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lorenzosomigli · 9 months
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Airbnb in crisi? Non il suo modello politico
Da iltazebao.com (3 luglio 2023) – Il capitalismo delle piattaforme è, prima di tutto, portatore di un nuovo modello politico. Come ogni altra rivoluzione tecnologica, anche il digitale fa terra bruciata del preesistente, polverizza posti di lavoro, le stesse compagnie tagliano in modo repentino e orizzontale.
Stando a diverse ricostruzioni, sembra che Airbnb sia, almeno in alcune città della casa madre, gli Stati Uniti, in crisi. Il crollo dei ricavi, per quanto smentito dalla stessa società, si attesta anche sul 50% in città come Austin e Phoenix, quasi il 40% a Denver, 37% a New Orleans, 35% a Seattle. Tutte città medio-grandi, tutte con un passato, una storia, un'identità, una narrazione.
Che il capitalismo digitale viva di crisi è intuitivo: sono la leva per una continua "ristrutturazione". Per indurre continui stati di crisi. Ugualmente, Airbnb è stato, dopo aver drogato il mercato immobiliare, e ancora rimane la leva per introdurre un nuovo modello politico: modello di vita non stanziale, senza abitare, modello della città senza cittadinanza e senza diritti.
In tal senso, ha avuto ampio successo Airbnb e, una volta sedimentato il suo successo, può essere anche semplicemente liquidato.
LS
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lorenzosomigli · 9 months
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Piovono macigni!
L'esame dei due film di Ken Loach per capire l'evoluzione del capitalismo verso l'attuale dimensione digitale.
Da iltazebao.com (pubblicato il 12 gennaio 2023) – Mi scuserà il nostro Lettore: opterò per una formula meno distaccata e più diretta, "esperienziale" come direbbero quelli al passo con i tempi. Mi sono comprato due nuovi dvd – sono così démodé – di Ken Loach, rigorosamente in negozio.
In "Piovono pietre" il protagonista vive di lavoretti occasionali e cerca di comprare in ogni modo il vestito per la prima comunione della figlia; la routine in "Sorry we missed you" è scandita da tempi, percorsi, orari, controlli, tracciamenti e sanzioni in caso di errori, anche quando si è vittime di aggressioni, come succede a Ricky, che da dipendente modello diventa in poco un pessimo elemento e finisce con l'accumulare sanzioni su sanzioni e, dunque, anziché lo stipendio e l'indipendenza", crescono i debiti.
Nel primo, si raccolgono i soldi al pub per uno caduto dal tetto mentre lavorava in nero; nel secondo tra colleghi la concorrenza è spietata, fomentata dai tempi di percorrenza forsennati e spacca-secondi".
Nel primo "piovono pietre sui poveri", ma rimangono tre riferimenti, seppur logori, tra disoccupazione e white trash: la famiglia, per quanto sgangherata, c'è e non volta le spalle a Bob mai, i Laburisti, che si prendono una ricca dose di ironia macchiettistica e una forte critica e autocritica (non stupisca lo sbriciolamento del red wall con il trionfo nel 2019 di Boris), e una Chiesa rassicurante, presente sul campo, vicina agli ultimi e ancora capace di imprimere un suo ritmo al tempo sociale e di riunire una comunità; di contro, Ricky è costretto a distaccarsi nella scena finale, con violenza, anche dalla sua famiglia, anche quando è distrutto dopo l'aggressione. E non ha amici.
Il primo è del 1993 (John Major primo ministro post-era Thatcher), il secondo di 26 anni dopo. A parte il furgone che entrambi i protagonisti guidano, le similitudini sono a zero. E anche il linguaggio dell'autore sembra profondamente cambiato, meno ironico, più cupo, al progressivo sfibrarsi dei riferimenti sociopolitici. È come se le trasformazioni innescate allora, negli anni '90, siano detonate oggi, senza più argini.
Il punto è proprio questo: l'attuale capitalismo ha raggiunto vette di brutalità pari solo a quelle post prima rivoluzione industriale; nel capitalismo digitale di oggi siamo soli come Ricky. Se non si ricostruiscono reti di solidarietà. O meglio, siamo in quello stadio di vuoto e buio dolore che contraddistingueva la condizione di vita delle masse di allora, sradicate, strappate, gettate nei marosi e nella viva lava.
LS
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