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#giornalismo d'inchiesta
raffaeleitlodeo · 9 months
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Davvero la focaccia a Varigotti ha toccato i trenta euro al chilo? E una frisella a Gallipoli viene spacciata a venti? E dov'è che a Ponza una pasta al sugo è proposta a 25?
Il giornalismo d'inchiesta quest'anno è scatenato alla ricerca di prezzi limite, quelli che possono valere un'ora di apertura del sito e una paginata interna del cartaceo, con i commenti della Parietti e di Al Bano.
Così i segugi delle grandi testate battono gli stabilimenti balneari di Amalfi, le panetterie di Viareggio, le pescherie di Caorle: vince chi trova lo scontrino più alto. Se poi ci sono dentro anche i famosi due euro per tagliare il toast a metà, è un vero scoop, un Gronchi rosa.
L'estate scorsa si andava a caccia di albergatori che non trovavano personale per colpa del reddito di cittadinanza (ve l'eravate già dimenticato eh?), nel 2023 invece è il turno dell'aneddotica sui prezzi pazzi in vacanza: un panzerotto a dieci euro può valere anche una promozione a caposervizio, al ritorno.
Si sa, il giornalismo funziona così, per ondate di hype (oddio, “funziona” è una parola grossa: diciamo che ci prova).
Del resto chi ha voglia di leggere dell'ennesima strage di migranti, così uguale a tutte le altre?
Chi ancora studia le mappe dell'Ucraina orientale per capire quanti campi di patate sono stati sanguinosamente conquistati dall'una o dall'altra parte?
E chi davvero arriva fino in fondo alle articolesse di Ezio Mauro su Mussolini nel 1943?
La rassegna stampa proseguirà con questo frizzante pullulare di cifre comiche ancora per una decina di giorni, quindi il tormentone si spegnerà lentamente dopo Ferragosto, com'è normale.
Poi, a settembre, chi è tornato dalle spiagge e chi non c'è mai andato smetterà di divertirsi così e si divertirà ancor meno facendo la sua solita banale spesa al supermercato sotto casa, dove l'inflazione non è aneddotica lunare ma i consueti venti o trenta centesimi in più su latte, uova, farina e via campando.
Robe che non fanno assolutamente apertura di sito, né valgono il parere della Parietti, e che quindi nessuna testata si fila minimamente.
Però, per fortuna, intanto riparte il campionato.
Alessandro Gilioli, Facebook
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ideeperscrittori · 2 years
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175 ANNI DI CARCERE PER JULIAN ASSANGE ECCO I MOTIVI 175 anni di carcere. È questa la richiesta degli Stati Uniti per Assange. Manco per il boss di un cartello colombiano chiedono punizioni così severe, ma a quanto parte Assange l'ha fatta davvero grossa. Ma perché proprio 175 anni? Prendiamo un pallottoliere e facciamo i calcoli. I capi d'accusa sono sette. 1. La nascita, avvenuta il 3 luglio 1971. Invece di starsene buono tra i non-viventi, Assange è venuto al mondo, con la solita vecchia scusa dei meccanismi riproduttivi ancestrali messi in atto dagli esseri umani quando non hanno niente di meglio da fare. E quando si comincia così, ficcare il naso è solo una questione di tempo. 3 anni di carcere. 2. Negli anni Novanta comincia a farsi notare come hacker. Vuole facilitare l'accesso del pubblico alle informazioni riservate. La sua nascita era un brutto segno e gli anni della sua giovinezza hanno confermato i cattivi presagi. 6 anni di carcere. 3. Dal 2003 al 2006 studia fisica e matematica ma non ottiene la laurea, forse perché non vuole farsi una posizione in società e sogna di campare col reddito di cittadinanza. Briatore non è contento. Il giovane Alessandro Borghese non è contento. Guido Barilla non è contento. Assange l'ha fatta fuori dal vaso. Un anno di carcere. 4. 2006. Fonda Wikileaks per consentire la pubblicazione di documenti da fonti anonime. Il reato, di per sé gravissimo, è stato compiuto con l'aggravante dei futili motivi: consentire il giornalismo d'inchiesta. 20 anni di carcere. 5. Wikileaks consente di far luce su diversi crimini di guerra degli Stati Uniti. Ma per fortuna gli Stati Uniti sono la patria delle inchieste e del giornalismo indipendente. Quindi Assange se la cava con 125 anni di carcere. In uno stato totalitario gli sarebbe andata peggio. 6. Nel 2012 si trova a Londra e ottiene asilo politico dall'ambasciata dell'Ecuador, che a livello internazionale conta meno di San Marino. Come molti sospettavano, Assange non ha capito come gira il mondo e vuole solo far perdere tempo a tutti. Va sistemato. 10 anni di carcere. 7. Con qualcuno bisogna pur accanirsi. E chi meglio di lui? Altri 10 anni di carcere perché sì. Bene, ora sapete perché proprio 175 anni di carcere. A tutto c'è una spiegazione.
[L’Ideota]
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colonna-durruti · 8 months
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Il giornalismo d'inchiesta
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Libertà di stampa in calo in Italia?
Secondo l'ultima Relazione annuale sulla libertà di stampa nel mondo di Reporter Senza Frontiere (RSF), l'Italia ha registrato un preoccupante calo del sostegno governativo alla libertà di stampa, scendendo di cinque posizioni in classifica, passando dal 41esimo al 46esimo posto. Questo declino evidenzia una tendenza globale allarmante: un calo del rispetto per l'autonomia dei media e un aumento delle pressioni da parte dei governi e di altri attori politici. Libertà di stampa: le cause del calo in Italia Il rapporto di RSF sottolinea diversi fattori che hanno contribuito al calo della posizione dell'Italia: - Le minacce e gli attacchi contro i giornalisti: nel 2023, si sono verificati in Italia 150 attacchi contro la libertà di stampa, tra cui intimidazioni, aggressioni e attacchi informatici. - Il clima di ostilità crescente verso i media: l'Italia ha assistito a un aumento di retorica ostile e disprezzo nei confronti dei giornalisti, spesso da parte di politici e figure pubbliche. - La concentrazione della proprietà dei media: la mancanza di pluralismo nella proprietà dei media italiani è considerata un fattore di rischio per la libertà di stampa, in quanto aumenta la possibilità di influenze indebite. - La mancanza di una legislazione adeguata: l'Italia non dispone di leggi sufficientemente robuste per proteggere la libertà di stampa e per garantire la sicurezza dei giornalisti. Un caso emblematico citato nel rapporto è la possibile vendita dell'agenzia di stampa AGI al gruppo Angelucci. Questa operazione ha sollevato preoccupazioni per la potenziale concentrazione del potere e la minaccia all'indipendenza dell'informazione. Nonostante questo quadro preoccupante, ci sono stati anche alcuni segnali positivi in Italia. Ad esempio, nel 2023 è stato approvato un disegno di legge per la tutela dei giornalisti minacciati. Tuttavia, è necessario un impegno più forte da parte del governo italiano per invertire la tendenza e per garantire un ambiente in cui i giornalisti possano lavorare liberamente e senza timore di ritorsioni. Le seguenti azioni sono cruciali: - Promuovere un clima di rispetto per la libertà di stampa: le autorità italiane dovrebbero condannare fermamente gli attacchi contro i giornalisti e promuovere un dibattito pubblico aperto e costruttivo. - Rafforzare la legislazione a tutela della libertà di stampa: è necessario introdurre leggi più rigorose per proteggere i giornalisti dalle minacce, dall'intimidazione e dagli attacchi. - Garantire la pluralità dei media: il governo dovrebbe adottare misure per contrastare la concentrazione della proprietà dei media e promuovere una maggiore diversità di voci nel panorama mediatico italiano. - Supportare il giornalismo d'inchiesta: è fondamentale garantire il sostegno finanziario e politico al giornalismo d'inchiesta, che svolge un ruolo cruciale nel tenere sotto controllo i poteri e nel difendere l'interesse pubblico. Il calo della posizione dell'Italia nella classifica sulla libertà di stampa rappresenta soprattutto un campanello d'allarme per il futuro della democrazia e del pluralismo nel paese. È necessario un impegno concreto da parte di tutte le parti interessate per invertire questa tendenza e per garantire che la libertà di stampa sia effettivamente tutelata e valorizzata. Foto di Krzysztof Pluta da Pixabay Read the full article
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Ranucci in Vigilanza Rai, Conte: "Difendere il giornalismo d'inchiesta"
Il leader del M5s: “No ai bavagli, la liberta’ di informare e’ la linfa della societa'”source
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arcobalengo · 11 months
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Ieri Stella Moris, la moglie di Julian Assange è stata ricevuta, con i suoi due figli, da Papa Francesco.
Ovviamente si tratta di un evento di carattere simbolico piuttosto rilevante, visto che si tratta della moglie di un giornalista detenuto nel carcere britannico di Belmarsh, in attesa di essere estradato negli USA, dove dovrà affrontare accuse per 175 anni di carcere.
E ovviamente, tranne fuggevoli cenni su una manciata di testate, il giornalismo italiano si è distinto una volta di più per il silenzio, per le virtù dell'omissione asservita, uniche virtù vigorosamente presenti nel sistema mediatico odierno.
Chi si sia preso la briga di informarsi sulla vicenda di Assange, ad esempio dall'ottimo ed equilibrato resoconto del prof. Nils Melzer, ex relatore speciale dell'ONU, sa che la condotta di Assange prima della persecuzione è stata non solo esemplare di ciò che dovrebbe fare il giornalismo d'inchiesta, ma anche deontologicamente impeccabile nei casi in cui le informazioni ottenute potevano creare pericoli a terzi (ad esempio agenti sotto copertura).
Ma Assange ha commesso l'imperdonabile: ha smentito in modo documentato e irrefutabile le menzogne decorative che gli USA imponevano al mondo circa la propria attività di cavaliere dell'ideale e benevolo poliziotto globale.
La persecuzione di Assange è l'epitome del collasso delle liberaldemocrazie occidentali, è il segno distintivo di una forma di civiltà che ha perduto ogni credibilità di fronte a sé stessa, avendo tradito sistematicamente tutti i valori che aveva sbandierato per decenni come peculiarmente propri (libertà di pensiero, libertà di espressione, trasparenza, egalitarismo, rappresentatività democratica, rispetto per la persona umana, ecc.).
Oramai, in questo arretramento costante, in questa parabola di decadimento terminale - di cui eventi come le rivolte in Francia sono un segno - le uniche carte rimaste da giocare stanno nel rallentare quest'autocoscienza imbellettandosi nel gioco dei riconoscimenti mediatici: sceneggiatine salottiere in prima serata in cui il giornalista A scambia onoreficenze con l'intellettuale di risulta B che si sdraia in attesa di grattini sulla pancia da parte del presidente C, e via gigionando .
Intanto Assange, e con lui la verità nelle forme più varie, appassisce dietro le sbarre.
Andrea Zhok
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giancarlonicoli · 11 months
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3 giu 2023 21:56
"NON C'È NESSUNA MACCHINAZIONE" - IL GIORNALISTA GIOVANNI TIZIAN (ORA A "DOMANI") REPLICA ALLE RIVELAZIONI DELLA "VERITÀ", SECONDO CUI L'INCHIESTA DELL'ESPRESSO SUL CASO DELL'HOTEL METROPOL SAREBBE STATA REALIZZATA AD ARTE PER INCASTRARE SALVINI: "MI PARE CHE IL QUOTIDIANO OMETTA IL FATTO FONDAMENTALE, E CIOÈ CHE LA TRATTATIVA CON I RUSSI C'È STATA. QUESTA È STORIA DOCUMENTATA, ANCHE GIUDIZIARIA" - "È DAL 2018 CHE LA LEGA SPORGE QUERELE, SEMPRE ARCHIVIATE. FORSE SALVINI DOVREBBE FARSI QUALCHE DOMANDA SULLE PERSONE A CUI SI È AFFIDATO..." -
(ANSA) -  "Non c'è nessuna macchinazione. Se l'accusa è parlare con delle ipotetiche fonti, non vedo cosa ci sia da replicare.
Né la finanza, né la magistratura hanno indicato le nostre fonti ed è da cinque anni che La Verità titola sull'esistenza di fonti sempre diverse. La loro credibilità è questa".
Lo afferma Giovanni Tizian, giornalista ora al Domani e autore dell'inchiesta dell'Espresso sulla vicenda dell'hotel Metropol di Mosca, che, secondo la Verità, sarebbe stata realizzata ad arte per incastrare Matteo Salvini e La Lega.
"Detto questo, mi pare che il quotidiano ometta il fatto fondamentale - dice ancora Tizian all'ANSA -, e cioè che la trattativa c'è stata, che Savoini era seduto al Metropol e che il cappello introduttivo del summit con i russi è un cappello politico in cui dice che i sovranisti sono l'unico argine politico alle elite e agli illuminati di Bruxelles.
Quelle cose le dice Savoini, nessun altro. Questa è storia documentata, anche giudiziaria.
Nel decreto di archiviazione del pm, che in realtà è molto pesante, si certifica che Savoini ha detto quelle cose e che, come raccontato dall'Espresso e nel libro sulla Lega, ben prima del Metropol, Savoini aveva avviato altri canali per tentare di avere questi finanziamenti".
"E' dal 2018 che la Lega querela me, Stefano Vergine e L'Espresso - sottolinea ancora -. Le querele sono state archiviate, loro si sono opposti e il gip ha archiviato definitivamente, dicendo che era giornalismo d'inchiesta e che erano rispettati i tre elementi fondamentali: cioè verità, interesse pubblico e continenza, quella che in questo pezzo di oggi manca completamente".
"Ribadisco che non c'è nessuna macchinazione e che l'unico che dovrebbe ragionare su quello che ha fatto è Savoini - prosegue Tizian -. Forse anche Salvini dovrebbe farsi qualche domanda sulle persone a cui si è affidato. Ricordo che le nostre inchieste hanno portato all'apertura di un'indagine sulla Lombardia Film Commission, che è arrivata a condanna in primo grado, su Centemero, che è stato condannato in primo grado per finanziamento illecito, e, infine, sul Metropol". "In ogni modo non si va a caccia delle fonti di altri, penso sia sgradevole. Poi ognuno ha il suo metodo", conclude Tizian
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massimomelani58 · 1 year
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È morto Gianni Minà e con lui il vero giornalismo d'inchiesta
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lamilanomagazine · 2 years
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Sardegna, Bookolica 2022 dal 30 agosto al 4 settembre
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Sardegna, Bookolica 2022 dal 30 agosto al 4 settembre. Dal 30 agosto al 4 settembre 2022 torna in Sardegna "Bookolica – il festival dei lettori creativi" per una quinta edizione ricca di novità, a partire dalle località del festival. Quest'anno infatti Bookolica si fa policentrica: Scano di Montiferro, Torralba, La Maddalena e Tempio Pausania saranno i comuni che ospiteranno il programma sempre più variegato e multidisciplinare della kermesse letteraria, con importanti nomi del panorama culturale come lo scrittore Walter Siti, il giornalista Sacha Biazzo e la reporter delle Iene Roberta Rei. Dall'urgenza ambientale al giornalismo d'inchiesta, dai fumetti fino alle questioni di genere: numerosi saranno gli argomenti di attualità e cultura che verranno affrontati durante il festival da più angolature attraverso momenti di dialogo tra intellettuali, autrici e autori, giornalisti e giornaliste, ma anche con un ricco programma di presentazioni di libri, laboratori per bambini e bambine, performance teatrali, spettacoli partecipati. Altra novità di questa quinta edizione è il legame con il digitale: tradizionalmente in dialogo con il territorio, da quest'anno Bookolica si fa "phygital", per diventare accessibile a tutte e tutti attraverso la rete internet. L'obiettivo di questo ibridismo digitale è quello di connettere la parte "fisica" dei luoghi e lo spazio virtuale, attraendo una community sempre più ampia che impari, conosca e cresca insieme. L'approccio alle molteplici forme d'arte consentirà di vivere l'esperienza partecipata in modo inclusivo sia attraverso spazi fisici sia attraverso la diffusione digitale degli eventi, dando la possibilità di vivere il territorio del Nord Sardegna in modo nuovo e fuori dalla fisicità dei soli luoghi. Da qui prende vita RetroBottega, il primo pre-festival orientato in questa direzione, in diretta su Twitch, la piattaforma streaming più frequentata al mondo, dal 26 luglio al 25 agosto, per tre dirette a settimana. In programma 15 dirette con importanti ospiti che indagheranno vari temi legati al mondo della letteratura, che verranno poi approfonditi al festival in presenza. Tra gli ospiti già confermati Angelo Cavallaro (Sommobuta), Riccardo Mastini, Laura Centemeri, Mara Cerri e Maurizio Iorio (kirio1984). Bookolica è organizzato dall'Associazione Culturale Bottega No-Made, con il sostegno della Regione Sardegna, della Camera di commercio di Sassari all'interno del programma Salude&Trigu, dei Comuni di Torralba, Scano di Montiferro, La Maddalena, Tempio Pausania e sotto gli auspici del CEPELL (Centro per il libro e la lettura). In collaborazione con l'Aeroporto di Olbia, l'Università di Bologna, l'Università di Firenze, Nati per leggere (Patto per la lettura nazionale) e Patto per la Lettura della città di Tempio Pausania e Palabanda. Il programma di Bookolica 2022 sarà disponibile su www.bookolica.it... Read the full article
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samdelpapa · 2 years
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Questo è il PD.
Il PD blocca la cittadinanza onoraria di Assange a Milano e rifiuta di condannarne l'estradizione negli Usa
Redazione di Milano
A Milano il 26 maggio il Consiglio comunale ha discusso una mozione che proponeva la concessione della cittadinanza onoraria al giornalista fondatore del sito WikiLeaks Julian Assange attualmente detenuto nel Regno Unito con accuse di spionaggio e che condannava la sua estradizione verso gli Stati Uniti, ordinata dalla Westminster Magistrates' Court lo scorso 20 aprile, dove rischia ergastolo e pena di morte.
Il PD ha presentato in aula una serie di emendamenti, poi approvati dal Consiglio, che hanno eliminato la richiesta di cittadinanza onoraria milanese e ogni riferimento all'estradizione, svuotando di fatto la mozione del suo significato politico originario e trasformandola in un generico richiamo alla necessità di azioni di sensibilizzazione per la “libertà di informazione” e a mera una censura per il trattamento processuale subito da Assange.
Nonostante un'apparente iniziale spaccatura della maggioranza con due voti contrari agli emendamenti da parte di consiglieri appartenenti alla lista del sindaco Giuseppe Sala, la mozione è stata alla fine approvata nel suo testo modificato, priva di ogni intento concreto, ottenendo 27 voti favorevoli e sei astenuti. A favore si sono espressi anche i Verdi che pur avendo presentato il testo originario hanno poi preferito chinare la testa dichiarandosi “delusi e dispiaciuti”. La vergognosa giustificazione assunta dal PD è stata espressa dal capogruppo Filippo Barberis secondo cui “le posizioni assunte dal Comune di Milano hanno una rilevanza che va al di là delle funzioni amministrative e giuridiche strette dell’ente, per cui occorre anche rispetto ed equilibrio nelle vicende su cui l’aula non si esprime”.
Nel corso del dibattito si sono susseguiti vergognosi attacchi ad Assange, che sul sito WikiLeaks da lui fondato aveva pubblicato documenti che raccontavano la verità sulle guerre imperialiste di aggressione all'Iraq e all'Afghanistan e i dispacci degli ambasciatori americani che rivelavano i segreti della diplomazia di Washington. Assurda e grave la tesi addotta da Daniele Nahum del PD che ha rivendicato “il diritto di uno Stato a secretare cose che non vuole diffondere” e, in riferimento al fatto che la cittadinanza onoraria milanese fosse in passato stata concessa a Patrick Zaki, “non possiamo paragonare gli Stati Uniti all’Egitto"; ancor peggio ha fatto la renziana Lisa Noja di Italia Viva secondo la quale Assange non si sarebbe comportato da giornalista perché “spiattellare così documenti riservati non va bene” in quanto avrebbe “messo a rischio la democrazia liberale”.
Nella sostanza tutto ciò rivela ancora una volta come il diritto all'informazione, a partire dal giornalismo d'inchiesta, tanto sbandierato come alto valore della società capitalista, è piegato se non negato ogni volta in cui contraddice la versione ufficiale. Difatti WikiLeaks non aveva rubato alcuna informazione ma solo pubblicato documenti ricevuti, dopo averne verificato la veridicità e dopo aver ritenuto che facessero notizia.
1 giugno 2022
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gregor-samsung · 2 years
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“ Horacio Verbitsky, il grande giornalista argentino accusatore del regime di Videla e autore delle più scioccanti rivelazioni sul destino dei desaparecidos, ha dato del giornalismo una definizione radicale: “giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole che si sappia, il resto è propaganda”. Si potrebbe sostenere, con un po’ di impudenza, che ciò che il giornalismo militante fa contro la repressione, la letteratura lo fa contro la rimozione inconscia (“letteratura è esprimere ciò che l’io non vuole che si sappia…”) – intendendo per “io”, naturalmente, anche l’io sociale e collettivo. La verità letteraria è la verità del desiderio, cioè non è verità: è un campo di tensioni in cui ogni asserzione può essere rovesciata, ogni no può valere come un sì, dietro ogni oggetto può apparire la sua derisione, il mito più sanguinario può essere salvifico o viceversa, ogni minima procedura può trasformarsi in un rito, il tempo può ristagnare o cessare di esistere. Tutto questo si ottiene con la Forma, ovverosia con la Bellezza – che non è estetismo ma quasi il suo contrario, attacco a qualunque Bellezza precedente, ricerca di una parola (o di una struttura, o di una figura) profonda, plurivalente, nemica di se stessa; una lingua che non può ospitare nessun luogo comune, se non “mettendolo in situazione” e sfruttandolo narrativamente. Nonostante l’equazione ipnotica di Keats, e la disperata opposizione di Leopardi, forse bisogna ragionevolmente concludere che Vero e Bello né coincidono né si oppongono: stanno su piani logici inconfrontabili, hanno due “statuti” diversi. Il Bello non ha a che fare col Vero, e nemmeno col Bene – la letteratura può dare cittadinanza a Satana, mentre il giornalismo non può permetterselo. Anche il giornalismo, è ovvio, deve utilizzare una logica emotiva per attuare quella che di solito si chiama la “mozione degli affetti” – ma deve controllare bene questa possibilità retorica per evitare contraccolpi indesiderati. La suggestione è pericolosa sui giornali: se scrivo che Carminati ha telefonato al compagno di Ornella Muti, avvocato, per chiedergli una consulenza che quello per altro ha rifiutato, devo stare attento che una lettura frettolosa, o il passaggio in un sito distratto, non faccia giungere alla conclusione che la Muti è coinvolta in Mafia Capitale. E devo calibrare le parole trattando di cronaca nera, per non incoraggiare fenomeni imitativi e non creare fake characters, surrogati parodici del mito che durano lo spazio di dieci o venti talk show (Bossetti mostro, Brizzi maiale, Stacchio eroe). Altro che eternità e archetipi, stereotipi con la miccia corta. Non so dove, né quando, ho ascoltato Gad Lerner raccontare un aneddoto del periodo in cui era vicedirettore della «Stampa» di Torino: Yitzhak Rabin fu assassinato la sera del 4 novembre 1995 e l’inviata per «La Stampa» in Israele (Fiamma Nirenstein) gli telefonò sconvolta, piangendo; Lerner ricorda di averle detto “prima scrivi, poi piangi”. Così, credo, deve fare un giornalista: garantire l’informazione immediata e non lasciarsi vincere dalle emozioni. Ma credo anche che a uno scrittore (poniamo, un romanziere), in una situazione analoga si dovrebbe dare il consiglio opposto: “prima piangi tutte le tue lacrime, e solo quando sarai certo di non averne più puoi cominciare a scrivere”. “
Walter Siti, Contro l’impegno. Riflessioni sul Bene in letteratura, Rizzoli (collana Narrativa italiana), 2021. [Libro elettronico]
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blogitalianissimo · 4 years
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ilfascinodelvago · 3 years
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Fin troppo facile fare giornalismo d'inchiesta così, il vero scoop sarebbe scovare nella destra italiana almeno un paio di persone decenti.
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cinquecolonnemagazine · 6 months
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Il Giornalismo d'Inchiesta: Alla Ricerca della Verità Nascosta
Il giornalismo d'inchiesta è una forma di giornalismo investigativo che mira a scoprire e rivelare informazioni nascoste o segrete che sono di interesse pubblico. Questa pratica giornalistica è un pilastro della democrazia e svolge un ruolo fondamentale nel controllo del potere, nella promozione della trasparenza e nell'esposizione della corruzione. In questo articolo, esploreremo l'importanza del giornalismo d'inchiesta, il suo ruolo nella società e alcuni dei suoi esempi più noti. La Missione del Giornalismo d'Inchiesta Il giornalismo d'inchiesta è spesso definito come "il quarto potere" nella società, poiché svolge un ruolo di controllo sui tre poteri tradizionali: l'esecutivo, il legislativo e il giudiziario. Questo genere di giornalismo è impegnato nella ricerca della verità, nel mettere sotto accusa l'ingiustizia, nell'esporre la corruzione e nel garantire che i poteri costituiti siano tenuti responsabili delle loro azioni. Un buon giornalista d'inchiesta deve essere curioso, tenace e disposto a scavare in profondità per scoprire informazioni. Questo può comportare mesi o addirittura anni di ricerca, interviste e indagini. Il giornalista d'inchiesta non accetta le risposte superficiali o le spiegazioni evasive, ma cerca sempre la verità dietro i fatti. Il Ruolo del Giornalismo d'Inchiesta nella Società Il giornalismo d'inchiesta svolge diversi ruoli chiave nella società: - Controllo del Potere: È responsabile del controllo dei poteri costituiti, compresi i governi, le aziende e le istituzioni. Rivelando cattiva amministrazione, corruzione o abusi, il giornalismo d'inchiesta tiene i responsabili delle decisioni pubbliche e private sotto osservazione. - Promozione della Trasparenza: Mette in luce informazioni che spesso sono tenute nascoste o segrete, contribuendo alla promozione della trasparenza e della responsabilità. Questo incoraggia una maggiore apertura e onestà nell'operato delle istituzioni. - Informazione del Pubblico: Fornisce al pubblico informazioni che possono avere un impatto diretto sulle loro vite e sulle loro comunità. Questo consente alle persone di prendere decisioni informate e partecipare attivamente alla vita pubblica. - Sensibilizzazione sui Problemi Sociali: Rivela e mette in evidenza problemi sociali critici, come le disuguaglianze, gli abusi sui diritti umani e l'ingiustizia. Questa sensibilizzazione può contribuire a promuovere il cambiamento sociale. Esempi di Giornalismo d'Inchiesta Il giornalismo d'inchiesta ha portato alla luce numerosi scandali e questioni rilevanti nel corso della storia. Alcuni esempi noti includono: - Lo scandalo Watergate: I giornalisti Bob Woodward e Carl Bernstein del Washington Post hanno scoperto e rivelato il coinvolgimento del presidente Richard Nixon nel tentativo di coprire il furto di documenti dall'edificio del Comitato Nazionale Democratico. Questa indagine ha portato alle dimissioni di Nixon nel 1974. - Lo scandalo dei Panama Papers: Nel 2016, una vasta indagine giornalistica coordinata ha rivelato migliaia di documenti riguardanti aziende offshore e off-shore che coinvolgevano politici, uomini d'affari e celebrità in tutto il mondo. Questa indagine ha messo in luce l'uso di tali aziende per evitare tasse e nascondere attività illecite. - La serie "Spotlight" del Boston Globe: Questa indagine ha portato alla scoperta di un vasto sistema di copertura da parte della Chiesa Cattolica di abusi sessuali su minori da parte di sacerdoti. La relazione ha scosso l'opinione pubblica e ha portato a un maggiore impegno per affrontare il problema degli abusi sessuali nella Chiesa. Conclusioni Il giornalismo d'inchiesta gioca un ruolo insostituibile nel garantire la responsabilità, la trasparenza e il controllo del potere. I giornalisti d'inchiesta dedicano il loro tempo e la loro energia a esporre la verità, a svelare le ingiustizie e a informare il pubblico. Nell'era dell'informazione, il giornalismo d'inchiesta è più importante che mai per garantire una società aperta, giusta e responsabile. Foto di Krzysztof Pluta da Pixabay Read the full article
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Querele temerarie, Giarrusso: "Proteggere il giornalismo d'inchiesta"
L’eurodeputato: “Assange simbolo dell’azione intimidatoria contro i reporter”source
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abr · 4 years
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Il tentativo di isolare il Nord - portato avanti dagli scienziati, parte del governo e qualche governatore sceriffo - non sta in piedi da qualsiasi parte lo si guardi ed è fallito. Come dire: (...) un senso di vergogna per i tanti che nella politica e nel giornalismo hanno provato con gusto ad avvelenare l'aria, con una squallida caccia alle streghe. Soprattutto contro le Regioni del Nord - in primis la Lombardia (...).   Sono stati fatti errori? Certo, a tutti i livelli. E da ieri sappiamo anche chi ha compiuto il più grosso. Ce l'ha detto la pm di Bergamo che indaga sulla mancata tempestiva attivazione della zona rossa attorno al focolare di Alzano e Nembro, fatto ritenuto tra le cause della propagazione incontrollata del virus. Bene, la magistrata non ha dubbi: la decisione di chiudere tutto non spettava alla Regione Lombardia, ma al governo centrale. Non quindi il governatore Fontana, ma il premier Conte e i suoi ministri (in primis quelli della Salute e dell'Interno) sono da mettere eventualmente sul banco degli imputati. Il Pd e i Cinque Stelle, che hanno chiesto e ottenuto una commissione d'inchiesta sul «caso Lombardia» (nella loro testa dovrebbe essere una sorta di Norimberga), ora sanno quindi chi mettere sotto torchio e additare come criminali: i loro compagni di partito e di governo. Se non stessimo parlando della più grande tragedia del dopoguerra verrebbe da sorridere. Vale la massima: le bugie hanno le gambe corte.
A.Sallusti, via https://www.ilgiornale.it/news/cronache/bugie-e-fango-hanno-gambe-corte-1866607.html
Il tentativo di isolare il Nord (loro direbbero del centrodestra so so sovranista, ma non gli viene) continuerà, spero davvero contrariamente al Sallusti. Trovo adorabile veder tutti quei gran chiavatori - a chiacchiere - che se lo tagliano per far dispetto alla moglie. #autoinculanti nel dna. 
E se una cosa ha dimostrato questa pandemia in casa, questa è che il FEDERALISMO SPINTO può salvare, mentre l’allinearsi al governo centrale e ai suoi “esperti” devasta (ecco l’errore commesso dai dirigenti lombardi).
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