Tumgik
#io non ne esco più
thusspokebespoken · 1 year
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girlscarpia · 6 months
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Ah adesso per mia madre è pericoloso girare in città alle 5 del pomeriggio insieme a un'altra persona. Il perché? Rischio di attacchi terroristici 😐😐😐
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camdenhells · 2 months
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2stelle · 1 year
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x tw cibo tw disordini alimentari (boh più o meno)
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belladecasa · 5 months
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Quando ho saputo dell’ultimo femminicidio ho pensato a tutte le mie Vigilie di Natale, trascorse su due tavoli: uno, grande, alto, di legno, a cui sedevano gli uomini, l’altro, di plastica, smontabile, che veniva tirato fuori nelle occasioni in cui eravamo di più, in cui stavano le donne. Rigorosamente posizionato in modo da rendere più agevole l’accesso alla cucina. Mi ricordo che da quel tavolo veniva un dialetto urlato, grossolano, cose che non capivo che diventavano liti, tra mio nonno e mio zio. Quelle cose ce le siamo trascinate per anni, sullo stesso tavolo, finché un giorno mio zio se ne è andato durante il pranzo e non è tornato più da noi a Natale. Le donne, mia madre, le mie zie, non c’entravano nulla con quelle liti: educate a sopportare le urla, i tavoli squallidi di plastica, l’odore di fritto, la sopraffazione, la violenza, le lacrime. Era normale puzzare di cucina come di sottomissione. Mia nonna me la ricordo sempre infelice, rannicchiata su una sdraio, piangeva spesso, di lacrime mute. Mi diceva che mio nonno era cattivo e io allora non capivo perché, poi è arrivato a darmi della troia e ho capito. Mamma perdeva sempre la voce perché a differenza di mia nonna, all’apparenza, si ribellava, ma le sue grida erano mute come le lacrime della madre. Si è dovuta sposare a 23 anni per uscire di casa, essere concessa da un uomo a un altro uomo, uno che la lasciava con la suocera a togliergli il suo piatto mentre lui se ne andava. L’unica cosa che è cambiata è che oggi la suocera è morta.
Quando ho saputo ho pensato a quella volta che Arianna mi raccontò di quando, fuori dalla sua residenza universitaria, fermarono un ragazzo che stava prendendo a calci la sua fidanzata. A quella volta che Giacomo mi disse di quel ragazzo che aveva diffuso su un gruppo Telegram le foto, foto normali, in costume, della sua migliore amica, per simulare uno stupro di gruppo.
Quando ho saputo ho pensato a Moira, a Valeria, ad Adriana, ad Antonella, ad Arianna, a Luisa, a Chiara, a me. In tutte le relazioni delle mie amiche ho visto: sputi e insulti, divieti di uscire, minacce, richieste di video per controllare che fossero davvero dove dicevano di essere, pretese di tornare a casa e trovare il piatto pronto, commenti sessualizzanti verso altre donne, pressioni per fare sesso anche con la cistite, per fare sesso senza preservativo.
Quando ho saputo ho pensato a mio nonno, al fatto che ancora mi logoro perché non riesco a legargli altri ricordi che non siano, ad esempio, quella sera in cui mi disse che io non esco mai di casa ma quando lo faccio vado vestita come una troia. Che avrebbe voluto una nipote diversa, che ero brutta, che ero troppo magra. Poi sì mi diceva che lui moriva per me e mi voleva bene più di chiunque. Mentre mia zia faceva le radio per il tumore al seno arrivò a insinuare che non andasse dal medico ma “a fare la mignotta”, insieme a mia madre.
Quando ho saputo ho pensato ai quattro anni con Giorgio, a tutte le volte, innumerevoli, in cui mi diceva che ero stupida, inutile, e non sapevo fare un cazzo. E a quella volta che ubriaco mi disse, ovviamente, che ero una troia.
Quando ho saputo ho pensato che sarebbe potuto succedere a me, che potrebbe succedere a me, ora e sempre, e ad Arianna, ad Adriana, Valeria, Antonella, Moira. Ad ognuna delle mie amiche, a mia zia, a mia madre a mia nonna. Pensate che mi sorprenderei, se ci fossero, o ci fossero state, al posto degli insulti, degli sputi, dei racconti, dei tavolini di plastica, le coltellate?
#s
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limoniacolazione · 10 months
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Cronaca dell’ultimo anno, del perché scomparire, del perché poi tornare TW: Depressione, suicidio, burn-out
Il 10 ottobre 2022 il mio medico ha scritto per la prima volta, nero su bianco, nella mia cartella clinica le parole “burn-out” e anche “disturbo depressivo maggiore” e ancora “fobia sociale selettiva”. La mattina del 10 ottobre 2022 ho avuto un episodio psicotico mentre aspettavo di uscire di casa per andare al lavoro e con la sensazione, come ogni sacrosanto giorno, di non volerci andare, di non poter forzare un passo fuori dalla porta senza piangere a dirotto. Prima di quella mattina, ho passato ogni giorno delle vacanze nell’estate 2022 ad avere un attacco di panico perché un secondo dopo l’altro mi avvicinavo immancabilmente al rientro al lavoro. Prima ancora dell’agosto 2022, avevo già ascoltato la parola “burn-out” appiccicarmisi addosso durante una seduta di psicoterapia: era il 2021, ma non ci ho fatto caso. Quando ho chiuso l’Atelier Pupini, quando ho smesso di cucire, quando ho smesso di leggere i tarocchi, quando non ho più sentito interesse per niente e nessuno, quando ho smesso di dormire la notte, quando ho pianto tutte le lacrime, quando ho iniziato ad avere paura di uscire di casa, quando tutte queste cose si sono accumulate come macigno sui polmoni, avrei dovuto forse accorgermi e prendermi una pausa, ma non ci ho fatto caso. Quando ad inizio del 2021 ho avuto una sciatica, l’unica della mia vita, che si è protratta per mesi, che mi ha imposto di camminare con due stampelle per tutta la primavera, che è stata studiata come un mistero da molteplici esperti del campo medico che non hanno saputo trovare una spiegazione, avrei dovuto ascoltare il richiamo del corpo che mi invitava a fermarmi, ma non ci ho fatto caso. 
Quando lavori nel sistema pubblico, aggiungici pure che sei una people pleaser del cazzo, che non hai mai imparato a dire no, che i limiti non sai manco come si scrive, quando lavori per dei bambini che sono in tutte le situazioni della scala sociale, che si sono trovati ad avere magari dei genitori di merda o che sono meno fortunati di tanti altri, non ci fai caso ai segnali che ti dicono di fermarti quando c’è ancora tempo. Non ci fai caso perché il senso di responsabilità è la tua forza motrice. Perché se non te ne occupi tu, chi lo farà? Così non ho frenato. Mi sono schiantata con la pazzia, la depressione, il burn-out, la fobia sociale in un mattino di ottobre 2022; ci siamo accartocciati e siamo diventati una cosa sola.
Alla dottoressa che ha scritto, nero su bianco, nella mia cartella clinica, le parole “burn-out” e anche “disturbo depressivo maggiore” e ancora “fobia sociale selettiva” ho detto “mi faccia un certificato per oggi che ho saltato il lavoro e domani ci ritorno” (che quando uno è di coccio). Lei, la dottoressa, ha riso. Mi ha detto “hai pensieri suicidi?” e io ho detto no, fissando però un quadro del lago d’Annecy e immaginandomi nel suo fondo più profondo, coperta da metri cubi d’acqua, cosa che anche oggi, a scriverla, mi fa sentire una leggerezza, una pace che non so meglio descrivere. Ho mentito. La verità è che non avrei potuto sopportare un ricovero in ospedale psichiatrico, che mi avrebbe annientata e per questo ho mentito. Per mesi ho avuto idee suicidarie passive e adesso che è quasi un anno che sono sotto antidepressivi, direi che sempre di meno. Va meglio.
Al lavoro non ci sono più tornata. Mi hanno messo in lunga malattia. Adesso il mio lavoro è curarmi e provare a riemergere meglio di prima.
Ho imparato che si può essere depressi e innamorati, aver voglia di morire e ridere allo stesso tempo, passare notti insonni e giorni a dormire, che corpo e testa lavorano insieme, anche quando ti sembra che vogliano farti la guerra. 
La strada è ancora lunga, ma non sono sola. Esco ancora poco, ma parlo agli amici (ogni tanto, anche se lo sforzo è grande) e parlo di quello che sto vivendo (pure se la fatica è titanica). L’amico G., di professione psichiatra, mi ha chiesto se sono seguita. Ho risposto che ho due psicologi (uno per l’EMDR, una clinica) e uno psichiatra e che il prossimo passo è invitarli tutti a fare una partita di strip poker per entrare ancora di più in intimità.
Lo psicologo dell’EMDR mi ha detto “concediti un errore, mostrati trasparente, non abbellire la vita, inciampa”. Così, in tutta fragilità, ho scritto questa cosa e glielo dirò alla prossima seduta. 
Guillaume mi ama, riamato. Ogni tanto, quando mi sente vagare per casa, nel mezzo della notte, si alza anche lui, prende due biscotti e facciamo insieme uno spuntino. 
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fatalquiiete · 11 months
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- Netflix? - Sì, dimmi. - Com’è che non riesco più a entrare nel mio account? - Mah, magari è solo un problema tecnico, oppure… - Oppure? - Oppure sei una zecca dimmerda. - Prego? - Non pigliarmi per il culo, sudicio squatter! È finita la pacchia, basta con l’estate dell’amore, tu e i tuoi promiscui amici hippie non potete più passarmi fra voi come se fossi una canna! - A parte che abbiamo trentanni e le canne non ce le fumiamo più perché siamo tutti sotto psicofarmaci. E poi come cazzo ti permetti? - Io come cazzo mi permetto? Voi siete degli schifosi parassiti! - Non eri tu quello del “love is sharing a password”. - Sì, prima. Poi mi son fatto due conti e ho scoperto che mi stavate fregando. E quindi adesso c'è il nucleo domestico, così non fate più i furbetti. - Noi siamo un nucleo domestico. - Ma stai zitto che uno sta a Viterbo e l’altra sta a Bolzano. Quanto è grande sta casa? - Ma scusa, c’hai i miliardi, che ti frega se condividiamo l’account? - Mi frega perché voglio i triliardi, voglio i bizzilioni, forse persino i paperdollari. - Ah, è così? E allora sai che ti dico avido bastardo? Lì fuori è pieno così di servizi di streaming migliori di te. Ti mollo e me ne trovo un altro! - Non oseresti! - Addio! … - Ciao sono Disney+! - Ciao Disney+, io è da un po’ che non esco con un altro servizio streaming quindi non so bene come… - Lascia fare a me. Ti piace Star Wars? - Io adoro Star Wars. - A posto. Ce l’ho. - Ma che figata! E cos'hai? - Tutto. - Come tutto? - Tutto. Ho fatto una serie su tutto. - Ma Star Wars è un gigantesco universo di… - TUTTO! Ti ricordi il droide protocollare che compare brevemente in episodio IV? - No. - Mo c’ha una serie sua. Tre stagioni. Nella seconda mi diventa ludopatico. Indovina chi gli dà la voce? - Non lo so. - Dai, indovina. - Non lo so. - Servillo. - Un droide protocollare con la voce di Toni Servillo? - Che fuma! Fuma a tutto spiano! Però sigarette elettroniche perché è pur sempre Disney… - Io non so se… - Marvel! Ti piace la Marvel? - Magari ha un po’ stuccato… - TUTTA LA MARVEL. - Tutta? - Una serie ogni due settimane, pém pém. La prossima è sul commercialista di Thor. Il multiverso delle fatture, lui che fa delle gabole assurde in CGI per detrargli il martello. Una roba pazzesca. - Forse è un po’ troppo… - Live action! - Ti prego… - Un bel live action! Un grande classico della tua infanzia reso più freddo e inquietante dai potenti mezzi del digitale. - Quale classico? - Taron e la pentola magica. - Mai sentito. - Ma come? Il grande Taron e la pentola magica. Tu immagina la meraviglia di avere Taron e la pentola magica in live action. - Io devo proprio andare… - Non andare! È bello! La pentola magica è nera! … - Amazon Prime? - Prego, accomodati. - Perché sei alto due metri, pelato e pieno di gioielli? - Perché io sono il Re dei Re. E, se mi paghi, tu puoi diventare mio suddito. - Cliente no? - No, ci piace suddito. Ho risorse economiche infinite, posso produrre qualunque cosa, posso darti tutto ciò che vuoi. Mi basta guardarti per sapere esattamente quali sono i tuoi desideri più reconditi. - … - Una serie tv su Angelo Pintus. - No. - Un film con Lillo in cui lui fa delle scoregge magiche che viaggiano nel tempo. - No. - Uhm, sei tosto. Vediamo così: una produzione da settecento milioni di dollari basata su un franchise solidissimo, venerato e impossibile da rendere noioso. - Uau. Com’è? - Molto noiosa. … - Sky. - Eccomi qua. - Che mi proponi? - Ho solo una parola per te. Calcio. - Mi piace il calcio. - Certo che ti piace. Guarda qua: Conference League. - Ottimo. - Europa League. - Addirittura. - Champions League. - Meraviglioso. - Scusa, che squadra tifi tu? - Juve. - Oh no. … - DAZN. - €Kkom1 Q#a! - Va tutto bene? - Hò zoLL0 uñª pA@rlllll P*r ttt3. - Uhm. Che parola? - INTERRUZIONE DEL SERVIZIO. Ci scusiamo per il problema tecnico. Stiamo facendo tutto il possibile per ripristinare il servizio. … - Ciao, sono Apple TV! Ho delle serie decenti. - Tutto qua? - No, no, e se ti dicessi che a breve potrai vedere quelle serie con un’esperienza rivoluzionaria a 360° grazie ai nostri futuristici visori? - Be’, è fantastico! - A solo 3500 euro. - Non posso spendere 3500 euro per un visore. - Perché? - Perché devo mangiare. - Mi dispiace, non sei il nostro target. … - Ciao MUBI. - Fammi indovinare, vuoi una serata rilassante? - Magari. - Un bel filmetto scacciapensieri dopo una lunga giornata di lavoro? - Sarebbe l’ideale, sì. - E invece Tarkovkij. - No dai… - Herzog. - Magari una roba un po’ più leggera. - Lee Chang-dong. Coreano. Secret Sunshine. Storia di questa che impazzisce perché le muore il marito e poi le ammazzano il figlio. Se non ti ricordi il titolo basta che vai al tag tragedia. - Hai un tag tragedia? - Per forza. Ho duecentosettanta titoli solo sul suicidio. - Addio MUBI. - Torna qui! Mi sento così solo! C’ho Bergman in offerta! … - Non ci posso credere. - Ciao RAI. - Sei tornato. - Sì - Sei tornato da mamma. Dalla tua mammuzza. - Sì, boh, mo vediamo… - Come vediamo? Ma io lo sapevo! Non aspettavo altro! Il mio bambino! Guarda come sei cresciuto. Ti ho già preparato tutto. Tutte le cosette che ti piacciono tanto. C’è Don Matteo, Un Ciclone in Convento, l’Eredità e tutto il Posto al Sole che vuoi. Adesso ti metti qua col plaid, tranquillo e pacifico per tutta l’eternità. - Dov’è Fazio? - Non cominciamo, manco ti piaceva Fazio. - Mamma, tutti i servizi in streaming mi trattano male. - Non pensarci. Adesso non ti devi più preoccupare di quelle piattaforme cattive. Adesso c’è mamma tua. Vieni, abbracciami. Sai che ti voglio tanto tanto bene? - Anche io te ne voglio. - E mamma non è come quelle brutte avide piattaforme. Mamma ti vuole bene esattamente come sei. - Grazie mamma. - L’hai pagato il canone? - No. Sono due anni che non ti guardo. - Tranquillo. Non fa niente. Tu stai qui, rilassati e io intanto chiamo due amici di mamma che ti vengono a spezzare le rotule.
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ildiariodicoraline · 6 months
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Quando esco e sono in giro, quando vado in dei posti e tu non ci sei, quando sono in mezzo a delle persone e tu non sei lì con me, è in questi momenti che la tua mancanza la sento e la soffro ancor di più.
Mi capita di vedere coppie affiatate che scherzano, ridono, si prendono in giro, coppie che sono complici, che si scambiano effusioni o parole dolci e il mio pensiero, tristemente, torna sempre a te.
Io e te abbiamo tutto questo ma per qualche motivo il destino ha deciso che non possiamo viverlo, che non possiamo viverci a pieno.
E si, sono gelosa di loro, sono gelosa della loro quotidianità e della facilità con la quale possono viversi in ogni momento, in ogni istante, liberamente.
La distanza che ci separa io la vivo come una condanna.
Ti amo profondamente e ho un disperato bisogno di te, soprattutto nei momenti difficili, quando vorrei solo sprofondare nelle tue braccia per non pensare più a niente, ma anche in quei momenti belli da morire, quei momenti che mi riempiono il cuore di gioia, quella gioia che io vorrei condividere soltanto con te.
Vorrei poter essere libera di vederti e di starti accanto ogniqualvolta che ne sento la necessità.
Mi piacerebbe accompagnarti nelle tue uscite quotidiane.
Mi piacerebbe vederti dopo un'estenuante giornata lavorativa.
Mi piacerebbe andare a sostenere ogni esame all'università con te al mio fianco, perché solo tu sai cancellare ogni mia ansia, ogni mia preoccupazione, perché solo con te accanto io riesco a sentirmi invincibile.
Mi piacerebbe potermi rilassare al tuo fianco ogni fine settimana.
Mi piacerebbe svegliarmi la mattina con la consapevolezza che comunque andrà la giornata anche solo cinque minuti io ti vedrò, e basterebbe questa consapevolezza a farmi affrontare al meglio ogni giorno.
E invece sono qui, a contare ogni volta i giorni che mi separano dal momento in cui finalmente ti rivedrò.
E invece sono qui, con la paura nel cuore, a sperare che tu non molli la presa.
E invece sono qui a sentire costantemente la tua mancanza e a vivere nel ricordo di ogni momento nostro.
-Il diario di Coraline🌙
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palmiz · 1 month
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Ricordi e Riflessioni.
Molti anni fa, da giovincello, quando ancora avevo tutti i miei sogni, le famose "farfalle nello stomaco", credevo ancora ciecamente nell' innamoramento e avevo tutte le mie sane fantasie su un rapporto di coppia gaio e duraturo nonostante alcune botte già prese, mi ritrovai a parlare di donne con un collega ben over 50.
Bè, lui molto più disfattista, ma si riteneva anche molto realista e diretto sull' argomento.
Vuoi per l'età, vuoi per 2 lunghe storie andate male, mi esordisce con delle affermazioni e discorsi che per come vedevo ancora le cose non condividevo per niente:
"Rapporti fissi con le donne anche basta; troppo complicati, un continuo discutere e mediare su tutto, sempre al limite della sopportazione quotidiana, un continuo adattamento ad umori , esigenze, bisogni e abitudini che mutano, specialmente quando i rapporti cominciano ad avere qualche lustro."
Facendola breve e concisa, il suo rimedio:
" la prossima, se proprio ne vale la pena, al massimo come ospite a casa mia, ma poi ogniuno a casa propria, con le proprie esigenze e abitudini, se le sta bene bon, sennò pazienza, nel frattempo, se proprio devesse venirmi l'ispirazione, pago, mi faccio un oretta di divertimento e sfogo ben coccolato, nessuna ansia da prestazione, nessun ocio de qua, ocio de la, nessuna toccatina sbagliata, parola sbagliata, nessun coinvolgimento e sbattimento pre e dopo; esco, e tranquillamente rilassato me ne torno a casa mia dai miei libri e dai miei gatti.
Al chè, io prima gli risi in faccia, rimanendo anche abbastanza contrariato da un tale atteggiamento e ragionamento visto come la pensavo, ma lui:
" guarda, vista la tua giovane età, è giusto come la pensi, con tutti i tuoi sogni, speranze e desideri, ma quando arriverai alla mia età, ricorderai questa discussione e capirai" ...
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raccontiniper18 · 5 months
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Sesto racconto erotico
Abbiamo parlato di masturbazione, e di quanto fosse naturale farla, abbiamo parlato della nostra prima volta,perchè non parlarne dell'ultima? Non so se possa piacere,a noi ecciterebbe sapere quando e come vi siete toccati,con cosa, con che aiuto durata e tutto del vostro momento di intimità.
Allora premessa che conviviamo ma a causa del lavoro abbiamo bisogno di ''coccolarci'' anche da soli.
Partiamo da lui:
Mi sono svegliato come mio solito con il durello mattutino,come accade a tutti, e con un voglia infinita,mi giro e la mia lei dorme,è dolcissima e so che se la svegliassi mi mangerebbe vivo,quindi evito. L'ammiro per alcuni brevi minuti e vado in bagno, mi spoglio tutto pipi', e come sapete con il durello è un po' complicato farla,ma mi impegno anche perchè lei non vuole che pisci in doccia,sennò mi viene più facile li, mi lavo il viso, barba, lavo i denti.
Sempre con il cazzo all'aria, che cerca di placarsi sennò non vuole saperne di afflosciarsi.
Entro in doccia, il cazzo sbatte a destra e sinistra perchè quando si è duri da moscio o da duro, va per i fatti suoi. Mi shampo,mi insapono tutto e tralascio la zona inguinale appositamente,finita la doccia, mi dedico solo al mio cazzo ,lo insapono per bene e mi sego, penso ,si vado di fantasia e mi sego,si mi sego fortissimo perchè voglio venire. Tempo 3 o 4 minuti sento che già sto per venire, vorrei sbo*rare in doccia ma evito, esco mi asciugo e mi reco in cucina con l'accappatoio e il cazzo sempre sballolzolante.
Mi preparo il caffè, e prendo anche la sua tazzina, mi do gli ultimi due colpi in cucina e sbo*ro,un bel po' che riempio la tazzina del mio piacere per 1/4. Soddisfatto mi asciugo la testa del cazzo con l'asciugamano,mi bevo il caffè e lascio la sua tazzina di sb*rra già nella macchinetta.
Finito di bere il mio caffè mi asciugo,mi vesto e mi reco a lavoro.
Lei:
Mi sveglio, vado in bagno correndo per fare la pipi', ahwwwww la pipi' del mattino è una tappa che amo perchè è soddisfaccente all'infinito. Oggi non lavoro quindi ho tempo che impiegherò per farmi bella,creme cremine, estetista ,parrucchiera cosi' che oggi pomeriggio il mio lui si rinnamori di nuovo di me, perchè lui dice cosi' ogni volta che mi faccio bella.
Finito in bagno mi reco in cucina, sento già il suo odore,la cucina ne è colma. Penso mamma mia che buon odore di sbo*ra, come suo solito è nel bicchierino di caffè, in genere mi faccio uno shot di sb*rra e poi mi bevo il mio caffè,ma oggi voglio cambiare si,voglio un caffè corretto alla sb*rra. Metto la cialda del caffè, e il caffè si mescola con il suo piacere. A livello mentale mi eccita un bel po' sento già lo slip pieno e bagnato. Mamma mia
Assaggio 'sto caffè corretto e cazzo se mi piace, io adoro la sb*rra ma con il caffè è la morte sua.
Ingoio o bevo,non so come dire credo più ingoio ahahaha
TUTTO fino all'ultima goccia.
Mi reco nel nostro lettone apro il cassetto dei miei sex toy e ne scelgo uno, oggi scelgo il ciuccia clitoride e il vibro durex cosi facciamo la giusta combo. Apro il pc e lo collego alla tv cosi da vedere un bel pornazzo, perdo 10 minuti per trovare un bel porno, e ne trovo uno dei bei maschioni che si inchiappettano l'un latro dio mio muoio. Mi metto il cazzo in fica e mi martello e con l'altra mano mi metto l'altro sul clito, Dio lo amo e poco dopo sento già lo stimolo di venire, VENGO. Dio mio di già penso, e sorrido fra me e me. Pulisco i miei due toy con il clean e li rimetto a posto, mi accorgo che sono ancora vogliosa e il porno è ancora alla tv,beh perchè no penso e mi tocco da sola con la mia bella manina per altri minuti mi dedico totalmente al clito e a un capezzolino e dopo poco vengo sfinita sul letto.
Mi riaddormento sfinita e nuda.
Lui torna da lavoro e mi trova sul letto mezza dormiente e con il porno finito sulla tv e mi dice ''Mmmmh oggi niente pranzo,il mio pranzo sei tu!''
Fine
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harshugs · 4 months
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casa
mi dispiace che i miei genitori abbiano una visione di me diversa da come sono realmente.
purtroppo però la loro visione è giustificatissima
so che mi vedono come una buona a nulla
ma sono giustificati perché effettivamente quando sto a casa con loro l’unica cosa che faccio è stare rinchiusa in camera mia, tra l’altro disordinata come niente, dalla mattina alla sera, mi faccio vedere solo quella volta al giorno che mangio, per il resto non esisto
e quando non sono a casa, scompaio per ore se non giorni senza dire nulla
so anche che è irrispettoso, so che dovrei aiutare mia mamma a fare le faccende di casa visto che mio padre sta buttato sul divano senza far nulla, so che dovrei stare più tempo con loro quando si mangia, perché io solitamente ci sto giusto quei 10 minuti per qualche boccone e bere un bicchiere d’acqua e poi mi alzo e me ne vado
ma io non ci riesco. non ce la faccio.
non ce la faccio ad uscire da questa stanza, a girare per casa, a fare le cose anche più semplici come apparecchiare il tavolo o preparare un piatto di pasta.
è più forte di me, quando esco da camera mia sento una grande pressione, mi sento osservata, mi sento stretta, mi sento come se avessi paura di qualcosa, di essere vista, di esserci e di esistere.
in tutto ciò però quando resto per i fatti miei in camera la situazione non è delle migliori, la stanza è veramente tanto disordinata, sempre buia a causa delle tapparelle costantemente serrate
le volte che loro entrano in camera mia spesso mi vedono e mi dicono che non sapevano da tutto il giorno se io fossi a casa o meno, e poi mi guardano con quello sguardo di pietà, che mi fa sentire un peso ancora più grosso sulle loro spalle.
la mattina quando mi sveglio a volte non mi faccio nemmeno vedere, aspetto la fine della giornata e se tutto va bene esco giusto per andare in bagno.
vorrei tanto sapessero che io in realtà non sono così, perché io quando mi trovo nella mia casa cucino, pulisco, faccio spesa, giro per casa in continuazione, apro tutte le finestre per far entrare l’aria che serve, sono molto indipendente e soprattutto intraprendente, e questo sia la mia coinquilina che il mio ragazzo possono assicurarlo, non tralascio quasi mai nulla.
ma qui, dentro questa casa, tutto ciò che ne è di me si spegne, e non ne capisco nemmeno il motivo, loro non sono cattivi con me, anzi, la cattiva della storia qui sono io nei loro confronti.
ma è più forte di me, non riesco ad uscire da qui dentro.
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camera209diariel · 2 months
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Se c'è un cosa che odio, quando ho già i coglioni girati, sono le domande frecciatina dette con ironia.
A- quindi , quando ti sposi ?
B- ah ma con quello là? Ti sposi?
Io - ragazze , tranquille.. non c'è rischio perché tanto non mi sposo. Nada de nada
C- eh ma se te lo chiede , cosa fai ? Gli dici di no ?
Io- esatto . Potrebbe esserci quelle possibilità.
C- ma no ma dai , poverino !
Io- ma scusate ..ma perché? E anche se fosse non abbiamo la stessa idea di matrimonio.
A parte che uno non è obbligato ad avere come obiettivo nella vita il matrimonio. Ma Scusate.. ma uno si deve sposare per forza perché l'altro gli fa la proposta e automaticamente non devi farlo restare male ? Io non vi capisco .
(..)
Io ironica - ragazze preparatevi , che poi quando tocca a voi non ci sono scuse ! Non chiamatemi se vi devo tenere i marmocchi !
A- be' ma sarà così anche per te con i figli , non pensare ...
Io - ah no belle mie... Io passo !
B- eh certo ! Ma come dire che non li vuoi
E daje che ci risiamo ...Porca paletta benedetta ... Ma fateli voi se li volete, sposatevi voi se ci tenete . Ma chi cazzo ha deciso che sono standard per tutti ? A me che date per scontato mi fa incazzare ancora di più.
Mi sarei alzata dal tavolo del ristorante e me ne sarei andata . Poi so' io la noiosa di turno... Dio mio ! Ma perché esco con certe persone ? Perché ?
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belladecasa · 7 months
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Chiamo mamma e le dico mamma ho ritirato le analisi va tutto bene e allora perché non riesco a fare niente e voglio solo dormire?? Sarà perché sono depressa?? Mamma risponde Eeh me sa de sì e allora mi metto a pensare alla Grand Place, a quando vivevo a Bruxelles e andavo in quella maledetta piazza che era stupefacente, però triste, perché bella ma non di compagnia; ci entravi e non ti accoglieva. Era come un bellissimo abito regale che si può ammirare ma non indossare. Ogni mia relazione è una sosta nella Grand Place di Bruxelles: quanto più ci rimango tanto più mi fa sentire sola. Il sesso, i messaggi, le conversazioni, il prosecco al Mercato delle Erbe, i complimenti sulla mia bellezza, mi fanno solo piangere. Ieri, tra le altre cose, lo psicologo mi ha detto che io sono l’opposto del Narcisista patologico, sono una una distruttrice di Ego, voglio spingerlo sempre più in basso, demolirlo; così desidero chi invece non fa altro che innalzare il proprio ego, per sentirmi offuscata, demolita. L’Ego delle persone che amo splende sempre sulla mia solitudine come la Grand Place, ma da lì potevo fuggire, mentre dalle persone una volta entrata non ne esco più. Ogni giorno mi sembra sempre il giorno in cui io e Giorgio ci siamo lasciati, quel giorno umiliante e doloroso in cui colui che avrebbe dovuto amarmi di più mi offese con rabbia; e se chi mi conosceva più di tutti e mi voleva bene più di tutti mi vedeva così allora ero così. Io e Giorgio ci siamo conosciuti guardando Poesia senza fine e ci siamo lasciati guardando Vortex. Il cinema ha sempre guidato la nostra storia e ancora lo fa, io sono ancora dentro quel vortice di umiliazione mentre lui è andato avanti. Io ci ho provato ma ho trovato solo chi ha continuato a splendere, inconsapevole o incurante, sopra alla mia solitudine.
#s
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flame-in-the-wind · 2 months
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Quando ho visto Shameless, sono rimasta colpita da questa scena, mi è entrata dentro e mi sono sentita capita per forse la prima volta. Sono sempre stata sbagliata per gli altri: non riesco a tenermi un amicizia, un legame solido, non so dimostrare l'affetto o l'amore, mi chiudo sempre in me stessa, non esco mai e rifiuto qualsiasi contatto umano. Questo non va bene però, perché dovrei uscire, creare legami e vivere, cosa che sono sempre stata un po' incapace a fare. Preferisco un libro al divertimento, un anime ad andare in giro a bere nei locali e non parliamo del mio orientamento, quello è lo sbaglio più sbagliato di tutti, perché non esiste che io sia così, che non abbia quell'istinto che hanno tutti gli altri. E mi sono sempre sentita rotta, fuori posto, senza un posto nel mondo, perché non c'è al mondo un posto per quelli come me, ormai ne sono consapevole, e non posso cambiare, perché sono così, sono io e nessuno potrà mai accettarlo. Ho provato ad omologarmi, ma proprio non ci riesco, una vita fatta di apparenze e sorrisi falsi mi sta troppo stretta. Come dice Ian, non posso essere aggiustata o sistemata, e sarà così sempre.
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ex-disumana · 2 months
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mi tengo sempre tutto dentro piuttosto che interfacciarmi con il problema e superarlo; se una cosa mi dà fastidio non la esprimo, preferisco manifestare il malcontento, il nervoso, l'ilarità
ho un grosso problema con la gelosia, e forse anche con la possessività
io non riesco ad accettare il fatto che possa parlare con altre ragazze, trovarle simpatiche e divertenti, vedere in loro dei possibili punti di riferimento per qualcosa, anche il solo fatto di cercarle, di chiedere loro come stanno e di fargli sapere come invece sta lui
l'amicizia è così, sì, però le ha conosciute dal nulla
non mi piace l'idea che la loro amicizia sia in qualche modo profonda
vorrei che queste ragazze non fossero mai esistite, anche se così fosse stato ce ne sarebbero state altre ed il problema si sarebbe comunque posto
perché io abbia paura di essere sostituita non lo so, le persone vanno e vengono e tutti, se non la maggior parte, se ne fanno una ragione io non lo accetterei, non ne sarei in grado, ed è impensabile per me
il fatto di passare in secondo piano, di non essere pensata così come io penso agli altri, o di non essere più intelligente delle altre persone, più bella, più grintosa, più in tutto
è che mi dà fastidio che si scrivano insieme
magari poi non parlano di niente, non dicono nulla di interessante, però si vedono ogni giorno, le chiacchere possono racchiuderle in quei momenti lì
in fondo loro si vedono, io non lo vedo tutti i giorni,
non mi basta semplicemente
come esco da questo casino?
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la-fabbrica · 3 months
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Crossover NicolaCava/LaFabbrica
NC: Arrivo al Seventyfive Cafè già pieno di gente verso le otto aemme e dietro il bancone c'è la Giuliana molto impegnata. Aspetto che mi prepari il caffè, mentre cerco di ignorare i discorsi di quelli che stanno lì intorno, specie del tipo che sta raccontando di aver pagato una serie di bollette di Equitalia. Il caffè arriva e va giù, quindi mi sposto verso la cassa e aspetto che la Giuliana abbia il tempo di farmi pagare. Pago anche il caffè di Calice e la Giuliana mi comunica che farà un solo scontrino per un solo caffè perché fuori c'è la finanza. Di solito quando fanno lo scontrino (e lo fanno sempre) lo butto subito nel rusco ma non stamattina. Esco, salgo sul Fiorino a nafta e nello specchietto vedo che il finanziere, un ragazzo alto un metro e un tappo, si avvicina e mi fa segno di abbassare il vetro, mostrandomi il tesserino. Mi chiede cosa ho preso e io rispondo - un caffè - e naturalmente vuole vedere lo scontrino che tiro fuori dalla tasca. Gli fa una foto, mi saluta e io riparto per il Piccolo H.
Tumblr media
E da questo ripartono i ricordi.
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LF: anche forzando la memoria fino all'ultimo neurone, riesco a ricordare solamente che si chiamava Lorenzo. Il cognome non ce la faccio proprio a farmelo tornare in mente. Dato che alla fabbrica si producevano alcolici, c'era in pianta stabile la presenza di un buon numero di finanzieri inteso come Guardia di Finanza. La GDF. Lorenzo era appunto uno di loro.
Fu lui a spiegarmi cosa significasse realmente l'acronimo. Il vero significato di quelle tre iniziali era niente meno che Guastatori di Fica. Niente di strano considerato che quelli della GDF sono dei militari e per contratto credo che debbano essere obbligati a utilizzare un linguaggio di questo tipo anche dopo i venticinque anni. Di età anagrafica e non di lavoro, si intende.
Lorenzo era di Palo Del Colle e per poter trovare un lavoro si era sradicato dalla sua terra d'origine ed era salito a Bologna e dopo aver abitato per un po' nella caserma di viale Masini, si era sposato e mi pare che avesse una figlia o due ed era andato ad abitare non so dove con la famiglia.
Era ovviamente molto simpatico e per il linguaggio e il modo di fare, avrei detto non solo che non era della Guardia di Finanza ma che fosse del tipo di quelli che di solito la Guardia di Finanza va a cercare per metterli in galera. Naturalmente era solo un atteggiamento, proprio come quello del maschio guastatore di fica.
In effetti Lorenzo era molto amico di Luigi B che si era trasformato, nel giro di qualche anno da quando l'avevo conosciuto, dal più bel ragazzo della Sala Confezioni, concupito dalla maggior parte delle operaie e anche da qualche impiegata, in una specie di macchietta gayosissima.
Collego questa sua trasformazione all'arrivo alla fabbrica di Gino G che fin da subito aveva fatto capire a tutti di essere gay ma in maniera piuttosto timida. E se dopo il loro incontro Luigi B si era trasformato da etero a gay, il buon Gino G si era trasformato da gay timido a gay orgoglioso senza paura di esserlo.
Sto parlando degli anni ottanta e novanta e non è che essere o dirsi gay allora fosse facile, dato che non lo è nemmeno oggi. Infatti in fabbrica lo pigliavamo tutti per il culo, metaforicamente parlando, tranne appunto Luigi B.
Penso che sia stato il loro rapporto di amicizia a farmi capire che testa di cazzo che fossi, e a maturare un diverso atteggiamento verso l'omosessualità.
All'improvviso in fabbrica c'erano due persone che non avevano nessun problema ad atteggiarsi e a dirsi gay.
E poi c'era questo rapporto di amicizia strettissima tra Luigi B e Lorenzo che ne ribaltava gli atteggiamenti maschilisti da GDF.
C'era poi un altro collega di Lorenzo, un ragazzo napoletano di corporatura molto robusta al punto che lo si poteva definire obeso senza offesa per nessuno, che aveva un hobby molto particolare al di fuori delle ore di lavoro nella GDF.
Lui aveva una vecchia Uno bianca come quelli della banda della Uno Bianca, ma non la usava per rapinare o per ammazzare.
Si limitava a percorre la grande velocità i viali di Bologna, e arrivato nei pressi di un semaforo verde, dopo essersi assicurato di avere un cogliene dietro attaccato al paraurti, inchiodava improvvisamente e senza nessun motivo che non fosse quello di truffare l'assicurazione.
Naturalmente il coglione attaccato dietro lo tamponava più o meno pesantemente e lui in ogni caso si comportava come se lo avessero asfaltato con un autotreno.
Immagino che così, oltre a far su un po' di soldi all'assicurazione del coglione attaccato dietro, ne approfittasse per mettersi in malattia ed evitarsi qualche giorno di lavoro.
D'altra parte, ognuno si sceglie i modi per passare il tempo che preferisce.
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