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#il Natale e l'estate
yomersapiens · 4 months
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La pizzeria è gremita e i tavoli sono occupati da precoci coppiette giunte ben prima dell'ora più consona alla cena, forse per finire velocemente e correre in casa ad accoppiarsi. O forse perché vivo a Vienna e qua cenano quando i comuni mortali normalmente fanno merenda. Inutile che sfotto, se sono entrato in pizzeria a quest'ora è perché pure io sto morendo di fame. Conosco la capo sala, ha letto il mio libro e dato che mi saluta ancora devo dedurre che non le ha fatto schifo. Le chiedo se posso mettermi al bancone, sono da solo, fuori fa freddo e ho fame, che mi basta una margherita e me ne vado. Annuisce e i suoi occhi si fanno compassionevoli. Non faccio in tempo a sedermi che il ragazzo al bancone, notando la mia condizone solitaria, mi porge una birra che non avevo ordinato. Mi sorprendo e dico che ci deve essere stato un errore, che ancora non ho chiesto nulla. Mi risponde che fa lui, posso stare tranquillo. Io desideravo una coca-cola e ora mi tocca bere una birra offerta accidenti. C'è una seggiola di fianco a me con una giacca poggiata, la proprietaria mi chiede se desidero che la sposti, le dico che non serve, tanto non arriva nessuno. Mi sorride e torna a limonare con un barbuto uomo di quasi due metri. Più passa il tempo più gli alti mi stanno sul cazzo e vorrei segargli le gambe mentre dormono. Poi mi ricordo di essere sopra la media in Italia (e anche in Sud America) e torno a concentrarmi sulla sala. Ci sono davvero solo coppie, uscite per festeggiare la ricorrenza amorosa. Noto con piacere un cospicuo numero di tavoli occupati da persone dello stesso sesso che si tengono per mano. Sorrido per loro. Che belli che siete, godetevi questo momento, vi lascerete anche voi, non temete. Il volume della musica è troppo alto, decido di mettere le cuffiette e ascoltare qualcosa di diverso, un concerto per orchestra a tema videogiochi giapponesi, tanto sono da solo, non devo interloquire con nessuno. Mentre divoro la mia margherita penso a San Valentino. Al fatto che come festa non serva a molto, a meno che tu non abbia 16 anni e bisogno di un pretesto per scopare. Ma è utile per chi come me la vede come un post-it, messo per ricordardati di essere grato a chi ti vuole bene. Anche se non te lo meriti perché fai schifo come essere umano. Anche se dovresti ricordartelo ogni giorno ma tra una cosa e l'altra ti passa per la testa e allora eccoti una data. Una volta all'anno, fai sto sforzo e scrivi a chi ti vuole bene, scrivi quanto ti ritieni fortunato ad avere qualcuno che ti sopporta. Servono a questo le feste. Natale per ricordarti di ringraziare la famiglia. Il compleanno per ricordarti dell'esistenza di qualcuno. L'onomastico per ricordarti pure come si chiama. Ferragosto per ricordarti che l'estate sta finendo. Pasqua boh, non lo so, per ricordarti che è possibile uccidere una divinità forse. Finisco la pizza e mi arriva un'altra birra che ancora non ho ordinato. Mi giro in sala per capire a chi ho fatto pena stavolta. Nessuno mi guarda. La finisco contro la mia volontà e mi dirigo a pagare il conto. Mi viene detto dalla capo sala che oramai faccio parte della famiglia, che posso considerarmi un cugino acquisito e che quindi mi basta darle la metà della metà di quello che avrei dovuto dare. Quanto adoro fare pena. È il mio superpotere. Birra gratis, pizza scontata e posso andare a letto con la pancia piena. Una coppia mi avrà notato e ora sarà nata una discussione, prima di fare l'amore. "Tesoro, voglio adottare un triste italiano solitario, hai visto quanto era carino mentre mangiava la sua pizza, starebbe così bene con il nostro arredamento". Qualcun altro avrà girato un video che diventerà virale su tiktok e dove magari vengo insultato. Poco mi interessa. Torno a casa dal mio gatto, gli dico che lo amo e che sono grato ci sia lui a volermi bene. Lui, per tutta risposta, vomita sul tappeto. L'amore è un linguaggio variopinto e maleodorante talvolta.
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luluemarlene · 5 months
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UN DOTTORE
Ho conosciuto Marcello nel Luglio 2018 mentre cercavo disperatamente di rimettere insieme piccoli luridi frammenti di me. Uscivo da una relazione dalle dinamiche complesse Adesso si chiama BDSM, ma a pensarci, forse sono solo istinti primitivi, primordiali . Era una relazione che puzzava di rancido già dal Natale precedente, ma per chi conosce questo tipo di pratiche , sa bene quanto sia difficile scollegarsi e farne a meno, ed io ero proprio nella fase della disperazione totale, per il pensiero che mai più avrei potuto sentirmi la puttanella di qualcuno.  L'ho conosciuto su Tinder, unico incontro avvenuto tramite questo social che non mi aveva mai entusiasmato molto. Le sue parole si agganciarono al mio solo neurone non impegnato ad autocommiserarsi e chattando, venne fuori quasi subito che il suo matrimonio era alle battute finali.
Ho sempre cercato di stare lontana da queste situazioni:
mi indispone la tristezza e l'odore di sconfitta che inevitabilmente aleggia nell'aria, e non mi piace pensare di trovarmi a fare da catalizzatore, accelerando una reazione pur non facendone direttamente parte, proprio come fa un enzima in chimica. Insomma, decisi di incontrarlo solo per scrollarmi di dosso la mia, di tristezza.
Ci vedemmo in un bar di Piazza Statuto e, proprio come mi aspettavo, parlammo soltanto delle nostre "disgrazie" personali . Ricordo che andai in bagno a levarmi le mutandine, giusto per rendere quell'incontro un po' più trasgressivo, ma non fu sufficiente.
Cercavo un uomo che dominasse le mie voglie e trovai un uomo inconsapevolmente affascinate, ma risucchiato dal corso degli eventi. Fintamente disponibile
La sua vera natura non si rivelò per molto tempo
Ci scrivemmo per tutta l'estate senza incontrarci più e ad un certo punto iniziò a piacermi essergli di conforto. Mi faceva sentire importante in un momento in cui la mia autostima era ridotta ai minimi termini.
Una volta decisi di raggiungerlo a Torino, solo per sostenerlo dopo l'ennesima discussione coniugale; priva di mire erotiche pensavo solo al modo di farlo ridere.
Mi piaceva quando mi scriveva che gli alleggerivo il cuore con le mie battute spregiudicate, che gli piaceva la contrapposizione tra la brava mamma e la donna mentalmente libera che coesistevano in me
Quel giorno, mentre lo aspettavo nel parcheggio dell'Auchan di corso Giulio, mi masturbai. Tirai fuori il mio vibrox snodabile, alzai la gonna, scostai le mutandine quel tanto che bastava per infilarvi una estremità in fica e appoggiare l'altra sul clitoride. Iniziai a stringere e rilassare le gambe ritmicamente, nella mia personale danza erotica.
Cominciai a colare e quasi involontariamente le mie dita partirono a raccogliere il succo viscido e a portarlo alla bocca, per assaporarlo. Avevo capezzoli come chiodi che puntavano sul vestitino leggero e tanta voglia di scopare. Infilavo e sfilavo il vibratore velocemente e sentivo arrivare l'orgasmo, lo aspettavo incurante di chi parcheggiava vicino o dei passanti.
Mi infilai un dito in culo ed esplosi quasi subito, portando immediatamente il giocattolo alla bocca per leccarlo e riappropriarmi di quella parte di me appena scivolata fuori.
Un attimo dopo vidi Marcello parcheggiare ad una ventina di metri da me. Mi ricomposi velocemente e con le mutandine zuppe gli andai incontro. Entrammo in un bar, ma era chiaro che, nonostante il motivo per cui avevamo deciso di vederci, nessuno dei due aveva voglia di tristezze e iniziammo a ridere e a bisbigliarci nell'orecchio come adolescenti. Piano piano le nostre bocche si avvicinarono e ci baciammo. Lui dopo un attimo mi guardò e sorridendo disse " Perché sai di figa? "
"Fica!"
"Come? "
"Si dice Fica"
Scoppiò a ridere
"Cazzo, ma dove sei stata tutto questo tempo?"
Nei giorni successivi ci sentimmo spesso e una sera decidemmo di andare a cena
Cenammo nella Galleria Umberto I e, arrivati al dolce, mi comunicò che aveva una sorpresa...
Quello che segue è il racconto che pubblicai un anno fa, quando ancora non sapevo quanto possa restare nascosta e quieta la natura umana, prima di venire provocata al punto di non ritorno.
NH Santo Stefano... Siamo entrati in questo albergo, in pieno centro. Il mio respiro accelerato, mi faceva ridere come una bambina eccitata e imbarazzata
La cena era stata divertente, ma non mi andava di entrare in una camera e fare del sesso. Ero aperta alla possibilità ma non mi sentivo ancora pronta
Siamo entrati in ascensore e stavo per palesare il mio stato d'animo, ma un dito sulla bocca mi zittì e il suo sguardo divenne malizioso e dolce "Non dire niente, sei entrata nella mia vita come una burrasca, venti freddi e mareggiata..." Lasciò la frase in sospeso come per lasciare a me la giusta interpretazione.
Ero davvero una cosa buona o complicavo tutto?
Il suono che accompagna l'arrivo al piano dell'ascensore mi strappò dai miei pensieri, lui mi prese la mano e mi accompagnò fuori
Non trovai stanze ma la cima di una torre, circondata da una vetrata. Potevo ammirare la struttura interna dell'edificio e una terrazza esterna ci catapultò in mezzo alla notte.
"Ecco, quelli sono vecchie mura ( Porta Palatina), quella è una chiesetta su un cucuzzolo (Basilica di Superga) e quello è Marte" . Ridevo e improvvisamente mi venne caldo e il nebbiolo che avevamo bevuto mi salì in testa e mi fece vacillare, mi appoggiai al cornicione e lui si mise dietro di me in un abbraccio rassicurante. Ho sentito il suo sesso contro il mio culo e le sue mani appoggiarsi sui miei seni, quasi distrattamente. Sapevo che poteva salire qualcuno, esattamente come eravamo saliti noi, ma volevo che mi guardasse e sentisse le mie carni calde. Non succedeva da troppo tempo ed io avevo bisogno di un uomo che mi facesse guardare il buio dritto in faccia da una posizione privilegiata, che me ne parlasse come se fosse pieno di cose semplici ma bellissime, facendomi sentire al sicuro.
Mi tolsi Il golfino bianco e rimasi davanti a lui. Immediatamente afferrò la mia bocca, mi spinse la lingua in gola, giocando con le mie labbra, mi sussurrava che da un mese a quella parte nn aspettava altro.
Iniziavo a liquefarmi e a sentirmi vogliosa e a desiderare di regalare quello in cui sono più brava: donare piacere.
Gli leccai la faccia, gli occhi, le labbra e lasciò che le mie mani scivolassero nei pantaloni, toccassero il suo cazzo gonfio. I suoi occhi grandi mi guardavano famelici. Misi a disposizione i mie capezzoli, che iniziò a succhiarmi avidamente e, mentre rovesciavo la testa all'indietro, con la schiena sul cornicione, mi apparve una Torino al contrario. Il cielo, che faceva strada a sensazioni goderecce mi suggerì di alzare la gonna e abbassare leggermente le mutandine. Credevo ci infilasse le mani e invece si aprì la patta e senza farmi allargare le gambe infilò la punta del suo imponente cazzo tra le mie grandi labbra. Senza penetrazione, iniziò a sollecitare il mio clitoride che divenne grande come un cervello, con milioni di neurotrasmettitori impazziti che mi urlavano di venire.
Avanti e indietro, come nelle più classiche delle scopate, mi ricordai che poteva arrivare qualcuno... volevo arrivasse qualcuno!!
Fu il pensiero che fece esplodere il mio piacere e d'istinto strinsi forte le cosce. Lo sentii trattenere il respiro e in piedi, l'uno davanti all'altro, mi venne tra le gambe, aumentando il ritmo e portando il suo seme su tutto il mio pelo, pube, gambe.
Mi guardò
"Non sei umana, donna".
La serata finí così è non ce ne furono altre.
Il passato tornava ciclicamente a bussare alla mia porta ed io restai circa un anno nella totale incapacità di lasciarlo fuori.
Dall'ultimo incontro con Marcello si sono susseguite grandi perdite personali e umiliazioni psicologiche di cui probabilmente sono l'unica responsabile. Sempre più consapevole del tempo sprecato dietro ad una relazione che ormai era incapace di dare un qualunque tipo di conforto ,ho trovato il coraggio di contattarlo. È stato felice di risentirmi e nella sua voce ho sentito nuovi colori, grandi speranze. È un uomo separato, adesso. Rinato.
Ho dovuto ovviamente sorbirmi tutta una serie di rimproveri per il modo in cui ero sparita, ma col senno di poi e con il percorso che aveva dovuto fare, ci siamo trovati d'accordo su quanto il mio allontanamento fosse stato necessario.
Ci siamo scritti e come sempre è riuscito a farmi ridere molto ed io ho capito quanto quell'uomo mi piacesse e di come il suo modo di parlarmi fosse cambiato: più deciso e sicuro, perentorio a volte, duro.
Mi eccitava?
Giovedi scorso Torino annegava sotto una pioggia che minacciava di girare in neve ed io uscii da un edificio di via Santa Chiara, al termine di uno dei miei tanti impegni...
Trovai inaspettatamente Marcello dall'altro lato della strada con un grande ombrello, e il suo dolcissimo sorriso
"Divento vecchio ad aspettare che tu ti decida a darmi un appuntamento e credo di aver aspettato abbastanza , vorrei che tu prendessi in seria considerazione la possibilità di essere mia, solo mia. "
Ho sorriso guardandolo con una delle mie smorfie sornione perché sapevo che aveva pronunciato quelle parole conoscendo benissimo l'effetto che avevano su di me.
L'ho preso per mano e arrivati in via dei mercanti mi sono fermata.
Notammo come la poggia avesse reso deserta una Torino solitamente brulicante di gente
"Chiedimi di fare qualcosa per te"
Non si è nemmeno guardato intorno, si è aperto la patta dei pantaloni e mi ha chiesto di succhiarglielo
Diluviava e faceva freddo, ma mi sono accovacciata e gliel'ho preso in bocca.
Ho succhiato quel cazzo impreparato, colto di sorpresa, fino ad ingrandirlo nella mia bocca. Lo accoglievo tutto e lo rilasciavo producendo bava che colava dal mento
"Brava la mia puttana, prendilo in gola"
Ero stranita a sentirlo parlare in quel modo ma così eccitata e bagnata dai miei umori e dalla pioggia, incurante di chi potesse arrivare. Mi esplose in gola e mi premette la faccia contro i pantaloni, quasi a soffocarmi
Dovetti fare forza con le braccia per liberarmi da quella presa, che rischiava di farmi vomitare
Ha vacillato e si è appoggiato al muro e quando ha ripreso il controllo mi ha chiesto di seguirlo nel suo studio, non troppo lontano da lì
Ho annuito e quasi di corsa abbiamo raggiunto il posto e salito le scale ansimando, eccitati.
Il suo studio era già caldo: c'era del vino, un divano sormontato da un grande specchio, carte e planimetrie sparse su un grande tavolo .
Nell'aria un vago odore di diluente sintetico e, sui muri, foto satellitari di luoghi irriconoscibili, paesaggi naturali interrotti dall'ingombrante presenza antropica , il tutto scarabocchiato da cerchietti e frecce rosse.
"Sono un dottore forestale", disse anticipando le mie domande
"Ora dovrò punirti. Lo sai vero?Non so come tu abbia potuto pensare di lasciarmi sospeso tutto questo tempo e non pagarne le dovute conseguenze"
Ero divertita, preoccupata, ansiosa, e ovviamente eccitata
Spostando le carte sul tavolo mi ha chiesto di avvicinarmi
"Chinati sul tavolo e culo in fuori , per favore.
Alzati la gonna, abbassati le mutandine"
Eseguivo ogni ordine senza fare obiezioni e sentivo la mia fica liquefarsi nell'attesa di quello successivo
Ha preso le mie mani, me le ha portate dietro la schiena e le ha appoggiate sulle mie natiche
"Allargati il culo, bambina, tieni il tuo buco esposto per me"
Avevo la faccia appoggiata sul tavolo, girata da una parte, lho visto prendere una scatoletta piena di elastici, di quelli verdi, spessi. Non capivo davvero dove volesse arrivare
Per come mi sentivo mi sarebbe bastato mi inculasse subito!!
Invece si è seduto dietro di me, ha infilato la faccia tra le mie natiche aperte e ha annusato, ha inspirato forte.
Poi ha preso un elastico, l'ha allungato un po' e l'ha rilasciato dritto sul mio buco del culo
D'istinto ho lasciato la presa ed emesso un gridolino, ma uno schiaffo fortissimo su una natica mi ha rimessa in posizione!
"Stai ferma e allarga sto culo, puttana "
Ho ripreso il mio posto come un automa, e un altro elastico ha colpito, sta volta più forte
Poi un altro, un altro e un altro ancora
Ogni volta ne allungava di più l'estensione e faceva sempre più male! Cercavo di muovermi, ma arrivava sempre uno schiaffo a riportarmi a posto
Ho iniziato a frignare e a chiedere di smettere, col culo che mi bruciava e pulsava
Non mi ha risposto, lo sentivo solo ansimare forte e improvvisamente una mano mi si è infilata tra le cosce
"Lo sapevo: urli, frigni ma Cristo stai colando come una cagna"
Era vero, per quanto male sentissi, avevo solo voglia di farmi sodomizzare.
Si è chinato su di me, sulla mia faccia schiacciata sul tavolo e mi ha leccato le lacrime, mi ha baciato la bocca, poi si è spostato nuovamente sul mio culo e con la lingua si è messo a lenire il buchetto martoriato e gonfio
Prima piano, poi con forza si faceva strada
Ci spuntava, leccava, baciava, ci spuntava di nuovo
Saliva mi colava dal culo e andava a congiungersi con i sughi della mia fica, che continuava a rilasciare umori , come un rubinetto rotto
La mia mente iniziava a perdersi!
Poi improvvisamente ha preso un altro elastico e, a buco bagnato, l'ha colpito di nuovo fortissimo
Ho urlato e sta volta ho iniziato a piangere come una bambina.
Le gambe hanno ceduto e sono finita in ginocchio, davanti al tavolo
"D'ora in poi ti comporterai bene, vero?"
Ho annuito
"DILLO!"
"Mi comporterò bene"
"Mi comporterò bene padrone, stupida cagna!! "
"Mi comporterò bene, padrone"
Mi ha fatto voltare, avevo la faccia all'altezza del suo cazzo, ben al sicuro dietro la cerniera , ma già pronto
Lo vedevo gonfio, tirare la stoffa dei pantaloni
Avevo l'acquolina come davanti ad un vassoio di pasticcini , ma sentivo il culo pulsare e nn riuscivo a smettere di piagnucolare
Mi ha schiacciato la faccia sulla stoffa e macchie di mascara si sono sparse ovunque
"Ecco, con gli occhi gonfi e mascara sulla faccia , sei bellissima, sei stata brava a sopportare. Torna a chinarti sul tavolo, meriti una ricompensa, ma basta con gli elastici "
Mi ha aiutato ad alzarmi e mi sono trovata nella posizione precedente
Si è assentato un attimo e quando è tornato aveva un collare di pelle marrone in mano.
D'istinto ho inarcato la schiena ed esposto il collo
Me l'ha allacciato da dietro, strofinandosi il cazzo sul mio culo dolorante
Avevo davvero male!!
Al collare ha poi attaccato una corta catena
"Ora stai ferma e allarga sto culo !"
Ho obbedito. Mi ha messo davanti alla faccia un gancio di metallo, poi mi ha fatto vedere tre sfere di diverse dimensioni e mi ha chiesto di scegliere "Sei ancora in punizione, ricordalo!"
Nonostante la dimensione, e un po' preoccupata, ho scelto la più grande
Diametro 7 o 8 cm! Ma la mia eccitazione continuava a crescere e mi passavano davanti immagini di scantinati bui, e catene legate al clitoride, di gogne e fruste che mi lasciavano segni. Cristodio, ero dolorante e volevo ancora più male, ancora più umiliazione
La sua faccia compiaciuta, la sua gratificazione era l'unica cosa a cui aspiravo. Ha avvitato la sfera lucida al gancio che aveva in mano e si è posizionato. Ha sputato sul mio buco gonfio e ha iniziato a spingere
"Allarga di più, fallo entrare!"
Cercavo di aiutarlo , ma era grande e avevo male!
Con le dita mi stuzzicava la fica e gemevo da vera troia arrapata.
Poi una spinta forte. Sfera e gancio mi si sono infilati dentro facendomi mancare il fiato.
Dio che goduria!
Ha attaccato il gancio alla catena costringendomi a tenere la schiena inarcata e ogni volta che perdevo posizione il gancio mi si conficcava sempre più in culo!
"Dio, scopami per favore, scopami padrone, farò la brava, promesso"
Lo stavo implorando con le cosce zuppe del mio succo!
Invece mi ha fatto mettere in ginocchio e col cazzo libero da costrizioni mi ha obbligato a succhiarglielo di nuovo
Il gancio tirava, la bocca era piena e poi spingeva giù, in gola!
Ero ad un passo dall'orgasmo, ma si fermava e poi riprendeva facendomi sbavare ovunque
Poi mi ha messa carponi e in quella scomoda posizione mi ha infilato il cazzo in fica, facendomi trasalire
Dio, mi pompava come un pazzo, mentre con le mani tirava il gancio
Scopata in entrambi i buchi ho goduto da vera puttana, urlando e gemendo!!
"Si puttana mia, godi! La prossima volta porto un amico ad ammirare la splendida schiava che sei! "
Pompava ancora mentre la mia fica fradicia si chiudeva ed apriva ad ogni colpo
Poi improvvisamente ha sfilato il gancio facendomi urlare di dolore (piacere) e ci ha infilato subito il cazzo
Siamo caduti in avanti e sono rimasta schiacciata sotto il suo peso, con il cazzo in culo, che premeva
Ha continuato a scoparmi in quella posizione e ho sentito la mia fica squirtare sul pavimento
Ero zuppa e mentre mi sussurrava parole oscene all'orecchio sono venuta di nuovo.
"Ti sborro in culo, mia piccola troia!"
Ha grugnito e urlato e mi è esploso dentro!!
Il culo largo e colante mi pulsava
Ero esausta, ma prendendomi per i capelli si è alzato e mi ha costretta a pulirgli il cazzo dal mio schifo e dal suo sperma!
Poi si è chinato e mi ha baciata.
"Devo finire un lavoro. Tirati su le mutande, e torna a casa
Quando arrivi scrivi per dirmi che sei arrivata, con questa pioggia non voglio stare in pensiero! E Ricordati di pulirti la faccia!"
Ho raccolto le mie cose e sono uscita
Ho chiuso la porta, mi sono appoggiata al muro e ho sorriso
Finalmente, appartenevo.
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be-appy-71 · 5 months
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E' buffa la vita!
Aspetti che passi il lunedì,  aspetti che passa Natale, aspetti che passi l'inverno, aspetti che finisca una giornata, aspetti per prendere una decisione, aspetti che passi la notte,  aspetti un treno, aspetti una persona, aspetti l'estate, aspetti le ferie...
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E  la vita passa aspettando...mentre ti accorgi che le cose più belle sono quelle improvvisate.
Un pò simili a quelli di "last minute" ♠️🔥
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clacclo · 1 year
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Versione inedita:
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Fabrizio De André Canzone per l'estate
Con tua moglie che lavava i piatti in cucina e non capiva
con tua figlia che provava il suo vestito nuovo e sorrideva
con la radio che ronzava per il mondo cose strane
e il respiro del tuo cane che dormiva.
Coi tuoi santi sempre pronti a benedire i tuoi sforzi per il pane
con il tuo bambino biondo a cui hai donato una pistola per Natale che sembra vera,
con il letto in cui tua moglie non ti ha mai saputo dare
e gli occhiali che tra un po' dovrai cambiare.
Com'è che non riesci più a volare? Com'è che non riesci più a volare? Com'è che non riesci più a volare? Com'è che non riesci più a volare?
Con le tue finestre aperte sulla strada e gli occhi chiusi sulla gente
con la tua tranquillità, lucidità, soddisfazione permanente
la tua coda di ricambio le tue nuvole in affitto le tue rondini di guardia sopra il tetto.
Con il tuo francescanesimo a puntate e la tua dolce consistenza
col tuo ossigeno purgato e le tue onde regolate in una stanza
col permesso di trasmettere e il divieto di parlare
e ogni giorno un altro giorno da contare.
Com'è che non riesci più a volare? Com'è che non riesci più a volare? Com'è che non riesci più a volare? Com'è che non riesci più a volare?
Con i tuoi entusiasmi lenti precisati da ricordi stagionali
e una bella addormentata che si sveglia a tutto quel che le regali
con il tuo collezionismo di parole complicate la tua ultima canzone per l'estate.
Con le tue mani di carta per avvolgere altre mani normali
con l'idiota in giardino ad isolare le tue rose migliori
col tuo freddo di montagna e il divieto di sudare e più niente per poterti vergognare.
Com'è che non riesci più a volare? Com'è che non riesci più a volare? Com'è che non riesci più a volare? Com'è che non riesci più a volare?
Edoardo Bennato:
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Francesco De Gregori:
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theladyorlando · 6 months
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The Moon Also Rises
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La voce di Johnny Flynn non è più quella di prima: non è la voce spessa dei suoi esordi, quella che ad ascoltarla mi veniva in mente un olio denso, scuro, ben pigmentato, che un pennello stende con caparbietà avanti e indietro. Quella lì era una voce consistente, un timbro caldo e distribuito in maniera uniforme sulla tela. Adesso invece al posto del pennello si sente chiaramente che c'è una mano nuda a dipingere, e che a volte lo fa con le stesse unghie: la voce densa si è spezzata in un urlo, si è graffiata sopra alla tela, ed è bellissima, è sensuale ed è, se possibile, ancora più precisa di prima.
L'autunno me l'ha portata dentro al frutto della sua fatica, la fatica di Johnny Flynn. Lui però mi ha avvisata per tempo, e io così ho avuto modo di vivermi l'attesa, di assaporarla. Insieme al suo amico e scrittore Robert MacFarlane e a un'allegra compagnia di nomadi inglesi -quelli che se ne vanno in giro per boschi e campagne senza scarpe e sotto la pioggia, per capirci- Johnny Flynn ha piantato dei semi che in questi mesi hanno germogliato, e io li ho guardati venire su come ho fatto con tutti gli alberi dietro cui mi sono andata perdendo nell'anno. Un calendario.
Il primo seme è stato "The Wild Hunt": lo ha piantato in terra a dicembre dello scorso anno, e a me è sembrato come di vederlo, Johnny Flynn, mentre infilava le dita nella terra fredda e mi diceva, guardandomi bene dentro agli occhi, che quella era una caccia folle: è una caccia folle la caccia al nome del male, la caccia alla tana, la tana del Primitivo. E così improvvisamente diventa una caccia folle anche quella alle cose scontate, le cose banali che tutto a un tratto ti accorgi di non avere più tra le mani: la competenza dei medici, il giusto ricovero, il pronto soccorso, la cura che ti spetta: il Natale il compleanno la pizza del sabato sera. Quella caccia, vedrai, farà tremare i tuoi amori più certi, farà precipitare l'impalcatura del tuo cielo. Io l'ho ascoltato cantarmela lo scorso anno a dicembre come se dicembre non dovesse mai finire, quando la camelia era l'unica spaventosamente fiorita in giardino come una cosa fuori dalla natura, e il suo, allora, mi è sembrato piuttosto l'urlo di un animale, il grido di una creatura selvatica che non sa dove trovare riparo dalla caccia, non sa più dov'è la sua tana. Oh the wild hunt, the wild hunt: qualcosa di incomprensibile o qualcosa che devo aver frainteso, mi sono detta. E invece il calendario, ormai chiaramente liturgico, è andato avanti con il seme di Pasqua: "Coins for the Eyes". Adesso l'urlo, il graffio sulla tela, si era trasformato in una piccola ballata in tre quarti, dolce, quasi acustica, e la caccia, che in fin dei conti era la mia -inutile continuare a negarlo, non avevo frainteso- aveva trovato la sua proporzione più conveniente, la sua direzione più chiara: guardata da dentro a questa canzone la caccia è una ricerca, e il suo movimento cadenzato insegna la pazienza con cui bisogna condurla. Ora che conosciamo bene il nome urlare non serve a niente, basta praticare l'esercizio, un esercizio di pazienza, di concentrazione, un esercizio di ricerca. Come quando mio padre si stampava le mappe dell'impero romano o della Grecia antica per capire meglio come tradurre una versione contorta, come quando studiava epigrafia e nessuno glielo aveva mai chiesto. Come gli alberi che escono dall'inverno, con pazienza, e mettono i fiori, alcuni addirittura senza foglie. E così in tre quarti abbiamo visto sbocciare i fiori, tutti i fiori, e in tre quarti ci siamo addentrati in quanto ci avanzava dell'anno: a un certo punto inevitabilmente abbiamo riconosciuto i primi sentori dell' impietosa, della temibile estate, finché proprio non la abbiamo vista bene in faccia e le siamo così andati incontro senza opporle resistenza, senza nuove canzoni, senza nuovi semi, con pazienza e in tre quarti. Questa è stata la nostra vera quaresima, il nostro deserto: l'estate. Abbiamo guardato l'estate seccarli, i semi, inaridire la terra, fare scempio dei fiori, spaccare i marciapiedi. Alla fine, giunti nel cuore di quella, la abbiamo vista portarsi via mio padre, e così, in tre quarti, piegati nel nostro esercizio di pazienza, lo abbiamo salutato, con dignità credo.
Ma il calendario non era finito: e a settembre infatti è ricominciato quello scolastico. Allora siamo tornati tutti a scuola, come se niente fosse, e lì dentro abbiamo continuato a fare esercizio, a testa bassa. Ad interromperlo è arrivato improvviso l'annuncio: in questi mesi, diceva, anche se da molto lontano e senza scarpe ai piedi, noi abbiamo lavorato, abbiamo fatto un lungo esercizio qui su, un esercizio intorno all'oscurità e alla luce, all' inverno e alla primavera, alla sepoltura e alla rivelazione, a storie tempo stagioni fantasmi e sentieri, amore e fiumi, e tra poco ne consegneremo i frutti a chiunque avrà voglia di ascoltare. Insomma, neanche il calendario di Johnny Flynn si era esaurito, e il primo frutto raccolto ad ottobre, il primo singolo, è stato "Uncanny Valley": quest'estate ci siamo persi tutti in una vallata inquietante, dice, nessuno ha una mappa per uscirne, e c'è un'enorme confusione qui dentro. Forse mi sbaglio, ma mi sembra che Johnny Flynn ora stia ridendo; che urli ancora invece lo sento benissimo: ride e urla che il lutto non è solo una croce, è anche una delizia, è il nostro privilegio e noi dobbiamo penetrarlo, dobbiamo attraversarlo come fosse una vallata dopo aver scalato la più alta delle montagne.
Quello che viene dopo è semplicemente il raccolto: e io che l'ho aspettato come si aspetta una vita che viene al mondo, con un po' di apprensione e insieme con il timido desiderio di riconoscere nei tratti del viso la somiglianza, alla fine l'ho rincosciuta: quando ho ascoltato l'album per la prima volta di notte, nel mio letto, sotto a coperte pesanti, era di nuovo inverno e ho capito subito che in tutti quei mesi Johnny Flynn non aveva mai smesso di guardarmi negli occhi. Lui ha continuato a tirarmi per la manica, a strattonarmi, mi ha richiamata, mi ha scritto, mi ha raccontato: alla fine lui mi ha raccontata, nel suo calendario. Ha raccontato di tutti gli alberi dietro ai quali io ho guidato la mia macchina quest'anno (the beech is lifting me, ash is reaching me), del saluto che mio padre continua a darmi giorno dopo giorno (be not afraid, sing and pray, cry and sway as I enter the shade); di quel dicembre che pareva non volesse mai finire ("A Year-Long Winter"); e poi mi ha raccontato, ancora una volta, "Coins for the Eyes". Vedo però che la semplice ballata in tre quarti è maturata in questi mesi, e da fiore che era in primavera adesso è diventata un bellissimo frutto rotondo, forse un melograno? È diventata un inno, cantato a piena voce, a più voci. Io l'ho ascoltata, nella sua prima e piu dimessa versione, sulla strada che portava al cimitero, il giorno in cui ci hanno consegnato le ceneri e noi le abbiamo riposte nella tomba ancora senza nome. E poi un altro giorno mi è arrivata questa foto, la foto della lapide che era pronta, finalmente. E io a quel punto mi sono chiesta come ci si comporta davanti alla foto della lapide di tuo padre che ti arriva su WhatsApp: è bella, carina, mi piace, grazie mille? In quel momento mi sono costretta all'esercizio del pianto perché quello mi sembrava opportuno, ma non mi è salita nessuna lacrima sinceramente, se non quelle solite, le lacrime della stanchezza. Niente di ciò che ha a che vedere con la morte appartiene a mio padre, mi sono detta come mi ero già detta guardando la bara ad agosto. Questo però gli inglesi lo chiamano denial, e anche se io davvero continuo ostinatamente a credere che lui sia più vivo di me sopra quelle mappe dell'impero romano che vedo con la coda dell'occhio spuntare dalla sua libreria, so bene che negare non è una cosa sana.
E così la scorsa settimana, tornando al cimitero per vederla, questa famosa lapide montata, ho ascoltato la nuova versione di "Coins for the Eyes", l'inno: il melograno. Pare che almeno una canzone di quest' album la abbiano registrata dentro a una tomba antica, che il coro che sento in questi ritornelli pieni di vita, pieni di voce, di tante voci veramente, venga proprio da una sepoltura. Quando l'ho raccontato a mia madre lei mi ha detto, prendendomi in giro, che ci vuole pure un po' di leggerezza nella vita, dai, e questi non ce l'hanno per niente. Ma lei non sa che se veramente è questa la canzone, e voglio pensare che sia proprio questa, io sulle sue note sono arrivata alla tomba e l'ho trovata piena, piena di gente scalza, gente che si sgola, che canta a squarciagola, canta la vita stupenda di mio padre tra i tanti padri che se ne sono andati. Quest'inno è così lontano dalla pesantezza che mi sembra proprio il suo esatto contrario: al punto che questa canzone mi ha riconciliata con quel paese dove mio padre ora è tornato e dove io da piccola ho passato le più noiose e pesanti domeniche di bambina. Un paese dove tutti sembrano avere due sole cose a cui pensare: sposarsi o morire. Un paese che è come costruito intorno al suo cimitero, pare proprio invitare al cimitero, così mi è sempre sembrato. Che lo abbia sempre invitato al cimitero, a mio padre. Beh oggi sento di andarci quasi leggera, al cimitero da lui, mi sento invitata, e quelle canzoni che vengono da così lontano, da un altro luogo, un altro anno, da un'altra fatica, risuonano perfettamente per le strade del paese dove mio padre riposa in questo momento. Io amo tutto di lui e non voglio vivere nella negazione: non mi nego niente, le mappe e la bara, la vita e la morte: è un mio diritto, la mia delizia, il mio privilegio. E me lo ha raccontato Johnny Flynn, urlandolo a volte, a volte ridendo e cantandolo con leggerezza, a volte facendone un inno gioiso e a più voci: il calendario di un anno che abbiamo trascorso insieme, e io non lo sapevo.
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maledettalogica · 6 months
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Divanisti e PRENDITORI
Divanisti e Prenditori.
Flavio Briatore: "Con la cultura non si mangia."
Basterebbe questa frase per farsi un'idea della persona. Briatore ce l'ha anche con quelli che, con un termine attuale, sono definiti "Divanisti", quei giovani che, secondo i pappardellari (politici e giornalai) sono a casa loro, comodamente seduti sul divano e aspettano il reddito di cittadinanza o qualsiasi altro sussidio (se esiste) e che non hanno voglia di lavorare e aspettano il lavoro sotto casa. Teoria smentita dai fatti se è vero, come è vero, che ogni anno 130.000 giovani se ne vanno via in Inghilterra, in Germania e perfino in Australia per fare i camerieri, i pizzaioli, i contadini eccetera.
Saranno mica fessi questi giovani che vanno via? Un motivo ci sarà. Cerchiamo di capire come stanno le cose. Cominciamo dalla paga.
Ambiente di lavoro. I giovani che se ne vanno a Rimini o in altre località turistiche in Italia, lavorando dieci, dodici ore al giorno, se sono fortunati, lavorando in un camping o un villaggio turistico, hanno la possibilità di avere un letto in una stanza in comune con altri lavoratori. Se sono fortunati. Diversamente hanno la possibilità di dormire nel retrobottega del locale, o se vogliono un alloggio decente se lo devono pagare. Con le paghe che ricevono, quasi sempre in nero, senza contributi, senza contratti di lavoro, senza nessuna garanzia, non conviene. Togli le spese dalla misera paga, ci guadagni di più se resti a casa e fai una vita dignitosa che a Rimini per essere trattato e vivere come un immigrato.
Una "Prenditrice", proprietaria di uno chalet sulla spiaggia di Rimini, durante un'intervista televisiva, dichiarò che: "E' vero, le paghe sono basse, ma intanto impari un mestiere.". Si fosse trattato della proprietaria di un ristorante cinque stelle Michelin, il ragionamento poteva anche avere una sua logica. Ma cosa impara un cameriere di un bar sulla spiaggia a Rimini? Dopo tre giorni ha già imparato tutto. Al massimo impara qualche frase di tedesco da un cliente berlinese che ordina "Spaghetti alla bolognese".
Veniamo ai "Prenditori".
Quelli avanti negli anni, o che per motivi di studio o per interesse personale, conoscono la storia della prima repubblica, sanno che esistevano le "Partecipazioni Statali" spesso una realtà ministeriale. La definizione delle Partecipazioni Statali, nell'opinione pubblica, dei giornali, e dei politici dell'opposizione era di un Ministero nel quale se l'impresa partecipata era in attivo, ci guadagnava il privato (gli azionisti) se era in rosso ripianava lo Stato. Ed era così, nella realtà. Un po' come succede anche oggi, per fare un esempio, con molte banche, grandi e piccole, che sono state salvate dallo Stato, che ha speso miliardi per salvarle dal fallimento, e oggi non pagano la cosidetta tassa sugli extraprofitti e si tengono quei soldi in capitale sociale, con gli azionisti che sono quelli che beneficiano di questa operazione.
Ricordate Berlusconi, quando diceva che i ristoranti erano pieni? Aveva ragione, ancora oggi è così. Provate ad andare al ristorante o in pizzeria durante l'estate o a Pasqua o nel periodo di Natale e Capodanno. Chiunque mi legga ha esperienza diretta di questo. Vi chiedono subito: "Avete prenotato?". Alcuni gestori lo chiedono in qualsiasi periodo dell'anno. In molti casi dovete aspettare che si liberi un tavolo, in tanti altri il tavolo non c'è. Ma quanti sono i ristoranti e le pizzerie in Italia?
Sono 340.000, dati ufficiali dell'associazione di categoria. Per quelli che non si fidano o per i pignoli, ho fatto un po' di calcoli che aggiungo solo per un'esigenza di chiarezza, ma potete risparmiarveli. Quelli che possono, volendo, tutti i giorni, ma anche quelli che non possono e si concedono un pasto o una pizza fuori casa saltuariamente, conoscono bene la situazione che descrivo.
Bene. Fcciamo una media tra quelli che hanno più di trecento posti tavolo, e non sono la maggioranza, (quanti saranno, il 20 il 30 per cento a voler essere generosi?) e quelli che ne hanno cinquanta o meno e sono il 70 per cento. Viene fuori una una disponibilità giornaliera di 42.500.000 posti tavolo.
30% di 340.000 = 102.000 x 300 = 30.600.000 +
70% di 340.000 = 238.000 x 50 = 11.900.000 =
Posti tavolo disponibili giornalieri 42.500.000
A questo punto, dovete detrarre, come più vi aggrada, secondo la vostra opinione, i turisti. Quest'anno boom di turisti.
https://www.confcommercio.it/-/turismo-in-italia
Il turismo interno ha visto "solo", mediamente, 12.000.000 di italiani che si sono spostati. Ultimo dato e smetto di annoiarvi con i numeri. Chi mi legge non è come un pappardellaro, che vive su un altro pianeta. Sa bene che noi siamo un paese di evasori, dove un commerciante, un professionista, dichiara al fisco meno di un operaio, che i "ricchi" sono molti di più di quelli "noti" come Briatore. Ma anche, senza voler usare questa parola, che tanto spaventa chi può, anche quelli "abbienti" sono molti. Chi di voi non conosce un meccanico, un macellaio o altro che ha tre, quattro appartamenti di proprietà e così via.
Ecco, basta questa categoria di persone per riempire i ristoranti o le pizzerie. Ma ci sono altre categorie per le quali il ristorante o la pizzeria sono un lusso che raramente, o mai, possono permettersi: i pensionati con pensione da fame, i lavoratori che anche se lavorano guadagnano un salario che li mette nella fascia dei poveri, i disoccupati e così via. Se non dici anche questo sei un pappardellaro. E quando un pappardellaro, che sia un politico o un giornalaio, dice che i ristoranti sono pieni, non vi dice tutta la verità. Dire mezza verità equivale a dire mezza bugia. La verità è che, mediamente, da dieci anni a questa parte, 130.000 giovani lasciano il nostro paese in cerca di paesi più civili che non li sfruttino e che li valorizzino. E per una immagine, per l'apoteosi della pappardella, se ne avete voglia, rileggetevi il mio post e integratelo con quello che succede oggi: costringiamo giovani medici, specializzati, ad emigrare e "oggi" importiamo medici dall'estero (indiani, cubani e da chissà quale altro paese.). E ribadisco: Ma si può essere più coglioni di così?
I "Prenditori" ci hanno ammosciato l'anima per decenni con "Il Mercato", la "Legge della domanda e dell'offerta" e questi due enti non ammettevano morale, sottigliezze o distinguo. Bene, seguissero questa legge grazie alla quale si sono arricchiti per decenni e ne traessero le conseguenze: se la domanda di lavoratori è alta e non se ne trovano... bisogna aumentare l'offerta. Senza pappardelle come la formazione, i centri dell'impiego e tutte le scemenze di cui si riempiono la bocca tutti i giorni.
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micro961 · 3 days
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Mr Joy: “Uacciuari”
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Il nuovo singolo del cantautore milanese, un inno all'ironia e al ricostruire un mondo migliore con più spensieratezza
"Uacciuari" è una canzone che si candida a diventare un tormentone dell'estate 2024. Mr Joy si ispira a Fantozzi che durante le sue avventure aveva come slogan e colonna sonora un motivetto che ripeteva “Uacciuari Uacciuari". Forse non ha significato, ma diventa un inno ad andare avanti in un mondo che ha bisogno di leggerezza e di superare tutte le sfighe e sfide o disavventure che tutti hanno sia in amore, che nel percorso della vita. Un inno alla rinascita e a prendere tutto con ironia.
«Quando va male urla e canta "Uacciuari", e l'estate e il mondo sembrerà sorriderti. Abbi fede è fiducia in te, Uacciuari forever!.» Mr Joy
La produzione e gli arrangiamenti sono curati da Andrea Robicci, e dai due Matia Bazar Silvio Melloni e Gino Zandonà, i testi sono sempre di Andrea Robicci. La canzone ha anche due versioni REMIX: una Summer ed una Winter version, per far ballare sia negli stabilimenti balneari che durante i dj set e candidarsi a diventare virale su Tik Tok.
 Mr. Joy - alias di Andrea Robicci - nasce a Milano nel 1970, da una famiglia di importanti gioiellieri. A 17 anni si inventa il mestiere di PR e la sua “bigiata party” fa storia nella “Milano da bere”. Diventa un creativo che anima i locali più “in” di tutta Italia e inizia parallelamente la carriera di cantautore e produttore. Mr. Joy esordisce a Milano all’Osteria della Musica in una serata improvvisata, che gli regala una nuova consapevolezza. Suona e riempie piazze e collabora con il Maestro Massimo Luca, chitarrista e produttore di Lucio Battisti, Grignani, Minetti, Moro e molti altri, arrivando in finale all’Accademia di Sanremo durante la direzione artistica di Pippo Baudo. Pubblica due singoli, poi dopo il tour con Radio Italia, incide il brano “Vivere” prodotto con Gabriele Fersini, chitarrista di Laura Pausini, Biagio Antonacci ed Eros Ramazzotti. Il 2 settembre pubblica "Pinocchio", brano dedicato alle maschere che ognuno indossa ogni giorno. Mentre a dicembre esce col brano “Natale senza”, la più classica delle melodie per consolare chi si sente solo. Poi l’11 aprile 2023 è la volta del brano “Mancandoti l’aria” e in estate “Il Ballo del Farfallo” legato a doppio filo al suo nuovo romanzo dal titolo proprio “Il Farfallo”. Il remix del "Ballo del Farfallo" si è posizionato nelle settimane di luglio e agosto in testa alle classifiche dance. Stessa sorte toccata a “Natale senza Remix-Mas” che ha infiammato le classifiche e le dance-hall natalizie. Tutto questo ad anticipare quello che sarà il nuovo disco di inediti in studio.
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giancarlonicoli · 8 days
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21 mag 2024 16:57
GIGI RIVA, MIO PADRE – PARLA IL FIGLIO NICOLA: “MI CONFESSAVA SEMPRE DI NON AVERE RIMPIANTI: ME NE SPACCHEREI ALTRE VENTI DI GAMBE, DICEVA. HA SOFFERTO MOLTO LA DEPRESSIONE. LE PARTITE DEL CAGLIARI E DELLA NAZIONALE LO FACEVANO STAR MALE. PATIVA LA TENSIONE" - "PER I SARDI IL REGALO PIÙ GRANDE NON SONO STATI I SUOI GOL, MA CHE LUI NON LI ABBIA MAI ABBANDONATI - DOPO LA SALVEZZA IL MISTER CLAUDIO RANIERI SI È SENTITO DI RINGRAZIARE PAPÀ, PERCHÉ DOPO UN COLLOQUIO CON LUI…" -
Pietro Cabras per “il Messaggero” - Estratti
Primo febbraio 1976, stadio Sant'Elia, Cagliari-Milan.
Vicino alla bandierina, Aldo Bet contrasta Gigi Riva: è l'ultima azione del più grande attaccante italiano, strappo muscolare alla coscia destra. Nel 1976, a casa Riva nasce Nicola. Che ci racconta, a quattro mesi dalla scomparsa del padre, il 22 gennaio scorso. chi era davvero Riva, non il bomber ma il papà, non l'ala sinistra ma il padrone di casa, non il mito ma il custode di insegnamenti e valori, di cui Nicola va giustamente orgoglioso.
(...)
A casa non parlava di sé?
«Assolutamente no. E noi chiedevamo molto poco. Piano piano mi sono reso conto che non era solo un uomo di sport, ma si andava molto oltre: c'era il legame con la Sardegna, era come se fosse parente di tutti i sardi. E anche fuori, era benvoluto da tutti. Perché era una bandiera, e credo che nel calcio le bandiere piacciano a tutti».
Come reagiva suo padre di fronte ai complimenti?
«L'amore vero gli faceva piacere. È una delle ragioni per cui non se n'è mai andato dalla Sardegna: sentiva che era un legame sincero, autentico. Per i sardi il regalo più grande non sono stati i suoi gol, ma che lui non li abbia mai abbandonati. Noi di questo siamo molto fieri»
(...)
Come è stato essere il figlio di Riva?
«Una sollecitazione continua, sin da bambino. Quando giocavo a pallone, il paragone era difficile da sostenere. Io cominciai a sei anni, ma quando passai al Cagliari, a 14, la maglia era pesantissima e io con questo cognome non mi sentivo sereno. Ho avuto un rifiuto e ho smesso: per quattro anni non ho voluto più saperne del calcio. Avevo la consapevolezza che diventare come lui sarebbe stato impossibile»
In tutto questo suo padre?
«E' rimasto al di fuori. Non è mai venuto a vedermi, non mi ha mai dato un consiglio. Non voleva essere un peso per me. Invece allo stesso tempo io avrei avuto bisogno di un parere, di un sostegno».
Era un padre severo, un padre presente, un padre da coccole?
«Non era da abbracci, baci, niente. Non ti diceva ti voglio bene: te lo faceva capire. Ma non mancava mai: feste, ricorrenze, parenti, lui c'era e gli piaceva partecipare.
Era rimasto orfano presto, la vita in famiglia gli era mancata e si vedeva. Io personalmente ho recuperato negli anni il nostro rapporto: quando usciva di meno e lo avevo in casa, allora lo abbracciavo, lo baciavo, si era creato un rapporto più fisico, ne sentivo il bisogno. E' stato bellissimo: come se lo avessi conosciuto una seconda volta, ho riscoperto una nuova parte di lui»
Era generoso?
«Non ci ha fatto mancare mai nulla, ma ci ha insegnato che dovevamo sudarci ogni cosa. A Natale c'è sempre stato. E qualche sorpresa me l'ha fatta: un anno mi ha regalato una macchina, era una Micra. Inaspettata, non era da lui. Motorino mai, aveva paura».
Vacanze insieme?
«Non l'ho mai visto concedersi una vacanza. Prendere l'aereo per lui era un peso. La sua vera vacanza era quando tornava a Leggiuno, il suo paese»
Vi ha portato spesso?
«Io e mio fratello andavamo dai miei zii, l'estate, anche un mese intero, e lui magari veniva una settimana. E raccontava, allora sì, in quel contesto riuscivamo a ricostruire i frammenti della sua infanzia, che era stata terribile. Voglio scrivere un libro su Riva bambino, ho tanto materiale, ho promesso a papà che lo farò».
Guardavate le partite insieme?
«Mai. Ce lo proibiva, quando eravamo a cena con lui. Soffriva: Cagliari e Nazionale lo facevano star male. Pativa la tensione, si agitava».
Ha sempre parlato di insegnamenti di suo padre. Qualcuno su tutti?
«Non era di tante parole. Ci ha educato con l'esempio, non con le frasi fatte. Coerenza, amore della verità, educazione: lui era così».
Si arrabbiava con voi?
«Poche volte. Non doveva alzare la voce, bastava lo sguardo».
La frase che vi faceva sentire all'altezza?
«Sono orgoglioso di voi. Detta da un padre è enorme. Detta da mio padre, Gigi Riva, era una medaglia che ti dovevi guadagnare».
Discuteva con voi della sua salute, nell'ultimo periodo?
«Ci ho riflettuto tanto in questi mesi. Mi sono convinto che si fosse accorto che qualcosa non andava. Ma non si lamentava, la sua dignità è emersa anche in quei momenti, di sicuro dentro di sé aveva un vulcano. Non voleva accanimenti terapeutici, gli avevano proposto un intervento, e ha risposto: ci penserò».
Che rapporto aveva con il dolore fisico, lui che aveva avuto infortuni terribili?
«Mi diceva sempre che non aveva rimpianti: rifarei quel contrasto, mi diceva, me ne spaccherei altre venti di gambe. Ha sofferto molto la depressione, invece. Un uomo come lui, razionale, di fronte a una malattia subdola, ha faticato a farsene una ragione. Gli siamo stati accanto, siamo riusciti a portarlo a Milano, la dottoressa Colombo è stata la sua ancora di salvezza. Un periodo molto lungo, dal 1996 fino a quando ci ha lasciato».
Che cosa l'ha scatenata, secondo voi?
«Credo che sia scaturita dai dolori dell'infanzia, la morte del padre, il collegio che lo ha fatto chiudere di più in se stesso. Ma la botta è stata nel momento in cui, con il primo contratto da semiprofessionista in tasca, quando poteva finalmente aiutare in casa, la mamma se n'è andata. Queste sofferenze alla fine gli hanno presentato il conto».
L'ultima frase di suo padre?
«Sentivo che aveva bisogno di noi. Quando la sera lasciavamo l'ospedale ci diceva: rimanete ancora, state qui. Era il segno del cambiamento. Mio padre ha avuto tre vite: Luigi quando era sul lago, a Leggiuno; Gigi Riva qui in Sardegna, in casa non è mai stato Gigi; infine un paio di anni fa ha ricominciato a vivere la famiglia da vicino, ha riscoperto il bisogno dei suoi cari, delle cose semplici, si è tolto il mantello di Gigirriva ed è tornato Luigi bambino».
Il Cagliari è salvo: domenica hanno evocato tutti Gigi Riva.
«Il mister Ranieri si è sentito di ringraziare papà, perché anche dopo un colloquio con mio padre aveva accettato la sfida. Sarebbe stato triste finire in Serie B proprio in questo 2024 in cui papà purtroppo se n'è andato».
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notizieoggi2023 · 3 months
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/paperissima-adrenalina-nozze-sfumate.html Paperissima, adrenalina, nozze sfumate: l'amore tra Vittorio Brumotti e Giorgia Palmas Sei anni fa Vittorio Brumotti e Giorgia Palmas si dicevano addio. La coppia nata nello studio di Paperissima Sprint ha vissuto una storia d'amore molto chiacchierata sulle riviste di gossip e sui social network. Lo sportivo e l'ex velina sono stati insieme dal 2012 al 2017, anno nel quale le loro strade si sono definitivamente separate. L'incontro a Paperissima Sprint Estate 2011. Vittorio Brumotti viene scelto da Antonio Ricci per condurre l'edizione estiva di Paperissima Sprint. Ad affiancarlo alla conduzione c'è l'ex velina Giorgia Palmas, reduce dalla vittoria del reality L'Isola dei famosi. La storia con il fidanzato Davide Bombardini, dal quale ha avuto una bambina, è già in crisi ma manca ancora la conferma ufficiale. Sul set di Paperissima Sprint Vittorio e Giorgia entrano subito in sintonia e le riviste di gossip gli attribuiscono subito un flirt. Brumotti e Palmas però non confermano le voci. Ma a febbraio 2012 l'ex velina fa sapere che la relazione con Bombardini è finita da tempo. "Ci abbiamo provato ma eravamo in crisi già prima dell'Isola", racconta Giorgia durante un'ospitata a Verissimo. La prima paparazzata insieme Vittorio Brumotti e Giorgia Palmas si frequentano dalla primavera 2012 ma sono bravi a schivare i fotografi. A maggio, però, la coppia viene paparazzata insieme per la prima volta in centro a Milano durante una serata per locali. Baci appassionati, sguardi romantici e feeling evidente non lasciano più dubbi sull'interesse reciproco e il settimanale Oggi dedica alla nuova coppia via un servizio esclusivo. Poche settimane dopo il campione di bike trial e l'ex velina escono allo scoperto anche sui social network. Sul web pubblicano le prime foto insieme da un tatuatore. L'estate per Giorgia e Vittorio è caldissima e i due vengono fotografati insieme felici e appassionati prima in Sardegna, terra natale di lei, è poi in giro per l'Italia con la nuova conduzione di Paperissima Sprint. L'anello che sa di promessa Ottobre 2012. Durante un'intervista in occasione del lancio di un nuovo brand, Giorgia Palmas si presenta con una vistosa novità all'anulare sinistro. Un anello regalatole da Vittorio come pegno d'amore. "Non avevo mai regalato un anello prima. Tutti mi hanno chiesto se fosse di fidanzamento. No, l'ho preso perché mi piaceva, volevo darle un diamante. Gliene voglio regalare altri dieci", racconta lo sportivo a Vanity Fair. Intanto in tv proseguono gli impegni per loro con l'edizione 2014 di Paperissima Sprint, ma Vittorio è impegnato anche con le sue imprese sportive e il ruolo di inviato a Striscia la notizia. L'aggressione a Brumotti nel 2015 Agosto 2015. Vittorio Brumotti e il padre stanno percorrendo il tratto della provinciale tra Toirano e Bardineto, in provincia di Savona, a bordo delle loro bici. Sono seguiti da alcuni amici in auto. Un'altra auto tenta una manovra azzardata e ne nasce un diverbio che sfocia in aggressione. Vittorio e il padre vengono malmenati e lo sportivo finisce in ospedale. Le ferite al volto sono profonde e Brumotti subisce un intervento chirurgico per evitare di perdere l'occhio. Giorgia gli manifesta il suo amore con un messaggio social. Le prime voci di crisi 25 giugno 2016. Melissa Satta e Kevin Prince Boateng si sposano a Porto Cervo. Tra gli invitati c'è anche Giorgia Palmas, amica di Melissa. Al fianco della bella sarda, però, non c'è Vittorio Brumotti. Alle nozze Giorgia è da sola e i rumor su una crisi tra lei e lo sportivo si fanno insistenti. I fan della coppia notano anche la loro strana assenza dai social. A luglio, però, Vittorio e la Palmas tornano a farsi vedere insieme uniti e affiatati e l'ex velina scaccia via le indiscrezioni rilasciando una dichiarazione decisa: "Siamo una coppia nella vita e nel lavoro. Tra noi c'è un rapporto normale. Alla base di tutto c'è che litighiamo sempre. Gli alti e bassi ci sono in tutte le coppie, altrimenti è tutto finito". Le voci sulle nozze Durante l'estate del 2016 le riviste di gossip fanno circolare la notizia che Giorgia Palmas e Vittorio Brumotti sia intenzionati a compiere il grande passo. L'anello c'è da tempo, ma i due non hanno mai parlato pubblicamente di matrimonio. Così, per mettere un freno alle voci, Giorgia fa una smentita ufficiale: "Abbiamo il nostro equilibrio, siamo una coppia rock’n roll che funziona bene. Quando ci sposeremo lo saprete". La crisi definitiva e l'addio Nell'estate 2017 nuove voci su una presunta crisi tra Vittorio e Giorgia tornano a farsi insistenti. Il settimanale Spy riferisce che la coppia ha trascorso tutta l'estate separata, lei in Sardegna con la figlia e lui in giro per l'Italia per impegni sportivi.
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ruggierocurci · 4 months
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 La mia storia coi dolori muscolari (parte 1)
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A marzo dell'anno scorso, mentre aspettavo il pullman con Polette per rincasare dalla coperativa succede una patatrac nel senso che mi viene una fitta alle lombare che non mi fa prendere il pulman cioè lo prendo ma chiedo aiuto per salire infatti c'è stata una persona che mi ha aiutato a salire e e da lì sono stato fermo per un mese ovvero fino a maggio dove la fisatra mi dice: "se stai fermo la Schena peggiora".
Vorrei dire una cosa io sia per la schiena e sia per le gambe (Ma poi ci arriviamo) ho sempre avuto il terrore di di finire in sedia a rotelle perché da bambino ho avuto una leggera scoglioso, legata anche un po' all mia disabilità e mi dicono che se non sto attento nell'alimentazione e se non faccio attività fisica rischio di andare in sedia a rotelle.
A maggio mi danno una terapia farmacologica e mi danno degli esercizi da fare che faccio per tutta l'estate poi cosa succede? Nel periodo estivo la schiena mi dà un po' di tregue ma a settembre, un po' per lo stress dovuto a tante cose che sono successe che non voglio raccontare, mi ritorna il mal schiena.
Mi ricordo che una volta stavo prendendo il puman per andare in cooperativa dove, se non lo sapete io in questa ooperativa frequento un servizio di formazione all'autonomia per diventare autonomo a 360°, mi viene questo dolore alle gambe e mi spavento. Mi fermo un attimo ma cerco comunque di frequentare il il servo discretamente anche se a volte non andavo perché mi faceva troppo male la schiena.
Nel frattempo ci sono stati un po' di turbolenti dove ho perso un po' di autostima, sono andato in crisi e ho fatto un po' di autoanalisi capendo cosa volevo. Dopo questo ho preso anche delle decisioni importanti.
Durante questa burrasca, riaccendo i microfoni di Radio Friends e conduco il Festival dei diritti del CSV (Centro Servizi Volontariato) dove è stata una bella esperienza soprattutto perchè ho coinvolto anche una mia amica che faceva teatro con me.
Dopo che io ho preso certe decisioni, che sono state anche un po' difficile, per fatalità, mi iniziano a fare male le gambe e io mi fermo sempre per paura di peggiorare la situazione e di finire in sedia a rotelle (stiamo parlando del mese di dicembre quindi l'anno scorso).
A Natale ho avuto un po' di down (ho pianto) perchè non volevo festeggiarlo non perchè non ci credo ma perché avevo delle difficoltà. Una cosa positiva è che poi a capodanno, non avendo avuto altra scelta, sono andato in Svizzera. Ho passato un capodanno davvero di relax, mi sono divertito tantissimo e ho scoperto che mi piace la svizzera perché è davvero bellissima!
Dopo l'epifania dovevo ritornare in copertiva ma per i miei dolori non ce lo facevo e la settimana scorsa ho avuto un colloquio con i miei genitori con la mia coordinatrice dove nel chiacchierare mi fa ritrovare la voglia di combattere e di non mollare perché in questo periodo Io vedevo tante persone che dicevano "non si molla", "mai mollare" io mi arrabbiai perchè mi dicevo "caspita Io vorrei anche non mollare ma con questi dolori faccio un po' fatica" però grazie a questa chiacchierata mi è ritornata la voglia di combattere. Mi hanno suggerito di muovermi un po' e di andare prendere il pane presso un supermercato che sta un po' distante da casa mia ma giusto per per camminare un po' e quindi al giorni alterni avevo in mente di andare a prendere il pane ma ... la storia continua
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mywords-myworld · 4 months
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(....sappiamo tutti di chi sono questi film inconici, dai xD )
IL RICCO, IL POVERO E IL MAGGIORDOMO 
IL GRANDE GIORNO 
ODIO L'ESTATE
TRE UOMINI E UNA GAMBA
COSÌ È LA VITA
FUGA DA REUMA PARK 
LA BANDA DEI BABBI NATALE 
IL COSMO SUL COMÒ
TU LA CONOSCI CLAUDIA? 
LA LEGGENDA DI AL, JOHN & JACK 
CHIEDIMI SE SONO FELICE 
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marcovenneri72 · 5 months
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Questo 2023 dal punto di vista puramente artistico, è stato molto proficuo...due album pubblicati: VIVO e FANTACANZONI contenenti rispettivamente 10 e 11 brani inediti e un EP intitolato SENZA SENSO contenente 6 brani inediti...per un totale di 27 brani inediti pubblicati solo quest'anno.
A questi vanno aggiunti altri 5 brani che ho scritto e che ho pubblicato solo su YouTube e che nel 2024 pubblicherò anche nei Digital Store...fra questi troviamo brani come LE TRE PORTE, SE NON AVESSI PIÙ TE, È FINITA L'ESTATE, IL VENTO DEL MONDO e infine NATALE DOV'È.
E' chiaro che in questa pagina parlo del mio aspetto artistico relativo all'aspetto di cantautore, omettendo volutamente tutta la mia attività come clarinettista della prestigiosa Banda Nazionale dell'Esercito Italiano che è sotto gli occhi di tutti e che non ha bisogno certamente della mia citazione.... concerti nei più prestigiosi teatri, eventi importanti trasmessi da reti nazionali, cerimonie militari e collaborazioni con grandi nomi della musica, sono grazie a Dio pane quotidiano per questa prestigiosa formazione cui mi onoro di far parte.
Che dire ancora? Grazie a tutti voi! A chi mi segue, a chi ascolta le mie canzoni su Spotify, iTunes, Amazon Music, YouTube, Deezer...insomma in tutti i Digital Store.
Permettetemi infine di ringraziare la mia famiglia, in primis mia moglie ed i miei figli...linfa vitale per me e per la mia vita.
Buon 2024 a tutti voi!
A presto!
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2023 Reading Challenge - COMPLETE
Master Post
01. A book you meant to reas in 2022 - Il filo infinito
02. A book you bought fron an Indipendent Bookstore - Il purgatorio dell'angelo
03. A book about a vacation - Fuga dal Natale (Skipping Christmas)
04. A book by a first time author - Mrs. March
05. A book with mythical creatures - American Gods
06. A book about a forbidden romance - La torre in fiamme (The Warlord Chronicles)
07. A book with "Girl" in the title - Quelle belle ragazze (Pretty Girls)
08. A celebrity memoir - Friends, amanti e la Cosa Terribile (Friends, Lovers, and the Big Terrible Thing)
09. A book with a color in the title - The Nightmare of Black Island
10. A romance with a fat lead - Certe ragazze (Certain Girls)
11. A book about or set in Hollywood - Dalia Nera (The Black Dahlia)
12. A book published in Spring 2023 - Oscura e Celeste
13. A book published the year you were born - L'amore ai tempi del colera (Love in the Time of Cholera)
14. A modern retelling of a Classic - Il Mistero di Penelope (Ithaca, The Songs of Penelope)
15. A book with a song lyric as its title - Anime di vetro
16. A book where the main character's name is in the title - In fondo al tuo cuore
17. A book with a love triangle - Il cuore di Derfel (The Warlord Chronicles)
18. A book that was banned or challenged in any state in 2022 - Aristotle e Dante scoprono i Segreti dell'Universo (Aristotle and Dante Discover the Secrets of the Universe)
19. A book that fulfills your favorite prompt from a past challenge - Il tradimento (The Warlord Chronicles)
20. A book becoming a Tv serier or a movie in 2023 - Rondini d'inverno
21. A book set in the decade you were born - I Goonies (The Goonies)
22. A book with a queer lead - Aristotle e Dante si immergono nelle Acque del Mondo (Aristotle and Dante Dive in the Waters of the World)
23. A book with a map - Il Re d'Inverno (The Winter King, The Warlord Chronicles)
24. A book with a rabbit on the cover - Who P-P-P-Plugged Roger Rabbit?
25. A book with only text on the cover - L'estate che sciolse ogni cosa (The Summer That Melted Evrything)
26. The shortest book (by pages) on your TBR list - Vipera
27. A #BookTok recommendation - Caminito
28. A book you bought secondhand - Il pianto dell'alba
29. A book your friend recommended - Duma Key
30. A book that's on a celebrity Book Club List - Fuorilegge (Outlawed)
31. A book about a family - Soledad
32. A book released during the second half of 2023 - Ten Days of Christmas
33. A book about an athlete/sport - Serenata senza nome
34. A historical fiction book - La spada perduta (The Warlord Chronicles)
35. A book about divorce - Quello che non ti ho mai detto (Everything I Never Told You)
36. A book you think your best friend would like - Touched by an Angel
37. A book you should have read in High School - Il Gattopardo (The Leopard)
38. A book you read more than 10 years ago - Il giorno prima della felicità
39. A book you wish you could read for the first time again - Canto di Natale (A Christmas Carol)
40. A book by an author with the same initials as you - Il paradiso degli orchi (The Scapegoat)
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mix-of-contradictions · 5 months
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25-12-2023 22:46
Mi chiedo anche oggi,
se sarà Natale mai, per me.
Anni ed anni che piango di te,
di te, di te, di un'altra.
O meglio di te,
di te, di te e di un'altra.
Sì, perchè non piango più solo di te
nonostante io non sappia più sentire amore,
il cuore sanguina lo stesso
e lo pestano piedi diversi dai tuoi.
Oltre ai tuoi, ovviamente.
I suoi occhi di ghiaccio,
esploravano i miei,
"per reale interesse" - pensavo -,
"per imporsi come una predatrice" - penso.
I suoi occhi glicine,
mi raccontavano incubi e sogni,
tra una carezza e un bacio,
dopo aver fatto l'amore.
I suoi occhi oceano,
mi hanno tolto il respiro,
la prima volta che le nostre dita si sono intrecciate,
ed è stato come un risveglio,
ed è stato come ritrovare, in quell'abisso,
le emozioni perse.
I suoi occhi aurora,
mi hanno chiuso la porta alle spalle,
la stessa porta sulla quale
un mese prima mi baciava,
mi chiedeva di restare.
I suoi occhi apatite,
hanno fatto bruciare l'estate,
nel modo giusto,
come non aveva mai bruciato prima,
me l'hanno fatta sentire sulla pelle,
sulle le labbra,
dentro.
Mi hanno fatto quasi credere di meritarlo,
i suoi occhi stranieri,
per poi ricordarmi
che l'amore, per me, non può esistere.
Buon Natale a voi,
perchè a me, mai.
-mix-of-contradictions
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personal-reporter · 5 months
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Cucina con il cuore: Piatti natalizi da tutto il Mondo
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Il Natale è una festa che unisce persone di diverse culture attraverso il cibo. Ogni paese ha le sue tradizioni culinarie uniche, e durante le festività, le tavole si riempiono di sapori tradizionali che riscaldano il cuore. In questo articolo, esploreremo alcune delle ricette natalizie più deliziose provenienti da tutto il mondo. 1. Panettone Italiano: Il Dolce delle Dolci Feste Iniziamo il nostro viaggio gastronomico in Italia, dove il Natale non sarebbe completo senza il famoso panettone. Questo soffice dolce lievitato, ricco di frutta candita e uvetta, è spesso servito con una tazza di cioccolata calda o uno spumante frizzante. Scopri come preparare questo capolavoro italiano direttamente nella tua cucina. 2. Lebkuchen Tedeschi: Biscotti Speziati dalla Germania Dalla Germania ci arrivano i Lebkuchen, biscotti speziati tipici delle festività natalizie. Questi dolcetti, simili ai gingerbread, sono arricchiti con miele, noci e spezie come cannella e chiodi di garofano. Scopri la ricetta per creare questi biscotti irresistibili che delizieranno grandi e piccini. 3. Tamales Messicani: Una Delizia Avvolta in Foglie di Mais Il Natale in Messico porta con sé i tamales, deliziose preparazioni avvolte in foglie di mais. Questi pacchetti di gioia possono contenere carne, verdure o dolci, cotti al vapore per una consistenza morbida e succulenta. Scopri come realizzare questa specialità messicana che aggiungerà una nota esotica alla tua tavola natalizia. 4. Pavlova Australiana: Il Dessert Leggero dall'Emisfero Australe In Australia, dove il Natale cade durante l'estate, la pavlova è una scelta popolare. Questo dessert a base di meringa, arricchito con panna montata e frutta fresca, è leggero e rinfrescante, perfetto per le calde giornate natalizie australiane. Impara a creare questa prelibatezza che conquisterà il palato di tutti. 5. Stollen Tedesco: Il Pane Fruttato e Speziato Torniamo in Germania per scoprire lo stollen, un pane ricco e denso arricchito con frutta secca, candita e spezie natalizie. Tradizionalmente mangiato a colazione, questo pane è un elemento fondamentale delle festività tedesche. Segui la nostra ricetta e porta il gusto autentico dello stollen nella tua casa. 6. Bûche de Noël Francese: Il Dolce a Forma di Tronco Terminiamo il nostro viaggio culinario in Francia, dove il Bûche de Noël, o tronco di Natale, è una delizia immancabile. Questo dolce a forma di tronco di albero è composto da un morbido pan di spagna, farcito con crema al burro e ricoperto di cioccolato. Scopri come realizzare questa creazione spettacolare che diventerà il centro di attenzione della tua tavola natalizia. Con queste ricette provenienti da tutto il mondo, puoi portare in tavola un'esplosione di sapori e tradizioni natalizie. Sperimenta, divertiti e delizia i tuoi cari con questi piatti unici che rendono il Natale un'esperienza culinaria indimenticabile. Buon appetito e buone feste! Read the full article
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djs-party-edm-italia · 6 months
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Mitch B.: dj set in luoghi d'eccezione. E il singolo "Olodum" spinge forte
Seguire Mitch B. in giro per l'Italia è davvero un'emozione, visto che regala il suo sound a molti degli spazi più hot del nostro paese. Spesso sono luoghi in cui si mangia molto bene, non si balla soltanto il sound internazionale di Mitch B., che è in crescita costante in giro per il mondo. Sono situazioni perfette per una intera serata d'eccellenza. Sabato 16 dicembre è a Roma, dove oggi risiede, all'Allegrio, mentre venerdì 22 dicembre si sposta a Milano, alla Terrazza Aperol, luogo perfetto per un aperitivo di Natale. Il 23 è invece al White Beach di Cervia, mentre il 29 eccolo ancora a Roma, al Salotto delle Alchimie. Il 31 si sposta invece a Cala Corvino (Bari), villaggio d'eccellenza reso celebre dalla mitica serie tv Professione Vacanze. Tra i brani che Mitch B. propone in questo periodo non manca il suo nuovo singolo, "Olodum", prodotto con Relight Orchestra, MaTo Locos, e Sundown Loverz.
Dj producer fin dal lontano 1998, Mitch B., originario di Ravenna, da sempre spazia tra sonorità che vanno nudisco alla house in tutte le loro sfaccettature.
Porta da anni il suo sound in alcuni dei più importanti club e locali d'Italia e non solo. Solo per quel che riguarda l'estate 2023 si è esibito nel privé del Pacha, ad Ibiza e pure al Djerba Music Land, prestigioso festival in Tunisia; ha diviso la console con top dj come Gregor Salto e Kryder; ha regalato il suo sound a spazi di riferimento a livello nazionale come Papeete Beach Milano Marittima, Terrazza Aperol Milano, Donna Rosa Marina di Ravenna, BBK Punta Marina…
La sua musica la pubblica su label internazionali come la francese Jango e spesso si esibisce anche all'estero. Dove? ad esempio al Warehouse di Nantes (secondo locale francese nella classifica DJ Mag UK), all'Hollywood Vip Room e allo Zazada di Patong in Thailandia. A Ibiza invece si è esibito, oltre che al Pacha, anche al Pacha Hotel, al Dunes, al Bora Bora, al Destino e al Mechero Camp. A Formentera al Pineta e al Beso Beach, in Olanda durante l'Amsterdam Dance Event. In Svizzera eccolo invece al Vivai di Saint Moritz.
Non è tutto: Mitch B. è spesso dj guest di prestigiosi party legati a marchi d'eccellenza come Ducati, Shiseido, Jean Louis David, L'Oréal e Technogym. Miglior Resident DJ ai Dance Music Awards 2018, si tiene sempre aggiornato. Solo nel 2022, ad esempio, ha frequentato la Pete Tong Dj Academy e la Ibiza Talents Academy.
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