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#bastardi razzisti di merda
ross-nekochan · 10 months
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In questo periodo, tra i tanti cazzi miei personali che mi affollano il cervello, se penso all'Italia provo tristezza e paura.
Quando il Paese si è spaccato a metà perché a Milano c'era stata la tempesta di pioggia e vento con grandine grossa quanto a una mano e la Sicilia bruciava, rimanendo senza acqua e senza corrente, ho provato rabbia e frustrazione. Ho pensato a Milano che doveva "solo" gestire gli alberi caduti e alla Sicilia che doveva gestire il fuoco, la gente che respirava merda, gli aeroporti che erano bloccati dal fumo, le autostrade che già fanno schifo e che le hanno pure chiuse e l'assenza di corrente e acqua. CORRENTE E ACQUA. Ci rendiamo conto?! Roba che quasi nemmeno in Africa si vede più, in Sicilia c'è stata per un giorno intero. E nessuno ha detto niente. Muti. E chi ha parlato, le parole se l'è portate via il vento oppure sono state diffuse solo dalla nicchia delle TV regionali, tra la gente che già sa quindi che cazzo glielo ribadisci a fare chi lo sa. Senza acqua e senza corrente... io non ci posso credere.
E sarò che sono molto poco attenta a certe cose, ma non mi pare che nessun politico si sia dato 5 min per fare finta di esprimere cordoglio e dispiacere per quello che è successo. Aggiungendo le solite frasi del cazzo:"Il governo farà il possibile per dare supporto alle zone colpite".
Niente. Nulla cosmico. Manco lo stato di emergenza hanno messo.
Oggi leggo che a Saviano hanno addirittura cancellato un programma già registrato. Persecuzione politica alla lettera, palese e alla luce del sole. Io credevo e speravo che le persone con questo governo si rendesse conto della merda che poteva creare. Ma sono stata sciocca a non immaginare nemmeno minimamente che saremmo andati a scivolare così precocemente a un oscurantismo dell'informazione di questo calibro. Con Berlusconi ovviamente abbiamo vissuto un periodo in cui l'informazione lo elogiava per le sue riforme ecc ecc ma MAI è successo che si censurassero così apertamente gli avversari non politici. Sembra una cosa da poco eppure non lo è affatto.
Di solito sono molto asettica in questo tipo di considerazioni e ho sempre pensato che bisogna accettare che, per la legge dei corsi e ricorsi storici, il mondo intero stia virando a destra. Non è solo l'Italia, è tutto il mondo che sta vivendo questo revival (tra l'altro nel momento peggiore come quello del tracollo climatico - della serie: se veramente pensate che abbiamo ancora una speranza, luatavell ra cap proprio).
Eppure, a vedere queste censure così palesi, il mio asetticismo ha vacillato e ammetto che ho sentito timore e paura. Mi è venuto in mente di quando, proprio qui in Giappone, la mia amica turca scoppiò a piangere quando i genitori le avevano comunicato che alle elezioni aveva vinto di nuovo Orban.
Non sono brava a sperare, da brava pessimista cronica. Eppure... eppure non posso fare altro che sperare che questa parentesi di 5 anni si chiuda il più presto possibile.
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wolfhowls · 4 months
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Fatemi capire
Gioco onine, vengo ricoperto di insulti, rispondo e vengo sospeso io. Segnalo comportamenti non sportivi, insulti razzisti in chat, gente che trolla... E VENGO SOSPESO IO.
Io mi chiedo sinceramente perché questa gente di merda che si diverte a fare incazzare gli altri giocatori lo faccia. Lo fa perché nella vita sono dei falliti che devono nascondersi dietro un videogioco per avere una "vendetta" sul mondo? O lo fa perché essendo bulli che non sono ancora stati puniti nella vita reale applicano le stesse dinamiche nei videogiochi? Ma potete essere così sfigati e/o stronzi da godere nel rovinare i passatempi altrui? Lasciamo poi perdere come vengono gestite le cose dall'azienda che VENDE il gioco, che anche lì ci sono persone che meriterebbero di essere prese a martellate nelle gengive, che prende regolarmente provvedimenti verso le persone sbagliate. Aggiungiamo i giocat... cioè no i fanboy dimmerda che sono pronti a difendere la suddetta azienda a spada tratta e si rifiutano di riconoscere quando un giocatore disonesto bara. O meglio sfrutta una meccanica di gioco lecita per infastidire un giocatore specifico e rendergli impossibile giocare.
No perché capite, siamo a questi livelli di schifo. E capite, uno deve rinunciare a un passatempo che tuttosommato lo diverte per colpa di questi bastardi le cui madri fanno il mestiere più antico del mondo?
"ma cosa ti incazzi, è un gioco" direte voi. "non è qiesto il punto" dico io. E' che ci vorrebbe un modo per punire in real chi si comporta in questo modo nel virtuale. Ed ecco una di queste persone in una rara immagine
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corallorosso · 4 years
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“Siete africani di me*da? Non dovete più parlare perché siete di colore. Noi vi ammazziamo, qui non avete il diritto di stare. Qui siamo a Marsala”. Salvatore Crimi, 18 anni. Antony Licari, 24 anni. Natale Salvatore Licari, 34 anni. A parlare così - e ad agire di conseguenza - sono loro tre, tre italianissimi pezzi di mer*a razzisti. Li hanno arrestati oggi, i “signorini”, dopo una delicatissima indagine durata mesi. Agivano in gruppo, i tre bastardi, con dei veri e propri raid puntivi che puzzano tantissimo di fascismo. Agivano senza motivo - se non il loro miserabile odio razziale - contro i “neri” e contro chi li difendeva. Pugni, calci e ginocchiate. Sempre loro contro uno, da vermi vigliacchi. Pugni, calci, ginocchiate e oggetti contundenti trovati al momento come sedie in legno, tavolini e bottiglie di vetro da spaccare in testa. “Siete africani di me*da? Non dovete più parlare perché siete di colore. Noi vi ammazziamo, qui non avete il diritto di stare. Qui siamo a Marsala”. Delle parole - delle azioni - abominevoli. Dopo Willy, dopo la ragazzina di tredici anni sbattuta a terra e pestate dalle compagne perché “africana di merda”. Il razzismo più becero e violento. Quello sdoganato dal ghigno truce di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, per intenderci. Perché le responsabilità penali sono personali. Ma ci sono anche le responsabilità morali. Quelle che stanno avvelenando male il Paese. Fabrizio Delprete
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pedrop61 · 5 years
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TIFOSI E SUDDITI
Esattamente un anno fa Daisy Osakue, atleta italiana di origini nigeriane, venne colpita ad un occhio da un uovo lanciato da una macchina. I giornali di “sinistra” ipotizzarono immediatamente il movente razzista e in molti si scatenarono. “Bastardi fascisti, vi vogliamo appesi a Piazzale Loreto”.
Il PD subito cavalcò la notizia. Il fu Matteo Renzi twittò: “Daisy è stata selvaggiamente picchiata da schifosi razzisti”. Il capogruppo PD alla Camera chiese addirittura al governo di riferire urgentemente in Parlamento. Tuttavia, poche ore dopo, i responsabili del vile gesto vennero identificati. Si trattò di una ignobile bravata e uno dei ragazzi coinvolti era addirittura figlio di un consigliere comunale del PD.
A distanza di un anno è accaduto un fatto infinitamente più grave. Un carabiniere è stato ucciso. Subito si è parlato di due nordafricani coinvolti. I giornali di “destra” hanno sparato a zero così come diversi politici della stessa area. La Meloni è partita con il suo solito ridicolo comizio sull’immigrazione. Ancor più ridicolo se pronunciato da chi, come lei, ha votato a favore della guerra in Libia, una delle cause principali dell’aumento dei flussi migratori negli ultimi anni. Salvini ci si è buttato a pesce e in molti si sono scatenati. “Dovete morire in mare negri di merda” si leggeva in rete. In realtà ad uccidere il carabiniere è stato un ragazzo borghese statunitense. Ma la divisione del popolo era già stata raggiunta.
Lungi da me paragonare due eventi ovviamente estremamente diversi. Ma potete dirmi che differenza c’è tra determinate reazioni politiche e dell’opinione pubblica?
Siamo sempre più un popolo di tifosi e un popolo di tifosi è un popolo di sudditi. I tifosi si scaldano, si incazzano, gridano alle ingiustizie, alcuni si picchiano tra loro ma la palla non la toccano mai. Tengono in piedi un sistema che senza di loro non andrebbe avanti. Finché si tratta di calcio mi può anche stare bene ma quando a comportarsi da tifosi sono i cittadini che non dovrebbero tenere in piedi il sistema ma semmai cambiarlo iniziando a “toccare palla” è molto più grave.
Anche perché ad ogni divisione del popolo c’è qualcuno che esulta davvero.
È assurdo dividersi su tutto. Oggi un popolo unito chiederebbe a gran voce alcune cose:
1) Che i politici la smettano di commentare ogni cosa. Propongano soluzioni non opinioni.
2) Che si faccia totale chiarezza sulla morte del carabiniere Mario Cerciello Rega.
3) Che il Ministro dell’interno, responsabile della sicurezza sul nostro territorio, sia capace di trovare centinaia di milioni di euro non per il TAV o per regalarli a Radio Radicale ma per aumentare effettivi, stipendi e dotazioni delle forze dell’ordine. Vada nei territori di mafia (se ha la libertà e il coraggio di farlo) non a chiedere voti ma a chiedere cosa occorre per la principale guerra che lo Stato deve combattere: quella al crimine organizzato.
4) Che i responsabili dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega paghino tutto e soprattutto paghino in Italia nonostante siano figli dell’impero statunitense.
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filosofisinasce · 3 years
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NEGRONI DI MERDA FORZA SALVINI IMMIGRATI RAZZISTI SCOPO TUTTI I FEMBOY NEGRI BASTARDI RAZZISTI
Frida
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goodbearblind · 7 years
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Napoli è una città strana, non a caso uso il termine strana. Mai città fu così tanto bistrattata, insultata, dileggiata. Ieri come oggi. Una città antica, nel suo nome i secoli, i millenni. Nea-Polis, così si chiama, significa "nuova città", prima era la grande Cuma, ai piedi del vulcano si piangeva con le tragedie di Eschilo, si rideva con le commedie di Aristofane, pensate anfiteatri dove rimbombavano ironia, sarcasmo, critica alla società di allora, feroce satira. Tutto questo, ora, è dimenticato (o mai saputo) dai discendenti delle palafitte del nord, che urlano disprezzo e odio nei confronti di una città che ha reso tanto. Soldatini verdi che credono di essere i novelli "Giussano", ma Alberto, cari miei, non era Alessandro Magno, non montatevi la testa. Napoli è sporca, così dicono, eppure quando scesi dal treno la prima volta, una vita fa, il primo odore che sentii fu di bucato, si di bucato. In vicoli stretti che mi ricordavano l'amata Genova, erano stesi chilometri di panni, il profumo mi entrava dentro e mi accompagnava in altri vicoli, anch'essi del sapore della lavanda. Certo ho visto immondizia buttata in giro. Ho pensato: <Che vergogna, che tragedia>. Ma quell'odore acre di immondizia che sentivo non era di Napoli, no, era invece l'odore che ero solito sentire a Milano o Torino, città immense avvolte nelle ciminiere. Solo ricordi di ragazzo, nessuno si senta offeso, tutte le città puzzano, non è Napoli, è la città. Esiste una Napoli sotto Napoli, lì, in quei sotterranei si respira invece la Storia con la S maiuscola. Non esiste città al mondo di tale spessore. Roma, la "caput mundi", che a scriverlo vien da ridere, è stata fondata più di mille anni dopo. Solo Agrigento e Siracusa possono competere con l'età delle pietre di Cuma. Mio Padre l'amava profondamente, amava la gente, la povertà ricca di dignità, la solidarietà concreta, la laica religiosità. Napoli alla fine della seconda guerra mondiale fu liberata non dai signori che masticavano chewingum ma dai bambini; Le quattro giornate di Napoli diedero la spinta alla rivolta in mezza Italia, contro i fascisti. Amava Edoardo, Totò, di loro diceva che non erano attori, il termine era troppo stretto, ma giganti. Un giorno mi raccontò che andò a vedere Edoardo alla fine della guerra, in un teatro mezzo sepolto dalle macerie, ne rimase profondamente colpito. Mi disse che le espressioni del viso erano come pennellate su una tela, la sua potenza nel trasmettere concetti fondamentali come altruismo e fratellanza erano pari ai colori di un quadro antico. Secondo lui nessuno, al mondo, era bravo e artista quanto Edoardo, nessuno. Forse solo Totò lo raggiungeva in alcuni meravigliosi monologhi. Poi, mio padre dovette ricredersi almeno in parte. Negli anni 70, usci da un paese piccolo della provincia napoletana, un ragazzino svogliato, dagli occhi color del porto: Massimo Troisi. Mio padre rimase folgorato. <Si>, mi diceva sempre <Qualcuno immenso come Edoardo c'è e si chiama Massimo, il menestrello dalle infinite parole>. Seduto su una sedia sghangherata, piena di buchi dei tarli, davanti il cavalletto logoro da mille battaglie, mio padre 30 anni fa mi disse queste parole: <Vedi piccolo, tutte le città hanno un colore predominante, non solo per la loro latitudine ma soprattutto per le cromature e i riflessi che danno gli esseri umani che vi abitano. Milano, mi spiace ma è grigia, la nebbia, le fabbriche, la gente che corre con cappotti scuri e pesanti, la malinconia della mancanza del vento. Torino è nera, anche se guarda la neve, è scura di superstizioni. Venezia è cobalto, c'è Marghera e questo cancella le meraviglie di quei canali. Bologna dicono sia rossa, ma io la vedo più Vermiglio, le nuvole basse plumbee che minacciano le torri, il freddo invernale mischiato ai mattoni dei portici. Firenze è d'oro, quanto sfarzo e nazionalismo in quella città rinascimentale, quanta ricchezza. Parma è bianca, l'eleganza mischiata alle note di Verdi, è una città anonima, elegante e provinciale, sai piccolo lì viveva Maria Luigia, la parente di Napoleone, una stronza che te la raccomando. Ancona, beh Ancona è la casa di Malatesta, difficile darle un colore, forse il Magenta delle scarpe del ricercato d'europa. Carrara, la mia amata, è tutta sfumature di vaniglia e fango, il marmo trasportato da noi anarchici, la città dei ribelli, una spruzzata di marrone scuro come le barbe e un alito di argento come le canne dei fucili che diedero il giusto dialogo ai fascisti. Roma è porpora, clericale ma con una velatura di rosso rubino, tempestato da anelli intrisi di oppressione, la chiamano la città eterna, mannaggia ai libri di storia piccolo, la città eterna è Baghdad. Sai figliolo, Roma non te la consiglio, le genti sono belle figurati, ma si respira l'aria di tradimento, usurpazione, colonialismo, i nostri fratelli e sorelle in quella città sono stati ghigliottinati fino a poco tempo fa, è la città del Papa, la città più pericolosa che conosco, non per la criminalità che manco so cosa vuol dire, ma per i poteri che nasconde. Palermo è smeraldo come le onde che si infrangono sugli scogli, ho abitato due anni a Palermo, con una donna bellissima con gli occhi color smeraldo, ecco, palermo è smeraldo>. Poi si girò verso la tela e continuò a dipingere, un sorso di vino rosso, un tirata di esportazioni senza filtro e il pennello ritornava a ballare. Io un pò stizzito, ero giovane e volevo sempre intervenire in tutto, gli dissi in un fiato: <E Napoli? Non fai altro che parlarmi di Edoardo, Totò, Troisi, che Malatesta è nato lì, che colore gli attribuisci?> Lui si girò, pose gli occhiali, l'odore di trementina copriva il fumo della sigaretta e mi faceva bruciare gli occhi, mi sorrise, come si sorride a un bimbo un pò agitato e poi mi disse: <Ah Napoli, ma Napoli non ha un colore stupidotto, li ha tutti, è come l'arcobaleno, solo che l'arcobaleno lo puoi riprodurre su tela, Napoli no>. Capii, mi accesi una sua sigaretta, senza filtro, fortissima poi mi alzai e uscii dallo studio monolocale. Due ragazze ventenni dell'accademia erano sedute sugli scalini, stavano aspettando di entrare, gridai: <Pà, ci sono due ragazze che ti cercano!>, silenzio, alcuni secondi, poi con voce rauca da cento anni di sigarette rispose: <Mandale via, che girino il mondo, che assaltino le banche, la pittura la impareranno più avanti, anzi digli di mollare l'accademia che non si diventa artisti in quelle mura>. Non ci fu bisogno di dare il messaggio, le ragazze avevano sentito, si alzarono e una mi disse: <Comunque tuo Padre è proprio uno stronzo, prima ci dice di venire poi ci manda via, cazzo!> Era così, amato dai giovani scapestrati, ribelli, adorato nei centri sociali, seguito da giovani artisti senza casa ma non sopportava i figli dei borghesi che volevano dipingere per darsi un tono, per occupare le loro giornate annoiate. Quando Troisi Morì, lo vidi piangere. Vidi piangere mio padre solo due volte nella mia vita, quando morì Troisi e quando a un chilometro da casa sua fecero scoppiare la stazione dei treni di Bologna. In quel tragico giorno, corse trafelato verso le macerie e vide un braccio di un bambino sul selciato, pianse per giorni, maledicendo lo Stato e i suoi scagnozzi, lui anarchico da una vita, lo sapeva chi era stato. Quando, poco dopo la morte di Troisi uscì il Postino, volle che lo accompagnassi, era già malato (all'epoca vivevamo a milano) ma insistette. Una mano il bastone, l'altra stretta alla mia, non lo avrei lasciato cadere neanche se fosse giunta una tempesta di neve. Finito il film, questa volta piansi io, a dirotto, capii solo in quel momento chi era stato Massimo Troisi, non era stato un attore ma come diceva mio padre era stato un artista, che vale mille volte di più, anzi non ha valore. Il valore è un concetto che non esiste nell'arte. Oggi di attori siamo pieni, idioti che si arricchiscono con pellicole da cesso, mai fare l'errore di confondere questi individui inutili con i magnifici versi della scuola napoletana, mai. Cento metri, una gelateria, mio padre che mi vuole offrire una granita per farmi smettere di piangere, ci sediamo. Il titolare del locale si avvicina, guarda mio padre schifato e poi guarda me con espressione comprensiva, per lui io ero il bravo ragazzo che porta un barbone a mangiare un gelato. Mio padre girava per la città in ciabatte, spesso in pigiama con un cappotto verde di lana pesante, certo, per i signorini tutto ufficio e lingua sui culi, un senzatetto. Gli allievi dell'accademia e i ragazzi del centro sociale lo proteggevano, ma spesso veniva insultato per strada dai bastardi razzisti, figli di papà. Il titolare si avvicina e senza degnarlo di uno sguardo mi dice: <Desidera?> io ero viola, all'epoca ero talmente impulsivo che mio padre dovette tenermi per mano per evitare che lo prendessi a pugni. Aspettai e contai fino a dieci, poi, risposi calmo: <Una granita per me e un bicchiere di champagne per il maestro>. Ghiaccio, un vento siberiano si posò sul titolare della gelateria, non era coglione pare, si rese conto: <Come scusi?> rispose quasi balbettando. <Non ci sente? Ho detto una granita per me e un bicchiere di champagne per il maestro>. <Ma non abbiamo lo champagne, è una gelateria!> Sempre più imbarazzato. Io guardai mio padre, tratteneva il sorriso ma mi tenne il gioco. <Maestro, sono costernato, non hanno champagne!> Mio padre si alzò, guardò il titolare negli occhi, con i suoi occhi grigi come quelli dei vicoli di lisbona, e in francese puro gli disse <Che locale di merda, una gelateria senza champagne, non torno più in questa città provinciale e inutile>. Poi in ciabatte e pigiama e la mia mano si diresse lontano. Gli avventori attoniti. Mio Padre era così: matto, ribelle, con il sangue napoletano nelle vene, anarchico barbone, grande artista e pezzente, era così, era mio padre.
Olmo
(Questo è uno dei capitoli del libro a cui sto lavorando. Stamattina è così, avevo voglia di condividerlo. Domani mi pentirò e cambierò idea, ma in fondo cambiare è l'unica attitudine che non potranno mai toglierci.)
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ross-nekochan · 2 years
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Giappone merda sempre.... però mi manca.
外国人として日本から認められていないけれども、時々日本が恋しくなる許可をいただけるのでしょうか。
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