Tumgik
#(ma comunque grazie per avermi fatto capire che non farei mai quello per tutta la vita mi ammazzo prima)
platypus-quacks-too · 3 months
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il modo imbarazzante in cui oggi non ho voglia di fare letteralmente una fava :')
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30/08/2019
bene, come dire, sto male :)
sono stata bocciata, ho litigato con mio padre, ora sta dalla parte di mia madre, non ho davvero nessuno che sta dallamia parte :)
mi sento davvero, davvero sola.
vorrei parlare con qualcuno, che mi aiuti a scappare da tutta questa situazione.
prima avevo papà, per sfogarmi di tutta la merda che mi faceva vivere mia madre.
ora è stato ben ben manipolato da lei, e lui aveva paura che io mi facessi manipolare da lei :)
con me, hanno chiuso.
tutti.
non mi sento parte di una famiglia, mi sento io stessa la mia famiglia.
"crisi adolescenziale".
la chiamano cosi ora.
anche mio padre ora.
grazie papa, grazie di avermi abbandonata per la seconda volta :)
grazie a tutti voi, per contribuire a farmi morire dentro. :)
"tutti ti vogliono bene", già :).
proprio. :)
mi sono fatta del male, ieri sera, dopo tutta la litigata, mia madre stamattina mi ha fatto delle foto e le ha mandate a mio padre.
non hanno migliorato per nulla la situazione, siccome erano 2 anni circa che non lo facevo.
non riesco più a gestirmi.
dicono di volermi bene, ma che sono una delusione, ragiono da idiota, che invece di fare quel cazzo di esame sono andata a scopare (????si, pensano che sono andata a scopare piuttosto di fare l'esame, non so perché ma si.)
bene :)
si prospettano 2 anni di merda. :)
aspetto con impazienza i miei cazzo di 18 anni.
cristo non vedo l'ora, magari penserete che lo dico tanto per dire, ma se riuscissi ad andare via il giorno stesso dei miei 18, lo farei.
e li eliminerei dalla mia vita definitivamente.
dopo tutto quello che mi hanno fatto passare.
siete seri? volete anche darmi contro?
ma tanto, mi fanno sempre passare a me per quella sbagliata, un disastro, un mostro. :)
papa non mi ha calcolata per anni, ero arrabbiata con lui, mi ha lasciata sola con quella matta di mia madre.
e lei, quella merda umana, che non merita nemmeno di essere chiamata madre, gelosa come non so cosa di me (poi di cosa non si sa), falsa, egoista, manipolatrice, calcolatrice, vittimista, approfittatrice, puttana, stronza, psicopatica, isterica, schizofrenica, fa credere a CHIUNQUE che sia una madre fantastica, ma non lo è.
ci vivo io con lei, non voi.
non sapete coaa vuol dire.
non sapete cosa vuol dire che devo stare h24 con lei, perché non vuole alzare il suo culo e prendere una casa con almeno una camera.
e no, non sono esagerata, né viziata.
ma quando vivete con una persona che non sta assolutamente bene di testa, credo tutti vorrebbero i loro spazi.
non posso nemmeno andare a chiudermi in bagno, non posso andare al giardinetto del condominio, uscire sul balcone.
prende un po' di aria? assolutamente no.
:)
"ci sono cose più gravi", si, ed è vero.
ma ne va anche della mia salute mentale.
non riesco a mangiare più, mi viene tutto il tempo da vomitare se mangio.
è come se tutta la rabbia, nervoso, ansia, tristezza, mi bloccasse perfino l'appetito.
il mio ragazzo non è nemmeno molto di aiuto, "mi dispiace", ah ok, grazie:)
non posso nemmeno stare da lui, una UNA giornata.
vai a sapere il perché.
ma chi me l'ha fatto fare.
chi.
penso sia il periodo peggiore della mia vita pt.2 ma in peggio davvero.
non ho mai scritto cosi tanto, ma ho davvero bisogno di sfogarmi.
ma davvero tanto, sennò impazzisco.
ora, sapete cosa faccio? prima per esempio, mi ha chiamata mia madre, si sentiva che era fiera di avermi finalmente messo contro mio padre "come stai?" le ho risposto tutta allegra "benissimo", ora rispondo come se nulla andasse male.
così li confondo HAHAH.
forse mi hanno presa per una cogliona, ma nono, volete torturarmi, vi faccio peggio.
ok forse esagero, ma non li lascerò invadere la mia vita.
ma proprio no.
pur di perdere ogni rapporto con loro, che sinceramente cazzo me ne fotte.
ma comunque davvero, magari succede qualcosa, e fa calmare le acque.
e io posso fare la mia vita in pace, e tra 2 anni! BYE BYE.
si meritano di perdere loro figlia, e giuro su Dio, dovessi avere un giorno dei figli, non gli farei MAI. passare tutto questo.
cercherei un dialogo, di capire, darei la mia fiducia.
non come loro.
poi, c'è il compagno di papà, e lui sembra quasi capirmi, ma non è che gli do molta fiducia, non mi fido più.
bene, dopo tutto questo, posso finire.
a presto.
c.
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nemesi-interiore · 7 years
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Ei.. probabilmente neanche te lo aspetterai, o forse si, ma non potevo resistere dal farti gli auguri a modo mio, come sempre. Forse a questo punto neanche li volevi o forse un po' ci speravi. Comunque... Sono diciassette, direi che può partire il conto alla rovescia per quello che aspetti da tutta la vita. I tuoi fatidici diciott'anni. Ogni anno ti ho sempre detto che ne abbiamo passate di tutte e di più, ma non era mai vero quanto ora. Ci siamo state, ci siamo odiate, ci siamo volute bene, una volta si e mille no. Ci siamo urlate di tutto, e non l'avevamo mai fatto. Ci siamo fatte di tutto, e non l'avremmo mai nanche immaginato. E c'è una cosa che amo...: la nostra assurda incapacità di dirci Addio. Ma non volevo parlarti di questo. Quest'anno, come mai prima d'ora, sono state poche e niente le parole che potevo versare per farti capire cosa sei. C'è stata una frase che mi ha fatta piangere come un'idiota. Mi hann odetto: "Tu vedevi il lato positivo in lei anche quando un lato positivo non c'era. E lo cercavi, a volte te lo creavi, per poter dire ancora una volta 'ne vale la pena'." Lì mi sono resa conto che io, i tuoi mille lati positivi, li vedo ancora . Con un'unica differenza che non avevo mai pensato potesse far arrivare a tanto. Non te l'ho più detto. Ho dato per scontato il fatto che tu sapessi quanto non possa stare senza di te, quanto tu possa essere importante, ed ho smesso di ripetertelo per pensare a chissà cosa. In un anno ti  avrò detto solo una volta che sei la cosa più bella della mia vita. In un anno non ti ho detto per nulla che sei quella che sei sempre stata in quattro anni. Ti ho solo fatto gli auguri quando potevo, e spero che almeno con quello tu abbia capito un po'. Ti ho fatto gli auguri il giorno della Festa del Papà, te lo ricordi? "Volevo dirti lo stesso auguri, e grazie per tutto quello che sei per me. Auguri e grazie per essere stata quell'ometto che sapeva e sa sempre come proteggermi. Grazie per essere stata il mio uomo, il mio punto di forza, quello debole e quello di riferimento. Grazie per avermi rimproverata quando serviva e grazie per esserti presa cura di me. Grazie per essere stata il mio papà quando ne avevo più bisogno. Grazie, e per questo auguri." Sei arrivata nel momento più brutto della mia vita e hai reso i probemi a venire solo delle piccolezze, forse solo delle prove da superare, ed era facile quando ad esserci e a tenermi la mano eri Tu. Sei arrivata quattro anni fa mentre io ero in una fase di autodistruzione che sembrava non avere fine. E mi hai stretta, mi hai ascoltata, mi hai fatto male, mi hai fatto bene!, mi hai fatto capire tantissime cose e nessuno l'avrebbe mai fatto, almeno non nel modo in cui l'hai fatto tu. Cerco di usare più parole possibili con la speranza che tu capisca quale posto occupi e con la spranza che tu capisca che, quel posto, nessuno mai potrà togliertelo. Mi hai insegnato e mi hai fatta crescere, così come io ti ho insegnato e ti ho fatta crescere. E non avevamo bisogno di nessun altro. Sei diventata la mia piccola, la mia priorità, l'unica cosa veramente importante in una vita di merda. E lo eri, anzi, lo sei. E lo sei tutte le volte che mi fai sorridere, tutte le volte che mi fai piangere, tutte le volte che discutiamo o che facciamo le stupide. Tutte le promesse fatte, tutti i progetti fatti, sono sempre qui, come me e spero come noi. Adesso posso dirti che non desidero altro, come regalo da farci insieme l'anno prossimo, che passare insieme una vita intera... Non desidero altro che svegliarmi e addormentarmi accanto a te. Discutere per le cose più stupide. Tornare a casa e trovarti lì, raccontarti quello che ho fatto mentre non c'eri e sentirti fare lo stesso, per poi passare il resto della giornata insieme. Fregarmi le tue cose perché le mie non saranno mai abbastanza. Non desidererei altro che vederti realizzare i tuoi sogni. Essere felice. E magari la tua felicità adesso non sarà neanche quello che ho appena descritto, ma questo poco importa. Desidererò sempre, in qualsiasi modo sia, vederti sorridere, ma sta volta sul serio. E ci siamo fatte male, ti ho fatto male, perché sai... me la prendo con me, con gli altri, con te.. perché non accetto di perdere con te.. non accetto il fatto di non poterti tenere completamente lontana dalle cose che ti fanno male o non accetto di vederti cadere e non poter invece impedirlo. E so che queste sono cose che si devono vivere, superare ed imparare ad evitare, ma io vorrei evitartele adesso perché, Dio!... sei così piccola e quante cose non meriti... Ti ho vista piangere. Tu che odi farlo da sola, figurarsi davanti agli altri. Ti ho asciugato le lacrime e poi ti ho vista sorridere e mai niente ha avuto senso come in quei momenti. Ti ho vista ridere e poi perderti nei tuoi mille pensieri in un secondo.. e in quel secondo avrei voluto prenderli e buttarli via. Ti ho stretta, ti ho presa a schiaffi, ti ho allontanata, ma non ti ho mai lasciata, neanche quando l'ho affermato con tutta la sicurezza del mondo. Non ti ho mai lasciato le mani e non lo farò mai. E proprio ora rinnovo quella promessa senza mai cambiare idea. Anche mentre andavo via e le mie mani scivolavano via dalle tue, alla fine, ti stringevo per le dita. Sono quattro anni, ormai, che amo questo giorno più di qualsiasi altro perché, come ti ripeto sempre, mi ha dato te e alla vita non avrei potuto chiedere di meglio. Testa di cazzo.. sei la cosa più bella che ho! L'unica per la quale farei di tutto. L'unica per la quale tornerei sempre indietro. L'unica per la quale sopporterei altre cento, altre mille volte, pur di non perderle. E forse ho dimostrato il contrario, ma ti posso giurare su di noi che non avrò mai realmente intenzione di perderti. Auguri piccolo mostriciattolo.. Ohana!
Old memories. 1 year ago. 
“Io ti prometto, col pugno sul petto, che non dimenticherò. Come volevi tu.”
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evilvenator · 4 years
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Capitolo 11
Le pellicce su cui giaceva erano morbide, sapevano di erbe aromatiche e incensi. Fece per girarsi, ma una fitta al fianco le troncò il respiro, immobilizzandola.
«Sei sveglia.» Le disse una voce. «Hai rischiato grosso, amore mio...»
«Caleb?» Gracchiò, la voce roca e flebile. Il Druido le sorrise, accarezzandole delicatamente la guancia con le dita fresche.
«Stai... bene?» Balbettò lei, incredula.
«Ma certo, amore. Sei tu quella di cui bisogna preoccuparsi, ora.» Le rispose lui, senza smettere di sorridere. Sembrava rilassato, i capelli che gli ricadevano morbidi sugli occhi, coprendo parzialmente il suo volto.
Castalia non capiva. «Ma... Pensavo fossi...»
L'altro le prese delicatamente il viso tra le mani, guardandola negli occhi, rassicurante. Lei si rilassò, dimenticandosi quasi del dolore che sembrava bruciarle tutto il corpo. Quando le labbra morbide di lui su posarono sulle sue, si lasciò sfuggire un sospiro felice.
Caleb si staccò improvvisamente da lei. Castalia fece per tirarsi su e afferrarlo per la manica, ma quello era già evaporato nel nulla.
«No!» Urlò, tirandosi a sedere di scatto.
Cacciò un gemito di dolore.
Rantolando, si guardò attorno.
Non era in una delle tende del suo clan, bensì sdraiata in un letto in una piccola stanza di legno, accanto a lei un tavolino su cui vi erano poggiati un infuso che mandava un forte odore di erbe e una ciotola contenente un impasto verdognolo e speziato. La porta si aprì cigolando, lasciando entrare una donna che si tolse dal capo un cappuccio violaceo, lasciando cadere per terra dei piccoli cumuli di neve che si sciolsero sul pavimento.
«Ah, vedo che sei sveglia.» La salutò la nuova arrivata. «Madre sarà entusiasta.»
Castalia sbatté le palpebre più volte, incredula. «...Riful?»
La giovane strega delle Paludi chinò il capo, accennando un sorrisetto soddisfatto. «Bene, non ti sei dimenticata tutto, allora. Dimmi, riesci a ricordarti come mia madre vi ha salvati?» Le chiese, avvicinandosi al letto. Le scostò le coperte, tastandole il fianco e esaminandole le bende. Sembrava compiaciuta. Le sfiorò la testa, fasciata anch'essa, restando a guardarla in attesa di una risposta.
“Madre?” Ricordava di essere stata in cima alla torre. Avevano ucciso un Risvegliato enorme, poi erano riusciti ad accendere il segnale, ma erano arrivati degli altri mostri e poi...
«Un drago!» Esclamò. «C'era un drago bianco, sputava fuoco e…» Si interruppe bruscamente, il ricordo che riaffiorava pian piano. “Ho provato ad ucciderlo. Poi voleva mangiarmi.” Come faceva ad essere ancora viva? «Stavo volando.» Biascicò, incerta su cosa fosse successo dopo. Dovera il drago? Cosa ci faceva nel bel mezzo delle paludi, nella capanna delle streghe delle Paludi?
«Quella era, in effetti, mia madre.» Disse Riful. Incrociando lo sguardo incredulo della Druida si lasciò sfuggire una risatina. «Pensavi forse che tutto quello che potesse fare una strega delle Paludi fosse trasformare gli incauti viaggiatori in rospi e cucinarli per cena?»
Castalia rimase a fissarla a bocca aperta. Possibile che la vecchia signora potesse davvero trasformarsi in un drago, enorme e sputafuoco?
«Entreranno le mosche.» Commentò Riful, toccandole il mento. «Ora, stai ferma, devo controllarti il resto delle fasciature.» La girò di schiena, spalmandole un po' dell'unguento che teneva vicino al letto. La squadrò con occhio critico, tastandole delicatamente il petto sullo sterno e scendendo ad applicare una leggera pressione sulle costole sotto ai seni.
La ragazza gemette di dolore, ma la donna la ignorò.
«Sembra che le ferite si siano rimarginate. Essere un Venator ti sta aiutando a guarire più in fretta. Fossi in te non farei sforzi per almeno un paio di settimane, comunque, le ossa non sono così semplici da rimettere a posto, e ne avevi parecchie fratturate o rotte. Per la schiena, il fuoco di drago è una scocciatura, ma a quanto pare te la sei andata a cercare... a cosa stavi pensando?» Parlava senza aspettarsi una risposta, continuando ad esaminare le varie ferite ed escoriazioni in via di guarigione. Le porse l'infuso. «Bevi questo, disseta ed è ottimo per le lesioni interne. Te ne ho dovuto somministrare parecchio, in questi giorni anche se i tuoi poteri di guarigione sono eccezionali.»
La Druida prese dei piccoli sorsi, sorprendendosi di quanto fosse amaro. Storse la bocca, allontanando il bicchiere. «Da quanto sono qui?»
Riful le fece segno di continuare a bere. «Una settimana, circa. Bevilo tutto.»
«Una...?» “Abbiamo vinto o perso?” «Com'è finita?» Chiese, portandosi nuovamente il bicchiere alle labbra e prendendone un altro sorso.
«La battaglia, intendi? L'uomo che doveva rispondere al segnale il Re del Nord si è allontanato dallo scontro e l’Orda ha divorato e massacrato chiunque, compresa la Divina. In tutto il Khanduras siete rimasti solo tu e il tuo amico…» Rispose la strega in tono asciutto, gli occhi chiari che non tradivano alcuna emozione.
«Amico?»
«Lo stupido pieno di sospetti con cui viaggiavi prima, sì. È qui fuori, vicino al fuoco.» Rispose l'altra. «Madre ha chiesto di vederti, quando ti fossi svegliata. Riesci ad alzarti dal letto?»
Castalia annuì, titubante. Appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolino, accettando di buon grado la gruccia di legno che Riful le porgeva per aiutarla ad alzarsi in pedi. Si avvolse nello scialle di lana pesante che la donna le mise sulle spalle.
Con uno sforzo immane, zoppicò fino alla porta d'ingresso, sentendo dolori ovunque. L'aria fredda le colpì la faccia, i fiocchi di neve che le si posavano sul naso. Si avvicinò al fuoco, che scoppiettava di fronte alla capanna. Una figura era in piedi davanti ad esso. Sentendo aprirsi la porta, si girò di scatto.
«Sei viva!» Esclamò incredulo Julian. «Pensavo...»
«Sto bene. Più o meno.» Lo interruppe Castalia. «Tu?»
Il Venator scosse la testa. «Io… non lo so… Abbiamo perso la battaglia. Sono tutti morti, Rylan, la Divina... il Re non ha mai risposto al nostro segnale.» Strinse i pugni, conficcandosi le unghie nel palmo delle mani. «Perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?»
Castalia rimase a fissarlo senza sapere cosa rispondere. Che ne sapeva lei? Re Ulfric doveva essere un esperto di battaglie. Ed era sicuramente legato alla Divina, altrimenti non avrebbe potuto contraddirla così spesso senza ripercussioni... no? Quindi, perché lasciarla morire?
«Questa sì che è un'ottima domanda.» Li interruppe la madre di Riful, avvicinandosi a loro. «Ciò che si nasconde nel cuore degli uomini è ancora più oscuro di qualsiasi altra creatura corrotta... Forse ritiene che l’Orda sia un esercito che può sopraffare.»
«Beh, qualsiasi sia la ragione della follia di Ulfric, chiaramente pensa che Urthemiel e il suo esercito di morti non sia una minaccia. Dobbiamo avvertire tutti.» Julian sembrava aver deciso già il da farsi.
Castalia lo guardò di sottecchi. Se il Venator aveva intenzione di imbarcarsi in un'impresa del genere, si accomodasse pure. Lei non era ansiosa di affrontare un’Orda di mostri assetati di carne umana.
«Ci avete salvati, grazie.» Disse contrita. «E mi dispiace per...»
La vecchia scoppiò in una risatina divertita. «Per cosa, avermi fatto il solletico? Sono rimasta sorpresa però, non sembravi nemmeno in grado di reggerti in piedi.»
Castalia si appoggiò alla gruccia, premendosi leggermente il fianco che ricominciava a pulsarle dolorosamente. «Beh, grazie lo stesso...» Si rese conto che ancora non sapeva il suo nome.
«Puoi chiamarmi Muriel.» Rispose lei.
La Druida sgranò gli occhi. «Asha'bellanar?» Sussurrò, facendo per inchinarsi al cospetto della vecchia.
La donna anziana la fermò subito, rassicurandola. «Un tempo la tua gente mi chiama così...» Rispose con un velo di tristezza nella voce.
Castalia si scusò, restando comunque a fissarla di sottecchi. Una vecchia strega che poteva tramutarsi in drago, e che condivideva il nome della donna da molti anni.
«Credo dovremmo andare dal Conte Volkhardt. Non era ad Ostagar e tutti i suoi uomini sono rimasti a Bowerstone. Ed era lo zio di Adelasia.» Spiegò Julian. «Lo conosco, è un brav'uomo, rispettato da tutta la nobiltà. Andremo a Bowerstone per chiedergli aiuto!» Sembrava sicuro del suo piano. «Una volta saputo del tradimento del Re, ci aiuterà a rimettere ordine a questo caos.»
«Quanta determinazione, giovanotto!» Esclamò Muriel. «Interessante.»
Riful fece capolino dalla porta, annunciando che la cena era pronta. I tre rientrarono nella capanna, sedendosi attorno ad un tavolo di legno. La zuppa che ribolliva nel pentolone aveva un odore buonissimo, e Castalia si sentì borbottare lo stomaco dalla fame. Riful le versò una porzione abbondante, che lei spazzolò a grandi cucchiaiate, prendendone poi dell'altra.
«Non so se gli uomini di Volkhardt basteranno.» Ruppe il silenzio Julian. «Bowerstone non può sconfiggere l’Orda da sola.»
Castalia rimase in silenzio, rimestando la zuppa col cucchiaio di legno. L'idea di andarsene appena fosse stata meglio le ronzava ancora in testa.
«Ma certo!» Esclamò il Venator dopo qualche minuto, illuminandosi. «I Trattati!»
Castalia si girò a guardarlo, senza capire.
«Noi Venator della Fratellanza possiamo chiedere aiuto a chiunque, e tutti sono obbligati a prestare soccorso in caso di bisogno fu la Divina Veronica a creare questa legge.» Spiegò raggiante. «Dobbiamo solo...»
«Girare per tutto il Nord e raccogliere un esercito partendo da sole due persone? Una passeggiata, insomma.» si intromise Riful.
Julian la ignorò, voltandosi a guardare Castalia. «Possiamo farcela, no?» Le chiese.
La ragazza deglutì un sorso di zuppa, non sapendo come rispondere.
Annuì, incerta. «Forse.»
«Un “forse” è meglio di niente!» Ribatté l'altro. «Dobbiamo fare qualcosa, siamo gli ultimi Venator rimasti a Nord! Se non fermiamo Urthemiel e la sua Orda di mostri...» Lasciò cadere la frase nel vuoto. Piombò nuovamente il silenzio. Castalia guardava intensamente il piatto vuoto. Afferrò del pane e si mise a sbocconcellarlo, senza più fame.
«Prima di andare da qualsiasi parte, vi consiglio di guarire le vostre ferite e rimettervi in sesto. Partirete non appena starete meglio.» Commentò Muriel.
Rimasero nella capanna per giorni, sotto le cure di Muriel e Riful, che cambiavano loro le bende regolarmente, applicando intrugli e pomate, mentre occasionalmente la madre recitava qualche incantesimo di guarigione. Riful sembrava non vedere l'ora che i loro ospiti se ne andassero e non andava affatto d'accordo con Julian. I due si beccavano continuamente, pur parlandosi appena. Castalia sperava di liberarsi in fretta di entrambi, ma non era completamente a proprio agio con l'idea di lasciare Julian ad occuparsi di Urthemiel e dell’Orda.
Urthemiel.
Secondo la vecchia Muriel era un’Abissale.
Per eoni indicibili i demoni Abissali hanno dominato il mondo insieme ai Nephilim. Era la loro casa, e il loro inferno. Ma col tempo, persero il loro potere sulla realtà, e come i Nephilim sparirono. Urthemiel era uno di loro, l’ultimo della sua orrenda stirpe, un essere che aveva un solo scopo: trasformare il mondo in un cimitero. La vecchia strega delle Paludi sosteneva che quel mostro era rimasto intrappolato in una dimensione tra le realtà. Un luogo di transito per gli spiriti, ma che per quel mostro divenne una prigione. Alla domanda sul perché avesse scelto la forma di un gigantesco Drago Nero la vecchia rispose semplicemente che i Draghi sono le creature più spaventose del mondo, proprio come gli Abissali.
Finalmente, dopo cinque giorni di strane storie e di erbe medicamentose estremamente puzzolenti furono pronti a partire.
Riful aveva recuperato sul campo di battaglia alcune armi, che i due Venator si legarono alle cinture. Castalia sentiva la mancanza della sua spada, ma soppesando la daga che aveva in mano dovette riconoscere che era meglio di niente. Julian si assicurò il piccolo scudo tondo di metallo dietro la schiena, infilandosi la spada nel fodero vuoto con qualche difficoltà.
«C'è un ultima cosa.» Disse loro Muriel, sull'uscio della capanna.
«Madre, lasciateli andare, o si farà così tardi che saranno costretti a fermarsi un'altra notte.» Si intromise Riful, uscendo anche lei sotto la luce del sole. Il cielo si era schiarito, e aveva sciolto il tappeto di neve che era caduto nei giorni precedenti. Un tempo perfetto per viaggiare, se non si aveva paura di sporcarsi di fango.
«I Venator se ne stanno andando, ragazza. E tu andrai con loro.» Rispose Muriel.
Riful sgranò gli occhi, sorpresa. «Cosa?!» Esclamò, pronta a ribattere.
«Mi hai sentito benissimo. L'ultima volta che ho controllato, avevi un paio di orecchie.»
Castalia si intromise a favore della giovane strega. «Se Riful non vuole, non è il caso di forzarla.»
«Oh, sono anni che vuole andarsene da qui, il suo sogno è visitare il mondo. E questa è un'ottima opportunità. Per quanto riguarda voi, Venator, consideratelo il vostro pagamento al debito nei miei confronti.» Disse l'anziana.
La giovane Druida si strinse nelle spalle. «Come volete.»
«Non per... guardare il cavallo in bocca, ma non ci creerà problemi? Insomma, fuori dalle Paludi, è un'eretica per la Fratellanza. Una maga esterna all’Accademia può essere un problema.» Si intromise Julian, che chiaramente non voleva la compagnia della maga.
«So cavarmela. E so essere discreta se voglio.»
«Sai, ho qualche difficoltà a crederlo.» Bofonchio Julian con sarcasmo mentre guardava l’insolito abbigliamento della ragazza alzando un sopracciglio. Di certo Riful non passava inosservata e non solo per i suoi vestiti pittoreschi, ma per il suo sguardo. simile a quello di un predatore in caccia.
Bella e selvaggia.
«Se non volevi l'aiuto di noi eretici giovanotto, potevi restare su quella torre a morire.» Ribatté Muriel.
Julian non sapeva cosa dire.
«Benvenuta tra noi Riful.» Esclamò Castalia senza troppi giri di parole.
Era stufa di starsene li con le mani in mano a disquisire se fosse una buona cosa portare Riful con loro. Se la giovane strega delle Paludi voleva tuffarsi in quel mare di problemi chi era lei per impedirlo?
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