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#ilconvivio
borgosavonarola · 3 years
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#dante #ilconvivio #devulgarieloquentia #operelatine #epistole ecloge #questiodeaquaetterra Disponibile da #edicolaBorgoSavonarola #nuoviarrivi #inedicola #BorgoSavonarola a #Padova #edicolaBS #ultimiarrivi #novità  #dantealighieri #dante700 https://www.instagram.com/p/CPBOsOSncAy/?utm_medium=tumblr
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Vania, Mario e l’igiene
Madame Vania
C’era una volta una donna bellissima che si chiamava Giovanna, detta Vania, abitava al primo piano dell’edificio all’angolo di via Non diciamolo, alla periferia di Bologna. Si era sposata molto giovane con un avvocato, conosciuto a un pranzo di lavoro del padre. Vania non aveva mai lavorato, lo stipendio del marito le permetteva di avere una donna di servizio che le facesse le pulizie e che preparasse da mangiare e nel tempo libero, che coincideva con il tempo che il marito passava al lavoro, poteva scegliere tra fare shopping, godersi una seduta dall’estetista o fare merenda con le amiche. Nei periodi di vacanza erano sempre previsti viaggi in posti esotici, suo marito le portava a casa ogni volta innumerevoli brochure tra le quali scegliere, sempre posti nuovi.
Giovanna si chiedeva se un giorno i luoghi visitabili al mondo sarebbero terminati, se una volta che avessero visto tutto non sarebbe finito, insieme alle alternative, anche il loro entusiasmo.
Non ebbe mai risposta alla sua domanda.
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awesomemontiroberto · 4 years
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Profumo di Libri Ep.10
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xanax64 · 8 years
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#ilconvivio #bananayoshimoto
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Antica orologeria del corso
In casa sua erano sempre le sei meno dieci. Si svegliava e andava a letto alle sei meno dieci, faceva colazione, pranzava e cenava alle sei meno dieci, usciva di casa ed entrava al lavoro alle sei meno dieci, faceva la doccia e andava in palestra alle sei meno dieci, persino la sveglia era puntata alle sei meno dieci.
Nella sveglia non c'erano le pile. Le lancette erano immobili da tempo.
Contando che in una giornata le sei meno dieci arrivavano solo due volte, le persone non riuscivano a spiegarsi come facesse a fare a tutte quelle cose allo stesso orario e più volte in un giorno solo.
Quando qualcuno le chiedeva: «A che ora vai in pausa?»
Lei rispondeva: «Alle sei meno dieci.»
«A che ora hai la lezione di danza?»
«Alle sei meno dieci.»
«A che ora sei andata a letto ieri sera?»
«Alle sei meno dieci.»
Erano sempre le sei meno dieci.
Se l'interlocutore insisteva nella conversazione facendole notare che era impossibile, lei iniziava a ripetere ossessivamente:
«Sei meno dieci, sei meno dieci, sei meno dieci...» con la mano destra si toccava sei volte il naso e con la sinistra dieci volte la tempia. Dopo di che restava immobile e muta con lo sguardo fisso per terra.
La vita di Erminia non era sempre stata programmata per essere vissuta alle sei meno dieci, fu un Natale di qualche anno prima a cambiare la sua scansione del tempo. L'orologio a forma di girasole che aveva in cucina si era fermato, proprio sulle sei meno dieci, il giorno in cui il suo fidanzato era morto, e con esso si era fermato anche l'orologio interno di Erminia.
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Tempera rossa
Mi sa che muoio.
All’asta metallica alla mia sinistra avevano appena appeso la terza sacca rossa e delle persone vestite di verde andavano e venivano dalla stanza. “Codice rosso!” sentii urlare da una di loro e subito si precipitò dentro un ragazzo in divisa bianca spingendo un carrello.
Poi più niente. Buio.
Lo riconobbi dalle scarpe. Era nel letto di fianco al mio, il resto del corpo coperto da un telo, compresa la testa. Il solito esagerato.
Non era la prima volta che faceva scherzi come questo, o se non proprio come questo, estremi.
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Tempera rossa
Mi sa che muoio.
All’asta metallica alla mia sinistra avevano appena appeso la terza sacca rossa e delle persone vestite di verde andavano e venivano dalla stanza. “Codice rosso!” sentii urlare da una di loro e subito si precipitò dentro un ragazzo in divisa bianca spingendo un carrello.
Poi più niente. Buio.
Lo riconobbi dalle scarpe. Era nel letto di fianco al mio, il resto del corpo coperto da un telo, compresa la testa. Il solito esagerato.
Non era la prima volta che faceva scherzi come questo, o se non proprio come questo, estremi.
Dipende sempre da cosa si intende per estremi ma ricordo bene quella volta in cui fece credere a sua sorella che qualcuno aveva investito il gatto. Andò in macelleria e si fece dare delle interiora, scelse un pupazzo che fosse il più simile possibile a un certosino nero e poi lo sporcò di terra, olio e tempera rossa. Gli tagliò la pancia e ci ficcò dentro le budella comprate, facendo attenzione che fuoriuscissero in parte dalla ferita e infine lo abbandonò sulla soglia di casa. Quando lei fece per uscire per andare al lavoro, le prese un colpo.
Vide il presunto cadavere di Pepe davanti ai suoi piedi, sbiancò e pochi secondi dopo la trovai inginocchiata che vomitava. Credo che non gli perdonò mai del tutto la bravata. Luigi si divertiva come un matto, nascosto in cucina non riusciva a smettere di ridere, più i conati si facevano forti più lui sentiva di aver fatto centro.
Questo per me può definirsi uno scherzo estremo.
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