro di lei», denuncia Socrate. La gelosa malevolenza, lo phthonos dei cristiani per i pagani secondo tutte le fonti, e secondo un luogo comune della letteratura antica, è causa della fine violenta non solo di Ipazia ma insieme dell'antico modo di vita della polis, cui Suida accenna nel suo sfumato riferimento ad Atene. “
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Brano tratto da Ipazia, l’intellettuale, saggio di Silvia Ronchey raccolto in:
AA. VV., Roma al femminile, a cura di Augusto Fraschetti, Laterza (collana Storia e Società), 1994¹; pp. 215-16.
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