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#Annibale Pavone
marcogiovenale · 1 year
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firenze, 9 giugno: "teatro con bosco e animali", testi di giuliano scabia
Estate Fiorentina – Teatro con bosco e animali La Fondazione Giuliano Scabia ha partecipato con successo al bando del Comune di Firenze per “L’Estate Fiorentina”. Il progetto, intitolato Teatro con bosco e animali, consisterà nel mettere in scena, nel tardo pomeriggio e nella sera del 9 giugno prossimo, alcuni testi teatrali di Scabia, nello spazio dell’ex manicomio di San Salvi, ospiti del…
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persinsala · 5 years
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La valle dell’Eden
Di fronte al romanzo fiume di John Steinbeck, East of Eden, e allo spettacolo in 4 atti in scena al Metastasio, firmato Antonio Latella, la recensione non potrà che essere… sintetica.
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nonesistesperanza · 3 years
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https://youtu.be/86sCWkA3zo4
*Buona domenica con ode a Giampiero Boniperti da Barengo morto il 18 giugno 2021*
Buona domenica
sopratutto a chi soffre in silenzio la mancanza delle "domeniche di pallone", una domenica senza *Boniperti* , *l'odiato Boniperti* al quale il mondo del mito lo ringrazia per non aver compreso il " *verbo calcistico* " di un ragazzino di Lanus nei sobborghi di Buenos Aires.
Ma non poteva perché " *quello lì* " era il Suo opposto.
Giampiero Boniperti é classe, arroganza e prepotenza ma la classe, l'arroganza e la prepotenza dei potenti, dei faraoni, degli imperatori, del pavone: *lo stile Juventus* , lo stile di Giovanni Francesco Luigi Edoardo Aniceto Lorenzo Agnelli, figlio di Edoardo e di Aniceta Frisetti, che fissava appuntamenti a Benito Andrea Amilcare Mussolini, presidente del consiglio dei ministri, e non si presentava perché " _erano usciti impegni all'ultimo momento non rinviabili_ "
" *Quello lí* " é il miracolo degli ultimi, é Odisseo, é Mosè, é Annibale, é Palestina, é Blues, é la coda del pavone.
Nel 1963 Giampiero Boniperti, ritiratosi dal calcio giocato da due stagioni, divenne presentatore di una trasmissione televisiva che parlava di calcio, tecnica di calcio.
La trasmissione calcistica passò alla storia anche per la sigla DRIBBLING, un pezzo raffinato, jazz, pop e coralità dei balletti tipici degli anni sessanta, del *grande Piero Umiliani* .
*"Il Gioco del calcio"* fu una trasmissione ideata da Bruno Beneck e condotta, appunto, da Giampiero Boniperti dal 7 novembre 1962 al 2 gennaio 1963 ( _replicata nell'estate del 1964_ ) in cui *Losi, Hamrin, Sivori, Rivera, Piola, Cervato, Mora* insegnavano le tecniche calcistiche.
Il brano qualche anno più tardi, nel 1968, divenne la sigla della DOMENICA SPORTIVA.
Per un'altra trasmissione storica del calcio televisivo, 90° MINUTO, il GRANDE UMILIANI compone il tema "DISCOMANIA", (inciso nel 1978) sigla finale dal 1981 al 1987, altro esempio di longevità musicale delle composizioni del maestro.
*Grande Boniperti, Grande Umiliani, "Quello lí" é un miracolo.*
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taccuindivino · 7 years
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Gaggiarone, Bonarda dell'Oltrepo' Pavese Riserva 2005, Annibale Alziati, 14 gradi.
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Le vecchie osterie milanesi, quando ero bimbetto io, erano già una specie in via di estinzione: ne resistevano scampoli qui e là, sui Navigli, nelle periferie che ancora si confondevano coi campi, al Laghetto, in via Orti. Era una Milano più autentica ed umile, che l'autunno si prendeva per mantello un velo di nebbia fitto come la stoffa di un loden, che dal capo appunto del Laghetto non si vedeva il fondo, laddove si incrocia la via Francesco Sforza e la cerchia dei Navigli, poco dopo le fronde e la cancellata del giardino della Guastalla. Erano, quelle osterie, come tante altre in tutt'Italia, rumorose, chiassose, polverose, coi tavoli di legno e le tovaglie a quadri; nella loro fase decadente, un po' malinconiche e frequentate da personaggi  tristi e segnati dalla vita. Per allegrezza prima e per dolore poi, il gomito si alzava facile: Barbera, o più spesso Bonarda dell'Oltrepò Pavese era il combustibile: così frizzante e briosa, giovane e giustamente acida ma anche ricca e morbida al palato, consolatoria come le acque lombarde delle rogge, dei canali, dei laghi, pronte a dare la vita e la gioia, ma anche a raccogliere l'eterna requie, come nella storia della bella Gigogin e del suo innamorato che "veniva a piedi da Lodi a Milano"; diversa pertanto dal nervoso Lambruso, che essendo emiliano e battendogli in capo il sole della Bassa è sempre pronto a menar le mani. E difatti ancora oggi, quando viene qualche amico di fuori che vuol provare la cucina di Milano e lo porto ad assaggiare in qualche ricreata  trattoria di buon comando il riso al salto, la cotoletta, i mondeghili e l'ossobuco, mi piace ordinare la frizzante Bonarda (femmina, lei), che tutto lava e ben ci sta. Tuttavia, il quadro abbozzato fin qui è anche parziale ed equivoco. Un passo indietro: si dice Bonarda, ma si parla dell'uva croatina, che è a bacca nera, ha una buccia importante ed una buona riserva di tannini. Essa entra come componente minoritaria, ma in dosi rilevanti, nel taglio di tanti vini del nord Piemonte, che sono fermissimi, secchi e da invecchiamento: quindi un'uva dalle grandi potenzialità,  solo parzialmente espresse nella versione oltrepadana amabile  e frizzantina, benché piacevolissima e golosa. E tuttavia qualche perplessità sull'effettivo valore di una croatina ferma secca può permanere, finché non se ne assaggia un altissimo esemplare. Qualche anno addietro andai a La Terra Trema, benemerita manifestazione che esiste e resiste dal 2003 e che si autodefinisce “Fiera Feroce”: vi si trovano vini che oggi si dice naturali, ma che più correttamente in tema con la manifestazione chiamerei: “consapevolmente contadini”. E lì conobbi questo Gaggiarone Riserva , acquistandone purtroppo un’unica bottiglia. Confesso che fui attratto anzitutto da quell’etichetta vecchio stile, un po’ medievaleggiante, un po’ naif ed un po’ vicina a certi disegni di Depero, o comunque al segno grafico di certi artisti degli Anni Trenta; che specificava orgogliosamente, con una dicitura alquanto desueta: “vino rosso amaro di Rovescala". Fu però poi il vino a sorprendermi, particolarissimo: quella croatina in purezza (o quasi: non sono sicuro, ma potrebbe esserci una piccola percentuale di uva rara) veniva da vecchie vigne di cinquanta, sessant’anni, appunto dal vigneto denominato Gaggiarone in quel di Rovescala, che della croatina pare sia la patria o comunque un luogo d’elezione: una sorta di Grand Cru dell’Oltrepo’, caratterizzato da forti pendenze e da un terreno con inserti di tufo e di gesso, coltivato senza concimazione e lasciato inerbire;  ed il vino, vinificato in francescana semplicità,  maturava tra vasche di cemento e bottiglia per 10 anni prima di essere messo in commercio; eppure era allora,  nel 2015, tutt’altro che pronto, col tannino che ancora scalpitava, ed io che vi vedevo però una promessa gloriosa. Aprendolo oggi, dopo ulteriore riposo, lo trovo rubino scuro di media profondità, persino torvo nella tinta che sfuma verso un riflesso granato, con gocciole lente, frastagliate, persistenti. Esprime un profumo molto intenso di frutta nera, con il mirtillo in evidenza, quindi prugne secche; si fa strada la frutta rossa, susine e fragole. Poi,  un complessissimo ventaglio di evocazioni e suggestioni, che si apre a coda di pavone: il ginepro, la liquirizia, la torba, la noce moscata, il chiodo di garofano, la menta, l’alloro, la canfora, le aldeidi, il tabacco sminuzzato, la polvere di caffè, la mandorla. Al sorso, è  potente, pieno, continuo, dall’attacco quasi morbido e dolce; dopo, si apre  disteso e subito piacevolmente ruvido, slanciandosi verso un finale lungo, fresco ed equilibrato, un po’ sovrastato dal tannino, ma in una maniera caratteristica, personale, che  gli dona quell’amaro promesso dall’etichetta;  un tannino che è molto abbondante e un po’ terroso, ma ben maturo, sposato a un’acidità media ed un gusto molto concentrato, sorretto da un’ossatura di richiami minerali, grafitici, soprattutto dopo 48 ore dall’apertura: se  dopo 24 ore si riscontra solo un po’ più di volatile, attendendo ancora ecco che il Gaggiarone Riserva si fa molto più armonico, il tannino comincia ad integrarsi morbidamente pur restando abbondante ed ecco la scia minerale e grafitica emergere e chiarificarsi. Un  vino brusco, asciutto, ma elegante e a suo modo accogliente; riflettendo in trasparenza quell’Oltrepò dei sogni, forse perduto, come lo descrisse Gianni Brera ne La Pacciada: abbondante e poetico. Un vino ampio, con una sua solennità terragna;  semplicemente eccezionale, da accettare com’è: caratteriale, ricco di chiaroscuri. In omaggio alle tradizioni lombarde, l’ho accostato a risotto alla milanese ed a un biancostato bollito: lì, ha reso la tavola più luminosa. A sorpresa, però , è riuscito quasi eccellente anche su un pata negra di 36 mesi. Mi piace chiudere, amica o amico che mi leggi, con l’omaggio a un maestro, e lasciarti la descrizione che Luigi Veronelli diede di una vecchia annata di Gaggiarone, tanto tempo addietro;  poche righe di una lingua antica, da rileggere commossi, perché in esse rivive la magia della terra, dell’aria e del sole, di quell’unica vigna. «Il colore rosso granato nutrito e pieno, brillante, il bouquet composto, ampio e compiaciuto (sentore di mandorla amara), il sapore asciutto, anche composto su bel fondo amarognolo, il nerbo e la stoffa consistenti, bene espressi, e il pieno carattere» (Luigi Veronelli, «Corriere della Sera», 10 ottobre 2003).
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redazionecultura · 6 years
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Teatro: Who is the King - La serie
Teatro: Who is the King – La serie
Dopo aver presentato la scorsa estate al Franco Parenti, in forma di prove aperte, il processo creativo che ha condotto la compagnia fino alla messa in scena e dopo l’anteprima al Napoli Teatro Festival dello scorso luglio, il gruppo guidato da Musella – Mazzarelli debutta in prima nazionale con i primi due episodi di Who is the King – La serie in prima nazionale al Teatro Franco Parenti. Truci,…
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marcogiovenale · 1 year
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firenze, 26 maggio: festa per giuliano scabia
Fantastiche visioni: festa con Giuliano Scabia, amici, teatro, musica, poesia (e qualche gallina)Il 26 maggio prossimo, a due anni da quando Giuliano si è reso invisibile, organizzeremo un evento al MAD (Murate Art District) in via Ghibellina a Firenze. Non vuole essere una commemorazione, ma una “festa” in suo onore: inizierà al mattino alle 10 e durerà tutto il giorno fino alle 19:30. Ecco di…
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persinsala · 8 years
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Natale in casa Cupiello
Natale in casa Cupiello
Al Teatro Stabile di Napoli va in scena Natale in casa Cupiello di Antonio Latella, testo di Eduardo De Filippo. «Pate bello ca ‘mmano me tiene/tieneme astritto e nun me lassà/ca pe’ ‘na penna d’auciello grifone/fratemo è stato nu traditore/e m’ha acciso e m’ha ammazzato/dint’ ‘a nu fuosso m’ha menato». (more…)
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persinsala · 8 years
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Annibale Pavone In occasione delle repliche al Teatro Argentina, Persinsala incontra e intervista Annibale Pavone, protagonista di Ti regalo la mia morte, Veronika
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persinsala · 9 years
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Ti regalo la mia morte, Veronika
Ti regalo la mia morte, Veronika
Ti regalo la mia morte, Veronika è il secondo omaggio, a quasi dieci anni di distanza, di Antonio Latella al grande regista Rainer Werner Fassbinder, uno spettacolo raffinato, introspettivo e complesso, ricchissimo di richiami e suggestioni. (more…)
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persinsala · 9 years
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Non conosce autunno l’impegno di Officinateatro, compagnia stabile di San Leucio nel casertano dove, dal 21 al 27 settembre, è andato in scena e in strada Ouverture, quarta edizione del Festival delle arti(n)contemporanee che ha invaso il borgo, «trasformandolo in un grande paloscenico a cielo aperto».
Ouverture – Festival delle arti(n)contemporanee è una rassegna che si presenta ormai matura e in grado di soddisfare le proprie intenzioni originarie, donando una poderosa impressione di radicamento nel territorio e consapevolezza nell’indagine dei nuovi linguaggi espressivi. A corroborare questa impressione sono diversi indizi, dal supporto materiale dato dalla comunità produttiva di «sostenitori, commercianti, ristoratori, albergatori» alla duratura partecipazione di pubblico (non solo) locale, fino alla disponibilità e alla possibilità di utilizzare gli spazi urbani e privati per performance brevi dal grande impatto scenico ed emotivo.
In tal senso, colpisce per la coerenza progettuale e la restituzione d’insieme di Home Made, un progetto di Officinateatro a cura di Giancarlo Covino, una «ristrutturazione per performer, light designer, musicista e architetto», un «percorso itinerante per 10 spettatori alla volta» capace di offire un’ambientazione visiva e sonora curata nei dettagli, impreziosita da una coreografia potente nella sua libertà d’azione tra i vari locali dell’appartamento Tomei in Via Tenga 99.
Se Home made convince per ideazione e concetto, appassiona – o lacera (a seconda dello stato d’animo) – il «viaggio emozionale attraverso la bottega del ricordo» di Tradizione è tradimento?. Un cammino «per uno spettatore alla volta, a metà tra la performance e l’installazione» che attraversa tre stazioni (il lutto, la fede e la festa) e tre generazioni di donne, risultando impressionante per come riesce a ricreare – in soli 7 minuti e all’interno della piccola cripta in piazza della Seta – quello spaccato carnale e visionario di suggestioni tipicamente siciliane nato da un minuzioso lavoro di documentazione e di amore per una terra che non si traduce in cadaverica testimonianza, quanto in vivo ricordo, da parte della compagnia messinese BottegaLab.
Tra odori di mentuccia, drappi di sposa intrisi di sangue, foto d’epoca e carte da gioco, Tradizione è tradimento? è allora una illuminata testimonianza della natura vivente del teatro e dell’art of living experiences come sua dimensione essenziale rispetto a ogni altra forma artistica.
Accanto a questi audaci – e riusciti – tentativi di sperimentalismo e alla consueta invasione di Habitat(i) del viale degli Antichi Platani con la progressione all’interno di un coerente quadro narrativo di sketch monografici messi in strada dagli allievi artisti della Compagnia, meritano testimonianza anche a tre rappresentazioni negli spazi canonici di Officinateatro.
Il primo è il fiabesco Nell’armadio di Marza e Pane, «spettacolo per materia, marionette e corpi», il quale, pur mostrando di non aver ancora sviluppato adeguatamente le proprie potenzialità votate alle tematiche della surrealtà, accosta notevoli suggestioni sul piano onirico e simbolico dettate da splendidi «elementi scenografici e costumi materici».
Al netto delle difficoltà di posizionamento del pubblico, non tutto nella giusta prospettiva per scorgere i numerosi e significativi dettagli dell’allestimento, pur pagando in parte l’ambiziosa profondità delle proprie intenzioni drammaturgiche (la rappresentazione di riti di passaggio attraverso simbolismi junghiani) e la complessa gestione dello spazio scenico rispetto ad automatismi ancora da affinare e tecnicismi da sincronizzare (dalle luci ai suoni), Antonia D’Amore e Caterina Stillitano riescono nell’impresa di inscenare uno spettacolo capace di volgersi indifferentemente a grandi e bambini. Restituendo, in tal maniera e con delicata poesia, l’interrogativo su chi stia dietro o davanti la porta di quel mobile e sul perché dovrebbe essere aperta o meno attraverso una geniale identificazione visiva e verbale di scenografia (appunto, l’armadio) e sceneggiatura, che ne costituisce, infatti, la più bella intuizione.
Chiudono la serata la Segnalazione speciale Premio Scenario 2015, Pisci e’ paranza di Mario De Masi e Giochi di specchi di Stefano Massini. Se sul primo studio riteniamo opportuno sospendere la possibilità di un giudizio articolato in attesa della versione definitiva, lo facciamo per mero scrupolo, essendo già possibile ammirarne la tenuta attorale nell’alternare con credibile realismo un’amara ironia e una lacerante drammaticità di ascendenza autenticamente partenopea.
Sul secondo, invece, non possiamo che confermare l’ottima impressione avuta durante Primavera Argot (recensione di Gioco di specchi), sottolineando come la sostituzione dell’eccellente Marco Brinzi con l’altrettanto efficace Annibale Pavone abbia lasciato intravedere non tanto delle sbavature (certamente impercettibili ai non addetti ai lavori), quanto la possibilità di radicalizzare e potenziare la dialettica («corpo a corpo») che sta alla base del contrasto tra «prospettive al mondo» che abbiamo individuato esserne la tematica di fondo.
A Ouverture – Festival delle Arti(n)Contemporane riconosciamo, dunque, l’enorme merito di ampliare e far convergere il pubblico all’incontro con quello che per altri festival con ben altre risorse economiche è solamente un fantasma, ovvero la drammaturgia contemporanea nella sua declinazione popular.
Come la creatura di Lorenzo Mastroianni, rappresentata con geniale e solo apparente semplicità dall’immaginifico Blink Circus, «piccolo chapiteaux di 35 metri quadri» in cui viene offerto allo spettatore l’ingresso immersivo e interattivo in «uno spettacolo itinerante in stile anni ’20» dove scoprire una sapiente installazione fotografica «in stile surrealista-circense in miniatura» di altissima fattura.
Un grande risultato raggiunto da un festival e una compagnia dalla comprovata e pluriennale capacità di radicarsi e rispondere alle esigenze del territorio, in grado di uscire dai desueti schemi festivalieri con coraggio e consapevolezza, i cui benefici, per ovvi motivi, vanno a ricadere a cascata anche, soprattutto e doverosamente su quelle compagnie capaci, nonostante la giovane età, di armonizzare l’esigenza di rinnovamento con il rigore tecnico.
Un merito letteralmente catartico, rispetto al quale le polemiche tutte politiche sul FUS mostrano l’ipocrisia di fondo di chi considera l’arte sulla base di numeri e strani meccanismi, pretendendo di distinguerla meritocraticamente senza averla scoperta sul campo, dunque veramente vista con i propri occhi.
foto di Anna Maria Gambino
Gli spettacoli sono andati in scena all’interno di Ouverture Festival delle Arti(n)connessioni 26 settenbre 2015 location varie
Ore 18:30 Spazi di Officinateatro Nell’armadio di Marza e Pane di e con Caterina Stillitano e Antonia D’Amore elaborazioni sonore di Francesco Ziello.
Appartamento Tomei, via Tenga 99 Home Made | ristrutturazioni per performer | light designer | musicista e architetto Percorso itinerante per 10 spettatori alla volta progetto Officinateatro a cura di Giancarlo Covino ingresso libero
Cantina Piazza Trattoria Tradizione è tradimento? Viaggio emozionale attraverso la bottega del ricordo di Monica Cavatoi e Nunzio Gringeri produzione BottegaLab (ME) per uno spettatore alla volta
Officinateatro Blink Circus Spettacolo itinerante in stile anni ’20 in un piccolo chapiteaux di 35 mq di Lorenzo Mastroianni ingresso libero
Ore 21:00 Officinateatro Pisci e’ paranza di Mario De Masi con Andrea Avagliano, Serena Lauro, Fiorenzo Madonna, Rossella Miscino, Luca Sangiovanni Segnalazione speciale Premio Scenario 2015. Studio #1 ingresso libero
Ore 22:00 Officinateatro Giochi di specchi di Stefano Massini con Ciro Masella e Annibale Pavone produzione Uthopia, Tra cielo e Terra (PG)
Ore 23:00 Viale degli Antichi Platani Habitat(i) | spazi artistici per un non-uso domestico Performancee installazioni site specific ingresso libero
interessanti esperimenti culturali che, però, non sembrano resistere
ella capitale è stata sconfinata; nella vastità delle tante proposte però ce ne sono alcune che si distinguono per merito anche di una affatto ovvia “longevità”. Si tratta di festival che ormai scandiscono l’estate romana da diversi anni, essendo divenuti eventi di grande richiamo tanto per i cittadini quanto per i turisti.
Contemporary theatre | Ouverture – Festival delle Arti(n)Contemporanea Non conosce autunno l'impegno di Officinateatro, compagnia stabile di San Leucio nel casertano dove, dal 21 al 27 settembre, è andato in scena e…
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persinsala · 9 years
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Natale in casa Cupiello
Natale in casa Cupiello
Per la Stagione di Progetti 2014-2015 del Teatro di Roma, al Teatro Argentina dal 3 dicembre al 1 gennaio va in scena Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo, per la regia di Antonio Latella. (more…)
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